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Per la Pace, la solidarietà e la fratellanza
tra tutti i popoli
l’Opera Nomadi dice no alla guerra!
La terra di origine del popolo dei Rom e Sinti è in questi giorni scossa da venti di guerra.
Il popolo dei Rom e Sinti da sempre è estraneo ai signori della guerra. Mai si è fatto promotore di una guerra nemmeno per difendere il diritto inalienabile di ogni popolo ad avere una Terra.
Purtroppo, paradossalmente, questo innato pacifismo si scontra con una cruda realtà che vede il popolo dei Rom e dei Sinti essere sempre una delle vittime principali delle guerre scatenate dal Signore della Guerra di turno ed essere sempre perseguitato:
dalla Spagna nel 1492 dove essi vengono completamente emarginati se non espulsi insieme a Mori ed Ebrei, al Portogallo dove venivano frustati con corde chiodate, al Ducato di Milano e nello stato Pontificio dove gli uomini venivano puniti con tratti di corda e le donne e i bambini con una serie di staffilate. Dalla Moravia, all’Austria dove alle donne e ai bambini condannati veniva tagliato un orecchio, alla Francia dove venivano marchiati a fuoco sulla guancia o rasati, ai Paesi Bassi dove venivano fustigati a sangue e venivano loro perforate le narici. Dall’Imperatore Massimiliano d’Austria che sancì il principio che uccidere uno zingaro non è reato, ad Elisabetta I di Inghilterra che decretò per loro la pena di morte, al re di Svezia che ordinò che i Rom arrestati venissero impiccati senza processo, a Federico Guglielmo di Prussia che condannava alla forca tutti i maggiori di 18 anni… come possiamo vedere, la soluzione finale nei confronti del popolo dei Rom e dei Sinti perseguita dal Nazifascismo che produsse la morte di più di 500.000 Rom e Sinti durante la 2° guerra mondiale ha molti padri fondatori.
Ancora oggi i Rom e Sinti sono stati le prime vittime delle guerre esplose nei Balcani (solo in Kosovo negli ultimi 2 anni 900 Rom sono stati uccisi o fatti sparire)
Il popolo dei Rom e Sinti, per tutto questo, si dichiara ESTRANEO e CONTRO ogni guerra e per un mondo giusto ed in cui ci sia pari dignità e diritti umani per tutti i popoli.
Contro la disumanità della guerra
Per la solidarietà e la fratellanza fra tutti i
popoli
l’Opera Nomadi parteciperà alla
manifestazione nazionale a Roma
alle ore 15
Piazza della Repubblica
CHIEDONO:
·
la possibilità di
un inserimento reale nel mondo del lavoro (spettacolo viaggiante, licenze per
il commercio, cooperative ed artigianato), che vengano rispettate le pari
opportunità e che non vengano socialmente esclusi;
·
la possibilità
che ai loro figli nati e residenti in Italia dalla nascita venga concessa la
cittadinanza italiana a prescindere dalla residenza legale dalla nascita;
·
la presenza dei
mediatori Rom e Sinti in tutte le istituzioni pubbliche (A.S.L., enti locali,
ex uffici di collocamento, camere di commercio, carceri);
·
per i Rom residenti in
Italia, alcuni anche da diverse generazioni e regolarizzati diverse volte,
che si trovano attualmente nella
condizione di clandestini, che vengano regolarizzati definitivamente come si
è verificato in diversi stati dell’Unione Europea;
·
per i profughi e
rifugiati della Ex Jugoslavia che attendono la commissione per il
riconoscimento dell’Asilo Politico, che siano riconosciuti dalla speciale
commissione di Ginevra e non siano rimandati nella terra di provenienza dove
sarebbero sottoposti a persecuzione come già è avvenuto;
·
l’abolizione di
fatto dei cosiddetti campi nomadi
in quanto rivelatisi fallimentari per il reale inserimento sociale. In
sostituzione di essi chiedono le civili abitazioni ed i cosiddetti
“villaggi Rom” (con insediamento di piccoli gruppi familiari) come
del resto avviene nelle diverse realtà degli stati dell’Unione
Europea;
·
il riconoscimento
dell’ UNIRSI (Unione Nazionale Internazionale dei Rom e Sinti in Italia
– Federazione autonoma dei Rom e Sinti) come rappresentante del popolo
dei Rom, dei Sinti e Camminanti offrendo la propria disponibilità a
collaborare per la risoluzione dei rispettivi problemi;
· Il riconoscimento del loro matrimonio tradizionale (cosiddetto
matrimonio zingaro);
Il riconoscimento della lingua romanì ed il riconoscimento dello status di minoranza sovranazionale