TREVISO E GLI STRANIERI:

FRA INTOLLERANZA E OSTILITA’

 

 

La situazione:

 

36.000 permessi di soggiorno a Treviso nel 2000 – 140.000 nel Veneto,

da 130 paesi diversi,

il 28% per ricongiungimento familiare, il 70% per lavoro.

30.000 residenti a Treviso nel 2000:

hanno contribuito a riportare in attivo il saldo demografico di vari comuni.

3.800 iscritti a scuola nell’anno scolastico 2000-01;

tra l’altro, hanno ‘salvato il posto’ ad almeno 65 insegnanti.

Più di 60 mediatori culturali e linguistici attivi sul territorio, con corsi di formazione specializzati.

Nel 1997 (ricerca su dati INPS), avevano prodotto oltre 770 miliardi e mezzo in lavoro:

una stima oggi porterebbe tale importo oltre i 1.700 miliardi.

Da contare gli stranieri diventati imprenditori: 245 jugoslavi, 244 marocchini, 136 cinesi, 53 senegalesi, 51 albanesi, 39 rumeni, 28 peruviani, 23 polacchi, 18 tunisini, 16 nigeriani…

 

Eppure a Treviso (e non solo a Treviso) li si vuole ancora considerare

marginali e di passaggio:

solo nel comune capoluogo, dai 300 ai 500 dormono in case abbandonate o fabbriche dismesse, senza riscaldamento, luce, acqua, servizi igienici…

 

Storia recente

Nel 2000 viene pubblicamente occupato a Treviso da una quarantina di persone uno stabile ex Telecom, nel 2001 un istituto religioso parzialmente vuoto a Casier, un comune limitrofo, da un centinaio di persone, quasi tutti lavoratori in regola con il permesso di soggiorno.

A Treviso è attiva da anni una ‘moschea’, un centro culturale islamico in alcuni piccoli locali; non ci sono mai stati disordini.

 

La cronaca di questi giorni

Mercoledì 15, alla vigilia dell’inizio del mese di Ramadan, periodo di pratiche religiose particolarmente significative per i musulmani, c’è un’ispezione alla moschea da parte del Comune di Treviso: vengono dati sessanta giorni di tempo per ‘mettersi a norma’ pena la chiusura. Sui giornali compare la notizia “chiusa la moschea”, che nessuno smentisce: questo è il messaggio che si vuole dare da parte istituzionale. Giovedì 16, nei primi giorni di freddo di novembre, vengono sgomberati i due siti occupati sopra citati. I consiglieri comunali di maggioranza, leghisti, usano espressioni dure ed offensive: “questi sono gentaglia”.

 

Quali ‘danni di convivenza’

E’ vero che erano occupazioni illegali: ma di chi è la responsabilità di aver negato il diritto ad una abitazione dignitosa?

Sono fatti che esasperano e aprono la strada a possibili nuove violenze.

Accadono in un contesto in cui si scaricano doveri e impegni, da parte di amministratori, imprenditori e forze sociali, e si favorisce la cultura della deresponsabilizzazione e della delega.

Prosperano in un clima di intolleranza e di ostilità che rovina la convivenza quotidiana ed ogni iniziativa orientata all’accoglienza, all’interculturalità, al confronto costruttivo con chi è diverso da noi.

 

Che fare?

Vi chiediamo

… di essere attenti, nel vostro ambiente, a segnali di questo tipo, superando il rischio dell’assuefazione e dell’indifferenza.

… di operare un discernimento, in questa situazione locale e internazionale così pesante, senza cedere alla tentazione della semplificazione, comoda e ostile, nei confronti dei musulmani presenti tra noi.

 … di farvi ancora una volta coscienza critica di istituzioni e forze sociali.

 … di appoggiare iniziative di accoglienza gestite con serietà e coraggio.

 … di impegnarvi nella formazione all’interculturalità e alla reciprocità.

 … di contribuire a far crescere nel vostro territorio, in ambito civile ed ecclesiale, iniziative di conoscenza reciproca, di gestione creativa dei conflitti, di incontro costruttivo fra gente di percorsi culturali e religiosi diversi.

 

Crediamo che nell’attuale momento storico questi siano vie urgenti da percorrere per poter annunciare il Vangelo con un minimo di credibilità e di concretezza e di speranza.

 

Buon cammino.

 

                           Il settore immigrati della Caritas di Treviso – 18.11.2001

 

per informazioni: 338-1752874 – 338-5681633