11 ottobre 2001
Frustrazione dell'UNHCR per
ostacoli alle operazioni umanitarie a favore degli afghani
L'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha oggi espresso
crescente preoccupazione e frustrazione per i numerosi ostacoli che impediscono
di mettere in atto con urgenza le preparazioni necessarie per un possibile
afflusso di rifugiati nei paesi confinanti con l'Afghanistan.
L'UNHCR
e i suoi partner stanno affrontando molte difficoltà per predisporre gli
aiuti di emergenza, i campi, le infrastrutture e dispiegare il personale
necessario per far fronte ad ogni possibile flusso su larga scala
dall'Afghanistan. E' stato stabilito come obiettivo iniziale di fornire, al
più presto, quanto richiesto per assistere fino a 400mila nuovi rifugiati
in Pakistan e Iran. Ciò implica l'immediata costruzione di campi e
l'accaparramento di migliaia di tonnellate di aiuti.
"Siamo
alle prese con una vera e propria corsa contro il tempo, e proprio ora stiamo
perdendo terreno" ha affermato l'Alto Commissario per i Rifugiati Ruud
Lubbers. "Ovviamente ci auguriamo che non vi siano persone costrette a
fuggire negli stati confinanti, ma è probabile che si possa presto
verificare l'afflusso di un gran numero di rifugiati. Al momento, a causa delle
difficili condizioni di sicurezza, assistere gli afghani all'interno del loro
paese è una opzione poco praticabile. Purtroppo non stiamo ricevendo il
sostegno di cui abbiamo bisogno, né dai paesi della regione, né a
livello internazionale".
Sebbene
non siano stati ancora registrati massicci spostamenti di popolazione, le
frontiere negli stati confinanti restano chiuse. In Pakistan, limitazioni di
accesso e precarie condizioni di sicurezza impediscono ai team dell'UNHCR di
accedere alle aree di frontiera per monitorare eventuali movimenti di
popolazione o per fornire subito assistenza ai nuovi arrivati.
Per
il quarto giorno consecutivo, oggi la maggior parte del personale UNHCR nelle
aree di frontiera del Pakistan è stato costretto a restare nelle sedi o
negli uffici a causa delle precarie condizioni di sicurezza, limitando
così molte urgenti attività sul terreno.
A
Quetta, oggi per la prima volta da lunedì, lo staff UNHCR ha potuto
tornare nell'ufficio, che proprio lunedì era stato attaccato con lancio
di pietre da una folla di manifestanti. Lo staff UNHCR non ha potuto neanche
recarsi sul terreno per lavorare all'allestimento dei campi o per monitorare la
frontiera. A Peshawar, nel nord, l'attività dell'agenzia è stata
drasticamente ridotta.
A
queste difficoltà si aggiunge l'insistenza del governo del Pakistan
affinché ogni nuovo campo venga allestito nelle aride, remote e
pericolose aree tribali lungo la frontiera con l'Afghanistan. Pur riconoscendo
l'enorme onere che il Pakistan - che già ospita circa 2 milioni di
rifugiati - ha dovuto sostenere per anni, l'UNHCR continua a richiedere che
campi più adatti vengano allestiti in zone più interne. Inoltre
esorta gli stati confinanti ad aprire le frontiere a quanti necessitano di
protezione e assistenza. Nel caso di un flusso di massa, l'UNHCR ha richiesto a
questi paesi di fornire loro protezione temporanea.
A
livello internazionale, l'UNHCR esorta nuovamente i governi donatori a fornire
rapidamente i 50 milioni di dollari - circa 105 miliardi di lire - richiesti per
attuare la prima fase dei piani di emergenza elaborati dall'agenzia in favore
dei primi 400mila rifugiati. Sebbene finora siano stati stanziati circa 29
milioni di dollari, l'UNHCR ha effettivamente ricevuto meno di 23 milioni di
dollari, circa 48 miliardi di lire.
"Abbiamo
ripetutamente evidenziato la necessità che la comunità
internazionale condivida gli oneri di questa emergenza, in modo che gli stati
confinanti, che hanno già sostenuto enormi sacrifci, possano permettersi
di essere più generosi" ha dichiarato l'Alto Commissario Lubbers.
"Faccio appello ai donatori perché forniscano i loro contributi al
più presto, prima che sia troppo tardi". <
Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa
– Laura Boldrini – 335 540 31 94