AFGHANISTAN: LA SITUAZIONE
UMANITARIA
n. 19, 15 ottobre 2001
In
breve
-
prosegue
irregolarmente il passaggio delle frontiere verso il Pakistan
-
alcuni
afghani utilizzerebbero le rotte del contrabbando per lasciare il paese
-
proseguono
la valutazione e la preparazione dei siti in Iran e Pakistan
-
l'UNHCR
monitora gli arrivi in Iran
-
in
programma per Peshawar il decimo volo umanitario
-
la
scarsità di fondi minaccia la preparazione dell'assistenza
Passaggio delle frontiere con il Pakistan
Sarebbe variabile il numero di afghani che entra
in Pakistan, nella provincia del Baluchistan, attraverso la frontiera di Chaman
o seguendo rotte non ufficiali. Talvolta il posto di frontiera ufficiale
è rigidamente chiuso per tutti, talvolta è aperto a chi è
in possesso di documenti validi e ai casi più vulnerabili, come ad
esempio i malati, le donne incinte e gli anziani. Occasionalmente infine
è stata aperta - almeno per poche ore - a un gran numero di persone.
Lo scorso 9 ottobre, almeno 600 persone avrebbero
attraversato la frontiera nell'area di Chaman, seguendo rotte sia ufficiali che
non ufficiali. Il 10 ottobre, il posto di frontiera ufficiale sarebbe stato
chiuso, anche per le persone in condizioni più gravi. Il 12 ottobre, ben
oltre 1.000 persone avrebbero passato il confine attraverso il posto di
frontiera principale. Il 13 ottobre infine diverse centinaia di persone sono
entrate in Pakistan, nell'area di Chaman, attraverso rotte ufficiali e non.
Complessivamente, considerando i sei o sette
posti di frontiera del Baluchistan - e probabilmente diversi altri sconosciuti
- l'UNHCR stima che una media di circa 1.000 persone al giorno potrebbe essere
entrata in Pakistan, nella provincia del Baluchistan, negli ultimi 30 giorni.
Molte altre migliaia avrebbero tentato di farlo ma non vi sarebbero riusciti.
Il loro attuale luogo di soggiorno e la loro destinazione sono sconosciuti.
Nella Provincia della Frontiera del Nord-Ovest
(NWFP), un'agenzia partner dell'UNHCR stima che circa 150 famiglie - oltre
1.000 persone - entrano ogni giorno in Pakistan attraverso 13 diversi percorsi
di montagna. Le difficili condizioni di sicurezza hanno tuttavia impedito
all'UNHCR di monitorare le aree di confine per la maggior parte della scorsa
settimana.
Contrabbando
Con la chiusura delle frontiere, gli afghani
più benestanti stanno rivolgendosi ai trafficanti per attraversare il
confine. I costi crescono quasi giornalmente. L'ultimo prezzo sarebbe stato di
1.000 Rs. - intorno ai 100 dollari - per un viaggio di 6 persone da Kandahar a
Quetta, un prezzo molto alto per l'Afghanistan e inaccessibile alla maggior
parte delle famiglie.
L'UNHCR è particolarmente preoccupato per
la popolazione più povera e per le minoranze. Molti hanno viaggiato a
lungo dalle aree colpite dal conflitto e dalla siccità nel nord-ovest
del paese, quali Kunduz, Balkh e Hazarajat. Le persone appartenenti alle
minoranze sono quasi tutte costrette a ricorrere ai trafficanti e a loro
verrebbero chiesti prezzi molto più alti per qualsiasi servizio,
compreso il trasporto, da entrambe le parti della frontiera.
Assistenza ai nuovi arrivati
L'assistenza ai nuovi arrivati resta estremamente
difficile, anche perché la maggior parte di essi cerca di sottrarsi al
controllo per timore di essere rinviato forzatamente in Afghanistan. A Quetta
alcune persone e gruppi di volontari hanno distribuito cibo, vestiti e altri
beni di prima necessità ad alcune famiglie indigenti appena arrivate
dall'Afghanistan.
Predisposizione dei siti in Pakistan
Baluchistan - Nella provincia del Baluchistan
finora sono stati valutati sei siti. Di questi, tre (Tor Tangi e Roghani
nell'area di Chaman, e Pishook nel distretto di Chagai, circa 300 km a sud di
Quetta) sembrano al momento idonei, sebbene nessuno di essi possa dirsi
soddisfacente sotto tutti gli aspetti.
Un quarto sito - Darra - che in precedenza
sembrava poter offrire certe garanzie, adesso purtroppo sembra essere
praticabile solo per un numero relativamente basso di persone e come ultima
risorsa. Rilevazioni di OXFAM e Mercy Corps International mostrano che ci
vorranno mesi per aumentare il flusso di acqua a Darra, e che i pozzi che
avevano servito parte della vallata negli anni '80, quando il vecchio campo di
Darra fu allestito, sono ormai asciutti.
Altri due siti , Badini e Loyband, che si trovano
a notevole distanza a nord di Quetta, sono considerati inadatti, in particolare
Badini. L'UNHCR sta intrattenendo colloqui con le autorità sulla
possibilità di cercare altri siti adeguati.
Provincia della Frontiera del Nord-Ovest - Nella NWFP, l'UNHCR sta
concentrando i suoi sforzi nell'individuazione e preparazione di 15 siti per
circa 150mila persone. L'Alto Commissariato sta prestando particolare
attenzione alle negoziazioni dei siti nella NWFP, poiché in quest'area
è più probabile un flusso su larga scala. Per la metà di
questa settimana dovrebbero essere avviati i lavori di bonifica e apertura
delle strade, di delimitazione del sito e quelli per le strutture igienico-
sanitarie in almeno 5 siti che dovrebbero accogliere gli afghani che entrano
nella NWFP, e probabilmente anche in altre aree, dove le organizzazioni non
governative (Ong) dovrebbero portare le attrezzature pesanti.
Lo scorso sabato, l'UNHCR ha dovuto ancora una
volta sospendere la propria attività nella NWFP, quando i residenti
della località dove dovrebber sorgere il campo di Shalman hanno detto
che avrebebro reso disponibile un'area molto più piccola rispetto a
quella che ci si aspettava. Le autorità pakistane avevano inizialmente
indicato che fino a 70mila persone potevano essere alloggiate a Shalman, mentre
l'UNHCR, a causa della scarsità di acqua nell'area, parla di 10mila
persone. Sabato, in un incontro con l'UNHCR, gli anziani delle comunità
locali hanno accettato di fornire un'area capace di accogliere non più
di 3mila persone. Questa decisione riduce drasticamente la possibilità
di azione dell'Alto Commissariato.
La mancanza di acqua e la possibilità che
la popolazione locale possa sollevare ulteriori obiezioni mostrano chiaramente
le enormi difficoltà incontrate dall'UNHCR nell'operare nelle remote
aree tribali.
Pakistan: piani di emergenza e scorte
Sono stati ormai quasi portati a termine i piani
di emergenza per il Pakistan, che pure devono essere costantemente rivisti in
base alle circostanze. La pianificazione copre tutti i settori di
attività e tiene conto dei possibili attori, tra i quali importanti
agenzie governative, altre agenzie delle Nazioni Unite e Ong locali e
internazionali. Gli aiuti predisposti in Pakistan che non verranno utilizzati
potranno poi essere trasferiti in Afghanistan, se necessario.
E' stato elaborato un sistema di registrazione
adatto alle particolarità della regione. Centinaia di moduli saranno
stampati a Peshawar, mentre 100mila dovrebbero arrivare a Quetta nei prossimi
giorni. Vengono poi selezionate e fromate squadre di operatori per la
registrazione e per far fronte all'intero processo, dall'accoglienza dei
rifugiati alla frontiera, alla predisposizione di cibo, tende e altri aiuti nei
siti dove questi verranno sistemati.
A Quetta, l'UNHCR sta acquistano localmente uno
stock iniziale di aiuti, quali fornelli, coperte, kerosene e vestiti usati. Al
momento, nel deposito dell'UNHCR di Quetta, vi sono tende (circa 7.500) e teli
di plastica (9.800) per circa 100mila persone.
Nella NWFP, nelle aree tribali attualmente sono a
disposizione circa 3.500 tende capaci di ospitare circa 21mila persone. Circa
1.400 di queste sono preposizionate a Shalman e oltre 2.100 sono state inviate
più avanti, in modo da assicurare che tutti i nuovi arrivati possano
essere immediatamente sistemati presso l'accidentato posto di frontiera.
Nel grande deposito di Peshawar L'UNHCR dispone
di decine di migliaia di altre tende e teli di plastica e altro materiale per
l'alloggio, coperte e altri beni che arrivano giornalmente dai produttori
pakistani e con i voli umanitari dall'Europa. questi beni possono essere subito
trasferiti nelle aree tribali per alloggiare i nuovi arrivati.
Iran: movimenti alla frontiera
Durante il weekend, tre team di esperti
dell'UNHCR hanno monitorato la situazione lungo la frontiera tra Afghanistan e
Iran. Un team si trovava alla frontiera di Dogharun, il secondo - in
collaborazione con quattro ingegneri idraulici tedeschi - ha valutato la
possibilità di allestire un campo nel distretto di Quane, presso il
posto di frontiera di Yazdan, mentre il terzo team si trovava più a sud,
al posto di frontiera di Dowohaneh, presso Nehbandan. Nessuno di questi ha
registrato arrivi dall'Afghanistan verso la frontiera.
In base a scarse e non confermate notizie
provenienti dall'Afghanistan, non vi sarebbero importanti movimenti di afghani
verso la frontiera con l'Iran, che per loro resta ancora chiusa. Molti afghani
avrebbero comunque lasciato le proprie case, nel timore degli attacchi aerei,
cercando rifugio nelle zone rurali o sulle montagne. Anche il timore di un
reclutamento forzato da parte dei Talebani avrebbe influito. L'Alto
Commissariato teme che i rifugiati afghani possano avvicinarsi alla frontiera
con il deteriorarsi della situazione alimentare, evidenziando ancora una volta
la necessità di fornire assistenza all'interno del paese. Per il
momento, potrebbe esservi un ridotto numero non confermato di persone che
sarebbe entrato in Iran seguendo rotte clandestine.
Iran: preparazione dei siti
Alla fine della scorsa settimana, un altro team
dell'UNHCR sul terreno congiuntamente alle autorità iraniane, ha
visitato un sito dove eventualmente allestire un campo lungo la frontiera con
l'Afghanistan, nei pressi della città di Nehbandan, nella cosiddetta
terra di nessuno.
La fornitura d'acqua è il problema
principale nella maggior parte dei nove siti individuati lungo la frontiera tra
Iran e Afghanistan. Ad esempio. al posto di frontiera di Yazdan, rilevamenti
preliminari mostrano che l'acqua dovrebbe prima essere trasportata dai pozzi
della zona. La ricerca dell'acqua nello stesso sito potrebbe impiegare fino a
quattro settimane.
Ritorni spontanei in Afghanistan
L'ufficio UNHCR di Dogharun riferisce che il
numero di afghani che rientrano spontaneamente nel proprio paese sta ora aumentando,
dopo un netto calo nelle settimane precedenti l'attacco aereo. Durante la
scorsa settimana, 4.230 persone sono rientrate in Afghanistan. La maggior parte
di queste persone rientra per riunirsi alle proprie famiglie in Afghanistan.
Voli umanitari
Due voli umanitari dell'UNHCR sono arrivati nella
regione durante il fine settimana. Un volo provenienti da Oslo ha trasportato
16 magazzini da campo a Mashad in Iran. Un secondo volo ha trasportato 24.540
coperte a Peshawar in Pakistan da Copenhagen.
Un altro volo - il decimo volo umanitario
dell'UNHCR finora - è programmato per oggi da Oslo con 12 magazzini da
campo e 7.800 coperte destinate a Peshawar.
Finanziamenti
L'Alto Commissariato non ha ricevuto nessuna
ulteriore inmportante donazione in denaro dall'8 ottobre, e la scarsità
di fondi a questo punto minaccia la possibilità di prepararsi a
possibili spostamenti di popolazione nell'area.
L'11 ottobre, l'Alto Commissario Lubbers ha
affermato in un discorso "Abbiamo più volte evidenziato l'esigenza
per la comunità internazionale di condividere gli oneri di questa
emergenza in modo che gli stati confinanti, che hanno già sostenuto
enormi sacrifici, possano permettersi di essere più generosi".
L'Alto Commissario ha fatto appello ai donatori "di contribuire subito,
prima che sia troppo tardi".
L'Alto Commissariato ha ricevuto finora solo
circa 12 milioni di dollari in denaro dei 50 milioni di dollari che si stima
siano necessari per assistere la cifra previstra di 400mila nuovi rifugiati
afghani negli stati limitrofi nella prima fase del'emergenza. I governi
donatori hanno formalmente stanziato altri 11 milioni di dollari, ma questa
cifra non è stata ancora versata. Inoltre alcuni donatori hanno
contribuito con donazioni in natura - tende, coperte e altri beni - per un
valore di 3,1 milioni di dollari.
L'UNHCR ha urgente bisogno di finanziamenti per
poter continuare a preparare l'assistenza e predisporre gli aiuti per far
fronte ai possibili nuovi arrivi. Gli aiuti predisposti potrebbero poi essere
trasferiti in Afghanistan, in caso di necessità. Ma al momento il
preposizionamento degli aiuti resta necessario perché l'UNHCR possa far
fronte rapidamente a ogni nuovo flusso. <
Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa –
Laura Boldrini – 335 540 31 94
Relazioni con i donatori - Lionello Boscardi - 335 20
19 60
E' possibile
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causale Emergenza
Afghanistan, tramite:
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di credito, chiamando il numero verde 800 298 000
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corrente postale n. 298 000 intestato all'UNHCR
-
conto
corrente bancario - Sanpaolo IMI, c/c 56006 - Ag. 36, Via Civinini 50, Roma -
ABI 01025 - CAB 03236
Le donazioni all'UNHCR
sono fiscalmente detraibili ai sensi dell'art. 138, L. n. 388 del
23/12/2000 e del D.P.R. n. 917/86.
Gli aggiornamenti Afghanistan -
La Situazione Umanitaria sono disponibili
sul sito internet in italiano
dell'UNHCR dove sarà possibile
anche effettuare donazioni online:
www.unhcr.it