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Chi siamo e cosa facciamo

 

Fin dal 1994, il Coordinamento europeo ha mobilitato centinaia di associazioni appartenenti al movimento familiare, al movimento sindacale, alle associazioni di immigrati e ai movimenti di solidarietà e di difesa dei diritti dell’uomo.

 

Suo scopo è ottenere una garanzia giuridica e politica del diritto a vivere in famiglia degli stranieri residenti nei paesi dell’Unione Europea. Esso agisce a livello europeo e nazionale attraverso la mobilitazione del movimento associativo e con interventi diretti. Ciò che unisce le associazioni e i movimenti che aderiscono al Coordinamento, al di là delle differenze religiose, politiche o filosofiche, è il fatto di considerare il diritto di vivere in famiglia come un diritto fondamentale che deve essere rispettato da tutti.

 

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e numerosi testi di diritto internazionale affermano il principio del diritto a sposarsi liberamente, a formare una famiglia e a vivere con la propria famiglia beneficiando della protezione sociale, senza discriminazione basata sulla razza, la religione o l’origine nazionale.

 

Subordinando la loro applicazione alle variazioni arbitrarie delle loro politiche di immigrazione e di asilo e moltiplicando le clausole restrittive nei riguardi delle persone originarie da paesi terzi, certi Stati dell’Unione europea si oppongono di fatto al matrimonio e alla vita familiare. In questo modo coppie vengono divise, i figli sono separati dai loro genitori, anche quando uno dei loro genitori ha la nazionalità di uno Stato europeo o è stato legalmente autorizzato a stabilirsi nel paese.

 

Le associazioni del Coordinamento europeo, indignate da queste violazioni, continuano a chiedere alle autorità europee di adottare misure adeguate perché il diritto a vivere in famiglia sia rispettato da parte degli Stati. Esse chiedono per le persone originarie da paesi terzi gli stessi diritti che sono riconosciuti ai cittadini europei.

 

Le proposte del Coordinamento dopo il Trattato di Amsterdam

 

Dopo aver condotto una prima campagna con altre reti europee per emendare il Trattato di Maastricht, il Coordinamento europeo ha espresso, all’indomani della Conferenza intergovernativa di Amsterdam, da una parte soddisfazione per i progressi raggiunti a livello dei principi e al tempo stesso la delusione per non vederli accompagnati da misure istituzionali di natura tale da permettere una reale garanzia per i diritti degli stranieri.

 

Fin dal 1995 il Coordinamento ha promosso e proposto un progetto di Convenzione (o direttiva) europea fondata su due caratteristiche essenziali:

-        una definizione della famiglia che rispetti la realtà sociologica dei legami affettivi e materiali delle famiglie, qualunque sia la loro origine;

-        una base giuridica dei diritti riconosciuti, fondata sull’uguaglianza di trattamento tra i cittadini provenienti dai paesi terzi, autorizzati a risiedere in un paese dell’Unione, e i cittadini europei.

 

Alcune centinaia di associazioni e di reti di associazioni in Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Svezia hanno manifestato il loro sostegno a queste proposte.

 

La proposta di Direttiva della Commissione Europea

 

Per effetto dell’entrata in vigore nel maggio 1999 del Trattato Amsterdam, il Consiglio dell’Unione, nella riunione speciale di Tampere, ha riconosciuto la necessità di un’armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di ammissione e soggiorno dei cittadini provenienti dai paesi terzi.

La Commissione Europea ha elaborato una proposta di direttiva sul diritto al Ricongiungimento familiare le cui disposizioni essenziali sono state approvate dal Parlamento Europeo. Benché non risponda integralmente a tutti i suoi obiettivi, il Coordinamento europeo ritiene che questo proposta costituisca un passo avanti importante verso il rispetto del diritto a vivere in famiglia, e ha fatto appello alle associazioni per sostenerla. Ora sta al Consiglio dell’Unione accogliere questa direttiva che deve permettere a ciascuno Stato di adottare una legislazione nazionale sul ricongiungimento delle famiglie straniere che rispetti i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali nel quadro di una politica di immigrazione e di asilo comune agli Stati europei.

 

Lanciamo una nuova campagna

 

Il Coordinamento chiede quindi a quanti hanno a cuore la situazione di tante persone e famiglie straniere di manifestare il loro sostegno alla direttiva della Commissione e di partecipare attivamente alla campagna di Petizione per il diritto dei migranti a vivere in famiglia intervenendo presso il Consiglio dell’Unione e i Governi dei loro paesi rispettivi. L’esito dipenderà anche dalla quantità di pressione che riusciremo a produrre.