6 settembre 2001
Macedonia: l'UNHCR chiede un
accordo internazionale per la sicurezza
L'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha oggi fatto appello
alla comunità internazionale affinché venga al più presto
messo in atto un accordo sulla sicurezza che permetta di stabilizzare la
situazione nella Repubblica ex jugoslava di Macedonia (FYROM) e che consenta il
ritorno dei rifugiati e degli sfollati alle proprie case.
"Una
presenza internazionale che riempia il vuoto nella sicurezza è l'unico
modo per prevenire ulteriore violenza. La comunità internazionale deve
agire subito e dimostrare il suo impegno per la pace in Macedonia" ha
dichiarato Eric Morris, inviato speciale dell'UNHCR nella regione.
"Non
sta all'UNHCR suggerire forme e modalità dell'accordo, ma questo deve
realizzarsi subito - prima che si concluda la missione della NATO - non solo
per garantire sicurezza ai civili, ma anche per permettere il ritorno dei
rifugiati e degli sfollati".
La
missione della NATO in Macedonia è impegnata nel disarmo dei ribelli
albanesi e dovrebbe terminare entro la fine del mese di settembre.
Nonostante
la firma dell'accordo di pace il 13 agosto scorso, la tensione rimane alta
nelle aree interessate dal conflitto nella Macedonia nord-occidentale. Sfollati
macedoni hanno bloccato due importanti strade che conducono nella vicina
Jugoslavia, da dove fanno ritorno i rifugiati macedoni di etnia albanese. Dalla
scorsa settimana invece donne e bambini macedoni di etnia albanese hanno
bloccato una strada vicino Tetovo, chiedendo il rilascio di parenti che
apparentemente sarebbero stati rapiti dalle forze di sicurezza macedoni.
Mentre
già oltre 30mila rifugiati macedoni di etnia albanese hanno fatto
ritorno dal Kosovo, i macedoni di etnia slava non considerano ancora sicuro il
rientro nelle aree dove costituiscono la minoranza. Mentre i ribelli albanesi
consegnano le armi alla NATO, i civili di etnia albanese temono la presenza
delle forze di sicurezza macedoni, in particolare lungo la strada tra Tetovo e
la frontiera con il Kosovo a Jacinze.
"Entrambe
le comunità hanno legittimi timori e proccupazioni per la sicurezza, che
impediscono loro di tornare a casa o di spostarsi liberamente tra città
e villaggi" ha affermato Morris. "Se non riusciamo a contrastare la
paura, la sfiducia e la crescente divisione tra le comunità, il ritorno
dei rifugiati e degli sfollati non sarà mai sicuro né
sostenibile".
Nelle
ultime due settimane, nel tentativo di accrescere la fiducia nell'attuazione
dell'accordo di pace, l'UNHCR ha potenziato la sua presenza nei villaggi
colpiti dal conflitto. Nonostante i precedenti appelli dell'Alto Commissariato
ai governi per un più ampio dispiegamento di osservatori internazionali
per contribuire a rassicurare coloro che sono tornati alle proprie case e i
civili nei villaggi più isolati, il numero degli osservatori
internazionali rimane ancora basso.
<
Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa
– Laura Boldrini – 335 540 31 94