NOVITÀ EUROPA

15 settembre 2001

 

1.     Seconda comunicazione sulla politica comunitaria in materia di immigrazione

 

2.     Un regolamento per sostituire la convenzione di Dublino

 

3. Incontro dei Ministri degli interni italiano e belga per discutere di politica   migratoria comune e di cooperazione di polizia

4. Durban, SudAfrica: La Conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo e il Forum delle ONG

5. Seminario sulla diminuzione della violenza razziale

 

 

 

 

1.     Seconda comunicazione sulla politica comunitaria in materia di immigrazione

 

La Commissione ha presentato una Comunicazione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un metodo aperto di coordinamento della politica comunitaria in materia di immigrazione. La Comunicazione prevede che il Consiglio approvi degli orientamenti pluriennali ed individui degli obbiettivi a breve, medio e lungo termine per il raggiungimento dei quali dovrebbero poi essere considerati obbiettivi specifici nazionali. Gli Stati dovranno infatti adottare piani d’azione nazionali soggetti a revisione annuale ed articolati in due parti: una con i risultati ottenuti l’anno precedente ed una con le proposte per il futuro. Spetta alla Commissione la redazione di una relazione di sintesi da coordinarsi con le relazioni su occupazione ed inclusione sociale. Per l’elaborazione degli orientamenti nazionali ed europei viene conferito particolare valore alla partecipazione attiva della società civile, delle parti sociali, delle organizzazioni non governative e delle associazioni di immigrati. La Commissione intende anche adottare un programma comunitario specifico che andrà ad integrare i programmi di lotta contro la discriminazione e di promozione dell’inserimento sociale. La presente comunicazione rappresenta un contributo per la conferenza interistituzionale sull’immigrazione in calendario per il 16/17 ottobre 2001 e sarà esaminata anche dal Consiglio in occasione del vertice di Laeken del prossimo dicembre quando la Commissione studierà le proposte sugli orientamenti in materia di immigrazione e definirà le grandi linee dei piani d’azione nazionali in modo da presentare proposte nel corso del 2002 a seguito del quale gli Stati membri dovranno poi elaborare il loro primo piano nazionale in materia di immigrazione. COM (2001) 387, dell’11/07/2001, http://www.europa.eu.int/eur-lex/it/com/greffe_index.html

 

 

2.     Un regolamento per sostituire la convenzione di Dublino

 

È del 26 luglio scorso la presentazione da parte della Commissione europea della proposta di un regolamento che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato competente per l’esame di una domanda d’asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo. La proposta mira a sostituire la Convenzione di Dublino della quale si propone di colmare le lacune e correggere le imprecisioni pur mantenendone l’impianto sostanziale poiché un metodo alternativo sarebbe possibile solo in presenza di un’armonizzazione delle procedure d’asilo, delle condizioni d’accoglienza, dell’interpretazione della nozione di rifugiato e della protezione sussidiaria. Rispetto alla Convenzione vengono apportate le seguenti modifiche: disposizioni che evidenzino la responsabilità di ciascuno Stato membro che lasci perdurare condizioni di clandestinità; tempi di procedura molto più brevi ma tempi più lunghi per il trasferimento dei richiedenti asilo; nuove disposizioni relative al mantenimento dell’unità del nucleo familiare dei richiedenti asilo compatibili con l’esigenza di espletare in tempi brevi le richieste d’asilo e di evitare che tali disposizioni possano aggirare quelle contenute nella proposta di direttiva sul ricongiungimento familiare COM (1999) 638. COM (2001) 447, del 26/07/2001, http://www.europa.eu.int/eur-lex/it/com/greffe_index.html

 

 

3.     Incontro dei Ministri degli interni italiano e belga per discutere di politica   migratoria comune e di cooperazione di polizia

 

Il Ministro degli interni belga Antoine Duquesne ha incontrato a Roma lo scorso 3 settembre il Ministro degli interni italiano Claudio Scajola. I due hanno discusso sulle priorità della presidenza belga con particolare riguardo alla cooperazione di polizia ed alla politica migratoria comune. Il ministro belga ha affermato che la discussione ha evidenziato le differenze di posizioni delle autorità italiane su tali questioni. In relazione alla dichiarazione del Ministro Scajola di voler presentare una proposta italiana per l’istituzione di una polizia di frontiera europea, il Ministro belga ha confermato che tali misure saranno affrontate durante la presidenza belga cercando di raggiungere un consenso a breve sull’“European Management Concept on Border Control”. Questo dovrebbe assicurare coerenza e una formazione comune su come i controlli vengono condotti alle frontiere esterne dell’Unione europea. I due ministri hanno discusso anche della sicurezza in occasione degli incontri del Consiglio europeo e di altri analoghi eventi internazionali. La continuazione delle decisione adottate dal Consiglio Giustizia e Affari Interni del 13 luglio sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo che si terrà il prossimo 27 settembre. Il Ministro Duquesne ha confermato la cooperazione tra le forze dell’ordine che dovrebbe essere in aspetto cruciale nella preparazione di tali eventi anche se poi la responsabilità in ultima analisi del mantenimento dell’ordine pubblico ricade sullo Stato ospitante l’evento.

 

 

4.     Durban, SudAfrica: La Conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo e il Forum delle ONG

 

Con un giorno di ritardo rispetto al programma, lo scorso 8 settembre si è conclusa la World Conference Against Racism, Racial Discrimination, Xenophobia and Related Intolerance tenutasi a Durban, in SudAfrica. La Conferenza ha adottato una Dichiarazione ed un Programma d’azione che chiamano gli Stati ad attuare numerose misure per combattere la discriminazione. Già dai lavori preparatori erano emerse tre questioni rispetto alle quali l’accordo si profilava estremamente difficile da raggiungere. Si trattava dell’individuazione espressa delle vittime, della schiavitù e riparazioni ed infine quella del Medio Oriente, ossia della condanna del Sionismo. A questi tre temi hanno lavorato per tutta la durata della Conferenza tre gruppi di lavoro che sono stati in grado di raggiungere un accordo solo in extremis. Per la questione del Medio Oriente l’accordo è addirittura arrivato solo nel tardo pomeriggio di sabato 8 settembre, quando ormai si faceva sempre più consistente l’ipotesi di un totale fallimento della Conferenza (peraltro più volte paventato nel corso dei lavori soprattutto dopo la defezione di Stati Uniti ed Israele). Alla fine il compromesso è stato raggiunto su un testo che esprime la richiesta della cessazione della violenza e il recupero dei negoziati, il rispetto dei diritti umani, il rispetto del principio di autodeterminazione, il diritto di tutti alla sicurezza ed alla fine delle sofferenze in modo da poter riprendere il processo di pace. È stata espressamente riconosciuta la sofferenza del popolo palestinese che vive sotto un’occupazione straniera ed anche il diritto inalienabile all’autodeterminazione del popolo palestinese compresa la costituzione di uno Stato indipendente. È stata invece stralciata dal testo la parte che condannava lo Stato di Israele quale Stato razzista in quanto basato sulla sistematica discriminazione del popolo palestinese, e recuperando la risoluzione delle Nazioni Unite del 1975 congelata nel 1991. Certo è che gli Stati arabi sono riusciti a porre la questione palestinese al centro del dibattito monopolizzando l’attenzione della stampa e condizionando pesantemente tutti i lavori della Conferenza.

Rispetto alla schiavitù (forse la parte più innovativa della dichiarazione) la Conferenza ha riconosciuto le drammatiche sofferenze causate dalla schiavitù, dalla tratta degli schiavi, dall’apartheid, dal colonialismo e dal genocidio, riconoscendo nella schiavitù e nella tratta degli schiavi un crimine contro l’umanità. Rispetto alle riparazioni ed alle compensazioni la Conferenza ha riconosciuto la necessità di sviluppare programmi per i Paesi che ancora oggi soffrono delle conseguenze causate dalla schiavitù e dal colonialismo attraverso nuove forme di collaborazione in settori quali la cancellazione del debito, lo sradicamento della povertà, il rafforzamento e la costruzione di istituzioni democratiche, la promozione di investimenti diretti stranieri e l’accesso al mercato.

Per quanto riguarda le vittime del razzismo la Conferenza ha concordato un testo generico che “definisce” quali vittime del razzismo, xenofobia e relative intolleranze gli individui e i gruppi di individui che sono oggetto di tali piaghe. L’unico pregio di questa evidente tautologia è di rendere la misura del compromesso che ogni volta veniva cercato tra i vari Stati per raggiungere l’unanime consenso. Sono stati poi riconosciuti quali motivi di discriminazione la razza, il colore, la discendenza o l’origine nazionale o etnica e si è affermato che le vittime possono soffrire di discriminazione multipla o di aggravate forme di discriminazione basate su altri o analoghi motivi fra cui la lingua, il sesso, la religione, le opinione politiche o di altra natura, l’origine sociale, la proprietà, la nascita o altri status (non è stato possibile inserire espressamente l’orientamento sessuale quale motivo di discriminazione multipla nonostante i tentativi compiuti in questo senso da alcune delegazioni).

Sia la Presidente della Conferenza, Nkosazana Dlamini Zuma, sia Mary Robinson, Alto Commissario per i diritti umani e Segretario generale della Conferenza, hanno voluto lanciare un segnale positivo dopo gli estenuanti lavori della Conferenza affermando che Durban deve essere visto non come la fine bensì come l’inizio di un processo rispetto al quale tutti sono chiamati a dare il proprio contributo. Oltre infatti ai tre temi sopra sommariamente descritti, la dichiarazione ed il programma d’azione contengono altre parti estremamente interessanti quali quelle relative a misure di prevenzione, educazione e protezione volte all’eliminazione del razzismo (ad esempio misure legislative, giudiziarie, e amministrative; programmi ed azioni positive; educazione, informazione, comunicazione e media; previsione di rimedi efficaci; assistenza legale; legislazione nazionale e programmi; rafforzamento dei sistemi internazionali esistenti) ed i paragrafi relativi ai migranti, richiedenti asilo, rifugiati e sfollati. L’attenzione è quindi ora rivolta all’attuazione delle misure previste rispetto alle quali anche la società civile deve giocare un ruolo importante. La Dichiarazione ed il Programma d’azione si trovano nel sito http://www.unhchr.ch/html/racism/

In occasione della Conferenza delle Nazioni Unite si è tenuto anche il Forum mondiale delle Organizzazioni non governative impegnate nella lotta al razzismo. Il Forum si è svolto dal 28 al 1 settembre con numerosi seminari di approfondimento e delle sessioni speciali dedicate alla discussione di una bozza di dichiarazione e di programma d’azione (alternativi rispetto a quelli della Conferenza degli Stati) concordati in precedenti incontri preparatori. Anche nel Forum delle ONG si sono riscontrate le divisioni che hanno caratterizzato i lavori della Conferenza ufficiale anche se nel primo caso i conflitti hanno riguardato la parte del documento concernente il Medio Oriente e soprattutto i paragrafi che definiscono Israele quale uno Stato razzista, colpevole fra le altre cose di genocidio e di pulizia etnica. Sono stati questi paragrafi che hanno determinato la Robinson a non raccomandare (come di consueto) il documento delle ONG alla Conferenza degli Stati sebbene ella stessa ne abbia riconosciuto e sottolineato gli aspetti più significativi quali i paragrafi concernenti la definizione delle vittime soprattutto se confrontata con quella corrispondente contenuta nella dichiarazione ufficiale (qui sono inclusi, fra gli altri, anche le popolazioni Dalits e vi è la denuncia del sistema delle Caste che, nonostante  un timido tentativo, non è stato inserito nel documento ufficiale), i paragrafi sui migranti e richiedenti asilo nonché quelli sulle popolazioni indigene. Nonostante il faticoso processo di elaborazione la dichiarazione delle ONG rappresenta un testo importante e di riferimento per tutti quei soggetti che sono impegnati nella lotta alla discriminazione ed ora anche all’attuazione delle misure concordate a Durban. Il testo del documento delle ONG si trova sul sito: www.racism.org.za

Altro importante evento realizzato a Durban è stato il Forum mondiale della gioventù svoltosi il 26 e 27 agosto alla conclusione del quale è stata approvata una dichiarazione che può essere scaricata dal sito www.racism.org.za

 

 

5.     Seminario sulla diminuzione della violenza razziale

 

Lo scorso 2 e 3 luglio l’Osservatorio europeo di Vienna ha organizzato il seminario Decreasing Racial Violence che ha visto riuniti operatori e ricercatori provenienti da 11 Paesi europei con l’obiettivo di individuare buone prassi che possano essere utilmente trasferite anche in altri Paesi. Il seminario si è concentrato sulla violenza razziale commessa da gruppi giovanili di estrema destra e sull’illustrazione di progetti tesi a far lasciare ai giovani quei gruppi razzisti o violenti nei quali si sono trovati coinvolti. Oltre all’analisi delle così dette “buone prassi” vi è stata anche l’analisi del fenomeno della violenza razziale soprattutto nei Paesi candidati. I partecipanti al seminario hanno chiesto all’osservatorio di ripetere l’iniziativa per il prossimo anno  e di elaborare una lista di progetti simili provenienti da tutta Europa.