Lettera aperta al
Ministro dell’Interno Scajola
Roma,
9 aprile 2002
oggetto:
Retate donne straniere
Ci
rivolgiamo a Lei per esprimere viva contrarietà e grave allarme per il
ripetersi nel nostro paese di rastrellamenti ed espulsioni di donne straniere.
La
settimana scorsa a Trento, ai giardini del Fersina, dove ogni giorno si
ritrovavano nell’ora di pausa, sono state fermate e successivamente
portate in questura venti colf, donne ucraine sprovviste di permesso. Tutte e
venti sono state colpite da provvedimento di espulsione e dovranno lasciare
l’Italia entro 15 giorni, con la conseguente esclusione da ogni possibile
sanatoria preannunciata dal governo.
Le
stesse famiglie, presso le quali erano occupate le venti ausiliare domiciliari,
dovranno rispondere di responsabilità penali in quanto
l’assunzione di un lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno
è un reato punibile.
Alcune
settimane fa, a seguito di un’operazione contro la prostituzione e
l’immigrazione clandestina sull’intero territorio nazionale, sono
state rastrellate e fermate circa sessanta donne nigeriane. Di queste 35 o 36,
dopo essere state trattenute in un centro di permanenza temporanea, sono state
trasferite a Malpensa e da lì rimpatriate in Nigeria. E’ stato
loro impedito di esercitare il diritto alla difesa, previsto dalla legge, sia
di chiedere asilo sia di intraprendere un percorso di uscita dalla
prostituzione.
Questi
episodi, pur di natura assai diversa, aggiungendosi alla negazione di asilo,
permessi di protezione sociale e rinnovi, disegnano un quadro drammatico di
violazione dei diritti umani, dei diritti delle donne e dei diritti dei
migranti.
A
fronte della proclamazione dello stato di emergenza riteniamo necessario evitare ogni intervento che si configuri come una “espulsione
ad alto rischio” verso paesi in cui la vita e le libertà delle
donne rimpatriate sarebbero in grave pericolo, o come una “espulsione
arbitraria” in assenza cioè della possibilità di presentare
domande e ricorsi; e quindi di esercitare i diritti fondamentali compreso
quello alla difesa.
Riteniamo
inoltre necessario evitare
interventi che abbiano l’effetto di “criminalizzare”
le situazioni irregolari. La maxi retata di Trento ha avuto l’effetto di
criminalizzare sia le lavoratrici che le famiglie, in netto contrasto,
peraltro, con le intenzioni del Governo di agevolare l’emersione del
lavoro irregolare.
Vale
la pena di ricordare a questo proposito che la recente sentenza della Corte di
Cassazione, in base alle norme attualmente in vigore, ha stabilito che assumere
immigrati senza permesso di soggiorno non configura il reato di favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina.
Le
chiediamo perciò di adoperarsi per prevenire abusi, omissioni ed
inefficienze burocratiche da parte di istituzioni, pubbliche amministrazioni e
privati, e di garantire la piena attuazione delle tutele previste sia a livello
nazionale che internazionale.
Le
chiediamo infine l’impegno al più rigoroso rispetto dei diritti
umani, dei diritti delle
donne e delle lavoratrici
migranti.
Carla Cantone Segreteria
Nazionale CGIL
Lilli Chiaromonte Progetto
Donne Migranti CGIL
Aitanga Giraldi Politiche
di Pari Opportunità CGIL
Betty Leone Segreteria
Nazionale CGIL
Raffaella Bolini Presidenza
ARCI
Silvia Costa Consigliere
CNEL
Costanza
Fanelli Cooperazione
Sociale Lega Nazionale
Maria
Guidotti Presidente
AUSER
Soana Tortora Presidenza
ACLI