Associazione di Promozione Sociale
“SUTKA”
Via Pontina, 601 - 00128 Roma
Tel. 3396106875/3391562275
E-Mail: sutka.rom@inwind.it
Dagli
incontri con gli Assessori competenti sono emersi alcuni problemi che
riguardano il lavoro, l’abitazione, la formazione e la regolarizzazione
dei cittadini Rom.
Per
queste problematiche l’associazione SUTKA propone:
1. Regolarizzazione: il
problema dei documenti e dei permessi di soggiorno, è la principale questione
da risolvere per poter affrontare definitivamente l’inserimento reale del
popolo Rom extracomunitario, nel tessuto sociale del paese ospitante; infatti
è già accaduto in passato che alcuni di noi non hanno potuto
accedere al mondo del lavoro, oltre al pregiudizio, a causa
dell’impossibilità di rinnovare il prezioso permesso di soggiorno. Come
abbiamo evidenziato più volte, già dalla legge 40/98, siamo i
primi esclusi da qualsiasi tipo di regolarizzazione e quindi da tutti i
diritti, solo alcuni di noi hanno potuto accedere al permesso di soggiorno per
motivi umanitari con validità di un anno, ma attualmente questo tipo di
permesso di soggiorno non viene più rinnovato e neanche viene più
rilasciato. Questo porta a delle ulteriori difficoltà anche a quei Rom
che stanno cercando, con molta fatica, di autorganizzarsi in Associazioni e
Cooperative per rendersi autonomi. Perciò pensiamo sia necessario un
intervento forte nei confronti di prefetture e questure per risolvere la
problematica della nostra regolarizzazione, rimanendo strettamente legati alle
leggi Europee sui diretti e sulla tutela delle minoranze etniche e
linguistiche.
2. Servizi:
l’obiettivo principale è coinvolgere i Rom e le loro strutture
organizzate nella gestione e manutenzione dei campi e dei villaggi, nella
gestione dei progetti di scolarizzazione dei minori Rom e nella mediazione
interculturale, linguistica e sanitaria (A.S.L., Enti locali, ex uffici di
collocamenti, camere di commercio, Tribunali, carceri, ecc.), con
l’ausilio dei Rom già formati in questi anni (mediatori,
accompagnatori, elettricisti, idraulici, ecc.), al fine di aumentare
l’inserimento lavorativo, ed aumentare l’interesse e il
coinvolgimento dei Rom, nei confronti del mantenimento e della cura dei beni in
possesso, e nei confronti dell’importanza all’istruzione e alla
conoscenza, sia per i propri figli sia per se stessi. Come
“servizi” pensiamo di essere in grado, mettendo a disposizione i
nostri mediatori ed operatori, anche di sviluppare progetti di intervento
sperimentale sui/lle minori Rom che si avvicinano ad atti di
microcriminalità, avviando così progetti di misure alternative
alla pena detentiva, coinvolgendo servizi sociali del Ministero di Grazia e
Giustizia, tribunale e carcere minorile; diciamo “sperimentali” non
perché prima non siano stati avviati tali progetti, ma perché per
la prima volta verrebbero attivati direttamente da strutture Rom e, forse,
proprio per questo, si potrebbero raggiungere migliori risultati rispetto il
passato. Crediamo inoltre che in tutti i progetti sopra descritti, per prime
siano da coinvolgere le donne Rom, perché pensiamo sia fondamentale per
risolvere le grandi problematiche che le riguardano: accattonaggio come fonte
di sostentamento e, di conseguenza, esclusione dal tessuto sociale. Altri
servizi che potrebbero svolgere le cooperative Rom sono interventi di
manutenzione nei quartieri (manutenzione di giardini e parchi pubblici,
recupero e riciclaggio dei rifiuti e dell’alluminio, ecc.), da realizzare
inizialmente con un intervento di avvio da parte dell’amministrazione al
fine di un inserimento lavorativo concreto. Uno degli interventi che ci si
aspetta da parte dell’amministrazione è quello, ad esempio, di
modifica e facilitazione di accesso ai bandi pubblici, infatti, è
già successo che a causa dei requisiti richiesti troppo articolati, per
imprese giovani ed inesperte come le nostre, non abbiamo potuto accedere
neanche a semplici bandi di assegnazione locali dove collocare le nostre sedi.
È chiaro che, comunque, se si vuole eliminare accattonaggio e
microcriminalità, bisogna risolvere il problema del reddito, e quindi
pensiamo che se non si avviano al più presto forme di lavoro concreto,
si deve inserire tra le proposte l’ipotesi di un reddito sociale per ogni
famiglia Rom, come avviene già in altre città italiane,
usufruendo i fondi sociali europei.
3. Formazione: qualsiasi persona che lascia il proprio paese di origine
deve imparare la lingua del paese che lo ospita, più volte abbiamo
sottolineato questa necessità e la sua importanza in ogni situazione di
vita; i genitori potrebbero occuparsi direttamente e senza intermediari delle
relazioni con le scuole frequentate dai loro figli; con la conoscenza della
lingua italiana gli adulti Rom potrebbero frequentare corsi di formazione o di
avviamento professionale, proposti dalla Regione o da altri Enti, con
facilità, oppure conseguire esami di terza media (requisito fondamentale
per frequentare tali corsi), oltre al fatto che si tutelerebbero meglio
rispetto le leggi che li riguardano. Perciò proponiamo
l’avviamento immediato di corsi di lingua italiana da effettuarsi, per il
momento, all’interno dei villaggi per agevolare la frequenza a tutti e in
particolar modo alle donne che sono le più penalizzate rispetto orari e
spostamenti per le cause tutti conosciamo bene. Crediamo sia poi opportuno
incentivare i Rom a formazioni con percorsi brevi e specifici atti a facilitare
l’inserimento lavorativo; inoltre sicuramente fondamentale è la
formazione di nuovi mediatori interculturali i quali, anche se non volessero
svolgere tale lavoro, potrebbero in ogni caso utilizzare le conoscenze
acquisite nella vita quotidiana e trasmetterle ad altri. Per quanto riguarda i
giovani, pensiamo che i ragazzi con licenza media recente, non abbiano ancora
gli strumenti necessari per frequentare le scuole superiori, forse saranno
pronti/e solo alcuni/e ragazzi/e che usciranno dalle scuole medie tra 2/3 anni,
in quanto il loro percorso formativo sarà veramente completo e adeguato
alle scuole che andranno a frequentare; per il momento, per evitare inutili
perdite di tempo, conflitti e derisioni, crediamo sia più giusto
stimolarli a frequentare i Centri di formazione permanente e professionale
già esistenti. Per stimolare i Rom ad una formazione professionale che
possa poi permettergli un inserimento lavorativo reale, adeguato e dignitoso,
pensiamo siano necessari dei rimborsi, delle forme di sostegno formativo o
borse di studio adeguate al mantenimento loro e della famiglia, questo
ovviamente strettamente legato alla frequenza e al buon fine di tali corsi.
4. Abitazioni: siamo
decisamente contrari alla costruzione di nuovi campi, vogliamo ricordare che
tantissimi di noi prima di venire in Italia, non sapeva neanche cosa volesse
dire “campo” o vivere in una roulotte; anche lontani dal nostro
paese di origine non siamo mai stati costretti a vivere così
nell’insicurezza, buttati in mezzo al fango senza acqua e luce oppure
dentro a dei “lager” chiamati “villaggi” chissà
perché; tanti di noi quando sono arrivati in Italia (e vogliamo
ricordare anche questo: a causa di conflitti scoppiati nei nostri paesi o a
causa delle conseguenze che tali conflitti hanno comportato), hanno impiegato
mesi e mesi per abituarsi a questa vita, ma si sa la necessità, la
povertà, la sopravvivenza, la paura delle guerre e della morte, porta
l’essere umano ad abituarsi a tutto; ecco perché pensiamo che sia
ormai giunto il momento di inserire, per prime, quelle famiglie che lo
vogliono, con o senza permesso di soggiorno (vedi sistema sociale tedesco), in
appartamenti come gli altri migranti; questo porterebbe ad un sicuro risparmio
economico (25.000.000.000 di lire in tre anni per la costruzione di 6 nuovi
campi sosta e 7 campi attrezzati????); inoltre si libererebbero dei posti nei
campi già esistenti che potrebbero essere messi a disposizione di quelle
famiglie che invece preferiscono vivere nei campi; ma cosa importante,
l’inserimento nelle abitazioni porterebbe ad un sicuro e reale
inserimento nel tessuto sociale del popolo Rom extracomunitario, perché
faciliterebbe un rapporto diretto ed umano con gli altri cittadini di Roma, ed
è proprio con la conoscenza diretta fra le persone che si creano le basi
dei rapporti di fiducia e di riconoscimento reciproco, abbattendo così i
pregiudizi e permettendo un vero inserimento ed interscambio culturale e
lavorativo diretto.
Sappiamo
che se ci fosse un po’ di volontà da tutte le parti queste ipotesi
si potrebbero realizzare facilmente rendendo così il popolo Rom autonomo
ed in condizione di vivere con le proprie forze e con dignità, ed
inoltre senza tante alzate di testa da parte di gruppi politici
dell’opposizione; potremmo citare o riportare tanti esempi già
avviati, anche in Italia (sia al nord sia al sud), di interventi
“coraggiosi” nei nostri confronti, utilizzando oltretutto
finanziamenti europei appositi e non i soldi dei contributi dei cittadini
italiani.
Vogliamo
sottolineare che senza un intervento serio sulla REGOLARIZZAZIONE della nostra
permanenza in Italia, tutte queste risulterebbero soltanto parole scritte ma
senza alcun valore, e i bellissimi incontri cadrebbero come al solito in un
“nulla di fatto”.
Chiediamo
scusa per il ritardo, ma come sapete, se a un italiano produrre quanto sopra
basta poco tempo a noi Rom serve sicuramente il triplo del tempo e non
perché siamo incapaci, ma la lingua, le diverse modalità di vita,
la mancanza di aiuto, ecc...
Comunque
sicuri della sensibilità, della voglia reale e sincera di tutti i
partecipanti ai gruppi di lavoro a risolvere la nostra grave situazione
Porgiamo
cordiali saluti augurando un ottimo lavoro.
Roma,
16 aprile 2002
La presidente
Minire
Abaz