L'Alto Adige, 10 aprile 2002
in prima pagina
L'INTERVENTO
LE «BADANTI» IN TRAPPOLA
di Antonio Rapanà
Passeggiavano tranquillamente in un parco durante un pomeriggio di marzo le
donne dell'Est quando sono state «catturate» grazie ad una «brillante»
operazione di polizia: alcune delle centinaia di badanti, lavoratrici
disposte ad assistere anziani e disabili in un lavoro che implica presenza
costante, orari prolungati e paghe basse. Irregolari, certo: lo sapevano
tutti. Ma questa volta nessuno ha azzardato l'equazione
clandestino-criminale.
Anzi. Tutti hanno sottolineato l'utilità sociale di queste donne, la loro
insostituibilità: ed hanno criticato l'inopportunità di una operazione che
condannerà queste donne all'espulsione, quando tra qualche settimana
avrebbero avuto la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno grazie
alla sanatoria che sarà approvata dal parlamento. E' stata importante la
reazione di sconcerto e
SEGUE A PAGINA 43
perfino di indignazione espressa dall'opinione pubblica: ha rivelato che
ormai molti sono disponibili a capire fatti elementari che pure continuano
a risultare incomprensibili ad una parte consistente delle forze politiche:
l'ideologia dell'odio e dell'intolleranza verso le persone migranti, che
cavalca paure e diffidenze sul mercato delle emozioni e della politica.
L'immigrazione è un fenomeno epocale che coinvolge migliaia di persone:
fuggono da realtà di povertà, di guerra, di oppressione nella speranza di
costruire nel nostro Paese un futuro di libertà, di dignità e di benessere.
Attraverso il lavoro. L'immigrazione non è solo l'effetto inevitabile dei
processi di globalizzazione e delle sue contraddizioni: è risorsa
necessaria per la nostra economia che anzi ha bisogno di flussi migratori
di gran lunga superiori a quelli programmati. Per produrre ricchezza,
insomma, gli immigrati servono e ne occorreranno ancora di più. Lo sanno
bene gli imprenditori; lo sperimentano, in condizioni drammatiche, le
famiglie che hanno bisogno di donne straniere per l'assistenza agli
anziani. L'effetto congiunto di fattori di spinta ad emigrare e di
attrazione di immigrati determina una effettiva pressione alle nostre
frontiere. Ma l'ossessione di una incontrollabile invasione appare
ingiustificata: diffidenza, paura, spregiudicatezza politica «inventano»
numeri irrealistici. Per alimentare allarmismi verso un'invasione che non
c'è. Gli immigrati presenti nel nostro paese rappresentano circa il 3%
della popolazione nazionale, decisamente meno rispetto al 9% dell'Austria,
all'8,9% della Germania, al 6,3% della Francia.
E' vero: molti immigrati non hanno permesso di soggiorno, sono irregolari.
Lo erano certamente le donne dell'Est «catturate» a Trento ed espulse dalla
polizia; lo sono anche le centinaia di altre donne che lavorano giorno e
notte nelle famiglie trentine, altoatesine, bellunesi, nell'assistenza ad
anziani e a disabili. Ma pure migliaia di altri lavoratori. Uomini e donne
costretti alla condizione di irregolarità: perché contrariamente alle
convinzioni più diffuse, per i cittadini stranieri è difficile entrare in
Italia per svolgere un lavoro. Le procedure sono estremamente macchinose ed
irrealistiche perché impongono l'assunzione dall'estero di lavoratori che
non si sono mai visti in faccia; l'ingresso è consentito solo nell'ambito
di quote annualmente fissate che risultano insufficienti a soddisfare la
domanda di lavoro che proviene da alcuni settori dell'economia e della
società; per di più la domanda di assunzione dall'estero di una lavoratrice
domestica è consentita solo a famiglie con reddito elevato, di oltre 90
milioni di lire, irrangiungibile per la maggior parte delle persone che
hanno bisogno dell'assistenza delle donne straniere.
Non si tratta evidentemente di persone che - secondo una rappresentazione
mitologica del clandestino - già cattive in patria, entrano in Italia
violando le leggi per continuare poi una naturale propensione a delinquere.
Più semplicemente sono uomini e donne che, pur in presenza di diffuse
opportunità di lavoro, trovano chiusa la porta principale di ingresso e
cercano di entrare dalle «finestre» dell'ingresso per turismo o
dell'ingresso irregolare. Non certo per delinquere, ma per lavorare nelle
imprese e nelle famiglie trentine e altoatesine che sempre più numerose
ricorrono al lavoro delle donne immigrate. Bene: tutto questo hanno capito
le famiglie: ed è stata certo importante la reazione dell'opinione pubblica
in difesa di donne immigrate utili, necessarie e prive di qualunque
pericolosità sociale. Perché allora non compiere un altro passo verso una
più matura consapevolezza delle reali condizioni delle persone immigrate,
chiedendo che la sanatoria venga estesa anche ai muratori, agli operai, ai
lavoratori dei ristoranti e dei campi che, pur irregolari, onestamente
lavorano nel nostro Paese? Anch'essi utili, necessari e privi di
pericolosità sociale.
in Cronaca di Trento
CLANDESTINI
La Fondazione Migrantes sta con le badanti
TRENTO. Si conoscerà nel giro di poche ore la decisione del giudice
Pascucci sul ricorso presentato per sette delle sedici "badanti" espulse
dalla questura di Trento dopo la retata del 25 marzo scorso. E mentre è
ancora in bilico il destino delle donne ucraine che si sono rivolte
all'avvocato per presentare ricorso, le associazioni continuano a lanciare
messaggi di solidarietà alle assistenti domiciliari. Duemila solo in
Trentino, per il 90 per cento irregolari.
Questa volta ad esprimersi per la Fondazione Migrantes è don Beppino
Cadera, che parla del coprifuoco di molte comunità che vivono in Trentino a
causa del pesante clima che si è creato dopo la retata delle lavoratrici
ucraine. E dichiara come «la Chiesa trentina esprime il suo appoggio e
solidarietà a tutte le persone che si trovano in difficoltà in relazione
alla normativa per il soggiorno». E spiega come è stata «determinante la
presa di posizione dell'arcivescovo Bressan nei confronti delle donne
ucraine che pur svolgendo un lavoro prezioso, trovano difficoltà per
legalizzare la loro posizione. Monsignor Bressan si unisce alla popolazione
trentina impegnata in un lavoro prezioso per le famiglie che ne hanno
bisogno». «Il vescovo - prosegue don Caldera - conclude dando pieno
appoggio al documento della Caritas e Fondazione Migrantes consegnato il 5
dicembre 2001 alla Commissione affari costituzionali del Senato sul
progetto di legge sull'immigrazione in Italia». La presa di posizione deve
essere per tutti un orientamento per l'accoglienza e collaborazione con
quanti si battono per una convivenza basata sulla dignità delle persone,
conclude. «Per questo si sta preparando la terza festa dei popoli per il 19
e 19 maggio, cui hanno aderito già 30 popoli».