Adige, mercoledì 27 marzo 2002
In Italia senza permesso di soggiorno, e le
famiglie che le ospitano dovranno risponderne penalmente
Espulse venti “badanti” ucraine
Sono donne che accudivano parecchi anziani di
Trento
“Retata” della polizia ai giardini:
erano irregolari
Una operazione della Questura di Trento ha
privato, da ieri, venti famiglie trentine di assistenza ai loro anziani.
Nell´ambito di controlli sugli extracomunitari, infatti, gli uomini della
polizia hanno bloccato ieri ai giardini del Fersina venti donne ucraine che
godevano di un´ora di “libertà”. Essendo sprovviste di
permessi, le straniere sono state espulse dall´Italia, non potranno
più accedere alle sanatorie. E per le famiglie che le ospitavano, si
profilano ora responsabilità penali. “In Trentino sono duemila le
lavoratrici "badanti" - spiega Ida Masé, che da anni si
prodiga per loro -. Sono donne che lavorano 22 ore su 24, svolgendo mansioni
che nessuna italiana accetta. Nel 90 per cento dei casi, le famiglie vorrebbero
metterle in regola, ma ci sono norme assurde ed è difficilissimo. Le
retate - spiega Masé - sono fatte ad arte, per sfoltire il numero prima
della sanatoria annunciata”.
P. TODESCO E P. GOTTARDI
ALLE PAGINE 22 - 23
P.T.
Venti colf ucraine identificate ed espulse
Denuncia penale anche per le famiglie presso le
quali le donne lavoravano
Due poliziotti durante i controlli sulle strade
I poliziotti sono arrivati al parco di via Fersina
nel primo pomeriggio di lunedì. Sedute sulla panchine e lungo il viale a
passeggiare hanno trovato venti donne ucraine. Venti colf clandestine, giunte
in Italia senza regolare permesso di soggiorno che si stavano godendo
un´ora di riposo prima di tornare dagli anziani che accudiscono in
città. Venti colf alle quale martedì è crollato il mondo
addosso.
Sapevano di essere irregolari ma speravano che il
loro lavoro onesto e silenzioso le avrebbe tenuto lontane dai controlli della
polizia. E invece non è andata così e ora a rischiare grosso sono
anche le venti famiglie presso le quali le donne avevano trovato lavoro. Si
tratta di famiglie che le avevano chiamate per accudire un anziano non
più autosufficiente per il quale, l´unica alternativa, sarebbe
stato il ricovero. Queste famiglie, ora, potrebbero dover rispondere penalmente
del fatto di aver dato lavoro a queste donne. Il testo unico
sull´immigrazione, infatti, prevede nei casi più gravi
l´arresto e sanzioni fino a 30 milioni di lire.
Ora, con in mano il decreto di espulsione, queste
donne hanno quindici giorni di tempo per lasciare il territorio nazionale.
Quindici giorni durante i quali l´unica loro speranza è che passi
la sanatoria prevista dalla nuova legge sull´immigrazione che prevede una
regolarizzazione per le colf oggi clandestine. Ne potrà rimanere solo
una per famiglia e queste ultime dovranno pagare i contributi pregressi per tre
mesi. Lo stesso si potrà fare per le cosiddette “badanti”,
la cui utilità sociale è stata riconosciuta dalla legge visto che
sono impegnate nell´opera di sostegno ai portatori di handicap.
“Fino a quando la nuova legge non
entrerà in vigore noi dobbiamo applicare quella esistente - spiega il
dirigente dell´ufficio stranieri Anna Schiralli - e quindi se queste
persone non hanno permesso di soggiorno e sono arrivate in Italia come clandestine
ricevono il decreto di espulsione. Purtroppo anche qui da noi il fenomeno
è piuttosto diffuso. Dal primo gennaio, ad esempio, i rumeni possono
entrare in Italia senza visto. Arrivano con un permesso per turismo che dura
tre mesi ma poi molti rimangono. Quando sono da noi non potrebbero lavorare e
invece lo fanno ugualmente”.
La dottoressa Schiralli è consapevole del
fatto che se ci sono molti irregolari è soprattutto perché la
richiesta di lavoratori è superiore al numero dei permessi che vengono
di anno in anno concessi. “Per il momento è arrivata solo
un´indicazione sugli stagionali che in Trentino potranno essere 8 mila,
cinque mila dei quali per la raccolta delle mele. Con questi numeri non
potremmo soddisfare tutte le richieste”.
Ma nei centri di accoglienza non
c´è posto e quindi sono ancora in città
Bloccati diciassette “irregolari”
Polizia e carabinieri hanno fatto irruzione a maso
Mirabel
Quattordici stranieri, nove dei quali già
colpiti da decreto di espulsione, sono stati fermati e identificati ieri nel
corso di un´operazione di controllo portata a termine questa mattina a
Trento, coordinata dall´ufficio stranieri della questura con
l´appoggio del nucleo operativo della Polizia municipale.
Gli immigrati - provenienti da Ucraina, Moldavia,
Bulgaria e Marocco - sono stati sgomberati dalla zona dell´ex Sloi e da
maso Mirabel, in via Brescia, e condotti in questura dove è stato
notificato loro il decreto di espulsione. Un decreto che rimarrà senza
seguito in quanto molti dei controllati avrebbero già potuto essere
rimpatriati o accompagnati presso i centri di accoglienza. Il ministero, che
deve indicare all´ufficio stranieri il luogo dove portare le persone, ha
però fatto sapere che tutti i centri di accoglienza sono pieni e quindi,
dopo l´identificazione, gli stranieri sono tornati a circolare
liberamente nelle vie cittadine.
Nel corso dei controlli presso Maso Mirabel e
all´area ex Sloi sono state rinvenute cinque biciclette, probabilmente
rubate, che sono state consegnate all´ufficio oggetti smarriti del Comune
di Trento.
Enrico Cozzio
Oggi parte “Equal”, per far incontrare
due mondi
In Trentino sono 1.500
Un progetto delle coop
Garantire condizioni di vita decorose e documenti
in regola alle centinaia di donne che fanno assistenza domiciliare. Ma anche
offrire alle famiglia trentine e agli anziani che sempre più spesso
hanno bisogno di questo servizio un appoggio. Con questo duplice obiettivo
parte oggi con la firma del protocollo di intesa un progetto voluto dalla
cooperazione trentina con il supporto dell´Unione europea.
“La presenza di lavoratrici extracomunitarie
che si dedicano all´assistenza domiciliare - spiega Enrico Cozzio,
dirigente della Federazione dei consorzi cooperativi con delega tra
l´altro per i progetti comunitari - è ormai un fenomeno di grande
rilievo. Basti pensare che a Trento si stima nel solo rione del Santissimo la
presenza di circa 200 donne, mentre sindacati e associazioni valutano in circa
1.500 unità la presenza a livello provinciale. Spesso sono donne di
mezza età che vengono in Italia per lavorare qualche anno e poi tornano
ai loro paesi d´origine. È un´immigrazione temporanea che si
vede poco perché queste donne sono delle grandissime lavoratrici. Per
molte famiglie che hanno in casa persone malate o anziane non auto-sufficienti
costituiscono un aiuto indispensabile”.
Il fenomeno è diventato ancor di più
stretta attualità dopo le recenti espulsioni. Il progetto - che oltre ad
istituzioni e associazioni trentine coinvolge anche un sindacato tedesco -
dovrebbe aiutare a far incontrare due mondi: chi cerca lavoro e chi cerca
assistenza risolvendo così i problemi ad entrambi. “È
prematuro - sottolinea Cozzio - dire se da questo progetto nascerà una
cooperativa, un´impresa o cos´altro. Saranno i giuristi
dell´università a dirci quale sarà la forma migliore. Quel
che conta al momento è partire con la fase operativa di studio”.
Così oggi presso la sede della Federazione
in via Segantini si porranno le fondazione del progetto europeo denominato
“Equal”. Firmeranno il documento i rappresentanti dei nove enti
promotori: Pierluigi Angeli, presidente della Federazione Trentina delle
Cooperative, Alberto Pacher, sindaco di Trento, Michele Odorizzi, presidente
del Consolida, Carlo Borzaga, legale rappresentante dell´Istituto Studi
Sviluppo Aziende Non Profit - Issan, Antonio Chiesi, direttore del dipartimento
di Sociologia e Ricerca Sociale dell´Università di Trento, Diego
Eccher, vicepresidente di Formazione-Lavoro, Aldo Tenaglia, rappresentante
dell´Associazione Trentina Accoglienza Stranieri - Atas, Riccardo Tomasi,
rappresentante della Fondazione Charitas Tridentina, Fabio Casagrande,
rappresentante delle Acli-Trento.