LA STORIA

«Io, recordman della regolarizzazione»
Avvisato via cellulare, ricevuto in un ufficio moderno con i moduli già pronti

di CORRADO GIUSTINIANI


PRIMO, neutralizzare i sospetti. Tanto per cominciare, quelli dei colleghi del giornale, e poi, per estensione, quelli dei più affezionati lettori. Se uno viene chiamato a regolarizzare la sua collaboratrice familiare proprio il primo giorno utile sulla piazza di Roma e provincia - numero d’ordine 10 su 97 mila e passa domande, che forse non verranno smaltite entro tutto il prossimo anno - non c’è dietro per forza una raccomandazione del ministro dell’Interno, controfirmata da quello del Lavoro.
Alle volte le cose sono molto più semplici. Basta aver presentato il kit alle Poste entro i primi trenta secondi del giorno di apertura della sanatoria, martedì 10 settembre. E non aver commesso errori nella compilazione (sarebbe stato il colmo, dopo due settimane di filo diretto telefonico con i lettori, riportando sul giornale le risposte fornite dal direttore generale all’Immigrazione del ministero del Lavoro, Maurizio Silveri).
Vero che, un paio di numeri prima di noi, è arrivato un signore piuttosto stupito e quasi deluso: «Ahò, ma perché m’avete chiamato ’mo, si ho fatto a domanna co’n ber po’ de ritardo?». Vorrà dire allora che è stata brava Marica, la signora dell’ufficio postale di Trevignano Romano, a trasmettere tempestivamente i dati del primo giorno al centro. O, forse, è tutto frutto del caso.
L’appuntamento è all’Inps di Piazza Augusto Imperatore, dove è stato allestito uno dei due sportelli polifunzionali aperti per il momento a Roma. Appuntamento un po’ audace, a dire il vero. La prevista lettera raccomandata di convocazione, spedita il 22 novembre da Roma, il 4 dicembre non era ancora giunta a destinazione. Fortuna che Marina Cestelli, gentile e veloce funzionaria della Prefettura romana, per avere una conferma aveva composto il numero di cellulare fornito nella richiesta di emersione. «Ha ricevuto la convocazione per il 9?» «No». «Possibile?» «Possibile...Ah, ecco, entro in casa adesso, l’avviso di raccomandata è nella cassetta delle lettere».
Una pubblica amministrazione che ti chiama sul telefonino: beh, forse non era mai successo. Via cellulare è arrivata anche un’ulteriore richiesta, nella mattinata di ieri. «Ce la fate ad anticipare di una mezzoretta?» «Certo che sì, chiudiamo queste scartoffie e veniamo con la ragazza». D’altra parte, era il primo giorno, quello sperimentale.
Il portiere dell’Inps, all’ingresso, domanda: «Ce l’avete la lettera? Sì? E allora primo piano». Sulla porta, una targa nuova di zecca: «Ufficio territoriale della Prefettura - Sportello Polifunzionale». Una saletta occupata da poltroncine azzurre, tutte vuote in questa giornata d’esordio, e a destra la stanza delle operazioni, che assomiglia un po’ a un seggio elettorale.
Appena entrati, Cristina, la collaboratrice romena che ci aiuta in casa, viene presa in carico da un funzionario delle Finanze, con un passato di articolista del Corriere dello Sport, che le consegna immediatamente i dati del suo codice fiscale, già stampati, avvisando che il tesserino le arriverà a casa. Più in là, Marina guida le operazioni, spalleggiata da una rappresentante dell’ufficio provinciale del Lavoro e una della Questura. Il contratto, di due fogli, è già sul tavolo, appena uscito dal computer: viene firmato da lavoratore e datore di lavoro e, subito dopo, la signora della Questura consegna il permesso di soggiorno, incollandovi sopra una delle quattro foto portate dalla ragazza, con la prevista marca da bollo da Euro 10,33. Seduti davanti a un Pc, due operatori delle Poste immettono nel sistema la conferma dell’avvenuta operazione.
Tempo totale, cronometrato: 7 minuti e mezzo. Dalle tre alle quattro volte in meno, rispetto a quello previsto dalla Prefettura "a scatola chiusa". Consegna finale di un fogliettino con le istruzioni per contattare Inail e Inps (che al tavolo non c’è, ma da oggi si attrezzerà per l’iscrizione automatica del lavoratore, almeno nelle sedi dell’Istituto). I bollettini previdenziali arriveranno direttamente a casa. Si va in un bar, a brindare. Cristina potrà fare Natale in Romania, come sognava. Ma dopo restarà ancora due anni con noi, come ha promesso. Vero?

http://ilmessaggero.caltanet.it/hermes/20021210/01_NAZIONALE/CRONACA_DI_ROMA/GIUSTI.htm