MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI MIGRANTI

 

18 DICEMBRE 2002

 

Oggi si celebra la terza Giornata Internazionale dei Migranti.  Noi tutti abbiamo l’opportunità di rendere omaggio ai milioni di migranti che lasciano i loro Paesi d’origine per cercare migliori condizioni di vita per se stessi e per le loro famiglie.

 

Mai prima d’ora ci sono state così tante persone che vivono fuori dal proprio Paese natale.  Nel 2000, circa 175 milioni di persone vivevano fuori dal proprio Paese.  Di questi, circa 159 milioni erano considerati migranti internazionali; approssimativamente 16 milioni di persone erano riconosciute come rifugiati che scappavano da un reale pericolo di persecuzione; e 900.000 erano richiedenti asilo.

 

Dietro questi dati vi sono storie umane: l’ingegnere nigeriano specializzato in informatica che lavora in Svezia; il lavoratore agricolo del Guatemala che lavora illegalmente negli Stati Uniti; la donna ucraina costretta con la forza ad emigrare in Bosnia; il rifugiato afgano attualmente in Pakistan che sta per tornare a casa; e molti altri ancora.

 

Gli immigrati ed i rifugiati non dovrebbero – e non devono – essere considerati un peso. Coloro i quali rischiano le proprie vite e quelle dei propri familiari sono spesso gli stessi che hanno il maggior desiderio di crearsi una vita migliore e sono disposti ad adoperarsi a tal fine. Essi non lasciano il loro ambiente, la loro cultura o le proprie famiglie per una vita a migliaia di chilometri di distanza fatta di dipendenza, criminalità o discriminazione.  Vogliono soltanto un futuro più sicuro e prospero per i loro figli.  Qualora sia concessa loro una possibilità di farsi valere in condizioni di parità, la maggioranza di essi diverrà una risorsa per la società.

 

E’ molto evidente che ai migranti, ed in particolar modo alle donne ed ai bambini non accompagnati, viene spesso negato l’accesso all’assistenza sanitaria ed all’istruzione; essi sono soggetti ad abusi fisici, psicologici e sessuali; si impedisce loro di riunirsi con le proprie famiglie;  vengono detenuti e deportati in violazione degli standard internazionali sui diritti umani, e ciò li rende vulnerabili di fronte alle reti di immigrazione clandestina e di traffico di persone. Inoltre, gli abusi sopportati dai migranti in ogni fase del processo migratorio sono spesso esacerbati dalla discriminazione.  Tale discriminazione può essere sia implicita in assenza di meccanismi per la tutela dei migranti, sia esplicita tramite leggi nazionali discriminatorie ed atti manifestamente razzisti o xenofobi.

 

Tutti noi dobbiamo lavorare insieme per assicurare che i migranti siano messi in condizione di prendere decisioni consapevoli sul loro futuro e possano far ricorso per gli abusi commessi contro di loro.  Ancora più importante, i migranti devono essere riconosciuti per il loro significativo  contributo nell’ambito economico, culturale e sociale sia nei Paesi di origine sia in quelli che li ospitano.

 

La Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle Loro Famiglie è entrata oggi in vigore essendo stato depositato il ventesimo strumento di ratifica.  La sfida ora è di far tesoro di questa conquista.   Faccio appello agli Stati Membri che non hanno ancora ratificato o aderito alla Convenzione affinché lo facciano al più presto in modo da assicurare la piena ed effettiva tutela dei diritti umani dei migranti.

 

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