ATTENZIONE

MARTEDI' 19, IN OCCASIONE DELL'ARRIVO NELL'AULA DEL SENATO DEL DDL RAZZISTA BOSSI-FINI, PRESIDIO A ROMA DAVANTI AL SENATO DALLE 16 ALLE 21. IL PRESIDIO PROSEGUIRA', SE NECESSARIO, ANCHE NEI GIORNI SUCCESSIVI.

COME DECISO A BRESCIA, SI INVITANO TUTTE LE CITTA' A INVIARE DELEGAZIONI A ROMA E/O AD ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI DAVANTI ALLE PREFETTURE NELLO STESSO GIORNO DI MARTEDI' 19 FEBBRAIO.

AL RIFIUTO DELLA LEGGE RAZZISTA SI UNISCE LA PROTESTA CONTRO L'IMMINENTE DEPORTAZIONE IN TURCHIA, DA LECCE, DI OLTRE CENTO PROFUGHI KURDI.


COMUNICATO

IL GOVERNO CELEBRA IL TERZO ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO DEL PRESIDENTE OCALAN

CERCANDO DI DEPORTARE OLTRE CENTO PROFUGHI NELL'INFERNO TURCO!

 

Circa cento profughi kurdi, fra cui diverse famiglie e una trentina di bambini, sbarcati a Gallipoli il 31 gebnnaio scorso, sono stati trasferiti ieri dal centro di accoglienza L'Orizzonte di Melendugno, dove erano stati trattenuti illegalmente per due settimane, al centro di detenzione "Regina Pacis" di San Foca di Lecce, dove sono ora reclusi altrettanto illegalmente in attesa della notifica dell'esito negativo della loro richiesta di asilo politico.

 

Nel pomeriggio di oggi davanti ai cancelli del centro l'associazione Azad, l'Osservatorio profughi di Bari, il Social Forum e il Prc di Lecce, il Comitato diritti immigrati di Lecce ed altre associazioni hanno convocato una manifestazione di protesta, e una delegazione ha ottenuto di entrare e incontrare i profughi.

 

Dovrebbero essere circa 150 i profughi a rischio di rimpatrio in Turchia, dopo un'audizione grottesca da parte della Commissione centrale appositamente trasferitasi a Lecce. In due giorni, su quattro postazioni contemporanee che rendevano impossibile un controllo da parte dell'unico rappresentante dell'Acnur presente, i profughi hanno avuto colloqui non superiori a cinque minuti ciascuno, senza alcuna informazione preventiva sulla legislazione e sui loro diritti.

In questo modo solo 26 persone hanno ottenuto l'asilo. Fra i respinti, l'avvocato del Cir ha potuto successivamente constatare la presenza di persone torturate e maltrattate (uno portava ancora sulla schiena i segni delle bastonature) e di molte persone perseguitate per aver militato o collaborato con il partito Hadep, che sta per essere messo al bando in Turchia.

 

E' paradossale, e indicativo di una precisa volontà politica, il fatto che i profughi kurdi di Turchia che hanno chiesto asilo siano detenuti e rischino il rimpatrio, mentre altri profughi che hanno rifiutato (anche per ignoranza delle norme) di chiedere asilo siano stati rilasciati con l'intimazione di espatrio.

 

I profughi "rigettati" hanno deciso di rifiutare l'incontro con il console turco, che dovrebbe identificarli, e di opporsi legalmente al rimpatrio forzoso, che violerebbe l'art. 17 della legge 40/'98 (divieto di rimpatrio in caso di rischio per l'incolumità e la vita). Le associazioni di tutela, che hanno sollecitato una presa di posizione da parte dell'Acnur, si preparano a denunciare questa procedura sommaria del governo italiano dinanzi alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, mentre quattro senatori (Malabarba del Prc, Martone e Boco dei Verdi e De Zulueta dei Ds) hanno rivolto un'interrogazione urgente al ministro Scaiola.

 

I Forum sociali, che avevano già deciso a Firenze di avviare una campagna a difesa del diritto di asilo dei kurdi intitolata a Malli Gullu (la donna kurda trovata morta di stenti in una nave diretta a Crotone due mesi fa), affiancheranno la protesta contro i rimpatri alle motivazioni della manifestazione già programmata davanti al Senato per martedì pomeriggio, quando andrà in aula il ddl Bossi-Fini sull'immigrazione, e chiamano per quel giorno  a manifestare davanti a tutte le prefetture.

 

Va ricordato che già nello scorso agosto dodici profughi kurdi, rimpatriati in Turchia, denunciarono maltrattamenti e torture, e uno di loro è tuttora detenuto.

Questo nuovo tentativo di deportazione segue alle prese di posizione di Bossi e Mantovano, che dopo lo sbarco di Gallipoli invocarono il rimpatrio dei profughi, ed all'incontro in cui il presidente Berlusconi aveva chiesto all'ambasciatore turco Utcan un accordo per il rimpatrio dei richiedenti asilo.

E' chiara la volontà politica di "dare un esempio" sulla pelle di persone in fuga da uno stato che viola sistematicamente i diritti umani.

L'associazione Azad chiede di indirizzare fax di protesta al ministro Scaiola (06.485957) e alla Divisione profughi del Viminale (06.4741991), dandone notizia via mail ad ass.azad@libero.it .

 

Dino Frisullo, portavoce dell'associazione Azad - Roma, 17.2.02


ALLEGATI: appello del Lecce Social Forum, comunicato del CIR, interrogazione al Senato


APPELLO
A TUTTE LE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL LECCE SOCIAL FORUM,
A TUTTI I DEMOCRATICI CONNESSI ALLA ML

 

 

delle centinaia di persone sbarcate a gallipoli il 31 gennaio, circa 80 kurdi - in queste ore - sono stati trasferiti dal centro d'accoglienza per richiedenti asilo "lorizzonte" al centro di permanenza temporanea "regina pacis", perchè - secondo la commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato - le loro istanze d'asilo erano rigettabili.

 

stessa sorte dovrebbe toccare nelle prossime ore a molti altri profughi giunti nel salento con lo stesso sbarco. soltanto a 26 persone, infatti, è stato riconosciuto lo status di rifugiato..

 

diverse decine di persone, quindi, nonostante provengano da paesi in cui rischierebbero - rientrando - di essere seriamente oggetto di persecuzione (turchia, iraq), si accingono a lasciare l'italia con provvedimento d'espulsione, in palese violazione dei loro diritti.

 

"in nessun caso" - infatti - "può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione" (art. 17 l. 40/98).

 

al momento, pertanto, 63 degli 80 kurdi sono stati riascoltati dai legali del cir, al fine di raccogliere tutti gli elementi utili alla presentazione di altrettanti ricorsi.

 

domani, domenica 17 febbraio, comunque, il console turco in italia si recherà al cpt "regina pacis" per procedere ad un sommario riconoscimento che dovrebbe preludere, come accaduto la scorsa estate, all'espulsione.

 

ben prima dell'entrata in vigore del disegno di legge bossi - fini, insomma, la figura del migrante, del profugo ne esce umiliata.. ancora una volta.

 

sui fatti è stata intanto presentata interrogazione parlamentare dai senatori g. malabarba (prc), a. martone, s. boco (verdi) e t. de zulueta (ds).
degli stessi fatti è stata data notizia all'ansa, alle redazioni di molti giornali (non ancora a quelli locali, che saranno contattati domattina, al più presto).

 

una prima rete di contatti, per un principio di mobilitazione, è stata attivata.

 

dopo un rapido giro d'orizzonte tra alcune associazioni del lecce social forum, dino frisullo, azad di bari e brindisi, associazioni di taranto, e il centro salento social forum, si è deciso di tenere un sit-in di protesta alle ore 15:00 di domani, domenica 17 febbraio, davanti ai cancelli del cpt "regina pacis", come primo gesto.
(è stata assicurata la presenza di manifestanti provenienti da bari, brindisi, taranto, martano..)

 

invitiamo pertanto TUTTE LE REALTA' E LE PERSONE ADERENTI AL LECCE SOCIAL FORUM al massimo della mobilitazione:
a partecipare al sit - in di domani.
ad inondare di fax di appello/protesta il ministero dell'interno (06/4741991).
ad estendere l'invito alla mobilitazione!


per scongiurare il respingimento dei cittadini kurdi ed ogni violazione delle garanzie ancora (sic!) previste a tutela dei profughi.

per portare a conoscenza del territorio salentino l'imbarbarimento in corso delle politiche che interessano i migranti.

per condividere un comune percorso di resistenza.

 


lecce 16.02.2002
luca ruberti, katia lotteria, alessandro presicce...


LETTERA CIRCOLARE

In seguito agli ultimi sbarchi avvenuti sulle coste pugliesi, la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status si è trasferita in Puglia il 12 febbraio per le audizioni individuali relative alle centinaia di richiedenti asilo presenti in loco.

Gli ospiti accolti in parte nel centro "Don Tonino Bello" di Otranto, nei centri "Lorizzonte" e "Regina Pacis" di Lecce hanno ricevuto tutti la necessaria assistenza legale da parte dei nostri operatori che stanno quotidianamente monitorando la situazione.

Nonostante ciò un gruppo di 140 iracheni ha deciso di non presentare la richiesta di asilo pur essendo a conoscenza delle conseguenze di una tale scelta. La polizia infatti ha provveduto a notificare al gruppo l’espulsione e l’intimazione a lasciare il territorio entro quindici giorni e ha poi rilasciati gli stessi nei pressi della stazione.

Siamo preoccupati della velocità con cui Commissione Centrale, in soli due giorni, ha esaminato le istanze di circa 200 richiedenti asilo di cui non si conosce ancora l’esito. Le persone che finora sono state intervistate risultano essere: 97 curdi-turchi, 48 iracheni, 2 pakistani, 2 afgani, 1 bengalese e 46 srilankesi di etnia Tamil trasferiti dal campo di S. Anna di Crotone.

Siamo in costante contatto con l’ACNUR al quale abbiamo espresso le nostre preoccupazioni sia rispetto alla rapidità delle interviste di eleggibilità della commissione, che alle gravi conseguenze che ne deriverebbero per i richiedenti asilo in caso di emissione di provvedimenti che violino il principio di non refoulement.

Consiglio Italiano per i Rifugiati

Roma, 15.02.2002


INTERROGAZIONE

Al Ministro dell'Interno

Premesso che:

nella giornata di martedì 12 febbraio la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato si è trasferita in Puglia per le audizioni relative alle centinaia di richiedenti asilo sbarcati a Gallipoli ed attualmente ospitati, per quanto si conosce, nei locali del Centro Orizzonte;

subito dopo lo sbarco, il sottosegretario all'Interno Mantovano affermò il 31 gennaio alla Camera che "esaurita la fase della prima accoglienza (...) tutti coloro che non hanno titolo a vedersi riconosciuto lo status di rifugiati saranno espulsi e riaccompagnati nel paese d'origine". Il giorno dopo il presidente del Consiglio Berlusconi convocava alla Farnesina l'ambasciatore turco Utkan per auspicare, trovando su questo il pieno accordo dell'ambasciatore, "un accordo di riammissione in Turchia delle persone illegalmente provenienti dal quel paese";

il governo non può ignorare che il rimpatrio coatto dei richiedenti asilo non riconosciuti non può essere deciso in via generale, ma può solo essere disposto caso per caso, dietro verifica della situazione personale e di quella del paese di origine, nel rispetto di tutte le garanzie (ivi compreso il ricorso alla magistratura ordinaria e amministrativa) e comunque del divieto di "refoulement" in paesi in cui si rischino persecuzioni (Turchia e Iraq, ad esempio); né che il motivo per cui gli accordi con la Turchia non sono giunti finora a prevedere la riammissione coatta sta proprio negli scarsi standard di quel paese in materia di diritti umani;

ai quasi cinquecento cittadini stranieri sbarcati dalla nave turca Engin è stato riservato un trattamento inusuale. A tutti è stato chiesto se volevano fermarsi e chiedere asilo in Italia. A coloro che hanno risposto di no, o che siano stati considerati non meritevoli di accedere alla procedura di asilo (anche in base a criteri opinabili: un cittadino turco, figlio di un genitore turco e uno kurdo, si è visto negare la possibilità di chiedere asilo solo perché turcofono e non kurdofono), è stata immediatamente notificata l'intimazione a lasciare il territorio nazionale. Viceversa, a coloro che hanno risposto di sì non è stato dato, fino ad oggi, alcun permesso di soggiorno provvisorio, come accade di solito. Gli uni e gli altri sono stati trattenuti sotto stretta sorveglianza, evidentemente in attesa dell'arrivo della Commissione centrale;

già nella scorsa estate la Commissione si trasferì in Puglia per l'audizione dei reduci da un altro grande sbarco. Quei profughi hanno riferito di colloqui non superiori a cinque-dieci minuti a testa (necessariamente sommari per l'impossibilità di raccogliere in pochi giorni idee, memorie e prove delle persecuzioni subite) su sei o sette tavoli operanti contemporaneamente, e quindi con la fisica impossibilità del rappresentante Acnur di seguirli tutti. L'esito fu il rigetto di una parte non irrilevante delle istanze. Gli interessati furono trasferiti nel Cpt "Regina Pacis" di San Foca, da dove dodici di loro furono poi prelevati dalla polizia, nonostante avessero presentato ricorso, e rimpatriati in Turchia via Malpensa. Uno dei dodici è poi rientrato fortunosamente in Italia ed ha ottenuto un riesame della sua posizione, poiché portava ancora i segni delle torture subite all'arrivo, mentre una delegazione di giuristi italiani, recatasi in seguito a Istanbul per altre ragioni, ha saputo dai legali turchi che un altro dei dodici è in carcere e vi resterà a lungo, essendo stato precedentemente condannato per reati politici. Tutti gli altri erano stati comunque detenuti e spesso maltrattati all'arrivo, e poi liberati solo dietro il pagamento di una forte penale da parte delle loro famiglie;

quanto sopra corrisponde del resto a quanto verificato da una missione della tedesca Pro Asyl, in seguito alla quale lo scorso anno diverse Corti tedesche e lo stesso governo dovettero rivedere, rispettivamente, molte decisioni prese e l'orientamento generale al rimpatrio in Turchia dei rifugiati non riconosciuti;

tutto sembra convergere ora verso una ripetizione su più vasta scala della stessa procedura sommaria di audizione e dell'altrettanto sommario rimpatrio, quantomeno dei kurdi di origine turca, se non anche (in caso di un accordo di riammissione con la Turchia che lo preveda) dei kurdi di origine irakena, per i quali un rimpatrio diretto non può darsi per ragioni logistiche;

da alcuni mesi la Commissione si è orientata (forse anche per un problema di aggravio di lavoro in sede di rinnovo) a non associare, come avveniva un tempo per quasi tutti i kurdi, la richiesta di protezione "umanitaria" al rigetto dell'istanza di asilo. Questo orientamento, insieme al moltiplicarsi dei rigetti spesso non motivati se non attraverso formule riprodotte in fotocopia, sta producendo una situazione drammatica: il solo servizio asilo dell'associazione Azad denuncia a Roma una ventina di casi di rifugiati kurdo-turchi non riconosciuti, di fatto clandestini. Circa un mese fa alcuni di loro hanno effettuato uno sciopero della fame, chiedendo un riesame (anche in base a nuove prove delle persecuzioni subite), per il quale sembra che non ci sia molta disponibilità da parte della Commissione;

si chiede:

Sen. Gigi Malabarba (Prc), Francesco Martone e Stefano Boco (Verdi), Tana De Zulueta (Ds)

Depositata a Roma il 15 febbraio 2002