PER I DIRITTI DI TUTTI CONTRO IL DDL BOSSI FINI

Con una maggioranza blindata, il Parlamento sta approvando in aula la nuova legge sull’immigrazione, dopo che il provvedimento, per decisione del governo, è stato sottratto alla Commissione affari costituzionali del Senato, che ne aveva rilevato i numerosi profili di incostituzionalità. Di fronte alla crescente mobilitazione degli immigrati e del movimento dei forum sociali, si assiste anche al penoso tentativo della maggioranza di proporre lo scambio tra una limitata sanatoria, che crea peraltro nuove disparità di trattamento, e quelle parti del nuovo DDL che configgono maggiormente con i diritti di libertà e di difesa riconosciuti dalla nostra Costituzione a tutti, cittadini e stranieri, regolari e clandestini. Nel frattempo si cerca di soddisfare l’istanza di sicurezza che si attribuisce alla popolazione italiana, strumentalizzando l’allarme terrorismo e intensificando in ogni città retate che colpiscono solo le fasce più deboli della immigrazione clandestina, senza scalfire le organizzazioni criminali ormai innervate con le mafie internazionali.

 Il Disegno di legge Bossi-Fini, varato senza tenere in alcun conto le istanze della società civile e dei migranti, aggrava ed esaspera norme incostituzionali e pratiche repressive già in atto, lacerando il tessuto della cittadinanza basata sulla convivenza e sul lavoro. Queste scelte legislative e questi comportamenti delle forze di polizia devono allarmare i cittadini più delle emergenze inventate dai media controllati dai partiti di governo.

 

La nuova disciplina delle espulsioni, anticipata in questi giorni con decisioni arbitrarie degli organi di polizia, priva gli immigrati di quei diritti di difesa e di ricorso che secondo l'art. 24 della Costituzione vanno riconosciuti a tutti, cittadini e stranieri. Secondo quanto previsto dal DDL Bossi Fini l'espulsione o il respingimento possono essere immediatamente eseguiti con l’accompagnamento forzato in frontiera, anche in presenza di un ricorso al giudice.

I termini di ricorso rimangono brevissimi e, malgrado la possibilità del tutto teorica di presentare ricorsi dall’estero, dopo la esecuzione delle espulsioni, si viola la riserva di giurisdizione riconosciuta anche dalla sentenza della Corte Costituzionale n.105 del 2001, secondo la quale la misura di accompagnamento forzato in frontiera, traducendosi in una misura limitativa della libertà personale, deve essere sempre disposta o convalidata dall’autorità giudiziaria con provvedimento motivato. Si impedisce intanto già oggi, anticipando abusivamente le parti peggiori della nuova legge, che gli immigrati entrati irregolarmente nel nostro paese  possano avere interpreti indipendenti ed incontrare avvocati ed associazioni, ritardando persino l’emissione dei provvedimenti di respingimento e di trattenimento, in modo da impedire il tempestivo controllo del giudice. Spesso al posto del decreto di espulsione si ricorre alla misura del respingimento che non consente la stessa limitata possibilità di difesa dell’espulsione.

 

Nella prassi di molte Questure, gli immigrati" clandestini" vengono trattenuti nei centri di permanenza temporanea in apposite sezioni di "transito", oppure in centri provvisori come a Trapani ( una palestra), a Lampedusa, nella zona militare, o a Siracusa ( nella zona portuale), luoghi che di fatto funzionano come centri di detenzione, senza ricevere tempestivamente, e comunque nei termini di legge, i provvedimenti di espulsione e di trattenimento, totalmente privati dei diritti di difesa.

Decine di donne vittime del traffico della prostituzione rischiano di essere rimpatriate e riconsegnate dalla nostra polizia nelle mani dei loro sfruttatori. A Trapani, oltre mille firme di cittadini siciliani sono sul tavolo del Prefetto per sollecitare il loro rilascio e la concessione di un permesso di soggiorno.

 Il DDL Bossi Fin, nel sancire le pratiche abusive già in atto, strappa di fatto l'art. 13 della Costituzione che impone il controllo del giudice sulle misure di polizia limitative della libertà personale.La Corte di Cassazione con una decisione di pochi giorni fa ha intanto riaffermato il diritto degli immigrati di fare ricorso prima dell’esecuzione dell’espulsione, denunciando in modo clamoroso la arbitrarietà delle maxiretate di irregolari che nelle ultime settimane hanno accompagnato la approvazione della legge Bossi- Fini. Nei centri di detenzione abbiamo potuto verificare casi di provvedimenti di dubbia legittimità, o mai notificati, nella generale difficoltà di accesso per avvocati di fiducia ed associazioni indipendenti. In qualche caso i legali si sono dovuti rivolgere alla magistratura per potere parlare con i loro assistiti e per presentare richiesta di un permesso di soggiorno per motivi umanitari o di protezione sociale per quelle donne che vogliono liberarsi dalla schiavitù dello sfruttamento.

 

L’unico canale reale di ingresso dei richiedenti asilo e protezione umanitaria rimane ancora quello clandestino. Questo vale anche per i richiedenti asilo e protezione umanitaria.

Si verifica spesso dunque, proprio per effetto delle espulsioni e dei respingimenti indiscriminati disposti sulla base degli accordi di riammissione, la possibilità di una violazione del principio di “non refoulement” ( non respingimento) affermato dall'art.33 della Convenzione di Ginevra. La mancata garanzia  dei diritti fondamentali degli stranieri potenziali richiedenti asilo o protezione umanitaria, allontanati coattivamente dal nostro territorio, ha un solo nome, di triste memoria: deportazione. In questi giorni centinaia di Kurdi e Tamil, ma anche di Cingalesi e di Sudanesi, rischiano il rimpatrio forzato e vengono trattati come pericolosi criminali, rinchiusi in centri lager dove vengono visitati ed intimoriti dai rappresentanti ufficiali dei loro governi.

 

All'inasprimento della repressione rivolta contro gli irregolari ed i clandestini (compresi i richiedenti asilo), corrisponde una precarizzazione di tutti gli immigrati, anche di quelli i regola, da anni nel nostro paese. Con le modifiche proposte alla disciplina dei rapporti di lavoro dal DDL 795, si introduce un principio di netta differenziazione tra i lavoratori immigrati ed i lavoratori italiani, in contrasto non solo con la recente giurisprudenza della Corte di Cassazione che riafferma la parità di trattamento in caso di licenziamento, ma con l’art. 1 della Convenzione dell’OIL n. 143/75, già recepito dalla legge 943/86 e dall’art.2 della vigente legge sull’immigrazione, che vietano la discriminazione dei lavoratori stranieri  Desta preoccupazione in questo quadro la abolizione della norma che prevede lo “sponsor”, quei soggetti individuali o collettivi che dovrebbero garantire, il sostentamento dell'immigrato che giunge in Italia sempre su chiamata ma senza un contratto di lavoro. Si restringe persino la possibilità di ricongiungimento familiare e si aumenta il tempo necessario per accedere alla carta di soggiorno.

 

Il disegno di legge Bossi Fini, favorisce coloro che lucrano sul traffico di esseri umani e sul lavoro nero, lasciando all’immigrazione l’unica via della clandestinità e dello schiavismo. Condanna milioni di lavoratori alla precarietà permanente con effetti devastanti di destrutturazione del mercato del lavoro per tutti. Estende ai migranti che richiedono asilo la detenzione amministrativa.  Affida la vita dei cittadini stranieri all’arbitrio della polizia. La nuova legge sull’immigrazione attacca i diritti di libertà di tutti noi e crea le premesse per  pratiche di esclusione che avranno effetti devastanti sulla convivenza civile e sulle libertà democratiche nel nostro paese.

 

Forum sociale di Palermo – Gruppo Controllo sociale ed immigrazione