SENATO DELLA REPUBBLICA
óóóóóó XIV LEGISLATURA óóóóóó

124a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

MARTEDÌ 19 FEBBRAIO 2002

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Presidenza del presidente PERA,

indi del vice presidente FISICHELLA

e del vice presidente CALDEROLI



RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del presidente PERA

La seduta inizia alle ore 16,30.

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 13 febbraio.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,36 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Per un dibattito parlamentare sulle dichiarazioni del ministro Scajola in ordine ai fatti di Genova

MALABARBA (Misto-RC). Le dichiarazioni gravi e ambigue del Ministro dell'interno circa l'uso delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine durante il G8 di Genova richiedono un suo urgente intervento in Aula, per chiarire gli interrogativi già sollevati nella recente discussione sulla pregiudiziale volta ad impedire l'istituzione di uníapposita Commissione d'inchiesta. Il Ministro deve infatti spiegare se intendeva riferirsi a minacce terroristiche oppure al tentativo di sfondare la cosiddetta zona rossa e infine perché abbia rilasciato tale dichiarazione a distanza di sette mesi dagli eventi. (Applausi dal Gruppo Misto-RC).

PRESIDENTE. La questione posta dal senatore Malabarba è stata già esaminata in Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, che ha previsto un intervento del Ministro dell'interno presso le Commissioni congiunte affari costituzionali del Senato e della Camera.

BRUTTI Massimo (DS-U). Il Gruppo ha concordato sullíopportunità di prevedere l'intervento del Ministro dellíinterno presso le Commissioni congiunte vista la densità del calendario dell'Aula. Si riserva tuttavia di richiedere un intervento anche in Assemblea in base ai contenuti delle comunicazioni del Ministro.

BOCO (Verdi-U). Segnala di aver avanzato in Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari la richiesta di un dibattito in Aula sulle dichiarazioni del Ministro, il cui mancato accoglimento è il motivo della non approvazione del calendario da parte del suo Gruppo.

Discussione dei disegni di legge:

(55) EUFEMI ed altri. ñ Norme in difesa della cultura italiana e per la regolamentazione dellíimmigrazione

(770) CREMA. ñ Nuove norme in materia di immigrazione

(795) Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo

(797) Disciplina dellíingresso degli stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita

(963) TOGNI ed altri. ñ Norme in materia di ingressi dei lavoratori extracomunitari occupati nel settore dello spettacolo

PRESIDENTE. Invita il Presidente della 1a Commissione permanente, senatore Pastore, a riferire sui lavori della Commissione.

PASTORE (FI). La Commissione non è stata in grado di approvare un testo, nonostante l'intenso lavoro svolto, a causa dell'elevato numero di emendamenti presentati (oltre mille), dei quali ne sono stati esaminati la metà e circa 300 posti in votazione. Il disegno di legge n. 795 del Governo si caratterizza come novella legislativa da un lato alla legge cosiddetta Turco-Napolitano del 1998 in materia di immigrazione e dall'altro alla cosiddetta legge Martelli del 1990 sul diritto d'asilo, conservando pertanto i rispettivi impianti legislativi. Gli articoli esaminati dalla Commissione riguardano tra líaltro il rafforzamento della cooperazione con i Paesi di partenza dei flussi migratori e l'istituzione di un Comitato per il coordinamento e il monitoraggio dell'immigrazione. E' stato anche previsto, in coerenza con la normativa comunitaria, che il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro vengano unificati in un documento denominato contratto di soggiorno. La Commissione ha inoltre votato emendamenti che riguardano l'impiego della Marina militare, la procedura di espulsione, che deve realizzarsi prevalentemente attraverso l'accompagnamento alla frontiera e non più mediante l'intimazione, nonché sull'obbligo per il datore di lavoro di offrire garanzie in ordine all'alloggio e al rimpatrio dell'immigrato al termine del contratto, anche se su quest'ultimo punto si sono manifestate differenti posizioni. Gli articoli e gli emendamenti sui quali la Commissione ha deliberato sono stati presentati in Aula come emendamenti a firma del senatore Boscetto e del Presidente della Commissione, mentre su molti altri punti, dibattuti ma non votati, la maggioranza ha espresso identità di vedute anche se sono emerse pacate divergenze sulla normativa transitoria, pur nella comune volontà di porre fine al fenomeno delle ricorrenti sanatorie.

PRESIDENTE. Non essendosi conclusi i lavori della Commissione, líesame dei disegni di legge avrà luogo in assenza di un relatore allíAssemblea.

VILLONE (DS-U). A nome del Gruppo, pone una questione pregiudiziale con riferimento all'articolo 2 della Costituzione. Il provvedimento, infatti, presenta una tale compressione dei diritti inviolabili da vanificarne la tutela costituzionale, accanto ad una eccessiva discrezionalità della pubblica autorità in materia di ingresso, permanenza ed espulsione degli immigrati. Viene inoltre violato il principio di congruità e proporzionalità delle previsioni legislative rispetto ai fini perseguiti. Si tratta in realtà di una legge manifesto, come tale politicamente censurabile, tanto più che riguarda la tutela dei diritti fondamentali che ovviamente vanno garantiti a tutti e non soltanto ai cittadini italiani. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Misto-Com, Misto-RC e Verdi-U).

ZANCAN (Verdi-U). Si associa alle considerazioni del senatore Villone, ritenendo altresì che il testo in esame non rispetti il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. In particolare, le previsioni dellíarticolo 11 concernenti il diritto processuale violano i principi del contraddittorio e del diritto alla difesa, ma soprattutto le garanzie di un giusto processo e la stessa libertà personale stante l'obbligo di soggiorno nei centri di accoglienza, così come riconosciuto dalla Corte costituzionale in una recente sentenza. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U e Misto-Com).

Con votazione seguita dalla controprova, chiesta dalla senatrice PAGANO (DS-U), Il Senato respinge la questione pregiudiziale avanzata con diverse motivazioni dai senatori Villone e Zancan.

Calendario dei lavori dellíAssemblea.

Discussione e reiezione di proposte di modifica

PRESIDENTE. Comunica le determinazioni della Conferenza dei Capigruppo in ordine alle integrazioni al corrente programma dei lavori e al calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo dal 19 febbraio al 22 marzo. (v. Resoconto stenografico).

BRUTTI Massimo (DS-U). Il suo Gruppo non condivide il calendario dei lavori adottato a maggioranza, stante l'importanza del provvedimento sullíimmigrazione e vista la chiusura della maggioranza anche rispetto alle proposte più ragionevoli dell'opposizione, salvo poi recepirne alcune, come nel caso delle modifiche all'emendamento del Governo sul ricorso alla Marina militare per le operazioni di polizia. Nel ribadire le ragioni della contrarietà al contingentamento dei tempi per il dibattito, propone che lo stesso sia allungato di due ore per consentire allíopposizione una soddisfacente illustrazione delle proprie argomentazioni. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

MANZIONE (Mar-DL-U). Dichiara la propria contrarietà alla proposta di calendario adottata a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo in quanto il contingentamento dei tempi previsto per la discussione del disegno di legge sullíimmigrazione impedisce lo svolgersi di un serio confronto parlamentare. Considerato peraltro che l'improvvisa forzatura operata dal Governo e dalla maggioranza in Commissione non ha consentito in quella sede di portare a termine una discussione approfondita ed esaustiva nel merito del provvedimento, aderisce alla proposta di modifica del senatore Brutti. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

SCHIFANI (FI). L'esame in Commissione del disegno di legge sullíimmigrazione si è protratto per lungo tempo ed è stato corredato da numerose audizioni, ma l'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione ha impedito un confronto costruttivo. La maggioranza ha sempre manifestato la propria disponibilità consentendo anche lo slittamento di una settimana, rispetto a quanto già calendarizzato, della discussione in Aula del provvedimento. Condivide pertanto la proposta di calendario adottata a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo, che peraltro prevede il prolungamento della durata delle sedute della settimana per lasciare maggiore spazio alla discussione. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LNP).

MALABARBA (Misto-RC). Dichiara la propria contrarietà alla proposta di calendario adottata dalla Conferenza dei Capigruppo e si associa a quella del senatore Brutti. Propone inoltre che il ministro Scajola riferisca in Aula nella giornata di domani sulle gravi affermazioni da egli rese in ordine al G8 di Genova.

BOCO (Verdi-U). La legittima decisione di interrompere l'esame in sede referente del disegno di legge assunta dal Presidente della 1a Commissione trae la motivazione di fondo dai contrasti esistenti all'interno della maggioranza, che ha inteso operare una forzatura per sfuggire al confronto. I Verdi peraltro intendono rappresentare con forza nel dibattito parlamentare quella parte della società che ritiene lesivo della propria coscienza civile il modo in cui il provvedimento governativo intende intervenire in materia di immigrazione. Ribadisce la richiesta di ascoltare in Aula il ministro Scajola sulle dichiarazioni rese sui fatti di Genova. (Applausi dai Gruppi Verdi-U e DS-U).

PRESIDENTE. Valuterà l'opportunità di prolungare i tempi della discussione per consentire all'opposizione di esprimere il proprio punto di vista, a condizione che l'approvazione finale del disegno di legge avvenga nella seduta di giovedì pomeriggio.

BRUTTI Massimo (DS-U). La proposta di prolungamento della discussione da egli avanzata comporta lo slittamento della votazione finale del disegno di legge alla seduta di martedì 26.

MANZIONE (Mar-DL-U). Anch'egli si era espresso in tale direzione.

Il Senato, con votazione seguita dalla controprova chiesta dalla senatrice PAGANO (DS-U), respinge la proposta di modifica del calendario dei lavori avanzata dai senatori Brutti e Manzione. E' altresì respinta la proposta di modifica avanzata dal senatore Malabarba. Resta pertanto definitivo il calendario adottato a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo.

PETRINI (Mar-DL-U). Invita il Presidente a farsi garante dell'effettivo esercizio del diritto alla discussione in Aula dei disegni di legge presentati dai Gruppi parlamentari dell'opposizione, secondo quanto previsto dall'articolo 53, comma 3, del Regolamento. Infatti, la proposizione di questioni pregiudiziali da parte della maggioranza in tali occasioni, seppur legittima, determina una situazione di conflitto che occorre dirimere intervenendo sull'uso di tale strumento.

PRESIDENTE. Poiché esiste una giurisprudenza in proposito, si riserva di valutare la questione in vista della discussione dei disegni di legge delle opposizioni prevista per la prossima settimana.

Ripresa della discussione dei disegni di legge
nn.
55, 770, 795, 797 e 963

PRESIDENTE.

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

STIFFONI (LNP). Dichiara aperta la discussione generale. Le modifiche alla legge Turco-Napolitano sull'immigrazione, il cui fallimento è evidente, si rendono necessarie per corrispondere alla volontà della maggioranza dei cittadini, che è stata già disattesa dalla dichiarazione di inammissibilità da parte della Corte costituzionale del referendum abrogativo di quel provvedimento. La Lega ha un approccio laicamente propositivo sulla questione dell'immigrazione, alla ricerca di soluzioni che favoriscano l'inserimento degli immigrati ma, nel contempo, affidino allo Stato gli strumenti per far fronte all'immigrazione irregolare, causa principale dellíaumento della criminalità in molte zone del Paese. In tale direzione è di fondamentale importanza collegare l'ingresso e la permanenza in Italia allo svolgimento effettivo di un'attività lavorativa. Le soluzioni delineate nel testo legislativo sono in linea con quanto stabilito a livello europeo e appaiono meno restrittive di quelle previste in analoghi provvedimenti in discussione in altri Paesi, ad esempio in Gran Bretagna. L'atteggiamento dell'opposizione in questa circostanza è stato caratterizzato da posizioni confuse e contraddittorie che la confermano non all'altezza della complessità della situazione. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Pastore. Congratulazioni).

CREMA (Misto-SDI). In Italia sono circa 300.000 i lavoratori immigrati, clandestini perché privi del permesso di soggiorno anche se hanno un lavoro e una casa, la cui regolarizzazione è un'esigenza anche per il sistema produttivo. Pertanto, il disegno di legge di cui è primo firmatario e che è stato riprodotto negli emendamenti presentati al testo del Governo, prevede delle modifiche al decreto legislativo n. 286 del 1998 prendendo atto dell'impossibilità di controllare l'immigrazione clandestina ricorrendo esclusivamente alle procedure di espulsione. Propone, quindi, non una sanatoria ma una procedura individuale di regolarizzazione e la non punibilità del datore di lavoro, mentre l'attuale normativa esige líespulsione e solo in un secondo momento consente il rientro. Tale soluzione contempera le esigenze di sicurezza dei cittadini con quelle del sistema economico, mentre il testo del Governo non risolve i problemi e oltretutto prevede norme incostituzionali.

BOCO (Verdi-U). La legislazione in materia di immigrazione ha sempre tenuto ben saldo il principio della parità e della uguaglianza tra lavoratori, mentre il disegno di legge del Governo, del quale non si comprendono le motivazioni e che ha suscitato molte critiche, addirittura da parte del Pontefice, vuole sancire l'esclusione sociale degli immigrati che divengono clandestini loro malgrado a seguito degli scorretti comportamenti delle aziende. Visto che le imprese italiane necessitano di 150.000 immigrati l'anno, il disegno di legge del Governo è inadeguato rispetto alle reiterate richieste del mondo produttivo ed incapace di interpretare i cambiamenti della società italiana e la sua unica motivazione consiste nel tacitare le richieste della Lega. A suo fondamento vi sono esclusivamente dei disvalori, quali l'istituzionalizzazione dell'esclusione e l'appello alla paura dei cittadini, la cui insicurezza viene strumentalizzata per comprimere i diritti degli immigrati. Sono disvalori già presenti nella legge sull'emersione del sommerso, prevista solo per i lavoratori italiani, ma rispetto ai quali annuncia una forte opposizione in Parlamento e nella società alla luce della salvaguardia dei principi costituzionali. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U e Misto-RC).

GUBERT (UDC:CCD-CDU-DE). Il disegno di legge esprime una positiva sensibilità nei confronti dell'aspirazione dei cittadini italiani di controllare efficacemente i propri confini, (pur restando non sufficientemente riconosciute le attribuzioni delle comunità regionali e degli enti locali) senza per questo venir meno al valore universale della umana fratellanza. Infatti, i controlli poco efficaci favoriscono l'immigrazione, ma forniscono una risposta sbagliata alla esigenza di riequilibrio economico da parte dei Paesi poveri. L'immigrazione incontrollata, inoltre, modifica la composizione etnico-linguistica e religiosa delle comunità comportando disagio sociale soprattutto a danno dei ceti più deboli, nonché effetti di devianza e di criminalità da parte dei gruppi di immigrati. Auspica che il Governo, oltre a porsi il condivisibile obiettivo di controllare i flussi di ingresso, sia in grado di incidere sui processi economici che li determinano. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE e LNP e del senatore Michelini. Congratulazioni).

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

GUERZONI (DS-U). Il provvedimento in esame, che apporta modifiche inutili e dannose alla legislazione vigente, sarà comunque vanificato dalla prossima approvazione di una direttiva comunitaria sulla materia. Malgrado la Costituzione riconosca alle Regioni le competenze in materia di abitazione e di lavoro, il testo trascura gli enti locali, contiene norme vessatorie ed incostituzionali, per di più in contrasto con i trattati internazionali, e determinerà effetti opposti a quelli auspicati. Infatti, la precarizzazione e la maggiore instabilità dei lavoratori immigrati provocheranno una più stretta contiguità con le organizzazioni malavitose, mentre lo strumento del contratto di soggiorno per lavoro, che ha già dato in Italia esiti negativi, produrrà un'eccessiva rigidità contraddicendo anche le richieste delle imprese. Il Governo ha previsto l'abolizione della figura dello sponsor, che consentiva un'immigrazione regolata, senza fornire alcuna alternativa, mentre la requisizione dei contributi versati all'INPS è una vera e propria angheria, che oltretutto susciterà le critiche da parte dei Paesi di origine. Aver previsto che tutte le espulsioni vengano eseguite con procedura coatta è una norma assolutamente inutile, in quanto la normativa in vigore si è dimostrata efficace. Viene così abbandonata la strada maestra del governo dell'immigrazione regolare e necessaria, né si prevede alcunché per incentivare l'integrazione e l'accoglienza. Eí auspicabile che quantomeno vengano introdotte modifiche volte a regolarizzare tutti i lavoratori, a prescindere dal settore di impiego, a realizzare una specifica politica degli ingressi per i lavoratori impegnati nella cura delle persone al di fuori della quota annuale di ingresso e infine a introdurre norme a tutela dei minori stranieri. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

MALABARBA (Misto-RC). Oltre al disprezzo per le prerogative del Parlamento, reso evidente dall'assenza di un dibattito in Commissione e dal forte contingentamento dei tempi per quello in Assemblea, il Governo e la maggioranza mostrano di voler ignorare le posizioni espresse dai 100.000 partecipanti alla manifestazione del 19 gennaio, tenuta proprio per esprimere il dissenso sulla normativa proposta, nonché dalle organizzazioni del volontariato e religiose, che in diverse occasioni hanno sottolineato gli aspetti negativi del testo. Attraverso il provvedimento, infatti, la maggioranza vuole condurre un attacco ai diritti dei lavoratori stranieri, per poi estenderlo ai cittadini italiani, nonché trasformare quello che fu definito un incidente cinque anni fa davanti al porto di Otranto, con lo speronamento di uníimbarcazione di clandestini, nella normale pratica per regolare il flusso migratorio. (Applausi dai Gruppi Misto-RC e Misto-Com e del senatore Vitali).

VALDITARA (AN). Sebbene tra i compiti principali di uno Stato rientri quello di assicurare una vita serena ai propri cittadini, si può favorire la partecipazione di altri soggetti al processo di crescita di una nazione purché ciò avvenga nel rispetto delle regole; peraltro, dal punto di vista quantitativo líItalia non è ai primi posti per presenza di stranieri, ma lo è per la percentuale di clandestini e conseguentemente di persone dedite al crimine o di sfaccendati, come dimostrano i dati sulle presenze nelle carceri, anche minorili. Occorre non trascurare ulteriormente il disagio dei cittadini italiani, per evitare che esso si trasformi in xenofobia, garantendo le condizioni per una permanenza dignitosa degli stranieri che vogliono lavorare in Italia e quindi contrastando lo sfruttamento e la miseria, ma altresì scongiurando il rischio di privare di contenuto il concetto di cittadinanza. (Applausi dai Gruppi AN, UCD:CCD-CDU-DE e FI).

VILLONE (DS-U). Nel richiamare le considerazioni esposte a sostegno della questione pregiudiziale di costituzionalità, desidera sottolineare ancora una volta che il provvedimento proposto dalla maggioranza, oltre a non rappresentare un elemento utile per il sistema produttivo, non corrisponde al principio di efficacia, ma garantisce soltanto la diffusione di un inaccettabile messaggio simbolico. Non inducendo gli immigrati ad uscire dall'illegalità, indirettamente li si spinge ulteriormente verso la criminalità; díaltra parte, líaccertamento discrezionale delle condizioni per l'immediata espulsione con accompagnamento alle frontiere produce una riduzione del ruolo del giudice e soprattutto una compressione dei principi di uguaglianza e dei diritti inviolabili dellíuomo, che rappresentano il cardine della civiltà, nonchè della stessa sicurezza dei cittadini. (Applausi dal Gruppo DS-U).

PAGLIARULO (Misto-Com). Dal provvedimento emerge con chiarezza, anche in chiave simbolica, la distanza che separa la maggioranza dall'opposizione, pur se all'interno dello schieramento che sostiene il Governo e dello stesso mondo imprenditoriale si comincia a vedere qualche nota dissonante, ad esempio l'intervento del senatore Agnelli del 21 gennaio scorso a favore dellíaccoglienza degli stranieri. Il provvedimento è segnato da uníimpostazione demagogica e xenofoba, denuncia una visione dei diritti come subalterni alla relazione tra privati, nonché una visione della globalizzazione legata solo al traffico delle merci e all'assetto dei mercati e non anche alla mobilità degli uomini. (Applausi dal Gruppo Misto-RC. Congratulazioni).

VANZO (LNP). Dopo dieci anni di cattiva legislazione e di peggiore applicazione della stessa, il disegno di legge consentirà finalmente di regolamentare la permanenza in Italia degli extracomunitari. Non bisogna dimenticare, infatti, che accanto alle possibilità legate al legittimo desiderio di trovare lavoro, il fenomeno dell'immigrazione ha prodotto líingresso nel territorio italiano di molte persone non identificabili, attratte da uníidea di tolleranza che spesso porta a non distinguere il lecito dallíillecito; ciò ha comportato un aumento della criminalità, soprattutto per lo sfruttamento della prostituzione, e per converso del livello di insicurezza dei cittadini. Occorre porre un freno ad uníimmigrazione così incontrollata e spesso caratterizzata da condizioni di vita inumane, introducendo piuttosto ulteriori misure di sostegno alle famiglie italiane. (Applausi dai Gruppi LNP e AN).

VITALI (DS-U). Ancora non è chiaro per quale motivo e sulla base di quali riscontri negativi la maggioranza e il Governo abbiano inteso mettere mano ad una legge approvata solo tre anni fa; né questo può giustificarsi con l'intenzione di condizionare l'ingresso degli immigrati ad un regolare contratto di lavoro, secondo il desiderio manifestato dal ministro Bossi, trattandosi di una condizione già prevista per líottenimento del visto di ingresso da parte dello straniero. Viceversa, viene proposta una normativa che va nella direzione opposta alle direttive che il Consiglio dellíUnione europea si accinge a varare in materia di ricongiungimento familiare, di status di rifugiato e di lavoro; su quest'ultimo argomento, a parte le perplessità scaturenti dal contratto di soggiorno per lavoro subordinato, in particolare per quanto riguarda la sistemazione alloggiativa, la nuova normativa comporterà un aggravio di oneri burocratici ed economici a carico delle imprese, tale da pesare negativamente, secondo la stessa Confcommercio, sulle piccole e medie imprese, soprattutto turistiche, con ripercussioni sul cosiddetto lavoro nero. Per fortuna, ormai gli italiani hanno compreso il valore della risorsa rappresentato dagli immigrati e quindi non condivideranno il messaggio meramente propagandistico del Governo. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

DEL PENNINO (Misto-PRI). Dato che nel giro di poco più di un decennio il Parlamento è intervenuto tre volte per regolare il fenomeno dell'immigrazione, che peraltro riguarda tutti i Paesi industrializzati, non si può imputare ad un preteso deficit culturale di una rappresentanza politica o a pregiudizi ideologici la difficoltà di trovare una soluzione legislativa soddisfacente; può valere il generico richiamo alla cultura dell'accoglienza. Richiamate poi le ragioni che indussero i repubblicani a votare contro la conversione del decreto Martelli, neppure le correzioni apportate con la legge Turco-Napolitano sono state sufficienti a frenare una clandestinità sempre crescente o a spezzare i legami con la criminalità organizzata; il provvedimento odierno, se non altro, si propone di differenziare il permesso di soggiorno per lavoro da quello concesso per altre ragioni e rafforza il meccanismo delle espulsioni, attraverso l'accompagnamento alla frontiera. Eí auspicabile che ciò possa favorire l'emersione delle attività illecite svolte dai lavoratori extracomunitari e per tale finalità appare opportuna uníestensione della legge Tremonti anche a questa fattispecie. (Applausi del senatore Boscetto).

MONTI (LNP). Il provvedimento che il Parlamento si accinge a varare è atteso da tempo da tutti gli italiani, per stabilire regole certe in materia di immigrazione e contrastare soprattutto il fenomeno della clandestinità e della criminalità ad esso correlato, già denunciato dalla Lega Nord fin dall'inizio degli anni '90 in occasione dei successivi interventi legislativi che, in nome di una falsa solidarietà, hanno finito per favorire la grande industria per la manodopera a basso costo e lo schieramento politico di sinistra per scopi elettorali. Di fronte alla sordità dei precedenti governanti e di fronte al prezzo, anche in termini di violenza subita, che la Padania ha dovuto sostenere, si rafforza la determinazione a dare nuovo impulso produttivo ai Paesi più poveri in chiave preventiva, per consentire l'ingresso in Italia solo in presenza di un lavoro lecito. Pur nella confusione che si è delineata nello stesso Consiglio dei ministri, la Lega ha sempre ribadito l'esigenza di regole certe, confermando la contrarietà ad ipotesi di sanatorie nei confronti delle cosiddette colf e badanti. (Applausi dal Gruppo LNP).

KOFLER (Aut). La linea guida che caratterizza il provvedimento, quella cioè di collegare l'ingresso e la permanenza nel Paese allo svolgimento di un'attività lavorativa, è condivisibile ma le misure proposte nel provvedimento sono del tutto insufficienti a far fronte alla complessità del fenomeno dell'immigrazione. Questo, infatti, è un processo irreversibile che investe tutto il mondo occidentale e che impone l'adozione di un piano organico di misure dirette sia a favorire gli ingressi in risposta alla richiesta di forza lavoro, sia a migliorare l'integrazione sociale, attraverso interventi volti a favorire la conoscenza della lingua e la formazione scolastica e professionale e a garantire condizioni abitative adeguate. Nel merito del provvedimento, ritiene opportuna un'anticipazione del termine annuale per la definizione dei contingenti da ammettere nel territorio dallo Stato, così come la previsione di un trattamento preferenziale per immigrati da Paesi in procinto di entrare nell'Unione europea e concorda sull'opportunità di inasprire le misure di repressione dell'immigrazione clandestina. (Applausi dal Gruppo Aut. Congratulazioni)

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Condivide l'impianto del disegno di legge governativo, che intende modificare la legge Turco-Napolitano nelle parti che si sono chiaramente dimostrate inadeguate e insufficienti a far fronte all'aumento del flusso di ingresso e a contrastare validamente il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Nel merito, alcune questioni assumono grande rilevanza per le aspettative ad esse collegate. Per quanto riguarda innanzi tutto la regolarizzazione dei collaboratori domestici e familiari, che investe circa due terzi degli immigrati, la soluzione proposta dal Governo sembra soddisfacente mentre non c'è stato ancora un confronto positivo in ordine alla necessità di un intervento legislativo relativo ai minori che versano in situazioni di particolare disagio. Auspica pertanto che nel corso dell'esame si individuino proposte dirette a sottrarli alle organizzazioni criminali e, in uno spirito di solidarietà sociale, ad investire su di essi al fine del loro reinserimento nella società. Esprime invece una positiva valutazione sulle misure riguardanti la repressione dell'immigrazione clandestina, in risposta alla domanda di legalità proveniente dalla opinione pubblica. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e LNP).

DENTAMARO (Mar-DL-U). La legge Turco-Napolitano risulta largamente inapplicata ma il Governo preferisce accelerarne la modifica anziché procedere ad una verifica dello stato di attuazione, come richiesto nel dibattito in Commissione dai Gruppi dell'opposizione. Peraltro, si affronta il fenomeno dell'immigrazione senza un piano organico che contemperi le esigenze del sistema produttivo con un politica dell'accoglienza e dei servizi funzionale all'inserimento sociale degli stranieri, anche con interventi diretti a ridurre all'origine la spinta migratoria dai Paesi poveri. Il criterio ispiratore del disegno di legge sembra invece essere soltanto quello di contenere il fenomeno, ponendo l'accento sul presunto aumento di criminalità che ne deriva, introducendo norme repressive, incivili e inefficaci ed eliminando istituti quali il permesso di ingresso e la sponsorizzazione, che sono volti a facilitare l'incontro diretto tra domanda e offerta di lavoro. Nonostante il dissenso profondo sul merito delle disposizioni, il Gruppo della Margherita si è dichiarato disponibile al confronto, ma in Commissione non vi è stata alcuna apertura agli emendamenti proposti senza alcun intento ostruzionistico. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e Verdi-U).

MAGNALBO' (AN). Il fenomeno dell'immigrazione clandestina, che è una delle cause principali dellíaumento della criminalità nel Paese, non è stato contrastato in alcun modo dalle disposizioni della legge Turco-Napolitano, fortemente voluta dal Governo di centrosinistra. Pertanto, il provvedimento governativo offre finalmente una risposta in tale direzione, come richiesto con forza dall'opinione pubblica. Alleanza Nazionale condivide le misure adottate per far fronte alle necessità di un flusso regolare di immigrati nel Paese utile a soddisfare esigenze lavorative ma anche per colpire il fenomeno dell'immigrazione clandestina, cui è collegato il traffico di esseri umani, di armi e di droga. Occorre inoltre delineare progetti organici per assicurare, oltre al lavoro, servizi e assistenza agli immigrati, anche al fine di evitare l'aumento di diseredati e lo sfruttamento minorile. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC:CCD-CDU-DE e LNP. Congratulazioni).

Saluto alla signora Asma el Assad, moglie del Presidente della Repubblica araba di Siria Bashar el Assad

PRESIDENTE. A norme dell'Assemblea, rivolge il saluto alla signora Asma el Assad, moglie del Presidente della Repubblica araba di Siria Bashar el Assad, presente in tribuna. (Generali applausi).

Ripresa della discussione dei disegni di legge
nn.
55, 770, 795, 797 e 963

PRESIDENTE. Riprendono gli interventi in discussione generale.

VIVIANI (DS-U). Il disegno di legge proposto dal Governo considera l'immigrato un soggetto indesiderato al quale non vengono riconosciuti i diritti di cittadinanza e la dignità di persona, in quanto attraverso il contratto di soggiorno viene ridotto a puro strumento del mercato del lavoro. E' un provvedimento che altera profondamente la filosofia e i valori di riferimento della legge Turco-Napolitano, che ha consentito un efficace contrasto dell'immigrazione clandestina. Inoltre nega addirittura la regolarizzazione degli immigrati con un lavoro stabile ed esclude la sanatoria per quegli immigrati che intendono lavorare nel nostro Paese, contraddicendo in tal modo le richieste che gli imprenditori, specialmente del Nord-Est, hanno ripetutamente avanzato. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U e del senatore Amato).

BOSCETTO (FI). Il disegno di legge in esame è perfettamente coerente con il contesto normativo europeo, visto che la proposta di direttiva è ugualmente imperniata sul contratto di soggiorno sulla base di una richiesta del datore di lavoro. Il testo non stravolge il testo Turco-Napolitano, ma ne corregge i limiti riscontrati in questi anni di applicazione, visto che è aumentata l'immigrazione clandestina e anche la criminalità ad essa legata; era pertanto necessario equilibrare il contesto normativo anche per evitare l'insorgere di manifestazioni di intolleranza in un Paese aperto all'immigrazione e agli stranieri. Il provvedimento prevede l'abolizione della figura dello sponsor, che ha favorito l'ingresso in Italia di immigrati senza un lavoro predeterminato, esposti al rischio del lavoro nero e della contiguità alla criminalità organizzata e che ha costretto i precedenti Governi a varare sanatorie che hanno soltanto incrementato il numero degli iscritti al collocamento ma senza fornirgli uníaccettabile prospettiva di occupazione. Per evitare tali rischi il testo prevede un rafforzamento della procedura di espulsione, che andrà eseguita prevalentemente in modo coattivo e solo in alcuni particolari casi attraverso l'intimazione. In ciò non è riscontrabile alcuna violazione della Costituzione, anche alla luce di una consolidata giurisprudenza costituzionale che ha evidenziato la diversità della situazione giuridica dello straniero, in quanto i diritti di difesa dell'immigrato vengono tutelati. Infine, la materia del diritto d'asilo dovrà essere compiutamente esaminata in una complessiva riforma, mentre il testo in esame si limita ad evitare che tale diritto venga utilizzato per eludere le norme sull'immigrazione. (Applausi dai Gruppi FI e AN e dai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione generale. Apprezzate le circostanze, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta. quindi annunzio dell'interpellanza e delle interrogazioni pervenute alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno per le sedute del 20 febbraio.

La seduta termina alle ore 20,56.

 



RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente PERA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,30).

Si dia lettura del processo verbale.

DATO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 13 febbraio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Agnelli, Antonione, Baldini, Bobbio Norberto, Bordon, Bosi, Castagnetti, Cursi, D'Alì, Degennaro, Dell'Utri, De Martino, Frau, Ioannucci, Lauro, Mantica, Mugnai, Sanzariello, Saporito, Siliquini, Vegas e entucci.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Dini, Brignone, Forcieri, Marino, Palombo, Nieddu, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Andreotti, De Zulueta, Forlani, Martone, Pianetta e Provera, per visita in Marocco e Mauritania; Ronconi, per partecipare ad un incontro con i deputati della Commissione agricoltura del Parlamento europeo; Asciutti, Grillo, Pastore, Pontone, Zanoletti, per partecipare alla conferenza Stato-Regioni-Consiglio Generale degli italiani all'estero.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. Le comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,36).

Per un dibattito parlamentare sulle dichiarazioni del ministro Scajola in ordine ai fatti di Genova

MALABARBA (Misto-RC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, credo che le affermazioni rese dal ministro dellíinterno Scajola sugli avvenimenti relativi al vertice G8 di Genova, rilasciate appena qualche ora dopo la conclusione del peraltro mancato dibattito in Aula sulla richiesta di istituire una Commissione parlamentare díinchiesta su quei fatti, ci pongano urgentemente la questione di un intervento dello stesso Ministro al Senato, al livello in cui la questione è stata posta, cioè a livello di Aula.

Nella mia dichiarazione, contraria alla questione pregiudiziale avanzata dal senatore Malan, avevo specificamente sollevato líesigenza di fare chiarezza proprio sullíuso delle armi da fuoco da parte delle forze dellíordine e su quali fossero stati in merito gli ordini ricevuti e da chi.

La maggioranza e il relatore hanno avuto un atteggiamento - a mio avviso - non responsabile, in alcuni casi di dileggio nei confronti dellíopposizione che segnalava novità emerse dopo le conclusioni della Commissione di indagine conoscitiva il 20 settembre scorso; in particolare, dichiarazioni di funzionari che parlavano di addestramento allíuso delle armi in preparazione del G8 e del loro utilizzo premeditato.

È lo stesso Ministro ad aver sollevato la questione esplicitamente, con dichiarazioni tanto inquietanti quanto sibilline. Il Governo deve venire a dire in questíAula ciò che non ha detto dopo il vertice del G8. Stentiamo a credere, come è riportato dalla stampa, che il Ministro, nel rivendicare líutilizzo delle armi da fuoco, si riferisse solo al rischio di attentati terroristici.

Nessuno di noi ha mai contestato al Governo le misure di sicurezza adottate contro le minacce del terrorismo in occasione dello svolgimento del vertice G8. Ciò che, invece, tutto il mondo ci chiede e chiede al Governo, al G8 e alle forze dellíordine, è come mai sia stata messa in atto contro il movimento quella drammatica repressione, che ha prodotto violenze inaudite e ucciso un ragazzo di 23 anni.

Il ministro Scajola ha fatto affermazioni gravissime. Nessuna emergenza può giustificare líordine di sparare ed è evidente che se questo cíè stato non ha nulla a che vedere con le minacce di stampo terroristico che, nel caso, richiedono altri tipi di misure.

Díaltra parte, Scajola ha riferito di un eventuale possibile sfondamento della "zona rossa" e di come, quindi, líintervento con le armi da fuoco fosse in relazione a questo tipo di situazione, come anche alla successiva morte di Carlo Giuliani.

Si tratta tuttavia di due riferimenti che spingono entrambi nellíinterpretazione di un ordine di sparare contro i manifestanti. Perché poi il ministro Scajola dice queste cose solo dopo sette mesi? E quali altre disposizioni sono indicate nelle sue affermazioni? Di che cosa si parla? Disposizioni di chi? E a che proposito?

Un quotidiano ipotizza che forse le parole di Scajola anticipano risultati di operazioni investigative di cui si vedrebbero gli effetti nei prossimi giorni. Ma il Ministro dellíinterno non è uomo sprovveduto, sa che se ci sono dei fatti essi vanno dimostrati e poi commentati. Ed ora qualsiasi eventuale operazione di polizia perderebbe valore e credibilità; potrebbe persino essere letta in modo strumentale, se non si fa chiarezza delle sue parole.

Se il Ministro ha fatto uno scivolone clamoroso, lo ammetta, ma qualsiasi ragione abbia determinato le sue dichiarazioni, egli deve dire tutto quello che sa e quello che non ha detto prima, davanti a tutti i parlamentari.

Io credo che non sia sufficiente pensare ad una convocazione congiunta delle Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato, ma che sia necessaria la presenza del Ministro direttamente in Aula, ed è questa la ragione della mia richiesta. (Applausi dal Gruppo Misto-RC).

PRESIDENTE. Senatore Malabarba, le ho consentito di intervenire a lungo sulla questione poiché lei non è presente in sede di Conferenza dei Capigruppo.

La questione, infatti, è stata esaminata dalla Conferenza dei Capigruppo, la quale ha approvato a maggioranza un calendario dei lavori nel quale è prevista anche líaudizione del Ministro dellíinterno, onorevole Scajola, ancorché non nella forma che lei ha ora auspicato. Tuttavia, poiché il calendario è stato approvato a maggioranza (fra poco verrà letto in Aula), lei potrà ovviamente intervenire per chiederne una modifica nel senso che ha appena indicato.

BRUTTI Massimo (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUTTI Massimo (DS-U). Signor Presidente, svolgerò un brevissimo intervento per chiarire che nel fitto calendario dei lavori di questa settimana che riguarda líAula, sia per la Camera sia per il Senato, noi abbiamo ritenuto fosse utile affrontare tempestivamente le questioni poste dalle gravi dichiarazioni del Ministro dellíinterno in una riunione congiunta delle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato. (Brusìo in Aula).

PRESIDENTE. Colleghi, cíè troppa confusione. Vi prego di fare silenzio.

BRUTTI Massimo (DS-U). Avvertiamo infatti líesigenza che il Ministro dellíinterno sia chiamato a rispondere quanto prima delle dichiarazioni estemporanee ed informali rese su materia tanto delicata qualche giorno fa. Naturalmente, sulla base dellíandamento della riunione delle Commissioni congiunte affari costituzionali dei due rami del Parlamento, ed anche sulla base di quanto dirà il Ministro dellíinterno, ci riserviamo di assumere uníiniziativa per líAula del Senato.

BOCO (Verdi-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Senatore Boco, le do la parola, ma di fatto stiamo anticipando la discussione sul calendario dei lavori, di cui ancora non ho dato lettura.

BOCO (Verdi-U). Sarò brevissimo, signor Presidente. Dal momento che lei ha richiamato la Conferenza dei Capigruppo di oggi, vorrei lasciare a verbale di questa seduta che ho posto allíattenzione della Conferenza dei Capigruppo la richiesta di discutere in Aula delle dichiarazioni del ministro dellíinterno Scajola (si tratta di una delle ragioni che hanno portato ad adottare il calendario a maggioranza), richiesta che reitererò in sede di discussione del calendario qui in Aula.

Vorrei tuttavia che rimanesse a verbale che questa è stata una delle ragioni per cui noi non abbiamo approvato quel calendario, ribadendo la richiesta che il Ministro dellíinterno venga ascoltato qui in Aula e non in Commissione.

Discussione dei disegni di legge:

(55) EUFEMI ed altri. ñ Norme in difesa della cultura italiana e per la regolamentazione dellíimmigrazione

(770) CREMA. ñ Nuove norme in materia di immigrazione

(795) Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo

(797) Disciplina dellíingresso degli stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita

(963) TOGNI ed altri. ñ Norme in materia di ingressi dei lavoratori extracomunitari occupati nel settore dello spettacolo

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 55, 770, 795, 797 e 963.

Ha facoltà di parlare il presidente della 1a Commissione, senatore Pastore, per riferire sui lavori della Commissione.

PASTORE (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signor Sottosegretario, vorrei semplicemente riferire sullíiter in Commissione del provvedimento al nostro esame, che, come è noto, non ha trovato uno sbocco definitivo nellíapprovazione di un testo, perché, dopo svariate sedute, delle quali adesso vi darò conto, il numero degli emendamenti era tale da non consentirne la definizione prima del termine previsto per la presentazione degli emendamenti in Aula.

Il provvedimento è stato assegnato alla Commissione affari costituzionali il 14 novembre 2001 e sono state dedicate al suo esame 19 sedute, delle quali quattro antimeridiane, otto pomeridiane e sette notturne. Complessivamente, la Commissione ha dedicato allíesame del provvedimento 42 ore, delle quali 28 per il voto degli emendamenti e 10 per le audizioni da parte dellíUfficio di Presidenza di molteplici istituzioni e associazioni datoriali e di lavoratori, oltre che di emigranti e di soggetti che si occupano di problemi dellíimmigrazione. Gli emendamenti presentati in Commissione sono stati 1.035: ne sono stati esaminati 500 e votati 335.

Da questi dati sommari si è rilevato che, in base ai tempi a disposizione, non si sarebbe potuto esaurire líesame in Commissione perché i giorni rimasti erano assolutamente insufficienti.

Gli emendamenti presentati, oltre ad essere assai numerosi, hanno comportato, dato líostruzionismo dichiarato della componente dei Verdi e líapprofondito esame e il successivo ostruzionismo dilagato fra tutti i componenti dellíopposizione, un blocco dei lavori che solo il passaggio in Aula può portare al suo sbocco naturale.

Credo di dover riferire brevemente sullo stato dei lavori in merito al testo presentato dal Governo, che adotta, per quanto riguarda líimmigrazione e il diritto di asilo, il metodo della novella legislativa, intervenendo, quanto al primo argomento, sul testo unico n. 286 del 1998, la cosiddetta legge Turco-Napolitano, e per quanto riguarda il secondo, novellando il decreto-legge n. 416 del 1989, convertito nella legge n. 39 del 1990, nota come legge Martelli.

È opportuno sottolineare il metodo della novella legislativa, perché, laddove non vengano introdotte modifiche, è evidente che rimane in vigore líimpianto della normativa sullíimmigrazione, cioè il previgente sistema del riconoscimento del diritto di asilo. Viene conservato in questo modo un contenuto legislativo certamente non elaborato dal Governo di centro-destraÖ (Brusìo in Aula).

PRESIDENTE. Colleghi, cíè effettivamente troppo brusio, non si riesce a capire; ciò è anche molto scortese nei confronti del Presidente della 1a Commissione permanente. Vi prego di essere più silenziosi.

PASTORE (FI). Quali sono stati gli argomenti affrontati in sede di Commissione, sui quali sono stati presentati emendamenti ovvero oggetto di articoli approvati senza emendamenti?

Innanzitutto le disposizioni che rafforzano la cooperazione con gli Stati stranieri e la normativa che incentiva, da parte dei privati, la destinazione di quote di reddito a queste finalità. In tale materia vi è stato un intervento utile, propositivo, della Commissione bilancio che ha offerto una copertura a queste provvidenze molto più sostenuta e valida di quanto appariva nel disegno di legge.

Si prevede l'istituzione di un comitato ad hoc per il coordinamento e il monitoraggio dell'immigrazione, nonché la creazione sul territorio di uno Sportello unico per l'immigrazione che unisce in sé le funzioni ad oggi spettanti agli Uffici provinciali del lavoro e quelle di carattere amministrativo attualmente svolte da altri soggetti. Si tratta quindi di un ufficio unico diretto a semplificare il lavoro in materia di immigrazione.

Con riferimento al permesso di soggiorno - in stretta coerenza, tra l'altro, con gli indirizzi di politica comunitaria - si è trasformato in un unico contratto, detto "contratto di soggiorno per lavoro", il contratto di lavoro ed il contratto di soggiorno, in modo che vi sia una inscindibilità totale tra i due.

Su questi temi, in Commissione, si è manifestata una sostanziale identità di vedute; su alcuni punti specifici sono state effettuate riflessioni approfondite e sono stati presentati emendamenti, approvati o respinti dalla Commissione.

In particolare ha dato luogo a qualche contrasto la previsione dell'obbligo per il datore di lavoro di prestare garanzia di una sistemazione alloggiativa decorosa per il prestatore d'opera e di provvedere al rimpatrio di quest'ultimo laddove si verificassero le condizioni previste dalla legge.

È stata poi introdotta, in parte nel testo originario del Governo, in parte con emendamento approvato in Commissione - che viene riproposto - una normativa sull'uso della marina militare.

Il meccanismo relativo alle espulsioni recepisce il principio già esistente nel vecchio ordinamento: le espulsioni sono effettuate non tramite semplice avviso, quindi soltanto attraverso una intimazione cartacea che comportava il più delle volte la successiva scomparsa ed irreperibilità dell'intimato, ma attraverso il meccanismo dell'accompagnamento alla frontiera, già previsto nell'ordinamento precedente e potenziato nella riforma che si propone all'Aula. L'accompagnamento alla frontiera è diventato infatti il sistema ordinario, mentre l'intimazione è diventata un'eccezione.

Su questi punti, come ho detto, la Commissione ha avuto modo di pronunciarsi; ha approvato degli emendamenti che, riproposti all'Aula, nel fascicolo recano la firma del relatore alla Commissione, senatore Boscetto (al quale va il ringraziamento di tutti per il lavoro svolto con estrema competenza e pazienza), e la firma del sottoscritto.

Sugli altri punti la Commissione ha dibattuto, ha avuto uno scambio approfondito di idee, non ha avuto l'opportunità di approfondire il tema degli emendamenti per le ragioni che poc'anzi ho esposto, ma devo dire che nell'ambito della maggioranza vi è stata una identità di vedute su numerose parti del provvedimento.

Vi è stato qualche contrasto, che comunque, al di là delle polemiche giornalistiche, è stato pacato, sulla normativa transitoria: tuttavia tutti gli esponenti della maggioranza, e in parte anche l'opposizione, hanno condiviso la necessità di porre fine al fenomeno delle sanatorie ricorrenti, che sono lo strumento più facile per invitare allíimmigrazione clandestina, alimentando così la speranza di tanti disperati che arrivano sul nostro territorio in maniera illegale pensando che prima o poi l'Italia sanerà la loro posizione.

Non vogliamo dare questo segnale e non lo daremo mai. Vi è un intervento governativo che individua la regolarizzazione dei rapporti di lavoro esistenti in ambiti particolarmente sensibili e di assoluto rilievo sociale, da tutti condiviso. Il problema delle sanatorie, da noi sempre contestato nella trascorsa legislatura, non viene assolutamente affrontato dal disegno di legge. A mio avviso, è questo un dato condiviso da tutta la maggioranza nonché dall'opposizione. In base a tale dato credo che l'Assemblea possa avviarsi serenamente ad approvare il provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto riferito dal Presidente della 1a Commissione permanente, senatore Pastore, ricordo che un disegno di legge inserito nel calendario dei lavori díAssemblea può essere trattato in tale sede, anche se non si è concluso líesame in Commissione, per essere discusso nel testo del proponente senza relazione, neppure orale, ai sensi dellíarticolo 44, comma 3, del Regolamento.

In conformità a quanto avvenuto in analoghe circostanze, non esiste, nel caso in questione, un relatore allíAssemblea, tale non potendosi considerare il relatore alla 1a Commissione permanente. Questíultima, infatti, non avendo concluso i propri lavori, non ha conferito specifico mandato di fiducia.

Pertanto, in Aula non avranno luogo né la replica del relatore al termine della discussione generale, né líespressione del parere da parte del relatore su emendamenti e ordini del giorno.

VILLONE (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VILLONE (DS-U). Signor Presidente, a nome del mio Gruppo, intendo sollevare una questione pregiudiziale, volta ad affermare l'incostituzionalità del testo in discussione; incostituzionalità che riteniamo riferibile al mancato rispetto, da parte del testo legislativo, dei diritti fondamentali facenti capo all'ampia formulazione dell'articolo 2 della Costituzione.

La formula secondo cui "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" è pacificamente ritenuta da riferire non soltanto ai cittadini; l'articolo 2 fa riferimento altresì ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale ed anche tale formulazione non è riferibile ai soli cittadini.

Senza addentrarci nella discussione dottrinaria se il catalogo dei diritti fondamentali sia aperto o chiuso, come usano discutere i costituzionalisti, riteniamo che la normativa in esame si collochi pienamente nell'ambito indicato e da ciò seguono alcuni princìpi: la compressione dei diritti non può essere tale da vanificare la tutela costituzionale; i limiti previsti devono essere rispettosi di un criterio rigoroso, essere cioè strettamente indispensabili e proporzionati rispetto al fine della norma; l'ambito di discrezionalità delle autorità pubbliche deve essere sempre definito e delimitato precisamente; più in generale, la razionalità della norma, anche nel senso della congruità rispetto al fine, deve essere oggetto di una rigorosa e penetrante verifica.

Questi princìpi certamente non sono osservati dal provvedimento che oggi ci accingiamo a discutere, né con riferimento al suo impianto generale né alle sue norme specifiche. Al contrario, esso esprime chiaramente líintento di una generale compressione del diritti fondamentali, riconoscendo spazi troppo ampi e indeterminati di discrezionalità da parte delle autorità pubbliche per líingresso nel nostro Paese, per la permanenza e per líespulsione.

Riteniamo che tale disciplina non trovi giustificazione - nemmeno rispetto al fine che essa si pone - nelle norme specifiche che tendono ad inasprire e a comprimere maggiormente i diritti degli extracomunitari. Penso alla norma sullíesecuzione dellíespulsione che aumenta da 30 a 60 giorni il termine massimo per il trattenimento nei centri di permanenza temporanea che, per líesperienza che abbiamo, non fornisce serie indicazioni per il raggiungimento dellíobiettivo prefissato. Infatti, non è certo il nuovo termine di 60 giorni che - ripeto - sulla base dellíesperienza, consentirà il riconoscimento del clandestino.

Lo stesso può dirsi per quelle norme che intervengono sulla soglia per la tutela giurisdizionale; una riduzione grave e molto significativa di un diritto che è sicuramente tra i più importanti della prospettiva oggi in discussione. Eí chiaro che, nellíattuazione dei diritti costituzionali, vi possono essere anche discipline differenziate, ma non certo quando tale attuazione arrivi alla vanificazione del diritto.

Nellíinsieme, signor Presidente, riteniamo che questa sia una "legge manifesto"; ed una "legge manifesto" è sempre politicamente censurabile, ma quando si tratta di diritti fondamentali è anche costituzionalmente censurabile. Riteniamo inoltre il provvedimento pericoloso per i diritti umani, e ciò sia con riferimento al testo originario che agli emendamenti presentati dallo stesso Esecutivo.

Ho ricevuto - come credo anche i colleghi - una lettera da parte dellíAlto Commissariato ONU per i rifugiati nella quale si esprimeva la più viva preoccupazione per líuso delle navi militari come momento di pericolo per i diritti umani dei rifugiati; una norma, quindi, che oltre a far sorgere gravissime perplessità per quanto riguarda la tutela e la responsabilità degli stessi nostri militari impegnati, è ritenuta censurabile in una sede certamente non sospetta.

Riteniamo, dunque, che vi sia ampio fondamento per la questione pregiudiziale di costituzionalità avanzata, sia con riferimento alla legge nel suo complesso che, in particolare, a quelle norme che limitano e comprimono diritti concernenti la fase di ingresso dellíimmigrato nel nostro Paese, quella dellíespulsione e quella della relativa tutela giurisdizionale. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Verdi-U, Misto-Com e Misto-RC).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola a non più di un rappresentante per Gruppo parlamentare, per non più di dieci minuti, ai sensi dellíarticolo 93, comma 4, del nostro Regolamento, chiedo se altri intendono proporre ulteriori questioni pregiudiziali.

ZANCAN (Verdi-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZANCAN (Verdi-U). Signor Presidente, avrei voluto soltanto associarmi alla questione pregiudiziale avanzata dal senatore Villone, ma è così manifesta líincostituzionalità del provvedimento che vi è veramente da scegliere, purtroppo non fior da fiore, ma violazione da violazione, e credo, dunque, di dover presentare, associandomi a quella testé avanzata, uníautonoma questione pregiudiziale di costituzionalità.

Il senatore Villone lo ha fatto soprattutto con riferimento allíarticolo 2 della Costituzione, mentre io mi riferisco in particolare allíarticolo 3, che sancisce il principio díuguaglianza. Infatti ciò che questo provvedimento ha dimenticato nella sua interezza e in singole parti è il principio secondo il quale la legge è uguale per qualsiasi persona umana, sia essa cittadino o straniero, che si trovi nel territorio del nostro Stato.

Intendo riferirmi in particolare alla legge processuale. Pertanto, esistono all'interno di questa legge delle violazioni così macroscopiche al principio di eguaglianza che io mi permetto di segnalarle per via esemplificativa (poiché vi è una questione di costituzionalità devo anche menzionarle specificamente, altrimenti la questione stessa non avrebbe il doveroso richiamo al testo proposto), indicandole nei seguenti termini.

In primo luogo, all'articolo 11 si propone che possa avvenire l'espulsione di un cittadino straniero sottoposto a processo. Si prevede che l'unica eccezione al provvedimento di espulsione, previsto all'articolo 11 alinea 3, sia rappresentata da inderogabili esigenze processuali valutate in relazione allíaccertamento delle responsabilità di persone concorrenti nei reati o imputate in procedimenti per reati connessi, e allíinteresse della persona offesa.

Esiste un fondamentale principio, quello che la persona può e deve difendersi nel processo. Allora, questa espulsione, che si può esercitare indipendentemente dalla volontà della persona espulsa, che ha certamente diritto al contraddittorio, al confronto, a produzioni testimoniali, alla difesa orale ed alla presenza in dibattimento, viola in modo clamoroso il principio di eguaglianza, contraddice quel giusto processo che noi giustamente abbiamo introdotto per i cittadini dello Stato italiano; contraddice in modo palese l'articolo 111 della Costituzione e diventa quindi violazione dell'articolo 3, perché la persona espulsa certamente non può essere sottoposta ad interrogatorio, non può essere confrontata, non può ottenere la convocazione e líinterrogatorio di persone a sua difesa, non può indicare delle prove - rispetto al testimoniare - tramite il proprio difensore.

In secondo luogo, si estende la possibilità di soggiorno detentivo - non so come chiamarlo altrimenti - presso i centri temporanei di permanenza (articolo 11, alinea 4). Siamo anche qui in presenza di un provvedimento certamente limitativo della libertà, come tra l'altro è stato evidenziato da una sentenza specifica della Corte costituzionale.

Tutto questo può essere ottenuto attraverso un provvedimento del questore che non è certamente quell'atto motivato dell'autorità giudiziaria previsto dall'articolo 13, secondo comma, della Costituzione. Vi è dunque una palese violazione del principio di eguaglianza e di una norma costituzionale, perché si può agire, nei confronti del cittadino straniero, in modo diverso rispetto al cittadino del nostro Stato.

Infine (ma - ripeto - sono esempi non esaustivi), l'articolo 11, alinea 3-ter, prevede - in questo caso la svista del legislatore è veramente macroscopica - la possibilità dell'espulsione dopo che sia stata revocata o dichiarata estinta per qualsiasi ragione la misura della custodia cautelare in carcere applicata nei confronti dello straniero.

Signori senatori, questo sta a significare che lo straniero (cito, per esempio, il clamoroso caso, avvenuto non in Italia ma negli Stati Uniti, di un cittadino egiziano che ha trascorso ingiustamente cinque mesi in carcere), detenuto per esempio per errore di persona e scarcerato per insussistenza di indizi (quindi con formula sin da subito amplissimamente liberatoria; per cui sin da subito riconosciuto innocente), può essere espulso dal nostro Stato. È chiaramente un provvedimento che si lega ad una sanzione e a un pregiudizio del processo, quindi si ha un pregiudizio in assenza di elementi processuali che giustifichino lo stesso.

Ho concluso il mio intervento su questa questione pregiudiziale, che affido non di meno allíintelligenza e alla sensibilità di questíAula, dicendo che sarebbe gravissimo, anzi, si butterebbe nella polvere tutto ciò che è stato fatto dal nostro Parlamento per ottenere un giusto processo, se questo giusto processo lo volessimo per noi e non invece per gli stranieri che mettono piede nel nostro Stato. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U, Misto-Com e Mar-DL-U).

PRESIDENTE. Nessun altro intende intervenire? Vi sono altre questioni pregiudiziali o sospensive ai sensi dellíarticolo 93 del Regolamento?

Poiché non ne vengono avanzate, passiamo alla votazione della questione pregiudiziale.

BOCO (Verdi-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Mi ha chiesto di parlare in ritardo, la prego, senatore Boco, molto in ritardo. Per due volte ho chiesto se erano esaurite le richieste.

Metto ai voti la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dai senatori Villone e Zancan.

Non è approvata.

PAGANO (DS-U). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

(Segue la controprova).( Proteste della senatrice Pagano).

Senatrice Pagano, per cortesia, abbiamo un efficiente Ufficio di Presidenza.

Non è approvata.

BRUTTI Massimo (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUTTI Massimo (DS-U). Signor Presidente, mi permetta, ai sensi dellíarticolo 93 del Regolamento, di chiedere la sospensione del dibattito per due settimane ed il rinvio del provvedimento in Commissione perché essa possa concluderne líesame.

PRESIDENTE. Forse questíoggi voi non prestate molta attenzione. Ho chiesto più di una volta se erano esaurite le richieste di questioni pregiudiziali e sospensive ai sensi dellíarticolo 93 del Regolamento. Non è stata avanzata alcuna richiesta e quindi ritengo esaurite tutte quelle proponibili ai sensi dello stesso articolo 93.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, che si è riunita questa mattina, ha approvato a maggioranza alcune modifiche al calendario dei lavori per la settimana in corso e il calendario per le prossime settimane. (Brusìo in Aula. La senatrice Dentamaro e il senatore Azzollini conversano). Siete interessati? Anche la senatrice Dentamaro e il senatore Azzollini?

Per quanto riguarda la settimana corrente, è stato modificato líorario di chiusura delle sedute e ripartito nuovamente fra i Gruppi il tempo di esame del provvedimento sullíimmigrazione.

Nel corso della settimana sarà anche sottoposto allíAssemblea, non appena definito dalla Giunta delle elezioni, il parere relativo alla costituzione in giudizio del Senato davanti alla Corte costituzionale su un conflitto di attribuzioni. Líesame delle ulteriori questioni definite dalla Giunta sarà posto in calendario per la settimana prossima. (Commenti del senatore Passigli). Per cortesia, non mi interrompa, senatore Passigli, poi avrà tutte le informazioni, che peraltro sono già pubblicate e stampate.

I Capigruppo hanno poi unanimemente convenuto sul fatto che il Ministro dellíinterno riferisca nel primo pomeriggio di giovedì prossimo in Senato, davanti alle Commissioni riunite affari costituzionali dei due rami del Parlamento, sullíuso delle armi da fuoco in occasione del Vertice G8 di Genova.

Per quanto riguarda le settimane successive, oltre allíesame dei decreti-legge in scadenza e degli argomenti indicati dalle opposizioni, saranno trattati, nellíordine indicato nel calendario contenuto nei Resoconti della seduta odierna, i disegni di legge che prevedono líistituzione di una Commissione díinchiesta sul caso Telekom-Serbia, la riforma dellíorganizzazione del Governo, il riordino della dirigenza statale e la legge di semplificazione 2001.

I Capigruppo hanno poi confermato la sospensione dei lavori dellíAssemblea per la settimana dal 5 allí8 marzo. Le Commissioni, in relazione allíurgenza degli argomenti al loro esame potranno, se necessario, convocarsi in quella settimana.

Programma dei lavori dell'Assemblea, integrazioni

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi questa mattina con la presenza dei Vice presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo ha adottato - ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento - le seguenti integrazioni al programma dei lavori del Senato per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2002:

ñ Disegno di legge n. 535- Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'affare Telekom-Serbia (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge n. 236 - Esercizio del diritto di voto degli elettori infermi

ñ Disegno di legge n. 193 - Norme in materia di cooperative, consorzi di garanzia mutualistica e società di mutua garanzia

ñ Disegno di legge n. 905 - Delega per la riforma dell'organizzazione del Governo e della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché di enti pubblici (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge n.1052 - Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge n.776 - Legge di semplificazione 2001

ñ Documenti XXII nn.7 e 8 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle responsabilità relative alla tragedia di San Gregorio Magno

Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e reiezione di proposte di modifica

PRESIDENTE. Nel corso della stessa riunione, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha altresì adottato - ai sensi del successivo articolo 55 del Regolamento - il seguente calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo dal 19 febbraio al 22 marzo 2002:

Martedì

19

febbraio

pom.

h. 16,30-21

 

ñ Disegno di legge. n. 795 - Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo

ñ Disegno di legge. n. 1000-B - Decreto-legge n. 450, proroga di termini per sfratti e assicurazioni trasporto aereo (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (scade il 27 febbraio 2002)

ñ Disegno di legge. n. 1001-B - Decreto-legge n. 451, proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (scade il 27 febbraio 2002)

Mercoledì

20

"

ant.

h. 9,30-13,30

"

"

"

pom.

h. 16,30-21

Giovedì

21

"

ant.

h. 9,30-13,30

"

"

"

pom.

h. 16,30-22

 

Venerdì

22

febbraio

ant.

h. 9,30

Interpellanze ed interrogazioni

         

Eventuale seguito degli argomenti non conclusi nella precedente settimana

ñ Disegno di legge. n. 535 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'affare Telekom-Serbia (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge. n. 1064 - Decreto-legge n. 4, recante misure per il settore zootecnico, la pesca e l'agricoltura (Presentato al Senato - scade il 29 marzo 2002)

ñ Disegno di legge. n. 1115 - Decreto-legge n. 3, sul potenziamento degli uffici diplomatici e consolari in Argentina (Approvato dalla Camera dei deputati - scade il 17 marzo 2002)

Argomenti indicati dalle opposizioni:

ñ Disegno di legge. n. 236 - Esercizio del diritto di voto degli elettori infermi (Voto finale con la presenza del numero legale)

ñ Disegno di legge. n. 193 - Norme in materia di cooperative, consorzi di garanzia mutualistica e società di mutua garanzia

Esame di documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari

Martedì

26

febbraio

pom.

h. 16,30-20

Mercoledì

27

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

Giovedì

28

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

 

Gli emendamenti ai disegni di legge in calendario dovranno essere presentati entro le ore 19 di giovedì 21 febbraio.

Da martedì 5 a venerdì 8 marzo i lavori dell'Assemblea saranno sospesi. Le Commissioni, in relazione all'urgenza degli argomenti al loro esame, potranno, se necessario, convocarsi.

Martedì

12

marzo

pom.

h. 16,30-20

ñ Disegno di legge. n. 1125 - Decreto-legge n. 7, recante misure per la sicurezza del sistema elettrico nazionale (Presentato al Senato - scade il 10 aprile 2002)

ñ Disegno di legge. n. 905 - Delega per la riforma dell'organizzazione del Governo e della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché di enti pubblici (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge. n.1052 - Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge. n.776 - Legge di semplificazione 2001

Mercoledì

13

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

Giovedì

14

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

 

Venerdì

15

marzo

ant.

h. 9,30

Interpellanze ed interrogazioni

 

Gli emendamenti ai provvedimenti in calendario dovranno essere presentati entro le ore 19 di mercoledì 6 marzo.

Martedì

19

marzo

pom.

h. 16,30-20

 

Eventuale seguito degli argomenti non conclusi nella precedente settimana:

ñ Disegno di legge. n. 905 - Delega per la riforma dell'organizzazione del Governo e della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché di enti pubblici (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge. n. 1052 - Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato (Approvato dalla Camera dei deputati)

ñ Disegno di legge. n.776 - Legge di semplificazione 2001

Documenti XXII, nn.7 e 8 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle responsabilità relative alla tragedia di San Gregorio Magno

Ratifiche di accordi internazionali

Mercoledì

20

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

Giovedì

21

"

ant.

h. 9,30-13

"

"

"

pom.

h. 16,30-20

         

 

Venerdì

22

marzo

ant.

h. 9,30

Interpellanze ed interrogazioni

 

Gli emendamenti ai Documenti XXII nn. 7 e 8, nonché ai disegni di legge di ratifica di accordi internazionali dovranno essere presentati entro le ore 19 di giovedì 14 marzo.

 

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 795,

recante modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo

(Totale 15 h.)

Governo

1 h.

Votazioni

2 h.

AN

1 h

27'

UDC:CCD-CDU-DE

1 h

10'

DS-U

1 h

52'

FI

2 h

09'

LNP

59'

Mar-DL-U

1 h

25'

Misto

1 h

05'

Aut.

51'

Verdi-U

51'

Dissenzienti

10'

 

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 535,

recante istituzione di una Commissione d'inchiesta Telekom-Serbia

(Totale 7 h)

Relatore

45'

Governo

45'

Votazioni

30'

AN

35'

UDC:CCD-CDU-DE

28'

DS-U

46'

FI

50'

LNP

22'

Mar-DL-U

35'

Misto

27'

Aut

21'

Verdi-U

21'

Dissenzienti

10'

 

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 905,

recante delega per la riforma dell'organizzazione del Governo

(Totale 7 h)

Relatore

45'

Governo

45'

Votazioni

30'

AN

35'

UDC:CCD-CDU-DE

28'

DS-U

46'

FI

50'

LNP

22'

Mar-DL-U

35'

Misto

27'

Aut.

21'

Verdi-U

21'

Dissenzienti

10'

 

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1052,

recante riordino della dirigenza statale

(Totale 7 h)

Relatore

45'

Governo

45'

Votazioni

30'

AN

35'

UDC:CCD-CDU-DE

28'

DS-U

46'

FI

50'

LNP

22'

Mar-DL-U

35'

Misto

27'

Aut.

21'

Verdi-U

21'

Dissenzienti

10'

 

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 776,

recante Legge di semplificazione 2001

(Totale 10 h)

Relatore

45'

Governo

45'

Votazioni

1 h

AN

54'

UDC:CCD-CDU-DE

43'

DS-U

1 h

10'

FI

1 h

20'

LNP

35'

Mar-DL-U

53'

Misto

41'

Aut.

31'

Verdi-U

31'

Dissenzienti

10'

BRUTTI Massimo (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUTTI Massimo (DS-U). Signor Presidente, non abbiamo condiviso in sede di Conferenza dei Capigruppo e non condividiamo in sede assembleare la proposta di calendario dei lavori in discussione. Rispetto ad un disegno di legge così delicato e complesso, che riguarda una materia rilevante come quella delle regole che presiedono all'immigrazione nel nostro Paese, un disegno di legge che consideriamo sbagliato, ingiusto nei suoi aspetti fondamentali, l'opposizione si può proporre nel dibattito parlamentare due distinti obiettivi, di cui abbiamo parlato in sede di Conferenza dei Capigruppo.

Il primo obiettivo è di ottenere che alcune delle sue proposte (quelle che l'opposizione considera più ragionevoli, più sensate) siano prese in considerazione ed eventualmente accolte dal Governo e dalla maggioranza. Il secondo obiettivo è quello di spiegare in modo ampio, disteso, motivando le proprie valutazioni al Parlamento e al Paese, all'opinione pubblica le ragioni per le quali ritiene sbagliata, ingiusta e, quindi, da respingere la proposta di legge del Governo almeno nei suoi aspetti fondamentali.

Ebbene, per quanto riguarda il primo obiettivo, sulla base dell'esperienza dei lavori della Commissione affari costituzionali, possiamo dire che da parte della maggioranza e del Governo vi è una totale chiusura rispetto alle argomentazioni ragionevoli da noi proposte. Siamo arrivati al limite - che credo sia difficile da raggiungere - per cui una nostra proposta di riconsiderazione, di rilettura di una norma sbagliata e contraddittoria come quella relativa all'uso delle navi della Marina militare nell'azione di contrasto contro i clandestini è stata respinta con atteggiamento di sufficienza sia dal rappresentante del Governo, sia dal relatore, sia dal Presidente della Commissione. Dopodiché abbiamo visto che alla chetichella il Governo ha modificato l'emendamento, tenendo conto della evidente irragionevolezza ed assurdità della formulazione inizialmente proposta e che, devo dire a suo onore, il sottosegretario Mantovano non si è sentito di difendere neanche in Commissione.

Ebbene, noi constatiamo questa chiusura della maggioranza mentre vorremmo che vi fosse spazio per poter spiegare al Paese, allíopinione pubblica, nel Parlamento, le nostre ragioni e perché noi riteniamo di essere nel giusto di fronte alla chiusura e al rifiuto del dialogo da parte della maggioranza e del Governo. Ci troviamo, però, di fronte ad una rigida ripartizione dei tempi disponibili per discutere, per intervenire in Aula e per esprimere i nostri giudizi.

Questo contingentamento dei tempi non lo condividiamo. Abbiamo chiesto in Conferenza dei Capigruppo che vi fosse in questa occasione, come la settimana scorsa nella discussione sul disegno di legge relativo al CSM, un atteggiamento di saggezza da parte della Presidenza ed una rinuncia a contingentare i tempi. Evidentemente, un atteggiamento del genere avrebbe trovato risposta dallíopposizione, perché avrebbe dimostrato, da parte della Presidenza e della maggioranza, una disponibilità.

Mi rendo conto delle ragioni per le quali il Presidente non ha potuto e non ha voluto far cadere il contingentamento e, quindi, accetto il dato del contingentamento così come il Presidente lo ha motivato e sostenuto nella Conferenza dei Capigruppo, anche se la soluzione migliore - a mio avviso - consisterebbe nel farlo cadere del tutto.

Tuttavia avanzo, a questo riguardo, una proposta che si contrappone a quella giunta in Aula dopo essere stata definita dalla maggioranza nella Conferenza dei Capigruppo: chiedo che nel dibattito vengano concesse due ore in più, in modo da consentire la manifestazione piena del nostro pensiero e delle nostre ragioni.

Mi si dice, o meglio la maggioranza dice, che bisogna chiudere la discussione del disegno di legge entro giovedì sera. Io rispondo: perché mai? Che differenza cíè se si salta il fine settimana e si conclude la discussione con il voto su questo disegno di legge allíinizio della settimana prossima?

Non si tratta di una legge di scarso rilievo ma di un provvedimento assai rilevante sul quale esiste non solo una discussione, ma una battaglia politica in atto nel Paese.

Noi chiediamo che si dia la possibilità allíopposizione di motivare la propria battaglia politica qui, in questíAula, e nel Paese; di spiegare ai cittadini italiani perché siamo contro la proposta di legge Bossi-Fini; perché vogliamo respingerla; perché riteniamo sia ingiusta per i diritti umani, per gli stranieri extracomunitari e per la stessa sicurezza dei cittadini italiani. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

MANZIONE (Mar-DL-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANZIONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, in questa sede non possiamo che ribadire quanto già rappresentato, a lei e agli altri colleghi dei Gruppi di maggioranza e opposizione, in Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

È evidente (e gliene do atto, signor Presidente), che prima di arrivare a discutere in Aula il provvedimento che ci appassiona di più, quello cioè relativo alla modifica della normativa in materia di immigrazione ed asilo, vi è stato un lavoro preparatorio. Le ho già dato atto di recente che, in effetti, in sede di programmazione del calendario dei lavori Ö (Brusìo in Aula).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Continuo ad invitarvi, a pregarvi insistentemente di essere meno rumorosi.

MANZIONE (Mar-DL-U). Come dicevo, tra la fine del mese di gennaio e líinizio del mese di febbraio cercammo, in qualche modo, di ragionare sui tempi per far coincidere esigenze che sembravano contrapposte: da una parte, quelle della maggioranza di portare a conclusione líesame del provvedimento cosiddetto Fini-Bossi, che cercava di prospettare una nuova regolamentazione per questi due importantissimi istituti; dallíaltra, líesigenza, che già in quella sede líopposizione rappresentava con forza, di poter svolgere un dibattito approfondito in Commissione.

Per la verità, al di là di qualche sfumatura, ci fu, sia da parte della Presidenza, sia da parte di alcuni colleghi Capigruppo della maggioranza, una disponibilità a modulare i tempi previsti per la discussione in Assemblea per riuscire in qualche modo a ragionare nel merito in Commissione. Però, Presidente, lei sa benissimo che questo sforzo, che è stato fatto allíepoca, non è riuscito in alcun modo a comporre la vertenza, se è vero, come è vero, che arriviamo in Aula senza un relatore che abbia avuto líincarico formale di riferire allíAssemblea. Questo perché allíimprovviso cíè stata una forzatura, che noi dal nostro punto di vista legittimamente attribuiamo esclusivamente al Governo ed alla maggioranza, in merito ad una serie di emendamenti che non ci sentivamo e non ci sentiamo di poter avallare.

Questo è il dato formale esteriore, rispetto al quale le richieste che le abbiamo in qualche modo rappresentato in sede di Conferenza dei Capigruppo erano consequenziali. Da una parte, chiedevamo di verificare la possibilità di evitare il contingentamento, che in qualche modo svilisce il confronto parlamentare. Questo è ancora più grave, Presidente, perché quel confronto parlamentare aspro, ma obbligato, non cíè stato in Commissione per le cose che ho detto prima. Dallíaltra parte, auspicavamo un percorso che non fosse relegato nei tempi che in qualche modo avevamo prefissato, nella speranza che però si verificasse il confronto in Commissione. Tantíè vero che io stesso le chiedevo la possibilità di immaginare un percorso che prevedesse la conclusione dei lavori sul provvedimento in esame non per la fine di questa settimana, ma nella prossima settimana. Anche perché, Presidente, nella settimana di lavori parlamentari prevista per i giorni 26, 27 e 28 febbraio non vi erano in calendario provvedimenti così importanti che in qualche modo richiedessero un calendario troppo rigido.

E allora, signor Presidente, noi le chiedevamo in buona sostanza soltanto la possibilità di verificare in questíAula un terreno di confronto che servisse in qualche modo ad arricchire delle diverse prospettazioni un provvedimento che è fondamentale per il Paese, non soltanto per noi.

Tutto questo, Presidente, non è stato recepito, così come, senza modificare la proposta avanzata dal collega Brutti (quella su cui andremo a votare, alternativa a quella che lei invece ci ha formalizzato), in rapporto alla prossima settimana, io le avevo avanzato la richiesta di anticipare i provvedimenti in quota opposizione. Infatti, se è vero che líarticolo 53, comma 3, del Regolamento prevede espressamente che parte dei provvedimenti calendarizzati in Aula debbano essere quelli che líopposizione ha indicato o fatto propri, è pur vero che per non vanificare questo diritto sarebbe opportuno che i provvedimenti stessi venissero messi in testa nella programmazione dei lavori dellíAula, e non in coda, come lei ha già fatto.

E allora, Presidente, queste sono soltanto alcune delle motivazioni che ci hanno indotti a non poter condividere il calendario che lei ci ha sottoposto. Ritengo però che la proposta avanzata dal collega Brutti sia tutto sommato accettabile; cioè, immaginare, senza venir meno a quellíipotesi di contingentamento che lei ha fatto, un prolungamento di ulteriori due ore per darci líopportunità di un confronto serrato e aspro, ma concreto, su un provvedimento fondamentale, mi sembra accettabile.

Concludendo, non posso che rinnovare la contrarietà alla proposta di calendario da lei avanzata, dichiarando invece la disponibilità a votare la proposta alternativa, che in maniera formale e corretta è stata testè avanzata in questíAula dal collega Brutti. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, riteniamo di condividere, così come abbiamo fatto oggi in sede di Conferenza dei Capigruppo, la proposta di calendario sottopostaci dalla Presidenza.

Potrei fermarmi qui ma, dopo aver ascoltato gli interventi dei colleghi, mi sembra doveroso chiarire, affinché rimanga agli atti del Senato, qual è stata la storia di questo provvedimento, perché esso arriva allíesame dellíAula senza relatore e perché vi è líesigenza, ormai consolidata, di giungere alla definitiva approvazione di un testo che disciplina un argomento ritenuto di primario interesse da parte della maggioranza e del Governo.

Noi stiamo affrontando la materia dellíimmigrazione e dellíasilo in un Paese dove la presenza degli immigrati nellíultimo decennio è raddoppiata; la percentuale degli immigrati inseriti nel tessuto attivo del Paese è pari a circa il 5 per cento, contro percentuali ben più alte di altre Nazioni.

Abbiamo líesigenza di mettere ordine in questa materia, signor Presidente; ci abbiamo provato con una proposta che ha visto impegnata la Commissione affari costituzionali per ben quarantadue ore di attività. Questo è giusto dirlo, affinché rimanga agli atti della nostra storia parlamentare. Non vi è stata nessuna strozzatura del dibattito, né alcun impedimento da parte della maggioranza o del Governo per evitare uníampia e proficua discussione in Commissione.

Sono state impiegate dieci ore per le audizioni e ventiquattro ore per la votazioni di 1.035 emendamenti ostruzionistici, con dichiarazioni di voto degli esponenti dellíopposizione seguite da votazioni in dissenso di altri colleghi della stessa opposizione, al fine di impegnare inutilmente la Commissione in lavori anche notturni. Nella sede deputata alla formazione della legge non si è quindi potuto realizzare quel confronto che la maggioranza auspicava, per mancanza di volontà dell'opposizione a svolgere un dibattito costruttivo.

Dinanzi allíimpossibilità di portare avanti proficuamente un lavoro utile da parte della Commissione, già da tempo si è proposto in sede di Conferenza dei Capigruppo di mettere in calendario la discussione di tale argomento per la settimana precedente allíattuale. Ricordo come in quell'occasione la maggioranza si è dichiarata disponibile allo slittamento di uníulteriore settimana - cioè fino a quella corrente - dell'esame del provvedimento, per consentire alla Commissione di terminare i propri lavori.

Tutto ciò non è stato possibile perché líatteggiamento ostruzionistico dellíopposizione non è cambiato; ci troviamo quindi ad approvare un calendario dei lavori che conferma la volontà della maggioranza, la quale ha fatto di tutto perché arrivasse allíesame dellíAula un testo completo.

Oggi abbiamo anche discusso in sede di Conferenza dei Capigruppo la richiesta dellíopposizione di un allungamento dei tempi della discussione. La nostra controposta è stata quella di fissare, ora per allora, un termine finale di votazione per fare in modo che queste giornate che il Senato dovrà impiegare per esaminare il provvedimento vengano effettivamente utilizzate per lo svolgimento di un vero dibattito e non per porre infinite richieste di numero legale e di votazioni a scrutinio simultaneo, che si preannunziano dietro líangolo da parte dellíopposizione.

Mentre, da una parte, si insisteva per líaumento delle ore da dedicare al dibattito, dallíaltra, non si intendeva rinunziare allíatteggiamento ostruzionistico, ritirando gli oltre duemila emendamenti che giacciono in questíAula e che ci accingiamo a votare. E' giusto che il Parlamento e il Paese lo sappiano.

Dinanzi a una richiesta del collega Brutti di pervenire ad un prolungamento di due ore del dibattito e in assenza di una disponibilità ad assumere impegni in merito alla votazione finale, non possiamo che trincerarci su un diniego, come abbiamo fatto questa mattina. Siamo pronti ad un accordo corretto ed elegante, da galantuomini, circa il termine dei nostri lavori, ma ci troviamo dinanzi ad un'opposizione che chiede e non intende dare.

Su questa base, non possiamo purtroppo accettare la richiesta che è stata avanzata e quindi siamo costretti ad insistere sulla proposta di calendario comunicata all'Aula dal Presidente. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LNP).

MALABARBA (Misto-RC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, desidero esprimere la mia contrarietà al calendario dei lavori che è stato deliberato a maggioranza in Conferenza dei Capigruppo ed associarmi alla proposta che è stata avanzata dal senatore Brutti.

Desidero altresì avanzare la richiesta che, compatibilmente con gli impegni di Governo, vengano discussi in Aula nella giornata di domani, nella seduta antimeridiana o in quella pomeridiana, i fatti relativi al G8 con la presenza del ministro Scajola. Credo che argomentazioni sufficienti a tale riguardo siano state fornite negli interventi che l'opposizione ha svolto in Aula lo scorso giovedì e che ho precisato oggi intervenendo sull'ordine dei lavori.

Non ho altro da aggiungere, se non che ritengo un'esigenza assolutamente insopprimibile discutere con urgenza, con la presenza di tutti i parlamentari in Aula, le gravi affermazioni rese dal ministro Scajola sui fatti del G8, che tanta attenzione hanno destato nel Paese e a livello internazionale. Questa è la mia proposta, che integra quella già avanzata dal senatore Brutti.

BOCO (Verdi-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, in apertura dei lavori abbiamo toccato solo per titoli questa richiesta di discutere il calendario; un calendario al quale oggi - e non solo oggi, ma anche nella penultima riunione dei Capigruppo - mi sono e ci siamo opposti.

Vorrei rivolgermi al senatore Schifani, il quale ha ribadito più volte che vorrebbe che "fosse chiaro e che il Paese sapesse": trovo che egli abbia una straordinaria capacità fantasiosa nel ricostruire una verità che non è, che è semplicemente la negazione di cosa è successo. Vorrei che si sapesse (sicuramente non interesserà al senatore Schifani, ma vorrei che l'Aula ed il Paese ne venissero a conoscenza) cosa è accaduto.

Rivolgendomi ai colleghi che, a differenza di altri, erano in Commissione per tutto l'iter del dibattito, vorrei, signor Presidente, che almeno questo rimanesse a verbale: il Presidente - legittimamente - ha voluto e ha proposto l'interruzione dei lavori, che la maggioranza ha votato, nonostante fossero previste più di venti ore (potevano essere anche venticinque o ventisei) di lavoro da svolgere fino alla nottata di venerdì, non avendo il calendario disposto un orario prefissato per il termine dei lavori della Commissione.

La segreteria della 1a Commissione aveva predisposto gli orari per la votazione degli emendamenti e vi sarebbe stato tutto il tempo, mantenendo la scansione temporale di lavoro prevista, per terminare l'iter del provvedimento in Commissione. L'Aula deve sapere che la volontà legittima di interrompere i lavori può essere stata figlia di contrapposizioni altrettanto legittime fra parti della maggioranza su emendamenti contrastanti.

Credo, signor Presidente, che poi si possa accettare qualsiasi critica, e che l'opposizione abbia il dovere, su un provvedimento come questo, di combattere una battaglia convinta. Noi l'abbiamo fatto in Commissione e lo faremo in Aula e vorrei che rimanesse agli atti che esistono segmenti della società da cui proviene una richiesta che non è riportata da nessun sondaggio e che noi cerchiamo di interpretare. Approvando questo provvedimento di legge, si scriverebbero pagine che noi consideriamo tristi e contro cui combattiamo da tempo una dura battaglia.

Non vogliamo altro che manifestare il rispetto nei confronti di tanti uomini e donne che non vogliono riconoscersi in una società della quale dovrebbero vergognarsi, e lo faremo in spregio alle bugie che il senatore Schifani ha raccontato nella ricostruzione dei fatti.

L'ultima ragione per la quale non accettiamo questo calendario dei lavori risiede nel rifiuto da parte della Conferenza dei Capigruppo della nostra proposta di posticipare il dibattito su questo provvedimento rispetto ad un intervento del ministro Scajola. Dopo le importanti, e a nostro avviso pericolose, dichiarazioni rilasciate in aereo, di ritorno dal suo viaggio in Spagna, il Ministro dell'interno dovrebbe venire in Aula a spiegare il significato di quelle parole.

Non ci accontentiamo di un dibattito in sede di Commissioni congiunte. Non possiamo accettare che la discussione in Aula sia strozzata in questo modo. Avevamo trentotto minuti a disposizione, ora se ne sono aggiunti quindici; ma se si ritiene che un Gruppo parlamentare possa affrontare l'esame di una legge così importante con questi tempi vuol dire che siamo di fronte ad una forma di inciviltà che respingiamo al mittente. Siamo orgogliosi di fare opposizione e di dire no a questo provvedimento.

Vi abbiamo chiesto oggi per l'ultima volta in Conferenza dei Capigruppo di rinviare il provvedimento in Commissione, dove ci avete impedito di proseguire l'esame, per svolgere un confronto reale; ma avete respinto la nostra richiesta. Noi siamo qui a fare il nostro lavoro, vi chiediamo semplicemente di fare il vostro. (Applausi dai Gruppi Verdi-U e DS-U).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sono state avanzate due diverse richieste, che vorrei riassumere per chiarezza.

Il senatore Brutti, sostenuto dal senatore Manzione, ha avanzato una richiesta di modifica del calendario che è stato approvato a maggioranza, nel senso di aumentare di due ore i tempi della discussione allo scopo di rinviare alla prossima settimana l'approvazione finale del provvedimento.

Il senatore Malabarba invece ha chiesto l'inserimento in calendario di un dibattito alla presenza del Ministro dell'interno, onorevole Scajola, e tale richiesta è condivisa dal senatore Boco.

Prima di procedere alla votazione della prima proposta, relativa ai tempi della discussione, vorrei ribadire quanto ho già espresso in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi: non sono contrario alla possibilità di aumentare i tempi della discussione, a condizione che l'approvazione finale del disegno di legge avvenga entro la giornata di giovedì, così come convenuto a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo.

Comprendo l'esigenza di ampliare la discussione e me ne farò interprete; pertanto, in base all'andamento della discussione del disegno di legge, in questo momento non prevedibile, mi riservo di concedere all'opposizione un tempo supplementare entro il limite convenuto, e cioè - ripeto - che la votazione finale avvenga entro giovedì sera.

BRUTTI Massimo (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUTTI Massimo (DS-U). Signor Presidente, mi permetta di avanzare una proposta ai colleghi della maggioranza. Siamo disponibili alle proposte venute dalla maggioranza purché si stabilisca il termine finale, facendo cadere la ghigliottina per giungere all'approvazione definitiva del provvedimento, alla seduta pomeridiana di martedì.

C'è anche, in questo slittamento del termine alla prossima settimana, un valore simbolico facilmente comprensibile. Se accetterete la nostra proposta, saremo disponibilissimi a studiare modi, tempi e occasioni per il confronto.

PRESIDENTE. Senatore Brutti, la sua è semplicemente una precisazione della richiesta iniziale, alla quale si è associato il collega Manzione.

MANZIONE (Mar-DL-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANZIONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, vorrei solo che lei ci desse atto che sulla proposta relativa ad una data ultima (definita "ghigliottina") ci siamo già dichiarati contrari in sede di Conferenza dei Capigruppo. Inoltre, con riferimento allo slittamento della votazione a martedì prossimo, ne avevo già anticipato ed illustrato i motivi a lei e allíAula. Pertanto, non mi sembra si tratti di un momento additivo alla proposta avanzata, bensì di un suo completamento naturale.

La conclusione dellíesame del provvedimento nella giornata di martedì consentirebbe di recuperare quella sana dialettica che, in un momento come questo, si rivelerebbe molto utile, considerato che i lavori della settimana prossima, tutto sommato, non sono particolarmente oppressivi.

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Manzione.

Dobbiamo ora procedere con le votazioni. La proposta avanzata dai senatori Brutti e Manzione è stata precisata anche in termini di orario; in sostanza, si chiede di spostare l'approvazione del provvedimento a martedì prossimo.

Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dellíAssemblea, avanzata dai senatori Brutti Massimo e Manzione.

Non è approvata.

PAGANO (DS-U). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Malabarba.

Non è approvata.

Resta pertanto definitivo il calendario dei lavori adottato a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo e da me comunicato all'Assemblea.

PETRINI (Mar-DL-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PETRINI (Mar-DL-U). Signor Presidente, abbiamo testé discusso del calendario dei lavori dellíAssemblea. Líarticolo 53 del nostro Regolamento disciplina la programmazione dei lavori, stabilendo, al comma 3, che ogni due mesi almeno quattro sedute siano destinate allíesame di disegni di legge presentati dai Gruppi parlamentari delle opposizioni. Líarticolo 55 recepisce il dettato dellíarticolo 53.

Però, líarticolo 93 prevede anche che líAssemblea possa deliberare di non procedere alla discussione dellíargomento inserito in calendario. Ora è chiaro, signor Presidente, che questo strumento regolamentare se viene utilizzato dalla maggioranza nei confronti delle iniziative legislative provenienti dallíopposizione invalida quanto stabilito dal citato articolo 53; in sostanza, vi è un conflitto tra le due disposizioni.

Giovedì scorso in Aula è accaduto esattamente questo: un disegno di legge a firma dell'opposizione, posto in discussione, è stato sottratto al dibattito per una pregiudiziale avanzata ed approvata dalla maggioranza. Quindi, in definitiva, si è determinata una lesione di quei diritti dell'opposizione sanciti dall'articolo 53 del Regolamento: una lesione a norma di Regolamento, ma pur sempre tale.

Noi portiamo alla sua attenzione questo fatto, signor Presidente, perché è a lei che dobbiamo chiedere che quei diritti che il nostro Regolamento stabilisce siano reali e non vengano invalidati da artifizi procedurali.

PRESIDENTE. Senatore Petrini, ho compreso chiaramente, come tutti i colleghi, la questione che lei ha sollevato. Ne riparleremo perché, secondo il calendario che è stato appena approvato, i disegni di legge proposti dall'opposizione saranno messi all'ordine del giorno la settimana prossima.

Mi rendo conto del contenuto della sua richiesta riferita al fatto che, in base ad un'applicazione corretta e legittima del Regolamento si potrebbe impedire ciò che il Regolamento medesimo consente all'opposizione. Ci sono precedenti in merito: c'è una sorta di giurisprudenza.

Quindi, mi consenta di valutare la questione e di riparlarne al momento opportuno, quando discuteremo i disegni di legge presentati dall'opposizione.

Ripresa della discussione dei disegni di legge
nn.
55, 770, 795, 797 e 963

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Stiffoni. Ne ha facoltà.

STIFFONI (LNP). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, Benjamin Franklin, un uomo che di democrazia se ne intendeva, dal momento che ha posto le basi della civile convivenza e del rispetto reciproco, che hanno poi fatto grandi gli Stati UnitiÖ (Brusio in Aula).

PRESIDENTE. Senatore Stiffoni, lei ha ragione a fermarsi.

Invito per l'ennesima volta tutti i colleghi non interessati alla discussione generale ad allontanarsi dall'Aula oppure ad essere meno rumorosi, più rispettosi e gentili nei confronti del senatore Stiffoni.

La prego di proseguire il suo intervento, senatore Stiffoni.

STIFFONI (LNP). La ringrazio, signor Presidente.

Come dicevo, Benjamin Franklin sosteneva che non rispettare la volontà del popolo è il peggiore dei sacrilegi. Questo non è accaduto quando, due anni fa, la Corte costituzionale, con motivazioni che erano e restano politiche, dichiarò inammissibile la richiesta di referendum popolare che intendeva abrogare la legge Turco-Napolitano.

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

(Segue STIFFONI). Se, quel giorno, a muovere i giudici della Consulta fosse stato il rispetto della volontà popolare o - lo dico meglio, per non essere tacciato di voler esagerare - il rispetto della volontà di quasi 600.000 cittadini, oggi avremmo una legge diversa e certo migliore.

Così non è stato, ma rimane in noi forte lo sconcerto, sia pure a distanza di due anni, nel pensare che quella proposta di referendum popolare fu respinta con le stesse motivazioni che la sinistra, e le sue emanazioni, avevano posto a base delle loro memorie avverso la nostra iniziativa.

Oggi, alla vigilia dell'esame del disegno di legge che mira a regolamentare i flussi immigratori, assistiamo da parte dell'opposizione ad un susseguirsi di dichiarazioni, molte delle quali sono soltanto luoghi comuni e spesso in contraddizione tra di loro.

Prima sostengono che il disegno di legge del Governo sull'immigrazione è durissimo, addirittura xenofobo; poi, invece, Livia Turco e Giorgio Napolitano se ne escono dicendo che è troppo morbido e favorisce l'immigrazione clandestina. Ma sono arrivati a dire che legare gli ingressi di immigrati extracomunitari nel nostro Paese alla certezza, per loro, di un posto di lavoro significa soltanto fare gli interessi degli industriali.

Dire che ciò è falso non basta. Forse bisogna avere il coraggio di sottolineare che chi si oppone a questa innovazione preferisce che gli immigrati extracomunitari arrivino da noi e non trovino lavoro, e non trovando lavoro, o meglio non trovando un lavoro dignitoso, finiscano nelle mani della criminalità. È sbagliato impedire che la povertà divenga una condizione su cui il racket fa leva?

Se è così, che i colleghi dellíopposizione lo dicano chiaramente. Ma, dopo averlo detto, si chiariscano le idee in casa propria, andando a riguardarsi quanto nel giugno del 1994 ha approvato, come risoluzione, il Parlamento europeo, non quello del Sudafrica dellíapartheid: "I cittadini extracomunitari possono, se necessario, essere ammessi, su base temporanea e per una durata determinata, nel territorio di uno Stato membro, per fini di occupazione, qualora un datore di lavoro offra a lavoratori extracomunitari, nominativamente designati, posti di lavoro vacanti, solo se le autorità competenti ritengono allíoccorrenza che i motivi esposti dal datore di lavoro, compresa la natura delle qualifiche richieste, siano giustificati dallíindisponibilità, a breve termine, di uníofferta di manodopera sul mercato nazionale o comunitario e che pregiudichi seriamente il funzionamento dellíimpresa o lo stesso datore di lavoro".

Cosa di sostanziale cíè di diverso tra la filosofia del nostro disegno di legge e quella di una risoluzione di un consesso elettivo in cui certo la Lega Nord non era maggioritaria? Lo chiedo a chi siede sui banchi dellíopposizione, lo chiedo agli italiani che ancora non hanno capito che gioco scorretto sta conducendo la sinistra su questo problema, per la cui soluzione la Lega ha sempre avuto un approccio laicamente propositivo, cercando sempre di creare migliori condizioni economiche laddove le stesse non consentano ai popoli del Terzo mondo di condurre una vita decente.

Ecco perché dobbiamo pretendere che chi viene in Italia lo possa fare solo se ha un posto di lavoro, solo se intende entrare nel Paese accettando le nostre leggi e rispettando le nostre consuetudini. Le leggi che sino ad oggi hanno regolato gli ingressi di extracomunitari hanno fallito. E lo sanno bene i colleghi dellíopposizione, ai quali tocca la responsabilità di avere creato condizioni tali da rendere necessaria líadozione di misure per far emergere lavoro irregolare, strumento al quale la Lega non accorda certo le sue preferenze, ma che talvolta diventa necessario per restituire alla civile convivenza persone che magari non delinquono, seppure sino ad oggi hanno tradito il Paese in cui vivono, scegliendo una presenza non regolare.

Ed allora (mi rivolgo ancora allíopposizione) ciò che proponiamo è una legge che restituisca allo Stato la possibilità di esercitare un suo dovere: quello di impedire che líindigenza o semplicemente la predisposizione alla violenza lasci in balìa di criminali intere porzioni del nostro territorio. Nessuno potrà mai smentire che è stato appunto per il lassismo della legge oggi vigente se le nostre frontiere non sono state impermeabili per coloro che, nascondendosi nella moltitudine disperata degli irregolari, hanno cercato di fare attecchire in Italia il seme dellíintegralismo islamico e, quindi, anche della violenza che ne permea la più recente evoluzione.

Anche in queste ultime ore sento dire che il provvedimento è liberticida, è foriero di ulteriori violenze nei confronti di chi sta peggio. Ma, cari colleghi dellíopposizione, quel giovane politico che abita nel più famoso "numero 10" di Londra, molto amico di tanti vostri esponenti di spicco, non sta discutendo in Parlamento líadozione di un provvedimento (certo più restrittivo di quello attuale) che imporrebbe agli immigrati un giuramento di fedeltà alla Regina ed un esame di inglese?

Ed ancora, il Paese che, per giudizio unanime, è quello con il più alto tenore di vivibilità, anche per la pace sociale che vi regna (sto parlando del Canada), non sottopone chi chiede di eleggervi residenza ad un esame durissimo, anchíesso comprendente la conoscenza dellíinglese o del francese? Inghilterra e Canada lo fanno e continueranno a farlo e non ricordo di rivolte o proteste della sinistra italiana. Saremmo tacciati ancor più di xenofobia se anche noi prevedessimo simili fattispecie di obbligo?

Una cosa, sì, potremo ulteriormente stabilire, e questo in ossequio a quanto previsto nella proposta di direttiva europea sullíargomento, dove, allíarticolo 5, comma 3, lettera e), è detto: "La domanda per il contratto di lavoro/permesso di soggiorno deve essere corredata, se richiesto dallo Stato membro, di un certificato o di uníadeguata prova di buona condotta, nonché di un certificato di buona salute". Penso soprattutto a coloro che lavorano nel settore alimentare, turistico ed ancor più a chi collabora presso le famiglie a diretto contatto con bambini ed anziani.

Le direttive europee sono state e saranno più volte evocate in Aula. Ma allora, compagni della sinistra, non consideriamo solo quello che fa comodo ma cerchiamo soprattutto di capire ciò che vuole la nostra gente, senza ipocrisie, ma mai come stavolta, signor Presidente, bisogna dire che non sarà solo il Parlamento a giudicare e a giudicarci: ognuno di noi dovrà rendere conto a se stesso e alla propria coscienza del suo voto; dovrà capire se, votando a favore o contro il disegno di legge, aiuterà veramente gli immigrati extracomunitari.

Noi diciamo che occorrono certezze e che dalle certezze deriva anche il rigore; certezze e rigore sono le richieste della nostra gente. Il mio è un appello; bisogna cambiare la legge Turco-Napolitano perché ha fallito. Non lo dico soltanto io; lo dicono carabinieri, finanzieri e poliziotti che quotidianamente contrastano bande di extracomunitari che hanno assunto il controllo dello spaccio di droghe e della prostituzione; lo dicono gli abitanti di interi quartieri letteralmente espulsi da quelle case e da quelle strade nelle quali sono nati e cresciuti.

Se questa legge infausta resterà, cari colleghi dell'opposizione, avrete mai il coraggio di andarlo a dire a quelle persone che hanno subìto l'oltraggio estremo di vedere la loro casa violata da bande di stranieri? (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Pastore. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caruso Luigi. Stante la sua assenza, si intende vi abbia rinunziato.

E' iscritto a parlare il senatore Crema. Ne ha facoltà.

CREMA (Misto-SDI). Signor Presidente, prendo la parola innanzitutto come presentatore di uno dei disegni di legge oggi in discussione insieme al disegno di legge d'iniziativa governativa.

Il disegno di legge proposto dai senatori socialisti parte dall'esigenza di apportare alcune modifiche al Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e dalla dimostrata difficoltà di gestire il fenomeno dell'immigrazione clandestina extracomunitaria con il solo meccanismo delle espulsioni.

Attualmente si stima che in Italia vivano circa 300.000 extracomunitari irregolari, il cui ingresso nel nostro Paese è avvenuto senza la sussistenza di requisiti per ottenere un regolare permesso di soggiorno o, avendolo ottenuto ed essendo scaduto, sono rimasti nel nostro Paese, quindi senza regolarità, pur disponendo di un lavoro e di una abitazione. Una parte di queste persone vive in condizioni di marginalità sociale, con rapporti di lavoro in nero, risiedendo in unità immobiliari senza regolare contratto di affitto ed essendo privi di assistenza sanitaria.

La regolarizzazione di questi cittadini extracomunitari, privi di permesso di soggiorno, ma incensurati e già in possesso di un'attività lavorativa e di un alloggio, è una emergenza ormai riconosciuta utile da buona parte dell'opinione pubblica del nostro Paese. Il problema deve, perciò, essere risolto con nuovi strumenti legislativi in modo da evitare che lo stato d'illegalità sociale si trasformi in criminalità potenziale.

Díaltra parte, sono numerosissime le richieste dei datori di lavori che, al fine di permettere la prosecuzione dellíattività lavorativa degli extracomunitari presso le loro aziende, vorrebbero regolarizzare, vista anche la loro acquisita professionalità, questi lavoratori privi di permesso di soggiorno.

Con la nostra proposta non si intende, quindi, dar vita ad una sanatoria ma utilizzare un meccanismo normativo di carattere individuale e di semplice applicazione. Si propone, infatti, di superare alcune parti dellíattuale legislazione che impediscono la regolarizzazione di extracomunitari entrati irregolarmente nel nostro territorio o ai quali sia scaduto il permesso di soggiorno, anche se in possesso di un lavoro e di una residenza.

In questa maniera si eviterebbe la complessa procedura del rimpatrio e del successivo rientro regolare della medesima persona e il datore di lavoro, che assume irregolarmente un extracomunitario clandestino incensurato e in possesso di abitazione, non incapperebbe più in un reato, così come, invece, oggi è previsto dallíarticolo 1, comma 5, del citato Testo unico sullíimmigrazione.

Concretamente, si propone una nuova forma di regolarizzazione che avviene attraverso la presentazione di un autodenuncia da parte del datore di lavoro disponibile ad assumere il lavoratore irregolare ma incensurato, con la conseguente non punibilità personale e amministrativa del datore medesimo.

Líattuale normativa prevede líespulsione del lavoratore "in nero" e la possibilità di "chiamata di rientro". Questa forma di regolarizzazione richiede tempi lunghi e si traduce, più spesso, in un mancato reintegro del lavoratore con líinevitabile perpetuarsi del "mercato del lavoro nero".

Il meccanismo previsto dai nostri emendamenti - perché abbiamo tradotto il contenuto del nostro disegno di legge in emendamenti al testo denominato Fini- Bossi, presentato dal Governo, che sarà sottoposto alla votazione dellíAula nelle prossime ore - permetterebbe, invece, di rendere meno costosa e burocratica la chiamata e la relativa regolarizzazione del lavoratore extracomunitario.

Per contro, si rende urgente un intervento legislativo che allontani immediatamente dal nostro Paese, attraverso più incisive forme di espulsione, tutti gli extracomunitari che si rendono responsabili di delitti punibili con la pena della reclusione, anche attraverso líimmediata revoca del permesso di soggiorno.

Con la nostra iniziativa si propone, pertanto, un provvedimento legislativo che contempli accanto allíesigenza di sicurezza anche quella di una civile e ragionevole trattazione del fenomeno migratorio e delle nuove problematiche ad esso connesse.

Noi concordiamo con le affermazioni del senatore Villone, con quelle del senatore Zancan, che abbiamo udito poco fa in Aula, relative alla incostituzionalità del disegno di legge del Governo. Siamo, però, anche preoccupati per le proposte che verranno certamente avanzate nel corso della discussione in Aula, circa la possibilità di prevedere una sanatoria nei confronti delle cosiddette "badanti".

Temo, infatti, che ci potremmo trovare nella incredibile situazione in cui queste ultime verrebbero sanate mentre, viceversa, potrebbero essere espulsi il marito o il figlio, che rientrano esattamente nella casistica ricordata pochi minuti fa, che noi, invece, tendiamo a regolarizzareÖ(Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Boco . Ne ha facoltà.

BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevole rappresentante del Governo, a distanza di 6 mesi dalla sua approvazione in Consiglio dei Ministri e a distanza di quattro anni dallíapprovazione definitiva in questíAula di quella che divenne la legge n. 40, del 1998 e poi il Testo unico sullíimmigrazione, siamo chiamati oggi e nei prossimi giorni, con uníurgenza sottolineata dallíiter parlamentare e dalla discussione che si è appena svolta, ad approvare il disegno di legge n. 795 di modifica del medesimo testo.

Tre sono le domande da porsi. Come mai dopo così breve tempo è necessario emanare un provvedimento di modifica della legge precedente? Come mai il disegno di legge licenziato dal Governo Berlusconi come uno degli atti principali del programma del nuovo Governo di centro-destra ha incontrato tanta opposizione in Commissione affari costituzionali, preposta al suo esame, da dover essere trasmesso in Aula con un atto di imperio senza che la Commissione finisse il suo lavoro?

Come mai questo provvedimento è stato criticato così tanto e da settori così differenti: giuristi, associazioni di imprenditori, organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori dipendenti, associazioni di volontariato sociale, religioso e laico, movimenti e addirittura Chiesa cattolica nelle sue massime espressioni, la Conferenza episcopale italiana e, con parole di rara e paterna bontà, il Santo Padre non per ultimo?

Cercherò di rispondere a questi preoccupanti interrogativi partendo dalla storia di questi ultimi quindici anni della vita sociale e politica del nostro Paese. Abbiamo detto nel 1997 che líItalia è un Paese di immigrazione; abbiamo affermato giuridicamente con ciò il principio dellíinclusione. Abbiamo fotografato la realtà: un Paese ad economia sviluppata, ma già con un forte arresto demografico, un Paese con un ruolo internazionale di primo piano in una Unione europea che si avviava a consolidare la propria personalità giuridica, economica e sociale, in un contesto mondiale ancora suddiviso tra le due superpotenze.

Abbiamo approvato così la legge n. 943 del 1986, che riguardava soltanto i lavoratori subordinati, attribuendo anche ai lavoratori stranieri non comunitari, in applicazione della Convenzione 143 del 1975, i medesimi diritti dei lavoratori italiani, cioè parità di trattamento e uguaglianza dei diritti. Vi sono poi state altre leggi sul tema: la n. 81 del 1988; la n. 39 del 1990 e, appunto, la n. 40 del 1998. Ma sempre mantenendo fermi i princìpi di parità e di uguaglianza tra lavoratori subordinati.

Il provvedimento che oggi discutiamo vuole abolire nei fatti questi princìpi e vuole introdurre un sistema inferiore di diritti per gli immigrati; vuole affermare giuridicamente il principio dellíesclusione. Che cosa è, del resto, il contratto di soggiorno che viene contrapposto al contratto di lavoro subordinato che hanno i lavoratori italiani, se non la possibilità di prendere un lavoratore straniero quando serve allíimpresa o alla famiglia e di buttarlo fuori dallíItalia quando non serve più, impedendogli di usufruire del diritto di essere disoccupato e di avere il trattamento di disoccupazione come altri lavoratori? E qual è lo strumento per raggiungere questo obiettivo? È il permesso di soggiorno, che più precario non si può.

Già da tempo, in occasione della discussione della legge n. 40 del 1998, noi Verdi ci eravamo battuti affinché non fosse introdotta in maniera così coercitiva la dimostrazione del reddito ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno. Sapevamo, conoscendo líignominia di certi settori dellíimprenditoria anche nei confronti dei nostri concittadini, soprattutto giovani, che gli immigrati sarebbero stati le vittime del sommerso italiano, e così è stato.

Quanti immigrati hanno perso il permesso di soggiorno perché non hanno potuto dimostrare il reddito, perché gli imprenditori disonesti non li hanno voluti dichiarare? Quanti hanno rinunciato a presentare la domanda di rinnovo perché non avevano i sempre più restrittivi requisiti richiesti anche dalla precedente legge, e quindi sono diventati irregolarmente soggiornanti o, come dice Bossi storcendo la bocca in maniera - mi permetto di dire - sicuramente infamante, per non dire sguaiata, clandestini? Quanti hanno ricevuto il decreto di espulsione perché il Ministro dellíinterno di turno decideva di far vedere la vigilanza dello Stato, soprattutto in momenti difficili della politica interna e di fatti internazionali, prendendosela con gli immigrati che non avevano il permesso di soggiorno? Tantissimi.

Vi è poi una questione tutta aperta. La politica degli ingressi esiste nel nostro Paese dal 1990; la verità è che non è stata mai applicata se non nel 2000, per interromperla forzatamente nel 2002. La gestione dei flussi migratori, tra líaltro, non ha mai soddisfatto la necessità di includere nel tessuto produttivo italiano i lavoratori non comunitari.

Sono proprio gli imprenditori a segnalare da diversi anni un maggiore fabbisogno di lavoratori non comunitari per soddisfare le esigenze di produzione e la conseguente tenuta di competitività. Si stima che líesigenza delle imprese italiane sia pari a 150.000 lavoratori immigrati allíanno, il 21 per cento della domanda di lavoro complessiva.

Davanti a questo dato il Governo ha "partorito il suo topolino". Eí questo un provvedimento in grado non soltanto di calpestare la dignità di esseri umani, differenti solo perché nati al di fuori di confini geografici non da loro stabiliti, ma che non ha saputo neanche rispondere alle reiterate richieste del mondo produttivo italiano. Eppure, il nostro Presidente, operaio, imprenditore e tutto il resto e tutto ciò che si vuole, dovrebbe conoscere bene la materia.

La verità è che da questo provvedimento si evince líincapacità di interpretare i cambiamenti della società italiana e nello stesso si racchiude una cultura discriminatoria e strumentale, rivolta alla sola massimizzazione dei consensi elettorali e alla creazione di un diffuso sentimento di paura per il diverso, per quello che non si conosce. State sbagliando.

Ma líapice si è toccato con la legge per líemersione del sommerso nella quale i lavoratori non comunitari sono considerati diversamente da quelli italiani, riconoscendo la regolarizzazione per questi ultimi e condannando i lavoratori immigrati a rimanere nel sommerso.

Ci chiediamo: quali princìpi, se non quelli razzisti, hanno ispirato questi provvedimenti, tra líaltro, non accorgendosi che per rispondere a logiche del tutto interne alla tenuta di maggioranza, e quindi per far stare buoni i compagni della Lega, si sono completamente calpestate le regole della convivenza democratica e del principio di uguaglianza?

Vi chiediamo, come evidenziato nei nostri emendamenti, un ripensamento sui principali aspetti di questa legge. Altrimenti non vi potete aspettare altro che una dura opposizione a questo provvedimento e un sicuro monito delle associazioni a difesa dei diritti umanitari, di qualche agenzia delle Nazioni Unite - che è già intervenuta molto criticamente in questa materia, come tra líaltro nello specifico è accaduto in merito allíuso delle navi militari per contrastare il traffico clandestino - e anche degli organismi comunitari già intervenuti per aprire ai cittadini extracomunitari le porte di una cittadinanza attiva e partecipata e non la buia segregazione cui puntate.

Questo è avvenuto negli ultimi sei-sette anni e questo si cerca di legiferare oggi: istituzionalizzare líesclusione; impedire la parità di trattamento salariale e líuguaglianza dei diritti sociali; togliere il diritto alla difesa contro gli abusi che líamministrazione esercita nei confronti degli immigrati; mettere paura agli immigrati perché sono stranieri e hanno bisogno e quindi in quanto tali sono ricattabili; calpestare e - mi permetto di dire - cavalcare quelle incertezze che nella società ci sono, nellíinsicurezza che i nostri cittadini vivono, insinuando il sospetto che líaltro, il diverso, è il colpevole.

Tutti questi sono i princìpi alla base del disegno di legge n. 795. Sono dei disvalori contro i quali, anche se perdessimo in Parlamento, lotteremo nella società, continuando ad applicare quei princìpi e quei valori che la Carta costituzionale dei fondatori della Repubblica ci ha tramandato.

Siamo convinti non solamente di fare un buon servizio al nostro Paese, ma lo facciamo considerando che questo sia il nostro dovere. (Applausi dei Gruppi Verdi-U, DS-U, Mar-DL-U e Misto-RC).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gubert. Ne ha facoltà.

GUBERT (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, da sociologo non posso non comprendere la portata dei fenomeni migratori e la difficoltà di trovare un giusto equilibrio tra i valori di uguaglianza, giustizia e solidarietà che devono accomunare tutti gli uomini, tutti figli, per i cristiani del medesimo Padre, e quindi tra loro fratelli, e i valori dellíordinato e pacifico vivere civile nel rispetto dei diversi gradi di intimità e prossimità tra persone associate in una comunità di diversa ampiezza ed intensità relazionale.

Il valore dellíuniversale fratellanza umana non può essere interpretato in conflitto con líesistenza di confini nelle relazioni umane, confini che graduano i livelli di intimità ammessi, i livelli di responsabilità di ciascuno verso gli altri. I confini tra chi appartiene a una famiglia e chi no, confini che consentono di escludere i non appartenenti da relazioni di intimità e di affetto come da responsabilità, non sono vissuti da alcuno come contraddittori con il principio dellíuguaglianza e della fratellanza universale.

I componenti di una famiglia mancherebbero al loro dovere se non rispettassero tali confini, ma rispettandoli, non si precludono la possibilità di fratellanza universale, decidendo loro i modi per esprimerla, anche aprendo, entro limiti, le porte della stessa propria famiglia.

Ciò che vale per una famiglia, sia pure in misura diversa, vale anche per le altre comunità: rimanendo a livello territoriale sono le comunità di vicinato, di villaggio, di quartiere, di comune, di comprensorio, di provincia, di regione, nazionali, continentali. Ciascuna di esse ha il diritto di vivere la sua propria realtà di comunanza di identità, di appartenenza, di speciale solidarietà senza sentirsi in contraddizione con il valore dell'umana universale fratellanza per il solo fatto che pone limiti al grado di intimità delle relazioni, stabilisce differenze tra appartenenti e non appartenenti nei gradi di responsabilità reciproca e quindi nell'accesso alle risorse comuni. I componenti di tali comunità mancherebbero ai loro doveri se non rispettassero tali limiti, se non stabilissero alcuna differenza, avendo la libertà di decidere i modi per esprimere il valore dell'universale fratellanza umana.

Evidentemente sentimenti di appartenenza, identità, intensità relazionali e di solidarietà possono variare tra i componenti delle diverse comunità, specie nella società moderna contemporanea caratterizzata da forti e differenziate mobilità e fluidità territoriali. Ovvio che si verifichino diversità di valutazioni e la proposta di legge all'esame, nei suoi scostamenti dalla legge in vigore, testimonia tali diversità.

Le correzioni portano il segno di una maggiore sensibilità alla capacità della comunità nazionale (e indirettamente europea) di essere efficace nel controllare i propri confini, di una maggiore sensibilità alla responsabilità verso i connazionali, di una maggiore sensibilità alla potestà della comunità nazionale di decidere i modi nei quali esprimere il valore della universale fratellanza umana.

Devo dire che condivido la direzione delle correzioni proposte, anche se rimangono disconosciute le facoltà di comunità diverse da quella nazionale, quelle regionali, provinciali e comunali, di rafforzare la loro possibilità di controllare la portata dei loro confini, pur essendo regionalizzate le quote di immigrazione. Le condivido soprattutto perché ritengo un mancato controllo delle migrazioni uno dei modi meno efficaci di testimoniare il valore dell'umana fratellanza.

Questa si realizza infatti soprattutto rivedendo le regole del commercio internazionale, correggendo un proclamato liberismo, in realtà asimmetrico a tutela dei più forti, con princìpi inspirati all'equità e alla solidarietà. Questa si realizza favorendo gli investimenti in attività produttive laddove c'è esubero di manodopera e non favorendo lo spostamento di manodopera laddove il proprietario di capitali ottiene o crea le condizioni a lui più favorevoli.

Abbiamo legittimato e continuiamo a legittimare in nome del valore della solidarietà misure di riequilibrio territoriale dentro il sistema nazionale e dentro il sistema europeo; non si comprende perché esse non debbano essere adottate dentro il sistema globale se veramente siamo solidali con i popoli poveri e impoveriti.

Si è criticata l'inazione del Governo centrale italiano che ha di fatto costretto milioni di meridionali a lasciare negli anni '50 e '60 le proprie comunità per andare a lavorare nel triangolo industriale del Nord; i valori di giustizia e di solidarietà avrebbero dovuto suggerire allora altri tipi di azioni, che poi in parte sono state adottate con parziale successo. Perché l'aver tollerato tale migrazione testimonia scarsi valori di solidarietà, mentre il tollerare o l'incentivare le migrazioni dal Sud del mondo verso la sua parte ricca sarebbe, secondo la sinistra, espressione di solidarietà?

Ma si può riandare anche alle grandi migrazioni italiane all'estero nella seconda metà del XIX secolo fino agli anni '60 del secolo scorso. Tanti i drammi personali, familiari, comunitari, dovuti al mancato governo del processo di industrializzazione nei Paesi d'Occidente. Non senza una ragione il disegno di legge all'esame comincia, quindi, proprio prevedendo impegni per lo sviluppo dei Paesi poveri.

È poco, occorre andare oltre, ma esso segnala una sensibilità giusta. Perché non riconoscere che favorendo l'immigrazione, rendendo poco efficaci i controlli, si dà una risposta sbagliata al bisogno di riequilibrio economico tra Paesi ricchi e Paesi poveri? Si dà una risposta che favorisce il permanere in Italia di apparati produttivi sovradimensionati rispetto all'offerta di lavoro e si sfavorisce lo spostamento degli stessi dove essi sono sottodimensionati?

Si dice che troppi lavori sgraditi, specie nei servizi, non trovano italiani disponibili a farli. Si dovrebbe aggiungere che non si trovano italiani disposti a farli perché non sono sufficientemente compensati. Vogliamo essere serviti, ma pagando poco. E così abbiamo molti disoccupati e, nel contempo, difficoltà a reperire manodopera per certi lavori sgraditi, per i quali chiediamo di attingere alle persone che abitano nei Paesi poveri.

Manteniamo in piedi un sistema internazionale che rende difficile a questi Paesi di procedere sulla via dello sviluppo e così ci procuriamo masse di lavoratori disponibili a fare lavori sgraditi a basso prezzo. Bella solidarietà! Serve cambiare direzione, ma per farlo non si può continuare a sostenere un sistema poco efficace nel controllare i flussi.

Si potrebbero aggiungere molte altre ragioni a favore del disegno di legge all'esame, ricordando come l'immigrazione, se porta lavoro a buon mercato, almeno per un po' di tempo, modifichi anche la composizione etnico-linguistica e religiosa delle nostre comunità, con i conseguenti fenomeni di conflitto e disagio sociale, universalmente riscontrati in tutti i processi di rapido mescolamento etnico e religioso.

La società multietnica può arricchire vita culturale, sociale ed economica, ma ciò accade nel lungo termine ed a determinate condizioni di parità di forza dei diversi gruppi che convivono; più spesso, come l'esperienza dimostra, essa comporta costi pesanti per tutti, specie per i ceti più deboli, che non a caso reagiscono sviluppando ostilità e pregiudizi etnico-razziali più forti che le classi agiate, le quali trovano altri sistemi di distanziamento sociale. E i costi sono tanto più forti quanto maggiore è la distanza culturale fra società d'immigrazione e società dalla quale provengono gli immigrati.

Si potrebbero richiamare gli effetti di disadattamento, di devianza, di criminalità che i gruppi immigrati a lungo sperimentano, e non solo se l'inefficacia dei controlli consente l'immigrazione di criminali. Si potrebbero richiamare le colpe di troppi, in Italia, che hanno sostenuto politiche dei redditi, fiscali, della casa, dei servizi, culturali che hanno fortemente penalizzato le famiglie con figli, portando l'Italia ad avere il record mondiale della bassa natalità, senza capirne le conseguenze. Si tratta di temi importanti, ma che per ragioni di tempo non posso che evocare.

Positive, quindi, mi sembrano le modificazioni legislative all'esame, volte a ridurre i costi sociali dell'immigrazione (tra l'altro favorendo il ritorno dei discendenti di italiani emigrati), nonché ad invertire la tendenza ad interpretare la solidarietà verso i poveri come propensione a non controllare in modo efficace l'immigrazione, procurandosi nel contempo manodopera disponibile a fare lavori sgraditi a basso prezzo e senza considerare i costi sociali dell'immigrazione.

Si tratta di una parte del lavoro. La seconda è quella di farsi promotori di nuove regole del commercio mondiale, di nuove regole dei mercati finanziari internazionali, di forme più efficaci di governo degli squilibri mondiali, di più forti impegni di trasferimento di reddito ad azioni di sviluppo investendo e donando, con la pazienza che l'attivazione di processi di sviluppo richiede, come già l'Italia sta sperimentando con il proprio Meridione. Mi aspetto che il Governo e la maggioranza sappiano essere incisivi anche su questo versante. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE e LNP e del senatore Michelini. Congratulazioni).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il senatore Guerzoni. Ne ha facoltà.

GUERZONI (DS-U). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, consideriamo questo disegno di legge superfluo, inutile e al contempo dannoso. Superfluo perché, per merito della maggioranza di centro-sinistra della precedente legislatura, abbiamo un testo unico importante, che è valso all'Italia l'ingresso in Europa, nello spazio di Schengen, e che fu certificato dalla Commissione europea e dalle maggiori cancellerie d'Europa.

In Germania, Kohl era capo del Governo e in Francia Pasqua era ministro dell'interno, quando questi Governi apprezzarono e validarono quella legge; una legge che ha appena tre anni di applicazione, che non è ancora interamente applicata in ciascuna sua parte e ha già dato complessivamente buona prova di sé.

Non comprendiamo la necessità di un disegno di legge quale quello che ci è proposto; se vi fossero state necessità, si sarebbero potute affrontare in altro modo. Il testo unico, peraltro, contiene meccanismi e istituti attraverso i quali esso può essere corretto e integrato.

Mi chiedo perché non si sia ricorsi a questa strada. Certo, una necessità esiste e viene disattesa: quella che tutti gli esperti di immigrazione italiani e stranieri, osservando il nostro Paese, ci raccomandano. Essa è quella di indagare sulle cause, sulle difficoltà e sui problemi che incontra la Pubblica amministrazione (dai Ministeri alle ambasciate e ai consolati, dalle prefetture alle questure, dalle Direzioni provinciali del lavoro alle Regioni e ai comuni), intervenendo, caso mai, successivamente con nuove norme mirate a risolvere quel tipo di problemi.

Il provvedimento, inoltre, è superfluo e inutile, perché sono state già approvate alcune direttive europee che tra pochi mesi anche líItalia dovrà applicare, mentre altre saranno presto emanate. Quindi, questo disegno di legge, se diventerà legge, sarà del tutto vanificato nel breve periodo.

Esso, infine, è superfluo e inutile perché non affronta alcun problema nuovo e urgente - e ne sono sorti nel frattempo, da quando è stato approvato il testo unico - come, ad esempio, la permanente inadeguatezza del numero degli ingressi annuali che lamentano tutte le associazioni díimpresa o, ancora, la necessità di un permesso di soggiorno per gli oltre 13.000 giovani minori stranieri che si trovano da soli in Italia.

Da due anni stiamo applicando la Convenzione internazionale che privilegia il ricongiungimento familiare di rimpatrio, ma sono appena un centinaio - o poco più - quelli che sono stati rimpatriati. Mi chiedo cosa avvenga, tutti i giorni, in Italia di questi 12.000 ragazzi. Magistrati, educatori e servizi sociali ci raccomandano di fare in modo che essi ottengano un permesso di soggiorno per poterli assistere.

E che dire, ancora, del problema del ruolo delle Regioni e delle autonomie locali nel campo delle politiche immigratorie, del tutto ignorate da questo disegno di legge nonostante che nel frattempo sia stata varata la riforma del Titolo V della parte II della Costituzione, la cosiddetta riforma federale, e nonostante le Regioni abbiano competenza esclusiva nel campo del lavoro e dellíabitazione. Ebbene, tutto questo è ignorato.

Si può inoltre parlare della necessità di liberalizzare gli ingressi per líassistenza familiare e per líassistenza di cura che è improprio mantenere allíinterno della quota annuale, la quale, peraltro, richiede programmazione. Una famiglia che ha bisogno di uníassistenza di cura per un suo componente non può programmare líevento, sempre imprevedibile e spesso doloroso, che gli procura quella necessità; non è possibile preventivarla da un anno allíaltro, come invece, giustamente, pretende di fare il principio dellíingresso per quote.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

(Segue GUERZONI). E le norme del testo unico che vengono modificate divengono, a nostro avviso, dannose perché le modifiche introducono disposizioni vessatorie e liberticide sul piano dei diritti sociali e civili.

Vi sono, tra líaltro, molti profili di incostituzionalità e contrasti con direttive comunitarie, con risoluzioni dellíOrganizzazione internazionale del lavoro, con convenzioni e trattati internazionali che abbiamo sottoscritto e inserito nellíordinamento italiano attraverso apposite leggi, a partire dalla Convenzione di Ginevra e da quella di Dublino.

Si tratta di norme dannose perché produrranno effetti opposti rispetto a quelli che si dice di voler raggiungere. Sarei grato al Governo - mi dispiace che il ministro Maroni si sia dovuto assentare - se volesse misurarsi con le contestazioni di merito che avanziamo.

Si dice che líintento sia quello di contrastare líirregolarità e la clandestinità - una necessità reale e un obiettivo condivisibile - ma la strada che proponete - ecco il punto - è del tutto sbagliata e, soprattutto, si muove in uníaltra direzione. Essa infatti produrrà più illegalità e più clandestinità.

Ad esempio, proponete di ridurre alla metà la durata di tutti i permessi di soggiorno per lavoro e di ristringere drasticamente i ricongiungimenti familiari: ciò comporta precarizzazione, instabilità, immigrati sempre con la valigia in mano, a cui non verrà certo in mente di ricorrere ad attese di inserimento e di integrazione; immigrati che saranno facile preda dell'area dell'illegalità e della criminalità.

Così avverrà anche con le vecchie norme che risuscitate, che tra l'altro abbiamo già sperimentato, che il Parlamento e i Governi precedenti avevano deciso opportunamente di abbandonare proprio perché ostacolavano l'immigrazione regolare e alimentavano quell'irregolarità e quelle clandestinità che hanno reso necessarie, dal 1985 al 1995, a questo Paese ben quattro sanatorie. Alludo all'istituto del contratto di soggiorno per lavoro, che l'Italia già conosce, perché non è affatto nuovo: è un istituto che abbiamo abbandonato, perché, appunto, determinava esiti negativi.

È addirittura sorprendente che tale istituto venga proposto da questo Governo, perché irrigidisce tutto e non a caso le imprese in questi giorni lamentano tale effetto e si dichiarano contrarie ad esso. È un istituto che per la sua rigidità impedirà all'immigrato regolare di trovare un'altra azienda per migliorare la sua condizione durante il soggiorno: gli impedirà, ad esempio, di frequentare un corso di professionalizzazione. È un istituto, cioè, controproducente agli effetti dell'obiettivo che si vuol raggiungere.

Come si può non concordare quando il ministro Maroni dice che è prioritario dare lavoro agli immigrati regolari disoccupati regolarmente iscritti alle liste di collocamento? Questo va bene, anzi benissimo e sottoscriviamo tale proposito; peccato, però, che la norma che proponete va nella direzione opposta.

Voi resuscitate, ad esempio, per questo immigrato senza casa (perché quando viene licenziato, grazie a questo vostro disegno di legge, perde la casa), che ha soltanto sei mesi (e non più un anno) per cercare lavoro, per questo immigrato così ridotto, anche quando ha un imprenditore che lo richiede nominativamente, la vecchia e abbandonata clausola di verifica di disponibilità.

Cosa vuol dire? Ciò sta a significare che viene inviato un fonogramma a tutte le prefetture d'Italia per verificare se in tutte le liste di disoccupazione d'Italia (ma attenzione, ricomprendenti soltanto gli italiani e i comunitari disoccupati, non i disoccupati regolari extracomunitari) c'è qualcuno disponibile ad occupare quel certo posto. Ebbene, sfido chiunque a dimostrare che quell'immigrato senza casa e senza lavoro, con il permesso di lavoro in scadenza non si dia alla clandestinità per lavorare, dal momento che è l'unica alternativa che gli resta.

Analogamente si può dire di altre norme combinate tra di loro. Ad esempio, abolite gli ingressi sponsorizzati, garantiti, per la ricerca per un anno del posto di lavoro, con la protesta di tutte le associazioni imprenditoriali: artigiani, piccola e media impresa, commercianti, aziende agricole e famiglie che trovavano in questi ingressi, per così dire, la soluzione dei loro problemi, perché era un'immigrazione regolata che non ha procurato alcuna controindicazione (o almeno il Governo non è riuscito a dircene alcuna) e che corrispondeva proprio a quel carattere interstiziale dell'economia italiana e del suo apparato produttivo. Quel tipo di ingressi aderivano a tali esigenze; ebbene, essi vengono aboliti.

Negli Stati Uniti e in Canada questa è diventata la regola centrale per l'immigrazione. Ogni anno entra in questi Paesi, attraverso gli ingressi sponsorizzati, l'80 per cento degli immigrati immessi in queste due economie.

Ebbene, tale norma, combinata al contratto di soggiorno per lavoro cosa produce, colleghe e colleghi, in termini di effetti concreti? Un'abnormità! Produce infatti l'effetto che le famiglie e le imprese, artigiane in particolare, non conosceranno l'immigrato che dovrebbero occupare. Voi immaginate che una famiglia italiana si metta in casa ad accudire i bambini o gli anziani un immigrato regolare che non conosce? Pensate che tale metodo possa funzionare? Verrà sempre preferito a questo un immigrato irregolare conosciuto. Ecco líeffetto perverso di questa norma rispetto allíapparenza.

E poi, che dire dellíangheria rappresentata dalla previsione di requisire, da parte dello Stato, i contributi INPS maturati, che oggi líimmigrato, quando ritiene di non tornare più in Italia, può ritirare? Spesso questi risparmi retributivi gli consentono di aprire il negozietto nel suo Paese, di comprarsi un appartamento: è líemigrazione italiana che ci passa come un film speculare di fronte agli occhi.

Con una norma di questo genere, oltre che provocare disastri come quelli che stiamo vivendo, nel senso che migliaia di immigrati regolari se ne stanno già andando per paura di perdere quei risparmi, mettendo in difficoltà le aziende che non riescono a trovare lavoratori sostitutivi, si corre anche il rischio di ingenerare non buoni rapporti con i Governi di quei Paesi, perché soltanto noi italiani dovremmo conoscere quanto i Governi contino, per le proprie economie, sulle rimesse dallíestero dei loro cittadini.

Ebbene, non credo che gli errori e i guasti che queste norme provocheranno, causando più clandestinità e più irregolarità, verranno sanati dalle norme giurisprudenziali. Voi aumentate alcune pene in modo spropositato, introducete reati assai discutibili, rendete le espulsioni pressoché tutte coatte, tutte con líaccompagnamento! Tantíè che la relazione tecnica del Governo (bisogna darne atto), probabilmente sfuggita ai politici, manifesta molti dubbi sullíapplicabilità di queste norme, nonché sul fatto di poter raggiungere con esse 10.000 espulsioni in più questíanno.

Pensate, il ministro Scajola líaltro giorno ha detto che ha effettuato 75.000 espulsioni nel 2001 con la legge Turco-Napolitano, a dimostrare che quella legge funziona anche agli effetti della sicurezza. Pensate se cíera bisogno di un tale sfracello della Costituzione, delle garanzie, dei diritti di libertà, di una tale inciviltà per effettuare 10.000 espulsioni in più, che si possono conseguire con qualche poliziotto e con qualche milione di euro in più dato alle questure!

Spetta ad altri del mio Gruppo contestare il fatto che queste norme sulla giurisdizione e sulle espulsioni possano compensare e sanare líaumento di irregolarità e clandestinità che provocheranno le altre disposizioni da me citate.

La via maestra - questo è il punto - per combattere líirregolarità, la clandestinità e anche la criminalità nel campo dellíimmigrazione è il buon governo dellíimmigrazione regolare necessaria: questa è la strada che líesperienza nel mondo intero dimostra in grado di ridurre il mare dellíirregolarità, della clandestinità, della criminalità e rendere efficaci le misure di contrasto della clandestinità e anche della criminalità. Senza di questo, si fa un capolavoro del nulla e avrete sorprese molto deludenti, voi che dite di credere in queste norme.

Partendo da questa convinzione, gli emendamenti che proponiamo tendono innanzitutto a ripristinare il testo unico là dove viene manomesso da questo disegno di legge. Ho preso atto volentieri dellíaffermazione del presidente, senatore Pastore, che, quasi a vanto della maggioranza (e lo rispetto), ha detto che il testo unico in sostanza è stato manomesso o, meglio, modificato soltanto in alcune parti; non so quanto gradisca la Lega Nord, in particolare il senatore Stiffoni, questíaffermazione di un pur autorevole esponente della maggioranza. Tuttavia, la Lega Nord si può - come dire? - acquietare, perché, anche se le manomissioni sono poche, tuttavia il resto del testo unico o non è citato o è messo in mora.

Ricordo all'Esecutivo che da quando governa (otto mesi) non ha ancora convocato un organo di consultazione, neanche per avere un'opinione sul testo di legge in esame. I consigli territoriali (regionali e provinciali) saranno messi in mora e, soprattutto, non si parlerà di integrazione, di accoglienza e di inserimento: neanche un euro è previsto per queste politiche.

Ebbene, richiamiamo l'attenzione del Governo e della maggioranza oltre che su questo anche su altre questioni alle quali teniamo molto: certo è che se fossero affrontate e risolte, il nostro giudizio e il nostro voto non cambierebbero; tuttavia, considereremmo che il disegno di legge potrebbe avere una qualche utilità.

Vi segnaliamo la questione della regolarizzazione per tutti coloro che sono in condizioni di fatto e di diritto di poterlo fare, a prescindere dal settore in cui lavorano, come quei soggetti - le colf - che in particolare prevedete. E' un'esigenza umana, sociale, delle economie delle imprese; lo reclama la Costituzione; è l'Organizzazione internazionale del lavoro che chiede trattamento di parità per i lavoratori stranieri regolari presenti nel nostro Paese.

Vi ricordiamo la liberalizzazione degli ingressi per i lavoratori di cura e di assistenza familiare che devono essere considerati tra gli ingressi speciali, di cui al testo unico, in quanto nulla hanno a che fare con gli ingressi della quota annuale. Tali ingressi - lo ripeto - sono sollecitati da eventi sgradevoli e imprevedibili.

Si deve rendere possibile nell'arco di tutto l'anno per una famiglia, quando ne sente il bisogno, di poter avanzare la richiesta necessaria ed ottenere il lavoratore desiderato se non vogliamo, continuando con il sistema attuale e non liberalizzando questi ingressi, che si produca ulteriore clandestinità, irregolarità e necessità - è inutile che lo neghiate - della regolarizzazione da voi proposta. Spero tengano conto della nostra proposta anche quei settori della maggioranza sensibili a tale esigenza. Infine, vi è la questione dei minori stranieri in Italia.

Le norme oggi al nostro esame non sono un buon viatico per quei cittadini ai quali sono rivolte che tra pochi anni saranno nostri concittadini - alludo alle popolazioni dei Paesi balcanici - nell'Unione europea. Non sono un buon viatico per i cittadini nord-africani che nel 2004 saranno nostri concittadini all'interno del Mercato unico europeo. Non mandate un buon messaggio, considerati gli appuntamenti che ci aspettano. L'Italia avrebbe bisogno di una migliore carta d'identità in vista di scadenze così importanti e decisive per il suo futuro. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malabarba. Ne ha facoltà.

MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, con la cancellazione del dibattito in Commissione e il contingentamento inaudito dei tempi di discussione in Aula, la maggioranza si appresta ad attuare un vero e proprio atto di imperio per imporre un disegno di legge repressivo, xenofobo e profondamente razzista; e quanto sia interessata al dibattito su una materia così importante lo mostra l'immagine di quest'Aula, dove sono più numerosi gli studenti appena entrati che non i senatori.

L'unica discussione permessa, anzi, l'unica trattativa avviata è quella che da mesi si conduce all'interno delle forze di Governo, in dispregio delle prerogative del Parlamento.

A Rifondazione Comunista, che raccoglie nel Paese consensi superiori a forze sovrarappresentate in quest'Aula (che non hanno neppure superato la soglia di rappresentatività nazionale, ma che costituiscono la punta di lancia delle pulsioni più retrive, ancorché minoritarie, della popolazione) vengono consentiti quindici minuti di tempo totale per gli interventi, le illustrazioni degli emendamenti e le dichiarazioni di voto.

A chi vorrebbe dar voce ai 100.000 manifestanti del 19 gennaio scorso contro questo disegno di legge, alle tante associazioni, e sindacati, alle chiese e alle organizzazioni di volontariato che anche in questo momento protestano inascoltate davanti a questo Palazzo, non resta che avanzare considerazioni generali. È scandaloso, signor Presidente!

Questo disegno di legge, palesemente incostituzionale, costituisce un attacco ai diritti di tutti i migranti, e, dunque, ai diritti di tutti e di tutte e allíidea stessa di uguaglianza del diritto; favorisce la clandestinità e combatte i clandestini, anziché agevolare la presenza regolare e contrastare la clandestinità; subordina le politiche dellíimmigrazione e persino della cooperazione internazionale agli accordi intergovernativi di controllo e rimpatrio; considera i migranti come manodopera da sfruttare e di cui liberarsi quando non sia più necessaria allíesigenza della produzione. Avete chiesto braccia, sono arrivate persone: questo è il vostro guaio!

Attraverso líannullamento dei diritti di questo, che è il settore più debole della società, intendete colpire i diritti e le tutele di tutti i lavoratori e le lavoratrici, con il varo contemporaneo del disegno di legge sul mercato del lavoro, che porta la stessa firma dell'onorevole Maroni.

Il disegno di legge Bossi-Fini rende più precario lo status giuridico e líaccesso ai diritti sociali per tutti i cittadini stranieri, anche i più stabili e regolari; non assicura il diritto di asilo, né la protezione delle vittime di guerra ed esodi forzati, ma anzi prevede la segregazione dei richiedenti asilo.

Poiché il ministro Scajola si è vantato oggi di aver espulso 1.352 immigrati clandestini in un solo mese, gli vorremmo ricordare che tra quei numeri almeno la metà sono profughi, come i 205 sbarcati a Gallipoli il 31 gennaio scorso, in gran parte curdi provenienti dalla Turchia e dallíIrak e che, se va bene, ora si troveranno nelle galere di quei Paesi in cui sono perseguitati: questi sono i vostri clandestini, cari colleghi della maggioranza!

Non contenti, avete anche voluto peggiorare líapparato repressivo con il ruolo diretto della Marina militare contro gli sbarchi, rendendo così "normale e prevedibile" quel che fu - si dice - "accidentale" 5 anni fa davanti al porto di Otranto, quando una nave della Marina militare italiana speronò e affondò, quel 24 marzo, la "Kater i Radesh" con 120 migranti a bordo.

Questo disegno di legge rafforza líapparato repressivo, moltiplicando i centri di detenzione e raddoppiandovi il periodo di permanenza, abrogando, di fatto, il diritto al ricorso contro i provvedimenti di espulsione, prevedendo nuove ipotesi di reato per i migranti irregolari e líespulsione automatica per i microreati da vendita ambulante.

È líimpianto complessivo del disegno di legge che respingiamo totalmente, perché contrario ai princìpi fondamentali e costituzionali di civiltà giuridica e uguaglianza nel lavoro.

Neppure obiettivi sacrosanti, come la regolarizzazione di settori di migranti senza permesso di soggiorno - di cui assistiamo al vergognoso mercanteggiamento allíinterno della maggioranza - possono essere barattati con un atteggiamento di disponibilità a condividere il disegno di legge.

Siamo convinti che la denuncia forte e coerente della sua natura discriminatoria e segregazionista da parte della grande mobilitazione sociale che si sta sviluppando nel Paese e che ha già fatto venire alla luce le prime crepe nello schieramento governativo, saprà far saltare questo disegno di legge e, in direzione opposta a tale provvedimento, riaprirà le condizioni per un allargamento dei diritti dei migranti, ivi compreso quello del voto. (Applausi dai Gruppi Misto-RC e Misto-Com e del senatore Vitali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Valditara. Ne ha facoltà.

VALDITARA (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, compito di uno Stato è garantire benessere e condizioni di vita serene in primo luogo ai suoi cittadini. Prima ci occupiamo di chi ci sta vicino, di chi ha contribuito e contribuisce stabilmente al progresso e allo sviluppo della nostra Nazione e ne condivide le sorti.

Questo non significa escludere chi onestamente vuole partecipare al processo di crescita della nazione italiana; significa, però, che questa partecipazione deve avvenire in condizioni di ordine e di certezza, di rispetto delle regole e di rispetto della dignità della persona.

Si è detto che il contributo degli stranieri è essenziale. Ne siamo convinti anche se non dobbiamo dimenticare la percentuale significativa di stranieri iscritti alle liste di collocamento.

Così come personalmente sono convinto che rispetto ad altri Paesi europei il numero di stranieri regolari in Italia non sia eccessivo. Rispetto ad altri Paesi, tuttavia, appare eccessivo il numero dei clandestini, di stranieri nullafacenti, sottoccupati, oppure addirittura dediti ad attività criminali. Recenti ricerche hanno ipotizzato un numero di clandestini che nelle regioni del Nord Italia e nel Lazio supererebbe ormai la metà della quota dei regolari: sarebbe la percentuale più alta díEuropa.

Se noi giriamo per le principali città europee non troviamo, infatti, durante la giornata lavorativa, torme di sfaccendati che non si sa bene, invece, per quale motivo siano entrati e per quale motivo rimangano nel nostro Paese; o meglio, sono entrati e rimangono per líinadeguatezza dellíattuale legislazione.

Una così alta percentuale di clandestini spiega naturalmente líelevato livello di criminalità che caratterizza la presenza extracomunitaria in Italia. Anche qui, a differenza di altri Paesi europei, le cifre sono impressionanti: su oltre 50.000 reclusi, quasi il 30 per cento è ormai extracomunitario, con una crescita costante del fenomeno. Nelle carceri minorili del Centro-Nord lí80 per cento dei reclusi è extracomunitario. Contrariamente a quanto alcune qualunquistiche voci ogni tanto vanno in giro ad affermare, non sono gli stranieri in quanto tali ad essere autori di crimini, ma sono gli stranieri in quanto clandestini. Il 90 per cento dei reati è infatti commesso proprio da clandestini.

Il procuratore generale presso la Cassazione ha, del resto, in più occasioni denunciato come il fenomeno criminale, legato ad organizzazioni malavitose straniere, stia assumendo carattere di sempre maggiore pericolosità. Al di là di tanta facile e sciocca retorica, questo è un dato oggettivo che esprime un disagio che non va più trascurato e a cui chi ha senso di responsabilità deve cercare di porre rimedio.

Cíè in Italia uníaltra piaga a noi peculiare: la piaga del lavoro nero, del lavoro sfruttato, che si accompagna a condizioni di vita subumane. È la piaga di chi vive nelle baracche di cartone in mezzo alle discariche o ammassato con altri 10 in un monolocale fetido. È dunque contro la clandestinità, líirregolarità, la precarietà e lo sfruttamento che noi dobbiamo intervenire.

In particolare, alcune delle misure contenute in questo provvedimento vanno nella direzione di legare sempre più la presenza degli stranieri allo svolgimento di un lavoro effettivo; vanno nella direzione di contrastare lo sfruttamento, e quindi gli arrivi irregolari, e di favorire le espulsioni dei clandestini. Così le misure atte ad orientare la cooperazione internazionale e gli aiuti allíadozione di politiche finalizzate a contrastare efficacemente il traffico dei clandestini. Così ancora aver legato líingresso per motivi di lavoro alla preventiva disponibilità di una occupazione tramite contratto certificato dalle nostre rappresentanze diplomatiche e alla garanzia di un alloggio adeguato fornito dal datore di lavoro.

Questo significa rendere più seria e accurata la selezione dei lavoratori, garantire lo straniero contro lo sfruttamento del lavoro nero, offrire condizioni di vita decorosa a chi viene da noi per lavorare onestamente, evitare la possibilità che molte giovani donne siano attirate con il miraggio di lavori inesistenti, ingannate e costrette a prostituirsi.

Così, ancora, la sostanziale eliminazione del ridicolo istituto dell'intimazione a presentarsi al posto di frontiera, che aveva demotivato le forze dellíordine, e la sua sostituzione, invece, con l'espulsione mediante diretto accompagnamento alla frontiera. Così le sanzioni per chi, sempre clandestinamente, cerchi di entrare nuovamente nel nostro Paese. Così anche líallungamento da 30 a 60 giorni del termine massimo per il trattenimento nei centri di permanenza temporanea per quei clandestini che non forniscano elementi per una loro adeguata identificazione. Così, ancora, le procedure più rapide per il riconoscimento del diritto di asilo, per evitare che esso sia utilizzato per procrastinare o evitare líallontanamento. Così, infine, le sanzioni verso chi dia alloggio o assuma un extracomunitario senza denunciare tale fatto.

Con queste misure vogliamo garantire che chi viene in Italia la fa per lavorare, non per vivere ai margini della società o contro di essa. Con tali misure vogliamo impedire che il disagio di molti italiani possa degradare in xenofobia o in qualche altro ributtante sentimento. Certo, queste misure possono non piacere a chi vorrebbe continuare a disporre di manodopera in nero sottopagata, non sindacalizzata e, dunque, più malleabile, a chi trova comodo disporre di un esercito di sfruttati con pochi o senza diritti, contribuendo, almeno in parte, ad alimentare la disoccupazione.

È stupefacente che la sinistra si faccia paladina di chi ha una visione miope e iniqua del profitto e trascuri invece il disagio di quei milioni di italiani, ma anche di quegli stranieri onesti, che non ne possono più di vivere in aree degradate o pericolose.

Io vengo da un collegio nel quale la gente comincia a spendere cifre importanti per blindarsi in casa, perché in una delle zone più tranquille della Lombardia si sta diffondendo una criminalità alimentata spesso dal degrado e dalla disperazione; 9 su 10 di coloro che vengono fermati dalla polizia di Legnano sono clandestini senza lavoro e spesso senza fissa dimora.

Mi è dispiaciuto vedere in Commissione una sinistra così attenta a difendere una malintesa libertà di circolazione e una libertà di assunzione selvaggia a danno delle esigenze di sicurezza lamentate da impiegati, operai, pensionati, dalle fasce realmente deboli della nostra società; forse perché costoro non sono più i vostri elettori!

Certamente queste misure non possono piacere a chi è memore dellíinsegnamento di Lenin per cui líimmigrato, soprattutto se sfruttato e disperato, è una potenziale massa di manovra per scardinare un certo modello di società. Né possono far piacere a chi, in crisi di voti perché incapace di rappresentare i bisogni autentici degli italiani, spera di poter contare, anche grazie allo strumento delle continue sanatorie, su un esercito di nuovi elettori, magari facendo carta straccia del concetto di cittadinanza proprio della tradizione democratica occidentale. Né queste misure possono piacere a chi sotto sotto auspica il risorgere del demone del razzismo per usarlo come pretesto per líennesima legittimazione politica.

Queste misure non piaceranno neppure agli utopisti, a chi crede che basti riempirsi la bocca di chiacchiere inconcludenti per azzerare problemi che neppure questa legge porterà a risolvere completamente.

Ma non è a loro che noi dobbiamo rendere conto, bensì a quei milioni di italiani onesti che ci hanno dato il voto anche per questa legge che ci apprestiamo a varare. Eí per questo che Alleanza Nazionale sosterrà con forza, in tutti i suoi passaggi parlamentari, questo disegno di legge. (Applausi dei Gruppi AN, FI e UDC:CCD-CDU-DE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Villone. Ne ha facoltà.

VILLONE (DS-U). Signor Presidente, noi Democratici di Sinistra riteniamo che questa proposta di legge non sia utile al Paese, anzitutto al suo sistema economico-produttivo; lo ha testé ampiamente dimostrato il collega Guerzoni. Pensiamo che questa proposta di legge risponda in realtà ad un solo intrinseco obiettivo politico, quello di fare la faccia feroce e di inviare un messaggio di intolleranza, di durezza.

Non siamo di fronte a norme efficaci nei confronti dellíobiettivo dichiarato di garantire legalità e sicurezza ai cittadini italiani. Pur non condividendolo, si potrebbe anche capire líinasprimento che qui si prospetta come obiettivo politico se rispondesse a chiarezza di intenti e a princìpi di effettività. Così non è. Si prende qui e là, in modo disorganico e frammentario, che trova ragione nel messaggio simbolico più che nel ragionamento giuridico.

Ciò rafforza un giudizio di inaccettabilità delle norme nel senso della loro incostituzionalità ed anche nella consapevolezza che questo quadro normativo non porta a raggiungere líobiettivo della maggior sicurezza e della miglior tutela della legalità.

Questo è un obiettivo illusorio e mendace. Aumentare la precarietà, ampliare a dismisura le ipotesi di espulsione, soprattutto coatta, porta allíimmersione, allíaumento del sommerso, allíindebolimento del tessuto connettivo delle comunità di extracomunitari e quindi allíingresso più agevole dei poteri criminali. Chi si trova nellíillegalità, chi è spinto nellíillegalità senza speranza di uscirne, con la sola prospettiva di tornare allíinferno da cui è fuggito, è doppiamente ricattabile.

Tutto questo emerge chiaramente dalle normative sullíespulsione, nelle quali diventa ipotesi normativa di base quella dellíespulsione con accompagnamento alla frontiere attuata con decreto immediatamente esecutivo, anche se impugnato. Vediamo qui chiaramente violato un principio di aderenza alle situazioni di fatto, di proporzionalità, che ho citato nella mia pregiudiziale di costituzionalità. Come è anche evidente la riduzione del ruolo del giudice e líaumento a dismisura della discrezionalità dellíautorità pubblica.

Noi Democratici di Sinistra riteniamo, signor Presidente, che i diritti inviolabili della persona non conoscono colore di pelle, etnia, religione, appartenenza di sorta. Riteniamo che su questi diritti poggi il cardine della nostra civiltà e che se ai nostri emigranti fossero stati applicati i principi che ora si vogliono applicare la storia di questo Paese sarebbe stata molto diversa.

Noi Democratici di Sinistra crediamo che líuguaglianza, la tolleranza e líinclusione siano parole chiave in questo contesto, sia per gli immigrati sia per la sicurezza dei cittadini sia per la tutela della legalità.

Una politica dell'immigrazione certo deve esserci, ma deve essere svolta in accordo con gli Stati da cui provengono i flussi d'immigrazione e definita con spirito aperto. Le soluzioni equilibrate sono le sole efficaci per fare emergere il sommerso, combattere efficacemente l'illegalità e tutelare davvero la sicurezza dei cittadini. (Applausi dal Gruppo DS-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pagliarulo. Ne ha facoltà.

PAGLIARULO (Misto-Com). Signor Presidente, se la Presidenza mi autorizza in tal senso, consegnerò un intervento scritto, perché, per i noti motivi, il tempo per intervenire sul disegno di legge in esame non è sufficiente.

Questo provvedimento può a ragion veduta essere considerato simbolico della distanza siderale tra la politica, la sensibilità e la cultura del Governo e quelle dell'opposizione; un abisso che si riflette anche all'interno della maggioranza, ove sono sotto gli occhi di tutti disagi e contrasti. Così pure nel mondo imprenditoriale: citerò solo - e persino - il senatore Agnelli, il quale, nel corso di una conferenza svolta qui in Senato il 21 gennaio, affermò: "La mia convinzione è che investire nell'accoglienza e nell'integrazione sia il più importante banco di prova di una responsabile solidarietà".

Si tratta di una proposta di legge demagogica, perché umiliando la permanenza regolare, determinerà un aumento della criminalità. Questa legge contiene il virus della xenofobia: altro che approccio laicamente propositivo! Essa sottomette il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, rendendo in tal modo il diritto subalterno alla relazione tra privati (un mostro giuridico!); elimina l'istituto dello sponsor; complica i passaggi burocratici a carico degli immigrati e degli stessi datori di lavoro; quasi impedisce il ricongiungimento dei familiari; aumenta i tempi per ottenere la carta di soggiorno; vìola il diritto in merito alle espulsioni; da ultimo, sottrae persino i contributi agli immigrati (è forse un caso di esproprio capitalista?). E potrei continuare.

Con queste norme si riduce la vicenda epocale mondiale del fenomeno migratorio ad una minaccia al nostro benessere e alla sicurezza; si incrementa il pregiudizio più meschino: l'immigrato viene considerato di per sé diverso ed ostile.

Il lavoratore straniero serve per produrre e dopo la cessazione del rapporto di lavoro deve sparire. Domina un'idea della globalizzazione che comprende merci e mercati ma esclude uomini, donne e diritti.

Si sono approvate normative come quelle sulle rogatorie e sul falso in bilancio in nome - si è detto - del garantismo; poi per gli immigrati, si ammazza il principio di eguaglianza e viene cassata l'idea dei diritti.

La legge allude ad uno Stato poliziesco, una torre protetta da trincee e cavalli di Frisia anzi, per essere più precisi, da navi da guerra. Una legge che non ha nulla a che vedere né con il meglio della cultura cattolica, né con l'Europa in costruzione. Penso, ad esempio, alla direttiva 00/43/CE: siamo la pecora nera, in tutti i sensi, dell'Europa. Penso alla Costituzione, che mi pare più che violata.

Proveremo a modificare la legge con gli emendamenti, ma si sappia che per noi questa è la legge della vergogna. (Applausi dal Gruppo Misto-RC. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vanzo. Ne ha facoltà.

VANZO (LNP). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, è il caso di dire: finalmente una legge per regolamentare in maniera congrua la permanenza dei cittadini stranieri nel nostro territorio.

Ma perché collegare al lavoro la possibilità di risiedere nel nostro Paese? Non dimentichiamo che la nostra Costituzione, all'articolo 1, recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". Non è fondata né sulla prostituzione, né sullo spaccio di droga, né su furti e rapine.

Dieci anni di cattiva legge o di cattiva applicazione della legge - la differenza non ha molta importanza, dato che i risultati ottenuti sono stati ampiamente previsti, preannunciati, deplorati - hanno permesso l'entrata nel nostro Paese di centinaia di migliaia di persone non identificabili, forse spinte dalla speranza di una vita migliore, troppe volte richiamate dall'idea di un Paese dove la tolleranza è elevata per ogni tipo di occupazione, legittima o illegittima che sia.

È così che da tanti anni, troppi, siamo spettatori impotenti di uno sfruttamento della prostituzione senza precedenti, sottolineando ciò che più offende la nostra dignità di uomini civili e cioè l'essere consapevoli che si è di fronte ad un vero e proprio commercio di esseri umani su scala europea ed extraeuropea, nel quale soprattutto le donne vengono comprate e vendute, sottoposte ad ogni tipo di violenze sino ad essere ammazzate. Un commercio gestito dalla criminalità organizzata, che ci riporta con la mente alla tratta degli schiavi di alcune centinaia di anni fa.

Da alcuni anni abbiamo cominciato a convivere con una paura che prima era remota: la paura dei rapinatori. Bande di albanesi e rumeni hanno dato inizio ad un sistematico saccheggio delle case dei nostri cittadini, rubando tutto quanto è possibile rubare - auto di grossa cilindrata, denaro, vestiti, alimenti - seminando terrore e, ciò che più conta, un senso di insicurezza che automaticamente si è tramutato in sfiducia nelle istituzioni, che sono nate e da sempre esistono per garantire la difesa dei diritti elementari dei cittadini.

Abbiamo assistito al prosperare del commercio di droga e di armi; sappiamo come i proventi ricavati dalle attività criminose vadano ad immettersi nei circuiti economici sani portando, con l'acquisizione di imprese ed attività esistenti o con la nascita di nuove, all'inquinamento e all'assoggettamento del mondo produttivo alla malavita organizzata.

I commercianti assistono impotenti all'imperversare dei "vu' cumprà" che vendono di tutto e di più: merce contraffatta, merce che non si sa da dove arrivi. E pensare che per tenere aperto un esercizio essi pagano allo Stato italiano fior di quattrini, cui va aggiunto l'impegno economico costante che un'attività commerciale richiede. Bella maniera di tutelare chi spesso velatamente è dipinto come evasore fiscale e rappresenta un momento importante della nostra economia!

Spesso i servizi Rai ci mostrano persone che vivono in condizioni disumane, nei tuguri più inabitabili presenti nel nostro territorio. Come possiamo non rifiutare, non opporci ad una presenza massiccia di clandestini che andrà ad ingrossare quel lavoro nero che, raggiungendo il 25 per cento della forza-lavoro totale, dà all'Italia in ambito europeo un primato ineguagliabile e per nulla invidiabile? E poi si ha la sfrontatezza di dire che con questa legge si mercifica il lavoratore (con questa legge?), quando mai come ai giorni nostri lo straniero è stato trasformato in merce nel nostro Paese.

Come si può avere il coraggio di dire che abbiamo bisogno che gli extracomunitari vengano a ripopolare il nostro territorio, data la bassa natalità della famiglia italiana? Ma abbiamo fatto tutto quanto è possibile fare in aiuto alle nostre famiglie, considerando quanto costa la vita, quanto costa far crescere i figli e dar loro un'istruzione e una formazione al lavoro?

Noi, Lega Nord padana, siamo ben d'accordo che vengano costruite case dove possano alloggiare i cittadini stranieri che temporaneamente vengono a lavorare nel nostro Paese, ma non siamo assolutamente d'accordo con l'impegnare fondi per favorire l'insediamento stabile di famiglie di stranieri che vengono qui per sostituire la nostra famiglia italiana che vive momenti di difficoltà sotto vari punti di vista, che vengono qui a portare con più o meno forza i loro usi, i loro costumi, le loro tradizioni e la loro religione.

Se l'immigrazione diventa invasione, noi ci opponiamo fermamente. Questa è una buona legge che, salvaguardando il tessuto sociale di un'Italia che ospita, anche fanatici terroristi purtroppo, punta a far diventare rispettati i lavoratori, migliaia di extracomunitari oggi relegati alla condizione di schiavi. (Applausi dai Gruppi LNP e AN).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

*VITALI (DS-U). Signor Presidente, la nuova normativa sull'immigrazione giunge in Aula senza che il Governo e la maggioranza abbiano risposto in modo convincente ad una semplice domanda: perché? Perché rifare da cima a fondo una legge che ha soltanto tre anni di vita? Sulla base di quali riscontri, di quali verifiche puntuali circa il suo funzionamento? Nessun riscontro è stato fornito e nessuna verifica puntuale è stata effettuata.

Il ministro Bossi, che è sicuramente il principale ispiratore della legge, un bel giorno ha detto: "D'ora in poi entrano solo gli immigrati che hanno un regolare contratto di lavoro". Ma questo proposito non giustifica in alcun modo una nuova legge, considerato che la normativa attuale già lo prevede. Per ottenere il visto di ingresso, lo straniero deve dimostrare "la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno" (articolo 4 del Testo unico in vigore), che la direttiva applicativa del Ministero dell'interno del 1ƒ marzo 2000, all'articolo 1, secondo comma, indica nella "richiesta del datore di lavoro".

Perché allora una nuova legge? Si sarebbe compresa questa esigenza se il disegno di legge fosse stato coerente con le tre direttive europee in corso di approvazione (sul ricongiungimento familiare, sullo status di rifugiato e sul lavoro), che dovranno essere comunque recepite anche dal nostro Paese entro il 2004 o se avesse in qualche modo anticipato tali direttive. Invece si propone una normativa che va nella direzione opposta, nonostante la relazione del Governo affermi il contrario.

Un esempio molto chiaro di quanto sto sostenendo è dato dallíarticolo 5 della proposta di direttiva europea sul lavoro. In base ad un giusto principio di semplificazione, il Consiglio dellíUnione europea propone che, anziché líattuale doppio sistema di permessi di soggiorno e di lavoro, vi sia un unico atto amministrativo che autorizzi sia il soggiorno che il lavoro dellíimmigrato. Esso è definito "Permesso di soggiorno lavoratore". Per ottenerlo bisogna essere in possesso di un contratto di lavoro valido o di uníofferta di lavoro vincolante.

Il disegno di legge del Governo va in tuttíaltra direzione. In contrasto con la proposta di direttiva europea, esso lascia in vigore il doppio regime di permesso di soggiorno e di lavoro, introducendo un contratto speciale per gli stranieri, il "contratto di soggiorno per lavoro subordinato", che deve contenere "la garanzia da parte del datore di lavoro di uníadeguata sistemazione alloggiativa" e líimpegno al pagamento (sempre da parte di questíultimo) delle spese di viaggio per il rientro del lavoratore nel Paese di provenienza. Di questo speciale contratto non vi è alcuna traccia nella proposta di direttiva europea.

A questo proposito, nel documento di Confcommercio, depositato durante le audizioni in Commissione, è scritto: "Il provvedimento presenta maggiori criticità nei riguardi della disciplina del lavoro subordinato in quanto numerose disposizioni comportano líaggravio degli oneri burocratici ed economici a carico delle imprese. Tali oneri renderebbero impossibile líattività di migliaia di piccole e medie imprese dei settori rappresentati ed innanzitutto di quelle turistiche". Scrive Confapi nelle sue osservazioni: "La nuova procedura è quindi più rigida, più burocratizzata e presumibilmente più lunga di quella attuale. La prestazione di questo tipo di garanzia, quella prevista dal contratto di soggiorno, ci pare eccessivamente vincolistica ed inoltre va a gravare le piccole e medie imprese di costi aggiuntivi cui noi siamo contrari".

Nel documento di Confindustria si afferma che la normativa proposta suscita "perplessità" poiché la vigente disciplina prevede già un obbligo similare, dovendo il datore di lavoro "esibire idonea documentazione indicante le modalità della sistemazione alloggiativa per il lavoratore straniero". Gli stessi concetti sono contenuti in tutti i documenti presentati dalle associazioni imprenditoriali e dalle organizzazioni sindacali in Commissione.

Colleghi della maggioranza, se non volete dare ascolto a noi, almeno ascoltate la voce di chi rappresenta le imprese e il lavoro di questo Paese. Ascoltate le preoccupazioni e líallarme di chi sa bene quale sarà líeffetto delle misure che ha proposto il Governo. Líeffetto sarà quello di rendere più difficile líinserimento regolare nel mercato del lavoro degli immigrati e quello di aumentare, conseguentemente, líarea del lavoro nero, irregolare e clandestino.

Non si aiuteranno senzíaltro gli stranieri a trovare un alloggio adeguato, ma si disincentiveranno molte imprese, soprattutto di piccola e piccolissima dimensione, a sottoscrivere contratti regolari.

Líeconomia del Paese, colleghi, non si ferma neanche per decreto e le imprese per funzionare hanno bisogno di manodopera straniera: in agricoltura, nellíindustria e nei servizi, anche alle famiglie. Se esse faticheranno ad assumere questa manodopera regolarmente, líassumeranno in nero. Questo è quanto accadrà, colleghi della maggioranza, con la legge che state proponendo. Dichiarate di voler combattere líillegalità, ma in realtà la favorite. Líunico modo di combatterla davvero è di facilitare líingresso regolare sul mercato del lavoro, semplificando le procedure attuali - come chiedono le imprese - ed anticipando la direttiva europea.

Nel parere del CNEL - sempre agli atti della Commissione - è contenuto uno degli atti di accusa più duri che siano stati concepiti nei confronti della legge. Lo do per letto. E si tratta di un atto che viene non da pericolosi sovversivi o dalle file dellíopposizione, ma dallíassemblea del Consiglio nazionale dellíeconomia e del lavoro. Questo parere, tra líaltro, afferma che la nuova procedura di espulsione dellíimmigrato irregolare, con líesecutività immediata, senza convalida, dellíautorità giudiziaria pone problemi molto delicati di legittimità costituzionale.

Non è estendendo indebitamente l'uso dei centri di temporanea permanenza o ampliando il periodo di trattenimento da 30 a 60 giorni che si può affrontare efficacemente il problema non degli irregolari o dei clandestini, ma degli stranieri che delinquono e quindi della sicurezza delle nostre comunità. Lo dico anche al senatore Valditara, che lo ha sostenuto nel suo intervento.

Con la normativa attuale, infatti, possono essere espulsi solo gli stranieri di cui si conosce l'identità: chi ha il permesso di lavoro, per esempio, e non ha più requisiti per rinnovarlo. Chi invece non fornisce le proprie generalità, ed è il caso degli stranieri che delinquono, non può essere espulso. Trascorso il termine dei 30 o 60 giorni non può più essere trattenuto presso i centri. Coloro i quali sono sottoposti a procedimento penale godono di una sorta di immunità di fatto dall'applicazione delle aggravanti che la legge penale stabilisce a carico dei recidivi per il succedersi del fenomeno della non identificabilità delle stesse persone. (Richiami del Presidente).

La legislazione attuale finisce pertanto per premiare chi delinque, ostacolando le proprie identificazioni personali, e per punire gli irregolari che perdono il lavoro. Occorrono norme di tutt'altro genere rispetto a quelle proposte dal Governo e questo lo specificheremo in sede di illustrazione degli emendamenti.

Queste sono le ragioni per le quali la legge che proponete è inutile, dannosa, contraria ai diritti delle persone e ai diritti costituzionali, e provocherà gravi danni.

Voi la proponete esclusivamente per motivi propagandistici. Non vi proponete di governare l'immigrazione, ma volete dare un messaggio di chiusura e di intolleranza al vostro elettorato, illudendovi che gli italiani siano d'accordo con voi.

Ma l'idea che essi hanno dell'immigrazione, per fortuna, è molto diversa da quella del ministro Bossi e di questa maggioranza, perché ormai gli italiani hanno capito che gli immigrati sono una risorsa necessaria, che questo fenomeno va regolato, ma è indispensabile per far funzionare il nostro Paese. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Del Pennino. Ne ha facoltà.

DEL PENNINO (Misto-PRI). Signor Presidente, colleghi senatori, quello che giunge oggi al nostro esame è il terzo provvedimento che il Parlamento discute in materia di immigrazione nel giro di soli dodici anni, a partire dalla legge n. 39 del 1990.

Credo che questa difficile e contrastata ricerca di un'adeguata soluzione legislativa non sia tanto imputabile ad un deficit culturale della rappresentanza politica o al prevalere di astratti pregiudizi ideologici (che pure in questa materia sono assai diffusi), quanto all'oggettiva complessità del problema, che non riguarda solo la società italiana, ma ogni Paese industrializzato a contatto con realtà di sottosviluppo, anche se da noi esso presenta alcune peculiarità.

Di fronte al fenomeno migratorio, frutto delle profonde differenze di vita, direi di sopravvivenza presenti nelle diverse aree del globo, come appare ingenuo un generico richiamo alla cultura dell'accoglienza, così è per converso ingiusto confondere la corretta difesa delle regole proprie di ogni civile convivenza con la negazione delle aspettative di quanti sono attratti dalle condizioni di vita proprie delle società industrializzate.

Il problema, dunque, che noi oggi abbiamo di fronte è di definire un'organica disciplina della materia che rappresenti un reale punto di equilibrio, che né il legislatore del 1990 né quello del 1998 riuscirono a stabilire.

A tale proposito mi sembra opportuno ripercorrere, sia pure brevemente, le tappe che hanno condotto all'attuale normativa, partendo proprio dal dibattito che accompagnò alla Camera la conversione in legge del cosiddetto decreto Martelli. In quell'occasione, illustrando le meditate ragioni che inducevano i repubblicani ad opporsi alla conversione del decreto predisposto dal Governo, sottolineai soprattutto l'inadeguatezza del meccanismo di espulsione ed evidenziai che il sistema proposto era assolutamente inadeguato e avrebbe avuto anche l'effetto di disincentivare quanti erano abusivamente presenti sul nostro territorio dal regolarizzare la loro posizione. Rilevai altresì che l'indiscriminata sanatoria proposta avrebbe funzionato da tam-tam, da richiamo per ulteriori ingressi nel nostro Paese.

Le previsioni che formulammo sin da allora sono state purtroppo confermate dalle vicende successive e neppure le correzioni apportate in materia di espulsioni dalla legge Turco-Napolitano sono state sufficienti per fermare un fenomeno di immigrazione irregolare sempre crescente, sia per la particolare esposizione delle nostre coste, sia per i collegamenti fra criminalità organizzata italiana e bande albanesi, sia per la diffusa convinzione che l'Italia rappresenti la porta attraverso la quale più facilmente si accede all'Europa.

Il provvedimento che oggi il Governo ci propone presenta un elemento di novità positivo: la forte differenziazione tra permesso di soggiorno per lavoro e quello concesso per altre ragioni. Si elimina così un fattore che ha favorito líingresso in Italia di cittadini extracomunitari per altri motivi, prevalentemente turistici, e la successiva loro permanenza come lavoratori in nero.

Inoltre, il disegno di legge al nostro esame rafforza il meccanismo delle espulsioni, ma - mi sia consentito dirlo senza suscitare scandalo - esso ci appare per questo verso ancora insufficiente. Non si può continuare a mantenere, sia pure per taluni casi, il meccanismo della semplice intimazione a lasciare il Paese, senza accompagnamento alla frontiera.

Se poi consideriamo il fatto che la grande maggioranza degli attuali clandestini è entrata in Italia con un permesso di soggiorno per motivi turistici, poi scaduto e non rinnovato, ci rendiamo conto che prevedere per questi soggetti la semplice intimazione ad abbandonare il nostro territorio significa una pura grida manzoniana.

Siamo consapevoli della portata della richiesta di generalizzare il meccanismo delle espulsioni con accompagnamento alla frontiera, ma siamo altresì convinti che senza una soluzione di questo tipo non si farà nessun concreto passo avanti e si otterrà il risultato di aumentare le tensioni e di far crescere uno spirito di intolleranza anche nei confronti dei cittadini extracomunitari regolarmente presenti nel nostro Paese.

Nello stesso momento in cui richiediamo una misura rigorosa di questo tipo, diciamo però che per consentire uníeffettiva applicazione delle nuove norme sullíespulsione, che noi auspichiamo, è necessario favorire contemporaneamente líemersione di quei lavoratori extracomunitari che svolgono oggi uníattività lecita, ma che devono poter permanere nel nostro Paese in condizioni di assoluta legalità.

Per questo, mentre consideriamo inaccettabile ogni ipotesi di sanatoria come quella del 1990, ci apparirebbe opportuna uníestensione della legge Tremonti sullíemersione anche nei confronti dei lavoratori extracomunitari che nella legge n. 383 non sono stati ricompresi. Questa misura dovrebbe poi essere accompagnata da una proroga dellíemanazione del decreto sui flussi, finché non fosse chiara líentità del numero dei lavoratori extracomunitari interessati al fenomeno dellíemersione.

Il limitato tempo assegnatomi non mi consente di sviluppare ulteriormente questi concetti, ma mi riservo di farlo in sede di discussione degli emendamenti.

Ciò che desidero aggiungere è che líipotesi che ho prospettato non nasce da una sottovalutazione delle attese dei cittadini extracomunitari, dei loro problemi, dei loro drammi, ma si ispira a quel giusto realismo che solo può consentirci di cercare una non improvvisata soluzione al problema. (Applausi del senatore Boscetto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zancan. Non essendo presente in Aula, si intende che vi abbia rinunciato.

È iscritto a parlare il senatore Monti. Ne ha facoltà.

MONTI (LNP). Signor Presidente, colleghi senatori, siamo prossimi al varo di un provvedimento che tutti gli italiani attendevano da tempo, ma del quale nessuna forza politica, al di fuori della Lega Nord, sia essa di maggioranza o di minoranza, può rivendicare la paternità.

Siamo prossimi al varo della prima regolamentazione in materia di immigrazione: regole certe, difficilmente opinabili o interpretabili, che attendono solamente di conoscere una naturale applicazione per generare quei benèfici effetti che tutti si attendono, per fronteggiare il dilagato, perché fino ad ora mai contenuto, fenomeno della clandestinità e di tutti quegli atti criminosi correlati a questo stesso status. Una normativa puntuale, capace di dare risposte sicure e soprattutto efficaci.

La Lega, tacciata di razzismo da tutti (ripeto, da tutti), aveva già lanciato líallarme agli inizi degli anni ë90, epoca della sciagurata legge Martelli, che spalancò le porte del Paese ad un esercito di clandestini.

Come per ogni sciagura che si rispetti, non mancano mai i tentativi di emulazione, e così la successiva normativa Turco-Napolitano completò il disastro avviato dalla Martelli. Leggi cosiddette colabrodo, che, trincerandosi dietro una falsa solidarietà, hanno costretto la nostra gente a convivere con una situazione quotidiana di degrado e di terrore.

Le nostre parole di allora ("no alla società multirazziale" e "padroni a casa nostra") esprimevano con naturale semplicità quelli che sarebbero stati gli scenari futuri. Credevamo improponibile quanto inconcepibile ipotizzare una società universale multirazziale, standardizzata dal mercato come attore politico dominante. Uníutopia rincorsa e sognata da molti, che hanno profuso energie ed impegno nel tentativo di veder prevalere logiche omologanti ed in grado di annientare le diversità di tipo culturale.

A distanza di anni, líemergenza terroristica dei fanatici dellíIslam ha creato concrete ed effettive conferme di quanto andavamo sostenendo. Abbiamo sempre mantenuto la convinzione, dalla fine degli anni ë80, che líimmigrazione incontrollata potesse giovare a diverse componenti, tra cui la grande impresa e la sinistra.

Gli orientamenti assunti da queste realtà non hanno fatto altro che confermare e consolidare i nostri intendimenti. Vi ricordo però, cari colleghi, che parlo di fatti e realtà non di oggi o di ieri, ma del 1989, che tutti possono verificare, anche attraverso gli atti parlamentari. Che la grande impresa benedicesse "l'invasione" è noto, e con la polemica sulle quote d'ingresso e degli stagionali ne abbiamo avuto una prepotente conferma: manodopera a basso costo.

L'emorragia elettorale della sinistra, che si protrae da qualche anno, ha poi fatto il resto. Ecco quindi il tentativo di usare gli immigrati come grimaldello per rompere l'ordine sociale e creare una massa turbolenta da indirizzare nel proprio bacino elettorale. Tutto ciò che andavamo dicendo, più di dieci anni fa, ha quindi conosciuto la realtà dei fatti. Ora, finalmente, siamo giunti all'epilogo di una situazione incredibile, caratterizzata da forme di contrasto all'immigrazione illegale erratiche e del tutto casuali, saltuarie e scarsamente esemplari.

Meglio evitare ogni discorso sulla prevenzione: mi associo e mi riconosco perfettamente in quanto espresso dal ministro per le riforme, onorevole Bossi, interloquendo con la signora Turco, nel corso di un convegno in materia d'immigrazione svoltosi recentemente a Milano. I legislatori che ci hanno preceduto hanno probabilmente confuso il diritto alla prevenzione, che i nostri cittadini avrebbero dovuto vedersi riconosciuto, con il diritto all'accoglienza per gli irregolari che è stato tutelato, protetto e salvaguardato con disarmante perseveranza.

Tutto ciò ha raggiunto la conclusione tanto sperata. Drammaticamente, però, nessuno può gioire e rallegrarsi. Sono pervaso da un sentimento di rabbia, di rancore e di impotenza se penso a quante angherie, violenze, reati, efferatezze ha dovuto subire la mia Padania prima che i governanti, fino ad ora ciechi di fronte ai fatti e sordi alle invocazioni di aiuto della cittadinanza, mettessero mano ad una normativa seria ed in grado di prevenire e, se il caso, reprimere.

Viene da chiedersi quale sia stato il prezzo da pagare in termini di vite umane, stupri, aggressioni, furti ed altro. Un prezzo alto, sicuramente troppo alto.

Líelemento che ci deve condurre al ripristino della legalità ha un solo nome: determinazione. Determinazione nel dare nuovo impulso produttivo ai Paesi più poveri, in funzione di quella prevenzione fino ad ora mai esercitata e stabilire un criterio di fondo díingresso ineludibile.

In una "Repubblica fondata sul lavoro" come la nostra, la chiave díingresso non può quindi che essere il lavoro lecito, di carattere temporaneo o di elevata durata. Entra solo chi vuole lavorare adempiendo a tutti i doveri, a partire da quello fiscale per poi proseguire a quello sanitario e via via, fino ad espletare quelle prerogative comuni a tutti i cittadini italiani.

Per qualcuno questo è razzismo e quel qualcuno non può che essere in malafede, nella consuetudine di porre i propri cittadini, discriminandoli, in una condizione díinferiorità rispetto agli extracomunitari.

Questo disegno di legge esprime esaurientemente questa linea guida di giustificare líingresso e la permanenza sul territorio nazionale dello straniero per soggiorni duraturi solo in relazione allíeffettivo svolgimento di attività lavorativa.

Come dicevo prima, una normativa capace di innovare profondamente líattuale disciplina, alla luce di tutto ciò che aveva fatto sì che si procedesse nella confusione e

nellíassenza di regolamentazione, non poteva che incontrare profonde e decise avversioni.

Già quando andavano delineandosi i significati portanti, in sede di Consiglio dei ministri, emergeva una confusione generalizzata su quali erano gli obiettivi della normativa.

Nulla di nuovo, gli stessi metodi e gli stessi sistemi sempre praticati, poggiando sulla confusione e sulla disinformazione strumentale.

Una contrapposizione ideale alle regole certe che la Lega ha chiesto ed ottenuto, proseguita poi con la regolarizzazione temporale delle cosiddette colf e badanti. Vi prego di fissarvi nella mente due passaggi: il termine regolarizzazione e la limitazione ad una sola categoria specifica.

Abbiamo sempre ribadito líesigenza di regole certe, ecco quindi che gli irregolari dovranno dimostrare di possedere un lavoro solido, un alloggio, di non avere in corso carichi pendenti ed esprimere chiaramente da quanto tempo si trovano nel nostro Paese.

Era già chiaro quindi che non si potesse equivocare in alcun modo. Tuttavia cíè stato chi ha voluto confondere una regolarizzazione, un provvedimento necessario a far emergere il lavoro nero con una indiscriminata sanatoria di memoria ulivista. In pochi hanno però compreso questa differenza.

Si è poi andati oltre perché, paradossalmente, mentre da un lato cíera chi urlava allo scandalo nella convinzione che il Governo avesse varato una sanatoria, dallíaltro cíera chi, anche allíinterno della stessa maggioranza, giudicava eccessivamente restrittiva líintesa raggiunta per una sola categoria.

Dal nostro punto di vista, supportato da prerogative illustrate in precedenza, rischiavamo di compiere uno scivolone proprio sullíargomento colf e badanti inficiando gli obiettivi che il disegno di legge si era posto. Quel passaggio, infatti, risultava troppo vago, troppo aperto alle interpretazioni e alla genericità, si rischiava nuovamente di restare impantanati nel gioco della "non regolamentazione" che ci ha accompagnati in questo decennio. (Applausi dal Gruppo LNP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Kofler. Ne ha facoltà.

KOFLER (Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la modifica dellíattuale disciplina in materia di immigrazione e di asilo, per noi del Gruppo Per le Autonomie, è opportuna e necessaria viste le problematiche che il fenomeno ha prodotto nel Paese.

È condivisibile la linea guida seguita dal provvedimento proposto che, per quanto riguarda líimmigrazione, giustifica líingresso e la permanenza dello straniero per soggiorni duraturi solo in relazione allíeffettivo svolgimento di uníattività lavorativa sicura e lecita di carattere temporaneo o, anche, di elevata durata.

Quali elementi qualificanti dellíiniziativa del Governo la relazione al disegno di legge enuncia per primo (e lo condividiamo) líorientamento della cooperazione internazionale a favorire líadozione, da parte degli Stati non appartenenti allíUnione europea, di politiche di effettivo contrasto allo sfruttamento criminale dellíimmigrazione clandestina. Quale secondo punto qualificante viene annunciata líintegrazione del cittadino extracomunitario fondata sul reale inserimento nel mondo del lavoro.

Questa considerazione va bene ma non basta. È frutto di una visuale troppo angusta e ristretta del fenomeno. È necessario avere - secondo noi - il coraggio di ammettere che anche líItalia, come altri Paesi europei prima, da Paese di emigrazione è diventato un Paese di immigrazione, seppure con oscillazioni a seconda delle aree geografiche, e tale rimarrà per un periodo sicuramente non breve.

Dobbiamo anche ricordare che líimmigrazione contribuisce, e contribuirà, a mantenere e garantire il benessere generale.

Se da una parte abbiamo una responsabilità umanitaria sancita da Convenzioni, quali quella di Ginevra sui profughi o quella europea sui diritti dellíuomo, dallíaltra abbiamo anche un interesse vitale a migliorare la convivenza con gli immigrati e a favorire attivamente líintegrazione.

Líimmigrazione, anche in Italia, non sarà un fenomeno limitato, né nel tempo, né nella quantità, come non lo è stato in altri Paesi díEuropa. Con qualche anno, se non con un decennio, di anticipo questi Paesi hanno vissuto le stesse esperienze. Voglio ricordare che la popolazione della città di Zurigo e di Francoforte per circa il 30 per cento è formata da stranieri; il 40 per cento dei 7,3 milioni di stranieri in Germania vivono lì da più di quindici anni.

Questa è la realtà e non dobbiamo illuderci che in Italia tutto questo non succederà. Abbiamo lo stesso calo demografico, puntiamo agli stessi parametri economici, auspichiamo il benessere e pretendiamo gli stessi standard di vita.

Punti fermi per la riuscita dellíintegrazione sono, dunque, considerati: líapprendimento, quindi la conoscenza della lingua del Paese ospitante; uníadeguata qualificazione scolastica e formazione professionale; nonché la necessità di evitare la ghettizzazione abitativa.

A sostegno di ciò nei Paesi Bassi, in Svezia e adesso anche in Germania, ad esempio, si propongono corsi cosiddetti di integrazione per neoarrivati. Si insegna la lingua del Paese, elementi dellíordinamento politico ed il funzionamento del mercato del lavoro. Líimmigrato si impegna a pagare un contributo spese che gli viene restituito in caso di buona riuscita del corso.

Un altro settore al quale gli esperti attribuiscono un ruolo importante nel superamento di barriere fra le culture è quello dello sport. Líeffetto integrativo di uníattività comune in associazioni sportive è riconosciuto e viene perciò sistematicamente agevolato. Con questo sguardo oltre i confini ho voluto spiegare perché ho definito troppo ristretta la visuale del disegno di legge, che propone una serie di interventi singoli e, con ciò, è più frutto di una politica di reazione che di gestione attiva del fenomeno dellíimmigrazione.

Tornando alle esperienze che sul campo abbiamo raccolto nelle province autonome di Bolzano e di Trento, posso confermare líutilità di uno sportello unico. Essendo gli uffici di collocamento di competenza provinciale, è stato loro affidato il coordinamento di tutte le procedure inerenti il soggiorno dello straniero per motivi di lavoro. Con una proposta emendativa vogliamo garantire che comunque questa impostazione possa essere mantenuta.

Ci preme, inoltre, una anticipazione del termine annuale per la definizione dei contingenti da ammettere nel territorio dello Stato per garantire agli operatori economici ed alle strutture coinvolte un minimo di programmazione in anticipo rispetto allíanno di riferimento. Se soltanto il 31 dicembre so quale sarà il contingente per il gennaio successivo, ogni programmazione seria è vanificata.

Uníulteriore considerazione che mi preme aggiungere è quella riguardante un trattamento preferenziale per gli immigrati provenienti da Paesi che sono in procinto di entrare nellíUnione europea. Se in un futuro non lontano vogliamo far parte della stessa Unione, ci parrebbe più che giusto dare già oggi un segnale a dimostrazione che questi Paesi effettivamente sono benvenuti nella comune casa europea.

Siamo infine díaccordo con líinasprimento delle misure atte a reprimere líimmigrazione clandestina e a colpire chi, con disegno criminoso, sfrutta la situazione dei clandestini stessi.

Concludendo, desidero esprimere un augurio per i lavori dellíAula dei prossimi giorni. Teniamo presente sempre quanto detto da un saggio di lingua tedesca a riguardo dellíimmigrazione: "Ihr habt Arbeitskräfte gerufen und es sind Menschen gekommen mit Herz und Verstand ", che significa: "Avete chiamato forza lavoro e sono venute persone con anima e cuore". (Applausi dal Gruppo Aut. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Eí iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge governativo assunto come testo base sullíimmigrazione muove nella direzione di correggere i gravi squilibri che si sono determinati nel Mediterraneo con un incontrollato flusso migratorio, nonostante la legge Turco-Napolitano, che ha assunto vastissime dimensioni e ha interessato in modo particolare il nostro Paese, come quotidianamente registriamo nelle cronache. Tutto ciò crea gravi problemi nei rapporti Nord-Sud perché non è governato da regole forti.

La globalizzazione non investe solo líeconomia, ma anche i movimenti dei popoli, incidendo sul corso della loro storia. Certo, le nazioni più ricche, nella misura del possibile, sono tenute ad accogliere lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse a volte indispensabili alla vita e che non trova nel suo Paese di origine. Líimmigrazione, per come si è presentata nel nostro Paese, non è fattore di ricchezza, ma fattore di debolezza.

Vanno dunque innestati i fattori positivi, facendo prevalere i vincoli europei derivanti dagli accordi di Schengen e resi operativi dalla legge n. 388 del 1993, che impongono responsabilità ai singoli Stati, soprattutto uníazione non permissiva ma previsiva, e dunque la capacità di analizzare il fenomeno, fronteggiarlo, governarlo, valorizzarlo nelle sue potenzialità.

Vi sono aspetti che investono la sfida nella sua complessità per questioni derivanti dallíafflusso di genti con una cultura diversa dalla nostra. Soprattutto per quanto riguarda la religione e il diritto di famiglia - disparità di trattamento tra uomini e donne, mancanza di rispetto per determinati classi o generi di persone, sistema scolastico - emerge una mancanza di reciprocità, che si avverte soprattutto nei Paesi dellíIslam, e una conseguente chiusura verso le culture che lo circondano, con profonde asimmetrie a livello giuridico. Ed è un dovere dei poteri pubblici, proprio in difesa del bene comune, subordinare il fenomeno dellíimmigrazione a diverse condizioni giuridiche, al rispetto dei doveri degli immigrati nei confronti del Paese che generosamente li accoglie, rispettandone il patrimonio materiale e spirituale e soprattutto seguendo le sue leggi.

Si è attuata finora uníintolleranza sostanziale, dove il rispetto per le minoranze si traduce in un non rispetto per le maggioranze. Occorre allora tenere conto dei princìpi affermati dalla Carta costituzionale allíarticolo 10, secondo cui le condizioni generali dello straniero sono regolate dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Ciò impone di privilegiare i flussi immigratori da quei Paesi che hanno preventivamente firmato specifici trattati bilaterali internazionali stabilendo intese preventive.

Le relazioni governative presentate al Parlamento hanno consentito di verificare efficacemente sia la dimensione dei flussi immigratori sia la facilità di aggiramento delle norme vigenti rispetto ai ricongiungimenti, ai falsi matrimoni, come pure alla dimensione dei reati.

Il Gruppo dellíUDC condivide líimpianto del progetto governativo, assunto come testo base nelle sue finalità, perché modifica la cosiddetta legge Turco-Napolitano, soprattutto nelle sue parti più deboli.

Líesame in Commissione ha purtroppo visto un atteggiamento ostruzionistico delle opposizioni, fino al punto di impedire la conclusione della fase istruttoria. Tale atteggiamento si è spinto fino a verificare un comportamento di voto difforme tra i componenti degli stessi Gruppi dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Vi è stato un sostanziale rifiuto del confronto parlamentare, attraverso posizioni politiche che partivano dal presupposto che la legge Turco-Napolitano fosse qualcosa di intoccabile.

Auspichiamo che in sede díAula prevalgano le ragioni del confronto rispetto a quelle di una difesa ad ogni costo di una legge che non ha impedito le immigrazioni clandestine, dimostrandosi inadeguata e insufficiente rispetto alle esigenze del Paese.

Da parte nostra abbiamo cercato di non chiudere gli occhi di fronte ai problemi del Paese, offrendo indicazioni valide per colmare alcune lacune.

Abbiamo rivolto la nostra attenzione ad alcune questioni, in particolare alla regolarizzazione dei lavoratori già presenti in Italia, connessa alla vasta area dei disagi e dei bisogni familiari, ed al problema dei minori.

La prima questione ha trovato soluzione politica nellíemendamento del Governo, che rappresenta un punto di equilibrio tra le diverse esigenze e aspettative delle componenti della coalizione, risolvendo la questione dellíassistenza alle famiglie, prevedendo il pagamento di un contributo previdenziale, e ponendo limiti che non consentono allargamenti nelle regolarizzazioni, anche se le soluzioni possono essere più articolate e complesse rispetto ad ipotesi semplicistiche. Oggi i due terzi degli immigrati sono costituiti da lavoratori domestici privi di qualsiasi forma di contratto.

La seconda questione è quella relativa ad un adeguato intervento legislativo relativamente ai minori, che non ha potuto trovare un positivo momento di confronto. Si tratta di minori che fuggono dalla fame e da un avvenire senza sbocchi, alla ricerca di condizioni di vita umana. Si tratta di minori che vengono sottratti alle organizzazioni criminali, sostenuti in una difficile fase di reinserimento sociale da parte di organizzazioni di assistenza, sia a carattere privato che pubblico, e che al raggiungimento della maggiore età verrebbero espulsi e restituiti ai loro luoghi di origine, con il grave rischio di tornare nelle mani di aguzzini e sfruttatori.

Riteniamo che tutto ciò sarebbe il fallimento dell'azione di solidarietà sociale, che viene svolta dalle nostre organizzazioni di volontariato con soldi pubblici, e significherebbe in definitiva comprometterne i risultati finali, oltre che uno spreco di risorse, se non prevalessero ragioni forti che sono quelle della solidarietà rispetto ai numeri, che sarebbero in ogni caso di modesto livello. In un mondo globalizzato è un dovere, e anche una necessità, il giustificare le spese che si sostengono con fondi pubblici, che sono di provenienza del cittadino e del contribuente.

Dobbiamo avere la forza di consentire loro un'esistenza dignitosa, al di fuori della delinquenza organizzata, facendoli sentire soggetti attivi e non oggetti della nostra pietà.

L'investimento fatto sui giovani, con le opportune garanzie, su progetti garantiti da enti con rappresentanza nazionale e locale, significa anche trasparenza sul percorso dei giovani stessi e sulla possibilità di intervento su deviazioni o carenze di requisiti. A tale riguardo, abbiamo apprezzato le aperture espresse nei giorni scorsi dall'onorevole Ce', disponibile a un sereno confronto su una questione così delicata.

Non trova invece soluzione legislativa, in questo provvedimento, la questione dei visti relativi all'inserimento nel mercato del lavoro anche rispetto alle esigenze delle imprese e delle strutture produttive del Paese.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, questo provvedimento coniuga fermezza e solidarietà, rigore ed umanità; punta ad eliminare i buchi neri di una legislazione inadeguata; va incontro non solo alle scelte e ai programmi del Governo, ma anche alle attese dell'opinione pubblica che richiedeva interventi decisi, fermi e meno buonisti e tolleranti.

Fermezza nei confronti delle organizzazioni criminali che sfruttano disperati alla ricerca di migliori condizioni di vita: sono state attivate misure che consentono alla nostra Marina militare, in coordinamento con le Forze di polizia, di affrontare con adeguati strumenti e di dissuadere ulteriori comportamenti illeciti.

Solidarietà verso le famiglie che hanno necessità di risolvere i problemi di tutti i giorni attraverso quegli aiuti esterni che né la famiglia stessa può dare, né il mercato del lavoro interno riesce a soddisfare (sono solo 3.909 gli italiani registrati all'INPS nel lavoro domestico).

Sono stati posti limiti alle regolarizzazioni, razionati i ricongiungimenti familiari, poste le condizioni per maggiori controlli alle frontiere sulle immigrazioni clandestine con una più forte collaborazione internazionale e con un adeguamento normativo che eviti facili aggiramenti; sono state previste semplificazioni per il rilascio del diritto di asilo.

Non va tuttavia dimenticato che i problemi del Paese non sono legati solo all'immigrazione clandestina, che semmai ingigantisce problemi più complessi, come la insufficiente crescita demografica e l'invecchiamento della popolazione, che è dipeso dall'abbassamento della natalità e che ha scavato alla base la piramide dell'età. Dunque problemi più seri di quello che è stato definito "il divorzio tra la società e la vita" e che dovrebbe portare a più attente riflessioni e a misure ancora più incisive in favore delle politiche familiari.

Un'ultima considerazione da parte nostra è rivolta al senatore Boscetto, al quale rivolgiamo un sentito ringraziamento per aver svolto in Commissione un lavoro puntuale, attento e di grande rilievo. Nei confronti di tale lavoro sono state rivolte ingiuste, incomprensibili quanto immeritate critiche, per l'asprezza del confronto da parte di quelle stesse forze politiche che solo qualche giorno prima avevano espresso giudizi positivi; si tratta invece di un'attività che merita il più ampio apprezzamento.

Sono queste le ragioni che inducono il Gruppo UDC:CCD-CDU-DE ad esprimere un giudizio positivo e favorevole sul progetto in esame, che segna un'ulteriore tappa nel processo riformatore del Paese, portato avanti dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, LNP e AN).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Dentamaro. Ne ha facoltà.

DENTAMARO (Mar-DL-U). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, si possono avere opinioni diverse sulla qualità del vigente testo unico in materia di immigrazione, approvato con decreto legislativo n.286 del 1998. Noi riteniamo che sia una buona legge, suscettibile di essere perfezionata e migliorata, come tutte le leggi, e in base a questa premessa eravamo disponibili a migliorarla.

Il Governo afferma, nella relazione che accompagna il disegno di legge n. 795, che l'esigenza di innovare profondamente l'attuale disciplina costituisce ormai una necessità ineludibile, unanimemente avvertita; lo afferma in verità in modo gratuito, senza dimostrare, senza documentare, mentre l'unico dato certo è che la legge vigente, a tre anni dalla sua promulgazione, è in molte parti largamente inattuata, sicché esistono ampi spazi di intervento in via amministrativa ancora non praticati ai fini della regolazione del fenomeno migratorio.

Per questa ragione, all'inizio del dibattito in Commissione, avevamo chiesto che si procedesse anzitutto ad una seria verifica in ordine allo stato di attuazione della legge e ai margini di operatività che essa ancora presenta. Ma il Governo non ha inteso accedere a questa richiesta e ha preferito schiacciare l'acceleratore su un provvedimento di modifica che il Gruppo della Margherita non può condividere.

Ci sono due approcci possibili, infatti, al tema dell'immigrazione, peraltro non incompatibili ed alternativi fra loro. Il primo consiste nel guardare il fenomeno migratorio dal punto di vista dell'appartenenza ad una società globale, fatta di uomini e donne uguali nella dignità e nei diritti, che impone doveri inderogabili di solidarietà e di accoglienza nei confronti di ogni persona in quanto tale e in special modo di coloro che, soltanto nella migrazione dal Paese di origine, possono trovare una possibilità di sopravvivenza, di riconoscimento di diritti elementari, di superamento di condizioni di vita insostenibili e altrimenti disperate.

Per questo aspetto bene ha fatto il senatore Villone a richiamare l'articolo 2 della nostra Carta costituzionale che riconosce e garantisce, non a caso, i diritti inviolabili dell'uomo, senza distinzione alcuna tra cittadini e stranieri, imponendoci di parametrare a questa garanzia, affermata dalla Costituzione in termini assoluti, tutte le disposizioni del testo all'esame.

Il secondo punto di vista è quello di una società, la nostra, in sé economicamente sviluppata e tuttavia demograficamente in declino, per la quale l'immigrazione rappresenta non solo un fatto strutturale, ma una necessità vitale dell'assetto sociale e del sistema produttivo, per mantenere a valori accettabili il livello demografico, in particolare il livello della popolazione attiva e, ancor più in particolare, il rapporto tra soggetti attivi e pensionati; per soddisfare una domanda di lavoro, soprattutto riguardante mansioni umili a bassa remunerazione, alla quale corrisponde un'offerta gravemente insufficiente sul mercato interno sì da costituire un inesorabile freno allo sviluppo del sistema complessivo.

Se mai dunque si volessero apportare modifiche migliorative alla legge vigente queste dovrebbero muoversi secondo due direttrici: in primo luogo, l'investimento di risorse effettive ed adeguate nella cooperazione allo sviluppo, in modo da ridurre all'origine la spinta alla migrazione dai Paesi poveri; una politica migratoria quindi che appartenga alle scelte strategiche di politica internazionale di un Paese ad economia matura, di uno Stato che costituisce una delle otto maggiori potenze mondiali e non può perciò stesso non farsi carico, per la propria parte, di tensioni formidabili che percorrono il pianeta, alle conseguenze esplosive delle quali nessuno può ritenersi estraneo o da esse sentirsi al riparo.

In secondo luogo, la creazione di condizioni, sul piano amministrativo-burocratico e su quello dell'accoglienza e dei servizi, tali da favorire flussi di immigrazione regolari, proporzionati alle esigenze del mercato del lavoro e alle capacità di accoglienza che il Paese è in grado di esprimere, nonché funzionali al raggiungimento di situazioni stabili, non precarie poiché la stabilità, da un lato, è utile al sistema economico, dall'altro, è presupposto essenziale dell'integrazione sociale e culturale, unica condizione questa per contrastare in radice la devianza criminale dell'immigrato. Un fenomeno che in tutti noi genera turbamento e preoccupazione e va quindi fermamente represso, così come deve essere repressa ogni manifestazione criminale, ma deve essere anzitutto prevenuto giacché sociologi e criminologi ci spiegano che assai di frequente lo straniero è indotto al reato da una situazione di clandestinità forzata, non voluta che lo rende facile preda di organizzazioni criminali basate sullo sfruttamento di una manovalanza di disperati.

Nulla di tutto questo nel disegno di legge governativo oggi allíesame, nessuna politica di respiro: blande misure fiscali volte ad incentivare elargizioni - private, spontanee, episodiche - in favore di iniziative di sviluppo umanitario; forme di cooperazione con i Paesi di provenienza dei flussi migratori basate esclusivamente su accordi di polizia.

Esclusione di qualsiasi ruolo dellíassociazionismo, del volontariato, del terzo settore, delle organizzazioni degli imprenditori e dei lavoratori, ai fini della programmazione e della gestione del settore.

Aggravamento delle condizioni per líimmigrazione regolare, con líimposizione di oneri burocratici ed economici insostenibili agli immigrati, ma anche ai datori di lavoro: dalla previa verifica di disponibilità di lavoratori italiani o comunitari, già ampiamente sperimentata con esiti fallimentari, fino agli oneri relativi allíalloggio prima e al rimpatrio poi del lavoratore, sicché non potrà che risultarne incentivata líutilizzazione di lavoro nero e dunque la clandestinità; il tutto, comunque, in violazione della Convenzione OIL n. 143 del 1975, ratificata con legge n. 158 del 1981, che prescrive parità di trattamento e piena parità di diritti per i lavori extracomunitari regolari.

E ancora: accentuazione della situazione di precarietà dello straniero, con la riduzione della durata dei permessi di soggiorno e la decadenza automatica di questi ultimi alla cessazione del rapporto di lavoro, collegata a quellíibrido di nuova introduzione denominato "contratto di soggiorno per lavoro subordinato", che rischia di sconvolgere ulteriormente il già tormentato mondo dei rapporti giuslavoristici. Accentuano la precarietà líaumento del tempo necessario per líottenimento della carta di soggiorno e líiniqua restrizione dei ricongiungimenti familiari.

E ancora: applicazione immediata delle espulsioni amministrative, secondo una disciplina che ignora diritti e garanzie affermati di recente anche dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 105 del 2001, aumenta gli oneri a carico dello Stato e appare comunque, ad un occhio appena esperto, di improbabile attuazione.

Infine, un intervento estemporaneo e gravissimo in tema di asilo, questione completamente estranea alla materia dellíimmigrazione, per la qual ragione ne chiediamo con fermezza lo stralcio, trattata peraltro in perfetta violazione dellíarticolo 10 della Costituzione italiana e delle raccomandazioni del Consiglio díEuropa, dellíUnione europea e dellíAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La prevenzione di abusi e strumentalizzazioni, infatti, non può attuarsi mediante la sostanziale negazione generalizzata del diritto di asilo e del suo esercizio.

Unica vera preoccupazione del Governo, che traspare evidente in ogni riga, è quella di contenere il fenomeno, comprimerlo, ridurlo al minimo, sulla base di uníaprioristica criminalizzazione, di stampo tutto ideologico, dellíimmigrato in quanto tale, che non distingue tra chi delinque e chi no. Indicativo di questo punto di vista è stato poco fa, tra gli altri, líintervento del senatore Stiffoni.

Líimportante è mostrare demagogicamente il pugno di ferro, ad ogni costo: a costo di calpestare i diritti fondamentali della persona in tema di libertà personale e di garanzie giurisdizionali, di rapporti di lavoro e di relazioni familiari; a costo di violare convenzioni internazionali vincolanti per il nostro Paese e norme costituzionali; a costo di andare in contrasto con líEuropa, la cui proposta di direttiva è stata completamente ignorata; a costo di provocare danni gravissimi al sistema produttivo, a quello sociale e a quello previdenziale; a costo di introdurre norme contraddittorie, come quelle che allungano irragionevolmente i tempi di permanenza nei centri di accoglienza senza destinare risorse al potenziamento e al miglioramento di queste strutture; a costo, persino, di incentivare in misura prevedibilmente altissima proprio quellíimmigrazione clandestina che a parole si dice di voler combattere con líintroduzione di norme repressive incivili quanto inefficaci e che in realtà si favorisce, rendendo assai difficili gli ingressi regolari ed escludendo, tra líaltro, ogni possibilità di incontro diretto tra domanda e offerta di lavoro, con líeliminazione di istituti quali il permesso di ingresso e la sponsorizzazione.

Nessuna repressione è in grado di contrastare davvero la formidabile spinta all'ingresso nel nostro Paese che viene dalla disperazione di tante aree del mondo e si salda con le necessità delle nostre imprese e delle nostre famiglie. È come voler arginare il mare con una diga di sabbia: la storia non si ferma e non serviranno, signori dell'asse Bossi-Fini e della maggioranza tutta, le vostre barriere di filo spinato, la vostra politica incolta e miope, irrealistica e demagogica, viziata alla base da un pregiudizio ideologico atroce che si chiama xenofobia.

Un pregiudizio che vi porta ad assumere nei confronti degli immigrati princìpi e linee guida esattamente opposti a quelli che seguite nei confronti dei cittadini italiani: irrigidite il rapporto di lavoro e le modalità di ingresso nel mercato del lavoro, tanto quanto per i lavoratori interni volete renderlo articolato e flessibile; complicate e appesantite ogni iter burocratico, tanto quanto volete snellire e semplificare in altri contesti; limitate al minimo le sanatorie e le rendete insostenibilmente costose, tanto quanto - se non si tratta di stranieri - favorite e premiate l'emersione dal sommerso; ignorate diritti, tutele e garanzie elementari con lo stesso accanimento con il quale siete ipergarantisti nei confronti di quei criminali di altro genere che possono permettersi lunghi e defatiganti processi con costosi avvocati, avendo il merito - dal vostro punto di vista - di non essere segnati da quel duplice marchio che genera in voi disprezzo ed ostilità: stranieri e diseredati.

Fin dal primo colpo díocchio non ci è piaciuto questo disegno di legge cattivo e demagogico, salvo qualche aspetto piuttosto marginale, del quale non abbiamo remore a riconoscere la positività: lo sportello unico (ma la riduzione dei tempi di validità dei titoli di soggiorno e líobbligo di procedere a rinnovi ripetuti con periodicità brevissima renderà insostenibile il carico di lavoro delle prefetture); líanticipazione al 31 dicembre dellíanno precedente quello di riferimento del termine ultimo per la determinazione delle quote di ingresso; la disciplina del lavoro stagionale, migliorata con líintroduzione del permesso di lavoro stagionale pluriennale, ma subito bilanciata in negativo dallíirresistibile vocazione di questo Governo a dividere il Paese, espressa questa volta nellíinqualificabile decisione di destinare esclusivamente alle regioni del Nord-Est, per il secondo anno consecutivo, la totalità delle quote di ingresso per lavoro stagionale, con la conseguenza che líintero settore dellíagricoltura sarà messo in ginocchio nelle regioni del Sud, dove non esiste manodopera locale disponibile al lavoro nei campi e in particolare alla raccolta dei prodotti agricoli, al pari di quanto avviene nel Nord-Est. Sa bene l'onorevole sottosegretario Mantovano che la Puglia, la Basilicata e le altre regioni del Sud sono in gravissime difficoltà e che vi è enorme fermento nel mondo agricolo per tale ragione.

E tuttavia, nonostante questo dissenso profondo dallíispirazione governativa, ci siamo dichiarati pronti ad un confronto nel merito, ed abbiamo continuato ostinatamente a offrire questa disponibilità anche quando è apparso chiaro che il Governo non aveva alcuna intenzione di confrontarsi e che la sua unica preoccupazione era quella di assecondare le pulsioni del Ministro leghista delle riforme istituzionali (era qui fuori anche poco fa), dominatore incontrastato della scena in questa materia, al punto tale da figurare come relatore extra ordinem in un atto ufficiale del Consiglio dei ministri, il comunicato stampa che annunciò la presentazione dell'irresponsabile emendamento sullíuso delle navi da guerra, con buona pace del Ministro dellíinterno, del Ministro della difesa e delle loro neglette competenze.

Nessun confronto, quindi, nessuna apertura ad un sol rigo degli emendamenti presentati in Commissione dal Gruppo della Margherita, appena settanta, e pochi di più ne portiamo oggi in Aula; sicché dice il falso chi afferma che abbiamo impedito il dialogo con atteggiamenti ostruzionistici. Lo abbiamo fatto nel corso di una sola seduta, in piena notte, in dichiarata reazione ad una decisione del Presidente che ritenemmo provocatoria.

Peraltro, anche i Gruppi - per così dire - più duramente oppositori hanno ripetuto che erano pronti a ritirare la gran parte degli emendamenti se la maggioranza avesse accettato il contraddittorio. Vana profferta. Del resto, nonostante la notevole quantità di audizioni svolte e la gran mole di critiche costruttive e di contributi pervenuti dall'esterno, dalle organizzazioni datoriali e sindacali, dalle associazioni religiose e laiche, da tanti soggetti qualificati, variamente impegnati sul tema dellíimmigrazione (persino dal CNEL e dal CENSIS), la chiusura del Governo a qualsiasi voce critica, a qualsiasi proposta, è stata totale.

E allora ognuno si assuma con chiarezza le proprie responsabilità: il Governo si è presentato fin dal primo giorno con la ferma intenzione di portarci allo scontro frontale, con la sola idea di utilizzare líiter in Commissione per far trascorrere il tempo necessario a chiudere gli accordi al proprio interno; non appena raggiunta la scellerata intesa sullo scambio navi da guerra contro colf, Lega versus Biancofiore, così tutti hanno salva la faccia, i diligenti soldatini della maggioranza si sono affrettati a decretare la fine dei lavori della Commissione; ed eccoci qua, ridotti a discutere in una manciata di ore uno dei temi cruciali delle politiche del terzo millennio. E sì che non siamo né nel pacchetto dei cento giorni, né prossimi a scadenze di fine legislatura.

La stessa fretta, è facile immaginare, vi indurrà a respingere, tra gli altri, il nostro ultimo emendamento, che subordina líoperatività delle disposizioni del Capo I al momento dellíintegrale attuazione della riforma dellíanagrafe informatizzata prevista dallíarticolo 14. Eppure, se si avesse un minimo di onestà intellettuale e di senso della realtà, si dovrebbe seriamente prenderlo in considerazione, poiché esso è il banco di prova della fattibilità di questa legge nelle sue parti essenziali: senza líanagrafe riformata, tutto è destinato a rimanere soltanto sulla carta. Questo deve essere molto chiaro al Paese! Ma a voi non interessa una legge che funzioni, vi interessa soltanto sventolare una bandiera minacciosa.

Il tempo, dicevo, non consente di svolgere le tante altre riflessioni, di ordine etico, politico, costituzionale, giuridico, sociologico, economico, che il tema ampiamente suggerisce.

Nella fase di illustrazione ed esame degli emendamenti, altri colleghi esporranno più nel dettaglio, sempre negli inadeguati limiti di tempo che ci sono assegnati, le posizioni e le proposte del Gruppo della Margherita sulle singole questioni.

Líatteggiamento finora tenuto dal Governo, tuttavia, non ci lascia certo sperare nella possibilità che in questíAula si apportino modifiche tali da colmare almeno in parte le distanze e rendere appena accettabile un testo dal quale siamo convinti e orgogliosi di dissentire profondamente. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e Verdi-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magnalbò. Ne ha facoltà.

MAGNALBO' (AN). Signor Presidente, non ho mai sentito la sinistra, nelle sue varie modulazioni, preoccuparsi come stasera delle attività produttive e del capitalismo.

Comunque, signor Presidente, signor Ministro, amici senatori, è noto che la crisi del III secolo, che secondo gli storici annunziò la fine dellíEvo antico e líinizio dellíetà intermedia, del Medioevo, ebbe tra le sue cause principali le invasioni barbariche. La crisi del III secolo, dovuta a tali pressioni esterne, e ad una gravissima inflazione che forse ne fu la diretta conseguenza, costrinse líImpero romano ad una metamorfosi, che si realizzò con la nascita di un mondo diverso entro le strutture dellíantico.

Gli storici che nel tempo hanno analizzato la fine dellíImpero sono portati a sommare alle cause materiali esterne, rappresentate dai flussi migratori, quelle interne di decadenza morale ed istituzionale.

Il Valla, umanista e letterato del XV secolo, facendo una sintesi dei due ordini di cause, attribuisce il crollo dellíImpero al mutare dei tempi (intesi questi come líinsieme dei costumi, della civiltà e delle tradizioni) provocato dalle invasioni.

Diceva il Valla: "Questi popoli infatti più volte calando in Italia presero Roma, e da loro fummo dominati e, secondo alcuni, ne prendemmo pure la lingua; e molti di noi forse ne discendono". Senza il "forse" del Valla, dovuto ad un comprensibile condizionamento culturale prerinascimentale, tutti noi sicuramente discendiamo dalla metamorfosi razziale e culturale dellíImpero romano, metamorfosi che ebbe un lungo corso.

Essa, infatti, fu poi alimentata dalle invasioni dei Goti e degli Unni che culminarono con il sacco di Roma, proseguita dalla dominazione longobarda e conclusa con lo schema feudale imperiale carolingio che coinvolse tutta l'Europa.

Tale passaggio da un mondo produttivo fondato sulla schiavitù come quello romano al feudalesimo, la cui economia era fondata sul patto di vassallaggio, fa parte dello schema che venne elevato a legge assoluta dell'evoluzione dalla tradizione marxista, in applicazione del divenire storico-sociale delle teorie di Darwin.

Tale schema, esasperato dall'ortodossia sovietica, comprendeva cinque stadi: il primo era costituito dalla società senza classi del comunismo primitivo e l'ultimo dalla futura società senza classi, da realizzarsi dal comunismo scientifico. I tre stadi intermedi erano il modo di produzione schiavista, il feudalesimo fondato sulla servitù e il capitalismo fondato sul lavoro salariato. E' evidente che tali stadi intermedi non fanno che riproporre i tre periodi della storia antica, medioevale e moderna, focalizzando l'attenzione sulla struttura economica della società.

L'errore storico del marxismo, che culminerà con la disfatta del comunismo del XX secolo, è il carattere progressivo ed ineluttabile della successione tra loro di tali stadi, in attuazione di uno schema rigido ed innaturale, non adattabile all'essenza stessa dell'uomo e distante da qualsiasi canone della psicologia sociale.

Anche la pressione invasiva araba, che per secoli ha coinvolto l'Italia e che forse è stata la più lunga pressione che una civiltà abbia mai esercitato su un'altra, ha lasciato serie tracce sui nostri territori, modificando caratteri, cultura e canoni architettonici. Anche di questi Mori, specie lungo le coste, siamo sicuramente figli.

Consciamente o inconsciamente, la teoria evolutiva darwiniana, distorta dai marxisti per la realizzazione del comunismo, trova ancora tentativi di applicazione nell'attuale politica di quello che rimane della sinistra italiana. Ultimi esempi di questo miraggio sono le riforme della sanità, della scuola e dell'università realizzate dall'Ulivo nella XIII legislatura. Tali riforme sono tutte sottese al perseguimento dell'ultimo degli stadi marxisti: l'annullamento delle classi. I metodi usati consistono nella compressione e nell'omologazione dell'ingegno e della professionalità dei medici e dei professori, tutti ridotti a burocrati, e nella pianificazione culturale nei confronti degli studenti.

Di questo grande sogno della sinistra fanno parte anche le norme sulla par condicio, alcune delle proposte riguardanti il conflitto di interessi e la traslazione delle lotte sindacali dalle masse dei lavoratori a quelle degli antiglobalizzazione. Tale movimento infatti viene usato e lusingato non per tentare - giustamente - di correggere, mediante la formazione di determinate regole che non possono non avere carattere internazionale e globale, la posizione di strapotere di cui godono le grandi centrali finanziarie senza terra.

I no global infatti vengono considerati solamente per sostituire nell'area sindacale interna quel materiale umano a quello dei lavoratori delle fabbriche e dei servizi, che del sindacato non vogliono più saperne. E' un'operazione politica deviata, un tentativo che si propone il rafforzamento della sinistra mediante l'alleanza tra Cofferati, Agnoletto e Casarini, ai quali alcuni pesi massimi della sinistra hanno pagato la scorsa settimana l'ultima cambiale relativa al G8, insistendo fino all'ultimo sulla Commissione d'inchiesta.

Una richiesta impolitica, di natura verticistica, sicuramente lontana dallíelettorato della sinistra postproletaria e socialdemocratica, i cui figli sono certamente anche carabinieri e poliziotti. Una richiesta impopolare ma obbligatoria, derivante dai patti che prima di Genova hanno regolato i rapporti tra la sinistra e le "tute" scese in piazza; patti intesi a colpire al cuore il Governo Berlusconi tramite il suo Ministero dellíinterno.

Altra battaglia impopolare della sinistra è oggi quella intesa a contrastare le modifiche alla normativa in materia di immigrazione e di asilo. Dal Circolo della stampa a Milano, fino agli sfortunati abitanti dei vari Bronx caduti in mano ad albanesi, slavi e nigeriani che si susseguono lungo le coste in una fila continua di sfruttamento, di mercato degli schiavi, di prostituzione e di droga, tutti sono díaccordo nel ritenere líimmigrazione clandestina la causa esterna materiale del dissolvimento della nostra società, così come le invasioni barbariche lo furono per líImpero romano.

Nella XIII legislatura, mentre il fenomeno si veniva facendo sempre più acuto e più grave e migliaia di clandestini venivano sbarcati sulle nostre coste, la sinistra mise in piedi un sistema normativo che, ingenerando confusioni ed incertezze tra immigrazione dallíAlbania, entrata clandestina di profughi da altri Paesi e diritto di asilo a rifugiati politici, permise a tutti di venire in Italia impuniti, a proprio piacimento.

Si trattò di un provvedimento blindato, lo abbiamo vissuto. Nemmeno uno dei nostri emendamenti venne accolto, nemmeno quando tentammo di inserire serie sanzioni nei confronti degli scafisti, che risultarono invece una categoria altamente protetta dai vari Ministri dellíinterno che si susseguirono. (Commenti dal Gruppo DS-U).

AYALA (DS-U). Lo scafista di sinistra!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di far proseguire il collega Magnalbò.

MAGNALBO' (AN). Presidente, sono degli intolleranti, come sempre.

Essi infatti - come dicevo - hanno saputo continuare ad esercitare praticamente indisturbati il loro commercio di schiavi e hanno potuto riacquistare impunemente gli scafi, nel malaugurato caso fossero stati loro sequestrati.

Tentammo anche di far modificare líimpianto normativo riguardante le espulsioni, correggendo líassurdo regime dei ricorsi amministrativi contro il provvedimento preventivo di intimazione a lasciare il territorio (avvalendoci in quellíoccasione della preziosa collaborazione della senatrice Dentamaro) e prefiggendoci lo scopo di rendere immediatamente operativo un ordine di rimpatrio.

Naturalmente, anche in quellíoccasione la maggioranza fu inflessibile: le garanzie amministrative rimasero tutte e fu deciso che poteva essere rimpatriato solo chi aveva documenti attestanti la provenienza. Da allora tutti i clandestini vennero in Italia, ovviamente, sprovvisti di qualsiasi documento.

Il provvedimento oggi al nostro esame, tanto contrastato dai salotti della sinistra, ma non dalla sua base che abita nei quartieri popolari dei grandi agglomerati urbani e nei Bronx lungo la costa, prevede una serie di norme tese ad eliminare disfunzioni e squilibri.

Come discendenti di Goti, Unni, Longobardi, Franchi e Arabi, nonché degli Albanesi che, dopo la peste del XIV secolo, vennero a coltivare le campagne rimaste deserte, guardiamo con estrema serenità allíingresso regolare di immigrati nel nostro Paese, afflitto, oltretutto, da un gravissimo calo demografico e bisognoso, in particolare in alcune zone, di forze di lavoro non altrimenti reperibili.

Con la stessa serenità, ci impegniamo a consentire la regolarizzazione di coloro che possono continuare a svolgere un lavoro domestico, di assistenza a malati e portatori di handicap, e comunque di sostegno ai bisogni familiari, dal momento che tale regolarizzazione è subordinata allíesistenza di un posto di lavoro, come è nella filosofia di fondo della legge.

Sappiamo benissimo, senza che nessuno ce lo insegni, che nel bacino del Mediterraneo esiste un grave squilibrio tra i Paesi della sponda nord, a limitatissima crescita demografica (13 milioni di unità entro il 2015), e quelli della sponda Sud (170 milioni nello stesso periodo), problema che non può essere risolto solo con provvedimenti di espulsione e di respingimento.

Sappiamo anche che, così come il fenomeno delle grandi centrali finanziarie che muovono il mondo ha bisogno di una normativa transcontinentale, e non degli scioperi di Cofferati, il contrasto allíimmigrazione clandestina implica il coinvolgimento di tutti i Paesi dellíUnione europea, del Nord Africa e della Lega araba, seguendo il percorso iniziato negli anni '90 del secolo scorso.

Sappiamo, infine, che al fenomeno dellíimmigrazione clandestina sono collegati quelli tradizionali del traffico degli esseri umani, delle armi.

Saluto alla signora Asma el Assad, moglie del presidente della Repubblica araba di Siria Bashar el Assad

PRESIDENTE. Senatore Magnalbò, mi scuso per líinterruzione.

È presente nelle nostre tribune madame Asma el Assad, moglie del presidente della Repubblica araba di Siria Bashar el Assad, che, a nome di tutta líAssemblea, intendo salutare. (Generali applausi).

Ripresa della discussione dei disegni di legge
nn.
55, 770, 795, 797 e 963

PRESIDENTE. Senatore Magnalbò, la prego di riprendere il suo intervento.

MAGNALBO' (AN). Sappiamo infine - dicevo - che al fenomeno dellíimmigrazione clandestina sono collegati quelli tradizionali del traffico degli esseri umani, delle armi e della droga, e quello più inquietante di nuova generazione del terrorismo senza sede e senza volto.

Nulla di nuovo sotto il sole: líabbattimento delle Torri gemelle di New York è stato preceduto nella storia da innumerevoli operazioni di città rase al suolo, saccheggiate e cancellate dalla storia anche mediante líeccidio dei suoi abitanti. Sono cambiati gli strumenti, ma la ferocia è quella di sempre. Noi dobbiamo con forza e determinazione contrastare tali fenomeni.

La funzione della politica è quella di costruire grandi progetti per il bene della comunità, alla quale devono essere garantiti serenità, sicurezza e benessere. Tali obiettivi si raggiungono mediante líadozione di regole certe, che rendano la casa comune vivibile per tutti, per quelli che ne sono gli abitanti e per quelli che, venendo da fuori, aspirano a diventarlo.

Assicurare lavoro, casa e dignitosa assistenza è preciso obbligo di un serio impegno politico, mentre è destabilizzante e pericoloso chiudere gli occhi di fronte ad una povertà piena di violenze e di dolore, che ogni giorno mendica lungo le vie della città anche attraverso lo sfruttamento dei minori.

È un segnale di estrema debolezza da parte del governo comunale tollerare, ad esempio, che alcuni individui dormano sui gradini delle chiese, avvolti nei loro cenci in pieno centro di Roma, senza provvedere a sistemarli in qualche luogo di accoglienza o in qualche casa protetta, o che dei bambini vengano mandati in giro fino a tarda notte a vendere abusivamente fiori.

Poiché noi non vogliamo che questa popolazione di derelitti e di sfruttatori aumenti e non vogliamo che i minori non siano adeguatamente protetti, riteniamo giusto che líingresso di nuovi soggetti sia collegato ad un posto di lavoro e che il loro soggiorno si svolga sotto un tetto sicuro per tutto il nucleo familiare.

Vogliamo anche che chi viene a casa nostra senza il nostro permesso possa essere immediatamente riaccompagnato alla frontiera e che chi commercia in schiavi e prostitute venga punito come si merita. Tali individui, tanto cari alla sinistra, a noi e ai nostri elettori non fanno alcuna simpatia!

Poiché il provvedimento in discussione apporta giuste e sostanziali modifiche allíiniquo ed aberrante sistema delle legislazioni precedenti, creando una normativa che tutela il cittadino e líimmigrato regolare e che guarda con attenzione al Mediterraneo e allíEuropa, Alleanza Nazionale ritiene di poter esprimere il proprio parere favorevole alla sua approvazione. (Applausi dai Gruppi AN, LNP, FI e UDC:CCD-CDU-DE. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Viviani. Ne ha facoltà.

VIVIANI (DS-U). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, questo provvedimento si propone innanzitutto di azzerare la legge esistente, la cosiddetta Turco-Napolitano, che ha complessivamente funzionato e che ha consentito al nostro Paese non solo di far parte dellíarea Schenghen e di avviare concrete politiche di integrazione, ma anche di contrastare efficacemente líimmigrazione clandestina, se è vero che líItalia negli ultimi anni è stata il Paese che ha effettuato il maggior numero di espulsioni tra i Paesi dellíUnione europea. Si tratta certo di una legge sempre migliorabile, soprattutto sulla base dellíesperienza maturata in questi primi anni di funzionamento.

Il Governo, invece, in seguito a pressioni e ricatti continui della Lega, accettati come prezzo da pagare per líaccordo elettorale che ha fatto vincere le elezioni, ha voluto presentare un disegno di legge, che, pur riconfermando in diverse parti líimpianto della legge in vigore, ne altera profondamente la filosofia, i valori di riferimento e le norme più rilevanti.

In generale, il problema dellíimmigrazione è affrontato in termini riduttivi e unilaterali essenzialmente come questione di ordine pubblico, senza una strategia più generale del fatto migratorio che consenta di cimentarsi con il problema nella sua globalità strutturale.

Líaver assunto la lotta allíimmigrazione clandestina come fatto essenzialmente criminale e quindi come líunico e fondamentale problema da risolvere ha finito per scaricare sui soli clandestini la responsabilità di tutte le manifestazioni di violenza e di criminalità presenti nella nostra società e per introdurre vincoli e farraginosità procedurali agli ingressi regolari, obbligando gli imprenditori, i lavoratori immigrati e le loro famiglie a iter burocratici impressionanti, il cui effetto principale, per una sorta di eterogenesi dei fini, sarà certamente una costrizione e un incentivo allíimmigrazione clandestina. Esattamente il contrario di quanto si sbandiera di voler perseguire.

Líimmigrato con questo disegno di legge viene complessivamente considerato un soggetto indesiderato nel nostro Paese, un soggetto del quale si fa tutto per farne a meno e, quando si è costretti ad accettarlo, lo si fa, anche se regolare, utilizzandolo in condizioni di lavoro e di cittadinanza discriminate rispetto ai cittadini italiani, per poi rispedirlo appena possibile nel suo Paese díorigine.

Lo strumento principale di tale discriminazione è rappresentato dal contratto di soggiorno, che rappresenta una forma illiberale di sfruttamento, di subordinazione e di mercificazione del lavoro degli immigrati.

Agli immigrati non vengono riconosciuti alcuni diritti fondamentali di cittadinanza. Vengono introdotte a loro danno clausole incivili nel processo di ricongiungimento familiare, limitandolo soltanto al coniuge e ai figli minori, mentre i genitori possono raggiungere il proprio figlio in Italia solo se si tratta di un figlio unico e solo se non dispongono di altri mezzi di sostentamento. Si vieta quindi il ricongiungimento di altri familiari anche se inabili al lavoro e se un figlio minore, giunto regolarmente nel nostro Paese, al compimento della maggiore età non trova un lavoro entro sei mesi, viene costretto a lasciare la propria famiglia e a trasferirsi allíestero.

In tal modo líimmigrato viene privato della sua dignità di persona, dei suoi affetti, della sua responsabilità familiare; da persona umana viene trasformato in strumento puramente funzionale al mercato del lavoro. Peraltro, questo carattere esclusivo del lavoro come strumento di legittimazione della presenza degli immigrati viene negato quando si tratti di regolarizzare la condizione di quegli immigrati, che, entrati regolarmente siano riusciti a trovare un lavoro stabile, con soddisfazione del loro datore di lavoro.

In questo campo dellíimmigrazione, colleghi della maggioranza, non volete sentire parlare di regolarizzazione di coloro che, entrati regolarmente nel nostro Paese, hanno trovato un lavoro stabile. Dovreste almeno avere il coraggio di essere conseguenti alla vostra impostazione di fondo: se secondo voi solo il lavoro è líelemento sostanziale che legittima la presenza degli immigrati nel nostro territorio, perché non riconoscerlo a coloro che oggi si trovano in questa precisa condizione?

Come mai riconoscete questa possibilità all'imprenditore che manifesta la volontà di emergere e non la riconoscete al lavoratore immigrato che si trova esattamente nella medesima condizione? Eppure, lo strumento della sanatoria generalizzata rappresenta una costante nei vostri interventi legislativi in numerosi altri campi.

In questi primi mesi della legislatura avete introdotto una quantità enorme di sanatorie: da una pluralità di reati di falso in bilancio, al lavoro sommerso, a coloro che avevano esportato illegalmente i capitali all'estero, magari dissanguando il nostro sistema economico e finanziario nel momento in cui era necessario investire per lo sviluppo, ad una vasta gamma di reati ambientali e altri ancora. Solo per questi lavoratori, che hanno unicamente il torto di arrivare da un Paese estero per cercare di migliorare la loro condizione di vita, lavorando duramente e contribuendo a creare la ricchezza del nostro Paese, per loro e solo per loro, nessuna regolarizzazione. E non cambia questo giudizio negativo il balletto di proposte e controproposte che state facendo sulle badanti e sulle colf. Questo comportamento, signor Presidente, in termine tecnico si configura come classismo e xenofobia.

Tutto ciò viene proposto mentre il nostro Paese, soprattutto nelle zone a più elevato sviluppo, manifesta un bisogno crescente di manodopera immigrata per far fronte alla domanda di lavoro che l'offerta locale non è da tempo, in modo strutturale, capace di soddisfare.

Non è un caso che un serio Istituto di ricerca della mia regione, la Fondazione Nord-Est, diretta dal professor Diamanti e collegata agli Industriali veneti, abbia recentemente scritto in un suo rapporto: "Con il venir meno delle condizioni demografiche e del modello familiare che hanno sostenuto, tra gli anni '50 e '90, lo sviluppo economico del Nord-Est, il fenomeno migratorio costituisce la risorsa principale attorno alla quale si gioca la possibilità di mantenere le performance dell'intera area. In questo senso la presenza della popolazione proveniente dai Paesi in via di sviluppo non solo risponde alla logica del mercatoÖ(Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U e del senatore Amato).

PRESIDENTE. Senatore Viviani, potrà consegnare la parte del discorso che non ha potuto pronunciare, affinché sia allegata agli atti della seduta.

È iscritto a parlare il senatore Boscetto. Ne ha facoltà.

BOSCETTO (FI). Signor Presidente, colleghi senatori, intervengo al termine di questo dibattito affermando la soddisfazione di Forza Italia e della Casa delle Libertà per il disegno di legge in titolo, ivi compresi gli emendamenti che andremo a votare.

Nelle ultime ore l'Ufficio studi del Senato ha distribuito un testo di legislazione comparata nel quale vengono riportate le legislazioni di alcuni Paesi europei. Se si legge attentamente quel documento, ci si accorgerà come il disegno di legge che stiamo per approvare sia assolutamente in linea con le legislazioni di quei Paesi e anzi, in qualche modo, sia - se vogliamo usare un termine improprio - addirittura più mite di quelle leggi.

Certamente si tratta di una disposizione che va ad inserirsi in un contesto logico-normativo di carattere europeo se è vero, come è vero, che esiste una proposta della Commissione, recentemente presentata, per una direttiva del Consiglio, nella quale troveremo, a livello europeo, gli stessi istituti che abbiamo trasfuso nelle modifiche al Testo unico sull'immigrazione.

Detta direttiva si incentra attorno al concetto che i cittadini di Paesi terzi possono entrare e soggiornare in uno Stato membro al fine di svolgere attività di lavoro subordinato, a tempo pieno o parziale, unicamente se sia stato rilasciato un permesso di soggiorno per lavoro.

Viene stabilito un meccanismo per cui il permesso di soggiorno del lavoratore extracomunitario è posto in essere su richiesta del datore di lavoro del Paese comunitario che lo ospiterà.

Perché si vuole cercare a tutti i costi di affermare che questo disegno di legge stravolge il testo unico Turco-Napolitano? Il testo unico è composto da tantissimi articoli, è arricchito da un regolamento costituito a sua volta da tantissimi articoli; di tutte queste disposizioni ne modifichiamo pochissime, limitandoci a tappare alcune falle che a nostro giudizio sono negative per il funzionamento della legge.

Le falle si sono appalesate in tre anni di esperienza. Si è varata una normativa; si è constatato che l'esperienza non ha dato buoni frutti per alcuni aspetti; intendiamo quindi modificare tale normativa. Questa è la nostra volontà e di ciò siamo fieri; contrastiamo perciò tutti i discorsi che presentano la nostra come una riforma ingiusta e immotivata.

Qualcuno ha sostenuto, durante la discussione, che non vi era alcun bisogno di cambiare la legge. Replico con alcune domande: andava tutto bene in materia di immigrazione? Non è forse cresciuta in modo esponenziale l'immigrazione clandestina? Non è forse cresciuta in modo esponenziale la delinquenza collegata all'immigrazione clandestina? Credo che nessuno potrà dare una risposta negativa ai miei interrogativi.

Noi interveniamo con una serie di provvidenze per cercare di far sì che il testo unico Turco-Napolitano funzioni, per evitare che quella legge abbia buchi e smagliature. Queste lacune impediscono agli immigrati che lavorano regolarmente di essere tranquilli e impediscono ai cittadini italiani di essere tranquilli. Si vuole evitare un futuro in cui si agiterà fortemente un'intolleranza che sta già crescendo.

La nostra non è una legge che vuole scatenare l'intolleranza, la nostra è una legge che vuole evitare l'intolleranza in un Paese che mai è stato razzista, mai è stato contro gli immigrati, mai è stato contro gli stranieri e ha sempre dimostrato capacità di realizzare l'integrazione. Il contesto deve però essere equilibrato perché nel momento in cui questo equilibrio non si realizzasse finiremmo per creare una situazione esplosiva.

Se si vuole pensare alla figura dell'immigrato in termini umanitari bisognerebbe allora aprire completamente le porte a tutti, ma ciò non è realizzabile; potrebbe essere un sogno pacifico che non è stato però realizzato e non è realizzabile in alcun Paese del mondo. Occorre far sì che vi sia una possibilità d'ingresso collegata ad un posto di lavoro sicuro.

Così si spiega il nostro contratto di soggiorno per lavoro, di cui all'articolo 5- bis, che ricalca la stessa figura delineata dalla direttiva europea. Un datore di lavoro, che ha bisogno di forza-lavoro, avanza una richiesta nominativa o generalizzata. La richiesta è indirizzata ad un nuovo ufficio istituito presso tutte le prefetture che si chiamerà sportello per l'immigrazione.

La richiesta verrà presentata con documentazione allegata e scatterà un movimento, il più possibile telematico, affinché essa arrivi nel Paese díorigine del lavoratore straniero. Una volta giunta al consolato e allíambasciata italiana in quel Paese, lì si realizzerà líincontro tra la volontà del lavoratore extracomunitario e quella del datore di lavoro italiano in modo tale che quando il lavoratore straniero arriverà in Italia, previo nulla osta, avrà un permesso di soggiorno ed entro otto giorni firmerà il contratto di soggiorno per lavoro. Questíultimo impegnerà il lavoratore straniero a prestare la propria forza lavoro a favore della nostra economia, di se stesso e della sua famiglia, e il datore di lavoro non solo a corrispondere la giusta mercede, secondo quanto stabilito dai contratti collettivi, ma anche a garantire una sistemazione alloggiativa (che, ricordo, sarà a carico del lavoratore) e a mettere a disposizione le spese per il ritorno nel Paese díorigine una volta scaduto il contratto di lavoro (a tempo determinato o indeterminato ove non vi sia il rinnovo).

Non riesco a comprendere cosa vi sia di censurabile in tutto questo, anche perché forse non si è mai fatto comprendere bene (o non si è mai compreso bene) che il permesso di soggiorno, ad esempio a tempo indeterminato, dopo due anni di lavoro può essere rinnovato, e così via, fino allíottenimento, dopo sei anni, di una carta di soggiorno; strumento per cui il lavoratore straniero si viene a trovare in una posizione solida di permanenza nel territorio dello Stato italiano.

Questo è quanto stiamo realizzando avendo abolito uno di quegli strumenti perversi contenuti nellíattuale testo unico Turco-Napolitano che è líistituto dello sponsor. Abbiamo ritenuto che detto istituto in via principale (perché poi vi possono essere alcune eccezioni positive) abbia costituito la fonte per líarrivo di immigrati senza un lavoro predestinato, che si mettevano a cercare lavoro avendo un anno davanti, con la sola garanzia di una persona (che poteva essere italiana, ma che per lo più era extracomunitaria regolarmente soggiornante) e che, non riuscendolo a trovare, dopo un anno si rendevano irregolari; con la conseguente creazione di lavoro sommerso e nero o, peggio ancora, con il raggiungimento di forme di criminalità o la possibilità di entrare a far parte di bande criminali.

Abbiamo eliminato questo istituto proprio perché negli oltre tre anni di esperienza abbiamo toccato con mano i risultati ottenuti: non si è ottenuta buona occupazione, ma solo líingresso di persone in qualche modo sbandate (quanto meno sul piano delle possibilità lavorative), che finivano per crearsi illusioni, che però erano illusioni perdute perché non si realizzavano. E negli anni abbiamo dovuto - anzi avete dovuto - mettere in piedi così tante sanatorie da arrivare ad avere 200.000 persone iscritte nelle liste di collocamento, che non trovano lavoro. E oltre alle 200.000 persone iscritte nelle liste di collocamento bisogna calcolare tutti quelli che sono totalmente irregolari, che vivono ed operano sul nostro territorio non si sa bene come e per che cosa.

Líaltro aspetto direttamente collegato al discorso del lavoro sicuro e, quindi, allíingresso solo con la sicurezza di un lavoro, è líalternativa sanzionatoria, vale a dire líespulsione.

Oggi l'espulsione viene realizzata attraverso una intimazione cartacea dell'autorità che intima all'immigrato irregolare di allontanarsi dal territorio dello Stato entro 15 giorni; soltanto in alcuni casi è prevista l'espulsione coattiva con accompagnamento alla frontiera. Noi abbiamo invertito il meccanismo. Abbiamo previsto che nella grandissima parte dei casi si realizzi immediatamente l'espulsione coattiva con accompagnamento alla frontiera e che solo in casi residui, quelli di coloro che avendo avuto un permesso di soggiorno non lo hanno rinnovato e quindi si trovano in una situazione che prima era legale e che poi è divenuta illegale, possa essere fatta (come mi sembra corretto) l'intimazione.

Veramente ritenete, si ritiene che questo cambiamento vada a rovinare l'esistente testo unico? Non è invece (come sto sostenendo e come tutti noi siamo convinti sia) uno strumento per far sì che chi lavora seriamente, regolarmente rimanga in questo Paese e possa - come dicevo poc'anzi - ottenere la carta di soggiorno, integrarsi, vivere negli anni fino alla fine della propria esistenza? Certo, chi sta in questo Paese a dispetto dello Stato, del Paese medesimo, dei lavoratori italiani e di quelli extracomunitari regolari si deve allontanare dall'Italia: esca (se è il caso, spinto) dalle nostre frontiere.

Si osserva che il meccanismo sarebbe incostituzionale. Ho osservato che già oggi ci sono nella normativa possibilità, seppur limitate, di procedere a questa espulsione con accompagnamento coattivo. Quindi, se si dovesse fare una censura di illegittimità costituzionale, la si potrebbe eventualmente fare all'attuale legge e non a questa modifica, che nella "strumentazione" non è tale.

Devo però anche osservare che se è stata citata la sentenza n. 105, del maggio 2001, della Corte costituzionale, si è però dimenticato di rilevare che c'è stato un provvedimento successivo, ma soprattutto che c'è una giurisprudenza costituzionale che data nei decenni che, se esaminata bene, sentenza dopo sentenza, va a far comprendere come il regime dell'espulsione amministrativa, che ha la garanzia dell'impugnativa (seppur dall'estero) davanti al giudice è costituzionalmente compatibile, perché se così non fosse dovremmo dire che persino un respingimento alla frontiera ha bisogno di tutele più pregnanti e di convalida o di previo apporto del giudice.

Questo non lo possiamo dire, perché è vero che ci sono un articolo 2, un articolo 10 e una tutela dei diritti individuali anche quando si tratta di uno straniero, ma la giurisprudenza costituzionale ha chiarito che comunque la posizione dello straniero ha delle diversità, proprio perché lo Stato deve porre dei limiti, che sono gli stessi che riguardano per esempio il diritto di ingresso, di soggiorno e di lavoro, subordinato a determinate condizioni.

Quindi, quando sento dire che c'è un calo di garanzie, ricordo come anche oggi ci sia, persino per colui che ha un procedimento penale e che è stato espulso per quel motivo, la possibilità di avere una difesa di ufficio e di poter tornare per limitati periodi nel nostro Paese per difendersi.

Ma si può affermare che noi in questo modo andiamo a conculcare le libertà, andiamo a trattare gli stranieri - seppur delinquenti - in un modo incredibilmente deteriore? Questo non è assolutamente vero. C'è un meccanismo di espulsione e di sanzione (forse questo nessuno l'ha compreso a fondo) che ha voluto eliminare chiaramente il reato di immigrazione clandestina che, per intenderci, è il reato di chi arriva irregolare alla frontiera, viene arrestato e viene espulso.

Questo disegno di legge prevede che chi arriva irregolare alla frontiera, o si trova sul territorio in modo irregolare, viene espulso e basta; se ritorna viene denunciato ed è previsto soltanto un arresto facoltativo in flagranza; solo la terza volta, se questo delinquente, questo personaggio pervicace vuole entrare nel territorio italiano dopo essere stato espulso due volte, scatta la sanzione della reclusione.

Questo dunque non si può giudicare un meccanismo particolarmente afflittivo: è un meccanismo equilibrato, che fa sì che non scattino immediatamente sanzioni penali, ma si realizzi un effetto punitivo soltanto di fronte a chi, in modo recidivo, vuole continuare a porre in essere comportamenti negatori.

Líimpianto del disegno di legge prevede una serie di utili sanzioni, non particolarmente diverse da quelle esistenti, salvo che abbiamo aggiunto qualche reato e abbiamo aumentato qualche sanzione.

Per quanto riguarda il diritto di asilo, abbiamo creato uno strumento antielusivo perché non si possa invocare tale diritto falsamente; ci sarà poi una riforma complessiva, in un prossimo futuro, di tutto líistituto del diritto díasilo, che il nostro Governo porterà avanti nel buon modo con il quale ha portato e sta portando avanti questo disegno di legge presentato dal presidente Berlusconi e da altri componenti del Governo. (Applausi dai Gruppi FI e AN e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, senatore Boscetto, anche per la fatica che líha tenuta in Commissione.

Dichiaro chiusa la discussione generale.

A questo punto, colleghi, apprezzate le circostanze, credo che il sottosegretario Mantovano intenda replicare domani mattina.

Rinvio pertanto il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

Interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza uníinterpellanza e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 20 febbraio 2002

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, mercoledì 20 febbraio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,56).



Allegato B

Integrazione all'intervento del senatore Viviani nella discussione generale

sui disegni di legge nn. 55, 770,795, 797 e 963

Tutto ciò viene proposto, Signor Presidente, mentre il nostro Paese, soprattutto nelle zone a più elevato sviluppo, manifesta un bisogno crescente di mano d'opera immigrata per far fronte alla domanda di lavoro che l'offerta locale non è, da tempo e in modo strutturale, più capace di soddisfare. Non è un caso che un serio istituto di ricerca della mia Regione, la Fondazione Nord-Est, diretta dal professor Diamanti e collegata agli industriali veneti, abbia recentemente scritto in un suo rapporto: "con il venir meno delle condizioni demografiche e del modello famigliare che hanno sostenuto, tra gli anni '50 e gli anni '90 lo sviluppo economico del Nord-Est il fenomeno migratorio costituisce la risorsa principale attorno alla quale si gioca la possibilità di mantenere le performance dell'intera area... In questo senso la presenza di popolazione proveniente dai paesi in via di sviluppo non solo risponde alle logiche del mercato (nel senso che sopperisce all'assenza di manodopera locale) ma nel tempo diviene utile anche per il mantenimento in vita delle comunità più piccole del Nord-Est." Nonostante queste evidenti e crescenti esigenze abbiamo assistito in queste ultime settimane, nel Nord Est, ad un indecente quanto inutile, tiro alla fune tra Governo ed imprenditori sui permessi dei lavoratori stagionali che ha dato luogo a soluzioni parziali ed insufficienti. Si trattava di un problema ben chiaro e conosciuto in tutti i suoi aspetti quantitativi e procedurali che, negli anni precedenti, era stato risolto positivamente dai governi di centro-sinistra e che quest'anno si è voluto drammatizzare collegandolo in modo strumentale all'approvazione di questo disegno di legge. Questa incapacità di decisione su materie come quella dei flussi, sulla quale nello stesso testo in esame si propone di fare più in fretta, è accompagnata da una più grave e totale assenza di questo Governo nell'estendere gli accordi bilaterali con i paesi di origine, dalla mancanza di una politica, e delle relative risorse finanziarie, che persegua la promozione dei diritti di cittadinanza e l'integrazione sociale.

La nostra politica, signor Presidente, è esattamente l'opposto di quella proposta da questo provvedimento.

Siamo convinti che la lotta efficace all'immigrazione clandestina e a quella parte di criminalità e di inumano sfruttamento che spesso vi è connessa, sia perseguibile e meglio raggiungibile se l'azione repressiva (che va perseguita efficacemente nei fatti senza indulgere a strumentali esasperazioni del problema della sicurezza) è accompagnata da una politica di prevenzione fatta di accoglienza, rispetto dei diritti umani e di cittadinanza, integrazione nel rispetto dei valori e delle regole della nostra democrazia.

Siamo anche convinti che in questo particolare ambito del rapporto con le persone provenienti da altre storie, culture ed esperienze, la nostra democrazia debba dimostrare nei fatti la sua maggiore capacità di promuovere la crescita delle persone, il dialogo interculturale e lo sviluppo pacifico e solidale della società.

Signor Presidente, concludendo queste considerazioni voglio dichiarare che, per queste motivazioni, di fronte a questo provvedimento avverto un sentimento che è, insieme, di indignazione e di vergogna.

Indignazione perché esso fa violenza alla coscienza civile della stragrande maggioranza del nostro popolo.

Vergogna perché esso mostra all'Europa e al mondo un volto illiberale, chiuso, arroccato ed egoista dell'Italia che non corrisponde alla sua storia, alla sua cultura e al sentire umano e solidale della stragrande maggioranza dei suoi cittadini.

Queste sono le ragioni per le quali questo provvedimento va cambiato radicalmente e in tal senso intendiamo operare con i nostri emendamenti.

Sen. Viviani

Commissioni permanenti, trasmissione di documenti

La 12a Commissione permanente (Igiene e sanità) ha trasmesso, in data 18 febbraio 2002, alla Presidenza del Senato il documento approvato dalla Commissione stessa in data 13 febbraio 2002, ai sensi dell'articolo 48, comma 6, del Regolamento, a conclusione dell'indagine conoscitiva "sullo stato della Croce Rossa Italiana" (Doc. XVII, n. 3).

Detto documento è stampato e distribuito.

 

 

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro Infrastrutture

(Governo Berlusconi-II)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2001, n. 450, recante proroga di termini in materia di sospensione di procedure esecutive per particolari categorie di locatari e di copertura assicurativa per le imprese nazionali di trasporto aereo (1000-B)

(presentato in data 15/02/02 )

S.1000 approvato dal Senato della Repubblica; C.2237 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati;

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro difesa

Ministro Interno

(Governo Berlusconi-II)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali (1001-B)

(presentato in data 15/02/02 )

S.1001 approvato dal Senato della Repubblica; C.2254 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati;

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro Affari Esteri

(Governo Berlusconi-II)

Ratifica ed esecuzione della Convenzione di sicurezza sociale tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, fatta a Città del Vaticano il 16 giugno 2000 (1152)

(presentato in data 18/02/02 )

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro Affari Esteri

(Governo Berlusconi-II)

Ratifica ed esecuzione dell' Accordo cinematografico tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese, con allegati, fatto a Parigi il 6 novembre 2000 (1153)

(presentato in data 18/02/02 )

Sen. SODANO Tommaso, MALABARBA Luigi, MALENTACCHI Giorgio, TOGNI Livio

Provvedimenti urgenti per l'istituzione della terza fascia docente (1150)

(presentato in data 15/02/02 )

Sen. BATTAFARANO Giovanni Vittorio, DI SIENA Piero, GRUOSSO Vito, PILONI Ornella, VIVIANI Luigi

Norme per la concessione di permessi retribuiti ai lavoratori sottoposti a trattamento terapeutico (1151)

(presentato in data 15/02/02 )

Sen. CONSOLO Giuseppe

Conferimento di una borsa di studio ai medici specializzatisi negli anni 1983-1991 (1154)

(presentato in data 18/02/02 )

Sen. CREMA Giovanni

Istituzione di un Comitato misto per valutare l' impatto nell' area del nord del mare Adriatico di un complesso

di fonti inquinanti nonchè della costruzoine di infrastrutture energetiche (1155)

(presentato in data 19/02/02 )

Sen. PALOMBO Mario

Disposizioni a favore di alcune categorie di personale militare e civile dipendente dal Ministero della difesa e di personale delle Forze dell' ordine già impiegato in lavorazioni ed ambienti con presenza di amianto (1156)

(presentato in data 19/02/02 )

Sen. DONATI Anna, BOCO Stefano, CARELLA Francesco, CORTIANA Fiorello, DE PETRIS Loredana, MARTONE Francesco, RIPAMONTI Natale, TURRONI Sauro, ZANCAN Giampaolo

Ratifica ed esecuzione dei Protocolli alla Convenzione per la protezione delle Alpi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (1157)

(presentato in data 19/02/02 )

 

Disegni di legge fatti propri dalle opposizioni

In data 18 febbraio 2002, il Gruppo parlamentare Democratici di Sinistra - L'Ulivo ha fatto propri - ai sensi degli articoli 79, comma 1, e 53, comma 3, penultimo periodo, del Regolamento - i seguenti disegni di legge:

Pizzinato ed altri. - "Norme per la tutela e la promozione del telelavoro" (17), deferito, in sede referente, alla 11a Commissione permanente;

Chiusoli ed altri. - "Norme in materia di cooperative, consorzi di garanzia mutualistica e società di mutua garanzia" (193), deferito, in sede referente, alla 6a Commissione permanente.

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

4 Commissione permanente Difesa

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali (1001-B)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 2ƒ Giustizia, 3ƒ Aff. esteri

S.1001 approvato dal Senato della Repubblica; C.2254 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati;

(assegnato in data 15/02/02 )

8 Commissione permanente Lavori pubb.

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2001, n. 450, recante proroga di termini in materia di sospensione di procedure esecutive per particolari categorie di locatari e di copertura assicurativa per le imprese nazionali di trasporto aereo (1000-B)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 2ƒ Giustizia, 5ƒ Bilancio, 10ƒ Industria, Giunta affari Comunita' Europee

S.1000 approvato dal Senato della Repubblica; C.2237 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati;

(assegnato in data 15/02/02 )

1 Commissione permanente Aff. cost.

Sen. D'IPPOLITO Ida

Istituzione dell' Ordine " Al merito del giornalismo italiano " (982)

(assegnato in data 19/02/02 )

1 Commissione permanente Aff. cost.

Sen. ASCIUTTI Franco

Riconoscimento del 4 ottobre, San Francesco, quale giorno festivo (1087)

previ pareri delle Commissioni 5ƒ Bilancio, 11ƒ Lavoro

(assegnato in data 19/02/02 )

1 Commissione permanente Aff. cost.

Sen. LONGHI Aleandro ed altri

Modifiche al testo unico delle leggi sull' ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di sanzioni amministrative per le violazioni delle disposizioni dei regolamenti comunali (1130)

previ pareri delle Commissioni 2ƒ Giustizia

(assegnato in data 19/02/02 )

2 Commissione permanente Giustizia

Sen. BATTAFARANO Giovanni Vittorio

Norme per l' istituzione dell' albo professionale degli statistici (906)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 3ƒ Aff. esteri, 5ƒ Bilancio, 7ƒ Pubb. istruz., 10ƒ Industria, 11ƒ Lavoro, 12ƒ Sanita', Giunta affari Comunita' Europee, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 19/02/02 )

7 Commissione permanente Pubb. istruz.

Sen. LAVAGNINI Severino

Istituzione del Parco archeologico del Tuscolo (918)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 4ƒ Difesa, 5ƒ Bilancio, 6ƒ Finanze, 9ƒ Agricoltura, 11ƒ Lavoro, 13ƒ Ambiente, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 19/02/02 )

12 Commissione permanente Sanita'

Sen. LAVAGNINI Severino

Nuove disposizioni sulle vaccinazioni obbligatorie e facoltative (917)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 2ƒ Giustizia, 5ƒ Bilancio, 7ƒ Pubb. istruz., Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 19/02/02 )

13 Commissione permanente Ambiente

Sen. DETTORI Bruno, Sen. VALLONE Giuseppe

Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di designazione dei presidenti degli Enti parco (1074)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 19/02/02 )

 

Disegni di legge, nuova assegnazione

2 Commissione permanente Giustizia

in sede deliberante

Sen. NOCCO Giuseppe Onorato Benito, Sen. PASTORE Andrea

Nuove norme sul contenimento del part - time nell' esercizio della professione forense (393)

Già assegnato, in sede referente, alla 2 Commissione permanente(Giustizia)

(assegnato in data 19/02/02 )

 

2 Commissione permanente Giustizia

in sede deliberante

Sen. CONSOLO Giuseppe

Norme in materia di incompatibilita' dell'esercizio della professione di avvocato (423)

Già assegnato, in sede referente, alla 2 Commissione permanente(Giustizia)

(assegnato in data 19/02/02 )

 

2 Commissione permanente Giustizia

in sede deliberante

Sen. CENTARO Roberto

Modifica al decreto legislativo 15 novembre 2000, n. 373, in tema di tutela del diritto d' autore (606)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 7ƒ Pubb. istruz., 8ƒ Lavori pubb., 10ƒ Industria, Giunta affari

Comunita' Europee

Già assegnato, in sede referente, alla 2 Commissione permanente(Giustizia)

(assegnato in data 19/02/02 )

 

2 Commissione permanente Giustizia

in sede deliberante

Dep. BONITO Francesco ed altri

Norme in materia di incompatibilita' dell' esercizio della professione di avvocato (762)

C.543 approvato da 2ƒ Giustizia (assorbe C.1648);

Già assegnato, in sede referente, alla 2 Commissione permanente(Giustizia)

(assegnato in data 19/02/02 )

 

2 Commissione permanente Giustizia

in sede deliberante

Dep. PECORELLA Gaetano

Disposizioni transitorie sulla conversione del ricorso per cassazione in appello (781)

C.1636 approvato da 2ƒ Giustizia;

Già assegnato, in sede referente, alla 2 Commissione permanente(Giustizia)

(assegnato in data 19/02/02 )

 

Disegni di legge, richieste di parere

Sui disegni di legge: Bastianoni. - "Norme in materia di trattamento di quiescenza dei lavoratori delle ferrovie" (765) e Specchia ed altri. - "Norme relative al trattamento di quiescenza del personale delle Ferrovie dello Stato cessato dal servizio dal 1981 al 1995" (952), già deferiti in sede referente alla 11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), è stata chiamata ad esprimere il proprio parere anche la 2a Commissione permanente (Giustizia).

Disegni di legge, ritiro

Il senatore Giaretta ha dichiarato, anche a nome degli altri firmatari, di ritirare il disegno di legge: "Istituzione dell'Istituto internazionale di ricerca per la pace" (235).

Insindacabilità, deferimento di richiesta di deliberazione

E' stata deferita alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ai sensi degli articoli 34, comma 1, e 135 del Regolamento, la richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, a norma dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, avanzata dal senatore Michele Florino, nell'ambito di un procedimento penale pendente nei suoi confronti innanzi al tribunale di Roma.

Governo, richieste di parere su documenti

Il Ministro delle attività produttive, con lettera in data 13 febbraio 2002, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 52, comma 2, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale recante ripartizione delle risorse assegnate al Fondo Unico per gli incentivi alle imprese (n. 82).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, tale richiesta è stata deferita alla 10a Commissione permanente (Industria, commercio, turismo), che dovrà esprimere il proprio parere entro l'11 marzo 2002. La 5a Commissione permanente potrà formulare le proprie osservazioni alla Commissione di merito in tempo utile affinché questa possa esprimere il parere entro il predetto termine.

 

Il Ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 12 febbraio 2002, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di riparto delle somme iscritte nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali relative a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi per l'esercizio finanziario 2002 (n. 83).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, tale richiesta è stata deferita alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport), che dovrà esprimere il proprio parere entro l'11 marzo 2002. La 5a Commissione permanente (Programmazione economica, bilancio) potrà formulare le proprie osservazioni alla Commissione di merito in tempo utile affinché questa possa esprimere il parere entro il termine assegnato.

Governo, trasmissione di documenti

Il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento degli incarichi di dirigente, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, all'ingegner Amedeo Fumero, ai dottori Silvio Di Virgilio e Marcello Arredi, all'architetto Gaetano Fontana e alla dottoressa Daniela Barbato; nell'ambito del Ministero della difesa, al dottor Renato Colio; nell'ambito del Ministero della salute, alla dottoressa Anna Paola Lotti.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

 

 

Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 febbraio 2002, ha inviato, ai sensi dell'articolo 6-ter della legge 23 dicembre 1996, n. 652, la relazione sullo stato di attuazione del programma di costruzione e adattamento di stabilimenti di sicurezza destinati a consentire il trattamento differenziato dei detenuti e sulle disponibilità del personale necessario all'utilizzazione di tali stabilimenti, relativamente al secondo semestre 2001 (Doc. CXVI-bis, n. 2).

Detto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 8a Commissione permanente.

 

Il Presidente della Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con lettera in data 8 febbraio 2002, ha inviato, in applicazione dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia del verbale della seduta plenaria della Commissione stessa tenutasi in data 20 dicembre 2002.

Detti verbali sono stati trasmessi, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 11a Commissione permanente.

 

Con lettere in data 14 febbraio 2002, il Ministro dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento dei consigli comunali di Bettola (Piacenza), Montenero Sabino (Rieti), Spadola (Vibo Valentia), Santomenna (Salerno), Palomonte (Salerno), Guardia Sanframondi (Benevento) e Granze (Padova).

Il Ministro dell'interno, con lettera in data 14 febbraio 2002, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge 28 agosto 2000, n. 239, convertito con modificazioni dalla legge 27 ottobre 2000, n. 305, e dell'articolo 2 del decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27, la relazione, relativa al secondo semestre 2001, sulla realizzazione degli obiettivi fissati, sui risultati raggiunti e sulla efficacia degli interventi effettuati a sostegno delle Forze di polizia albanesi (Doc. LI, n. 2).

Detta relazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 4a Commissione permanente.

 

Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di documenti

Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 12 febbraio 2002, ha inviato, ai sensi dell'articolo 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione in merito all'articolo 6 del disegno di legge recante "Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti" (Atto Camera n. 2032).

Detta segnalazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente.

 

Corte dei conti, trasmissione di documentazione

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 13 febbraio 2002, ha inviato, ai sensi dell'articolo 47, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la deliberazione del 16 gennaio 2002 con la quale la Corte dei conti rende certificazione positiva in ordine all'ipotesi di accordo relativa al personale non dirigente del CONI per il biennio economico 2000-2001.

Detta deliberazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente.

 

 

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 13 febbraio 2002, ha inviato, ai sensi degli articoli 14 del decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, e dell'articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, il referto in materia di informatica pubblica.

Detta documentazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente.

 

Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, trasmissione di documenti

Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro ha trasmesso il parere sul disegno di legge recante "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro" (Atto Senato n. 848), approvato dal quel Consesso nella seduta del 18 febbraio 2002 (Doc. XXI, n. 3).

Detto documento è stato inviato, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 11a Commissione permanente.

 

Affari assegnati

In data 18 febbraio 2002, è stato deferito alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'Affare in ordine alla verifica dell'attuazione del Regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2000, n. 441.