Svolgimento
di interpellanze urgenti
(ore 9,35).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Determinazione
delle quote d'ingresso dei cittadini extra comunitari - n. 2-00213)
PRESIDENTE.
L'onorevole Turco ha facoltà di illustrare l'interpellanza urgente
Violante ed altri 2-00213 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione
1), di cui è
cofirmataria.
LIVIA TURCO.
Signor Presidente, questa interpellanza nasce dalla constatazione, che
l'immigrazione è un fenomeno complesso, che deve essere governato con
atti quotidiani e che l'Italia ha gli strumenti per governare i flussi
migratori. Lo confermano i risultati ottenuti dall'applicazione della legge
vigente durante l'esperienza dei governi di centrosinistra e sottolineo questi
risultati. Un numero elevato di accordi bilaterali (ventuno); il contrasto
dell'immigrazione clandestina; le quote degli ingressi regolari (300 mila
persone entrate regolarmente); le risorse agli enti locali per realizzare
politiche di integrazione; l'attenzione a questioni importanti come quelle dei
minori.
Paradossalmente,
il fatto che questa normativa dia dei risultati lo ha confermato anche il
Governo: per esempio, quando il ministro Scajola, rispondendo ad
un'interpellanza, ha confermato che, per quanto attiene il contrasto
dell'immigrazione clandestina, sono aumentate quest'anno le espulsioni di ben
62 mila unità; quindi, una conferma indiretta che la legge se applicata
funziona.
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Allora, noi
vogliamo porre delle domande al Governo sugli atti, sull'azione di Governo del
problema migratorio. Sicuramente, il dato più importante, quello che ha
destato e desta preoccupazione, scalpore, novità assoluta nel nostro
paese, si riferisce al fatto che non si erano mai viste davanti agli uffici del
lavoro file di persone formate non soltanto da immigrati, ma da datori di
lavoro che chiedono di poter assumere regolarmente lavoratori immigrati. A
fronte di questo fatto inedito, diffuso del nostro paese si è risposto,
in modo reiterato, con una tesi assolutamente sconcertante, per cui si attende
il varo di una nuova normativa per applicare la normativa in vigore con un atto
amministrativo dovuto, che è quello delle quote di ingresso regolare.
Questo atteggiamento incomprensibile, ideologico, è stato contraddetto
parzialmente: infatti, il ministro Maroni ha dovuto affrontare il tema del
lavoro stagionale. Tuttavia, questo sicuramente non risolve un problema che
concerne non soltanto il mondo delle imprese, ma riguarda i diritti delle
persone immigrate e la coesione sociale nel nostro paese.
Insieme a
questo ci sono altre importanti questioni di applicazione della legge su cui
chiediamo di avere delle risposte. Voi insistete sempre sul contrasto
dell'immigrazione clandestina. Ebbene, l'unico modo per contrastare
l'immigrazione clandestina è quello di fare gli accordi bilaterali:
quanti accordi bilaterali sono stati fatti? Inoltre, visto che la condizione di
vita degli immigrati del nostro paese è segnata da pesanti
discriminazioni, cosa avete fatto, cosa ha fatto il Governo sulle politiche di
integrazione degli immigrati? In particolare, segnalo due questioni che sono
citate nell'interpellanza.
I minori
stranieri non accompagnati; vi è un dato del comitato minori stranieri
il quale afferma: 14.834 minori dal 1 luglio 2000 al 30 novembre 2001;
rimpatriati 129; gli altri dove sono? Che cosa è stato fatto nei
confronti di questi ragazzini che, tante volte, lasciati a se stessi rischiano
di cadere nelle maglie della criminalità? Per quanto riguarda le carte
di soggiorno, strumento di integrazione di cittadinanza, quante ne sono state
rilasciate? Anche perché, alla carta di soggiorno, a riprova del rigore
con cui la normativa in vigore intende promuovere i diritti di cittadinanza,
è legata la
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possibilità
di usufruire di benefici sociali quali: l'assegno di maternità e
l'assegno di invalidità. La carta di soggiorno quindi rappresenta uno
strumento prezioso per i diritti, per l'integrazione, per la coesione e la
sicurezza sociale.
PRESIDENTE. Il
Sottosegretario di Stato per l'interno, dottor Alfredo Mantovano, ha
facoltà di rispondere.
ALFREDO
MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli
deputati, la regolamentazione dei flussi migratori e la definizione di un
sistema normativo, che metta ordine nell'articolato e complesso panorama
dell'immigrazione, sono obiettivi prioritari del Governo. La conferma è
il disegno di legge sull'immigrazione in discussione alla Commissione affari
costituzionali del Senato, il quale prevede misure di reale integrazione,
accompagnate da un deciso sistema di prevenzione e di contrasto dello
sfruttamento criminale della clandestinità, in un quadro di più
incisiva collaborazione internazionale. Il terreno della collaborazione internazionale
è, certamente, quello più importante e di più stringente
attualità. Mentre noi parliamo in quest'aula, l'ennesima carretta del
mare, carica di circa 500 clandestini - in parte di etnia curda - sta per
entrare nel porto di Gallipoli. Mentre sono in corso le misure di assistenza e
di soccorso nei confronti di questi nuovi immigrati, non posso non ricordare
che il primo articolo del disegno di legge stabilisce che nella conclusione e
nell'eventuale revisione dei programmi di cooperazione con gli Stati dai quali
provengono in maggiore quantità i clandestini, non si può non
tener conto del grado di collaborazione anche nelle procedure di riammissione,
oltre che del contrasto allo sfruttamento criminale della clandestinità.
Una
novità importante, nell'ottica dell'integrazione, è quella
relativa al contratto di soggiorno, introdotto per regolamentare e favorire
l'ingresso dei cittadini extracomunitari e per garantire l'effettività
della prestazione lavorativa, in linea con il progetto di direttiva dell'Unione
europea sullo stesso argomento. Si tratta di una novità che, di recente,
ha incontrato il consenso del CNEL. Non è necessario ricordare la
presenza attiva di rappresentanti qualificati di associazioni di categoria e di
sindacati all'interno di questo consesso, nella circostanza
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che questo
parere sia stato adottato all'unanimità. Leggo, a proposito delle
osservazioni sul disegno di legge in discussione, il parere del CNEL: «Il
lavoro è il motivo fondamentale del progetto migratorio e della
condizione del processo di integrazione nel paese di accoglienza; presupporre,
pertanto, un contratto di lavoro con la garanzia di un alloggio adeguato e del
pagamento delle spese di viaggio per l'eventuale rientro - come prescrive il
provvedimento in esame - per ottenere il permesso di soggiorno per motivi di
lavoro, oltretutto con la semplificazione amministrativa assicurata dallo
sportello unico presso le prefetture, è una soluzione coerente con le
aspettative dell'immigrato e con le condizioni di mantenimento della presenza
legale». Ciò a fronte di una situazione di partenza che ha
presentato e presenta forti elementi di criticità.
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Do sempre
lettura del parere del CNEL: «Nell'applicazione della legge, che in
questi tre anni ha registrato ritardi nell'attuazione di molti strumenti e non
è stata oggetto di un adeguato monitoraggio, si sono evidenziati aspetti
particolarmente critici nell'efficienza della programmazione del governo
ordinato delle entrate per lavoro, rispetto alle esigenze quantitative e qualitative
del mercato del lavoro e di semplificazione e tempestività delle
procedure amministrative per la cittadinanza legale e rispetto alla
compatibilità con le capacità di accoglienza ed integrazione
locali che non hanno avuto, d'altro canto, il necessario sostegno finanziario,
nell'efficacia delle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina che va
ad aggravare il diffuso fenomeno nazionale del lavoro sommerso e dei molti casi
vittima dello sfruttamento criminale nazionale e internazionale per i traffici
di droga, armi e prostituzione». Questa è la fotografia fatta non
da esponenti dell'attuale Governo o maggioranza, ma da parte del Consiglio
nazionale dell'economia e del lavoro che è il punto di partenza dal
quale ci siamo mossi; anche questo, e non solo, rientra nel novero dei
risultati ottenuti nella precedente legislatura, con altra gestione del
problema.
Il testo del
disegno di legge affronta la questione, sollevata dagli interpellanti, della
determinazione dei flussi di ingresso, richiedendo obblighi più
stringenti per il Governo che, entro la fine di ogni anno, dovrà emanare
un decreto di programmazione dei flussi migratori, prevedendo quote specifiche
per i lavoratori di origine italiana, per parte di almeno uno dei genitori fino
al terzo grado in linea retta di ascendenza, residenti in paesi non comunitari.
I decreti di
programmazione annuali ed infrannuali dovranno essere predisposti sulla base
dei dati dell'effettiva richiesta di lavoro, suddivisi per regioni e per bacini
provinciali di utenza, elaborati dall'anagrafe informatizzata che è
istituita nel Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Su
quest'ultimo aspetto, poiché l'interpellanza coinvolge la competenza di
differenti ministeri, riferisco quanto il Ministero del lavoro ha comunicato al
Ministero dell'interno. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
che regola le quote non è stato ancora predisposto perché si
è in attesa del
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nuovo assetto
normativo di modifica della disciplina dell'immigrazione che ho citato e di una
verifica accurata delle effettive necessità. Questo, anche sulla base di
un accertamento di richieste che possano essere soddisfatte mediante la
disponibilità di lavoratori extra comunitari, già regolarmente
presenti sul territorio nazionale ed iscritti nelle liste di collocamento.
Rispondendo al
secondo quesito degli interpellanti, ogni dettaglio riguardante la
quantificazione e la ripartizione delle quote non può, per questo,
essere ancora fornito. Per il momento si sta, invece, predisponendo un atto di
determinazione degli stagionali, in conformità delle quote previste
negli anni precedenti e per le più immediate necessità
prospettate dalle categorie dei datori di lavori interessate.
Quanto agli
accordi di riammissione, che rientra nella competenza del Ministero degli
esteri, la loro conclusione continua a costituire un pilastro della politica
migratoria italiana. Gli accordi rappresentano, infatti, uno strumento molto
utile, in quanto impongono ai paesi di origine l'obbligo di riaccogliere i
propri cittadini. Attualmente sono in vigore 19 accordi di riammissione con
Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Francia, Macedonia, Grecia,
Iugoslavia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna,
Svizzera, Ungheria e Tunisia. Altri sei accordi, di cui l'ultimo firmato nel
dicembre 2001 con la Repubblica di Malta sono in attesa di ratifica. Diversi
negoziati sono praticamente conclusi e l'accordo è in attesa di essere
firmato (ad esempio quelli con le Filippine e con l'Ucraina). È chiaro
che un bilancio non può essere fatto nel giro di pochi mesi, ma il
lavoro è in via di svolgimento.
Per il Governo
queste intese hanno particolare importanza perché consentono di
affrontare il problema a monte e non a valle. Anche per questo sono stati
avviati contatti tesi a concludere ulteriori accordi di riammissione con una
serie di Stati (molti dei quali Bangladesh, Senegal, India e Pakistan), situati
in aree geografiche distanti, dai quali si prevede giungano consistenti flussi
migratori clandestini.
Nei giorni
scorsi è stato concluso il negoziato per la revisione dell'accordo di
riammissione con la Iugoslavia, in vigore dal 1998, ma non applicato per la
mancata collaborazione di Belgrado, negli anni che hanno preceduto la svolta
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democratica
del 2000. Quest'ultima ha permesso una positiva collaborazione dalla quale ha
tratto origine la revisione dell'accordo in questione.
Per quanto
riguarda i centri di permanenza temporanea ed assistenza, attualmente nel
territorio nazionale sono operativi 12 centri così ubicati: Torino, area
corso Brunelleschi, con la capacità attuale di soli 24 posti, essendo in
corso lavori di ristrutturazione; Milano...
Milano, via
Corelli, 140 posti, Roma ponte Galeria, 190 posti, di cui attualmente soltanto
100 utlizzabili a causa di lavori di ampliamento, Brindisi, località
Restinco, 230 posti, Melendugno (Lecce) 230 posti, Otranto (Lecce), 200 posti,
Lametia Terme. (Catanzaro) 50 posti, Caltanissetta, località Pian del
Lago, 90 posti, Agrigento, ex capannone industriale Asibi 9, 110 posti,
Lampedusa, 90 posti, Ragusa, 25 posti non ancora utilizzabili in quanto in
corso di ristrutturazione, Trapani, 55 posti. L'effettiva ricettività
complessiva dei centri pertanto è attualmente di 1319 posti, di cui 290,
quelli utilizzati dai centri di Lampedusa e di Otranto, sono destinati
prevalentemente alla prima accoglienza e allo smistamento.
Nel periodo
intercorso tra il giugno e il dicembre 2001, è stato realizzato il
centro di Bologna, l'ex caserma Chiarini, con una capacità di 120 posti,
destinato a diventare operativo entro il prossimo mese di febbraio, essendo in
corso di acquisizione gli arredi. Dal mese di giugno del 2001 sono cominciati i
lavori di ampliamento relativi al centro di Roma, che aumenteranno la capacità
ricettiva da 80 a 270 posti e di costruzione del centro di Modena, che
avrà una capacità di 80 posti. Per entrambe le strutture è
prevista la conclusione dei lavori entro il mese di giugno 2002.
In tema di
regolarizzazione, il Governo, come è stato annunciato nei giorni scorsi,
intende favorire l'emersione dei lavoratori stranieri che prestano servizi alle
famiglie. In tal senso è in corso di elaborazione un emendamento al
disegno di legge in discussione, che lo stesso Governo presenterà al
Senato.
Quanto ai ricongiungimenti,
il disegno di legge prevede, come è noto, il riferimento alla famiglia
nucleale, cui si aggiungono i genitori a carico; in tal senso, si prevede
cioè un sistema che consenta di evitare ingressi strumentali. Quanto
infine alle misure di integrazione alla questione dei minori, sempre sulla base
delle informazioni fornite dal Ministero del lavoro, può affermarsi che,
in relazione agli interventi promossi
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dal Governo,
il Ministero del lavoro, nei limiti delle risorse preordinate allo scopo
nell'ambito del fondo nazionale delle politiche migratorie previste dal testo
unico, ha finanziato attività e programmi annuali e pluriennali
presentati dalle regioni per interventi finalizzati in tale direzione.
Minori
stranieri non accompagnati: lo stesso ministero ha iniziato a rafforzare
l'attività del comitato per i minori stranieri. Attività che ha
riguardato i seguenti aspetti: monitoraggio costante delle presenze. Alla data
del 30 novembre 2001, come veniva ricordato dall'interpellante, erano giunte
alla banca dati del comitato 14 mila e 801 segnalazioni di stranieri minori non
accompagnati; in 6939 casi i soggetti erano divenuti nel frattempo maggiorenni,
mentre in 7862 i soggetti sono ancora minorenni.
Supporto agli
enti locali in vista di una gestione coordinata del fenomeno: per ogni minore
si sono susseguite dettagliate comunicazioni sulle sue condizioni.
Indagini sulla
devianza, aspetto sicuramente più preoccupante. Al dicembre del 2000,
rispetto alle segnalazioni sui minori stranieri non accompagnati pervenute al
comitato, 8307, i minori stranieri non accompagnati ospiti delle strutture per
la devianza minorile rappresentavano il 16,7 per cento. Si tratta di un segnale
preoccupante che denota lacune dell'intero meccanismo sulle quali è in
corso una seria riflessione da parte del Governo, nel quadro di quel bilancio
del quale ci facciamo carico.
Sostegno e
intensificazione del monitoraggio ambientale dei contesti socio-familiari di
origine del minore, da cui è emerso un quadro che non rende soltanto
necessario, bensì anche opportuno, favorire il rimpatrio assistito -
anche in questo caso le cifre sono di per sé eloquenti ed impongono
degli interventi: alla data del 30 novembre 2001, il comitato aveva emesso 121
provvedimenti di rimpatrio assistito e 100 provvedimenti di non luogo al
rimpatrio.
La
definizione, d'intesa con il Ministero dell'interno, di procedure per il
permesso di soggiorno per il minore e il tentativo di ostacolare il presumibile
aggiramento della normativa che regola il flusso di ingresso dei cittadini
stranieri nell'ambito del territorio italiano.
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Nel complesso,
lo strumento fondamentale di gestione del fenomeno è quello di garantire
la certezza dei criteri di protezione del minore, standardizzando le procedure
- identificazione e concessione di apposito permesso di soggiorno, lotta
all'immigrazione clandestina - e favorendo il rimpatrio, quando le condizioni
del paese di origine e la situazione familiare lo rendano possibile ed
auspicabile.
PRESIDENTE.
L'onorevole Turco ha facoltà di replicare.
LIVIA TURCO.
Purtroppo, non sono affatto soddisfatta e ne prendo atto amaramente. Dico
amaramente perché, al di là delle contrapposizioni tra
maggioranza e opposizione, credo che un tema come quello dell'immigrazione
debba prevedere anche momenti di dialogo e di confronto.
Non sono
affatto soddisfatta perché vedo confermato l'atteggiamento di questo
Governo: far prevalere un pregiudizio ideologico rispetto all'azione di
governo. Infatti, lei, sottosegretario Mantovano, ha parlato della legge che
verrà, non degli atti di governo che avete realizzato sulla base della
normativa che voi non mettete in discussione.
Per quanto
riguarda la legge che verrà, non voglio entrare nel merito, vi sono
altre sedi. Mi lasci solo dire che il vostro disegno di legge, su alcuni punti,
contravviene la normativa europea e che il parere del CNEL va letto nella sua
interezza, compresi i punti su cui la vostra normativa viene criticata. Mi
lasci dire, inoltre, che sarebbe importante allora nominare tutti i pareri, che
sono raccolti in Commissione affari costituzionali, e che coinvolgono non
soltanto le associazioni di volontariato, pure autorevolissime (come la Caritas
e Migrantes), ma anche le associazioni datoriali, che hanno avanzato critiche
stringenti e puntuali al vostro testo di legge. Ma di questo non voglio
parlare.
Voglio
parlare, invece, degli atti applicativi della legge in vigore, anche di quelli
che non mettete in discussione. Continuo a trovare incomprensibile e dannoso
per il nostro paese che si reiteri la posizione - peraltro già
annunciata, che lei conferma - che per la determinazione delle quote di
quest'anno aspetterete l'approvazione della legge. Lei sa benissimo
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che
subordinare la definizione delle quote di ingresso ai tempi di approvazione e a
quelli di entrata in vigore della legge, significa che, per il 2002, non ci
sarà la possibilità di ingressi regolari. Vi assumete, dunque,
una responsabilità molto pesante nei confronti del mondo delle imprese,
ma anche dell'economia del nostro paese.
Per quanto
riguarda le intese bilaterali, lei ha citato il lavoro svolto dal
centrosinistra. Mi pare che l'unica intesa nuova sia quella con Malta.
Francamente è poco, se pensiamo ai tanti mesi trascorsi e al fatto che
indicate sempre nel contrasto all'immigrazione clandestina un punto del vostro
programma, diventato una vostra bandiera. Francamente è poco quello che
avete investito sul vero strumento di contrasto all'immigrazione clandestina:
gli accordi bilaterali.
La stessa cosa
per quanto riguarda i centri di permanenza. Non parlo della regolarizzazione;
su questo aspetteremo di vedere la proposta che avanzerete. Certamente è
molto singolare che un Governo che fa della lotta alle sanatorie un punto della
campagna elettorale (durata quattro, cinque anni), che promuove una
regolarizzazione (su cui noi saremo d'accordo), contemporaneamente vari una
normativa che alimenterà la precarietà e la irregolarità.
Tra un anno, se vorrete veramente affrontare la questione del lavoro domestico
e del lavoro di cura, a fronte della negazione dello sponsor e a fronte di una
normativa, come quella del contratto di soggiorno, che renderà molto
più rigido e difficile l'ingresso regolare, sarete costretti ad attuare
una nuova regolarizzazione (ma di questo parleremo in altre sedi).
Ciò che
mi colpisce è soprattutto l'abbandono totale che sento dalle cose che
lei ha detto, dal modo con cui ha risposto ai precisi quesiti che le sono stati
posti su politiche di integrazione, politiche per i minori e politiche per la
famiglia. Mi colpisce l'abbandono totale del capitolo politiche di
integrazione, perché anche questi accordi con le regioni, mi lasci dire,
signor sottosegretario, erano stati avviati dal centrosinistra ed io sono ben
contenta che gli uffici del Ministero del lavoro, nonostante il ministro non ne
fosse a conoscenza, abbiano portato avanti questi accordi. Avevamo cominciato
con la regione Veneto, con un accordo per le politiche di
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integrazione
che coinvolgesse le regioni, gli enti locali e le forze sociali, per realizzare
tre punti: abitazione, lingua e cultura italiana, formazione professionale.
Che questi
accordi, iniziati dal centrosinistra, si siano estesi, mi fa piacere, ma
ciò non è un atto delle politiche di integrazione; dalla risposta
ricevuta, deduco sia un capitolo che avete abbandonato. Mi pare pochissimo
rispetto ai dati (sono 14 mila i minori stranieri giunti nel nostro paese),
parlare di monitoraggio. Si tratta di un problema drammatico e rilevantissimo -
lei lo sa bene - perché coinvolge realtà come quella della
Puglia; è un problema che ha visto diversi comuni - come quelli
dell'area di Lecce, impegnarsi, cimentarsi a trovare risorse; ha visto
l'impegno del volontariato a fare esperienze straordinarie. Parlare di
monitoraggio mi sembra francamente poco. Mi consenta, quindi, di concludere
l'intervento avanzando alcune proposte relative ad un tema drammatico. Lo
ripeto, vi sono, nel nostro paese, 14 mila ragazzini soli, abbandonati,
provenienti da diversi paesi. Chiedo che si stabiliscano accordi con i paesi da
cui questi ragazzi provengono; l'accordo con l'Albania ha dato dei risultati.
Se non c'è collaborazione con i paesi da cui provengono questi ragazzi,
non vi sarà un'azione di contrasto efficace. Occorre, inoltre, sostenere
maggiormente le Ong per la realizzazione del rimpatrio assistito e che lo
stesso sia davvero d'aiuto alle famiglie. Infine, propongo di dare maggiori
risorse agli enti locali, perché molti di questi ragazzi, ora nel nostro
paese, devono essere integrati. A tale proposito, vi sono esperienze molto
significative, come quella promossa da Susanna Agnelli «Il faro».
È ingiusto che queste esperienze d'integrazione facciano capo soltanto
alle risorse degli enti locali e delle associazioni di volontariato. Mi chiedo se
vi sia un suggerimento per quanto riguarda la verifica della normativa in
vigore e se sia corretta. Essa prevede l'espulsione per il minore che raggiunge
la maggiore età. Tanti sacerdoti - tra cui Don Riboldi - tanti
volontari, dopo aver speso un grande capitale di impegno, di lavoro, di fatica
per tentare integrare questi ragazzi, al raggiungimento del loro diciottesimo
anno di età, assistono alla loro espulsione (secondo la normativa
vigente). È un punto di riflessione su un tema - lo ripeto - drammatico
per la sua rilevanza quantitativa e per il suo
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contenuto
sociale ed umano cui occorre fornire una risposta più avanzata,
guardando ed utilizzando, sia gli strumenti a nostra disposizione sia eventuali
strumenti normativi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di
sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).