LA LILA LAZIO DICE BASTA ALLE RETATE ANTI-PROSTITUZIONE E ALLA REPRESSIONE DI CENTINAIA DI GIOVANI IMMIGRATE E IMMIGRATI. OCCORRE  RAFFORZARE LE POLITICHE DI RIDUZIONE DEL DANNO E I PERCORSI DI PROTEZIONE E REINSERIMENTO SOCIALE

 

La maxi-operazione anti-immigrazione e anti-prostituzione scattata in queste settimane in tutta Italia ha interessato in particolare Roma con il fermo, il rimpatrio forzato e la detenzione nel centro di permanenza temporanea di Ponte Galeria di centinaia di giovani immigrate/i.
La Lila Lazio protesta decisamente contro interventi che, come questo, mettono sfruttatori e sfruttati sullo stesso piano
condannando chi è vittima del racket ad un futuro ancora più drammatico e incerto.

Lo sfruttamento della prostituzione non si combatte reprimendo le vittime del racket ma offrendo loro servizi, informazioni socio-sanitarie, assistenza, attivando politiche di riduzione del danno, percorsi e progetti di protezione e reinserimento sociale sia in Italia che nei paesi di origine.

Le retate di questi giorni, ben lungi dal risolvere il problema, stanno già mostrando i loro effetti: le ragazze si sono infatti spostate dalle strade semicentrali verso l'estrema periferia o, addirittura, all'esterno della zona urbana in luoghi isolati e dunque molto più pericolosi per la loro incolumità.  Quasi impossibile per gli operatori raggiungerle.

 Il racket sembra inoltre non essersi particolarmente scoraggiato: nel giro di pochi  giorni molte giovanissime hanno sostituito le colleghe espulse. Va inoltre ricordato che una volta rimpatriate gran parte di queste donne tornano alla mercè dei racket locali per essere ricollocate nel mercato clandestino europeo mentre il loro  debito economico nei confronti dello stesso racket aumenta e si prolunga nel tempo.  Chiediamo per questo al Comune di Roma, all’associazionismo, agli operatori dei servizi e della cooperazione sociale di far sentire la propria voce contro  chi sta dichiarando guerra a centinaia di giovani immigrati ed immigrate. La cieca repressione di questi giorni rende solo un favore al racket e ai trafficanti che prosperano sulla paura, sul ricatto, sull’isolamento delle loro vittime negando ogni possibile percorso di autodetereminazione.