57) Il Papa traccia la vera fisionomia del volontario cristiano

 

Campo privilegiato d’impegno per il volontariato d’ispirazione cristiana sono le migrazioni

 

vaticano  (Migranti-press) - Un particolare messaggio il Papa aveva indirizzato lo scorso 5 dicembre, in occasione della Giornata del Volontariato, “a quanti sono impegnati sul terreno del servizio dell’uomo e al bene comune”. Sul tema il Papa è ritornato il 7 febbraio in una udienza al Pontificio Consiglio “Cor unum” nel trentesimo di fondazione, tracciando una specie di identikit del volontario, i cui tratti caratteristici e strettamente concatenati tra loro sono soprattutto i seguenti, bene evidenziati in chi si pone al servizio di migranti e profughi.

-      Gratuità: “Il volontariato, frutto di scelte consapevoli…, offre alla società, oltre che un servizio concreto, la testimonianza del valore della gratuità”.

-      Contrasto all’individualismo: “Questo valore altamente eloquente si pone in controtendenza all’individualismo, purtroppo diffuso nelle nostre società, specialmente quelle opulenti”.

-      Centralità dell’uomo: “Di fronte a interessi economici… (oggi) categoria dominante dei rapporti sociali, l’azione dei volontari mira a porre in evidenza la centralità dell’uomo”.

-      Dignità della persona: “È la persona, in quanto tale, che merita di essere servita e amata sempre, specialmente quando… viene emarginata e vilipesa”.

-      Fattore di civiltà: “In tal senso, il volontariato rappresenta un significativo fattore di umanizzazione e di civiltà”.

-      E di evangelizzazione: “Nei molteplici campi di azione umanitaria possono diventare per i non credenti un vero e proprio stimolo a sperimentare la profondità del messaggio cristiano”.

-      Cristo al centro: “(Essi) mostrano in maniera concreta che il Redentore dell’uomo… è presente nel povero e nel sofferente e vuole essere riconosciuto e amato in ogni creatura”.

Un accenno particolare viene fatto sull’impegno recente tra i profughi dell’Afghanistan.

 

 

58) incontro internazionale sulla pastorale migratoria il 2-6 marzo 2002

 

La Pastorale des migrants dans les grandes villes d’Europe” celebra in Vaticano il suo decennale

 

vaticano  (Migranti-press) - Parigi, Bruxelles, di nuovo Parigi, Berlino, Madrid, Milano, Marsiglia, L’Aia sono le tappe annuali di questo appuntamento annuale di rappresentanti delle grandi città d’Europa per la pastorale dei Migranti. La Migrantes vi rappresenta la Chiesa italiana e quest’anno farà gli onori di casa dal momento che l’incontro si terrà in Vaticano, anche per dare rilievo al decennale di vita di questo movimento iniziato nel 1992 a Parigi, dove il “Vicariat de la Solidarité” della Diocesi continua a tenere le fila. Per l’Italia è ormai tradizione che sia rappresentata anche Milano; saranno pure presenti altri operatori pastorali attivi in Roma e dintorni.

 

Il tema “Aspetti delle nuove migrazioni” è abbastanza generico se considerato in se stesso, non però se lo si prende come punto di confronto su quanto avviene sulla scena europea dal Portogallo alla Svezia. Queste le relazioni su cui si impernierà il confronto:

-      I nuovi flussi d’ingresso e gli itinerari seguiti (Caritas di Roma);

-      Provenienza e itinerari dei richiedenti asilo (Acnur);

-      La legislazione europea in fase di ri-definizione (CNRS-CERI di Parigi)

-      Approccio teologico alla pastorale dei migranti (Pastorale del lavoro).

Ci sarà spazio per un breve rapporto sulle varie città, per i lavori di gruppo e per alcune testimonianze, una delle quali è della Caritas italiana sul tema: “Dimensione pastorale dell’impegno dei cristiani verso i migranti”. In apertura, domenica 3 marzo, è in programma l’incontro con una o due comunità cattoliche straniere e la partecipazione alla loro liturgia. Mercoledì a conclusione dei lavori è previsto l’incontro col S. Padre.

 

 

59) incontro bilaterale: forte impegno di Chiesa per italiani in Svizzera

 

Köppel: l’apertura all’uomo esige il rispetto delle diverse esperienze di fede

roma  (Migranti-press) - “Non si può pensare di prestare un buon servizio a favore degli immigrati in Italia senza prima conoscere la storia degli emigrati italiani”: a ricordarlo è mons. Antonio Spadacini, delegato nazionale delle missioni cattoliche italiane in Svizzera, tra i partecipanti all’incontro bilaterale delle Commissioni episcopali per la pastorale delle migrazioni di Svizzera e Italia, che si è svolto nei giorni scorsi in Vaticano. In Svizzera, dove vivono 350.000 italiani e 100.000 oriundi che hanno acquisito la nazionalità elvetica (è il gruppo più numeroso su un totale di 1.400.000 stranieri regolari e tra i 150 e 250.000 irregolari o sans papier), le missioni cattoliche sono 67, con 68 missionari italiani a tempo pieno e 121 religiose “che presto verranno qualificate come collaboratrici pastorali della Chiesa locale”. È un’emigrazione di vecchia data, che risale al secondo dopoguerra, ed è giunta oramai alla quarta generazione e che, come spiega mons. Spadacini, “sta riscoprendo le proprie radici, visto che vi sono circa 32.000 nonni che accudiscono i nipoti e trasmettono così la lingua e la cultura d’origine”. E anche se gli italiani prendono un’altra cittadinanza precisa “non si rinuncia al proprio specifico e a portare un contributo di ricchezza alla Chiesa e alla società locale”. Sulla base di questa esperienza, mons. Spadacini invita gli italiani che oggi si rapportano in patria con il fenomeno recente dell’immigrazione, a “non dimenticare la propria storia: sono stati soprattutto gli abitanti delle regioni del Nord Italia, oggi più diffidenti nei confronti degli immigrati, a partire per primi in cerca di lavoro all’estero. Il Sud Italia è invece più aperto perché, vivendo sulla propria pelle le situazioni di disagio, è in grado di comprenderle e di essere tollerante”.Da parte elvetica, Urs Köppel, direttore nazionale della Commissione della Conferenza Episcopale svizzera per i migranti, racconta di come il suo Paese abbia vissuto questa “esperienza di pluralità nella storia” come “un’apertura all’uomo e ai suoi bisogni, rispettando le diverse modalità di espressione della fede”. Anche se oggi, ammette, le politiche sull’immigrazione si sono fatte più restrittive e sono tanti i richiedenti asilo politico, soprattutto dai Balcani, in lista d’attesa. Dall’incontro in Vaticano sono emerse, inoltre, indicazioni riguardanti alcuni aspetti amministrativi nella gestione dei fondi per i programmi pastorali delle missioni in Svizzera, ma anche la necessità di investire sulla formazione del personale consacrato e laico e sull’informazione italiana all’interno e all’esterno del Paese. (Sir/P.C.)

 

 

60) comunicato stampa dell’incontro bilaterale italo-svizzero

 

roma  (Migranti-press) - Martedì e mercoledì 5 e 6 febbraio 2002 a Roma, alla "Domus Sanctae Marthae" in Vaticano, si sono incontrati i delegati delle Commissioni Episcopali per le Migrazioni della Svizzera e dell'Italia, insieme ai responsabili dei rispettivi organismi, Migratio e Migrantes, che seguono la pastorale per i migranti dei due paesi. Questi incontri bilaterali permettono, con ritmo triennale, di fare il punto sull'evoluzione della comunità italiana in Svizzera e della pastorale che ne scaturisce.

I vescovi presenti erano S.E. Mons. Norbert Brunner di Sion per la Svizzera e S.E. Mons. Alfredo M. Garsia, di Caltanissetta, per l'Italia. Della delegazione svizzera facevano parte l’abbé Jean-Paul De Sury e il dr. Urs Köppel, presidente e direttore di Migratio, assieme al delegato nazionale delle MCI in Svizzera, mons. Antonio Spadacini. Quella italiana era composta da mons. Luigi Petris e don Elia Ferro, direttore generale e direttore dell’Ufficio nazionale Pastorale italiani nel mondo di Migrantes, e da suor Clecy Baccin, che cura i rapporti tra l’USMI e la Migrantes.

La comunità italiana, pur essendo la più antica, resta anche la più numerosa delle immigrazioni in Svizzera: più di 420.000 abitanti della Confederazione possiedono ancor oggi il passaporto italiano. Molti fanno parte della terza e quarta generazione di immigrati e altri sono nuovi residenti nella Confederazione. Di qui l’importanza riconosciute dalle due Chiese della loro presenza e della pastorale che l’accompagna. Ma questo invita anche a ricordare che le comunità e le missioni cattoliche italiane presentano un volto ben diverso da quello che possedevano alla loro creazione. Esse sono diventate parte vivente della Chiesa locale in un mondo sempre più multiculturale.

Le due delegazioni hanno riconosciuto il contributo con cui le comunità cristiane di lingua italiana hanno arricchito il tessuto umano e cristiano del paese ed hanno sottolineato il cammino compiuto dalla pastorale che le ha accompagnate. Anche il recente rinnovamento del gruppo dei sacerdoti - attualmente sono attivi nelle missioni 68 missionari - con il conseguente ringiovanimento, e gli stages di preparazione, sia in Italia che in Svizzera, sono nella linea di una aggiornata cooperazione tra chiese sorelle.

L’evoluzione delle comunità spinge sempre di più alla collaborazione tra agenti pastorali di diverse provenienze e inizia a tradursi nella messa in opera di équipe o di team pastorali plurilingue e plurietnici a servizio di un settore o di una zona con più parrocchie. La costituzione di queste équipe, formate da sacerdoti, religiose e laici, è da incoraggiare perché costituisce una soluzione di avvenire in un mondo che si globalizza.

         In questo contesto i partecipanti all’incontro bilaterale si sono particolarmente soffermati

L’incontro bilaterale ha reso più forte nei partecipanti la convinzione dell'utilità di simili incontri e della ricchezza nella collaborazione tra Chiese sorelle, chiamate ad essere fermento di speranza in un nuovo mondo complesso e confrontato a nuove sfide migratorie.

 

 

61) PUGLIA: SPORTELLO PER IL RIMPATRIO DI CORREGIONALI ALL’ESTERO

 

È una proposta del CRATE a Regione Puglia, Anci, Upi, Federazione industriali

 

bari  (Migranti-press) - A firma del suo Presidente, il CRATE (Centro Regionale Assistenza e Tutela Pugliesi all’Estero) presenta la proposta di uno “Sportello Unico in Internet” che consente di creare una banca dati dei pugliesi e loro discendenti all’estero, in particolare in Argentina, anche in vista  di un loro ingresso in Italia per motivi di lavoro: in questo sportello verranno registrati i dati personali dei richiedenti e dal medesimo potranno attingere quanti in Puglia hanno bisogno di risorse umane qualificate.

La Migrantes apprezza l’iniziativa, ma fa presente che, a scanso di equivoci e delusioni, venga  ben precisato che i cittadini italiani possono rimpatriare quando vogliono e il supporto che si può loro dare è quello dell’inserimento nel lavoro; il medesimo supporto dovranno avere gli oriundi italiani quanto al lavoro, ma per l’ingresso dovranno rientrare nella quota annualmente stabilita; secondo il nuovo progetto di legge per gli oriundi italiani si aprirebbe una pista preferenziale, ma sempre dentro alla quota annualmente programmata.

 

62) Regolarizzazione colf: emendamento al ddl immigrazione, n. 795 (I)

 

Prende forma di provvedimento per “emersione di lavoro irregolare”, di fatto è una sanatoria, l’emendamento al ddl presentato dal Governo alla Commissione Affari Costituzionali del Senato

 

roma  (Migranti-press) - Più avanti viene riportato integralmente il testo di questo “emendamento” al nuovo disegno di legge sull’immigrazione (ddl 795), che è in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato e che, secondo l’agenda, dovrebbe passare alla discussione in Aula il 19 febbraio. Per conoscerne con esattezza i contenuti, si rimanda direttamente al testo dell’emendamento; si rimanda pure al servizio che immediatamente segue: alla forma di volantino stilato dalla Migrantes per dare agli interessati (colf e datori di lavoro) rapida informazione, nella forma più chiara e più semplice possibile, di questo intervento governativo, trasmesso ora all’esame e alla valutazione delle Camere.

Qui si fanno alcuni rilievi  per meglio capire il tenore della disposizione e per smorzare possibili entusiasmi, quasi si trattasse di un provvedimento a lungo invocato dalle parti sociali. Tale potrebbe essere se verranno chiariti alcuni punti oscuri e migliorati altri punti estremamente equivoci e compromettenti, i più rilevanti dei quali sembrano i seguenti:

1.    Permesso per un anno”: il fatto che non si espliciti “per lavoro a tempo indeterminato”, sembra lo si voglia intenzionalmente escludere (in deroga alla legge vigente e allo stesso ddl).

2.    Da come suona la  disposizione, qualora il/la colf perdesse il posto di lavoro (ad es. per decesso dell’assistito), non avrebbe  altra scelta che lasciare l’Italia, non avrebbe più un titolo valido per rimanere in Italia, per iscriversi al collocamento. Si pensi quale possibile arma di ricatto questa potrà essere in mano al datore di lavoro.

3.    Una posizione lavorativa così precaria non consentirà in nessun modo di concretizzare un qualsiasi progetto migratorio, di accedere a corsi di formazione e di realizzare il ricongiungimento familiare.

4.    Probabilmente lo stesso datore di lavoro sarà soggetto a una tale trafila di sportelli, di dichiarazioni, di documentazioni da sentirsi scoraggiato dal proseguire le pratiche per l’emersione dal lavoro irregolare.

5.    Si prevede che si complicherà  di anno in anno la congestione agli uffici della prefettura e della questura: dice qualcosa l’esperienza maturata in questi anni sulla effettiva sopportabilità di un tale carico di pratiche da parte delle nostre amministrazioni e, di conseguenza, sulle estenuanti lungaggini che in tanti casi mai arrivano a conclusione.

Il provvedimento, viene a confermare l’impressione generale risultante dal disegno di legge: si è di fronte a un immigrato “usa e butta”, un immigrato cioè visto non nella sua dignità di persona, ma puramente funzionale alla nostra economia e alle immediate esigenze delle nostre famiglie.

 

63) regolarizzazione colf: già forti riserve nella maggioranza (II)

 

roma  (Migranti-press) - “Un robusto pacchetto di emendamenti”, come scrive il Corriere della Sera (13 febbraio), presentati dalla Lega in Commissione Affari Costituzionali, dove qualche giorno fa è stato presentato l’emendamento governativo sulla regolarizzazione delle colf. Dunque emendamenti all’emendamento, secondo i quali la regolarizzazione è aperta non per tutto il settore della collaborazione familiare, ma solo per chi assiste ammalati ed handicappati; inoltre i regolarizzandi devono dimostrare di aver avuto un qualche permesso di soggiorno negli ultimi tre anni e di avere una dimora fissa. Paletti abbastanza rigidi cui si aggiunge quello riguardante il datore di lavoro che rischia non alcuni mesi ma 4 anni di carcere in caso di false dichiarazioni. Il Ccd rimane fermo nella sua richiesta di regolarizzazione aperta a tutta la categoria colf e qualcuno dei loro senatori (Eufemi) commenta, riferendosi a questi emendamenti: “Mi sembrano schermaglie, armi che servono anche per altre cose”. Ultimissima, torna l’accordo nella maggioranza: sì all’emendamento governativo ma solo una colf per famiglia.

64) Regolarizzazione colf: il testo dell’emendamento (III)

 

Testo pubblicato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato il 7 febbraio con questa premessa: “Dopo l’art. 25, inserire il seguente Art. 25-bis – Dichiarazione di emersione di lavoro irregolare”

 

roma (Migranti-press) - 1. Chiunque, in periodo precedente il 1° gennaio 2002, in ogni caso nei tre mesi antecedenti tale data, ha occupato alle proprie dipendenze personale di origine extracomunitaria, adibendolo al lavoro domestico o, comunque, ad attività di assistenza a componenti della famiglia, può denunciare, entro due mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la sussistenza del rapporto di lavoro mediante presentazione alla prefettura, ufficio territoriale di Governo competente per territorio, della dichiarazione di emersione nelle forme previste dal presente articolo.

2. La dichiarazione di emersione contiene a pena di inammissibilità: a) le generalità del datore di lavoro, ed una dichiarazione attestante la cittadinanza italiana o, comunque, la regolarità della sua presenza in Italia; b) l'indicazione delle generalità e della nazionalità dei lavoratori occupati; c) l'indicazione della tipologia e delle modalità di impiego; d) l'indicazione della retribuzione convenuta, in misura non inferiore a quella prevista dal vigente contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento.

3. Ai fini della ricevibilità, alla dichiarazione di emersione è allegata: a) attestato di pagamento di un contributo forfetario, imputato alla posizione contributiva del prestatore d'opera, nella misura pari all'importo previsto per tre mesi per il rapporto di lavoro dichiarato, senza aggravio di ulteriori somme a titolo di penali ed interessi; b) copia di impegno a stipulare il contratto di soggiorno di cui all'articolo 5-bis con il prestatore d'opera nei termini di cui al comma 5.

4. Nei venti giorni successivi alla presentazione della dichiarazione di cui al comma 1, la prefettura-ufficio territoriale di Governo competente per territorio, verifica l'ammissibilità e la ricevibilità della dichiarazione e il questore rilascia al prestatore di lavoro un permesso, della durata di 1 anno, rinnovabile per uguali, successivi periodi, se è data prova della continuazione del rapporto e della regolarità della posizione contributiva della manodopera occupata.

5. Nei dieci giorni successivi alla comunicazione del rilascio del permesso di soggiorno di cui al comma 4, le parti stipulano nelle forme previste dalla presente legge il contratto di soggiorno alle condizioni previste nella dichiarazione di emersione. La mancata stipulazione del contratto determina in ogni caso la decadenza dal permesso di soggiorno.

6. I datori di lavoro che presentano la dichiarazione di emersione del lavoro irregolare ai sensi dei commi precedenti, non sono punibili per le violazioni delle norme relative al soggiorno, al lavoro e di carattere finanziario, compiute, antecedentemente al 1° gennaio 2002, in relazione all'occupazione dei lavoratori extracomunitari indicati nella dichiarazione di emersione presentata. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali determina con proprio decreto le modalità di corresponsione delle somme e degli interessi dovuti per i contributi previdenziali concernenti periodi denunciati antecedenti ai tre mesi di cui al comma 3.

7. Le disposizioni del presente articolo non si applicano ai rapporti di lavoro che occupino prestatori d'opera extracomunitari nei confronti dei quali sia intervenuta una sentenza di condanna, anche non definitiva, pronunciata in Italia o in uno dei Paesi dell'Unione Europea per uno dei delitti indicati negli articoli 380 e 381 del Codice di procedura penale. Le disposizioni del presente articolo non costituiscono comunque impedimento all'espulsione dei soggetti extracomunitari che risultino pericolosi per la sicurezza dello Stato.

8. Chiunque presenti una dichiarazione di emersione ai sensi del comma 1 su falsi presupposti, conoscendone la non veridicità, al fine di eludere le disposizioni in materia di immigrazione della presente legge, è punito, solo per questo, solo con la pena da due a nove mesi di reclusione.

 

65) REGOLARIZZAZIONE COLF: CHIARIMENTI AD USO DEGLI INTERESSATI (IV)

 

La Migrantes ha fatto circolare tra le comunità straniere il seguente volantino

 

roma  (Migranti-press) 1. Premessa: finora sulla sanatoria o regolarizzazione c’erano soltanto voci incerte e promesse discordi da parte del Governo; però col 7 febbraio le cose sono molto cambiate. Il Governo non ha emanato un decreto o altro provvedimento immediatamente esecutivo, ma ha presentato al Senato un emendamento al nuovo disegno di legge sull’immigrazione (lo si può leggere nella pagina seguente), che in questi giorni viene esaminato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato per passare poi in Aula e successivamente alla Camera; seguiranno altri adempimenti e, se non ci saranno grossi imprevisti, la nuova legge, che contiene questo “emendamento”, entrerà in vigore solo fra qualche mese.

 

1.    Che cosa prevede questo emendamento (se in fase di discussione non verrà modificato)?

a)   la possibilità di regolarizzare il rapporto di lavoro irregolare, cioè svolto in nero;

b)   per tutta la categoria “colf” (collaborazione familiare/domestica): perciò la possibilità di regolarizzazione non è limitata a chi è assunto per la cura degli anziani, ammalati o disabili, ma è esteso a tutte le colf e i colf che soddisfano alle condizioni seguenti.

 

2.    Condizioni e limiti:

a)    Bisogna dimostrare che si era in Italia prima del 1° gennaio 2002.

b)   Anzi prima di ottobre 2001, perché il datore di lavoro deve dichiarare (autocertificare) che c’è stato un previo rapporto di lavoro (naturalmente in nero) per almeno tre mesi.

c)   Questo datore di lavoro deve dirsi disposto a firmare un regolare contratto e a versare i contributi almeno per gli ultimi tre mesi (un peso non eccessivo).

d)   Il permesso di soggiorno, che viene rilasciato entro venti giorni (dopo la predetta dichiarazione), è valido solo per un anno, non per due, ma è rinnovabile negli anni successivi, se permangono le medesime condizioni richieste al primo rilascio.

 

3.    Per chi intende regolarizzarsi è assolutamente necessario:

a)   assicurarsi che il datore di lavoro sia disposto a firmare un regolare contratto, a dichiarare che già prima del 2002 è esistito un rapporto di lavoro (in nero) per almeno tre mesi e a pagare gli arretrati (almeno per questi tre mesi, ma forse c’è da pagare qualcosa di più se dichiara che il rapporto di lavoro esiste da oltre di tre mesi);

b)   tener pronte le prove che si era presenti in Italia almeno dalla fine di  settembre 2001 (ad esempio: visti sul passaporto, multe pagate, ricovero ospedaliero, rapporti con la prefettura, questura, comune o vigili urbani, ecc.)..

 

5. Attenzione a non fare queste confusioni:

a)   l’emendamento direttamente prevede la sanatoria-regolarizzazione non del permesso di soggiorno, ma del lavoro irregolare (in nero). Quindi  bisogna distinguere tre casi:

-     chi ha il permesso di soggiorno e lavora in nero, potrà regolarizzare anche il lavoro;

-     chi non ha permesso di soggiorno e lavora in nero, potrà regolarizzare il lavoro e di conseguenza ottenere il permesso di soggiorno;

-     ma chi non ha permesso di soggiorno e non ha lavorato prima del 2002 per almeno 3 mesi, non potrà regolarizzare né il lavoro ora eventualmente in corso né in soggiorno.

b)   questo “emendamento” al nuovo disegno di legge sull’immigrazione va distinto dal Decreto del Ministero del lavoro dei primi di febbraio, che consente l’ingresso dall’estero di 33.000 lavoratori stagionali ed entrerà in vigore entro poche settimane.

c)   questo emendamento è qui esposto come è stato proposto dal Governo al Parlamento dove potrà  subire delle modifiche; comunque entrerà in vigore solo fra qualche mese.

d)   ci si tenga pronti, ma non si facciano code inutili davanti alla questura o ad altri uffici; a suo tempo dovrà muoversi per primo il padrone per dichiarare la sua disponibilità.

 

66) Molti a Roma gli stranieri tra i catecumeni prossimi al battesimo

 

Vi sono ampiamente rappresentati, oltre agli albanesi, anche i latino americani

 

roma  (Migranti-press) - Lo stesso giorno e nella stessa Basilica di S. Giovanni in Laterano, dove domenica 17 si aprirà la grande missione cittadina per i latino-americani, 10 catecumeni latino-americani parteciperanno alla “celebrazione dell'elezione e dell'iscrizione del nome” in vista del battesimo per la prossima Pasqua. Degli 80 candidati al battesimo 27 sono italiani e 53 di 20 nazionalità straniere. Aprono la lista gli albanesi con 22 iscrizioni, seguono i latino-americani di cinque diverse nazioni. Altri 29, in maggioranza stranieri, sono stati consigliati ad attendere per un supplemento di preparazione. Commenta Roma Sette, l'inserto di Avvenire del 10 febbraio: "Molte le parrocchie e le comunità etniche, impegnate in questo campo, che ai catecumeni offrono accompagnamento, preghiera e percorsi di catechesi, ricevendone in cambio la passione della scoperta di Cristo e l'entusiasmo di un innamoramento che scopre nei fratelli e nella comunità i tanti volti dell'amore del Padre".

 

 

67) La missione cittadina a Roma per i cattolici latino-americani

 

Si aprirà il 17 febbraio a S. G. in Laterano e si concluderà il 13 aprile con l’incontro col Papa in Vaticano

 

roma  (Migranti-press) - In questo numero ci si limita a dare il programma, mentre nel prossimo, a inaugurazione avvenuta, si informerà su preparazione, obiettivi e collaboratori, che risultano oltre trecento fra laici e religiosi/e.

* Inizio della missione: domenica 17 febbraio, ore 18.30, a S. Giovanni in Laterano - Presiede concelebrazione e consegna del Mandato missionario Mons. Nosiglia, Vicegerente.

* Catechesi per battesimo, cresima e matrimonio: giovedì 21 e 28 febbraio, 7 marzo, alle ore 18. 00 nei vari Centri pastorali latino-americani.

* Catechesi sul Vangelo di Marco: domenica 24 febbraio, 3 e 10 marzo alle 15.30 nelle Chiese di S. Maria degli Angeli, di S. Lucia e S. Andrea della Valle per i cattolici di lingua spagnola e a S. Antonio dei Portoghesi per i brasiliani.

• Celebrazione della riconciliazione: dopo le catechesi del 10 marzo nelle medesime sedi.

• Festa della gioventù: giovedì 14 marzo alle 21.00 nel teatro Don Orione (Via Tortona).

• Visita del Santo Padre: alla sede ufficiale dei latino-americani, S. Maria Mediatrice, ore 9.30.

• Grande processione: con le immagini dei SS. Patroni di ogni nazione latino-americana: domenica 17 marzo, dopo la visita del Papa, da S. Maria Maggiore a S. Maria degli Angeli.

• Via Crucis delle nazioni: giovedì 21 marzo, ore 21.00, parrocchia di S. Lucia (P.le Clodio).

• Incontro degli emigranti col S. padre: sabato 13 aprile, ore 12.00 in Vaticano.

• Visita dei missionari agli ospedali della città: per la consegna del Vangelo di Marco (in tempi da concordare con i cappellani degli ospedali).

* Visita alle carceri di Rebibbia e di Regina Coeli: per una celebrazione con la consegna del Vangelo di Marco in data da concordare con i cappellani delle carceri.

• Giornata del Ringraziamento: domenica 28 aprile alle 16.00 nella Chiesa dì S. Lucia.

• Pellegrinaggio a piedi al santuario del Divino Amore: in una domenica di maggio.

 

Seguirà in tempi brevi la stesura di una memoria di questa grande missione, con la prospettiva che possa suscitare stimolo e progetto anche per altre etnie e in altre città.

 

68) “CONFLITTI DIMENTICATI” HANNO PRODOTTO 35 MILIONI DI RIFUGIATI

 

Un’inchiesta della Caritas italiana in collaborazione con “Famiglia Cristiana” e “Il Regno”

 

roma  (Migranti-press) - Un comunicato stampa della Caritas fa la sintesi dell’appello rivolto alle maggiori autorità istituzionali italiane perché si adotti “una strategia della pace”. A raccogliere l’appello del Papa ad Assisi: “Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace” sospinge anche la macabra realtà che emerge dall’inchiesta: negli anni ’90 si sono registrate 56 guerre in 44 Paesi; il 90% delle guerre dopo il 1945 ha avuto luogo nei Paesi poveri. A pagarne il prezzo maggiore sono gli innocenti: 2 milioni di bambini  morti nell’ultimo decennio; 27 milioni di morti tra i civili nel dopoguerra; 35 milioni di rifugiati. Ai rifugiati sono da aggiungere gli sfollati per ragioni di sicurezza e gli immigrati costretti a fuggire nella speranza di trovare qualche risorsa per sopravvivere.

Le fughe e le migrazioni hanno all’origine questa drammatica realtà. Perciò - si legge nella lettera - è necessario ridefinire la politica estera nei nostri Stati, andando oltre le “azioni di conservazione o miglioramento del proprio benessere, magari a scapito di quello altrui, senza un’analisi sulle profonde motivazioni che sono alla base di determinate cause di conflitti e di instabilità sociale, politica ed economica”. È necessario nella scuola “educare a percorsi di cittadinanza e di mondialità” sensibilizzandola “ciò che avviene al di fuori dei confini italiani ed europei”. È necessario che la televisione prenda la sua parte di responsabilità per questi “conflitti dimenticati”: non è parola vaga, perché questo vuoto d’informazione è confermato dall’analisi di 68.510 giornali radio-televisivi emessi dal gennaio 1999 al giugno 2001.

La Migrantes, aderisce in pieno a questo appello di Caritas, Famiglia Cristiana e Il Regno, anche per i tristi risvolti che questo stato di cosa ha sul mondo della mobilità.

 

 

69) immigrati, rifugiati e rom tra i “mille volti” della povertà in europa

 

1° Rapporto di Caritas Europa sulle povertà pubblicato l’8 febbraio

 

parigi  (Migranti-press) - È la prima iniziativa del genere a livello europeo: una ricerca di Caritas Europa, stilata con statistiche aggiornate della Banca Mondiale e i dati forniti dalle 43 Caritas nazionali d’Europa. Il rapporto verrà inviato a tutte le istituzioni europee, ai singoli Governi e a tutte le Caritas nazionali perché lo facciano pervenire a quelle diocesane. Servirà soprattutto da base di documentazione e partenza per un’azione di pressione politica in tutti i Paesi dell’UE e a quelli candidati.

Il SIR-Europa (7 febbraio) così sintetizza quanto si riferisce alle migrazioni: “Il Rapporto classifica gli immigrati tra le categorie più povere, vittime spesso di inaccettabili forme di razzismo e xenofobia. E denuncia - per i richiedenti asilo politico, la necessità di doversi confrontare con “un sistema ostile e altamente burocratico” che rende difficile ottenere lo status di rifugiato. In Europa il movimento dei profughi riguarda soprattutto le zone della ex-Jugoslavia: tra i tanti, vi sono 635.800 bosniaci sparsi in 40 Paesi. Un’attenzione particolare viene dedicata alla popolazione Rom. Sono infatti 8 milioni i nomadi in Europa, di cui la maggioranza vive in Romania (tra 1,8 e 2,5 milioni) e in Bulgaria (700-800.000). Caritas Europa ha anche istituito un gruppo di lavoro su questo tema”.

 

 

70)  “IL VOSTRO PARROCO? SE CI SARÁ, PARLERÁ STRANIERO”

 

L’articolo è apparso in prima pagina sul Corriere della Sera (8 febbraio)

 

milano  (Migranti-press) - Prendendo lo spunto dalla visita del Papa al Seminario maggiore di Roma e dai dati aggiornati dell’Annuario Pontificio, il quotidiano in prima pagina riflette della “carenza di vocazioni… almeno in Europa”. E osserva: “Anche se la forza della fede non va calcolata con il pallottoliere, è il caso di osservare che dai 260.423 sacerdoti (diocesani) del 1973 siamo ai 211.827 del 1998 (cfr. n. 4 del 2001 di Vita Pastorale). Le cose vanno meglio in Asia e Africa, anche se una certa ripresa si avverte pure in Europa. “E in Italia?”, si domanda l’articolista. “Non meglio che altrove. Basta collegarsi con il sito www.chiesacattolica.it e leggere alcuni dati per accorgersi che la situazione dovrebbe far riflettere”. Fra le varie riflessioni egli aggiunge anche questa: “Tuttavia, un dato è interessante e va sottolineato: il freno al calo del numero dei sacerdoti è dato dalla presenza degli stranieri impegnati nella Chiesa italiana…: nel 1998 erano 1.675… Questo significa, in soldoni, che l’esercizio del ministero sacerdotale in Italia sarà possibile soltanto grazie agli extracomunitari, dal momento che i consacrati sono in sensibile aumento in Asia e in Africa. Anche se nessuno è più legato a un territorio, il fatto è decisamente una novità”.

Un articolo informato sui numeri e piuttosto equilibrato nelle riflessioni, anche se sarebbe opportuna qualche puntualizzazione.

Sorprende invece l’uscita del segretario Rauti che, nella relazione al congresso nazionale del suo partito, vede in questi parroci un rischio per la nostra identità nazionale (cf. Messaggero 10 febbraio): “Siamo una nazione a rischio, e con noi l’intera Europa. È in dubbio la stessa esistenza etnica fisica del nostro popolo. Perfino la Chiesa deve ricorrere a parroci extracomunitari, ma non è la stessa cosa un parroco italiano o uno che viene dal Burundi”.

 

 

71) Spagna: critiche alla legge sull’immigrazione

 

madrid  (Migranti-press) - Ad un anno dal varo della legge sulla condizione dello straniero in Spagna, diverse organizzazioni non governative spagnole giudicano negativamente la sua applicazione. La denuncia delle Ong riguarda la quota d’ingresso decisa dal Governo spagnolo, che quest’anno è di 10.884 posti di lavoro a tempo indeterminato e 21.195 temporaneo. Si critica anche la mancanza di una politica di integrazione sociale degli immigrati. Secondo “Sos Racismo” gli “illegali” sono condannati “alla marginalità e allo sfruttamento lavorativo”. Un altro aspetto criticato dalle Ong è il carattere poliziesco e repressivo della legge, centrata più sull’espulsione che sull’accoglienza” (Sir-Europa, n.4, 02).

 

 

72) “Degni dei bambini lontani”: seminario di educazione alla mondialità

 

Duplice seminario con duplice tema: Accoglienza temporanea e sostegno a distanza dei minori stranieri

 

roma  (Migranti-press) - Il titolo evoca “Degni dei poveri”, il convegno della Caritas Italiana dello scorso anno; e difatti è ancora la Caritas a organizzare per il 6-7 marzo p.v. questo seminario che riserva una giornata per ognuno dei due temi, ben diversi fra loro, ma ambedue convergenti sui minori stranieri, rispettivamente  da accogliere in Italia per un breve periodo o da sostenere all’estero con adozione a distanza o altro. A monte del seminario sta il convegno dello scorso anno (15-16 febbraio) su “Educare alla mondialità, una sfida per la Caritas”. Scopo del seminario:

-      approfondire la conoscenza dei due fenomeni e delle problematiche ad essi collegate;

-      favorire uno scambio di esperienze sul contesto, sulle modalità concrete di impostazione e della ricaduta pastorale ed educativa di tali attività (educazione alla mondialità);

-      valorizzare le potenzialità di questi strumenti e valutarne eventuali nodi problematici;

-      fornire strumenti di lavoro e percorsi di approfondimento sia pastorali, sia istituzionali e politici.

Il seminario è per animatori e operatori delle Caritas e delle altre realtà ecclesiali che nel settore agiscono in collaborazione con la Caritas. Per iscrizioni via fax a Gloria Rocca: 06.5419.2246.