Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 153 del 4/6/2002
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso delle provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole dei deputati del gruppo dei Liberaldemocratici repubblicani nuovo partito socialista al disegno di legge di modifica


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alla normativa in materia di immigrazione ed asilo, una legge che non può non farci riflettere sulle situazioni di grave povertà ancora oggi vissute da molte popolazioni nel mondo; tali popolazioni sono pronte a lasciare il proprio paese e la propria cultura, spesso la propria famiglia, in cerca di nuove opportunità e di nuove prospettive. I consistenti flussi migratori sono una questione determinante e problematica in tutti i paesi occidentali.
Certamente noi crediamo che l'approccio alla regolamentazione dell'immigrazione non possa non essere un approccio di tipo solidaristico, di impegno sociale ed umanitario nei confronti di persone che vivono situazioni di disagio e di difficoltà e che cercano nei nostri paesi più sviluppati e più ricchi condizioni migliori.
Certamente, noi non crediamo che l'immigrazione e la sicurezza possano essere presentate come due problemi coincidenti e sovrapponibili, anche se è evidente che la criminalità trova terreno fertile laddove esistono situazioni di disagio e di esclusione sociale, laddove gruppi di persone vivono senza abitazione fissa, senza lavoro e privi di quelle condizioni minime che possono consentire e favorire l'integrazione sociale.
Il principio solidaristico che deve animare lo spirito di una legge che si propone di normare il fenomeno immigrazione, non può prescindere dall'impegno di garantire a coloro che entrano nel nostro paese, ma anche ai cittadini italiani, condizioni di integrazione.
Quando si parla di immigrazione, non si può non tenere conto di tutti gli aspetti ed, in particolare, di entrambe le parti coinvolte, le persone che entrano in uno Stato ed i cittadini di quello Stato che li devono accogliere; entrambe le parti hanno diritti e doveri che si devono reciprocamente intersecare. Se è vero che un aspetto importante dell'integrazione è l'atteggiamento di tolleranza e di solidarietà umana, è altrettanto importante che vi sia, da parte di coloro che entrano nel nostro paese, il rispetto della cultura e delle leggi italiane. L'immigrazione clandestina viola la legge italiana e non può, quindi, non essere considerata un reato.
Come di consueto, l'opposizione è legittimamente impegnata nella strumentalizzazione anche di questo provvedimento. Si parla addirittura di provvedimento xenofobo, liberticida e disumano. Si tratta, al contrario, di un provvedimento che concretizza un impegno contro l'immigrazione clandestina, quell'immigrazione clandestina responsabile di molta criminalità, di sfruttamento, della prostituzione. È tutt'altro che una legge liberticida poiché intende, innanzitutto, tutelare proprio gli immigrati, assicurando a tutti una casa ed un lavoro, combattendo lo sfruttamento ed il lavoro nero, garantendo ai lavoratori immigrati tutte le garanzie e le tutele che valgono per i cittadini italiani.
È un provvedimento attento al lavoro prezioso che molti emigrati svolgono nel nostro paese, al contributo importante per le nostre imprese, per la nostra economia e le famiglie italiane, attento anche a garantire a tutti gli immigrati condizioni di vita dignitose, fermo nel combattere la clandestinità a tutto vantaggio di chi soggiorna nel nostro paese in modo regolare.
È un provvedimento che si propone di dare risposte a tutti quegli imprenditori che cercano manodopera, che tutela la dignità delle persone e non mi pare che l'acquisizione di impronte digitali, che certifichino l'identità, possa essere considerata una lesione della dignità personale.
Senza dubbio, non possiamo accettare che la difesa delle libertà e della dignità delle persone sia considerata patrimonio esclusivo di una parte della sinistra. Io sono una donna di sinistra, laica e riformista e certamente non sento di tradire la mia cultura libertaria, esprimendo un voto favorevole sul provvedimento in discussione.
Confermo, quindi, il nostro voto favorevole, certi anche che il Governo terrà fede in breve tempo agli impegni, assunti con l'accoglimento di alcuni ordini del giorno, di stilare appositi provvedimenti per il diritto di asilo, equiparandolo alla legislazione europea, e per l'emersione del


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lavoro nero di immigrati irregolari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Misto-Nuovo PSI, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, l'immigrazione è un fenomeno complesso che riguarda l'Italia, l'Europa, tutte le democrazie avanzate ed i loro rapporti con i paesi più arretrati e sottosviluppati, sia nel confronto nord-sud, sia nelle relazioni est-ovest.
L'Italia ha conosciuto per quasi un secolo il fenomeno dell'emigrazione verso altri paesi più sviluppati ed altri continenti; nel mondo vi sono molti milioni di persone di origine italiana, testimoni viventi della drammatica storia del nostro paese quando era caratterizzato da povertà, miseria e sottosviluppo. Sappiamo bene che, oggi, in Italia ed in Europa non si può immaginare una politica di immigrazione indiscriminata ed irregolare che provocherebbe gravi lacerazioni sociali, fenomeni di razzismo, xenofobia, intolleranza ed una convivenza sempre più difficile, specialmente tra le fasce sociali più deboli ed emarginate della nostra popolazione.
L'immigrazione è un fenomeno complesso che va governato con equilibrio e fermezza, con equità e rigore, con una forte collaborazione a livello europeo e con la cooperazione e la diretta responsabilizzazione dei paesi di provenienza sia a sud sia ad est. La vera sicurezza non è soltanto un problema di ordine pubblico, che pure esiste e va affrontato nella sua dimensione; una cosa è la sacrosanta e doverosa lotta contro la criminalità italiana ed extracomunitaria, altra cosa il fenomeno dell'immigrazione irregolare, tecnicamente definita clandestina.
In molte delle nostre famiglie esistono persone pienamente integrate, ma che risultano tecnicamente clandestine perché non sono riconosciuti i loro diritti ed anche i loro doveri.
In molte delle nostre aziende, specialmente nel nord d'Italia, lavorano persone pienamente integrate e professionalmente capaci, ma che risultano tecnicamente clandestine perché non sono riconosciuti i loro diritti ed anche i loro doveri. Queste persone straniere sono lavoratori e lavoratrici nelle aziende, nelle famiglie che nulla hanno a che vedere con la criminalità.
Governare il fenomeno dell'immigrazione significa dunque combattere la criminalità laddove si manifesta, ma soprattutto superare il problema della clandestinità e sviluppare la capacità di integrazione, realizzando l'autentica convivenza nella solidarietà e nella sicurezza.
Governare il fenomeno dell'immigrazione significa fornire risposte adeguate alle esigenze del nostro sviluppo socio-economico e, al contempo, rispettare i diritti civili e umani per tutti, riconoscere le garanzie dello Stato di diritto e delle convenzioni internazionali in materia di asilo. Tutto questo non è presente in questa legge o è stato reso più complicato e difficile, più macchinoso e burocratico, più rigido e repressivo rispetto alla legislazione esistente. Questa non è tanto una legge, quanto un manifesto ideologico, un'arma impropria da agitare in una sorta di campagna elettorale permanente. Noi del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo esprimeremo voto contrario su questa legge perché essa è una pessima legge; non è una riforma, bensì una controriforma, un'operazione politica e ideologica regressiva che è stata imposta con la forza dei numeri, soffocando e stroncando brutalmente anche il più elementare pluralismo all'interno della stessa maggioranza di centrodestra. Le nuove norme conculcano i diritti dei lavoratori stranieri, ma anche quelli delle imprese italiane dove essi lavorano; conculcano i diritti delle persone, dei minori e delle famiglie, rendendo tutto più complicato, macchinoso e difficile ed ottenendo in tal modo l'effetto opposto:


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non meno, ma più clandestinità; non meno, ma più irregolarità; non meno, ma più insicurezza!
Non si deve contrapporre la sicurezza alla solidarietà e alla convivenza, ma promuovere solidarietà e convivenza nella sicurezza. Questa legge va invece nella direzione opposta. Non si deve contrapporre una chiusura ideologica e regressiva ad aperture indiscriminate e demagogiche, ma costruire ed applicare regole certe, eque e praticabili. Questa legge va invece nella direzione opposta. Non si deve rendere sempre più difficile e precaria l'immigrazione regolare e regolata, altrimenti si incentiva il fenomeno della clandestinità e dell'emarginazione. Tale legge va appunto nella direzione opposta e creerà nuova clandestinità; essa calpesta infatti i diritti civili ed umani fondamentali, lede la Costituzione, rende più difficile la convivenza e la coesione sociale. Per questo, noi del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo, noi dell'Ulivo, noi del centrosinistra, non voteremo questa pessima legge.
Ci opponiamo a questa controriforma ed avvisiamo i cittadini italiani che le conseguenze negative ricadranno anche su di loro, sulle persone, sulle famiglie, sulle imprese, sulla vita economica, sociale e culturale delle nostre città. Noi del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo, noi dell'Ulivo, noi del centrosinistra siamo per un'immigrazione regolare e regolarizzata, per i diritti e i doveri delle persone, delle famiglie e delle imprese, per una strategia di sviluppo socialmente ed economicamente sostenibile, per il rispetto dei diritti civili ed umani nel quadro di una convivenza possibile e di una positiva coesione sociale. Questa legge va nella direzione opposta. Per questo noi non la voteremo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.

UGO INTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'immigrazione costituisce in tutta Europa una necessità per l'economia, un'opportunità per la costruzione di una società multinazionale, ma anche un pericolo per la sicurezza dei cittadini. I problemi che essa pone si potrebbero affrontare con elasticità e buon senso, se la propaganda estremista della Lega nord Padania non rendesse tutto più difficile e non rendesse inaccettabile anche ciò che si potrebbe accettare.
I Socialisti democratici italiani che rappresento sono pragmatici ed hanno posto un solo vincolo, doveroso: il rispetto dei diritti umani e il principio di uguaglianza per tutti i cittadini, di qualunque nazionalità. Il rilievo delle impronte digitali, ad esempio, inaccettabile se teorizzato per i soli stranieri, può essere accettato se esteso a chiunque, straniero o italiano, perché le suscettibilità diventano ridicole quando si tratta di dare alla polizia strumenti utili per proteggere tutti noi.
Il razzismo e la violazione dei principi di uguaglianza - non dimentichiamolo - urtano la nostra coscienza, ma ci fanno anche pagare un prezzo, in materia di relazioni internazionali, tanto più alto per un paese come il nostro che vive di esportazioni.
Se tratterremo come inferiori i cittadini stranieri, non otterremo certo un trattamento di parità, e tanto meno di favore, quando andremo a cercare noi, nei loro paesi di origine, materie prime e contratti.
Si chiude in quest'aula, signor Presidente, un dibattito avvelenato da una componente razzista alla quale il Parlamento della prima Repubblica non era abituato. Si chiude una pagina nera per il Governo, che ha ceduto al ricatto della Lega. Ma si apre anche una situazione politica molto interessante.
L'Unione democratica cristiana di Buttiglione, D'Antoni e Tabacci oggi ha infatti perso: ha dovuto ritirare una proposta sacrosanta e di buon senso che abbiamo fatto nostra, quella di mettere in regola tutti i lavoratori stranieri che, appunto, lavorano regolarmente. Il Governo ha così perso l'occasione per ottenere più legalità,


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più ordine e, soprattutto, preziosi contributi per le casse del nostro sistema pensionistico. Ma lo scontro tra la Lega e gli ex democristiani continuerà, anzi si aggraverà, perché investe problemi di fondo che vanno molto al di là dell'immigrazione.
Esiste nella maggioranza una divisione tra chi ascolta la voce universale della Chiesa e chi no. Da una parte sta perciò una visione umanitaria e multietnica, dall'altra una visione egoista e razzista. Si tratta di una divisione che investirà probabilmente e inevitabilmente sempre più anche la politica estera del Governo. Nella maggioranza, un'impostazione ideologica e dogmatica si scontra con il pragmatismo e l'elasticità del mondo del lavoro moderno, con le imprese che vogliono espandersi e assumere perciò liberamente anche lavoratori stranieri, come in tutti i paesi avanzati. Lo stesso scontro è aperto all'interno della Confindustria, lo stesso che riguarda l'articolo 18 e il rapporto con il sindacato, perché una parte importante degli imprenditori ha il problema di assumere, non di licenziare, e non vuole affatto umiliare il sindacato.
Nella maggioranza esiste soprattutto un conflitto personale e quasi genetico tra chi vuole criminalizzare la prima Repubblica e chi, invece, rivendica con orgoglio la tradizione democristiana. È il conflitto potenzialmente più devastante e irrisolvibile, perché la fortuna elettorale della Lega sta esattamente nella criminalizzazione della vecchia DC. È il conflitto che oggi si allarga sul territorio, specialmente in Veneto e in Lombardia, dove, all'interno del Polo, leghisti ed ex democristiani si insultano ormai pubblicamente.
Queste divisioni profonde comportano delle responsabilità anche per noi, per l'opposizione. Potremmo soltanto puntare sulla propaganda, ma credo che sbaglieremmo. Il paese ha infatti bisogno che nella maggioranza prevalga la destra moderata e moderna su quella estrema. Berlusconi non è Chirac: il lepenismo, in Italia, sta nella maggioranza, con il suo nazismo e il suo fascismo, ma l'Italia ha bisogno che sia sterilizzato e ridimensionato, che sia messo nelle condizioni di non nuocere dalla destra moderata, che sta anche in AN e forse nella Lega. E certo sta soprattutto negli ex democristiani dell'Unione democratica cristiana.
La sinistra stessa ha bisogno di questo, perché abbiamo in parte un problema speculare: anche noi dobbiamo infatti contenere, nel nostro mondo del lavoro, le posizioni ideologiche e dogmatiche, facendo prevalere elasticità e pragmatismo. Anche noi subiamo la pressione di chi ha costruito la sua fortuna, esattamente come Bossi, sulla criminalizzazione della prima Repubblica.
La Lega, signor Presidente, esprime continuamente e pubblicamente il suo disprezzo verso gli ex democristiani che oggi ha piegato, imponendo che si rimangino le loro ragionevoli proposte. Noi, al contrario, apprezziamo la tradizione democristiana di tolleranza e di democrazia che tante volte ha contribuito a salvare il paese. Non apprezziamo, invece, l'intolleranza di Bossi, che non ha neppure la scusante del fanatismo. È soltanto un espediente furbesco e cinico per trarre un vantaggio elettorale dalle paure e dagli istinti della gente.
Speriamo che il dialogo ormai in atto tra le opposte moderazioni e le opposte tolleranze - la nostra, che stiamo all'opposizione, e quella degli ex democristiani, che stanno al Governo - dia buoni frutti. Le opposte moderazioni e le opposte tolleranze, se sanno dialogare, si rafforzano a vicenda, nell'interesse della destra, della sinistra e, soprattutto, dell'Italia, che non ha bisogno di confusione consociativa e unanimistica - noi stiamo a sinistra e loro a destra, sia ben chiaro - ma ha bisogno di una sinistra e di una destra che si rispettino e si legittimino a vicenda, come in Europa.
Nell'annunciare il nostro voto contrario, signor Presidente, vorrei concludere ricordando che Berlusconi non assomiglia affatto - e non può assomigliare - né a Bush né a Blair.
Se Berlusconi avesse, come loro, dei ministri neri, non osiamo immaginare le urla della Lega. Bossi è dipinto, dalle vignette del Corriere della sera, come un


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cane che abbaia, ma non morde, perché sta al guinzaglio di Berlusconi. Questa volta, impedendo una soluzione ragionevole al problema degli immigrati, Bossi ha dimostrato che può e vuole mordere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, state per approvare una legge che disonora l'Italia.
Un paese - il nostro - che, per quasi un secolo, è stato terra di immigranti, di milioni di donne e di uomini costretti a costruirsi una vita all'estero, ad imparare una lingua straniera, ad adattarsi ad accettare lavori che i cittadini di quei paesi non volevano più fare. Emigranti e, il più delle volte, emarginati, vissuti come diversi, come inferiori. Sulle porte dei bar della civilissima Svizzera era scritto: vietato l'ingresso agli italiani ed ai cani. Lo avete dimenticato. Un paese come il nostro avrebbe dovuto varare una legge rispettosa dei lavoratori e dei cittadini ospiti dell'Italia. Invece approvate una legge iniqua, non degna di un paese civile.
I lavoratori regolari - e sono tanti, onesti, spesso già ben integrati - vengono, viceversa, resi instabili, incerti, privi di sicurezza sul proprio destino. Gli irregolari sono parificati ai criminali, con la reclusione immediata, senza il riconoscimento di diritti, di tutele inalienabili per chiunque e, d'ora in avanti, chi assiste gli irregolari compirà un reato: sono le moltissime associazioni, i volontari italiani, che svolgono opera d'accoglienza e d'assistenza per gli extracomunitari, la gran parte delle quali appartiene alle organizzazioni cattoliche. Le famiglie degli immigrati non potranno più ricongiungersi negando, ancora una volta, un diritto inalienabile della persona, alla faccia dei tanti sepolcri imbiancati della destra che parlano e sparlano di tutela della famiglia. Evidentemente, se la famiglia ha un colore della pelle diverso dal nostro, non vale nulla, non è più famiglia; perché non sono persone, sono merci, dal vostro punto di vista.
Si certifica, con questa ignobile legge, l'esistenza di donne e di uomini di categorie diverse, di serie A e di serie B, come nel caso, veramente aberrante, delle impronte digitali, degne di uno Stato di polizia. È una misura ingiustificata, perché esiste già nel nostro ordinamento una norma che prevede la rilevazione delle impronte per chi si rifiuta di fornire le proprie generalità, e, al contempo, odiosa, perché contraddice, in modo clamoroso, il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge. Questa legge si può dunque definire in un solo modo: è una legge razzista. Non è così che si affronteranno positivamente i problemi grandi e serissimi posti dai fenomeni migratori dei nostri tempi.
Credo che sia tempo di dichiarare la verità: solo attraverso una progressiva integrazione degli immigrati nella nostra società avremo anche più sicurezza per i nostri concittadini. Più diritti avranno gli extracomunitari - maggiori tutele, maggiore integrazione, garanzie - e meno saranno spinti ai margini della società, verso la devianza e, quindi, in ultima analisi, verso la delinquenza.
Voi dite che occorre contrastare la criminalità con una odiosa equazione: immigrati uguali criminali, alimentando, in questo modo, irresponsabilmente, la paura, il più delle volte irrazionale, del diverso, di chi ha un colore più scuro della pelle, una differente religione, costumi lontani dai nostri. Sarebbe stato, viceversa, necessario avviare una politica seria di segno opposto a quello voluto dal Governo, perché va favorita l'emersione dalla clandestinità, mentre, in questo modo, riducendo la possibilità delle regolarizzazioni, si alimenterà ancora di più la clandestinità e, in ultima analisi, proprio la delinquenza e la criminalità.
Gli immigrati sono una risorsa - e non solo economica - per il paese. Vanno


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certamente colpiti quelli che delinquono. Chi vi parla è stato il primo, da ministro della giustizia, ad applicare l'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario - il carcere duro, per intenderci - contro la mafia albanese.
Ma la stragrande maggioranza degli immigrati è gente onesta e disperata, che andrebbe aiutata, non criminalizzata. Ma questo è il Governo che abbiamo e la cosa più odiosa...

MAURA COSSUTTA. Collega Cè...

OLIVIERO DILIBERTO. Le reazioni scomposte della Lega mi fanno soltanto onore, ma chiederei al Presidente...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

OLIVIERO DILIBERTO. ...almeno la garanzia del mio diritto a parlare.

PRESIDENTE. Certo, onorevole Diliberto, ma poiché nei banchi dei Verdi noto la stessa rumorosità, allora il problema vale per tutti.

OLIVIERO DILIBERTO. Non vorrei che si fosse confuso con il colore della Lega, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Diliberto, lei ha ragione a sollecitare un mio richiamo e io mi associo: per cortesia, colleghi, state tranquilli!

MARCO BOATO. Il problema non erano i Verdi, ma la Lega, signor Presidente!

PRESIDENTE. Ho capito, onorevole Boato, ma...

PIER PAOLO CENTO. Allora richiami Cè!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, se l'onorevole Diliberto chiede, come è giusto, una certa attenzione, richiamo la Lega, i Verdi e chiunque altro sia disattento!
Prego, onorevole Diliberto, le chiedo scusa.

OLIVIERO DILIBERTO. No, prego, signor Presidente! In questo modo, quelli che fanno schiamazzi si autoqualificano!
La cosa più odiosa, colleghi - mi rivolgo anche a voi, colleghi della Lega -, è che molti esponenti della destra italiana, da anni, si riempiono la bocca con parole come garantismo e diritti: diritti degli imputati, diritto alla difesa, eccetera, i quali sono bensì sacrosanti - per carità, - ma se sono riconosciuti a tutti, dal Presidente del Consiglio all'ultimo degli extracomunitari; altrimenti, signori del Governo, non si possono denominare diritti: si chiamano diritti se sono di tutti, ma se sono soltanto di pochi, si chiamano privilegi, di classe o di casta! Se fai parte della classe dirigente, godi dell'impunità; se non ne fai parte, tolleranza zero, dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori a quest'odiosa legge sull'immigrazione!
Ecco perché non ho paura ad affermare che questo è il Governo dell'illegalità, un Governo che disonora le tradizioni civili del nostro paese! L'unica cosa che dovreste fare è vergognarvi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, i deputati del gruppo di Rifondazione comunista voteranno naturalmente contro questo disegno di legge.
Stavolta, però, un voto contrario nelle aule parlamentari non basta a chi ha ancora a cuore la democrazia, per chi crede nella Costituzione (di cui questa legge fa carta straccia), a chi pensa che le garanzie e i diritti di coloro che hanno il colore della pelle diverso non possano essere calpestati, a chi crede nella società civile e neanche a chi, semplicemente, si riconosce nei valori della cristiana umanità


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e solidarietà. Non basta votare contro perché non ci sono aggettivi sufficienti per qualificare una legge infame e pericolosa: è ingiusta, schifosa, feroce, schiavista, razzista, fascista; ma tutto ciò non basta ancora: essa è caratterizzata da una dose di cattiveria gratuita che è persino difficile descrivere.
Ho pensato spesso, nel corso di queste settimane, che in un impianto che è espressione evidente di una destra populista, liberista e razzista, vi fosse anche una componente di demagogia di bassa lega per ragioni elettorali. Lo credo tuttora: si strumentalizzano le paure e le insicurezze dei cittadini meno attrezzati culturalmente e socialmente per ragioni prettamente elettorali e si cerca di proporre lo straniero come capro espiatorio sul quale riversare tutte le contraddizioni e i problemi che viviamo nei quartieri di periferia delle nostre città. Ma non può bastare, io penso, qualche voto in più alle elezioni per giustificare una legge alla quale sono contrarie tutte le associazioni che si sono occupate di immigrati e di diritto di asilo (le organizzazioni cattoliche, i gesuiti e persino gli imprenditori che, come si sa, hanno in mente solo, o prevalentemente, il profitto).
Le impronte digitali per gli stranieri che chiedono il permesso di soggiorno costituiscono simbolicamente il messaggio più aberrante di questa legge perché indicano lo straniero come potenziale criminale. È un messaggio che respingiamo e, pertanto, vi sommergeremo di impronte degli italiani; vi daremo le nostre, le impronte di parlamentari.
Ma non vi sono solo le impronte, perché tutta la legge è infarcita di una logica di respingimento.
Voi vorreste dire agli stranieri: non vi vogliamo. E poiché formalmente non lo potete fare, perché le leggi e le direttive europee vanno in altra direzione, siete costretti allora a tentare di gestire il fenomeno, ma cercate di rendere loro la vita difficile. Ed è per questo che introducete il contratto di lavoro, per dire all'immigrato: non ti voglio, ma mi servono le tue braccia; in ogni caso renderò la tua condizione sempre del tutto provvisoria, e poi, comunque, ti manderò via. Dite allo straniero: ti prendo, perché sono costretto, ma cercherò di renderti la vita difficile; quindi ti negherò qualsiasi diritto. E allora sulla famiglia, sui ricongiungimenti familiari, sui minori, persino con la moltiplicazione delle pratiche burocratiche, cercate di rendere la vita difficile affinché qualcuno non sappia più come cavarsela. In ogni caso, tentate di impedire loro di progettare un futuro, perché dite allo straniero: la tua condizione sarà sempre precaria, e per me sarai solo una merce; mi servi solo per produrre ricchezza. Non contenti, voi dite allo straniero: comunque ricordati che anche quando ho bisogno di te, tu non sarai mai come me, non sei ben accetto; quindi, sia chiaro che non potrai mai avere i miei stessi diritti. Così avete costruito un doppio binario sulla famiglia, sui diritti del lavoro e avete stravolto persino la civiltà giuridica!
Non è un caso che il decreto sull'espulsione, che tanto vi abbiamo contestato pochi giorni fa, sia già davanti alla Corte costituzionale. Era evidente che una norma che viola la libertà personale dovesse passare al vaglio della magistratura. Ma siete andati avanti lo stesso, e, con buona pace degli pseudogarantisti che difendono il cavaliere, questo non è l'unico diritto alla difesa negato: non esiste nell'espulsione amministrativa, nell'accompagnamento coatto in frontiera e neanche quando lo straniero è vittima di un reato. Inoltre, negate all'immigrato la presunzione di innocenza ed arrivate ad affermare per lui la presunzione di colpevolezza. Se un italiano non esibisce documenti, è punito ai sensi dell'articolo 651 del codice penale ad un mese di galera, uno straniero ne rischia sei; se un italiano ruba una scatola di biscotti in un supermercato, è punito per quel reato; un immigrato rischia come pena aggiuntiva la revoca del permesso della carta di soggiorno.
I cosiddetti centri di permanenza temporanea hanno reintrodotto, purtroppo con la legge del centrosinistra, e solo per gli immigrati, la detenzione amministrativa;


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roba da Stato pre-moderno, quando si mettevano in galera oziosi e vagabondi, anche se non commettevano reati. Oggi, voi aumentate la possibilità di permanenza in questi centri di detenzione e pensate di riempire l'Italia di queste galere per stranieri, che hanno la sola colpa di essere venuti in Italia per fuggire dalle guerre e dalla fame, di cui quasi sempre la nostra civiltà occidentale è responsabile. Con questa legge, anche il diritto di asilo sarà impraticabile, perché negate a chi chiede rifugio in Italia per ragioni umanitarie anche la possibilità di dimostrare le loro condizioni. Non so se qualcuno vi potrà credere quando dite di voler combattere l'immigrazione clandestina. Certo però il tempo dimostrerà come con questa legge costringerete, invece, tutti gli stranieri all'irregolarità e alla clandestinità, perché non sono le norme repressive e autoritarie, non è la demagogia e neanche i soprusi che voi introducete a poter fermare il fenomeno immigratorio. In realtà, procurerete solo sofferenza ai cittadini che fuggono dalla povertà e dalla guerra permanente che avete dichiarato. Per il resto non fermerete un bel nulla perché le persone che arrivano non hanno nulla da perdere. Aumenterete solo il numero dei cimiteri marini, il numero di donne, uomini e bambini che hanno trovato la morte nei nostri mari perché sono arrivati sui gommoni e pescherecci per chiedere ospitalità ed aiuto.
Ho letto ieri di un'indagine in base alla quale i timori per l'immigrazione crescerebbero anche tra l'elettorato di sinistra. Non so se sia vero, ma penso che, per liberarci dai fantasmi della nostra cosiddetta civiltà moderna, bisogna dare nome e cognome a questi ipotetici mostri che ci perseguitano. E il nome e il cognome va legato alle facce, a quella del sudsahariano che va a raccogliere pomodori nel sud perché nessuno di noi lo fa più, a quella del senegalese che lavora nelle fabbrichette metalmeccaniche del nord est, a quella della ghanese che lavora nell'azienda tessile, a quella del marocchino che lavora nell'edilizia, e ancora alla faccia della equadoregna, della filippina, della polacca, che lavora nelle nostre case e ci solleva delle fatiche domestiche o cura i nostri anziani; e sappiamo che lo fanno a costi bassi, accontentandosi di poco.
Senza di loro non sapremmo come fare con una popolazione che invecchia. Allora perché negare persino la loro regolarizzazione, negarla a chi lavora in fabbrica o concederla limitatamente alle cosiddetti colf e badanti? Perché procurare sofferenze e rendere difficile la vita a coloro che la rendono meno difficile a noi? Forse è solo cattiveria gratuita e allora questa legge è schifosa, feroce, schiavista, razzista e fascista, ma forse c'è qualcosa di più, forse volete la schedatura di massa per gli stranieri per schedare tutti noi, per determinare un controllo sociale ingiustificabile e giustificato solo da una cultura autoritaria tesa a prevenire non la criminalità ma a reprimere il conflitto sociale. Forse volete la precarietà perenne per gli stranieri per cancellare i diritti a tutti noi, per rendere tutti più deboli, per licenziarci meglio, per cancellare più facilmente l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Con questa legge saremo tutti più insicuri perché tutti più ricattabili.
Il contratto di soggiorno che introducete presenta le identiche caratteristiche di quello che veniva richiesto ai lavoratori del sud che arrivavano a Milano o Torino: se non avevano il contratto di lavoro, le garanzie del padrone e una casa, venivano rispediti nel Mezzogiorno con il foglio di via. Era una norma fascista e solo nel 1961, dopo una sentenza della Corte, il foglio di via è stato abolito. Ora viene reintrodotto per i nuovi immigrati e le operazioni ad alto impatto a quell'epoca si chiamavano «pattuglione»: erano e sono, semplicemente, delle retate, come state facendo ora con i rastrellamenti di massa che riempiono le galere senza ragione alcuna.
Con questa legge siamo tutti più insicuri. Per questo non ci accontenteremo di votare contro, per questo, già nelle fabbriche del nord lavoratori italiani e stranieri scioperano insieme contro di voi, per questo praticheremo qualsiasi azione di disobbedienza civile per smontarvi, ogni


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giorno, un pezzo di questa infame e pericolosa legge (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, gli aspetti salienti del dibattito parlamentare sull'immigrazione sono stati caratterizzati dalla rabbia, dalla violenza verbale e dalla disperazione dell'onorevole Turco e dell'onorevole Soda. Non si è trattato di episodi estemporanei dettati da intemperanza caratteriale ma della reazione razionalmente aggressiva di fronte ad una legge che segna la sconfitta della strategia globalizzatrice della sinistra.
L'ideologia della società multirazziale che ci è stata falsamente presentata come ineludibile portato della storia ha rappresentato, per la sinistra e per l'Ulivo, ben assecondato dall'utopismo pauperista di Rifondazione comunista, lo strumento per scardinare la democrazia in Europa.
La democrazia si basa, infatti, sul rapporto stretto fra cittadini e istituzioni, fra territori e popoli, fra persone in azione e non può prescindere da precisi diritti e doveri strettamente correlati fra loro di cui è titolare ogni membro della comunità. Tutto questo per la sinistra non conta; l'importante è massificare il mondo rendendo tutte le persone uguali nel modo di pensare, di agire, di vestire; l'importante è cancellare le diversità, le identità dei popoli, le loro tradizioni, la loro storia, i loro costumi per cementare il tutto nella formula della società multirazziale, del melting pot.

PIER PAOLO CENTO. Vergogna! Vergogna!

ALESSANDRO CÈ. La sinistra e i cattocomunisti inseguono la nemesi del comunismo...

PIER PAOLO CENTO. Vergogna, vergogna!

ANTONINO LO PRESTI. Buffoni!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, onorevole Cento!
Vi prego, onorevoli colleghi della Lega, di non... (Deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo espongono cartelli recanti l'impronta bianca di una mano in campo nero).
Onorevole Cento, onorevole Cima, onorevole Pecoraro Scanio, onorevole Bulgarelli vi richiamo all'ordine (I deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo scandiscono: «Ver-go-gna! Ver-go-gna!»).
Onorevoli colleghi, vi richiamo all'ordine.
Chiedo ai commessi di intervenire per rimuovere quei cartelli (I commessi rimuovono i cartelli).
Onorevoli colleghi vi richiamo all'ordine e annuncio che convocherò l'Ufficio di Presidenza perché queste sceneggiate in aula debbono finire, sono vergognose! Onorevole Cento, queste sceneggiate sono vergognose!

PIER PAOLO CENTO. Questa legge è vergognosa, è una cosa vergognosa, è una vergogna!

PRESIDENTE. Qui non siamo al circo equestre, siamo alla Camera dei deputati e chi esibisce questi cartelli deve vergognarsi.
Oggi stesso convocherò l'Ufficio di Presidenza su questo punto.

PIER PAOLO CENTO. Imbavagliaci!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, ha terminato o devo espellerla dall'aula (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU) e della Lega nord Padania)?

GUIDO CROSETTO. Lo sbatta fuori dall'aula!

LUCIANO MARIO SARDELLI. Lo mandi al circo!


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PRESIDENTE. Onorevole Cè, proceda. Le chiedo scusa io a nome della Camera dei deputati.

CESARE RIZZI. Non è la prima volta, però.

ALESSANDRO CÈ. La sinistra e i cattocomunisti inseguono la nemesi del comunismo, sconfitto e condannato dalla storia, che risorge in una formula nuova dove l'utopia non consiste più nell'uguaglianza giuridico-formale davanti alla legge né nell'uguaglianza economica, rivelatasi fallimentare, bensì nell'uguaglianza dell'anonimia, dell'impotenza, della cancellazione dell'identità.
Una società siffatta, in realtà, lungi dall'essere integrata, è caratterizzata da grande conflittualità sociale, da scontro tra culture e civiltà e, pertanto, non può che rimandare, petulante, a poteri sempre più lontani ed autoritari.
Se a questo quadro aggiungiamo l'attacco frontale portato negli ultimi anni dalla sinistra alla famiglia naturale ed alle formazioni comunitarie intermedie, viste come ostacoli al proprio progetto strategico, risulta evidente la disumanità dell'ideologia della società multirazziale. La sinistra italiana, partecipe del progetto, rivelatosi fallimentare, dell'Ulivo mondiale, ha svenduto la dignità e l'identità delle persone, delle comunità e dei popoli all'utopia antidemocratica del governo mondiale, alleandosi, a tal fine, con la grande finanza italiana ed internazionale: un patto diabolico che avrebbe dovuto assegnare agli illuminati dell'Ulivo, cioè ad una stretta cerchia di tecnoburocrati, la pianificazione legislativa svincolata da reali poteri di controllo democratico da parte dei singoli popoli e, alla grande finanza, un tornaconto in termini di nuovo sottoproletariato extracomunitario funzionale a tenere bassi i salari anche per i lavoratori autoctoni. In questi giorni ne abbiamo avuto la riprova attraverso i ripetuti interventi, in particolare quelli svolti dall'onorevole Violante, a sostegno degli interessi della grande industria.
È vero, in Italia esiste un alto costo del lavoro - noi lo sosteniamo da sempre - le cui responsabilità ricadono in buona parte sui governi dell'Ulivo. Su questo tema, e sulla riduzione degli oneri per le piccole e medie imprese, bisognava intervenire, ed il nostro Governo ha già presentato alla Camera provvedimenti che vanno in questa direzione. L'onorevole Violante si dimentica però, o vuole dimenticarsi, che esiste una disoccupazione altissima nel Mezzogiorno, che esistono lunghe liste di disoccupazione comprendenti decine di migliaia di extracomunitari, che i salari sono spesso al limite della sopravvivenza. Questo spiega, in parte, anche perché gli italiani rifiutano lavori molto pesanti e sottopagati.
Non sarebbe miglior causa, onorevole Violante, lavorare insieme per aumentare il salario netto ai lavoratori italiani, piuttosto che introdurre fattori ulteriormente calmieratori dei salari stessi con l'invasione extracomunitaria? Onorevole Violante, dai suoi accorati interventi è evidente che ormai la sinistra si preoccupa molto di più degli industriali che non dei lavoratori, e ciò conferma che il patto con la grande finanza e la grande industria sono essenziali al progetto egemonico, di gramsciana memoria, che volevate realizzare. In sostanza, onorevole Violante, vi siete venduti l'anima! La grande finanza, a sua volta, ha appoggiato il vostro progetto di potere. Per realizzarlo vi serviva una massa di diseredati che venissero a scardinare la legalità nel nostro paese, che mettessero in discussione i principi ed i valori di riferimento della nostra comunità, un nuovo sottoproletariato e dei nuovi disperati da contrapporre ai colpevoli lavoratori italiani e per alimentare, come vostro solito, i complessi di colpa della vecchia Europa nei confronti del terzo mondo.
Per realizzare il vostro progetto di potere dovevate sostituire l'emorragia di consensi da parte dei lavoratori e dei piccoli imprenditori italiani con il voto degli immigrati, secondo la vecchia logica del connubio assistenzialismo - voto di scambio. La vostra non è mai stata solidarietà disinteressata, bensì solidarietà «pelosa».


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Inoltre, per quanto riguarda la concretezza della vostra solidarietà, come spiegate il fatto che negli anni di Governo dell'Ulivo la cooperazione con i paesi terzi, che è la vera strada maestra da percorrere per risolvere i problemi della povertà dove essa è presente, ha raggiunto i minimi storici? Si è investito infatti solo lo 0,14 per cento del PIL, che rappresenta il più basso livello tra i paesi del mondo occidentale.
Per raggiungere il vostro scopo avete adottato la politica del buonismo irresponsabile, avete abdicato al ruolo di garanti della legalità, di difesa e di inviolabilità dei confini, esponendo il paese e la collettività all'insicurezza, all'illegalità diffusa, al dilagare della piccola e grande criminalità, all'aumento dello spaccio di droga, alla vergogna della prostituzione ovunque ed in qualsiasi ora del giorno e della notte, alla devastazione di interi quartieri, all'inciviltà ed al degrado delle nostre città, al commercio abusivo tollerato come fonte di reddito per irregolari e clandestini in spregio ai cittadini onesti (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).
Avete fatto ricadere tutto questo, anche in termini di costi economici, sulla collettività, nonostante autorevoli istituti statistico-economici avessero quantificato da tempo l'ammontare di queste risorse drenate dalle tasche inconsapevoli dei cittadini: circa 8 mila miliardi annui per assistenza sociale, sanità, case, sicurezza e carceri. Avete continuato a mistificare la realtà, sostenendo che gli extracomunitari avrebbero pagato le nostre pensioni future, nascondendo che solo un quarto degli extracomunitari regolari presenti nel nostro paese sono iscritti all'INPS e che oltre un milione di irregolari e clandestini, logicamente non pagando nulla, usufruiscono dei servizi di assistenza previsti nel nostro paese. Sarebbe questa, secondo voi, la ricchezza portata dall'immigrazione extracomunitaria? Almeno due milioni e mezzo di persone presenti, di cui solo 400 mila versano contributi all'INPS.
Avete perpetrato nei confronti dei cittadini italiani e padani le vessazioni più discriminatorie consentendo, ad esempio, agli extracomunitari di ritirare i contributi versati con il 5 per cento di interesse dopo solo cinque anni di lavoro, mentre le nostre donne - lo ripeto: le nostre donne - le cosiddette donne silenti non hanno lo stesso diritto, pur avendo versato contributi per 13-14 anni, per la sola colpa di aver lasciato il lavoro per accudire i figli (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).

MIMMO LUCÀ. Fate la legge!

RENZO INNOCENTI. Allora, fatelo!

ALESSANDRO CÈ. Ma si sa: voi odiate la famiglia! Avete offeso e umiliato i nostri vecchi in condizioni di povertà, togliendo loro il diritto alla casa e attribuendo punteggi di favore, specie nelle amministrazioni governate dall'Ulivo, agli extracomunitari. È questo il vostro senso della giustizia sociale?
Avete approvato norme come alcuni articoli della legge Turco-Napolitano e la vergognosa legge Mancino che, con lo strumentale pretesto di lottare contro la xenofobia, hanno introdotto l'ignominia dell'inversione dell'onere della prova nei procedimenti di accusa per atti di presunta discriminazione razziale, una specie di condanna anticipata dell'accusato che inficia nel profondo l'idea stessa dello Stato di diritto nel quale chi accusa è tenuto a fornire le prove e le testimonianze contro l'imputato.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, la prego di concludere.

ALESSANDRO CÈ. Da tutto ciò si evince un odio profondo nei confronti dei cittadini italiani, della nostra cultura e della nostra civiltà; un odio nei confronti della civiltà europea, dei suoi valori e della sua matrice cristiana.
Onorevole Turco, piuttosto che accusarci di razzismo e gridarci (Commenti del deputato Zanella)... ma stai zitta un attimo! Smettila! Presidente...!


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ALFONSO PECORARO SCANIO. Parla da 15 minuti!

PRESIDENTE. Onorevole Cè, lei ha ragione, perché queste interruzioni sono incivili, però ha terminato il suo tempo (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Onorevoli colleghi, se vogliamo essere fiscali, precedentemente ho interrotto il tempo e l'onorevole Cè ha utilizzato già un minuto e mezzo in più del tempo a sua disposizione (Commenti del deputato Caparini). Onorevole Caparini, non mi dica di no.

CAROLINA LUSSANA. Ha ancora due minuti!

PRESIDENTE. Prenda le registrazioni televisive e vedrà se ho ragione o meno. Adesso, però, onorevole Cè, concluda il suo intervento.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, mi scusi, ma ho parlato con un continuo brusio nelle orecchie, perché mi hanno continuamente interrotto!

LAURA CIMA. Ma non ho capito, dobbiamo stare anche in silenzio?

PRESIDENTE. Onorevole Cè, lei ha ragione a lamentarsi per questo. Prego, onorevole, Cè concluda! Onorevoli colleghi, non interrompete ulteriormente, per cortesia! Prego, onorevole Cè (Commenti del deputato Pecoraro Scanio).
Onorevole Pecoraro Scanio, lei dovrebbe essere un po' più tollerante!
Onorevole Cè, concluda, per cortesia!

SALVATORE ADDUCE. Devi pazientare! Pazienza, deve avere pazienza!

PRESIDENTE. Onorevole Adduce, ci si mette anche lei?

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, concludo. Onorevole Turco, piuttosto che accusarci di razzismo e di gridarci «vergogna», perché non prova ad uscire da quest'aula ed a confrontarsi con la gente comune e non con le platee addomesticate e ideologicamente affini predisposte dalle vostre associazioni militanti, spiegando il motivo per cui avete compiuto queste discriminazioni nei confronti dei cittadini italiani? Sono sicuro che la stragrande maggioranza dei cittadini la prenderebbe, metaforicamente, a calci (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

ANTONIO SODA. Basta!

ALESSANDRO CÈ. La Lega nord Padania - e concludo, signor Presidente - ritiene l'approvazione della legge Bossi-Fini un grande risultato politico, oltre che una grande vittoria del nostro movimento, che premia l'enorme impegno profuso dai nostri militanti sul territorio per evitare che il diabolico disegno dell'Ulivo potesse diventare una triste realtà (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vogliamo dare ragione dei fatti relativi a questa norma. Questa norma, ed i provvedimenti contestuali che dovranno integrarla, dà risposta ad alcuni bisogni della realtà italiana, così...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Volontè ha diritto alla par condicio rispetto agli altri. Onorevole Volontè, stia tranquillo perché avrà del tempo supplementare. Ricominci pure, onorevole Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vogliamo dare atto ai cittadini italiani, oltre che ai colleghi qui presenti, dei fatti che riguardano questa legge. Alcune nostre battaglie ed alcune nostre sottolineature hanno trovato una giusta soddisfazione dentro il provvedimento


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e nei provvedimenti che saranno giusto contorno ed integrazione alla legge sull'immigrazione.
Si è risposto con intelligenza al bisogno delle famiglie con l'emendamento e con la parte del testo definito e conosciuto in Italia come relativo alle colf-badanti. Si è risposto all'esigenza di tutela dei bambini, i più piccoli ed i più poveri, con gli ordini del giorno e gli emendamenti, anche nostri, riguardanti i minori lasciati in affido. Si è risposto al problema della centralità della famiglia come qualità morale e civile italiana, dei genitori anziani e malati: vale per gli italiani e vale per gli stranieri. Si è risposto - ed il Governo si è assunto questa responsabilità - ai bisogni delle imprese, non solo per il problema delle imprese del nord, ma per il principio che la schiavitù in Italia non può essere reintrodotta. Quando dicevamo «facciamo nero il nero» lo dicevamo nei confronti degli italiani e nei confronti dei cittadini extracomunitari, perché il 27 per cento del PIL (stime OCSE) presente oggi in Italia in nero non è un problema di questo Governo, è un problema che deriva dagli ultimi dieci anni. Si è risposto all'uguaglianza della legge per tutti sul tema delle impronte: sicurezza per tutti, lotta alla criminalità più certa per tutti.
Devo dire che è abbastanza simpatico leggere in questi giorni sui giornali, e ancora ieri sul televideo della televisione pubblica, che oggi avremmo votato un emendamento sulle impronte digitali quando - lo ricordo a me stesso e non vorrei ricordarlo a nessun altro - il 29 maggio l'unico emendamento presentato in quest'aula per l'estensione della rilevazione delle impronte digitali a tutti era l'emendamento a firma D'Alia, dichiarato inammissibile, ed il primo ordine del giorno approvato ieri è stato quello dello stesso onorevole D'Alia. Non c'è gara rispetto ai temi della giustizia, non c'è vittoria rispetto ai temi della civiltà italiana.
Questo provvedimento dà un ruolo anche alle regioni sui decreti sui flussi, quindi dà corresponsabilità, dà corpo a quello che vogliamo chiamare un federalismo solidale. Come non ricordare le polemiche dei mesi di agosto e di settembre quando Follini, Giovanardi e Buttiglione hanno impedito che questo provvedimento arrivasse al Senato con una norma che diceva: la clandestinità è un reato, quindi i clandestini li mettiamo in prigione? Ciò non solo perché questo reato non è presente negli ordinamenti europei, ma perché avremmo riempito le prigioni ed avremmo peggiorato la situazione italiana rispetto a quella attuale.
È un provvedimento serio perché finalmente, a medio termine, si dà attuazione agli accordi bilaterali con le nazioni di provenienza dei cittadini extracomunitari per il contrasto alla criminalità e la formazione professionale. Abbiamo agito in questo frangente con buonsenso, preveggenza e lungimiranza, e non è la prima volta che questo capita da parte di una maggioranza della quale siamo parte.
Siamo di questa maggioranza, non in questa maggioranza. L'abbiamo detto sui temi dell'Europa, sulle fondazioni, sulla lotta alla droga, sulla cooperazione, sulla lotta alla pedofilia, sul provvedimento in materia di immigrazione al nostro esame, sul dialogo sociale, su come affrontare la lotta alla schiavitù nei riguardi della prostituzione. L'abbiamo detto - e ce ne ha dato atto il presidente Fini - qualche mese fa parlando del decreto dei flussi, nel quale abbiamo condiviso la scelta che il prossimo decreto dei flussi riguardi non solo persone ma due criteri fondamentali, omogeneità e reciprocità.
Anche su questi argomenti intendiamo la politica come un modo di servire il popolo italiano, stare alla realtà così come ci si presenta e condurre con la società un cambiamento a fin di bene per questo paese, che è ricco di democrazia perché abbondante di associazionismo, volontariato, senso della famiglia, sindacati, associazioni di categoria. L'Italia e gli italiani sono un popolo vigoroso e curioso del mistero e dell'ignoto. Non voglio citare per banalità ma per saggezza Marco Polo, Galileo, Colombo: tre modi diversi di intendere come essere italiani e affrontare l'altro da sé.


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Non abbiamo paura dell'altro o degli altri ma sappiamo che la nostra genìa è frutto di un crogiolo di razze, culture e spiriti di popoli diversi (pensiamo agli arabi, agli spagnoli, ai francesi, ai longobardi) e tutto ciò ha fecondato il nostro paese e noi abbiamo fecondato il mondo occidentale, con la cultura del diritto romano e con il cristianesimo che partì dai nostri luoghi.

ANTONIO SODA. Sant'Agostino!

LUCA VOLONTÈ. Anche un pezzo di Medio Oriente dipende dalla fecondità del popolo italiano. L'altro irrobustisce sempre le nostre ragioni, le cambia e le rafforza. L'altro è l'incontro, o lo subisco o lo affronto con la consapevolezza di essere italiano, dell'Italia e non in Italia per un qualche accidente della storia.
Da questo provvedimento escono certamente sconfitti i governi precedenti. In questo caso, non si parla di una sanatoria indiscriminata, non si dice che tutti gli stranieri sono buoni ma non si dice neanche che bisogna bombardare le navi o che tutti gli stranieri siano cattivi. Quella al nostro esame è una norma equilibrata, di buonsenso, che rispetta la civiltà italiana, la nostra cultura, la nostra tradizione e il nostro futuro. Guardare al futuro con serenità, sapendo distinguere ciò che è bene e ciò che è male, guardare alla realtà così come ci si presenta è il nostro compito.
Ringraziamo i nostri genitori di essere italiani, ringraziamo la saggezza di chi è stato tra noi su questi banchi perché la democrazia italiana non è un accidente ma è parte della nostra cultura e della nostra dignità di cui siamo orgogliosi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (CCD-CDU) e di Alleanza nazionale - Congratulazioni).

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