Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 153 del 4/6/2002
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Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, cari colleghi, avrei voluto interloquire e rispondere all'intervento del presidente di gruppo della Lega ma confesso che il disagio personale e di luogo per il suo intervento - che, per la verità, non è stato applaudito da nessun altro collega, neppure della maggioranza - me lo impedisce, quindi, cercherò di sviluppare un ragionamento come avevo previsto di fare. Quella che vi accingete ad approvare è una brutta legge, non solo perché nasce da un'esigenza propagandistica, perché è un prezzo elettoralistico che pagate alla Lega - che, giustamente, alza il tono del vincitore - e perché non vi era l'esigenza di cambiare la legge Turco-Napolitano, considerata tra le migliori in Europa (la cui efficacia, peraltro, voi stessi riconoscete quando sostenete che utilizzandola siete riusciti ad aumentare del 30 per cento i respingimenti degli immigrati clandestini) ma perché finirà per aumentare proprio l'immigrazione illegale, cioè di quei clandestini che voi e noi vogliamo combattere.
Sarà molto difficile che un artigiano, un agricoltore o una famiglia si mettano in casa un immigrato o una immigrata mai vista, mai conosciuta prima, avendo voi eliminato quell'istituto dello sponsor che consentiva un approccio più consapevole tra datore di lavoro e lavoratore.
Allora, gli extracomunitari in cerca di lavoro arriveranno in Italia clandestinamente e si metteranno in cerca di un


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datore di lavoro e, se aumenterà la clandestinità, aumenteranno la marginalità sociale e i rischi per la pubblica sicurezza, la cui tutela sta tanto a cuore e giustamente ai nostri concittadini.
Colleghi della maggioranza, il problema della sicurezza è un problema vero in tutte le società moderne, non solo nella nostra. Ed è ben strano e paradossale che, di fronte ad un problema così serio - qualche volta anche drammatico -, chi governa abbia deciso di cavalcare le emozioni dei cittadini e chi fa l'opposizione sia costretto ad invitare il Governo alla moderazione, alla razionalità e alla responsabilità. Normalmente, è l'opposizione che cavalca i sentimenti e gli umori; in questo caso, è il Governo.
Non è giusto - lo sapete bene - impostare l'equazione: immigrazione uguale criminalità. Voi sapete che vi sono tanti immigrati inseriti nel lavoro, integrati nelle nostre comunità locali, con bambini che frequentano la scuola con i nostri figli e che non c'entrano nulla con la criminalità. Ve ne sono altri, spesso clandestini, non integrati, senza la loro famiglia appresso, senza casa e ai margini delle nostre comunità che, invece, sono catturati dalle reti - organizzate o improvvisate non importa - della criminalità.
Se proprio volete impostare un'equazione, allora, dovete affermare: marginalità uguale criminalità. Chi sta ai margini, chi si sente escluso, chi vive di espedienti - sia immigrato sia indigeno - è esposto al rischio della delinquenza.
In Gran Bretagna sono i giovani indigeni, sbandati e disoccupati, che rendono insicura la vita ai loro concittadini; nel sud della Francia sono le bande degli adolescenti che bruciano le automobili e scassano le vetrine, al punto che, in alcune città, è stato istituito per loro il coprifuoco. È la marginalità la causa della delinquenza.
A proposito di questo disegno di legge, uno dei più famosi demografi italiani, il professor Livi Bacci, ha osservato che, essendo in esso contenuta la previsione di un'immigrazione di breve durata - un anno per i lavoratori a tempo determinato e due anni per quelli a tempo indeterminato -, tale provvedimento induce alla non integrazione. Infatti, un immigrato, che dopo un anno sa di dover ripartire, non ha alcun interesse, alcuno stimolo ad integrarsi, a farsi ben accogliere, a farsi ben volere, a rispettare le leggi del paese che lo ospita, ad impararne la lingua e a seguire corsi di formazione. Tanto domani, proprio domani, dovrà ripartire. E poiché tra dieci anni, osserva ancora Livi Bacci - mi rivolgo in particolare all'onorevole Fini, che so essere molto attento a queste problematiche relative alla demografia -, nel nostro paese mancheranno 5-6 milioni di cittadini nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni, vale dire quella più produttiva, è prevedibile, se vogliamo far funzionare le nostre aziende, che si debba ricorrere ad altrettanti extracomunitari. Ebbene - è la conclusione - 5 milioni di immigrati, di immigrazione breve come prevede la vostra legge, sono potenzialmente 5 milioni di cittadini non integrati, esclusi, che vivono ai margini della società; dunque, una bomba ingovernabile sotto il profilo della sicurezza, indipendentemente dal colore del Governo di quel periodo.
Vedete cosa comporterebbe un atteggiamento responsabile verso i nostri concittadini di oggi e di domani? Dire la verità, signori del Governo; la verità innanzitutto e sempre! Non fare demagogia, ma dire la verità e comportarsi con responsabilità.
Il problema della sicurezza. È vero che, come sostiene il comando generale dell'Arma dei carabinieri, i furti nelle ville in Lombardia, nell'ultimo anno, sono aumentati del 40 per cento e che la microcriminalità, nel nostro paese, è aumentata del 34 per cento? È vero come sostengono i ricercatori Marchese e Milazzo dell'Osservatorio di Pavia che di tutto questo i cittadini non si rendono ben conto perché nel contempo l'informazione televisiva sulla criminalità urbana è diminuita del 50 per cento? Che ne è, signori del Governo, del poliziotto di quartiere che avete promesso nella campagna elettorale? L'avete derubricato a vigile di quartiere, cioè di competenza del comune: i comuni a cui


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Tremonti toglie le risorse (quindi come fanno ad assumere i vigili)? Che ne è della cultura aziendalistica che avete promesso? Parlavate di incentivi salariali ai poliziotti sulla base dei risultati ottenuti, come fanno in Gran Bretagna. Che ne è delle nuove stazioni dei carabinieri, se invece volete ridurre anche quelle che sono state istituite dai governi dell'Ulivo? Che ne è del coordinamento della strategia di sicurezza urbana affidata, città per città, ad un organo di polizia diverso per evitare inutili sovrapposizioni: in una città i carabinieri, nell'altra la polizia, nell'altra ancora la finanza. Vi si è, improvvisamente, rinsecchita la fantasia dopo la campagna elettorale? Che state facendo sul tema della sicurezza?
Ma vi è un'altra ragione per cui diciamo che questa è una brutta legge. Ieri sera, ancora una volta, avete umiliato un vostro gruppo parlamentare, quello dell'UDC (CCD-CDU), che avete costretto, per compiacere a Bossi, come sempre è accaduto in quest'anno, ad una penosa, quanto prevedibile e prevista, retromarcia. Eppure l'onorevole Tabacci, a nome di tutta la Commissione attività produttive che presiede, aveva posto un problema vero: quello della regolarizzazione di quanti già lavorano e dunque si stanno professionalizzando e integrando, soprattutto presso le piccole aziende. Gli avete detto di «no», che ve ne occuperete poi: quando, non si sa. Intanto, come dice il comma 12 dell'articolo 17 di questo provvedimento, l'artigiano o il coltivatore diretto che li occupa rischia la galera fino a un anno, oltre che 5 milioni di lire di ammenda. E poi osate parlare di strategie di aiuto e di sostegno, alla competitività del nostro sistema produttivo. Avete mortificato il gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e noi tutti dell'opposizione, anche in tema di ricongiungimenti familiari. Secondo questa legge gli immigrati sono cose, sono dei robot, sono delle braccia, sono un contratto di soggiorno, non sono persone: debbono comportarsi come cittadini, ma la legge non li considera tali. Avete trasformato il permesso di soggiorno in contratto di soggiorno; programmate l'importazione di braccia, ma - ahimé per voi - arrivano delle persone e le persone oltre alle braccia, hanno la testa, il cuore, l'anima, i sentimenti, la dignità, la moglie, i figli. Ma - ahimé - la legge è impreparata a tutto questo, non l'ha previsto. «Ero straniero e non mi avete accolto». Io temo per il mio paese questo giudizio (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, legalità e integrazione: dietro queste due parole ci sono idee e concetti, progetti che stanno sempre più animando il dibattito politico europeo. Politiche di integrazione e politiche di sicurezza sono, infatti, le sfide che il Governo italiano e quelli degli altri paesi europei devono saper accettare e superare per garantire lo sviluppo economico e, soprattutto, l'armonia sociale delle nostre comunità. Invece, è poco europea la querelle di chi cerca di porre il problema dell'accoglienza in contrasto con quello dell'intransigenza nella repressione delle forme di illegalità legate al fenomeno dell'immigrazione.
Il centrodestra, con il disegno di legge Fini-Bossi che ci apprestiamo a votare, vuole superare questa falsa alternativa e costruire sul binomio legalità e integrazione una politica dell'immigrazione capace di garantire l'inserimento nella nostra società degli immigrati che a pieno titolo vivono e lavorano nel nostro paese.
Al tempo stesso il Governo ha anche l'obbligo di operare per tutelare la sicurezza dei nostri cittadini attraverso l'adozione di una linea ferma nella repressione della clandestinità. Riprendendo le parole del Presidente Ciampi è necessario accogliere nuove presenze di cittadini immigrati nel rispetto delle culture di origine, ma anche nell'osservanza, necessaria per


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prevenire tensioni sociali, degli ordinamenti dei paesi di accoglienza e nello spirito degli elementi unificanti delle radici cristiane e umanistiche della civiltà europea.
Il centrodestra ha dunque il coraggio di dichiarare tolleranza zero verso chi vive nel nostro paese nella illegalità, perché siamo parimenti impegnati, con la stessa forza e con la stessa determinazione, in un progetto concreto di reale inserimento degli immigrati regolari nel nostro contesto sociale ed economico. Chi addita questa dura lotta all'immigrazione clandestina come un grido razzista da parte di forze antidemocratiche e xenofobe finge di non sapere che integrazione dei regolari e repressione dell'illegalità sono le due leve che una politica pubblica per l'immigrazione deve utilizzare per garantire un armonico sviluppo del paese. Di ciò si sono resi conto anche i paesi del nord Europa vocati da sempre a politiche di grande accoglienza; si è invertito un trend e l'Italia ne è la principale artefice.
La linea dura verso i trafficanti di uomini, i provvedimenti per dare certezza all'espulsione, il collegamento del permesso di soggiorno al contratto di lavoro, la certezza dell'applicazione del reato di clandestinità, i rilievi dattiloscopici, tutte queste novità su cui si accentra la polemica dell'opposizione sono solo una faccia della medaglia della nostra politica di governo; dall'altra ci sono lo sviluppo delle politiche di forme di cooperazione con i paesi di origine dei flussi, la promozione di corsi di formazione professionale e di istruzione in loco, la lotta contro il mercato nero del lavoro, la certezza di un posto di lavoro, il reperimento di una casa vivibile, la politica dell'istruzione, le garanzie sanitarie e previdenziali, ma anche le severe sanzioni contro i datori di lavoro che cercano di sfruttare la manodopera straniera.
Oltre un cittadino su tre in Europa considera gli immigrati una minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico, ma anche per l'occupazione, per la cultura e l'identità nazionale. Una percentuale altissima di italiani, quasi tre su quattro, ritiene che esista una correlazione tra la presenza degli extracomunitari e la criminalità. Il centrodestra ha sentito quindi l'esigenza di muoversi affinché le richieste di sicurezza che emergono dalla nostra società non si trasformino in ostilità, in intolleranza, in xenofobia. È altrettanto forte il bisogno di sconfiggere la criminalità legata all'immigrazione, anche quella nata dall'emarginazione dei senza lavoro, quelli che il centrosinistra ha introdotto in Italia, ha tollerato, ha protetto in un quadro di incertezza normativa e di latitanza dello Stato. Mi riferisco a quell'immigrazione che si è fatta criminalità per la latitanza dello Stato, per decisione politica dei Governi Prodi, D'Alema e Amato.
Non accettiamo pertanto la falsa e irresponsabile lettura di chi vede nelle nostre proposte il segno di una subdola correlazione tra immigrato e criminale. La maggior parte degli immigrati ha come legittima prospettiva la ricerca di una condizione di vita dignitosa; di un benessere per sé e per la propria famiglia; di un futuro con prospettive più serene per i propri figli; questo è un diritto dell'uomo che il nostro Governo, non solo non intende disconoscere, bensì intende tutelare attraverso il rigido controllo di quelle forze che lo possono minacciare. Non possiamo però ignorare, anzi lo denunciamo, che le condizioni precarie in cui il centrosinistra ha costretto molti immigrati, per lo più irregolari, a vivere la loro mancata e spesso impossibile integrazione - proprio a causa della condizione di irregolarità - ha finito per spingerli verso la criminalità, verso traffici di droga e prostituzione, verso forme di chiusura comunitarista. In molte carceri italiane i detenuti extracomunitari sono già la maggioranza; all'inizio del 2001 i detenuti stranieri in Italia erano poco meno di 15 mila, il 40 per cento per reati di droga. La percentuale di coloro che avevano già avuto a che fare con la giustizia nei paesi di origine è davvero irrisoria; essi sono diventati delinquenti nel nostro paese. È questo il concetto di accoglienza che vogliamo sviluppare? A una visione anarchica del fenomeno immigrazione noi contrapponiamo


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una visione della legalità; alle fruste polemiche sociologiche dell'opposizione rispondiamo che la nostra politica non opera una distinzione fra immigrato e cittadino italiano, bensì fra immigrato regolare e clandestino.
L'immigrato regolare, che lavora, che paga le tasse, che accetta le nostre regole, è innegabilmente una risorsa per il nostro paese; questo soggetto risponde ai bisogni reali della società italiana che ricerca persone che lavorano in fabbrica, che si prendano cura degli anziani e che colmino l'insostenibile tasso di invecchiamento della popolazione. L'immigrato irregolare è, invece, un pericolo anche per gli stessi extracomunitari regolari. Anche per questo motivo abbiamo ritenuto, con convinzione, che non si possa operare attraverso l'obbligatorietà delle quote e, quindi, di un decreto flussi annuale prefissato, come elemento d'obbligo dell'azione politica. I flussi sono e devono essere una variabile condizionata del quadro socioeconomico nazionale ed internazionale. Integrazione, dunque, ma altrettanta fermezza nelle politiche di espulsione.
Il centrodestra vuole esprimere, attraverso la ridefinizione delle procedure del provvedimento Fini-Bossi, la chiara volontà politica di dare esecuzione all'espulsione. La certezza dell'espulsione è, infatti, un segnale chiaro, un monito agli aspiranti irregolari. Mostrando fermezza nella lotta alla clandestinità, contrastiamo doppiamente gli effetti della passata politica della sinistra che, attraverso le mancate espulsioni, oltre a non tutelare il diritto alla sicurezza dei nostri cittadini, ha evidenziato l'incertezza e la debolezza, giustappunto necessari ad incoraggiare l'afflusso di irregolari.
L'incompiutezza dei provvedimenti di espulsione, operati dai passati governi di centrosinistra, è stato il segno palese dell'incapacità di quella coalizione di governare il fenomeno dell'immigrazione. Convivere, dunque, non può significare perdere il controllo delle città, di quartieri e vedere crescere città satelliti nelle quali è addirittura inibito l'ingresso alle forze dell'ordine; non è questa la società in cui il centrodestra vuole far convivere italiani ed extracomunitari! Non possiamo tollerare l'esistenza di enclave in città o in quartieri dove i cittadini italiani sono espropriati dei loro diritti di cittadinanza.
Il lavoro nero è una preoccupante piaga sociale dal momento che quasi un terzo della ricchezza nazionale viene prodotto illegalmente. La questione del lavoro sommerso si lega inscindibilmente alla problematica degli immigrati irregolari, in quanto proprio il lavoro nero appare sempre più uno dei processi generativi e di attrazione dell'emigrazione clandestina.
Il modello di società che vogliamo costruire passa attraverso la valorizzazione della famiglia, quindi anche attraverso le famiglie degli stranieri, ma famiglie vere, fondate sulla comunione di intenti e di spirito e non nuclei che si costruiscono sull'inganno e sulla violazione della legge. I ricongiungimenti familiari che noi vogliamo tutelare ed incentivare devono, quindi, essere veri e reali, frutto dell'amore, della condivisione dei sacrifici e delle soddisfazioni che lo straniero ed il suo nucleo vivono sul nostro territorio. Non più false contraffazioni, non più famiglie costruite su leggi, usi e costumi che non possono trovare accoglienza nel nostro diritto, quello naturale e positivo ai quali si ispira la nostra società!
Siamo stati anche oggetto di forti critiche per avere eliminato la figura dello sponsor, ma noi siamo, invece, convinti della bontà della scelta. La ricerca di lavoro legata a questo istituto ha, infatti, creato prevalentemente lavoro nero o peggio criminalità e alimentato le logiche di quanti sfruttano il fenomeno dell'immigrazione ed è sicuramente alla base del grande numero di irregolari presenti sul nostro territorio.
Noi puntiamo ad una società animata da spirito di accoglienza, dalla capacità di rimettersi in discussione, di arricchire la propria cultura ed i propri costumi, tramite il contatto, il dialogo con realtà diverse. Ciò non può e non deve significare la riproposizione di ipocriti atteggiamenti, di sterile buonismo, incurante delle sacrosante esigenze della nostra comunità.


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Il progetto di una società multietnica è perseguibile e realizzabile solo se incanalato in regole chiare per tutti. Senza regole si genera solo caos, paura e diffidenza e non mi riferisco solo alla paura dei nostri cittadini di veder compromessa la propria vita, le proprie esperienze e la sicurezza dei propri figli; parlo anche della paura, che nasce negli stessi emigrati, che il disagio sociale, l'irrazionale reazione da parte della nostra comunità si possano tradurre in progetti politici che finiscano per umiliare e criminalizzare chi giunge in Italia per lavorare e, quindi, per vivere nel rispetto delle regole della nostra società.
Noi restituiremo in tal senso dignità al nostro paese, al nostro ordinamento statuale, riconoscendo diritti e doveri certi, nel rispetto dei trattati internazionali.
Il gruppo di Alleanza nazionale è, a ragione, una destra democratica europea, ricca di valori delle nostre tradizioni di umanità e di solidarietà. Alleanza nazionale non consentirà il prevalere di sentimenti avulsi dalla nostra cultura. La storia degli italiani è fatta di privazioni, sacrifici e sofferenze, di pagine scritte nel sangue della violenza, ma anche di pagine di grande successo dei nostri connazionali nel mondo.
Di lì parte il nostro essere solidale con chi cerca lavoro ed un futuro nel nostro paese. Alleanza nazionale sa di poter vincere questa sfida e per questo ci siamo battuti e ci continueremo a battere dentro e fuori il Parlamento. Giustizia, libertà e sicurezza, valori e solidarietà: la forza delle nostre idee è una garanzia per gli italiani. Speriamo lo possa diventare anche per quegli extracomunitari che decideranno di vivere in pace e nel rispetto delle nostre regole sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale e dei deputati Pecorella e Polledri).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto che stiamo per effettuare non chiude la vicenda relativa alla legge sull'immigrazione. La legge non c'è ancora; essa tornerà al Senato, probabilmente in quella sede verranno apportate alcune correzioni, indi tornerà alla Camera: vi saranno poi sei mesi per i decreti attuativi.
Dico questo non per spegnere gli entusiasmi di alcuni colleghi, ma per sottolineare come vi sia ancora tempo per rimediare a quelle che a noi sembrano le lacune, le contraddizioni e gli errori più gravi. Onorevoli colleghi, l'immigrazione è una delle più grandi sfide della nostra generazione. Milioni di donne e di uomini si stanno spostando dal sud verso il nord del mondo, dall'est verso l'ovest del mondo, spinti dalla fame, dalla miseria, dalle malattie, dalla guerra, ma anche dall'ambizione di costruirsi un futuro migliore.
Sappiamo che vi sono anche forze criminali: soggetti che si spostano per sfruttare altri esseri umani, per vendere beni o servizi che qui sono proibiti. È un processo che attraversa campi e sentimenti diversi: il lavoro, la paura, la sanità, l'insicurezza, il futuro.
Di fronte a questi enormi problemi credo che il nostro compito dovrebbe essere quello del coraggio della politica. Abbiamo ascoltato l'altro giorno, grazie ad un interessante impegno del Presidente della Camera, una lezione dell'ex Cancelliere tedesco Kohl sulle grandi difficoltà che vi sono state in Germania per l'apertura ad est e come il coraggio della politica sia riuscito a superarle, affermando un principio che sembrava del tutto impopolare e che si è rivelato poi vincente.
Di fronte a questioni di questo genere credo sarebbe necessario il coraggio della politica. Sapere scegliere e mediare, sapere dire i «no» necessari e i «sì» necessari, senza dire «no» a tutti o «sì» a tutti. Colleghi della maggioranza, lo dico con rispetto: credo che voi non abbiate avuto il coraggio della politica. Vi siete trincerati dietro l'ideologia.


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Io non replicherò al collega Cè il quale ha fatto un manifesto del nuovo razzismo con il suo intervento, il manifesto dell'odio civile.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Ma che vuol dire «nuovo» razzismo?

LUCIANO VIOLANTE. Del nuovo razzismo e dell'odio civile!

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Non si possono utilizzare questi termini!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ci sono opinioni... Onorevole collega, la richiamo all'ordine perché i termini che si possono utilizzare, a meno che non si dia del delinquente ad altri...

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Non si può! È una legge che punisce il razzismo!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, si tratta di valutazioni politiche. Invito tutti a misurare i toni, ma la prego, se ne sentono di peggio. Onorevoli colleghi, vi richiamo tutti ad un comportamento e ad usare in modo misurato le varie definizioni.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, dicevo del manifesto del nuovo razzismo, dell'odio civile e dell'ipocrisia perbenista. Voi che vi presentate come tutori delle famiglie, siete in realtà garanti delle case di tolleranza della prostituzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Devo dirvi che la legge Turco-Napolitano ha affrontato questi gravi problemi appunto con il coraggio della politica. Voi invece state cercando di alimentare sospetti e paure con una legge proibizionista. Sappiamo che una legge proibizionista incrementa l'illecito. Ha prevalso la linea dell'ipocrisia e della discriminazione. Vorrei dire al collega Tabacci e ai colleghi dell'UDC: abbiamo seguito la vostra fatica, ma sapete bene che avete ceduto non perché sperate che il Governo adotti domani un provvedimento, bensì perché è stato più forte l'estremismo della Lega nord Padania rispetto al vostro moderatismo. Ma questo è un problema della vostra coalizione.
Siete diversi, ma rischiate di essere ininfluenti in questa coalizione e questo è un problema complessivo, non è un problema soltanto vostro. Credo sappiate tutti che quella legge sull'emersione del lavoro nero, che è stata ieri richiamata da un collega, non è applicabile agli immigrati, perché se essi si avvalessero di quella legge, dopo essere emersi, sarebbero tutti quanti cacciati. Quindi, è un'ipocrisia e sull'ipocrisia si è formata quell'intesa che oggi una stampa un po' addomesticata dice che ha segnato una risoluzione di problemi interni alla maggioranza.
Perché discriminazione? Voglio citare quattro dati. Primo, l'espulsione immediatamente esecutiva. Il ricorso si farà dalla Nigeria, dall'Uganda, dal Madagascar, dalla Cina. Secondo, i bambini nei centri di permanenza. È stato respinto un emendamento con il quale chiedevamo che i bambini non fossero internati nei centri di permanenza. Terzo, l'espulsione per la minima violazione, anche inconsapevole, del testo unico sull'immigrazione. Quarto, pesanti saracinesche contro l'unità delle famiglie.
Colleghi, lo dico senza astio, però avremmo voluto vedere da quel banco o da quei banchi che qualcuno di quei colleghi che spesso sollecitano il rispetto delle garanzie, dei diritti, della giustizia, prendesse la parola contro queste discriminazioni. Avremmo voluto che tutti quei colleghi, che a volte abbiamo visto qui mescolare le funzioni di avvocato con quelle di deputato, prendessero la parola per dirci che le garanzie devono essere uguali per tutti, altrimenti sono discriminazioni. Ma loro hanno taciuto. Ed io credo che non sia positivo che, nelle file del centrodestra, agguerritissimo, quando si tratta di difendere i privilegi di alcuni, si sia passati al silenzio tombale quando si è trattato di difendere livelli di legalità uguali per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo,


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della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Non voglio usare un'espressione pesante, ma la doppia legalità non garantisce la coesione sociale, alimenta l'insicurezza e crea discriminazione e dalla discriminazione poi nasce il disordine.
Questo provvedimento respinge le richieste degli imprenditori italiani. Non della grande impresa, che non ha un problema su questo versante, onorevole Cè, ma della piccola e piccolissima impresa, che costituisce un asse del nostro sistema produttivo e una parte rilevante del nostro elettorato. E questo è un dato grave, perché gli imprenditori ci hanno detto che l'economia ha bisogno di manodopera per lavori che gli italiani non intendono fare.
I decreti sui flussi sono discrezionali, le procedure sono lunghe e complicate, non avete aggiunto un uomo alle prefetture che dovranno provvedere ai centri per l'immigrazione. Come faranno, come si muoveranno? Il piccolo e medio imprenditore che ha bisogno di un certo numero di operai per soddisfare un ordine urgente o li prende in nero o non li prende e perde l'ordine. I piccoli e medi imprenditori non possono programmare la propria attività, perché non sanno se l'anno successivo ci saranno immigrati o meno che potranno lavorare.
Lo sviluppo è penalizzato. Avete respinto le richieste di una regione, come la regione Veneto, che chiedeva di stipulare accordi di programma tra Stato e regioni per gestire i flussi di ingresso del lavoro. Non avete in alcun modo favorito l'impresa e la vostra mania delle manette - «illusione repressiva», avrebbe detto Ingrao - ha indotto anzi a fissare la pena della reclusione per l'imprenditore che abbia alle sue dipendenze un lavoratore extracomunitario che non abbia chiesto tempestivamente il rinnovo del permesso di soggiorno. In altre parole, il piccolo imprenditore deve fare il controllore dei propri dipendenti e risponde penalmente se quel dipendente non ha fatto tempestivamente la richiesta di rinnovo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Ma avete compreso cosa state combinando? Invece di aiutare l'impresa, la state criminalizzando! È questa la linea di sviluppo dell'Italia che avete davanti?
Passiamo al tema della sicurezza. Una parte rilevante degli italiani ha paura per la propria sicurezza e fa risalire questo suo sentimento alla presenza degli extracomunitari. Noi contestiamo l'eguaglianza extracomunitario-criminale, che voi tante volte avallate, ma non sottovalutiamo questo sentimento di insicurezza; denunciamo però che questo provvedimento aumenterà il numero dei clandestini e ridurrà l'opportunità delle forze di polizia di intervenire per la sicurezza dei cittadini. I clandestini aumenteranno a causa degli sbarramenti che avete istituito per il loro ingresso, per la precarietà delle condizioni di chi è legalmente entrato. Basta la violazione di una qualsiasi disposizione del testo unico per essere cacciati, senza poter appellarsi, perché ci si appella dall'estero.
Sui limiti disumani ai ricongiungimenti familiari voglio porvi la seguente domanda: chi accerterà se, in Madagascar, il genitore ultrasessantacinquenne ha altri figli che possano mantenerlo? Come si farà questo accertamento? Come si comporrà l'unità familiare? Ma di quale famiglia parlate? Come fate a presentarvi, qui, domani, tra una settimana - quando parleremo di altre questioni - come tutori delle famiglie quando state ponendo questi sbarramenti? Tutto questo renderà più semplice essere clandestino che essere regolare.
Per seguire gli accompagnamenti alle frontiere, colleghi, occorrono millecinquecento poliziotti (ci è stato riferito durante le audizioni nella Commissione Affari costituzionali). Da quali compiti verranno distolti questi millecinquecento poliziotti?
Nel 2000 sono state prese le impronte a 220 mila persone. Poiché dovranno essere prese le impronte a 140 mila persone, occorrono 6 mila unità in più per fare questo lavoro, posto che ogni rilevazione delle impronte porta via dieci minuti. Queste altre seimila unità delle forze di polizia da dove le prenderete?


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MARIO PEPE. Dagli uffici!

LUCIANO VIOLANTE. Le distoglierete dai compiti di sicurezza? Noi abbiamo chiesto che venissero aumentati di 15 mila uomini gli organici delle forze di polizia, dei carabinieri, della Guardia di finanza e della polizia penitenziaria. Ci avete risposto di no. La risposta sulla sicurezza sarebbe stata «più forze di polizia sul territorio per garantire maggiore sicurezza sulle strade». Avete respinto questa proposta. Per questo affermo che la vostra è una presa di posizione ideologica; 7.500 persone, appartenenti alle forze di polizia, saranno distolte dai loro compiti ordinari.
Si tratta, dunque, di un provvedimento che penalizza lo sviluppo del nostro paese, che criminalizza gli imprenditori, che discrimina gli stranieri e che dà - questo è l'assurdo maggiore - più garanzie ai criminali che ai lavoratori extracomunitari, perché il criminale, essendo arrestato, può impugnare, può appellare, può godere di una difesa, può essere scarcerato, invece, il lavoratore extracomunitario, che abbia violato una qualsiasi prescrizione del testo unico, è cacciato immediatamente e non può impugnare, non può presentare le sue ragioni, deve rivolgersi al consolato del suo paese dove sarà cacciato. È più conveniente, sulla base di questa legge, diventare un criminale che essere una persona per bene.
Colleghi, invece di costruire le condizioni per una nuova coesione sociale, fondata sulla certezza dei diritti e sulla chiarezza dei doveri, avete inventato un nuovo nemico, creato nuove insicurezze, istituito nuove instabilità. State recando un grave danno alla civiltà e all'economia del nostro paese. La cosa più grave, colleghi, è che state ricostituendo un clima di odio nel paese, un clima di paura. Credo che si faccia in tempo a correggere questo indirizzo. Credo sia possibile riflettere su questi dati e mutare orientamento.
State garantendo soltanto un elemento di insicurezza profonda nel nostro paese. La nostra battaglia continuerà in Parlamento, al Senato, nel paese, perché si ristabilisca un clima di convivenza civile...

PRESIDENTE. Onorevole Violante...

LUCIANO VIOLANTE. Grazie, Presidente. Non perché la multietnicità sia un vantaggio o un obiettivo assoluto, ma perché sappiamo che il futuro delle grandi democrazie è legato alla capacità di convivere con chi è diverso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà.

SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare, a nome del gruppo di Forza Italia, la relatrice di questo provvedimento, l'onorevole Isabella Bertolini... (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU) e della Lega nord Padania)... che ha svolto questo compito con intelligenza, con mano ferma ma, al tempo stesso, dimostrando apertura al dialogo e a tutte le proposte migliorative giunte anche dall'opposizione. Forse ai nomi dell'onorevole Fini e Bossi occorrerebbe aggiungere anche quello dell'onorevole Bertolini. Non c'è dubbio che su questo provvedimento, onorevoli colleghi, si misura la capacità di Governo di questa maggioranza. È in gioco il patto elettorale stabilito con gli elettori e il profilo riformatore di questo Governo e di questa maggioranza. È un banco di prova importante, dunque, non solo per questo Governo, ma anche per l'opposizione che ha la possibilità di dimostrare la propria maturità e la propria responsabilità. Purtroppo, nel corso di questo dibattito, l'opposizione è ricaduta, molto spesso, nel perdurante vizio di rivolgere ai parlamentari della maggioranza le solite ingiurie. Siamo stati accusati persino di essere degli schiavisti.
Anche stavolta, non vi è neppure passato per la mente che anche noi, proprio come voi, possiamo avere delle buone ragioni, che meritano il vostro rispetto


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(Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale), che anche noi possiamo avere idee su come affrontare meglio e su come governare il problema dell'immigrazione senza, per ciò, dovercene vergognare o dover subire i vostri improperi. La prima cosa che dovete ancora imparare è il rispetto delle idee dei vostri avversari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
Non dobbiamo mai dimenticare - è stato ricordato anche dall'onorevole Violante - che il problema dell'immigrazione è serio e riguarda tutti i paesi sviluppati dell'occidente. Tutti questi paesi, compresa l'Italia, stanno cercando di affrontarlo con strumenti legislativi nuovi e attraverso azioni politiche a carattere internazionale che hanno l'obiettivo di affrontare alla radice i gravi squilibri sociali ed economici da cui originano i movimenti di emigrazione: milioni di uomini e di donne in fuga dalla povertà e dalla miseria, a volte dalle guerre e dalle persecuzioni, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli.
Conosciamo molto bene tale fenomeno perché l'Italia ha sperimentato, nel passato, uno dei più estesi e più prolungati fenomeni migratori che si siano mai conosciuti. Dobbiamo sapere, perciò, che il problema non si può risolvere con la bacchetta magica né con provvedimenti demagogici. Tutti ormai ammettono, anche voi dell'opposizione, che l'attuale legge Turco-Napolitano è da rivedere profondamente, essendosi rivelata inadeguata anche rispetto agli obiettivi stessi che si proponeva (soltanto ieri, un commentatore obbiettivo e sopra le parti ricordava esplicitamente il fallimento delle politiche sull'immigrazione dei governi di centrosinistra).
Non è in discussione, pertanto, la necessità di intervenire, e rapidamente, per arginare un fenomeno sempre più grave, quanto il modo di affrontarlo: con quale politica estera, con quali progetti di cooperazione internazionale, con quali nuovi strumenti legislativi, con quali valori; e, come ricordava il cardinale Ruini, i valori prescelti debbono essere in grado di contemperare le ragioni della legalità con quelle dell'accoglienza, le ragioni della sicurezza con quelle della solidarietà.
Voi, amici dell'opposizione, non riuscirete a bollare questo disegno di legge come ingiusto e ispirato a principi contrari alla nostra tradizione e alla nostra vocazione autenticamente democratica, liberale e cristiana. Questo, onorevoli colleghi, è un disegno di legge che ci detta il popolo italiano! Anche i vostri elettori, amici dell'opposizione, lo invocano; ed anche voi fareste meglio a dare ascolto alle preoccupazioni dei cittadini italiani!
Approvando questo disegno di legge, faremo solo ciò che già voi avreste dovuto fare: offriremo risposte concrete, efficaci e convincenti a quei problemi che nemmeno voi potete ignorare (infatti, siete divisi, come dimostrano le posizioni espresse dall'onorevole Rutelli). Non siamo noi ad alimentare, con questo disegno di legge, sentimenti di odio e di paura nei confronti degli stranieri: semmai, abbiamo il merito di indicare soluzioni efficaci e civili a problemi reali, in conformità a principi di civiltà e di rispetto autentico per la dignità di ogni persona.
Onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo oggi ad approvare è un provvedimento rigoroso, che individua nel lavoro e non nella clandestinità la condizione di base di ingresso nel nostro paese. Si tratta di un provvedimento che intende funzionare da barriera e non da richiamo per nuovi e maggiori flussi di immigrazione indiscriminata ed è un provvedimento che si propone di contrastare severamente gli immigrati che vengono nel nostro paese per delinquere. Si tratta di un provvedimento, però, che promuove e favorisce le condizioni ed offre gli strumenti indispensabili per accogliere dignitosamente coloro che vogliono venire in Italia per lavorare legalmente ed inserirsi a pieno titolo nella nostra società, rispettandone le leggi e la cultura. È un provvedimento, in sostanza, che si propone di far perdere al fenomeno dell'immigrazione il suo carattere di emergenza. Il modo migliore, infatti, per prevenire il diffondersi


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di sentimenti negativi nei confronti della presenza degli stranieri nel nostro paese è un serio controllo dell'immigrazione. Questo, onorevole Violante, è il coraggio della politica che voi in questi anni avete smarrito (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Spalancare le porte all'immigrazione, come molti di voi sostengono, può essere una posizione moralmente appagante, ma politicamente catastrofica. Nessuno può ignorare, infatti, che il fenomeno dell'immigrazione ha assunto ed assumerà sempre di più dimensioni e caratteristiche tali da avere conseguenze di carattere sociale e politico in tutti i paesi europei. Ciò che è avvenuto in Francia e in Olanda ha rivelato un malessere profondo della nostra democrazia ed una sfiducia crescente nei confronti della politica e della sua capacità di affrontare innanzitutto i temi della sicurezza, della criminalità, dell'immigrazione e della qualità della vita nelle nostre città e nelle periferie degradate delle nostre grandi città. Inquietudini e preoccupazioni, amici dell'opposizione, che investono soprattutto le classi sociali più deboli, che sono le più indifese rispetto ad una immigrazione incontrollata che mette in discussione e minaccia la loro situazione sociale e la loro identità culturale. Guardare a questi problemi, a questa realtà con gli schemi del passato non aiuta a comprenderla né a governarla secondo principi di libertà e di progresso. Ancor meno aiuta etichettare le fondate preoccupazioni dei cittadini come se fossero sempre e comunque l'espressione di egoismi, di fascismo e di razzismo.
È sorprendente, amici dell'opposizione, come nelle vostre riflessioni più consapevoli, più impegnate, mostriate effettivamente di essere consapevoli della necessità di fare i conti con questa nuova realtà, ma siate poi ricondotti al momento decisivo, per una sorta di coazione a ripetere, ad assumere le posizioni più rassicuranti del passato.
Per concludere, l'opposizione ha perso un'altra occasione preziosa per svolgere un'opposizione costruttiva e per dimostrare di essere in sintonia con il paese. La maggioranza, al contrario, può avere il legittimo orgoglio di avere portato a compimento in tempi brevissimi un altro impegno importante del piano di Governo, una delle riforme più importanti annunciate durante la campagna elettorale. Si tratta di un successo di tutta la maggioranza, di tutte le sue componenti; nessuno ha imposto niente, nessuno può vantare un merito in più degli altri. Tutti hanno concorso con senso di responsabilità e con le loro diverse sensibilità ad andare avanti spediti sulla strada delle riforme e ad approvare un provvedimento utile per il paese, di cui possiamo andare fieri. Per questo Forza Italia darà il suo voto convinto a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e dell'UDC (CCD-CDU)).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come voi sapete è in corso a Roma, presso la Camera dei deputati, la riunione della grande Commissione, un protocollo d'intesa che lega la Camera dei deputati e la Duma di Stato dell'Assemblea federale della Federazione russa, presieduta, per quanto riguarda la parte italiana, dal presidente della Commissione esteri, onorevole Gustavo Selva.
Sono presenti in tribuna i parlamentari della Duma di Stato russa guidati dal Presidente Gennady Seleznev che voglio ringraziare ed a cui voglio rivolgere il saluto di tutta l'Assemblea. Un saluto che, peraltro, è nella tradizione del grande rapporto di amicizia tra Italia e Russia (Generali applausi - L'Assemblea ed i membri del Governo si levano in piedi).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione

RENZO INNOCENTI. Allora ci iscriviamo anche noi!


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GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, con riferimento alle mie parole durante l'intervento del presidente Violante vorrei precisare che, sicuramente, il mio intervento non è stato, se così possiamo definirla, un'offesa al prestigio del presidente Violante ma ai termini ed alle parole che sono state adoperate.
Nel corso di questo lungo dibattito abbiamo subito, costantemente e continuamente, come deputati di maggioranza, tutta una serie di accuse tra cui la più ricorrente è stata quella di razzismo.
Ebbene, signor Presidente, siamo in un Parlamento e in un Parlamento le parole pesano e pesano molto ed ancor di più pesano in occasioni come questa di un dibattito interessante e profondo che riguarda tutta la nostra società. Pensiamo anche che nella società moderna le parole determinino la vittoria o meno di uno schieramento politico o, peggio ancora, determinino la legittimità o meno di uno schieramento politico di potersi proporre nella battaglia politica. Riteniamo inoltre che anche lo sviluppo, sempre più abnorme, di legislazione (anche a livello europeo) riguardante i reati di opinione sia, sicuramente, un fenomeno negativo.
Dunque, signor Presidente, delle due l'una: o le accuse di razzismo sono giustificate e allora il Presidente della Camera deve intervenire per bloccare la legge in base alla legislazione nazionale (legge Mancino) o ai principi del diritto internazionale, oppure... (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

GIOVANNI RUSSO SPENA. Razzista!

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. ...oppure questa legge, questi deputati e questa maggioranza non hanno nulla a che fare con il razzismo. Lei deve intervenire duramente per bloccare, con gli strumenti regolamentari in suo potere, queste espressioni assolutamente lesive della dignità dei deputati...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Guido Giuseppe Rossi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, il termine razzista non è generalizzabile né tanto meno applicabile a tutti coloro che, in quest'aula, pur avendo idee diverse su questa legge, si pronunceranno, tra poco, con un voto differenziato. Ciò che veramente può rendere razzista questa legge - e a nostro giudizio così è - è che questa legge pone in atto discriminazioni nei confronti dell'immigrato a prescindere dalla condizione di regolarità o irregolarità in cui l'immigrato si trovi ed a prescindere, anche, dal contesto sociale in cui questo operi. Lo abbiamo detto ieri: il punto più importante ed emblematico lo avete raggiunto, paradossalmente, su un aspetto che voi stessi avete sostenuto e che, allo stesso tempo avete contraddetto. Voi regolarizzate una parte degli immigrati che lavorano in questo paese ed impedite ad altri di essere nella stessa condizione. La vera discriminante non è l'omogeneità (problema che è stato sollevato ieri) ma la disomogeneità tra immigrati e italiani. In questo paese, da domani, una volta che la legge sarà stata approvata anche dal Senato, vi saranno immigrati che potranno essere regolarizzati ed immigrati che dovranno essere espulsi perché, pur avendo un lavoro, non potranno essere regolarizzati.
Vi saranno italiani che potranno recarsi a regolarizzare gli immigrati che lavorano nelle proprie famiglie, mentre vi saranno italiani imprenditori che saranno mandati in galera, o che comunque rischieranno la galera, perché voi avete impedito (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevole Nigra, la ringrazio.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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