SENATO DELLA REPUBBLICA
óóóóóó XIV LEGISLATURA óóóóóó

179a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 29 MAGGIO 2002

(Pomeridiana)

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Presidenza del vice presidente FISICHELLA,

indi del vice presidente CALDEROLI



RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

La seduta inizia alle ore 16,32.

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana di ieri.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,36 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Sullíesito di una votazione

ZAVOLI (Misto). Dai tabulati relativi alla votazione finale del disegno di legge n. 1213, di modifica dell'articolo 51 della Costituzione, risulta aver espresso erroneamente voto contrario. Chiede pertanto venga messo agli atti il suo sostegno alla norma approvata in prima deliberazione dal Senato nella seduta antimeridiana.

PRESIDENTE. Ne prende atto.

Discussione dei disegni di legge:

(1415) Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997 (Approvato dalla Camera dei deputati)

(843) TURRONI ed altri. ñ Ratifica ed attuazione del Protocollo adottato in data 11 dicembre 1997 a Kyoto dalla terza Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici

(Relazione orale)

Approvazione del disegno di legge n 1415

PRESIDENTE. Autorizza i senatori Moncada e Castagnetti a svolgere la relazione orale.

MONCADA, relatore. L'approvazione quasi unanime da parte della Camera dei deputati del disegno di legge n. 1415 ed il lungo iter della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992, che ha visto l'Italia sempre schierata in prima linea nelle politiche di difesa ambientale, rendono ragionevole attendersi una rapida e consapevole approvazione definitiva dell'autorizzazione al Presidente della Repubblica a ratificare il Protocollo di Kyoto. Tale accordo impegna i Paesi industrializzati a ridurre il totale delle emissioni di gas ad effetto serra del 5 per cento entro il 2012, indicando specifiche misure di riduzione e prevedendo programmi di cooperazione fra i Paesi industrializzati, attraverso l'adozione di meccanismi di sviluppo tecnologico rispettosi dell'ambiente (joint implementation), e con i Paesi in via di sviluppo (clean development mechanism). Inoltre è stata prevista la possibilità di acquistare crediti di emissione da parte di imprese che abbiano raggiunto livelli inferiori a quelli previsti dei rispettivi impegni di riduzione (emission trading), possibilità dalla quale tuttavia sono escluse le centrali nucleari. A seguito del fallimento della VI Conferenza delle Parti della Convenzione, svoltasi all'Aja nel novembre 2000, e della decisione degli Stati Uniti di non aderire al Protocollo, è stato raggiunto a Bonn un accordo che prende atto che l'obiettivo di riduzione fissato a Kyoto deve essere ridimensionato e riconosce ampie possibilità di utilizzo dei sinks, cioè di opere di rimboschimento e di implementazione delle attività agro-forestali destinate ad assorbire il carbonio atmosferico, prevedendo anche l'istituzione di un fondo per sostenere i Paesi in via di sviluppo, che impegna l'Italia per una cifra pari a 68 milioni di euro l'anno. Líarticolo 2 del disegno di legge di ratifica assume particolare rilevanza in quanto, in attesa della definizione di norme e politiche comuni da parte dellíUnione europea, impegna sin d'ora l'Italia all'adozione di un piano nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e l'aumento del loro assorbimento, cui dovrà accompagnarsi una relazione finalizzata a migliorare l'efficienza energetica e promuovere l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, a migliorare l'assorbimento con cambiamenti d'uso del suolo e forestali, a realizzare iniziative congiunte con i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, ad accelerare le ricerche per l'introduzione dell'idrogeno come combustibile. Inoltre, il Ministro dell'ambiente deve individuare dei programmi pilota da attuare a livello nazionale e internazionale, sui quali andrà presentata in Parlamento una relazione annuale che potrà costituire occasione di confronto sulle politiche ambientali. Chiede pertanto allíAula un voto favorevole sul disegno di legge in esame, ricordando che il Protocollo di Kyoto rappresenta un punto di partenza nella presa di coscienza collettiva della necessità di rispettare l'ecosistema e che la mancata adesione degli Stati Uniti, mitigata dalla recente adozione di un programma per l'incentivazione di tecnologie a bassa emissione di carbonio, desta rammarico ma non può rallentare questo processo, che anzi potrà essere incentivato dalla cooperazione per líinnovazione tecnologica prevista dallíaccordo siglato dal presidente Bush e dal presidente del Consiglio Berlusconi il 23 luglio scorso. In tale ambito, particolare rilievo avrà la cooperazione in sede comunitaria per individuare i modelli di intervento più efficaci anche dal punto di vista dei costi. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e LP e del senatore Giovanelli).

CASTAGNETTI, relatore. Sottolinea la rilevanza della ratifica del Protocollo sotto il profilo dei rapporti internazionali, nonché la portata interlocutoria e di sensibilizzazione delle misure adottate, poiché non può ritenersi ancora definita una soluzione su cui la comunità scientifica sia in grado di esprimersi concordemente in relazione all'emissione dei cosiddetti gas serra. Se infatti il Protocollo di Kyoto recepisce una logica dirigistica e vincolista, non si può criminalizzare la politica adottata da quei Paesi, e primi fra tutti gli Stati Uniti, che si affidano ai meccanismi riequilibratori dello sviluppo tecnologico stesso e del mercato; e se, alla luce delle attuali attestazioni della ricerca, entrambe le soluzioni rischiano di rivelarsi ingenue o velleitarie, se non altro il Protocollo testimonia la consapevolezza da parte dellíumanità della necessità di un limite per l'emissione dei gas serra, che l'Italia dovrà onorare con un impegno finanziario adeguato agli obiettivi stabiliti. Ad ogni modo, è apprezzabile che l'Italia abbia inteso seguire la via maestra di un adeguamento alle decisioni dell'Unione europea, che tra due giorni formalizzerà la sua adesione al Protocollo. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE, AN e LP).

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione generale.

TURRONI (Verdi-U). Il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto giunge all'esame dell'Assemblea con notevole ritardo e rischia di far mancare l'Italia allíimpegno assunto di una ratifica comune da parte dei paesi dellíUnione europea. Nonostante sia indubbiamente dimostrata dalla comunità scientifica la necessità di ridurre il livello di emissione dei gas serra prodotti negli ultimi cinquant'anni, la mancata adesione degli Stati Uniti e di altri Paesi rischia di impedire líentrata in vigore del Protocollo, che potrà avvenire soltanto quando almeno 55 Parti della Convenzione, responsabili di almeno il 55 per cento del totale delle emissioni, lo avranno ratificato. Quanto poi al merito dell'articolato, bisognerebbe verificare le conseguenze dell'obbligo imposto dall'Unione europea sul livello dei costi; in ogni caso, è scorretto utilizzare la sottoscrizione del Protocollo per reintrodurre nel sistema una modalità di produzione di energia, quella nucleare, che gli italiani avevano già rifiutato attraverso lo svolgimento di un referendum. Tuttavia, la sola ratifica non è sufficiente per invertire una tendenza che sembra essere stata impressa alla politica ambientalista dal ministro Lunardi, con le numerose opere infrastrutturali in via di realizzazione. Nel dare pertanto per illustrato líordine del giorno G100, ritira líordine del giorno G102.

VALLONE (Mar-DL-U). La ratifica del Protocollo di Kyoto, la cui applicazione unilaterale rappresenta per l'Europa uno stimolo allo sviluppo di tecnologie innovative, giunge all'esame del Parlamento con notevole ritardo, nonostante gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'ambiente. Le misure previste dal disegno di legge per la riduzione delle emissioni di gas serra sono assolutamente inadeguate ed appare preoccupante che ai fini dell'adempimento del Protocollo possa essere considerato il ricorso ad energia prodotta da centrali nucleari collocate all'estero. L'Esecutivo non ha realizzato alcuna politica efficace per ridurre le emissioni di gas serra, ha destinato a tale obiettivo risorse finanziarie; al contrario, con l'abolizione della carbon tax ha eliminato l'unica norma in grado di operare in tal senso. E' auspicabile pertanto che il prossimo DPEF e la legge finanziaria per il 2003 prevedano misure quali la contabilità ambientale e soprattutto risorse adeguate per la tutela dell'ambiente. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

ZAPPACOSTA (AN). Con la ratifica del Protocollo di Kyoto e la sua applicazione unilaterale l'Europa si pone come punto di riferimento per l'intera civiltà e l'Italia assume un impegno che dovrà essere accompagnato dall'adozione di politiche attive, nella consapevolezza delle proprie responsabilità anche rispetto allo sviluppo demografico ed economico di grandi Paesi del pianeta. Il Protocollo, su cui gli Stati Uniti hanno mantenuto una posizione di neutralità attiva, impegna i sottoscrittori ad assumere una responsabilità congiunta nella riduzione delle emissioni inquinanti che possono determinare dannosi cambiamenti climatici. Il Governo e la maggioranza hanno voluto attuare il Protocollo in modo puntuale e dettagliato, indicando le misure specifiche che saranno adottate per rispettarne le clausole. Ritiene infine assolutamente necessario sviluppare la ricerca sull'utilizzo dell'idrogeno come combustibile, mentre non condivide la contrarietà espressa dal senatore Turroni sull'utilizzo, allo stesso scopo, dei rifiuti solidi urbani, in quanto sono già in funzione in Europa termovalorizzatori a minimo impatto ambientale. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC:CCD-CDU-DE).

GIOVANELLI (DS-U). La ratifica in esame è un atto estremamente importante, in quanto la politica ambientale italiana, cioè di una delle prime potenze industriali del mondo, coincide in buona parte con la sua politica estera, in quanto richiede l'impiego di risorse umane e tecnologiche per lo sviluppo sostenibile, che rappresenta l'orizzonte della politica del nuovo secolo e che necessita di nuovi strumenti di governance, stanti le gravi conseguenze nella vita di numerose popolazioni determinate dalla crescita esponenziale della produzione di anidride carbonica. Pur essendo rispettabile la scelta degli Stati Uniti di non firmare il Protocollo e pur essendo inadeguata un'opzione dirigistica nella soluzione di tali problemi, l'ultima versione del Protocollo stesso è estremamente flessibile e apre degli spazi per lo sviluppo di tecnologie innovative. Appare pertanto fideistica la scelta statunitense di affidare la soluzione dei problemi esclusivamente al mercato, anche se è necessario che i Paesi europei mantengano aperto il confronto con gli Stati Uniti per lo sviluppo di tecnologie pulite. Dopo aver espresso contrarietà alla possibilità che l'energia nucleare prodotta all'estero sia considerata ai fini dell'adempimento del Protocollo, rileva l'inadeguatezza della struttura produttiva italiana rispetto a tali grandi questioni e sottolinea l'esigenza di migliorare gli strumenti della governance, a partire dalla contabilità ambientale e da politiche fiscali coerenti. Il testo in esame, su cui il Gruppo voterà comunque a favore, è eccessivamente generico, per cui è auspicabile che la politica ambientale del Governo venga concretizzata già nel prossimo DPEF.

NOVI (FI). Occorre dare una valutazione pragmatica del Protocollo di Kyoto, considerandone líeffettiva portata quale strumento transitorio diretto al raggiungimento di obiettivi limitati, evitando un approccio ideologico e utopistico in ordine alla questione della riduzione delle emissioni inquinanti. Infatti, l'impegno assunto dall'Italia di ridurre del 6,5 per cento i livelli di emissione rispetto al 1990 entro il 2002 non è stato rispettato, soprattutto per la mancanza di volontà dei precedenti Governi di operare scelte strategiche e strutturali. In tal senso occorre non demonizzare, come invece fanno settori del mondo ambientalista, l'intenzione degli Stati Uniti di non ratificare il Protocollo di Kyoto in quanto tale posizione si è poi concretizzata in imponenti stanziamenti a favore della politica ambientale, in particolare in investimenti sulle nuove tecnologie. Preso atto dell'impossibilità di raggiungere gli obiettivi fissati a Kyoto, è preferibile dunque per l'Italia tener conto delle indicazioni emerse dalla Conferenza di Marrakesh dove sono state individuate soluzioni di compromesso più realistiche. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC:CCD-CDU-DE).

ROLLANDIN (Aut). Nel sottolineare l'importanza degli impegni unilaterali che l'Italia si assume con la ratifica del Protocollo di Kyoto, illustra l'ordine del giorno G104 che focalizza l'attenzione sui problemi inerenti le montagne, in considerazione della ricorrenza dell'Anno internazionale delle montagne proclamato dalle Nazioni Unite. In tal senso si impegna il Governo a valorizzare la specificità dei territori montani promuovendone la conservazione e lo sviluppo sostenibile attraverso la partecipazione delle collettività locali. (Applausi dal Gruppo Aut e dei senatori Agoni e Vicini).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione generale.

MONCADA, relatore. Prende atto delle valutazioni positive emerse nella discussione generale in ordine alla ratifica del Protocollo di Kyoto.

CASTAGNETTI, relatore. Occorre valutare il Protocollo di Kyoto nella sua reale portata di tappa fondamentale nel processo avviato a livello internazionale sulla politica ambientale, pur senza assegnare ad esso il valore di strumento risolutivo. Conferma che nel disegno di legge non si affronta in alcun modo la questione dell'energia nucleare, anche se invita alla riflessione sulle fonti energetiche in generale.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. La ratifica del Protocollo di Kyoto rappresenta un atto dovuto che riveste grande significato politico in direzione della creazione di un patto globale per l'ambiente. Peraltro, dopo l'individuazione di soluzioni più realistiche nella Conferenza di Marrakesh l'obiettivo di rispettare gli impegni previsti nel provvedimento appare raggiungibile. In particolare, ai fini della riduzione delle emissioni inquinanti è importante lo sviluppo delle energie alternative, quali quelle derivanti da rifiuti solidi urbani e dal recupero del biogas. Conferma infine líimpossibilità di guadagnare crediti rispetto alle emissioni relative alla produzione di energia nucleare. (Applausi dai senatori Moncada e Fasolino).

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. Dà lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo e sugli emendamenti. (v. Resoconto stenografico).

Passa all'esame degli ordini del giorno, precisando che il G101 e il G103 vanno riferiti allíarticolo 2 del disegno di legge n. 1415 ed assumono dunque la denominazione rispettivamente di G2.104 e G2.105.

MONCADA, relatore. Esprime parere favorevole all'accoglimento degli ordini del giorno G.100 e G.104.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Accoglie gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Pertanto non saranno posti in votazione. Passa all'esame degli articoli del disegno di legge n. 1415.

Il Senato approva l'articolo 1.

PRESIDENTE. Passa allíesame dellíarticolo 2 e degli emendamenti e degli ordini del giorno ad esso riferiti.

TURRONI (Verdi-U). Illustra gli emendamenti presentati all'articolo 2. In particolare, il 2.2 propone di sopprimere il riferimento ai minori costi nell'individuare le politiche che consentano di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni in quanto occorre considerare l'ambiente quale opportunità di sviluppo economico, incentivando in particolare le nuove tecnologie. In tale direzione emendamento 2.4 propone di incentivare la ricerca e le misure finalizzate al risparmio energetico mediante l'utilizzo di fonti di energia rinnovabile, così come l'emendamento 2.10 è volto ad introdurre una specifica previsione per la costruzione e il potenziamento di impianti di produzione di energia eolica e solare. (Applausi dal Gruppo Verdi-U).

GIOVANELLI (DS-U). Gli ordini del giorno G2.104 e G2.105 chiedono da un lato l'adozione tanto di strumenti di monitoraggio permanente dell'emissione di gas serra quanto di procedure di contabilità ambientale, dall'altro l'esclusione, nel perseguimento degli obiettivi del Protocollo, di ogni iniziativa riferita all'utilizzo dell'energia nucleare.

MONCADA, relatore. Esprime parere contrario sugli emendamenti e favorevole sugli ordini del giorno.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Esprime parere contrario sugli emendamenti ed accoglie tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Accolti dal Governo, gli ordini del giorno G2.104, G2.105, G2.100, G2.101, G2.102 e G2.103 (testo 2), non vengono posti ai voti.

Il Senato respinge tutti gli emendamenti all'articolo 2 ed approva gli articoli 2 e 3.

TURRONI (Verdi-U). Ritira l'emendamento 3.0.1. (Applausi dal Gruppo LP).

Il Senato approva l'articolo 4.

PRESIDENTE.

Passa alla votazione finale.

MALENTACCHI (Misto-RC). I senatori di Rifondazione comunista esprimeranno voto contrario alla ratifica del Protocollo di Kyoto, rilevando la contraddizione delle misure adottate dal Governo in materia di politica ambientale, da ultimo con il collegato approvato nella seduta antimeridiana, rispetto agli obiettivi assunti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite. Tale atteggiamento appare tanto più ipocrita alla luce delle denunce della comunità scientifica circa la drammaticità dei problemi derivanti dall'aumento dell'effetto serra, dalla sempre più evidente rottura dei cicli climatici, dal surriscaldamento dellíatmosfera, dalle mutate condizioni meteorologiche e dalla sempre più diffusa siccità. Gli accordi raggiunti a Kyoto intendevano segnare l'inizio di una regolazione negoziata delle emissioni inquinanti, ma sono stati via via ridimensionati a causa delle pressioni dei forti interessi industriali, rappresentati in primo luogo dall'attuale Amministrazione statunitense. Tuttavia, pur nella loro attuale limitatezza, potrebbero essere perseguiti dall'Italia solo attraverso rigorose politiche di sviluppo industriale ecocompatibile e di intermodalità nei trasporti e non certo con la deregolazione selvaggia perseguita a tutti livelli dal Governo di centrodestra. (Applausi dal Gruppo Misto-RC).

TURRONI (Verdi-U). I senatori Verdi, soddisfatti per i chiarimenti ricevuti dal Governo e dai relatori in relazione all'esclusione di implicite aperture al nucleare ed alla conservazione delle foreste primarie, materie sulle quali sono stati accolti appositi ordini del giorno, mutano l'atteggiamento di voto assunto alla Camera dei deputati ed esprimono voto favorevole. (Applausi dal Gruppo Verdi-U).

BORDON (Mar-DL-U). Dichiara il voto favorevole della Margherita, sottolineando tuttavia come la ratifica del Protocollo di Kyoto avvenga in un contesto di scarsa consapevolezza delle modifiche radicali dei modelli di sviluppo fin qui adottati dall'Occidente e fatti propri anche da una potenza demografica come la Cina, modifiche che si renderanno necessarie per giungere ad una riduzione di emissioni di gas con effetto serra idonea ad arrestare gli sconvolgimenti climatici attualmente in atto, che rischiano di avere conseguenze disastrose nel volgere di pochi decenni. Chiede peraltro al Governo di impegnarsi per giungere alla ratifica da parte della percentuale di sottoscrittori e di produttori di sostanze inquinanti richiesta per líentrata in vigore del Protocollo, facendo leva in particolare sui buoni rapporti che attualmente intercorrono con la Federazione russa. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

DE ZULUETA (DS-U). Dopo aver espresso un atteggiamento riluttante ed addirittura di contrarietà all'inizio di legislatura, con la tentazione di seguire gli Stati Uniti nella loro opposizione alla ratifica del Protocollo, e dopo gli ambigui tentativi di inserire nella legge anche la clausola nucleare, il Governo ha improvvisamente accelerato le procedure di ratifica per giungervi entro la scadenza del 31 maggio, data nella quale tutti i Paesi membri dellíUnione europea depositeranno ufficialmente le leggi di ratifica, atti peraltro dovuti in relazione agli obblighi comunitari. Il perseguimento concreto degli obiettivi del Protocollo, e quindi di una radicale inversione di tendenza delle politiche industriali sin qui adottate, necessiterebbe di una rivoluzione culturale in nome della sostenibilità dello sviluppo e di provvedimenti di ampio respiro condivisi dall'opinione pubblica. Purtroppo le scelte sin qui adottate dal Governo in materia di trasporti, di carbon tax e di svendita dei beni pubblici sembrano andare in tutt'altro senso: è auspicabile che un serio monitoraggio dell'andamento dell'emissione dei gas ad effetto serra consenta al Parlamento ed all'opinione pubblica di indirizzare sempre più le politiche industriali a modelli compatibili con la salvaguardia dellíambiente. (Applausi dal Gruppo DS-U).

BERGAMO (UDC:CCD-CDU-DE). Il Protocollo di Kyoto costituisce il primo vero progetto ambientale globale ed individua obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni gassose. Gli obiettivi assegnati all'Italia sono di difficilissima realizzazione e richiederanno cospicui interventi ma vanno perseguiti con decisione trattandosi non solo di un problema di sviluppo industriale, ma di una questione di coscienza che attiene alla salvaguardia del futuro del Paese e dell'intera umanità. Nel quadro delle iniziative che dovranno essere assunte, è opportuno adottare misure che incentivino la cooperazione industriale con i Paesi in via di sviluppo e con quelli dell'Europa centrale ed orientale, i cui problemi saranno sempre più condivisi in relazione al processo di allargamento dellíUnione europea. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI e AN).

NOVI (FI). Dichiara il voto favorevole del suo Gruppo alla ratifica del Protocollo di Kyoto dal quale, dopo gli incontri di Bonn e soprattutto di Marrakesh, sono stati espunti gli eccessi di impostazione vincolistica, introducendo taluni meccanismi di riequilibrio propri del mercato e ridimensionando quindi le aspettative irrealizzabili. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN).

PROVERA (LP). Anche la Lega voterà a favore del provvedimento, condividendo le analisi dei due relatori, nonché quelle dei senatori del Gruppo Verdi, cui occorre dare atto di avere posto con forza all'attenzione la problematica della tutela ambientale. Non è condivisibile una visione eccessivamente attendista, che fa affidamento sui meccanismi riequilibratori del mercato e dello sviluppo scientifico, dovendo al contrario intervenire la politica per scongiurare danni irreversibili e le loro gravi conseguenze non solo sotto il profilo della salute, ma anche sul piano sociale, come accade con la desertificazione delle regioni del Nord Africa e il connesso aumento di emigrazione forzata o con la deforestazione dell'Amazzonia. (Applausi dai Gruppi LP e Verdi-U e del senatore Battisti).

MULAS (AN). Occorre fugare i dubbi sulla volontà del Governo Berlusconi di dare attuazione al Protocollo di Kyoto in tempi rapidi, rinviando le accuse di inefficienza o di scarsa concretezza alla parte politica che ha espresso i precedenti Esecutivi, di cui pure erano una componente gli ambientalisti. Dicendosi certo che il Governo, attraverso la presentazione al CIPE del piano di azione nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas serra, saprà individuare le politiche e le conseguenti misure per raggiungere gli obiettivi previsti dal Protocollo, dichiara il voto favorevole del suo Gruppo. (Applausi dai Gruppi AN e UDC:CCD-CDU-DE).

Il Senato approva nel suo complesso il disegno di legge n. 1415. Risulta pertanto assorbito il disegno di legge n. 843. (Applausi).

Discussione del disegno di legge:

(1408) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto allíimmigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. Autorizza il senatore Boscetto a svolgere la relazione orale.

BOSCETTO, relatore. Il decreto-legge introduce una duplice modifica al testo unico in materia di immigrazione di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, prevedendo da una parte lo snellimento delle procedure relative alla distruzione dei mezzi di trasporto confiscati ai trafficanti che operano nel settore dell'immigrazione clandestina, qualora non vengano assegnati a specifici organismi pubblici, e dallíaltra la convalida da parte dell'autorità giudiziaria dei provvedimenti di accompagnamento alla frontiera adottati nei confronti degli immigrati clandestini, che restano comunque immediatamente esecutivi; infatti, viene recepito l'orientamento della Corte costituzionale, espresso nella sentenza n. 105 del 22 marzo 2001, secondo cui, attenendo il provvedimento alla restrizione della libertà personale e quindi alla materia regolata dall'articolo 13 della Costituzione, deve essere comunicato entro 48 ore al tribunale in composizione monocratica territorialmente competente il quale, entro le 48 ore successive, verificata la sussistenza dei requisiti, lo convalida. Restando in vigore tutte le garanzie e le eventuali impugnazioni del testo unico cosiddetto "Turco-Napolitano", auspica una rapida conversione in legge del decreto. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LP).

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione generale. Apprezzate le circostanze e con líassenso del senatore Boco, primo iscritto a parlare, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

Sulla scomparsa di Mario Campagnoli

FABBRI (FI). Esprime il cordoglio per la scomparsa dell'onorevole pavese Mario Campagnoli, da lunghissimo tempo militante democristiano, più volte deputato e senatore durante l'XI legislatura, nonché membro di diversi Governi in qualità di Sottosegretario di Stato al lavoro o all'agricoltura, richiamandone le rimpiante doti umane e professionali. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle espressioni di cordoglio.

Dà annunzio della mozione e delle interrogazioni pervenute alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica líordine del giorno della seduta del 30 maggio.

La seduta termina alle ore 19,53.

 



RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,32).

Si dia lettura del processo verbale.

BETTONI BRANDANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Agnelli, Amato, Antonione, Baldini, Bobbio Norberto, Bosi, Cursi, D'Alì, D'Ambrosio, Dell'Utri, De Martino, Frau, Mantica, Saporito, Siliquini, Vegas e Ventucci.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Danieli Franco, Manzella e Pellicini, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Sambin, per partecipare alla Conferenza sulla internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, organizzata dall'INCE; Pontone, per partecipare ad un incontro con i responsabili dell'Unione europea per il settore delle assicurazioni.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. Le comunicazioni allíAssemblea saranno pubblicate nellíallegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dallíarticolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,36).

Sull'esito di una votazione

ZAVOLI (Misto). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZAVOLI (Misto). Signor Presidente, stamattina nella concitazione, dovendosi votare la legge costituzionale, ho premuto un tasto sbagliato, per cui parrebbe che io manifestassi una volontà contraria; al contrario, invece, intendo dichiarare la mia intenzione di votare favorevolmente.

La pregherei, ringraziandola, di prenderne nota.

PRESIDENTE. Prendiamo atto di questa manifestazione di volontà, che serve come interpretazione autentica del voto che lei ha erroneamente, per ragioni meramente meccaniche, espresso.

Discussione dei disegni di legge:

(1415) Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997 (Approvato dalla Camera dei deputati)

(843) TURRONI ed altri. ñ Ratifica ed attuazione del Protocollo adottato in data 11 dicembre 1997 a Kyoto dalla terza Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici

(Relazione orale)

Approvazione del disegno di legge n. 1415

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 1415, già approvato dalla Camera dei deputati, e 843.

I relatori, senatori Moncada e Castagnetti, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Moncada.

MONCADA, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione - che ho concordato con il senatore Castagnetti - vuole illustrare il disegno di legge n. 1415.

Mi sembra opportuno ricordare che il provvedimento, con il numero 2426, è stato approvato dalla Camera dei deputati nella seduta del 15 maggio quasi all'unanimità: 413 favorevoli, 8 astenuti e 13 contrari. Se poi si vuole considerare il lungo iter che dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottata nel maggio 1992, ha portato alla recente firma del Protocollo di Kyoto da parte del nostro Ministro dell'ambiente, è facile constatare come nelle varie tappe di questo lungo cammino (Conferenza dell'Aja, Accordo di Bonn, VII Conferenza di Marrakech) il nostro Paese si è sempre trovato in prima linea nella difesa dell'ambiente.

Mi sembra anche corretto far sapere all'Aula che il Ministro dell'ambiente spagnolo ha recentemente inviato una lettera ai suoi colleghi dell'Unione Europea e al Commissario europeo competente per organizzare a New York, per il prossimo 31 maggio, una manifestazione celebrativa per il deposito dei 15 strumenti nazionali di ratifica del Protocollo di Kyoto. A questo appuntamento non sono ancora pronti Italia e Grecia, anche se quest'ultima ha convocato il Parlamento per la ratifica del Protocollo per il 29 prossimo venturo ed io mi auguro che oggi noi adempiremo a questo nostro - come lo considero - dovere.

Queste brevi considerazioni introduttive solo per dire che è ragionevole attendersi da quest'Aula una consapevole e convinta approvazione di un disegno di legge che autorizza il Presidente della Repubblica a ratificare il Protocollo di Kyoto quale conclusione di un lungo, interessante e civile cammino.

Permettetemi - anche a nome del senatore Castagnetti - di illustrare l'articolato della legge che è sottoposto alla vostra attenzione con un breve accenno ai principi che hanno ispirato il Protocollo di Kyoto.

Nel dicembre 1997 è stato approvato in quella città un protocollo che impegnava i Paesi industrializzati a ridurre, entro il 2008-2012, di almeno il 5 per cento rispetto ai livelli del 1990, le proprie emissioni di gas serra, nocivi - come è noto - sia per il riscaldamento del pianeta, sia per il cosiddetto "buco dell'ozono" (anche se mi corre obbligo di ricordare che su questo argomento la discussione scientifica è ancora in pieno sviluppo); il Protocollo è stato sottoscritto da 178 Paesi, ma - come è noto - non è stato ancora ratificato.

Nel giugno 1998 il Consiglio dei ministri dell'Unione Europea ha stabilito i limiti di emissione per raggiungere gli obiettivi fissati a Kyoto e pervenire ad una rapida ratifica. Va osservato che il Protocollo aveva indicato le politiche e le misure per la riduzione delle emissioni e aveva previsto programmi di cooperazione tra più Paesi, a tal fine istituendo tre meccanismi (li voglio solo ricordare perché sono riportati nella legge).

Chiedo scusa di questo breve proemio, signor Presidente, perché sono sicuro che tutti i senatori sono perfettamente informati dell'iter che ha portato alla giornata di oggi, ma, se per caso qualcuno si fosse distratto, mi permetto di ricordare alcune cose.

I meccanismi - come ho detto - sono tre: la joint implementation per progetti nei Paesi industrializzati, cioè dei meccanismi di sviluppo tecnologico rispettosi dell'ambiente; il clean development mechanism, cioè un meccanismo di sviluppo pulito, per i Paesi in via di sviluppo, che naturalmente non posseggono tecnologie molto avanzate, né possono sperare di averne a breve; infine, molto importante perché di questo discuteremo fra breve, l'emission trading, cioè la possibilità di acquistare dei crediti di emissione da parte di quelle imprese che hanno raggiunto livelli di emissione inferiori a quelli previsti dai rispettivi impegni di riduzione.

Dopo il fallimento della VI Conferenza delle Parti dell'Aja, nel novembre 2000, e la decisione da parte degli USA di non aderire al Protocollo, si è raggiunto a Bonn un accordo preliminare che prende atto che l'obiettivo di riduzione fissato a Kyoto va ridotto dopo la decisione degli USA, e riconosce - questa è la novità - ampie possibilità di uso dei sinks (nuove piantagioni forestali e attività agro-forestali che dovrebbero servire ad assorbire il carbonio atmosferico), prevedendo tra l'altro l'istituzione di un fondo per sostenere i Paesi in via di sviluppo. La legge formalizza l'impegno già assunto dall'Italia in tal senso, nella misura di 68 milioni di euro l'anno. Infine, nella VII e ultima Conferenza di Marrakech, nel novembre 2001, è stato sostanzialmente liberalizzato l'uso dei meccanismi di cooperazione ambientale internazionale; soprattutto è stata definitivamente abbandonata dall'Unione Europea la richiesta di imporre, come condizione pregiudiziale, che almeno il cinquanta per cento delle riduzioni delle emissioni fosse realizzata mediante misure nei rispettivi mercati interni dei Paesi industrializzati.

Mi sembra importante ricordare che a Marrakech gli Stati Uniti hanno ribadito la scelta di non voler ratificare il protocollo di Kyoto; va però doverosamente osservato che il 14 febbraio di quest'anno il presidente Bush ha presentato un programma dal titolo "Clear skies & global climate change", con il quale viene incentivato lo sviluppo delle nuove low carbon technologies, cioè delle tecnologie a bassa emissione di carbonio, viste come mezzo non solo per combattere l'inquinamento ma anche per favorire lo sviluppo del Paese.

Dopo questa breve cronistoria dei fatti - rinnovo le mie scuse se ho ripetuto cose note a tutti - entro nel merito dell'articolato.

L'articolo 1, come si è detto, autorizza il Presidente della Repubblica a ratificare il Protocollo di Kyoto, anche se la sua piena ed intera esecuzione è vincolata a quanto previsto dall'articolo 25 dello stesso Protocollo.

Ciò spiega l'importanza e la necessità dell'articolo 2, che merita particolare attenzione perché, in attesa delle norme e politiche comuni che verranno adottate dall'Unione Europea, prevede norme e regole che impegnano sin d'ora il nostro Paese nella difesa dell'ambiente. In particolare, entro il 30 settembre 2002 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro dell'economia e con gli altri Ministri interessati, dovrà presentare al CIPE un piano nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e l'aumento del loro assorbimento.

Il piano approvato dal CIPE dovrà essere scadenzato sulla base di risorse di bilancio che verranno all'uopo stabilite, secondo quanto prevede il comma 2. Mi sembra molto importante cercare di legare i programmi tecnologici ai programmi finanziari realmente sostenibili nel nostro Paese.

Il piano dovrà essere accompagnato da una relazione contenente lo stato di attuazione e le proposte di revisione della delibera CIPE n. 137 del 1998, che dettava "Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni". La revisione e l'integrazione della delibera - mi si permetta questa piccola notazione critica - si rende indispensabile sia per il tempo trascorso, sia perché agli obiettivi indicati in quelle linee guida non sono quasi per nulla seguite le opere necessarie a tradurre quegli obiettivi in fatti concreti.

La relazione dovrà essere finalizzata a migliorare l'efficienza energetica, a migliorare l'assorbimento dei gas serra con cambiamenti di uso del suolo, a realizzare iniziative congiunte con altri Paesi industriali e con quelli in via di sviluppo, coinvolgendo in particolare le industrie produttrici di energia italiane e quelle dei Paesi dell'Europa orientale in economia di transizione, per lo sviluppo di tecnologie finalizzate alla riduzione dell'emissione di biossido di carbonio.

Vorrei qui richiamare líattenzione dei senatori, signor Presidente, sul fatto che dalle discussioni svolte alla Camera, dalle dichiarazioni del ministro Matteoli, dalla decisione 16 presa nellíambito della Conferenza di Marrakech e riportata nella legge, è evidente che in ogni caso non esiste la possibilità per gli Stati membri di acquistare crediti di emissione da centrali nucleari. Quindi, líeventuale costruzione di una centrale nucleare allíestero, alla quale potesse per ipotesi partecipare uníindustria italiana, non autorizza questíultima ad acquisire crediti di emissione perché ciò è espressamente vietato, al di là delle chiare dichiarazioni del ministro Matteoli, dalle decisioni 16 e 17 di Marrakech. Vorrei che ciò fosse ben chiaro.

Naturalmente poi nella relazione si chiede di accelerare le ricerche per líintroduzione di idrogeno e di altre fonti energetiche alternative e di verificare lo stato di attuazione dei progetti che erano già stati finanziati dal Ministero dellíambiente sulla base di precedenti leggi.

Nellíavviarmi abbastanza rapidamente alla conclusione del mio intervento, richiamo líattenzione sullíarticolo 2, comma 3, che stabilisce che entro il 30 marzo il Ministro dellíambiente deve individuare con proprio decreto, di concerto con i Ministri interessati, i programmi pilota (modelli di intervento più efficaci anche dal punto di vista dei costi) da attuare a livello nazionale e internazionale per la riduzione di emissioni e per líimpiego di piantagioni forestali per líassorbimento del carbonio.

Entro il 30 novembre di ogni anno il Ministro dellíambiente deve trasmettere al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione di tali programmi per i quali nella legge è autorizzata una spesa di 25 milioni di euro líanno per il triennio 2002-2004.

Questa decisione del Governo mi sembra molto interessante perché spesso ho sentito lamentare il fatto che siamo costretti ad esaminare provvedimenti urgenti, stralci di leggi o collegati, senza mai poter discutere di politica ambientale. Mi sembra che questi progetti pilota e queste relazioni obbligatorie per il Ministro dellíambiente a riferire sullo stato di avanzamento e di realizzabilità di questi progetti, possano essere un occasione molto importante per il Parlamento di essere aggiornato sulle reali e concrete politiche ambientali del nostro Paese per il prossimo futuro.

Allíarticolo 3, come già accennato, viene ricordato il nostro impegno di spesa, già preso, di 68 milioni di euro per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo.

Dalla lettura della legge e dalle premesse, dalle quali ci si attenderebbe la difesa dellíambiente dal pericolo del riscaldamento del pianeta e dellíassottigliamento dello strato dellíozono, emergono, a mio avviso, due fatti importanti: il Protocollo di Kyoto ha rappresentato un momento di grande valore politico, di una presa di coscienza collettiva, mai espressa prima, della necessità di rispettare líecosistema in cui líuomo vive. Un punto di partenza, se vogliamo, dove ogni Paese si è impegnato con gli altri Paesi a fare tutto il possibile sul suo territorio e su quello dei Paesi in via di sviluppo, per ridurre le emissioni nocive. La mancata adesione degli Stati Uniti, della quale tutti noi ci rammarichiamo, non può rallentare questo processo, anche se sarà indispensabile e conveniente collaborare con questo grande Paese che dal Clean air act in poi ha sempre dimostrato una grande sensibilità per la difesa dellíhabitat.

In questo senso si mostra di grande utilità, a mio parere, l'accordo siglato da Bush e dal nostro Presidente del Consiglio il 23 luglio scorso, che può agevolare ed accelerare la svolta tecnologica indispensabile per una vera politica di sviluppo sostenibile. Infatti, solo in tal modo si può dare inizio ad un circolo virtuoso: il rispetto dell'ambiente comporta qualità ed innovazione, ma qualità e innovazione significano allargamento del mercato e quindi crescita delle aziende che impiegano tecnologie eco-compatibili e in definitiva - e qui il circolo si chiude - maggiore rispetto per l'ambiente.

Vorrei che fosse chiaro il mio pensiero al riguardo: affidare la riduzione delle emissioni gas serra, solo a misure interne, statali, porterebbe ad una dimensione degli investimenti del tutto insostenibile per il nostro Paese. Si ribadisce, infine, quale ultima annotazione, che la legge in esame, in attesa delle norme e delle politiche comuni che verranno adottate, prevede opportunamente, così come previsto in sede europea, una serie di programmi pilota da attuare a livello nazionale ed internazionale, con "l'obiettivo di definire i modelli di intervento più efficaci dal punto di vista dei costi".

Per tutto quanto sopra brevemente detto, i relatori ritengono di poter richiedere all'Aula un parere favorevole all'approvazione del disegno di legge in esame. Ringrazio, infine, i colleghi per l'attenzione prestata alla mia relazione. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN, LP e del senatore Giovanelli).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Castagnetti.

CASTAGNETTI, relatore. Signor Presidente, come relatore della Commissione esteri, debbo aggiungere poco alle parole che l'amico, senatore Moncada, ha testé riferito all'Aula. Desidero semplicemente sottolineare l'aspetto di politica internazionale che è legato alla decisione che ci accingiamo a prendere.

Certamente il Protocollo di Kyoto rappresenta un punto elevato ed importante di consapevolezza dell'intero pianeta rispetto ai rischi che potrebbero andare ad incidere sul destino ambientale e quindi sul proprio destino tout court. Sotto questo profilo, tale Protocollo ha rappresentato un passo in avanti molto importante e significativo che merita tutta l'attenzione che oggi gli dedichiamo e che tutti i Paesi d'Europa mostrano di volergli attribuire.

Credo che nel merito - lo ha già evidenziato il collega Moncada - non dobbiamo aspettarci soluzioni miracolistiche, nel senso che alcuni presupposti del Protocollo di Kyoto, a cominciare dall'effetto serra, sono ancora oggetto di discussione fra gli scienziati. Quindi, non siamo qui a ragionare in termini scientifici e meccanici di situazioni e di impossibili diagnosi, ma a significare l'attenzione dovuta e particolarmente viva rispetto ad un problema che ci angustia tutti.

Dal punto di vista scientifico il dibattito è aperto, e lo è, a maggior ragione, sotto il profilo dei meccanismi di soluzione del problema medesimo. Il Protocollo di Kyoto prevede delle soluzioni affidate tutte ad una logica dirigistica e vincolistica che certamente ha una sua importanza e una possibile efficacia, tuttavia, ciò non ci può consentire di criminalizzare o addirittura di considerare meno impegnati sulla trincea di un pianeta sano quei Paesi che non si identificano con quei meccanismi e quella diagnosi.

Alludo soprattutto agli Stati Uniti, come del resto è stato già sottolineato dal collega Moncada. Nella logica degli Stati Uniti e di altri paesi industrializzati lo sviluppo tecnologico e una naturale vocazione benefica del mercato dovrebbero portare a far sì che il buon ambiente diventi anche un buon affare. Il meccanismo quindi non è più vincolistico, ma espansivo, sia in termini di sviluppo scientifico che di mercato.

Probabilmente risultano ingenue entrambe le ricette: è ingenua, o comunque un poí velleitaria, quella vincolistico-dirigistica e analogamente lo è quella spontaneistica e legata al mercato cui ho fatto riferimento. Certo è che il dialogo instauratosi a seguito del Protocollo di Kyoto ed altresì l'impegno che a diverso livello i Paesi hanno assunto testimonia della consapevolezza del problema da parte dell'umanità e quindi anche della sua volontà di partecipazione. Oltretutto la firma del Protocollo di Kyoto - lo sottolineo presso questo ramo del Parlamento perché è chiaro che dagli atti seguono responsabilità - determinerà degli impegni finanziari non trascurabili al fine di onorare quanto oggi si va a sottoscrivere.

Tengo a ricordare - mi pare che lo abbia già fatto Moncada - che l'Italia è impegnata a ridurre del 6 per cento circa i livelli di emissione rispetto al 1990 entro il 2008, ma al momento siamo al di sotto del 5 per cento e ciò significa che dobbiamo recuperare un dodici per cento circa. Il raggiungimento di questo obiettivo avrà costi prevedibili e altrettanto prevedibili interventi legislativi per farvi fronte. Vorrei quindi anticipare anche questa necessità che sicuramente è ineludibile.

Detto questo e sottolineati i confini di un appuntamento così importante, mi preme esprimere il mio apprezzamento per il fatto che l'Italia abbia saputo non sottrarsi a questo impegno planetario e lo abbia fatto passando attraverso le strade maestre, di cui la principale era quella di farlo nell'ambito dell'Unione europea, seguendo tempi e accordi.

È proprio questa tempistica internazionale, nell'ambito della famiglia europea, che ci induce oggi non dico ad una certa frettolosità, ma allíimpegno a far presto, giacché riteniamo che dopo aver compiuto tutto questo percorso e a fronte di queste responsabilità l'Italia debba avere tutti i titoli per arrivare a breve a porre anch'essa la sua firma insieme agli altri Paesi europei, nell'ambito dell'adesione al Protocollo che l'Unione ha peraltro già anticipato.

Sotto questo profilo ringrazio il collega Moncada per la sua esauriente relazione e raccomando, insieme a lui, la sollecita approvazione del provvedimento in esame. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE, AN e LP).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Turroni il quale, nel corso del suo intervento, illustrerà anche gli ordini del giorno G100 e G102.

Ha pertanto facoltà di parlare il senatore Turroni.

TURRONI (Verdi-U). Signor Presidente, colleghi, la ratifica del Protocollo di Kyoto riveste una particolare importanza nelle politiche ambientali internazionali. Su queste i Verdi si sono particolarmente impegnati insieme con le associazioni ambientaliste.

Questa ratifica rappresenta il tentativo di rispondere con determinazione efficace al crescente aumento dellíinquinamento del pianeta, più volte denunciato da scienziati e ricercatori, che è anche sotto gli occhi dei cittadini, considerato lo stato di degrado dellíaria delle nostre città e i frequenti casi di malattie, i disagi e i danni che ne derivano.

Il disegno di legge del Governo è giunto in ritardo e rischia di impedire allíItalia di rispettare gli impegni europei. Noi, pur non condividendolo, cercheremo di fare in modo che quella scadenza sia comunque rispettata.

Questi testi, quello del Governo e quello che i Verdi hanno presentato insieme con i colleghi dellíopposizione, si propongono líobiettivo di ratificare il Protocollo di Kyoto, che nel 1997 ha portato ad uníintesa internazionale per la riduzione delle emissioni di sei gas-serra. Il Protocollo di Kyoto è stato approvato dalla Conferenza delle Parti che avevano firmato la Convenzione sui cambiamenti climatici a Rio de Janeiro nel 1992.

Nel 1992 furono firmate due importanti convenzioni globali (e ne fu negoziata una terza), e quella concernente i cambiamenti climatici è senzíaltro la più importante. Da allora, ogni anno gli Stati che líhanno sottoscritta (ormai oltre 180) si incontrano per aggiornare le politiche e le misure per la riduzione delle emissioni di gas serra. Nella terza Conferenza delle parti, tutte presenti a Kyoto nel 1997, è stato sottoscritto appunto un Protocollo, cioè un accordo più vincolante, di riduzione delle emissioni di gas serra.

È urgente che siano innanzitutto i Paesi industrializzati a prendere líimpegno a ridurre le emissioni, ma il Protocollo di Kyoto non può che essere la premessa di un protocollo più generale che coinvolga negli obblighi di riduzione líinsieme degli Stati. Tuttavia, gli Stati Uniti, poco più di un anno fa, hanno annunciato di non volerlo più ratificare. Líobiettivo non è dunque a portata di mano.

La ratifica è certo un atto decisivo, giuridicamente vincolante, ma ormai inadeguato a risolvere i problemi dellíinquinamento del pianeta. È un atto parziale e inadeguato perché nell'insieme, se entrerà in vigore, garantirà la riduzione delle emissioni del 5,2 per cento rispetto al livello del 1990, mentre la richiesta del mondo scientifico - è bene che i colleghi lo sappiano - va dal 60 al 100 per cento, perché riguarda soltanto 38 Paesi, i Paesi industrializzati, e non l'insieme dei Paesi del pianeta.

Spesso viene denunciato l'allarmismo degli ambientalisti. Ebbene, ormai vi sono continue conferme dal mondo scientifico dell'opportunità, dell'urgenza e dell'indispensabilità di ridurre in misura molto maggiore di quanto stabilito nel Protocollo l'emissione dei gas serra, rispetto a quanto avvenuto negli ultimi cinquant'anni.

Nonostante la scelta degli Stati Uniti, gran parte dei Paesi industrializzati ha deciso di ratificare il Protocollo di Kyoto, a cominciare dall'Unione Europea. Tuttavia, nonostante vi siano ormai 50 ratifiche, una delle clausole del Protocollo prevede che questo possa entrare in vigore soltanto quando i Paesi responsabili del 55 per cento delle emissioni lo avranno ratificato. Dato che gli Stati Uniti sono responsabili di circa il 25 per cento delle emissioni globali, la mancata ratifica da parte di questo Paese mette a rischio la possibilità di far entrare in vigore il Protocollo.

L'Unione Europea, unitariamente, si è data la scadenza del 31 maggio di quest'anno perché tutti gli Stati membri ratifichino il Protocollo. Va quindi ribadito che il ritardo del Governo, il cui disegno di legge è arrivato molti mesi dopo quello presentato dai Verdi (che lo hanno fatto il giorno della conclusione della quarta Conferenza delle Parti a Marrakech), mette a rischio il rispetto di questa data da parte del nostro Paese. Insieme all'Unione Europea, vi sono importanti Paesi (innanzitutto il Giappone, terzo per livello di emissioni dopo gli Stati Uniti e la Russia e prima della Germania) che sono pronti a ratificare il Protocollo.

Pur essendosi verificata in Europa, tra il 1990 e il 2000, una riduzione del 3,5 per cento delle emissioni, nell'ultimo anno c'è stata una lieve inversione di tendenza in senso negativo, che può costituire un segnale anche per i prossimi anni. Quindi, nel confermare la necessità della firma e l'obiettivo di riduzione dellí8 per cento previsto a Kyoto, l'Unione Europea chiede ormai ai singoli Stati addirittura uno sforzo aggiuntivo a livello nazionale.

Infine, la ratifica congiunta dei 15 Paesi dell'Unione Europea nel suo insieme costituisce un segnale importante e urgentissimo anche in vista del Vertice di Johannesburg (Rio + 10), anche perché il Protocollo da solo, a causa dei tempi di applicazione e di ratifica previsti da una normativa estremamente lunga ed elaborata, frutto di un compromesso già al momento della sua stipula, rischia di arrivare in ritardo e altresì di non essere adeguato e sufficiente per affrontare tempestivamente e con radicalità le questioni che si propone di risolvere.

Molti esponenti dell'attuale maggioranza, in un passato anche recente (addirittura questa mattina), hanno detto che la ratifica del Protocollo sarebbe inutile e anzi dannosa, perché costosissima. Infatti, nel testo del Governo troviamo l'indicazione "al minor costo", ma l'obbligo assunto in sede europea costringerà anche i riottosi ad adeguarsi a quanto già stabilito. Staremo a vedere poi le azioni conseguenti del Governo e della maggioranza.

Per ora, dobbiamo segnalare all'interno del disegno di legge l'inserimento pretestuoso di una disposizione che è estranea e contraria allo spirito del provvedimento, quella relativa alle centrali energetiche dell'Est europeo, che alla Camera si è chiesto invano di eliminare e che non era contenuta neppure nella prima versione del disegno di legge di ratifica.

I Ministri dell'ambiente di tutti i Paesi firmatari della Convenzione sul clima, compreso il ministro Matteoli, hanno sottoscritto a Marrakech lo scorso autunno un accordo che non prevede la possibilità di utilizzare la produzione di elettricità nucleare per i cosiddetti crediti di emissione, vale a dire per la riduzione delle emissioni conteggiata per il nostro Paese.

Ho apprezzato particolarmente le parole del senatore Moncada. Mi auguro di ascoltare, sull'ordine del giorno che abbiamo presentato, identiche parole del Governo, che confermino quanto stiamo chiedendo a questo proposito e quanto ha sottoscritto l'Italia con tutti gli altri Paesi.

Riteniamo assolutamente scorretto utilizzare il Protocollo di Kyoto e la sua ratifica per tentare di far rientrare dalla finestra (perché questo è stato il tentativo esplicito trapelato anche dallíinterpretazione che ne ha voluto dare il presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati, onorevole Armani), ciò che gli italiani avevano bocciato attraverso lo strumento del referendum, ossia il nucleare. Noi, senatore Castagnetti, non pensiamo che questa sia una politica di vincoli bensì di opportunità perché con essa si investe nelle nuove tecnologie, nei nuovi sistemi di produzione dellíenergia, nelle riduzioni di emissioni dei gas inquinanti. Questa è nuova occupazione, nuovo sviluppo, competitività per il nostro Paese nei confronti degli altri. Altro che vincoli! Eí solamente una visione cieca e miope quella di chi afferma che il Protocollo di Kyoto costituisce un vincolo. Esso rappresenta invece uníopportunità per i Paesi che saranno capaci di coglierla.

Le politiche concrete di questo Governo sono, purtroppo, altre. Proverò ad elencarle: la legge finanziaria per il 2002, il collegato infrastrutturale, il decreto sblocca-centrali, la legge obiettivo, il cemento e líasfalto che a piene mani il ministro Lunardi e il Governo nel suo complesso vogliono stendere sul nostro Paese. Altro che riduzione delle emissioni inquinanti previste nel Protocollo di Kyoto! Ognuna delle operazioni appena elencate innalzerà il livello di quelle immissioni.

Noi, quindi, ci preoccupiamo perché di fronte ad un atto come questo ci sono azioni concrete di segno totalmente diverso; tutto ciò in un quadro internazionale che ha aspetti negativi.

A Marrakech si è intervenuti per ridimensionare gli impegni assunti nel 1997; si è ridotta la soglia-obiettivo fissata a Kyoto, che mirava ad una riduzione delle emissioni inquinanti del 5 per cento entro il 2012, al 3,8 per cento, a fronte dei 23 miliardi di tonnellate di CO2 versate ogni anno nellíatmosfera.

A chi afferma che il Protocollo costa - come recita questo testo, diverso evidentemente dal nostro - possiamo ricordare (sarebbe bene che tutti i colleghi lo ricordassero ogni volta che si spendono soldi per le alluvioni, soprattutto i colleghi piemontesi per la cui Regione abbiamo speso 15.000 miliardi negli ultimi tre anni) che secondo líUnione europea i danni nel nostro continente ammontano a 600.000 miliardi di vecchie lire líanno e la cifra è destinata a crescere sempre di più. Questi sono i costi che dobbiamo essere capaci di fronteggiare, altro che il minor costo possibile!

Il mancato cambiamento dei nostri modelli produttivi e di consumo comporterà, rispetto al problema dei mutamenti climatici, impatti negativi rilevanti: riduzione delle produzioni agricole, diminuzione della disponibilità di acqua, emergenza idrica.

Vorrei che tutti i colleghi leggessero líintervento pronunciato da Clinton a New York cinque anni dopo la Conferenza di Rio a proposito di ciò che sarebbe successo nel pianeta se non fossero state adottate le misure che oggi invochiamo. Se poi pensiamo a quanto sta accadendo in Sicilia, potremmo riflettere sulla necessità di investire migliaia di miliardi per il ponte sullo stretto di Messina.

In conclusione, la ratifica da sola non basta. Per raggiungere gli obiettivi di Kyoto dobbiamo investire massicciamente nel risparmio energetico e nel passaggio alle energie rinnovabili, misure che, combinate, potrebbero creare posti di lavoro soprattutto investendo sulle nuove tecnologie, quelle stesse che i Paesi in via di sviluppo ci chiedono per affrontare un futuro migliore di quello che si prospetta davanti a loro, smettendo di considerarli la discarica delle nostre vecchie e obsolete tecnologie.

Dobbiamo concentrarci sul settore dei trasporti su gomma, il cui impatto sul clima è più pesante. Va poi ribaltata líattuale filosofia in materia di infrastrutture dei trasporti che si sta affermando con la gestione, ahimè, del ministro Lunardi.

Per quanto riguarda la produzione dellíenergia, anziché abolire la carbon tax, come si è cercato di fare più volte, dobbiamo tentare di operare una transizione verso le energie rinnovabili. Basti citare líenergia solare nel Mezzogiorno, dove líirraggiamento solare è pari allíequivalente di un barile di petrolio per metro quadro ogni anno e dove invece si assiste alla sanatoria per decreto dellíinquinamento atmosferico di Gela.

Il Protocollo di Kyoto, pur con le sue lacune e contraddizioni, specialmente dopo la Conferenza di Marrakech poteva costituire uníoccasione per dare più sostenibilità al nostro futuro.

La politica di questa maggioranza, che nelle azioni di governo mette sempre in secondo piano la compatibilità ambientale, si riflette in una ratifica che è tardiva e che soprattutto non ci consente di entrare nel merito, proponendo quelle modifiche che avremmo ritenuto necessarie e che ora, avendo ancora pochissimi minuti a disposizione, cercherò di indicare.

Dei costi ho già parlato. Vorrei invece spendere qualche secondo a proposito della proposta che i Ministri, di concerto tra loro, debbono presentare al Comitato interministeriale per la programmazione economica al fine di predisporre un piano nazionale di riduzione delle emissioni dei gas serra.

Se cíè una cosa che eravamo riusciti a conquistare in questo Paese era che ciascuno dovesse fare la sua parte e che queste politiche non appartenessero esclusivamente al Ministero dellíambiente, che è estraneo ai fattori economici e di sviluppo, ma soprattutto ai Ministeri dellíeconomia, delle infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole i quali, ciascuno per quanto di competenza, avrebbero fatto il proprio dovere per raggiungere tali obiettivi.

Ho fatto líesempio del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti perché vediamo come le politiche da questo adottate vanno in assoluta controtendenza rispetto agli obiettivi che pure oggi decidiamo di sottoscrivere e che rappresenteranno nei prossimi anni forse un finto obiettivo di questo Governo, visto che le politiche in atto lo negano.

Noi avremmo voluto che invece del semplice concerto, che non vuole dire niente, venissero indicati (e abbiamo presentato in proposito un ordine del giorno in relazione a ciascuno di questi Ministeri che sono responsabili delle politiche del settore) un compito e un obiettivo da raggiungere.

Già sono intervenuto in maniera diffusa sul tentativo di reintrodurre il nucleare con iniziative di nostre imprese nei Paesi ad economia di transizione dellíEuropa orientale. Perché proprio lì? Forse, per caso, ci sono attività economiche già in corso e cíè qualcuno già coinvolto che si intende favorire con questa operazione?

Mi sarebbe piaciuto avere a disposizione qualche ora in più per poter discutere in Commissione e in Aula una questione così importante; ma il tempo non ci è stato dato proprio perché la Camera, con líintendimento che ho appena sottolineato (quello esplicito e dichiarato di far rientrare dalla finestra ciò che i cittadini italiani avevano cacciato dalla porta, cioè il nucleare), ha tenuto il provvedimento fermo fino allíultimo istante. Si sa da molto tempo che il 31 maggio tutti i Paesi avrebbero dovuto depositare la ratifica; ebbene, ci troviamo a dover accettare a scatola chiusa questo testo, anche se ci sono alcune questioni assai rilevanti che dovrebbero essere chiarite.

Noi conosciamo sia la decisione n. 16, che è stata assunta a Marrakech, che la decisione n. 17. Avremmo voluto che il testo facesse riferimento ad entrambe le decisioni, che "escludono" (tale è la traduzione letterale: abbiamo colleghi di madrelingua inglese che possono confermare al collega Armani cosa significano quelle parole scritte nei due accordi che ho appena citato) líimpiego del nucleare: la traduzione esatta è "esclusione dellíimpiego del nucleare per guadagnare crediti rispetto alle emissioni".

Avremmo voluto che ciò potesse essere introdotto, anche facendo ricorso a tecniche di coordinamento formale del testo, ma ci è stato spiegato che questo sarebbe stato comunque difficile. Abbiamo quindi presentato un ordine del giorno che richiama entrambe le decisioni, non solo la 16/CP.7, dato che in tutte e due è previsto che il nucleare debba essere escluso da questa possibilità.

Mi auguro che líordine del giorno possa essere accolto, visto che difficilmente potrà essere approvato il nostro emendamento di analogo contenuto. Noi infatti non intendiamo impedire la ratifica di questo protocollo perché faremmo un gesto contrario allíinteresse generale del pianeta.

Líultimo punto che non ci piace in questo provvedimento riguarda un certo utilizzo di sistemi energetici alternativi. Condividiamo líuso dellíidrogeno, per carità, delle biomasse, del solare-termico, degli impianti eolici (questi ultimi vanno utilizzati con grande attenzione, senza alterare il paesaggio e le nostre bellezze naturali). Apprezziamo il fotovoltaico, però non possiamo considerare fonte energetica alternativa gli impianti per la produzione di energia da combustibile derivante dai rifiuti solidi urbani: non lo consentono le norme comunitarie.

È un tentativo da tempo in atto nel nostro Paese, al quale solamente noi Verdi ci siamo opposti, interpretando giustamente e correttamente le direttive comunitarie esistenti. Questo non è un sistema energetico alternativo che possa essere ricompreso negli obiettivi di Kyoto.

Ho cercato di spiegare i motivi della mancata adesione ad un testo che, paragonato a quello che avevamo presentato, dal nostro punto di vista è insufficiente, limitato e tardivo e contiene alcuni aspetti che assolutamente avremmo voluto non essere presenti.

Per quanto riguarda gli ordini del giorno, il G100 risponde in maniera puntuale a quanto indicato poco fa dal relatore Castagnetti; noi pensiamo che queste siano grandi opportunità del nostro sistema produttivo e quindi invito il Governo ad accoglierlo.

Invece, dato che mi pare sia volontà del relatore e del Governo accogliere líordine del giorno G2.103, ritengo opportuno non insistere sul G102 e lo ritiro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vallone. Ne ha facoltà.

VALLONE (Mar-DL-U). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, sebbene il ministro dellíambiente Matteoli e lo stesso Presidente del Consiglio fin dalla data dello scorso dicembre abbiano più volte annunciato di voler dare alla ratifica del Protocollo di Kyoto la massima priorità nei lavori parlamentari, di fatto questo non è accaduto. Il Parlamento italiano, insieme con il Parlamento greco, sono gli unici a non aver ancora ratificato il Protocollo.

Se da una parte noi della Margherita chiediamo con forza alla maggioranza di licenziare entro il 31 maggio la legge di ratifica - in modo tale che il nostro Paese si presenti con le carte in regola al summit ONU che si svolgerà il prossimo agosto a Johannesburg - dallíaltra non possiamo che constatare líassoluta inadeguatezza delle misure adottate dallíEsecutivo finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Onorevoli colleghi, sappiamo tutti che líimpegno da parte dellíItalia di ridurre del 6,5 per cento i livelli di emissione rispetto al 1990 già entro il 2002, con la conseguente riduzione dei consumi di petrolio di almeno 8 milioni di tonnellate, non è stato rispettato, ed anzi si è registrato in assoluto un notevole incremento delle emissioni di CO2. Secondo líENI, solo nel primo trimestre del 1999 si è registrato un aumento delle emissioni del 1,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 1998.

Da questa consapevolezza il Governo avrebbe dovuto trarre líispirazione per impostare una politica ambientale impegnativa, investendo importanti risorse finanziarie; segnali che nessuno di noi ha colto. LíEsecutivo non ha saputo mettere in cantiere nessuna azione seria, volta a ridurre le emissioni di gas serra.

I cosiddetti programmi pilota previsti dal comma 3 dellíarticolo 2 del disegno di legge in esame, oltre che insufficienti, sono altresì incongruenti, in quanto tendono, ai fini del contenimento dellíanidride carbonica atmosferica, a sostituire foreste secolari con piantagioni a crescita rapida, in quanto líassorbimento di CO2 avviene nel secondo caso in misura nettamente inferiore. Va, inoltre, considerata in questa prospettiva la necessità del rispetto della biodiversità e dei diritti delle comunità locali che vivono al margine delle foreste.

A fronte di questo panorama, il Parlamento si avvia ad approvare il collegato ambientale, relegando in soffitta la carbon tax, ossia proprio la norma antieffetto serra; quanto ai piani pilota cui accennavo pocíanzi, francamente appaiono del tutto insufficienti rispetto alla grandezza della sfida.

Per quanto riguarda, invece, líeventuale ricorso - previsto sempre dal disegno di legge di ratifica - ad energia prodotta da centrali nucleari collocate allíestero, è da ritenersi incompatibile con gli impegni assunti in occasione della settima Conferenza di Marrakesh del novembre scorso: appare del tutto evidente che ciò sarebbe una comoda scappatoia per non fare nulla sotto il profilo del contenimento delle emissioni inquinanti.

La soluzione va invece cercata in strumenti nuovi di governance, che incidano sul rapporto fra ambiente e sviluppo, come líadozione di strumenti di contabilità ambientale: è ora che i Ministri competenti dellíeconomia, dellíindustria e dellíambiente reperiscano le risorse finanziarie. In tal senso, è auspicabile che il prossimo DPEF ed il disegno di legge finanziaria per il 2003 siano meno deludenti di quelli da voi approvati nella precedente decisione di bilancio.

Voglio citare il rapporto commissionato dal WWF Internazionale e condotto dallíUniversità di Toronto su "Riscaldamento globale e scomparsa delle specie negli ecosistemi di importanza mondiale", il quale non dovrebbe rimanere solo allíinterno dei circuiti istituzionali ma dovrebbe, al contrario, essere portato sistematicamente a conoscenza della società civile. Non è un caso che la petizione lanciata su Internet per la ratifica del Protocollo di Kyoto abbia raccolto decine di migliaia di adesioni!

Eí alla luce di queste riflessioni che noi della Margherita riteniamo che líapplicazione unilaterale del Protocollo di Kyoto rappresenti uníoccasione di eccezionale importanza anche per il Parlamento italiano. Del resto, è evidente che la politica ambientale di un Paese tra i più industrializzati del mondo - qual è líItalia - ed il suo contributo alla sostenibilità si giochi solo in modo parziale sul territorio nazionale; decisivi saranno i meccanismi commerciali globali ed i flussi di risorse finanziarie internazionali.

Per concludere, signor Presidente, non vorremmo che questa ratifica diventi solo oggetto di propaganda di questo Governo e auspichiamo invece che con la stessa si attivi un percorso virtuoso e si passi dagli enunciati ai fatti. Líambiente attende risposte concrete!

La ratifica del Protocollo oggi in esame potrebbe dare allíUnione Europea líopportunità di assumere la leadership nello sviluppo delle tecnologie innovative, e non saremo certo noi della Margherita a frenare líItalia nel cogliere questa sfida. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zappacosta. Ne ha facoltà.

ZAPPACOSTA (AN). Signor Presidente, onorevoli senatori, signor rappresentante del Governo, salutiamo con favore e soddisfazione duplice la ratifica del Protocollo di Kyoto, che giunge oggi in Senato.

Crediamo che all'Italia, che ha svolto un ruolo di protagonista nella fase seguente alla Conferenza delle Parti di Marrakech, si debba aggiungere il ruolo decisivo dell'Europa: alla ratifica odierna da parte del Parlamento italiano nella sua Camera alta, si aggiunge quello che si appresta a fare in queste ore anche il Parlamento greco.

L'Europa nello scenario mondiale si pone come punto di riferimento con la sua storia, con la sua cultura, con il suo retaggio di conoscenze tecniche e scientifiche che pone al servizio dell'umanità intera, della civiltà, del progresso.

A Marrakech l'Italia ha svolto un ruolo di mediazione fra le parti. Tutti hanno potuto constatare che il Protocollo di Kyoto fissa una clausola per la sua entrata in vigore, che è il punto di riferimento essenziale per affrontare il problema delle emissioni dei gas serra; una clausola che è stata a volte sottaciuta e non sottolineata. Essa prevede che il Protocollo entrerà in vigore quando almeno 55 Parti della Convenzione, purché rappresentino almeno il 55 per cento delle emissioni totali, lo abbiano ratificato. Tale percentuale non può essere raggiunta se gli Stati Uniti d'America non aderiscono al Protocollo.

A Marrakech gli USA hanno assunto un atteggiamento di apertura, passando da una totale preclusione a quello che definirei un atteggiamento di neutralità attiva, mentre alcune questioni sono state sollevate dalla Russia, che ha poi ottenuto, rispetto all'assorbimento di carbonio, di passare dai 17 milioni di tonnellate consentite a 30 milioni circa.

In questa fase di conflittualità il nostro Governo ha giocato un ruolo importantissimo; il Ministro dell'ambiente, attraverso un'azione diplomatica, è riuscito a ricucire i dissensi verificatisi tra le parti, talché potremo giustamente esultare se perverremo, come siamo convinti, con un voto ad amplissima maggioranza, alla ratifica del Protocollo di Kyoto.

Ormai è di pubblico dominio che i problemi affrontati attraverso il Protocollo di Kyoto riguardano l'emissione dei cosiddetti gas serra (in particolare dell'anidride carbonica, del metano, del protossido di azoto). Le emissioni incontrollate, soprattutto di anidride carbonica, stanno causando tra l'altro cambiamenti climatici. Il Protocollo di Kyoto offre delle soluzioni razionali necessarie per affrontare un problema globale di grande rilevanza, che suscita forte preoccupazione.

Il Protocollo ha fissato obiettivi di riduzione differenziati per i Paesi industrializzati, per i Paesi ad economia di transizione e per i Paesi in via di sviluppo. I Paesi industrializzati si sono complessivamente impegnati a ridurre le emissioni di gas, entro il 2012, del 5,2 per cento; l'Europa ha un obiettivo di riduzione dell'8 per cento, l'Italia del 6,5 per cento.

Il Protocollo chiede ai Paesi contraenti di adottare alcune misure, che noi reputiamo giuste. È necessario ribadirle affinché si possa giudicare con obiettività e serenità il dispositivo di legge predisposto dal Governo. Esse riguardano: la promozione dellíefficienza energetica in tutti i settori; lo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; la protezione e líestensione delle foreste per líassorbimento del carbonio. Siamo convinti che questo dato sia importante. Una politica di imboschimento e di rimboschimento rappresenta uno degli aspetti principali per il recupero di margini importanti di equilibrio ambientale.

Non condividiamo, non comprendiamo, né valutiamo scientificamente esatte - mi si permetta di sottolineare questo aspetto - le preoccupazioni sollevate da alcuni colleghi.

Un altro problema di rilievo è quello delle grandi foreste, come quella Amazzonica, anche se in ogni caso líEuropa e líItalia, come il resto del mondo, hanno bisogno di politiche selvicolturali.

Inoltre, ricordo la promozione di uníagricoltura sostenibile. Finalmente in Italia con il Governo di centro-destra la gestione delle politiche agricole ha avuto una svolta decisiva rispetto al recente passato. La riduzione delle emissioni di metano, di cui nessuno ha parlato, riguardo alle discariche, controllate o incontrollate che siano, la riduzione delle emissioni di altri gas per usi industriali e commerciali.

Bisogna sottolineare che nel collegato ambientale è questo uno degli aspetti fondamentali dellíinvestimento che questo Governo vuole attuare rispetto alla cosiddetta trazione su ferro o attraverso le idrovie. Mai in passato alcun Governo aveva valutato con attenzione e con serietà progettuale e scientifica tale problema. Va ricordato poi un aspetto anchíesso contenuto nel cosiddetto collegato verde, relativo a misure fiscali finalizzate a disincentivare le emissioni di gas serra.

Il Protocollo di Kyoto fissa alcuni meccanismi per raggiungere questi obiettivi, già citati dal relatore e nelle relazioni che accompagnano il provvedimento. Giova ricordare che essi riguardano lo scambio dei diritti di emissione (emission trading), líattuazione congiunta e il meccanismo di sviluppo pulito. Siamo convinti che attraverso le citate politiche (e altre iniziative) sia possibile affrontare con decisione il problema al nostro esame.

I documenti relativi al Protocollo, di cui ho tracciato alcune linee essenziali, sono contenuti nel disegno di legge di ratifica. Esso avrebbe potuto essere caratterizzato da un solo articolo, come qualcuno in Commissione ha sottolineato; sarebbe stato sufficiente líarticolo 1, con cui si affida al Presidente della Repubblica la ratifica dellíaccordo stesso.

Tuttavia, il Governo e, se mi consentite, questa maggioranza hanno voluto impreziosire il documento in esame con alcuni elementi che ben si collegano alle prescrizioni di cui al Protocollo di Kyoto in tema di attenzione ambientale ed ecologica. Al primo comma dell'articolo 2 del presente provvedimento si prevede espressamente che: "In attesa e in preparazione delle decisioni e delle norme che saranno adottate dall'Unione europea (Ö) il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati, presenta al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) un piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e l'aumento del loro assorbimento (Ö)" Sottolineiamo, quindi, l'aspetto di collegialità e di impegno organico che il Governo tutto assume nelle sue specificità, e direi in tutti i campi e i settori della vita economica, sociale ed energetica del Paese.

Nel testo in esame si fa inoltre riferimento alle fonti energetiche eco-sostenibili, all'uso del suolo, dei boschi e delle foreste finalizzato all'assorbimento, in tal senso ripercorrendo i due meccanismi fondamentali contemplati nel Protocollo di Kyoto e cioè l'attuazione congiunta e lo sviluppo pulito.

Siamo anche convinti della giustezza e necessità del ricorso all'idrogeno come combustibile. Non siamo convinti di quanto affermato poc'anzi dal senatore Turroni a proposito dell'inadeguatezza della combustione dei rifiuti solidi urbani per la produzione di energia. Ho visitato qualche tempo fa il termovalorizzatore di Monaco di Baviera che serve quasi tutto il Land, dove si produce in maniera sistemica, pulita e sicura vapor acqueo ed energia elettrica.

Siamo convinti che ad una politica attenta all'ambiente e agli ecosistemi e alla loro salvaguardia debba accompagnarsi uno sviluppo sostenibile che tenga conto anche di queste possibilità che la scienza e la tecnica pongono al servizio della nostra società.

Siamo altrettanto convinti che l'Europa e l'Italia abbiano assunto un impegno forte e decisivo che deve essere suffragato e accompagnato da altre politiche. Certo, si tratta di un punto di partenza e non di arrivo. Le comunità internazionali, i Parlamenti europei e quelli dei Paesi a più alto sviluppo industriale debbono tenere conto, signor Presidente, delle realtà demografiche della Cina, del Pakistan e dell'India. Non si può prescindere dal prestare attenzione a quella parte del mondo che va verso uno sviluppo a ritmi sempre più sostenuti; l'Europa ed il mondo occidentale devono fare i conti con tali realtà.

Questo per dire che ci rendiamo conto della complessità e della grandiosità delle problematiche da affrontare, però oggi noi, con scienza e coscienza, siamo convinti di valutare e di votare un documento che segna una tappa importante per líItalia nel cammino dello sviluppo e del progresso nella sicurezza ambientale e nel rispetto ecologico. (Applausi dai Gruppi AN, FI e UDC:CCD-CDU-DE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Giovanelli, il quale, nel corso del suo intervento, illustrerà anche gli ordini del giorno G101 e G103.

Ha pertanto facoltà di parlare il senatore Giovanelli.

GIOVANELLI (DS-U). Signor Presidente, sono certo che una consapevolezza piena dellíimportanza dellíatto che andiamo ad approvare è presente nel relatore, senatore Moncada, e anche nei colleghi della maggioranza che hanno preso la parola. Non posso dire però che per quanto piena sia questa consapevolezza essa possa essere pari allíimportanza e al rilievo di questo atto.

Non si tratta di un ordine del giorno o di una mozione sulla politica ambientale e la politica estera del Paese (già se fosse solo questo, visti i contenuti, sarebbe importante), ma si tratta della firma di un Trattato, non di un trattatello bilaterale su qualche problema, con i nostri partner europei e con i più grandi Paesi industriali del mondo, ad eccezione degli Stati Uniti; e, forse, proprio per líeccezione degli Stati Uniti, questo atto assume un significato e richiede un impegno politico ancora più pregnante.

Si tratta di un atto che il presidente Berlusconi, nella sua duplice veste di Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri, farebbe bene a sottolineare con la stessa evidenza con la quale ama sottolineare questo suo ruolo nel campo della politica estera del Paese.

Per líItalia la politica ambientale è in gran parte politica estera. Il nostro non è un piccolo Paese, sperduto tra i 200 Paesi che compongono líAssemblea dellíONU: è la quinta potenza industriale del mondo e quindi le responsabilità dellíItaliaÖ (Commenti). Facciamo sesta, possiamo discuterne. Quindi, dicevo, le responsabilità dellíItalia riguardo allo sviluppo sostenibile hanno uno spessore adeguato alla sua effettiva forza economica, non solo nel Mediterraneo e in Europa, ma anche oltre.

Questo atto, che sottoscriviamo insieme ai Paesi dellíUnione Europea, è uno di quegli atti con i quali il nostro Paese assume questo livello di responsabilità; la responsabilità che esiste in un campo come quello dellíambiente e del clima, ove líinterdipendenza è assolutamente decisiva, di impiegare le risorse economiche, tecnologiche, umane e anche politiche in una sfida che - lo riconosciamo tutti - è difficilissima e non è affatto un rebus a soluzione certa.

Lo sviluppo sostenibile è espressione che soffre di genericità e forse di qualche abuso; in compenso ha assunto nel linguaggio della politica internazionale i connotati di un valore positivo indiscutibile, quale orizzonte della politica del secolo che si è appena aperto.

Sarà chiaro questo a Johannesburg, tra due o tre mesi, alla Conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile, che dieci anni dopo Rio de Janeiro sarà chiamata non solo a tracciare un bilancio, ma anche a definire i nuovi orizzonti di una sfida nel corso della quale è emerso che le tematiche ecologiche e quelle dei diritti umani, le tematiche della sostenibilità ambientale e dellíequità sociale sono indivisibili e necessitano di nuovi strumenti della politica, se non vogliamo che questíultima sia uníancella impotente dellíeconomia o una funzione subalterna della comunicazione o una strumentazione impotente rispetto alle questioni che influenzano veramente la vita delle persone.

Dai primi ecologisti e dal pensiero ambientalista, il concetto di sviluppo sostenibile è approdato alla grande politica e tuttavia, alla crescita di consapevolezza, di conoscenza scientifica, di convinzione anche ideale e culturale, non è corrisposto un uguale sviluppo della strumentazione.

Non vi è stata alcuna riforma della governance locale, nazionale ed internazionale, adeguata e misurata alle caratteristiche degli obiettivi che il concetto di sostenibilità include.

La Convenzione sul clima prima e il Trattato di Kyoto poi sono alcuni tra gli atti più rilevanti con i quali la politica ha cercato di portarsi al livello di quelle sfide che nelle piazze si chiamano no global, ma che anche lontano dalle piazze hanno molto a che fare con i problemi quotidiani di numerosissime persone. Mi riferisco alle persone e ai territori che nei Paesi in via di sviluppo soffrono moltissimo anche i minimi cambiamenti climatici (Marocco, Mozambico, Messico), ma anche a coloro che nei Paesi sviluppati conoscono gli effetti pesanti di una insostenibilità globale sempre più preoccupante.

Ho ascoltato in Commissione e in Aula le osservazioni che il relatore, professor Moncada, ha fatto sulle incertezze scientifiche riguardo all'attendibilità dei modelli matematici sulle previsioni del clima e soprattutto riguardo alla possibilità delle attività umane di influenzare l'andamento climatico.

Certamente, egli ha detto cose serie, ma quello che stiamo per votare in questa sede non è affatto l'atto conclusivo di un dibattito scientifico che deve continuare. È invece un atto politico; non è un credo, non è una fede, ma è certamente un grande atto di politica interna ed internazionale.

Sappiamo che non siamo sicuri di poter dominare lo sviluppo del clima, ma sappiamo con certezza che la crescita davvero esponenziale negli ultimi due secoli delle emissioni di gas serra, in particolare di anidride carbonica, produce moltissimi effetti negativi ed abbiamo una quasi totale certezza dei loro effetti sul buco nell'ozono. Così come, per quanto riguarda la distruzione dell'ozono, abbiamo la certezza che la politica e le politiche fatte bene possono produrre risultati, come è dimostrato dai primi effetti - che già si vedono - dell'Accordo di Montreal e dell'impegno delle multinazionali, che, in una concorrenza una volta tanto non distruttiva ma costruttiva, hanno sostituito gli ozono-distruttori.

Non si tratta qui di dare i voti alla scelta degli Stati Uniti d'America, ci mancherebbe altro, però, nel momento in cui scegliamo con l'Unione Europea di votare la ratifica del Protocollo di Kyoto, non possiamo non fare una considerazione (e non vorrei che si confondessero considerazioni di politica interna con altre considerazioni).

Capisco l'attenzione posta all'importanza dei meccanismi di mercato, del ruolo delle imprese, della parte dell'economia; capisco la critica al totalitarismo dirigistico, all'illusione che vi sia un gigantesco piano per mettere un gigantesco guinzaglio al mercato (non si capisce poi gestito da chi), sulla base del quale realizzare la sostenibilità. Capisco benissimo queste osservazioni, come condivido il fatto che con le politiche di comando e controllo si possono evitare alcuni danni, ma non si possono determinare i comportamenti di milioni di imprese e di miliardi di esseri umani, i loro consumi e le loro attitudini.

Tuttavia, nell'ultima versione del Protocollo di Kyoto, vi sono anche robusti meccanismi cosiddetti flessibili, che danno ampi spazi all'economia e al mercato, come quelli sul trasferimento di tecnologie pulite, sulla cessione di diritti di inquinamento, sulla joint implementation. Tali strumenti non possono essere qualificati tout court come dirigistici, perché anzi aprono spazi robusti, opportunità economiche, competitive, tecnologiche, di mercato ai Paesi più avanzati.

La resistenza degli Stati Uniti era già poco comprensibile all'inizio, perché essi hanno una responsabilità di leadership mondiale, che affermano ad ogni passaggio, su ogni punto della politica internazionale. Nel momento in cui riconoscono l'esistenza del problema, anche con l'amministrazione Bush, non possono scegliere la via isolazionista e comoda del perseguimento di politiche unilaterali nazionali, peraltro tutte da vedere, fondate su un'illusione opposta a quella dirigistica.

E' uníillusione pensare che tecnologia più mercato, senza politica, senza valori, siano sufficienti a risolvere automaticamente problemi come quelli messi in rilievo dallíeffetto serra e dagli altri dati di crisi della sostenibilità ecologica. Gli Stati Uniti hanno una responsabilità mondiale per cui è grave che non possano e vogliano assumersi il tema della condivisione di una responsabilità.

È chiaro, tuttavia, che i Paesi firmatari del Protocollo di Kyoto, líUnione Europea in particolare, devono tenere aperto il dialogo con gli Stati Uniti, anche perché per quanto concerne i cosiddetti meccanismi flessibili e i meccanismi di mercato (soprattutto líinvestimento, il trasferimento e lo sviluppo delle tecnologie pulite) è possibile una cooperazione ed una competizione con gli Stati Uniti.

La firma di questo Trattato rappresenta per il nostro Paese líoccasione per far crescere di livello la nostra politica ambientale, troppo spesso rinchiusa nel cortile di casa, a misurare la legittimità di un centimetro quadrato in più o in meno di area fabbricabile o líapplicazione di una legge o líesistenza di uníautorizzazione preventiva o successiva.

Abbiamo bisogno ovviamente di una politica ambientale che sappia misurarsi a fondo con le opzioni della ricerca, dellíindustria, della tecnologia, del commercio estero e di far giocare al nostro Paese il ruolo che può giocare per il livello di responsabilità e per le potenzialità del suo sistema produttivo.

Del resto, la scelta che abbiamo operato con líEuropa non mi pare significhi una consegna alla Germania del ruolo esclusivo di Paese che fonda la competitività del proprio sistema industriale ed abitativo sulla superiorità e sul vantaggio ambientale.

Il know how ambientale rappresenta sicuramente un fattore di competitività e la sottoscrizione di questo Protocollo, per un Paese come il nostro, impegna senzíaltro a sviluppare un programma di sviluppo e sostegno di quel mondo accademico, industriale ed anche finanziario che è in grado di determinare flussi di investimenti nei Paesi in via di sviluppo, quei Paesi cioè in cui si gioca la partita dellíeffetto serra, come India e Cina dove la crescita è a due cifre, fondata magari sul carbone e su tecnologie obsolete o non aggiornate. Il nostro Paese può farlo con un programma di investimenti e di sviluppo economico.

Affermo ciò perché avverto questa voglia della scorciatoia del nucleare. Non intendo in questa sede aprire una discussione sullíargomento. Vi è però, purtroppo, un punto dellíarticolo 2 che suscita preoccupazione.

Credo che il Protocollo di Kyoto sia stato pensato e discusso nelle varie conferenze lasciando da parte la tematica "nucleare sì, nucleare no, nucleare come" (che peraltro, se posso esprimere la mia opinione, apre dei problemi molto seri, alcuni di natura addirittura antropologica e filosofica, altri di più semplice e pragmatica difficoltà di controllo degli effetti, perché manca la dimostrazione che siamo in grado di controllare gli effetti). Se la soluzione consistesse nel sostituire il petrolio con il nucleare non avremmo avuto bisogno del Protocollo di Kyoto.

Lascerei fuori quindi questo tema, anche perché la ragione per cui dobbiamo perseguire gli obiettivi contenuti in questo Protocollo non è semplicemente la riduzione delle emissioni su scala globale, ma sono anche la qualificazione ed il miglioramento, la qualità e la salubrità dello sviluppo in Europa e nel nostro Paese. Questa è la strada che dobbiamo percorrere.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seconda parte del disegno di legge, dopo líimpegno alla firma, il testo si diffonde su ciò che il nostro Paese dovrebbe fare nei prossimi mesi ed anni. Non ho le certezze, piuttosto serene, del collega Zappacosta. Penso che siamo inadeguati e non lo dico per criticare líattuale maggioranza.

Líinadeguatezza non attiene allo schieramento politico. Noi registriamo una difficoltà piuttosto profonda, anche strutturale, e una complessità determinata da un sistema di piccole e medie imprese; vi è anche una tendenza allíaumento, leggermente corretta solo nel finale, delle emissioni, e non abbiamo grandi margini di miglioramento, dato che líalto costo dellíenergia nel nostro Paese fa sì che l'Italia abbia un grado altissimo di efficienza energetica, per cui non si può migliorare molto visto che vi è già un livello elevato. Penso piuttosto che dobbiamo rinnovare gli strumenti della governance e credo che dobbiamo essere convinti nel farlo.

Sento che circa i mezzi con i quali si dovrà perseguire líimpegnativo obiettivo italiano derivante dal Protocollo di Kyoto, fra maggioranza e opposizione ci sono e ci saranno certamente idee diverse. Spero invece che non ci sia una differenza sulla volontà di perseguire tale obiettivo. Quale debba essere il mix di misure coercitive, politiche, fiscali, di mercato e di iniziativa libera economica è ovviamente oggetto di un dibattito di politica interna che certamente non può essere evitato.

Mi auguro però che non vi sia da alcuna parte líidea che si possa continuare a fare tranquillamente come prima, perché di questo passo certamente non solo non si raggiunge, ma non ci si avvicina neanche allíobiettivo, e che nessuno ritenga che la firma di questo trattato sia un atto dovuto, una sorta di inchino diplomatico ai nostri partner europei: non si può parlare di inchini diplomatici in questo campo.

Spero piuttosto che ci sia la disponibilità a mettere in campo strumenti di governo dello sviluppo innovativi, fondati sulla conoscenza, sulla trasparenza, sulla responsabilità, come la contabilità ambientale, i meccanismi previsti da Agenda 21 e naturalmente anche politiche finanziarie e fiscali coerenti con questo grande obiettivo.

Non illustro, signor Presidente, gli ordini del giorno, perché si riferiscono allíarticolo 2, ma, in sostanza, nelle considerazioni che ho già svolto qualche elemento di riferimento agli ordini del giorno cíera, perché il testo di questo provvedimento, al quale siamo assolutamente favorevoli e sul quale abbiamo rinunciato a svolgere una discussione più approfondita per consentirne la tempestiva approvazione, contiene tuttavia nella seconda parte qualche elemento sul quale non si può esprimere perplessità per le seguenti due ragioni.

La prima è una ragione di merito: non si capisce perché si debba giocare ai piccoli emendamenti o addirittura sottolineare piccoli interessi su una questione di queste dimensioni. La seconda è che nel testo il riferimento allo sviluppo esistente nella politica nazionale è tanto lungo quanto generico.

Da questo punto di vista credo che, a cominciare dal Documento di programmazione economico-finanziaria, dalla prossima manovra finanziaria, potremo verificare se il Governo e la maggioranza abbiano appoggiato con convinzione líarticolo 1, cioè la scelta della ratifica del Protocollo di Kyoto, al di là dei mezzi attraverso i quali saranno perseguiti gli obiettivi in esso previsti.

PRESIDENTE. Senatore Giovanelli, lei potrà illustrare ulteriormente gli ordini del giorno G101 e G103 quando illustrerà anche líordine del giorno G2.102, cioè in sede di esame dellíarticolato.

È iscritto a parlare il senatore Novi. Ne ha facoltà.

NOVI (FI). Signor Presidente, la ratifica e líesecuzione del protocollo di Kyoto non possono essere enfatizzate come una svolta epocale. In realtà, si tratta di ben altro.

Non è il caso, appunto, di farsi prendere dallíentusiasmo gestuale e puramente formale di certo fondamentalismo ambientalista. È il caso invece di tenere i piedi per terra, come ha fatto con la sua eccellente relazione il senatore Moncada.

Dobbiamo tenere i piedi per terra perché in realtà il Protocollo di Kyoto non è altro che uno strumento transitorio per contenere le emissioni del gas serra. È quindi uno strumento per raggiungere un obiettivo limitato, e di questo dobbiamo prendere atto ed avere coscienza, perché fino ad ora gli obiettivi che ci si era prefissati non sono stati raggiunti.

Faccio un esempio. La delibera CIPE prevedeva, per quanto riguarda líItalia, che nel 2002 ci fosse una diminuzione del 6,5 per cento delle emissioni rispetto al 1990, unitamente ad una diminuzione dei consumi relativi a ben 8 milioni di tonnellate di petrolio. Nella realtà però è avvenuto che tra il 1990 e il 2000 líincremento dei consumi energetici sia stato del 6,6 per cento ed abbia provocato il 6,6 per cento di aumento delle emissioni. Quindi, si sono incrementati i consumi, e sono aumentate le emissioni: líopposto di quanto era stato previsto. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, le emissioni hanno subito un incremento del 15 per cento, quindi le cose sono andate decisamente male.

Ecco perché quando poi da parte di molti colleghi si fa un richiamo alle responsabilità di questo Governo, ebbene, va detto che le responsabilità di questo Governo in 10 mesi sono limitate. In realtà, negli ultimi 10 anni non ci sono stati quegli interventi strutturali che, ad esempio, nel settore dei trasporti, avrebbero permesso non líincremento del 15 per cento delle emissioni, ma una loro diminuzione.

Se líobiettivo che ci si era prefissi con la delibera del CIPE non è stato raggiunto, è perché le politiche dei passati Governi e dei precedenti Ministri dellíambiente, che poi erano ambientalisti militanti, sono state fallimentari. Di questo bisogna prendere atto qui oggi nel momento in cui discutiamo e ci accingiamo ad approvare la ratifica del Protocollo di Kyoto.

Ma cíè di più. Per quanto riguarda il Mediterraneo, se persiste líattuale domanda di energia con combustibili e tecnologie tradizionali, le emissioni di anidride carbonica risulteranno quadruplicate. I Paesi dellíarea del Mediterraneo saranno perciò Paesi ad altissimo tasso di inquinamento. Ecco perché nel momento in cui ci si è resi conto dellíimpossibilità di raggiungere gli obiettivi previsti dallíAccordo di Kyoto, si è più realisticamente ripiegato sulla posizione della Conferenza di Marrakech, cioè si è raggiunto un modesto compromesso.

Questo modesto compromesso, in realtà, ha fatto sì che fossero scoperti quei meccanismi di mercato che fino a poco tempo fa non solo dallíambientalismo militante, ma anche dalla Comunità europea erano respinti come politicamente scorretti. Ecco allora che si è arrivati al riconoscimento dellíefficacia degli strumenti economici per la tutela dellíambiente. Ecco allora che si arriva al mercato controllato dei diritti di inquinamento. Provate ad immaginare se si fosse ipotizzato 10 anni fa il mercato controllato dei diritti di inquinamento cosa sarebbe avvenuto.

Ecco perché certe esternazioni declamatorie, che ascoltiamo anche in Parlamento, nei confronti di Bush e degli Stati Uniti sono, secondo noi, in parte avventate: può darsi infatti che tra qualche tempo scopriremo che forse il tipo di intervento dell'Amministrazione Bush coglierà quei risultati che i Paesi sottoscrittori dell'Accordo di Kyoto non riusciranno a cogliere. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. L'Amministrazione Bush ha investito ben 700 milioni di dollari per la nuova politica ambientale; loro investono e spendono; noi, intanto, lanciamo proclami e grida manzoniane: questa è la profonda differenza, colleghi, tra i Paesi sottoscrittori del Protocollo di Kyoto e chi, come gli Stati Uniti, non lo ha sottoscritto.

Questa nuova politica, definita "Iniziativa cieli limpidi", consiste in incentivi alla cooperazione delle aziende, nella crescita economica che, diversamente dalle regole e dalle imposizioni, in realtà si porta dietro anche un tale sviluppo delle tecnologie e una tale modernizzazione del settore da permettere una minore produzione di sostanze inquinanti.

Questi soldi servono quindi a incoraggiare gli investimenti in tecnologie pulite. Non c'è la riduzione obbligatoria delle emissioni, ma una disseminazione delle nuove tecnologie in grado di produrre questa riduzione obbligatoria, perché con il pragmatismo anglosassone negli Stati Uniti puntano a cogliere un obiettivo, invece la Comunità Europea lancia grida manzoniane ma poi non coglie gli obiettivi. Ecco in che cosa si differenzia la politica degli Stati Uniti da quella dei Paesi sottoscrittori dell'Accordo.

Soffermiamoci anche sui rischi che corriamo se inseguiamo certi fondamentalismi. Guardate che la paura è stata sempre la principale risorsa dei regimi illiberali; c'è il rischio che il principio di responsabilità fondato sul timore in realtà produca soltanto immobilismo, e noi non possiamo permetterci di rimanere fermi.

Nel momento in cui gli ambientalisti contestano i meccanismi di mercato e di crescita economica, e lo fanno anche secondo una vulgata no global che non è ancorata alla realtà, ma a dei pregiudizi ideologici, ignorano che il PIL tra il 1950 e il 1995 nei Paesi industrializzati è cresciuto del 210 per cento.

Ignorano che nello stesso periodo nei Paesi in via di sviluppo è cresciuto del 190 per cento: cioè, i Paesi in via di sviluppo, che secondo i no global sono stati letteralmente ridotti alla fame dai Paesi industrializzati, hanno visto il loro PIL crescere tra il 1950 e il 1995, in 45 anni, del 190 per cento; persino il PIL dei Paesi più arretrati dell'Africa è cresciuto del 20 per cento. Questo significa che è aumentata la ricchezza, il benessere!

Allora, colleghi, dobbiamo venire fuori da questo approccio un po' primitivo alle questioni ambientali. Per quanto riguarda alcuni allarmismi degli ambientalisti bisogna andarci piano.

E, ancora, esistono e persistono troppi dubbi sulla misurazione delle temperature negli ultimi cento anni, sulla comprensione del ruolo degli oceani, sulla capacità predittiva dei pur giganteschi modelli di previsione utilizzati, ritenuti incapaci di gestire fenomeni complicatissimi. Con l'accelerazione dell'impiego di taluni sistemi informatici, crediamo di poter prevedere cosa avverrà in futuro; in realtà non prevediamo alcunché e ci limitiamo a disegnare scenari catastrofici.

Colleghi, lasciandoci alle spalle la grande utopia regressiva di certo ambientalismo, dobbiamo recuperare il senso della realtà, assumere un approccio pragmatico alla grande questione dei gas serra. Ciò avverrà soltanto se imboccheremo la strada indicata a Marrakech circa un anno fa.

Se compiremo quelle scelte, se agiremo con senso di concretezza, con un realismo legato a una progettualità di fondo, coglieremo gli obiettivi che ci siamo posti; altrimenti, com'è avvenuto in questi anni, dedicheremo il nostro tempo a lanciare grida manzoniane, senza cogliere alcun risultato concreto. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rollandin, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche l'ordine del giorno G104.

Il senatore Rollandin ha facoltà di parlare.

ROLLANDIN (Aut). Signor Presidente, l'illustrazione da parte dei relatori, in particolare del professor Moncada, del disegno di legge che autorizza la ratifica del Protocollo di Kyoto è stata molto esauriente. L'odierno dibattito si inserisce in un contesto, in una tematica più generale, che ha già impegnato l'Assemblea in sede di esame del collegato in materia ambientale.

Il provvedimento in discussione riveste però una valenza particolare per gli impegni che l'Italia assume in modo chiaro e anche unilaterale, rispetto ad impegni corali, come prevede peraltro lo stesso Protocollo.

Non ripeterò osservazioni piuttosto ovvie sulla validità di misure in difesa dell'ambiente - materia rispetto alla quale i proclami superano di gran lunga i provvedimenti effettivi - e, onde evitare che repetita olent, mi limiterò ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato, spiegando perché esso è direttamente collegato con le previsioni del disegno di legge in esame.

A dieci anni dalla Conferenza di Rio, il Protocollo di Kyoto individua gli impegni prioritari, richiamati in particolare all'articolo 2, laddove si menziona espressamente un piano nazionale e si prevedono programmi-pilota. Il mio ordine del giorno si riferisce a tali disposizioni, ponendo la questione di un programma di lavoro che si colleghi a quanto si sta già effettuando sotto questo profilo, affinché un appuntamento importante, come l'anno internazionale delle montagne, non si riduca ad una mera dichiarazione di principi.

Richiamo questo appuntamento, l'anno internazionale delle montagne, perché, malgrado le roboanti dichiarazioni, si stenta a capire l'importanza della montagna, che rappresenta complessivamente, a livello di impatto, il 54 per cento dell'interesse nazionale.

L'ordine del giorno G104 sottolinea alcuni punti essenziali, meritevoli di essere valorizzati, richiamando gli interventi in ambiti direttamente collegati, di cui tratta in particolare l'articolo 10.

Non so se tutti hanno letto e riletto il Protocollo, ma credo che faccia specifico riferimento allíintervento nei settori collegati con le attività che riguardano le collettività locali e le Regioni, in particolare per i territori a equilibrio instabile. Ricordo a questo proposito anche líAgenda 21 che si fa carico di riprendere questi temi.

In sintesi, nellíordine del giorno si richiama un invito proprio in riferimento allíanno internazionale delle montagne 2002 che rappresento anche a nome di tanti colleghi, dei quali conosco la sensibilità, che trasversalmente fanno parte di tale associazione.

Voglio indicare alcuni punti riportati al riguardo nell'ordine del giorno in cui si impegna il Governo " a salvaguardare e valorizzare líimplementazione del Protocollo di Kyoto e la specificità dei territori montani," - credo che questo sia un impegno importante - "a promuovere, attraverso specifiche iniziative politiche ed economiche, la conservazione e lo sviluppo sostenibile e duraturo delle Regioni montane, assicurando così il benessere delle popolazioni in Italia, in Europa e nel resto del mondo e di conseguenza delle genti di pianura". Mi sembrava rilevante ribadire questo aspetto.

Lo stesso discorso vale per gli altri punti del dispositivo, fra i quali vi è l'invito a discutere in tempi brevi i Protocolli di attuazione della Convenzione delle Alpi, che si riferiscono ai temi specifici della salvaguardia e della prevenzione dellíambiente in settori importanti come le foreste montane, líenergia e la difesa del suolo.

Ringrazio, ancora una volta, per líattenzione che mi è stata accordata, augurandomi che líordine del giorno venga accolto con lo stesso spirito collaborativo col quale è stato presentato. (Applausi dal Gruppo Aut e dei senatori Agoni e Vicini).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Moncada.

MONCADA, relatore. Signor Presidente, rilevo con soddisfazione che, pur nella diversità delle impostazioni manifestate nei vari interventi, i senatori Turroni, Zappacosta, Giovanelli, Novi e Rollandin - nel caso avessi dimenticato qualcuno me ne scuso - abbiano sottolineato la necessità di ratificare il Protocollo di Kyoto anche come segnale importante, com'è stato detto più volte, in vista del prossimo appuntamento di Johannesburg. Mi piacerebbe discutere di quanto è stato fatto, ma non voglio dilungarmi eccessivamente.

Mi corre líobbligo, perché resti agli atti, di segnalare al senatore Turroni che non è vero che il Governo non ha sanato il problema dellíinquinamento di Gela. Le ultime misure effettuate hanno dimostrato che gli impianti di depurazione hanno tenuto e le emissioni di gas rientrano nei limiti di legge.

Inoltre, mi ha colpito, senatore Turroni, che un architetto come lei si stupisca e sostenga che líobiettivo di definire nei progetti-pilota modelli di intervento più efficaci, anche dal punto di vista dei costi, è un errore. Questo è quello che noi ingegneri o architetti chiamiamo un processo di ottimizzazione, per cui mi trovo díaccordo con líoperato del Governo.

Infine, senatore Giovannelli, mi complimento con lei per la qualità del suo intervento. Oggi ho avuto modo di ascoltare un discorso sullíambiente che mi sento veramente di condividere in pieno. Mi auguro che con tale spirito si possa collaborare anche in futuro per migliorare la qualità del nostro ambiente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Castagnetti.

CASTAGNETTI, relatore. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni del senatore Moncada nel prendere atto con soddisfazione della convergente valutazione dellíAssemblea sullíopportunità del voto che ci accingiamo ad esprimere.

Credo che líapproccio migliore allíargomento e alla votazione del documento sia di considerarlo per com'è, nei limiti di ciò che può assicurare e che, ci auguriamo, possa realisticamente dare. Sarebbe un errore scaricare su tale documento ansie, velleità, aspirazioni sopra le righe.

Altrettanto sbagliato è annettere considerazioni di politica industriale o di politica tout court per il futuro, considerazioni che vanno ben oltre il testo del documento in esame. Sotto questo profilo mi permetto semplicemente di dire al collega Turroni, il quale evidentemente in questa occasione individua anche una possibile preclusione ad ogni tentazione per quanto riguarda la sperimentazione nucleare o di altre forme di energia, che ciò attiene ovviamente alle sue libere convinzioni.

A me francamente sembra paradossale, da un lato, demonizzare oltre l'eccesso e gli stessi dati scientifici i risultati raggiunti dai combustibili fossili, dal carbone e via dicendo, e, dall'altro, demonizzare, ancor più l'alternativa che la trincea della scienza - quanto meno la ricerca teorica - vede come la più avanzata, giacché riguarda l'essenza stessa della materia: mi riferisco cioè alla teoria dell'atomo. Ne consegue che se quello che già esiste è demoniaco e quello che può intervenire in senso innovativo lo è ancor di più, vuol dire che ci troviamo in una situazione di difficile contraddittorietà!

Tuttavia, vorrei far presente che questo non è l'argomento oggetto del nostro esame. Credo, che al di là dell'enfasi con la quale il collega Turroni ha voluto introdurre questo tema, il provvedimento in esame non tratti di questo, né delle frontiere che le novità apportate dalla ricerca scientifica e tecnologica potranno raggiungere, ivi compresa quella nucleare, che evidentemente sono affidate al genio umano e alle scelte della politica, dell'industria, e comunque a qualcosa su cui oggi non dobbiamo decidere.

Inoltre, non è reale il presupposto teorico e storico sostenuto dal collega Turroni, il quale ha affermato che quindici anni fa gli italiani, attraverso un referendum, bandirono il nucleare. È chiaro che se si interpreta male un fatto poi si arriva a determinate convinzioni,e non si ricorda che con quel referendum ci si limitò ad affermare che i comuni non potevano essere surrogati e quindi a ridurre l'azione dell'ENEL. Pertanto, non è avvenuto quel fatto epocale, culturale e scientifico evocato dal senatore Turroni! È necessario dunque riportare la storia, la prospettiva e la ricerca ciascuna nel proprio ambito.

Oggi siamo chiamati a votare consapevolmente ed in maniera convinta la ratifica del Protocollo di Kyoto in quanto elemento che ci tiene in linea di coerenza con le decisioni europee e solidali rispetto ad una visione planetaria che tende a salvaguardare al meglio il futuro del pianeta.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il Senato per la disponibilità mostrata, avendo in un certo senso dovuto subire questa accelerazione nei tempi di trattazione di un tema così delicato e importante rispetto al quale probabilmente tutti avremmo voluto dare il nostro contributo in maniera più ampia.

Ciò è avvenuto alla Camera dove si è tenuto un confronto serrato (ricordo che anche in quella sede vi erano due relatori, uno di maggioranza e uno dell'opposizione) attraverso il quale si è addivenuti alla ratifica del Protocollo di Kyoto in maniera condivisa, ad eccezione dell'incidente di percorso del quale abbiamo parlato abbondantemente anche in Commissione qui al Senato, ma credo che oggi l'equivoco sia stato in gran parte chiarito anche in riferimento a certi dettagli e dubbi che sono emersi.

A questo proposito, il Governo per primo ha suggerito la presentazione di ordini del giorno - giacché non era possibile per i problemi ben noti presentare degli emendamenti - che possano chiarire il senso del provvedimento di ratifica del Protocollo di Kyoto.

Aggiungo poi che questo era un atto dovuto, considerata la grande valenza politica di questo documento, al di là dei contenuti: per la prima volta si ratifica un impegno che costituisce il riconoscimento dell'interdipendenza delle problematiche ambientali. Questo rappresenta il prerequisito necessario per pervenire ad una sorta di patto globale per l'ambiente che deve vedere unito il maggior numero possibile di nazioni, i Paesi del Sud e i Paesi del Nord del mondo, i Paesi ricchi e quelli poveri. Infatti, solo così potrà essere affrontato in maniera corretta un tema così delicato, che interessa il pianeta e il futuro delle nostre generazioni.

Quindi, questo provvedimento riveste una grande valenza politica ed è necessario che ci sia, in questíAula, il maggior accordo e consenso possibile su questa ratifica.

Confermo - perché mi è stato chiesto - che non è possibile guadagnare oggi crediti rispetto alle emissioni del nucleare; questa posizione è stata chiarita dal Governo anche alla Camera.

Al di là di dubbi che sono emersi sulla capacità e sulla possibilità del nostro Paese di rispettare gli impegni che oggi iniziamo ad assumere, credo di poter dire con ragionevolezza che, dopo la Settima Conferenza delle Parti svoltasi a Marrakech, dove sono state trovate delle soluzioni diverse al problema (di cui tutti dobbiamo assumerci la responsabilità) e che ha aperto scenari diversi rispetto alle Conferenze precedenti, sulla base di quanto lì concordato, oggi la ratifica del Protocollo di Kyoto costituisce, oltre che un fatto politico importante, anche un impegno che potrà produrre dei risultati effettivi.

Comincio a credere che si possano rispettare gli impegni assunti: come Governo, faremo il possibile per farlo. A tal proposito, mi corre líobbligo di chiarire allíAula, e in particolare al senatore Turroni, il perché abbiamo inserito il discorso dellíenergia dai rifiuti solidi urbani.

Abbiamo introdotto questa possibilità perché, da questo punto di vista, i dati che riguardano il nostro Paese sono importanti, e li specifico. Líeliminazione delle discariche in Italia produrrebbe una riduzione delle emissioni di metano pari a 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ovvero pari al 10 per cento dellíimpegno di riduzione, che abbiamo assunto da qui al 2012, di 100 milioni di tonnellate .

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

(Segue TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio). Se poi riusciremo a produrre energia con il 50 per cento dei rifiuti urbani, avremo una produzione di energia pari a 1.500 megawatt, che portano a una riduzione di consumo del petrolio che abbatterebbe di 2.500.000 tonnellate líanidride carbonica.

Recuperando il biogas delle discariche attuali fino al 2010, anno nel quale dovremmo chiudere tutte le discariche nel nostro Paese, otterremmo un ulteriore risparmio di anidride carbonica di un milione di tonnellate.

Il totale della somma di quanto ho detto è pari a 13.500.000 tonnellate di anidride carbonica in meno. Questo ci fa pensare che una delle politiche da attuare per arrivare a quellíobiettivo di 100 milioni di tonnellate in meno di anidride carbonica possa essere anche questa politica sui rifiuti.

Ringrazio ancora il Senato per la celerità con cui ha affrontato questo argomento. (Applausi dei senatori Moncada e Fasolino).

PRESIDENTE. Prima di dare lettura del parere della 5a Commissione, vorrei pregare i colleghi senatori che continuano a rivolgere le spalle alla Presidenza, a chiacchierare in maniera tranquilla e a disturbare i lavori del relatore e del Sottosegretario, di rispettare la dignità del posto in cui ci troviamo: tutti sono liberi di uscire e proseguire la chiacchierata fuori dellíAula. Grazie.

Do ora lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente:

"La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, per quanto di propria competenza, esprime parere di nulla osta, nel presupposto che l'articolo 2, comma 2, costituisca un tetto di spesa, dovendosi dare alle parole: "sulla base" il significato delle parole: "nei limiti" e nel presupposto che, all'articolo 4, tutte le norme di copertura si intendono riferite anche ad annualità successive all'ultimo anno del bilancio triennale indicato.

Esaminati, altresì, gli emendamenti trasmessi, esprime parere di nulla osta".

Passiamo all'esame degli ordini del giorno, già illustrati nel corso della discussione generale e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

MONCADA, relatore. Signor Presidente, mi sembra sia già stato chiarito molto bene dal senatore Castagnetti che il Protocollo di Kyoto non implica la scelta tra nucleare sì e nucleare no, tant'è vero che è firmato da Paesi come la Germania e la Francia, che sono nuclearizzati.

Nel disegno di legge al nostro esame è contenuto un accenno al fatto che non si possono utilizzare crediti di emissione per gli impianti nucleari. Gli ordini del giorno presentati non fanno che esplicitare più compiutamente quanto già previsto nel testo; pertanto, ne propongo l'accoglimento.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Il Governo accoglie gli ordini del giorno G100 e G104.

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G100 e G104 non verranno posti ai voti.

Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge n. 1415.

Metto ai voti l'articolo 1.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 2, sul quale sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno che invito i presentatori ad illustrare.

TURRONI (Verdi-U). Signor Presidente, spenderò poche parole per rispondere a talune affermazioni che ho sentito formulare da alcuni colleghi nel corso della discussione generale, perché gli emendamenti da me presentati all'articolo 2 vanno proprio nella direzione opposta.

Siamo convinti che questa è una misura parziale e lo abbiamo già detto, non perché siamo allarmisti ma perché abbiamo raccolto le indicazioni della scienza internazionale, che ha mosso i Governi dei Paesi a Rio, li ha spinti a stipulare due Convenzioni internazionali (di cui questa delle Parti per la riduzione dei gas serra è a nostro avviso la più importante) e ha sollecitato i Paesi più industrializzati ad assumere a Kyoto un impegno preciso in questa direzione.

Come Verdi ambientalisti, non abbiamo fatto altro che sostenere le posizioni di quegli scienziati, di quei Governi e di quegli uomini politici, come Jacques Chirac, che certamente non appartiene alla nostra parte politica, come Bill Clinton, che non mi sembra sia un Verde, e come tanti altri Capi di Stato e di Governo, che io stesso ho sentito raccontare quanto sarebbe potuto succedere al pianeta se non si fossero adottate misure adeguate per ridurre queste emissioni, che provocano effetti disastrosi.

Con l'emendamento 2.2, proponiamo di sopprimere il riferimento al "minor costo". Il collega Moncada mi ha detto che, dal momento che sono architetto, dovrei rendermi conto che si tratta di un'ottimizzazione dei costi. Rispondo al mio autorevole collega che quei costi vanno rapportati alla somma cui ho già fatto riferimento nel mio intervento, quando ho detto che l'Unione Europea - e non i Verdi - riferisce che ammontano a 600.000 miliardi di vecchie lire i danni provocati da questi disastri all'economia del continente.

Quindi, i costi che dobbiamo sopportare devono essere bassi ma rapportati al costo generale che incombe sullíItalia; non a caso ho fatto riferimento alle due recenti alluvioni che - ahimè! - hanno interessato il Piemonte e che hanno comportato una spesa di ben 15.000 miliardi di vecchie lire, non sufficiente, comunque, a coprire le spese di tutti i disastri verificatisi.

Per questo motivo, con líemendamento 2.2 proponiamo la soppressione delle parole "con il minor costo" perché, secondo noi, non significano nulla. Sarebbe stato meglio, semmai, scrivere "con i costi che saranno necessari".

Così come è necessario, a nostro avviso, che vengano incentivate le misure finalizzate al risparmio energetico; tra líaltro, in tal modo, rispondo a tutti coloro che sono intervenuti citando luoghi comuni, quali quelli delle "candele", della regressione, del ritorno indietro.

Noi pensiamo (lího già ricordato ma voglio ripeterlo) che il Protocollo di Kyoto debba rappresentare uníoccasione di sviluppo economico e di sviluppo di tecnologie, uníopportunità per Paesi, come il nostro, che rispetto ad altri e alla questione energetica hanno avuto, grazie a quel referendum, la possibilità di introdurre nei loro sistemi energetici una serie di risparmi, sviluppando tecnologie e sistemi alternativi, che Paesi maggiormente dissipatori (come, ad esempio, gli Stati Uniti) non hanno introdotto nei loro sistemi.

Ecco che noi, come afferma líemendamento 2.4, investendo nella promozione della ricerca e di misure finalizzate al risparmio energetico, nellíefficienza energetica mediante l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, non facciamo altro che incentivare i sistemi produttivi più avanzati del nostro Paese, mettendoli nella condizione di competere con altri sistemi produttivi guadagnando e producendo ricchezza e occupazione. Altro che regressione! Altro che visione legata alla "candela" e a chissà quali altre immagini distorte voi date del nostro punto di vista!

Noi non usiamo mai parole come "vincoli"; parliamo sempre di "opportunità". Questa per noi è una sfida assai importante perché offre la possibilità, se il nostro Paese saprà coglierla, di andare molto avanti rispetto a tutte le questioni che riguardano la competitività dei nostri sistemi produttivi.

Altri emendamenti da noi presentati vanno in questa direzione. Con líemendamento 2.10, ad esempio, si fa riferimento al potenziamento di impianti per la produzione di energia eolica e solare. In altri Paesi (sto pensando alla Germania) líenergia solare (mi pare che in quello Stato abbiano meno sole di quanto ne abbiamo noi!), sia termica che fotovoltaica, è enormemente sviluppata; città intere utilizzano líenergia prodotta con questi sistemi.

Il nostro Paese, da questo punto di vista, è molto arretrato. I tetti fotovoltaici, che abbiamo cercato di introdurre, sono ben posa cosa rispetto a quel milione di tetti fotovoltaici che gli Stati Uniti díAmerica hanno deciso di attivare. Così come abbiamo visto altri sistemi per produrre energia pulita adottati dalle stesse Exxon e British Petroleum che hanno individuato in essi uníalternativa ai tradizionali sistemi di produzione energetica che si fondano sulla combustione dei fossili.

Intendo illustrare infine líemendamento 2.10. Signor Presidente, mi scuso se mi sono dilungato, ma come si è potuto verificare per noi quella in esame è una questione importante, perché riguarda le politiche complessive non solo del nostro, ma di tutti i Paesi industrializzati alle quali, con debolezza numerica, ma con la forza delle nostre idee cerchiamo di dare un contributo in positivo perché si sviluppino senza distruggere le risorse primarie del nostro Paese.

Noi sosteniamo che tutti i programmi di infrastrutturazione che riguardano il nostro Paese (perché siamo convinti che questi programmi siano in controtendenza con gli obiettivi che ci siamo dati con la sottoscrizione del Protocollo che ci apprestiamo ad approvare) debbano essere riferiti e riguardare gli obiettivi che oggi decidiamo di assumere nel quadro generale di compatibilità, che non è rispettato.

Come ho già detto, il ministro Lunardi, se posso fare un paragone, è un "emendamento soppressivo" di questo Protocollo: la sua sola presenza e il suo solo programma sopprimono di fatto il Protocollo!

Concludo il mio intervento, signor Presidente, ringraziandola per il tempo che mi ha concesso e rilevando che, al di là delle considerazioni svolte dal collega Castagnetti (ma la discussione sul nucleare la faremo in uníaltra circostanza), le parole di entrambi i relatori a proposito della norma introdotta al capoverso 3) del comma 1 dellíarticolo 2 del disegno di legge n. 1415 ci hanno confortato.

Se poi verrà accolto anche líordine del giorno che abbiamo presentato, saremo soddisfatti e, essendo stato riconosciuto il "pasticcio" commesso alla Camera (come ha fatto il signor Sottosegretario, motivo per cui lo ringrazio), potremo anche cambiare il nostro atteggiamento nei confronti del provvedimento al nostro esame. (Applausi dal Gruppo Verdi-U).

GIOVANELLI (DS-U). Signor Presidente, mi accingo brevissimamente ad illustrare gli ordini del giorno presentati all'articolo 2: avendo già esposto le motivazioni generali, devo soltanto illustrarne brevemente il contenuto.

Líordine del giorno G2.104 fa riferimento alla necessità di adottare un sistema di monitoraggio e contabilità ambientale, perché gli impegni possano poi essere seguiti giorno per giorno e anno per anno, e perché possa essere riformata la governance. Quindi, non si tratta solo di controlli, ma anche di riforma delle procedure attraverso le quali il Governo nazionale, ma anche quelli territoriali, si assumono il compito di contare e di rendicontare la gestione che fanno dellíeconomia dellíambiente.

Líordine del giorno G2.105 riguarda il chiarimento del quale si è dichiarato testé soddisfatto il collega Turroni, circa un'abbastanza ultronea specificazione introdotta alla Camera allíarticolo 2. Il chiarimento è riferito al fatto che la discussione sul nucleare è altra cosa rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni che qui ci assumiamo. Per questo motivo non dovrebbe verificarsi il fatto, per noi abbastanza paradossale, che líimpegno di riduzione delle emissioni comporti líassunzione dellíopzione nucleare, soprattutto nella promozione di tecnologie pulite al di fuori del nostro Paese.

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

MONCADA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 2.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Anche il Governo esprime eguale parere contrario.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 2.1, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.2, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.3, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.4, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.5, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.6, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.7, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.8, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.9, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.10, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.11, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.12, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.13, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.14, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.15, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.16, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.17, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.18, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.19, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Metto ai voti l'emendamento 2.20, presentato dal senatore Turroni e da altri senatori.

Non è approvato.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli ordini del giorno presentati all'articolo 2.

MONCADA, relatore. Esprimo parere favorevole su tutti.

TORTOLI, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Anche il Governo è favorevole a tutti gli ordini del giorno presentati.

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G2.100, G2.101, G2.102, G2.103 (testo 2), G2.104 e G2.105 non saranno posti ai voti.

Metto ai voti líarticolo 2.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 3.

Lo metto ai voti.

È approvato.

Passiamo allíesame dellíemendamento 3.0.1, volto ad introdurre un articolo aggiuntivo dopo líarticolo 3, che invito i presentatori ad illustrare.

TURRONI (Verdi-U). Signor Presidente, voglio facilitare i lavori e ritiro l'emendamento. (Applausi dal Gruppo LP).

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4.

Lo metto ai voti.

È approvato.

Passiamo alla votazione finale.

MALENTACCHI (Misto-RC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALENTACCHI (Misto-RC). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, il disegno di legge n. 1415, d'iniziativa governativa, concernente la ratifica ed attuazione del Protocollo di Kyoto, adottato dalla terza Conferenza delle Parti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, non ci trova díaccordo per una diversa impostazione politica.

In verità, líaltro disegno di legge, il n. 843, di iniziativa del senatore Turroni ed altri, seppur migliorativo, per il fatto di venir discusso insieme a quello governativo, assumendo la connotazione di testo base, non ci permette di esprimere su di esso un giudizio conclusivo separato. Pertanto, la base di riferimento e di giudizio per quanto ci riguarda è quella del disegno di legge n. 1415.

Le contraddizioni tra líatto legislativo che ratifica e dà attuazione al Protocollo di Kyoto e i provvedimenti approvati dal Parlamento sullíambiente, a difesa del medesimo, di iniziativa del Governo, sono evidenti. Infatti, con il cosiddetto collegato ambientale approvato questa mattina, si perseguono obiettivi che vanno in tuttíaltra direzione da quanto parzialmente si prefigge il Protocollo stesso firmato a Kyoto lí11 settembre 1997 dalla terza Conferenza delle Parti.

Signor Presidente, non ci convince ed è un modo ipocrita quello in cui si è svolta la discussione di questa materia. Cíè una volontà manifesta da parte di questo Governo - ma non sono immuni quelli precedenti - ad eludere quello che con grande timidezza il Protocollo si prefigge.

Lo scenario díintervento è quello che anche la comunità scientifica ci segnala per la drammaticità dei problemi, che sono entrati ormai nella consapevolezza dellíopinione pubblica mondiale e che sono uno dei "cuori" del movimento contro la globalizzazione capitalistica.

Per intendersi, la rottura dei cicli climatici, il conseguente fenomeno del surriscaldamento del clima del pianeta, la modifica complessiva delle condizioni metereologiche, rese drammatiche dalla carenza idrica e dalla sua gestione privatistica, la siccità che attanaglia intere regioni díItalia, sono la causa di danni rilevanti anche al settore dellíagricoltura.

Líeffetto serra è un fenomeno naturale che assicura il riscaldamento della terra grazie ai gas presenti nellíatmosfera. Con líindustrializzazione, la rivoluzione industriale a partire dalla metà del XVIII secolo, con líuso dei combustibili fossili, la presenza di gas capaci di trattenere il calore è aumentata a dismisura ed è la causa dellíanomalo riscaldamento.

Il Protocollo di Kyoto ha rappresentato e rappresenta un inizio di regolazione negoziata, pianificando gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, obiettivi che valgono Stato per Stato, paese per paese, situazione per situazione.

Per questo su Kyoto si è riversata l'ira dei maggiori Paesi produttori di gas serra del mondo, con in testa gli Stati Uniti d'America.

Come vedete, colleghi, si manifesta un grande conflitto d'interessi, che non è una peculiarità berlusconiana o una prerogativa tutta italiana, ma il frutto della riscoperta di grandi interessi economici da difendere per conto dei grandi elettori, non solo da parte del presidente degli Stati Uniti d'America Bush ma anche dei Governi occidentali contro una griglia minima di regole per contrastare l'inquinamento atmosferico.

C'è da evidenziare che sullo sfondo vi è lo scontro tra l'Europa e gli Stati Uniti d'America, che sono i maggiori produttori al mondo di gas serra e che tale emissione è la causa dell'avvelenamento del pianeta. Credo che questo dovrebbe essere considerato un crimine, dovrebbe aprire un dibattito internazionale sul significato della legalità internazionale e su quale sia la disponibilità che gli Stati Uniti d'America, in modo particolare, ritengono di avere della vita e della salute dell'intero pianeta.

La ratifica del Protocollo di Kyoto, ridimensionato nei suoi obiettivi in parte stravolti nella Conferenza di Marrakech, non è sufficiente: per interpretare lo spirito di Kyoto occorrerebbe adottare una seria politica per i trasporti, con il trasferimento su rotaia di gran parte della movimentazione delle merci, per una mobilità centrata su un obiettivo che superi l'idea privatistica della movimentazione, tanto per fare un esempio.

In sostanza, c'è stato proposto in quest'Aula, da parte del Governo, un quadro di assoluta deregolamentazione di qualunque cultura del vincolo del rispetto della tutela ambientale; è per questo che i senatori di Rifondazione Comunista voteranno contro il disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto. (Applausi dal Gruppo Misto-RC).

TURRONI (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TURRONI (Verdi-U). Signor Presidente, ho già tenuto "occupata" l'Aula con il mio intervento in discussione generale e anche con l'illustrazione degli emendamenti che abbiamo presentato e i colleghi, il relatore ed il Governo avranno notato un nostro atteggiamento positivo nei confronti del provvedimento al nostro esame.

D'altronde, non poteva che essere così, dal momento che per primi noi Verdi, il giorno della conclusione dell'ultima Conferenza delle Parti a Marrakech, abbiamo presentato nei due rami del Parlamento un disegno di legge con cui abbiamo proposto la ratifica di quel Protocollo, aderendo così agli impegni che l'Italia aveva assunto insieme con gli altri 14 Paesi dell'Unione europea.

Al di là di taluni accenti, di talune diversità, che pure sono comprensibili dato il diverso punto di vista riguardo a molti aspetti che attengono alle questioni ambientali, avremmo maggiormente attenuato i nostri temi di polemica nei confronti della maggioranza a due condizioni. In primo luogo, se ci fosse stata una maggiore sollecitudine nell'avanzare la proposta: lo abbiamo fatto noi, non un Governo che partecipa, che si prepara, che ha un suo staff - lo dico qui come ho fatto molte volte alla Camera - molto qualificato e preparato, che si sta facendo valere da molti anni a livello internazionale.

Ebbene, un Governo che dispone di queste competenze, e che ha partecipato non solo all'ultima conferenza delle Parti ma anche alle riunioni preparatorie per la stesura dei documenti, avrebbe dovuto essere pronto da tempo; avrebbe dovuto evitare di ratificare per ultimo, insieme al Governo della Grecia, il Protocollo, chiedendo a questo ramo del Parlamento di accelerare i lavori per non guastare la festa, per non impedire la giusta sottoscrizione collettiva dell'accordo.

Se il Governo avesse fatto il proprio dovere fin dall'inizio, avremmo avuto comunque punti di vista diversi, ma avremmo risparmiato molte critiche all'Esecutivo. Temiamo che, dopo "l'innamoramento" per gli Stati Uniti, vi sia stata una forte tentazione di seguire la strada scelta dagli USA.

Ricordo talune dichiarazioni rilasciate da autorevoli dirigenti del Ministero che sposavano, a mio avviso in modo eccessivo, le posizioni statunitensi riguardo agli impegni che pure gli Stati Uniti avevano sottoscritto a Kyoto, cambiando successivamente parere. E' accaduto d'altronde in altre occasioni che gli Stati Uniti abbiano mutato indirizzo; ricordo ad esempio la questione dell'estrazione petrolifera in Alaska, una delle zone più importanti del pianeta dal punto di vista ecologico.

Temo che il Governo italiano abbia voluto attendere in relazione a questo "innamoramento", salvo decidersi quando si è visto che l'Europa tutta intera marciava compatta nella direzione dell'assunzione degli impegni che spettano ai Paesi più industrializzati, affinché il futuro del pianeta sia migliore di quello che ci aspetterebbe se non adottassimo le misure che possiamo varare. Disponiamo infatti delle tecnologie e delle conoscenze per invertire la rotta, per far sì che i nostri sistemi produttivi siano meno energivori e meno inquinanti.

Finalmente è stato presentato un disegno di legge che nelle linee generali non si discosta molto da quello che avevamo presentato, ad eccezione dei punti che ho precedentemente indicato. E' poi accaduto un incidente che ne richiama alla memoria un altro: la cosiddetta "Camera con svista" a proposito dell'articolo 71 della legge finanziaria, che prevedeva la vendita di beni del demanio. Abbiamo constatato che non si trattava di una svista dal momento che la possibilità di vendere i beni demaniali e di condonare è stata riproposta esattamente nell'ambito del collegato in materia di infrastrutture.

Mi chiedo allora se sia stato un incidente l'introduzione, al punto 3 del comma 1 dell'articolo 2, della possibilità, risultata smentita dal dibattito odierno, di prevedere detrazioni per la costruzione o ristrutturazione di centrali nucleari nei Paesi dell'Est europeo.

Mi auguro che si sia trattato di un reale incidente; mi auguro che non ci troviamo di fronte ad una svista analoga a quella verificatasi con l'approvazione dell'articolo 71 della legge finanziaria e che nel prossimo futuro non accada che, contrariamente agli impegni assunti dal Governo e dai relatori che hanno accolto ordini del giorno da noi presentati, qualcuno riproponga la stessa questione. Abbiamo infatti ascoltato in discussione generale interventi che, pur non riaprendo la porta al nucleare in sé, hanno affermato l'utilità dell'energia nucleare per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.

Noi, comunque, ci basiamo su quanto è emerso oggi. Siamo soddisfatti di aver avuto chiarimenti sulla questione in esame, di aver ottenuto un impegno da parte del Governo a far sì che la riduzione delle emissioni non sia contabilizzata con gli eventuali interventi che alcune nostre imprese possono realizzare nellíEst europeo. Questa per noi è una grande vittoria. In tale ottica noi riteniamo di poter modificare il voto espresso alla Camera proprio perché quellíincidente aveva destato in noi molte preoccupazioni.

Siamo altresì particolarmente soddisfatti per gli altri ordini del giorno che sono stati accolti, uno relativo alle tecnologie (sono già intervenuto in questo senso), un altro relativo alle foreste. Uno dei grandi impegni cui dovrà far fronte il nostro Paese riguarda la possibilità di assorbimento del carbonio attraverso quelli che il collega Moncada ha definito i sink, vale a dire i pozzi di assorbimento costituiti dalle foreste presenti sul nostro pianeta.

Líordine del giorno impegna il Governo a far sì che le foreste primarie, cioè il luogo in cui si riscontra la biodiversità - uno degli elementi fondamentali della vita sul pianeta - non vengano distrutte per far posto a piantagioni di nuovi alberi.

Questo è líimpegno che il Governo ha deciso di assumere e noi in tal senso siamo particolarmente soddisfatti. In questa direzione va la battaglia di Greenpeace che noi sosteniamo contro il taglio delle foreste primarie, contro líutilizzo di alberi della foresta primaria per i nostri bisogni quando si possono invece utilizzare piantagioni già esistenti in Europa.

Pertanto, i Verdi al Senato voteranno a favore della ratifica di questo Protocollo, avendo contribuito in maniera determinante al chiarimento degli elementi contraddittori che erano emersi nellíambito dellíesame presso líaltro ramo del Parlamento e ritenendosi soddisfatti di quanto è stato detto dai relatori e dal Governo. (Applausi dal Gruppo Verdi-U).

BORDON (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORDON (Mar-DL-U). Signor Presidente, il Gruppo della Margherita, come già dichiarato in discussione generale dal senatore Vallone, voterà a favore della ratifica. Devo però ricordare che a questa decisione si giunge in maniera un poí distratta. Lo dico onestamente anche per la riflessione che abbiamo fatto oggi pur con líimpegno dei colleghi della Commissione territorio e ambiente su questo tema.

Mi pare che vi sia scarsa consapevolezza di quanto importante sia non soltanto la ratifica, ma anche líesecuzione di provvedimenti che rallentino il cosiddetto effetto serra. In qualche modo credo che anche noi abbiamo finito per abituarci ad una sorta di comunicazione pubblicistica che, proprio gridando costantemente "al lupo, al lupo", ha creato la sensazione che in qualche modo il lupo non esista e che andando avanti in questo modo succederà qualcosa che impedirà che avvenga ciò che affermano - lo ribadisco anche al senatore Castagnetti - non ambientalisti più o meno allarmisti, ma le accademie scientifiche di quasi tutti i Paesi del mondo.

Voglio ricordare soltanto líultimo appello fatto qualche mese fa a Shanghai: ci è stato detto che con buona probabilità - voglio essere molto cauto nellíindicare questi numeri - entro il 2100 la temperatura media del nostro pianeta salirà tra i due e i tre gradi centigradi. Attenzione, mi sto riferendo alla temperatura media.

Quello che talvolta dimentichiamo quando facciamo riferimento a questi dati è che vi saranno alcune punte, che tra l'altro riguarderanno le regioni polari, che raggiungeranno gli otto gradi di aumento ed in tal senso c'è da immaginare quale sarà l'effetto sullo scioglimento dei ghiacci. Ma soprattutto, quello che trascuriamo è che tale aumento di temperatura non avverrà negli stessi termini in cui si applica, ad esempio, l'ora legale e cioè in un momento preciso, magari tra le 23,59 del 2099 e l'ora 0 del 2100, ma - come affermato anche dal relatore, senatore Castagnetti - avrà un andamento continuo e costante e credo che ognuno di noi sia in grado di valutare come, in effetti, i cambiamenti climatici siano già evidenti perfino nel nostro Bel Paese.

È altrettanto evidente che, pur senza voler seguire certi scenari disegnati da alcuni istituti scientifici che prefigurano un universo mondo degno di Hitchcock o di qualche autore orrorifico, non possiamo non comprendere che questi cambiamenti climatici comporteranno spostamenti radicali all'interno delle stesse abitudini climatiche con quel che ne conseguirà dal punto vista alimentare e territoriale nelle diverse aree del mondo. Si parla, infatti di processi di desertificazione di zone ampie del Paese ed anche di parti del globo terracqueo che finiranno completamente sommerse.

A questo proposito, desidero ricordare che per quanto riguarda il 1998 - stiamo parlando quindi del passato - i cambiamenti climatici hanno determinato danni stimati in non meno di 72 miliardi di dollari, provocando la morte di almeno 35.000 persone.

Desidero altresì ricordare che in Italia ciò potrebbe provocare entro il 2050 un aumento del livello del mare pari a 25-30 centimetri ed anche in questo caso lascio alla vostra immaginazione prefigurare quello che ciò potrebbe significare.

Inoltre, bisogna tenere presente che tutto questo avviene - e passo alla seconda riflessione che intendevo svolgere - in costanza dello sviluppo attuale, ma se consideriamo che ci siamo ormai abituati ad una equazione in base alla quale la crescita economica equivale allo sviluppo che, a sua volta, equivale a consumi aumentati, che equivalgono a risorse energetiche ulteriormente utilizzate, è chiaro che nel 2050 - figurarsi nel 2100 - lo sviluppo economico del pianeta sarà di dimensioni molto più ampie.

Solo per maggior chiarezza vorrei fare l'esempio della Cina, il cui PIL cresce a ritmi annui pari al 7,8-8 per cento. Ciò significa che fra qualche anno in quel Paese di 1 miliardo e 600 milioni di persone (sempre che si attui il rallentamento demografico) si avrà un raddoppio del PIL (per l'effetto composto dell'8 per cento) e - secondo tutte le stime - nel 2050 ciascun cinese avrà un consumo energetico paragonabile a quello medio individuale di un cittadino europeo nel 2000, col piccolo particolare però che, come ho già detto, i cittadini cinesi saranno 1 miliardo e 600 milioni!

Non possiamo quindi continuare ad andare avanti così! Ed ecco dove sta il problema che non è solo quello dell'impegno della riduzione delle emissioni la cui soglia per l'Europa è stata stabilita all'8 per cento e come media internazionale al 5 per cento. Nello specifico per l'Italia il tetto previsto è del 6,5 per cento, impegno che il nostro Paese non sta mantenendo e questo lo dico anche facendo autocritica, riferendomi a quello che non hanno fatto i precedenti Governi, e mi sembra che su questo fronte la tensione si stia ulteriormente allentando.

Peraltro prendo atto, sottosegretario Tortoli, che, sia pure in zona Cesarini, questo Governo che era partito malissimo, perfino prima di entrare in carica, ha cambiato atteggiamento. A questo proposito, ricordo che quando ero Ministro, un funzionario - talvolta i funzionari sono anticipatori della volontà del nuovo principe - a Bruxelles affermò che per quanto riguardava il Protocollo di Kyoto da parte dell'Italia vi sarebbero state delle riserve, la cui esistenza fu smentita successivamente sia dal presidente del Consiglio Amato che dal sottoscritto e oggi osservo con soddisfazione che anche l'attuale Governo procede in tale direzione.

Attenzione, però, in questo settore abbiamo un ritardo gigantesco. Non ho tempo per sviluppare un ragionamento approfondito su questo tema, ma è chiaro che il problema non è quello della riduzione delle emissioni. E se ci poniamo come obiettivo solo quello della riduzione delle emissioni (5 per cento a livello internazionale e 8 per cento per quanto riguarda l'Europa) ci stiamo comportando come il bambino che pretendeva di svuotare il mare con il cucchiaino. La dimensione è infatti molto più ampia, il valore del Protocollo di Kyoto è simbolico-culturale.

Dobbiamo prendere atto però del fatto che quellíequazione, con quel tipo di consumo energetico, con quelle energie non rinnovabili, è uníequazione che dobbiamo assolutamente, definitivamente lasciare al passato secolo. Dobbiamo impegnarci in un complessivo riesame anche qualitativo dei modelli di sviluppo, oltre che nello studio, nellíinvestimento per le risorse e le energie rinnovabili. Questa è la dimensione della questione.

Voglio dirvi uníultima cosa. Il Protocollo di Kyoto noi lo ratifichiamo oggi, buoni ultimi assieme alla Grecia, ma va bene, non è questa la polemica, anche perché non si tratta di polemizzare su niente, siamo tutti dentro il baraccone che non funziona. Dunque, dicevo, oggi ratifichiamo questo Protocollo, ma non so se è chiaro a tutti: perché entri in vigore occorre che lo ratifichi il 51 per cento dei Paesi sottoscrittori e questi Paesi devono rappresentare almeno il 55 per cento delle emissioni totali che producono l'effetto serra.

Ora, tenete presente che solo gli Stati Uniti - che, come sapete, stanno per tirarsi fuori - producono un quarto di queste sostanze; con la ratifica dell'Europa e di tutti i Paesi che fino ad oggi hanno ratificato, raggiungeremmo appena il 37-38 per cento. Voglio dire che se per caso la Russia, che rappresenta il 17 per cento delle sostanze inquinanti, non dovesse ratificare, rischieremmo di ratificare un atto che non ha cogenza, del tutto nullo rispetto agli effetti (ammesso che ne abbia, perché non sono previste nemmeno, come sapete, sanzioni fino al 2012) veramente operativi.

Quindi è un dato di ritardo ancora estremamente grave. Mi rivolgo davvero alla credibilità del nostro Paese perché si svolga uníazione persuasiva nei confronti della Russia; vedo - come dire? - rapporti così amichevoli fra il nostro Presidente del Consiglio (ed anche Ministro degli affari esteri) e il presidente Putin: potrebbe svolgerli anche in questa direzione.

Concludo dicendo che voglio sperare, signor Presidente, che però di queste questioni, di uníemergenza come questa vi sia la possibilità di riparlarne, magari in una condizione in cui ognuno di noi riesca ad avere líattenzione necessaria, costante tra le forze politiche. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

DE ZULUETA (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE ZULUETA (DS-U). Signor Presidente, va da sé che, dopo i discorsi che hanno preceduto il mio intervento, quello del senatore Giovanelli in particolare, il Gruppo dei Democratici di Sinistra voterà senzíaltro a favore della ratifica del Protocollo di Kyoto, ricordando anche, come prima di me ha fatto il senatore Bordon, che questo atto, da noi fortemente sollecitato dallíinizio della legislatura, è stato tenuto fermo per mesi, con una riluttanza che proprio allíinizio della legislatura si era espressa addirittura in una contrarietà, poi rimangiata. Fortunatamente líItalia si adegua - e speriamo che faccia di più - e nel consesso europeo raggiunge i suoi partner per la ratifica del Protocollo.

È stato detto che questa ratifica, soprattutto nella formulazione che dopo le ultime conferenze delle parti ci è arrivata, è un atto più simbolico che di drammatica inversione di tendenza delle politiche industriali dei Paesi coinvolti. Questo annacquamento è stato il risultato di un percorso negoziale anche difficile, proprio per il cambiamento di marcia dellíamministrazione americana, che invece con la precedente amministrazione aveva assecondato il processo negoziale. Infatti, questo trattato è stato costruito proprio su misura di una partecipazione americana che noi non possiamo non sperare vi sarà, proprio per dare vera pertinenza ed efficacia al trattato stesso.

Ricordo che quando abbiamo sollecitato la ratifica di questo Protocollo, vi furono tentennamenti pubblicamente espressi. È stato decisivo l'impegno di alcuni deputati del nostro Gruppo, che hanno trovato firme anche della maggioranza per sbloccare l'avvio della discussione che oggi stiamo completando.

Non posso però non far notare che il percorso del nostro dibattimento al Senato è stato alquanto frettoloso e pertanto insoddisfacente. Questa fretta è il risultato di mesi di ambigue resistenze, che hanno portato ad una discussione alla Camera - ha detto bene il rappresentante del Governo - ben più vivace della nostra. Ma la ragione di ciò è che vi è stata la tentazione di inserire impropriamente una clausola sul nucleare, che - come oggi è stato coralmente riconosciuto - era assolutamente fuori luogo, dato che l'intera impostazione del Protocollo è basata sulla neutralità del contributo nucleare dei singoli Paesi membri alla loro produzione energetica. Era quindi assolutamente una furbizia impropria il tentativo di inserire questa clausola nel disegno di legge di ratifica.

Ricordo inoltre che, se l'Italia procede alla ratifica del Protocollo, lo fa in una situazione di obbligo, perché nella decisione del Consiglio europeo, svoltosi il 25 aprile scorso, il nostro Paese ha firmato insieme ai partner europei una convalida dello storico impegno a sostegno di questo Protocollo, che suona quasi come un obbligo contrattuale.

In sostanza, saremmo stati inadempienti nei confronti dei nostri partner, non solo secondo il Protocollo e il Trattato delle Nazioni Unite, ma anche perché al momento della firma del Protocollo a New York, nell'aprile del 1998, la Comunità Europea aveva dichiarato che essa e i suoi Stati membri, ai sensi dell'articolo 4, avrebbero adempiuto congiuntamente a impegni assunti a norma dell'articolo 3 del Protocollo.

Ciò vuol dire che, quando si è parlato di un'uscita dell'Italia dal Protocollo, non ve ne erano le condizioni, poiché ci eravamo già impegnati. Nel decidere di adempiere congiuntamente agli impegni assunti ai sensi dell'articolo 4 del Protocollo, la Comunità e i suoi Stati membri si sono dichiarati congiuntamente responsabili dell'impegno quantificato di riduzione delle emissioni, assunto ai sensi del Protocollo. Di conseguenza, a norma del Trattato che istituisce la Comunità Europea, gli Stati membri hanno collettivamente ed individualmente l'obbligo di adottare tutte le opportune misure di carattere generale e particolare atte ad assicurare l'esecuzione degli obblighi risultanti da questa firma.

Tali obblighi ci portano in una direzione che non comporta un radicale cambiamento di marcia nelle nostre politiche industriali, ma possiamo sperare che rappresenti uno spartiacque, un momento di riflessione che ci consente di invertire una certa tendenza di queste, coinvolgendo la ricerca e la tecnologia per uno sviluppo sostenibile.

Il Protocollo ci offre tutti gli strumenti per farlo, perché prevede che gli Stati firmatari migliorino la loro efficienza energetica, correggano le imperfezioni del mercato (e ve ne sono nel nostro, come ampiamente illustrato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, in particolare dal senatore Turroni), promuovano l'agricoltura sostenibile, riducano le emissioni nel settore dei trasporti e soprattutto informino la loro opinione pubblica e i loro cittadini di questo nuovo approccio alla gestione delle risorse energetiche.

Per fare tutto ciò, sarà necessaria una sorta di "rivoluzione culturale" della nostra macchina legislativa. Si pensi, ad esempio, a come è impostata la nostra legge finanziaria in cui sono contenuti, quasi di risulta, dei piccoli provvedimenti di sostegno ambientale, ma non líimpostazione globale della sostenibilità.

Mi piacerebbe pensare che un approccio meno minimalista possa partire da oggi. Tuttavia, i segnali fin qui registrati non sono incoraggianti, lo ricordo al rappresentante del Governo. Infatti, le scelte che il Governo ha operato sui trasporti, sulla carbon tax e sulla stessa svendita dei beni pubblici danno un segnale di tuttíaltro senso.

Noi, pertanto, speriamo che con il meccanismo accolto dal Governo e da noi proposto in un ordine del giorno di valutazione dellíefficacia delle misure intraprese e delle tendenze del consumo energetico e, soprattutto, di produzione di gas, cosiddetti serra, vi sarà uno strumento che consentirà al Parlamento, ma soprattutto allíopinione pubblica oggi molto più sensibile a questi temi, di tenere sotto controllo le nostre politiche industriali per operare questo drastico cambiamento di mentalità. (Applausi dal Gruppo DS-U).

BERGAMO (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERGAMO (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, mi sia consentito iniziare questa dichiarazione di voto ringraziando, i relatori Moncada e Castagnetti per la puntuale ed autorevole illustrazione del provvedimento ma, in particolare, per il contributo dato in Commissione nellíaffrontare i temi, pur delicati, sollevati anche dallíopposizione onde arrivare ad una conclusione unanime, o quasi, nel voto finale di questo provvedimento.

Devo dare atto anche della qualità del dibattito svoltosi in questíAula, pervaso da uníelevata tensione morale, nella consapevolezza che tutti abbiamo di partecipare con questo voto ad un evento storico.

Vorrei sottolineare, però, alcuni aspetti significativi del Protocollo di Kyoto sul quale, oggi, deliberiamo in questíAula permettendo, così, allíItalia di essere presente allíimportante e solenne riunione del 31 maggio 2002 nel corso della quale i quindici Paesi dellíEuropa depositeranno congiuntamente la ratifica dei rispettivi Paesi al Protocollo stesso, dando così una forte - e spero - decisiva spinta necessaria per entrare nella fase operativa di questo, che è il primo vero progetto globale ambientale che coinvolge oltre cento Paesi, e per affrontare in termini sistemici uníoperazione planetaria di emergenza ambientale.

Certo, dispiace che importanti Paesi, come gli Stati Uniti, abbiano ritenuto di non aderire allíiniziativa ma riteniamo che le porte rimangono aperte e che sia importante, anzi indispensabile, che le azioni americane siano indirizzate a raggiungere il medesimo obiettivo.

Il Protocollo, innanzitutto, impone ai Paesi industrializzati, responsabili di oltre il 70 per cento delle emissioni, di ridurre le proprie emissioni di gas serra del 5,2 per cento rispetto al 90 nellíarco temporale 2008-2012.

Questo per líUnione Europea dovrebbe comportare, nel medesimo arco di tempo, una riduzione nellíordine dellí8 per cento e per il nostro Paese una riduzione percentuale pari al 6,5 per cento il cui impatto economico è valutabile nellíordine di 120.000 miliardi nellíarco di dieci anni stabiliti, appunto, nella delibera CIPE del 1998.

Eí evidente che si tratta di obiettivi ambiziosi e di difficilissima realizzazione ma, comunque, corrispondono ad un impegno civile e politico di altissimo valore morale per tutti i Paesi che lo sottoscrivono.

Ecco, dunque, divenire di estrema importanza tutti gli aspetti della proposta di legge in esame riguardanti i possibili volani economici innescabili per andare nella direzione di una maggiore sostenibilità economica e sociale di un così cospicuo investimento; in ciò, effettivamente, consiste oggi la vera sfida che vogliamo accettare votando questo provvedimento.

Passo ad esaminare i vari punti, cui dovranno poi seguire provvedimenti operativi concreti che questo Governo e questa maggioranza sapranno e vorranno sicuramente adottare.

In primo luogo, vi è líincentivazione dello sviluppo della cooperazione tecnologica internazionale con i Paesi dellíEuropa centro-orientale, anche tramite líutilizzo di strumenti di finanziamento internazionale. A tale proposito, devo sottolineare con soddisfazione il fatto che nel provvedimento sia formalizzato líimpegno a versare al Fondo per i Paesi in via di sviluppo la non trascurabile somma di 68 milioni di euro allíanno, a partire appunto dal 2003.

Il secondo aspetto è líincoraggiamento della partecipazione alle imprese italiane operanti nel settore della produzione energetica ad impegnarsi nellíEst e nel Centro Europa con iniziative volte alla riduzione delle emissioni degli impianti di tali Paesi, con líimpegno però (reso ancora più evidente dallíordine del giorno che è stato accolto dal Governo e il cui contenuto del resto era già previsto nel provvedimento stesso) di non poter considerare líutilizzo di crediti di emissione derivanti da impianti nucleari, salvo in futuro lasciare impregiudicate le scelte che líItalia vorrà compiere in questo settore così delicato ed importante.

La terza voce è quella dellíaccelerazione delle iniziative di ricerca e di sperimentazione per líuso di tecnologie innovative e competitive nel settore energetico e dei trasporti, vale a dire idrogeno, energia ricavata dalle biomasse, impianti solari termici, fotovoltaici ed eolici nonché impianti per la produzione di energia da rifiuti solidi urbani e da biogas.

Credo che il lavoro fatto sino ad oggi, anche in preparazione del prossimo vertice di Johannesburg, sia stato di altissimo livello, sia sotto il profilo politico-diplomatico sia per quanto concerne gli organi tecnici dei Ministeri coinvolti, e che abbia contribuito a dimostrare a livello internazionale non solo la credibilità del nostro Paese in generale, ma soprattutto líattenzione del Governo in carica (a volte posta da taluni in dubbio) nei confronti della tutela dellíambiente, letta sempre e comunque nellíottica di uno sviluppo sostenibile.

Líallargamento dellíUnione Europea ad Est ci porterà ad affrontare da vicino i problemi ambientali di quei Paesi che oggi, anche con la ratifica di questo accordo, siamo chiamati ancor di più a sostenere.

Ecco perché credo che ratificare questo Protocollo sia per ognuno di noi in questíAula non una questione di appartenenza politica, ma di coscienza, con la finalità ineludibile e precipua di salvaguardare il futuro del nostro Paese, ma anche dellíintera umanità.

Non mi resta, quindi, che annunciare il convinto voto favorevole del Gruppo dellíUDC al provvedimento. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI e AN).

NOVI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOVI (FI). Signor Presidente, il Gruppo di Forza Italia non può che votare a favore della ratifica di questo Protocollo. Con esso si prende atto della situazione, non di emergenza ma da tenere comunque sotto osservazione, determinatasi con líaccumulazione dei gas serra.

D'altronde, dopo l'incontro di Bonn, si è capito che si andava verso una lettura meno estremistica del Protocollo di Kyoto: sono state ridimensionate molte aspettative che si erano dimostrate irrealizzabili e sono stati anche accettati e valorizzati alcuni meccanismi di mercato. Si è quindi usciti da quellíeccesso di dispotismo e di vincolismo che poteva essere presente in uníinterpretazione radicale del Protocollo.

In questo momento, anche a seguito della situazione che si è delineata a Marrakech, il Gruppo di Forza Italia non può che dichiararsi favorevole al provvedimento e quindi voterà a favore della ratifica del protocollo in votazione. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN).

PROVERA (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PROVERA (LP). Signor Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio Gruppo al disegno di legge in esame.

Non entrerò nel merito del provvedimento perché i relatori sono stati esaustivi e condividiamo pressoché integralmente le loro osservazioni. Devo dire che concordiamo anche con molto di quanto è stato detto dai colleghi del Gruppo dei Verdi, ai quali voglio dare atto di aver posto con forza, con insistenza e buona volontà il problema della tutela ambientale.

Noi voteremo il Protocollo perché votiamo un principio: il principio della tutela ambientale, il principio della condivisione, da parte degli Stati del mondo intero, di un destino comune che è quello di salvaguardare ciò che ci è stato lasciato dal passato e da chi ci ha preceduto.

Il collega Castagnetti nella sua relazione ha delineato due tipi di atteggiamento nellíaffrontare il problema ambientale: il primo viene da lui definito dirigista, politico, líaltro attendista o di mercato, che lascerebbe quindi allo sviluppo scientifico e alle regole del mercato il compito di affrontare il problema dellíinquinamento.

Io sono decisamente a favore della prima posizione perché ritengo che sia la politica a dover intervenire. Lasciare al mercato, alla ricerca e allo sviluppo scientifico la soluzione di problemi così gravi è rischioso perché francamente non so se avremmo il tempo di riparare ai danni che nel frattempo potrebbero essere fatti.

Si è parlato della desertificazione. Vorrei ricordare che, al di là del danno ambientale, la desertificazione in atto nel Sahel, che tende ad estendersi sempre di più, ad allargare la sua fascia e soprattutto a raggiungere i Paesi del Maghreb, cioè la parte Nord dellíAfrica, avrebbe conseguenze importanti sotto il profilo sociale perché di fatto la siccità costringerebbe milioni di individui (circa 20 milioni, secondo i calcoli) ad uníemigrazione forzata, e questi emigranti forzati si riverserebbero inevitabilmente là dove riterrebbero di avere una vita migliore. Quindi intervenire è un dovere, è un dovere anche sociale e di solidarietà che noi non possiamo ignorare.

Il collega Turroni ha ricordato líesigenza della forestazione per la produzione di ossigeno. Cíè un dato scientifico: la regione amazzonica rappresenta il polmone del mondo non soltanto per la sua estensione, ma per la capacità di produrre ossigeno in misura tre volte maggiore di quanto non avvenga per le foreste oggetto di impianto da parte dellíuomo. Io ritengo che, una volta distrutta la foresta, sia estremamente difficile ricostituire un capitale che - ripeto - è patrimonio dellíumanità.

Le cose da fare sono molte e la tutela dellíambiente ha connotazioni di tipo economico, scientifico, politico e sociale. Questo provvedimento è un inizio, un inizio importante, segnala una scelta politica, una presa di coscienza e per tutti questi motivi ribadisco il favore del nostro Gruppo. (Applausi dai Gruppi LP, Verdi-U e del senatore Battisti).

MULAS (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MULAS (AN). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il mio sarà un breve intervento, dopo quello magistrale tenuto dal senatore Zappacosta in discussione generale e dopo le brillanti esposizioni svolte dai due relatori, per annunciare il voto favorevole di Alleanza Nazionale a questo provvedimento che recepisce il Protocollo approvato a Kyoto, che impegna i Paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di gas serra.

Consentitemi una rapida considerazione, anche per fugare i dubbi espressi da alcuni colleghi che mi hanno preceduto o che sono stati manifestati in Commissione sulla volontà del Governo di fare ogni sforzo per darvi attuazione in tempi brevi. Se l'Italia si impegna con questo provvedimento a ridurre i livelli di emissione dei gas serra e i consumi di petrolio, significa che evidentemente, con i Governi delle precedenti legislature, che spesso avevano ministri espressione dei Verdi, le emissioni sono aumentate o sicuramente sono andate oltre il dovuto.

In pratica, significa che i Governi precedenti non hanno tutelato l'ambiente, non hanno rispettato la salute, poco o nulla hanno fatto. Nel passato tanti hanno predicato bene ma alla fine - come si suol dire - hanno razzolato male.

Noi possiamo qui solennemente dire - e lo facciamo con pacatezza - che l'Italia manterrà gli impegni presi a livello internazionale con una scadenza e con tempi ben precisi, com'è nello stile di questa maggioranza e di questo Governo. Entro il 30 settembre 2002 i Ministri interessati presenteranno al CIPE un piano nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e per l'aumento del loro assorbimento.

In sostanza, in tempi rapidi, sarà migliorata l'efficienza energetica, sarà promosso l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sarà migliorato l'assorbimento dei gas serra, saranno realizzate iniziative congiunte con altri Paesi industrializzati e in via di sviluppo per attuare il programma comunemente stabilito.

Dopo queste brevi premesse, non resta che confermare il voto favorevole di Alleanza Nazionale su questo provvedimento, che consideriamo di eccezionale importanza per il futuro dell'Italia e - possiamo dirlo - per il futuro del mondo intero. (Applausi dai Gruppi AN e UDC:CCD-CDU-DE).

PRESIDENTE. Metto ai voti il disegno di legge n. 1415, nel suo complesso.

È approvato. (Applausi).

Resta pertanto assorbito il disegno di legge n. 843.

Discussione del disegno di legge:

(1408) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto allíimmigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1408, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, senatore Boscetto, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

*BOSCETTO, relatore. Signor Presidente, signori senatori, il provvedimento in esame interviene sull'attuale testo unico Turco-Napolitano in materia di immigrazione con due modifiche: la prima riguarda l'articolo 12, comma 8-bis, la seconda l'articolo 13, prevedendo un comma aggiuntivo al comma 5.

Con il provvedimento, composto di due articoli, si vogliono sveltire le modalità di distruzione degli scafi che sono serviti a coloro che trafficano in immigrati per i loro loschi affari ed aggiungere una convalida giudiziaria al provvedimento di espulsione immediatamente esecutiva con accompagnamento alla frontiera.

Entrando, pur rapidamente, nel merito devo ricordare che per quanto riguarda l'articolo relativo alla confisca e alla distruzione abbiamo un impianto normativo che vede sopravvivere l'articolo 8: "I beni sequestrati nel corso di operazioni di polizia finalizzate alla prevenzione e repressione dei reati sono affidati dall'autorità giudiziaria procedente in custodia giudiziale, salvo che vi ostino esigenze processuali, agli organi di polizia che ne facciano richiesta per gli impieghi in attività di polizia, ovvero ad altri organi dello Stato o ad altri enti pubblici per finalità di giustizia, di protezione civile, di tutela ambientale. I mezzi di trasporto non possono essere in alcun caso alienati. Si applicano in quanto compatibili le disposizioni dell'articolo 100, commi 2 e 3, del testo unico sugli stupefacenti".

Sono norme, queste ultime, che disciplinano le modalità relative all'uso e alla destinazione dei mezzi sequestrati. Il comma 8-bis, che viene sostituito, prevede che i beni acquisiti dallo Stato, a seguito di provvedimento definitivo di confisca, sono assegnati all'amministrazione o trasferiti all'ente che ne abbiano avuto l'uso, ai sensi del comma 8, ovvero sono alienati. I mezzi di trasporto che non sono assegnati, o trasferiti per le finalità di cui al comma 8, non possono essere alienati e sono distrutti. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti in materia di gestione e destinazione dei beni confiscati.

Il nuovo testo del comma 8-bis prevede che nel caso che non siano state presentate istanze di affidamento per i mezzi di trasporto sequestrati, si applicano le disposizioni dell'articolo 301-bis del testo unico in materia doganale. Detto articolo 301-bis prevede la possibilità di cessione, ai fini della distruzione, qualora non vi siano state istanze di affidamento in custodia giudiziale, sulla base di convenzioni. La disciplina della distruzione viene dunque richiamata. Lo stesso tipo di previsione interviene, quindi, nella legge sull'immigrazione, sostituendosi, tra l'altro, la parola "rottamazione" con la parola "distruzione".

Al fine di velocizzare la procedura, di rafforzare la norma di prevenzione e di distruzione e di evitare spese di custodia, il comma 8-ter prevede che la distruzione può essere direttamente disposta dal Presidente del Consiglio dei ministri o dall'autorità da lui delegata, previo nullaosta dell'autorità giudiziaria procedente.

Il comma 8-quater prevede che con il provvedimento che dispone la distruzione sono altresì fissate le modalità di esecuzione.

Il comma 8-quinquies prevede che i beni acquisiti dallo Stato, a seguito di provvedimento definitivo di confisca, sono assegnati all'amministrazione o trasferiti all'ente che ne abbiano avuto l'uso. I mezzi di trasporto non assegnati, o trasferiti per le finalità di cui al comma 8, sono comunque distrutti. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti in materia di gestione e destinazione dei beni confiscati.

Durante l'esame presso la Camera dei deputati, anche su sollecitazione delle opposizioni, il Comitato dei nove ha voluto introdurre un'ulteriore norma. Nel caso in cui il sequestro non sia legittimo, è prevista la determinazione di un'eventuale indennità, ai sensi del testo unico in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e successive modificazioni.

L'articolo 2 del testo del decreto-legge riguarda un ulteriore intervento emendativo rispetto al testo unico in materia di immigrazione. Dopo il comma 5 dell'articolo 13 di detto testo unico, si prevede che il questore comunichi immediatamente, e comunque entro quarantotto ore dall'adozione del provvedimento di espulsione coattiva con accompagnamento immediato alla frontiera, al tribunale in composizione monocratica territorialmente competente il provvedimento medesimo. Si sottolinea che il provvedimento è immediatamente esecutivo e si prevede che il tribunale in composizione monocratica, verificata la sussistenza dei requisiti, convalidi il provvedimento entro le quarantotto ore successive alla comunicazione.

Il lavoro della Camera ha fatto sì che sul decreto-legge originario si operasse una modifica. Laddove come autorità legittimata a verificare il provvedimento era previsto il Procuratore della Repubblica, si è invece previsto il tribunale in composizione monocratica. Le parole "Il provvedimento è immediatamente esecutivo" sono state inserite subito dopo quelle "è disposto líaccompagnamento alla frontiera" e precedono le parole "Il tribunale in composizione monocratica, verificata la sussistenza dei requisiti, convalida il provvedimentoÖ".

Queste modifiche, a mio avviso, mantengono tutte le possibili garanzie perché rimangono in vigore le norme del testo unico Turco-Napolitano, dove sono previste modalità per l'impugnazione e le possibilità di esercitarla.

Questo è, in poche parole, il contenuto del breve provvedimento. Si è andati a modificare líassetto delle espulsioni in conformità con la sentenza del 22 marzo 2001, n. 105, della Corte costituzionale che, per incidens, affermava che líespulsione non incide sulla libertà di circolazione, bensì su quella personale. Questa giurisprudenza è stata poi confermata dall'ordinanza 3 dicembre 2001, n. 414, e quindi è parso opportuno adeguarsi a questa alta linea di interpretazione.

Il discorso della tutela giurisdizionale è stato affrontato nell'ordinanza 23 maggio 2001, n. 165, dalla Corte costituzionale che ha affermato che il meccanismo contenuto nella legge sullíimmigrazione, a tutela di colui che viene espulso, è giuridicamente razionale e quindi, come tale, sembra sufficiente a garantire ogni tipo di esigenza, sia di carattere sostanziale, sia di carattere costituzionale. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LP).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

Il primo iscritto a parlare è il senatore Boco, al quale chiedo se intende intervenire immediatamente o se, considerata líora ormai tarda, preferisce rinviare a domani mattina il suo intervento.

BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, era mia intenzione, proprio considerato líorario, chiederle di rinviare a domani mattina il mio intervento.

PRESIDENTE. Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Sulla scomparsa di Mario Campagnoli

FABBRI (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABBRI (FI). Signor Presidente, vorrei ricordare allíAssemblea la scomparsa di Mario Campagnoli, senatore nella XI legislatura e personaggio importante nella provincia di Pavia.

Medico veterinario, assistente allíUniversità di Milano, iscritto giovanissimo alla DC, è stato il primo presidente dellíamministrazione provinciale, a soli trentíanni, quindi il primo assessore allíagricoltura della regione Lombardia e successivamente assessore al commercio, allíartigianato e allíindustria.

Eí stato quattro volte deputato, due volte Presidente della Commissione agricoltura e foreste, sottosegretario per il Ministero del lavoro nel secondo Governo Cossiga e allíagricoltura e foreste nel Governo Forlani, riconfermato poi allíagricoltura nel primo e secondo Governo Spadolini e successivamente nel Governo Fanfani.

Mario Campagnoli è stato un personaggio autorevole per la nostra provincia, un riferimento importante per il mondo agricolo della provincia di Pavia e non solo di essa. Personaggio autorevole, ma dotato di grande umanità nei rapporti con le persone, era spesso ironico e amava sdrammatizzare e mai complicare le situazioni. Anche negli ultimi tempi, quando era già ammalato, è stato sempre disponibile.

So che può apparire retorico, signor Presidente, ma il senatore Campagnoli lascia sicuramente un vuoto nella provincia di Pavia che sarà difficilmente colmabile. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza la ringrazia, senatore Fabbri, per aver voluto commemorare l'onorevole Campagnoli ed esprime il proprio cordoglio nei confronti dei familiari.

Mozioni e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza una mozione e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 30 maggio 2002

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 30 maggio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:

(vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 19,53).



Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997 (1415)

ORDINI DEL GIORNO

G100

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame dellíatto Senato n. 1415 "Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997",

impegna il Governo:

al fine di conseguire gli obiettivi definiti nel Protocollo di Kyoto, a favorire líinnovazione dei cicli produttivi e del sistema energetico attraverso misure finalizzate al minor impatto ambientale, alla riduzione delle emissioni, al risparmio energetico, al miglioramento dellíefficienza energetica ed allíutilizzo di fonti di energia rinnovabile.

________________

(*) Accolto dal Governo

G101

Giovanelli, De Zulueta, Iovene, Rotondo, Gasbarri, Budin, Vallone, Battisti, Montagnino, Dettori

Riferito all'articolo 2

Il Senato,

allíatto dellíapprovazione del disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto,

impegna il Governo:

ad adottare strumenti nazionali di valutazione, misurazione, controllo permanente dellíemissione di gas serra e più in generale di contabilità ambientale pubblica;

ad incentivare e sperimentare líadozione di procedure di contabilità ambientale e agenda 21 presso tutte le amministrazioni pubbliche territoriali;

a riferire annualmente al Parlamento con una specifica relazione sullo stato di avanzamento e concreta realizzazione del programma nazionale di attuazione del protocollo.

G102

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Ritirato

Il Senato,

in sede di esame dellíatto Senato n. 1415 "Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997",

impegna il Governo:

ad escludere che le imprese italiane operanti in campo nucleare in paesi esteri possano utilizzare le quote stabilite nellíambito del Protocollo di Kyoto per ridurre líobiettivo fissato a livello nazionale per il nostro paese.

G.103

Giovanelli, De Zulueta, Iovene, Rotondo, Budin, Gasbarri, Vallone, Battisti, Montagnino, Dettori

Riferito all'articolo 2

Il Senato,

allíatto dellíapprovazione del disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto,

impegna il Governo:

ad escludere dallíambito delle azioni dei provvedimenti e delle risorse nazionali destinate al perseguimento degli obiettivi del Protocollo ogni iniziativa riferita allíutilizzo della energia nucleare, secondo quanto stabilito dalle decisioni della VII Conferenza delle parti di Marakesh.

G104

Rollandin, Vicini, Malan, Peterlini, Giovanelli

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

nell'autorizzare la ratifica del Protocollo di Kyoto, in considerazione che il 2002 è stato proclamato dalle Nazioni Unite l'Anno Internazionale delle Montagne, che le montagne forniscono la maggior parte delle risorse d'acqua dolce, che sono aree ad alta biodiversità e ospitano un'immensa varietà di flora e fauna selvaggia, che sono luoghi di rara bellezza ma anche fonti di energia e ricchezza mineraria, agricola e forestale, che le montagne possono rappresentare formidabili indicatori e laboratori sensibili ai cambiamenti climatici, che sono una delle massime espressioni dei saperi e delle tradizioni di tutto il mondo, avendo sviluppato una diversità culturale che si esprime attraverso il linguaggio, l'arte e consuetudini uniche,

impegna il Governo:

a salvaguardare e valorizzare, nell'implementazione del Protocollo di Kyoto, la specificità dei territori montani;

a promuovere, attraverso specifiche iniziative politiche ed economiche, la valorizzazione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile e duraturo delle regioni montane, assicurando così il benessere delle popolazioni montane in Italia , in Europa e nel resto del mondo e di conseguenza delle genti di pianura;

ad attivarsi affinché alla protezione e valorizzazione dell'ambiente montano partecipino innanzitutto le collettività locali, in considerazione dei loro bisogni e dei loro problemi;

a rimodulare, per le regioni montane, politiche di prevenzione e gestione dei rischi naturali (complice l'inquinamento a vari livelli) per attenuarne le conseguenze sulla società;

ad incentivare la ricerca scientifica, la trasferibilità delle conoscenze, l'informazione sul valore dell'ecosistema montano quale elemento essenziale per lo sviluppo sostenibile di questi territori particolarmente fragili, indispensabili al dialogo fra i popoli, e per la pace duratura;

a discutere, in tempi brevi, i Protocolli di attuazione sulla Convenzione delle Alpi, in particolare quelli relativi alle Foreste montane, Energia, Difesa del suolo, Trasporti.

________________

(*) Accolto dal Governo

ARTICOLI 1 E 2 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Approvato

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto lí11 dicembre 1997.

2. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui al comma 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto previsto dallíarticolo 25 del Protocollo stesso.

3. Il deposito dello strumento di ratifica avverrà, unitamente a quello dellíUnione europea e degli altri Stati membri della stessa, conformemente a quanto disposto dallíarticolo 4 del Protocollo di cui al comma 1.

Art. 2.

Approvato

1. In attesa e in preparazione delle decisioni e delle norme che saranno adottate dallíUnione europea in materia di politiche e misure comuni e coordinate di attuazione del Protocollo di Kyoto, al fine di individuare le politiche e le misure nazionali che consentano di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni con il minor costo, entro il 30 settembre 2002 il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro dellíeconomia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati, presenta al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) un piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e líaumento del loro assorbimento e una relazione contenente:

a) lo stato di attuazione e la proposta di revisione della delibera CIPE n. 137 del 19 novembre 1998, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 33 del 10 febbraio 1999, con líindividuazione delle politiche e delle misure finalizzate:

1) al raggiungimento dei migliori risultati in termini di riduzione delle emissioni mediante il miglioramento dellíefficienza energetica del sistema economico nazionale e un maggiore utilizzo delle fonti di energia rinnovabili;

2) allíaumento degli assorbimenti di gas serra conseguente ad attività di uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e forestali, conformemente a quanto disposto dallíarticolo 3, paragrafi 3 e 4, del Protocollo di Kyoto;

3) alla piena utilizzazione dei meccanismi istituiti dal Protocollo di Kyoto per la realizzazione di iniziative congiunte con gli altri Paesi industrializzati (joint implementation), e con quelli in via di sviluppo (clean development mechanism), prevedendo in particolare che, ai fini dellíadempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni, sia considerata anche la partecipazione delle imprese italiane operanti nel settore della produzione di energia ad iniziative pubbliche o private realizzate nei Paesi con economia in transizione dellíEuropa orientale, destinate alla costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza di impianti di produzione di energia mediante líimpiego di tecnologie finalizzate alla riduzione o allíeliminazione delle emissioni di anidride carbonica, fermo restando quanto stabilito dalla decisione 16/CP.7, adottata dalla Settima Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, svoltasi a Marrakesh nel novembre 2001;

4) allíaccelerazione delle iniziative di ricerca e sperimentazione per líintroduzione dellíidrogeno quale combustibile nei sistemi energetico e dei trasporti nazionali, nonchè per la realizzazione di impianti per la produzione di energia con biomasse, di impianti per líutilizzazione del solare termico, di impianti eolici e fotovoltaici per la produzione di energia e di impianti per la produzione di energia dal combustibile derivato dai rifiuti solidi urbani e dal biogas;

b) lo stato di attuazione dei programmi finanziati dal Ministero dellíambiente e della tutela del territorio in attuazione del decreto-legge 30 dicembre 1999, n. 500, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2000, n. 33, e del regolamento di cui al decreto del Ministro dellíambiente 20 luglio 2000, n. 337, nonché degli ulteriori programmi pilota finanziati con la presente legge.

2. Il piano di azione nazionale di cui al comma 1 è deliberato dal CIPE. Líattuazione del piano è scadenzata sulla base delle risorse di bilancio preordinate allo scopo.

3. Il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio, entro il 30 marzo di ogni anno, individua con proprio decreto, di concerto con i Ministri interessati e sentita la Conferenza unificata di cui allíarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, i programmi pilota da attuare a livello nazionale e internazionale per la riduzione delle emissioni e líimpiego di piantagioni forestali per líassorbimento del carbonio. I programmi pilota hanno líobiettivo di definire i modelli di intervento più efficaci dal punto di vista dei costi, sia a livello interno che nellíambito delle iniziative congiunte previste dai meccanismi istituiti dal Protocollo di Kyoto.

4. Il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio, entro il 30 novembre di ogni anno, trasmette al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione dei programmi pilota di cui al comma 3.

5. Ai fini di cui al comma 3 è autorizzata la spesa annua di 25 milioni di euro, per il triennio 2002-2004.

EMENDAMENTI

2.1

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, alinea dopo le parole: "Protocollo di Kyoto" aggiungere le seguenti: "ferma restando la necessità di dare piena attuazione entro il 30 settembre 2002 alle misure contenute nella deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica n. 137 del 19 novembre 1998, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 33 del 10 febbraio 1999".

2.2

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, alinea, sopprimere le parole: "con il minor costo".

2.3

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 1), sostituire le parole: "dei migliori risultati in termini di" con le seguenti: "degli obiettivi e degli impegni fissati dal Protocollo di Kyoto in relazione alla".

2.4

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), dopo il numero 2), aggiungere il seguente:

"2-bis) allíincentivo ed alla promozione della ricerca e di misure finalizzate al risparmio energetico, allíefficienza energetica mediante utilizzo di fonti di energia rinnovabili".

2.5

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), dopo le parole: "(clean development mechanism)" aggiungere le seguenti: "in conformità con gli accordi adottati dalla sesta e settima Conferenza delle parti della Convenzione sul clima".

2.6

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), sopprimere le parole da: ", prevedendo in particolare" fino alla fine del numero".

2.7

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), sopprimere le parole da: "in particolare" fino a: "mediante" comprese.

2.8

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), dopo le parole: "nel settore della produzione di energia", aggiungere le seguenti: "ad esclusione di quelle operanti nel settore dellíenergia nucleare".

2.9

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), sostituire le parole: "pubbliche o private", con le seguenti: "relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili e comunque ad esclusione del nucleare".

2.10

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), sostituire le parole: "alla costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza di impianti di produzione di energia", con le seguenti: "alla costruzione, messa in sicurezza o potenziamento di impianti di produzione di energia eolica e solare".

2.11

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), dopo le parole: "messa in sicurezza", inserire le seguenti: "di impianti che producono energia da fonti rinnovabili pulite, nonchè alla dismissione".

2.12

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), dopo le parole: "impianti di produzione di energia", inserire le seguenti: "non nucleare".

2.13

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), alle parole: "fermo restando", premettere le seguenti: ", con esclusione delle iniziative riguardanti gli impianti di cui allíarticolo 1, secondo comma, lettera b), della legge 31 dicembre 1962, n. 1860, o che comunque, impieghino i combustibili di cui allíarticolo 1, secondo comma, lettera c), della medesima legge n. 1860 del 1962, e".

2.14

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1), lettera a) numero 3), aggiungere, in fine, le parole: "e con esclusione assoluta, ai fini dellíadempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni, della considerazione di partecipazione di imprese italiane ad iniziative riguardanti la produzione di energia nucleare".

2.15

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 3), aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Ai fini dellíadempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni, non è considerata la partecipazione di imprese italiane ad iniziative riguardanti la produzione o líuso di energia nucleare".

2.16

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 4), sostituire le parole: "e di impianti per la produzione di energia dal combustibile" fino alla fine del numero, con le seguenti: "nonché di iniziative per lo sviluppo della raccolta differenziata ed il riciclo".

2.17

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 1, lettera a), numero 4), sopprimere le parole: "dal combustibile derivato dai rifiuti solidi urbani e".

2.18

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

"1-bis. Il Governo, nellíindividuazione delle infrastrutture e degli insediamenti strategici del programma di cui allíarticolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443, ed al fine di ridurre significativamente líemissione dei gas serra rispetto al livello del 1990, privilegia:

a) líesigenza di ridurre le emissioni mediante il miglioramento dellíefficienza energetica del sistema economico nazionale e un maggiore utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, di migliorare il sistema industriale e la rete delle infrastrutture per la mobilità ed il trasporto delle merci secondo i criteri della migliore efficienza energetica e del minor impatto ambientale;

b) le modalità di trasporto a minor impatto ambientale, quali quella ferroviaria, aerea, marittima ed il cabotaggio".

2.19

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Al comma 2, aggiungere, in fine, le seguenti parole: "entro il 30 giugno 2003; fino a tale data restano valide e devono essere attuate le misure contenute nella deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica n. 137 del 19 novembre 1998, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 33 del 10 febbraio 1999".

2.20

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Respinto

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

"4-bis. Il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio presenta, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione al Parlamento sullíattuazione delle misure adottate ai sensi della presente legge e sui risultati conseguiti".

ORDINI DEL GIORNO

G2.100

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

considerato che il disegno di legge n. 1415 in esame prevede allíarticolo 2 che il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio debba presentare entro il 30 settembre 2002 un piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra,

impegna il Governo:

ad indicare nel piano di azione nazionale le azioni che devono essere poste in essere da ciascun soggetto istituzionale interessato, con particolare riferimento ai Ministeri dellíambiente e della tutela del territorio, delle Politiche agricole e forestali, delle Infrastrutture e trasporti, nonché al Ministero delle attività produttive

________________

(*) Accolto dal Governo

G2.101

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

considerato che líarticolo 2 comma 1 lettera a) dellíatto Senato n. 1415, prevede líattuazione di misure finalizzate allíaumento degli assorbimenti di gas serra mediante attività di uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e forestali,

impegna il Governo:

a garantire la conservazione delle foreste primarie conformemente a quanto disposto dallíarticolo 3, paragrafi 3 e 4, del Protocollo di Kyoto, evitando che líattuazione delle misure finalizzate allíaumento degli assorbimenti di gas serra possa determinare la sostituzione di foreste primarie con nuovi boschi o piantagioni a rapida crescita.

________________

(*) Accolto dal Governo

G2.102

Giovanelli, De Zulueta, Budin, Gasbarri, Iovene, Vallone, Battisti, Montagnino, Dettori, Rotondo

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

allíatto dellíapprovazione del disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto,

impegna il Governo:

a utilizzare i meccanismi istituiti dal protocollo di Kyoto per la riduzione e la limitazione delle emissioni (joint inplementation, clean development mechanism ed emission trading) richiamati allíarticolo 2, comma 1, lettera a), numero 3 della legge di ratifica escludendo dal loro ambito di applicazione ogni iniziativa di utilizzo dellíenergia nucleare in coerenza con quanto stabilito dalle decisioni della conferenza delle parti di Marakesh.

________________

(*) Accolto dal Governo

G2.103

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

V. testo 2

Il Senato,

considerato che líarticolo 2 comma 1, lettera a) punto 3) del disegno di legge in esame prevede líadozione di misure tese alla piena utilizzazione dei meccanismi istituiti dal Protocollo di Kyoto per la realizzazione di iniziative congiunte con gli altri Paesi industrializzati (joint implementation) e con quelli in via di sviluppo (clean development mechanism),

impegna il Governo:

ad escludere, in sede di attuazione dei meccanismi di joint implementation e clean development mechanism previsti dal Protocollo di Kyoto, che la partecipazione di imprese italiane ad iniziative pubbliche o private realizzate nei paesi con economia in transizione dellíEuropa orientale, destinate alla costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza di impianti di produzione o utilizzo di energia nucleare, possa essere considerata ai fini dellíadempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni, in conformità con quanto stabilito dal paragrafo quinto della decisione 17/CP.7, adottata dalla Settima Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, svoltasi a Marrakesh nel novembre 2001.

G2.103 (testo 2)

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

considerato che líarticolo 2 comma 1, lettera a) punto 3) del disegno di legge in esame prevede líadozione di misure tese alla piena utilizzazione dei meccanismi istituiti dal Protocollo di Kyoto per la realizzazione di iniziative congiunte con gli altri Paesi industrializzati (joint implementation) e con quelli in via di sviluppo (clean development mechanism),

impegna il Governo:

ad escludere, in sede di attuazione dei meccanismi di joint implementation e clean development mechanism previsti dal Protocollo di Kyoto, che la partecipazione di imprese italiane ad iniziative pubbliche o private realizzate nei paesi con economia in transizione dellíEuropa orientale, destinate alla costruzione, ristrutturazione e messa in sicurezza di impianti di produzione o utilizzo di energia nucleare, possa essere considerata ai fini dellíadempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni, in conformità con quanto stabilito dal paragrafo quinto della decisione 17/CP.7 e dalla decisione 16/CP.7, adottate dalla Settima Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, svoltasi a Marrakesh nel novembre 2001.

________________

(*) Accolto dal Governo

G2.104 (già G101)

Giovanelli, De Zulueta, Iovene, Rotondo, Gasbarri, Budin, Vallone, Battisti, Montagnino, Dettori

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

allíatto dellíapprovazione del disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto,

impegna il Governo:

ad adottare strumenti nazionali di valutazione, misurazione, controllo permanente dellíemissione di gas serra e più in generale di contabilità ambientale pubblica;

ad incentivare e sperimentare líadozione di procedure di contabilità ambientale e agenda 21 presso tutte le amministrazioni pubbliche territoriali;

a riferire annualmente al Parlamento con una specifica relazione sullo stato di avanzamento e concreta realizzazione del programma nazionale di attuazione del protocollo.

________________

(*) Accolto dal Governo

G2.105 (già G.103)

Giovanelli, De Zulueta, Iovene, Rotondo, Budin, Gasbarri, Vallone, Battisti, Montagnino, Dettori

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

allíatto dellíapprovazione del disegno di legge di ratifica del Protocollo di Kyoto,

impegna il Governo:

ad escludere dallíambito delle azioni dei provvedimenti e delle risorse nazionali destinate al perseguimento degli obiettivi del Protocollo ogni iniziativa riferita allíutilizzo della energia nucleare, secondo quanto stabilito dalle decisioni della VII Conferenza delle parti di Marakesh.

________________

(*) Accolto dal Governo

ARTICOLO 3 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 3.

Approvato

1. Al fine di ottemperare allíimpegno adottato dalla Sesta Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, svoltasi a Bonn nel luglio 2001, in materia di aiuti ai Paesi in via di sviluppo, come stabilito dalle decisioni FCCC/CP/2001/L14 e FCCC/CP/2001/L15, è autorizzata la spesa annua di 68 milioni di euro, a decorrere dallíanno 2003.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 3

3.0.1

Turroni, Martone, Boco, Carella, Cortiana, De Petris, Donati, Ripamonti, Zancan

Ritirato

Dopo líarticolo 3, aggiungere il seguente:

"Art. 3-bis.

1. Il Ministro degli affari esteri ed il Ministro dellíambiente e della tutela del territorio predispongono una scheda di valutazione della quantità dei livelli di emissione di gas serra per ciascuno dei progetti promosso con líassistenza la partecipazione o il contributo di istituzioni pubbliche italiane".

ARTICOLO 4 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 4.

Approvato

1. Allíonere derivante dallíattuazione dellíarticolo 2, pari a 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2002, 2003 e 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellíambito dellíunità previsionale di base di conto capitale "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dellíeconomia e delle finanze per líanno 2002, allo scopo parzialmente utilizzando líaccantonamento relativo al Ministero dellíambiente e della tutela del territorio.

2. Allíonere derivante dallíattuazione dellíarticolo 3, valutato in 68 milioni di euro annui a decorrere dallíanno 2003, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per gli anni 2003 e 2004 dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellíambito dellíunità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dellíeconomia e delle finanze per líanno 2002, allo scopo parzialmente utilizzando i seguenti accantonamenti, per i sottoindicati importi espressi in migliaia di euro:

a) Ministero dellíeconomia e delle finanze: 43.110 per il 2003; 13.258 per il 2004;

b) Ministero del lavoro e delle politiche sociali: 6.890 per il 2003; 6.890 per il 2004;

c) Ministero degli affari esteri: 10.147 per il 2004;

d) Ministero dellíistruzione, dellíuniversità e della ricerca: 12.242 per il 2004;

e) Ministero dellíinterno: 10.000 per il 2003; 10.000 per il 2004;

f) Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: 8.000 per il 2003; 7.853 per il 2004;

g) Ministero per i beni e le attività culturali: 6.130 per il 2004;

h) Ministero della salute: 1.480 per il 2004.

3. Il Ministro dellíeconomia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

 



Allegato B

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro Affari Esteri

Ministro difesa

(Governo Berlusconi-II)

Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana, la Repubblica francese, la Repubblica

portoghese ed il Regno di Spagna recante lo Statuto di "EUROFOR", fatto a Roma il 5 luglio 2000 (1442)

(presentato in data 29/05/02 )

 

Sen. PASSIGLI Stefano, MANCINO Nicola, DINI Lamberto, BASSO Marcello, BATTAGLIA Giovanni, CALVI Guido, CASTELLANI Pierluigi, CORTIANA Fiorello, CREMA Giovanni, DE ZULUETA Cayetana, DENTAMARO Ida, DI SIENA Piero, D'IPPOLITO Ida, FASOLINO Gaetano, FASSONE Elvio, FIRRARELLO Giuseppe, FLAMMIA Angelo, GABURRO Giuseppe, GARRAFFA Costantino, GRILLO Luigi, IERVOLINO Antonio, IOANNUCCI Maria Claudia, LABELLARTE Gerardo, MASCIONI Giuseppe, MONCADA LO GIUDICE DI MONFORTE Gino, MONTALBANO Accursio, MONTICONE Alberto Adalgisio, MURINEDDU Giovanni Pietro, PETERLINI Oskar, PIZZINATO Antonio, ROTONDO Antonio, SAMBIN Stanislao Alessandro, TONINI Giorgio, VICINI Antonio, ZANCAN Giampaolo

Nuove disposizioni sul divieto di fumare (1441)

(presentato in data 29/05/02 )

 

DDL Costituzionale

Sen. MENARDI Giuseppe, BONGIORNO Giuseppe, CONSOLO Giuseppe, KAPPLER Domenico, MASSUCCO Alberto Felice Simone, PIANETTA Enrico, BONATESTA Michele, GABURRO Giuseppe, BALBONI Alberto, BOREA Leonzio, IERVOLINO Antonio, SPECCHIA Giuseppe, RAGNO Salvatore, BERGAMO Ugo, TRAVAGLIA Sergio, COSTA Rosario Giorgio, CANTONI Gianpiero Carlo, GIRFATTI Antonio, NESSA Pasquale, PASINATO Antonio Domenico, COLLINO Giovanni, TATO' Filomeno Biagio, SCOTTI Luigi, NOVI Emiddio, MUGNAI Franco, PALOMBO Mario, PACE Lodovico, BRIGNONE Guido, TREDESE Flavio, VANZO Antonio Gianfranco, BAIO Emanuela, VERALDI Donato Tommaso, PIROVANO Ettore Pietro, TAROLLI Ivo, BOLDI Rossana, PERUZZOTTI Luigi, SAMBIN Stanislao Alessandro, COZZOLINO Carmine, CARRARA Valerio, PICCIONI Lorenzo, PEDRAZZINI Celestino, DEMASI Vincenzo, MINARDO Riccardo, MAGNALBO' Luciano, ARCHIUTTI Giacomo, FORLANI Alessandro, FORTE Michele, DE RIGO Walter, MONCADA LO GIUDICE DI MONFORTE Gino, MULAS Giuseppe, PELLEGRINO Gaetano Antonio, FALCIER Luciano, CIRAMI Melchiorre, GUASTI Vittorio, MAGRI Gianluigi, GUBETTI Furio, PESSINA Vittorio, ASCIUTTI Franco, FABBRI Luigi, ZAPPACOSTA Lucio, AGOGLIATI Antonio, DELOGU Mariano, DANZI Corrado, FERRARA Mario Francesco, ZANOLETTI Tomaso, BEVILACQUA Francesco, FLORINO Michele, SEMERARO Giuseppe, SALERNO Roberto, DE CORATO Riccardo, BOBBIO Luigi

Modifica dell'articolo 33, comma 3, della Costituzione (1443)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. BEVILACQUA Francesco

Istituzione dell'Ordine del Tricolore (1444)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. BONGIORNO Giuseppe, DANIELI Paolo, PONTONE Francesco, COLLINO Giovanni, SALERNO Roberto, SEMERARO Giuseppe, BEVILACQUA Francesco, FLORINO Michele, BOBBIO Luigi, MAGNALBO' Luciano, PALOMBO Mario, PACE Lodovico, MASSUCCO Alberto Felice Simone, MENARDI Giuseppe

Misure per la repressione e la prevenzione degli abusi sugli animali domestici (1445)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. ROTONDO Antonio, GASBARRI Mario, GIOVANELLI Fausto, IOVENE Antonio, MONTINO Esterino, BATTAGLIA Giovanni, GARRAFFA Costantino, MONTALBANO Accursio

Norme quadro per uno sviluppo sostenibile delle Isole minori (1446)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. COSSIGA Francesco

Informativa al Parlamento in materia di intercettazioni delle comunicazioni (1447)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. BEVILACQUA Francesco, SERVELLO Francesco

Modifica alla legge 7 marzo 2001, n. 78, in materia di tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale (1448)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. MAGNALBO' Luciano

Norme per la diffusione di mezzi di trasporto a propulsione elettrica e per lo sfruttamento diretto delle fonti di energia non inquinanti (1449)

(presentato in data 29/05/02 )

 

 

Disegni di legge, assegnazione

In sede deliberante

9 Commissione permanente Agricoltura

Interventi urgenti per la tutela della bufala mediterranea italiana (1436)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 5ƒ Bilancio, 12ƒ Sanita', Giunta affari Comunita' Europee,

Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 29/05/02 )

 

 

Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha inviato, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina della professoressa Stefania Fuscagni a Presidente dell'Istituto nazionale di documentazione per l'innovazione e la ricerca educativa (INDIRE) (n. 36).

Ai sensi dell'articolo 139-bis del Regolamento, tale richiesta è stata deferita alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport).

 

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni:

il signor Massimiliano Musio, di Lecce, chiede un riconoscimento formale più significativo delle scuole di specializzazione per le professioni legali (Petizione n. 295);

il signor Marino Lo Chiatto, di Grottaminarda (Avellino), chiede:

che le decisioni della Corte costituzionale siano pubblicate con le eventuali opinioni in dissenso dei giudici (c.d. istituto della dissenting opinion) (Petizione n. 296);

l'abolizione del cosiddetto "vincolo sportivo" per i calciatori non professionisti (Petizione n. 297);

il signor Francesco Di Pasquale, di Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

che tutti i comuni si dotino di piano regolatore generale, rispettoso dei vincoli di impatto ambientale (Petizione n. 298);

l'adozione di nuove forme di partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa e politica, con particolare riguardo agli enti locali (Petizione n. 299);

nuovi sistemi di selezione dei segretari di seggi elettorali (Petizione n. 300);

l'abolizione del divieto di immediata rieleggibilità dei sindaci dopo il secondo mandato consecutivo (Petizione n. 301);

misure atte ad agevolare il transito dei pedoni, con particolare riguardo alla messa in sicurezza dei marciapiedi (Petizione n. 302);

la valorizzazione dell'istituto della petizione ai sensi dell'articolo 50 della costituzione (Petizione n. 303);

iniziative a favore dei popoli che aspirano ad avere una legittima Patria (Petizione n. 304),

che si proceda ad intitolare vie ed edifici pubblici ad uomini illustri italiani e stranieri (Petizione n. 305);

misure atte a facilitare l'accesso dei cittadini ai mutui bancari (Petizione n. 306);

la signora Wanda Guido, di Lecce, chiede:

iniziative in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio (Petizione n. 307);

ulteriori iniziative a tutela dei parchi, delle aree protette e dei siti di importanza comunitaria (Petizione n. 308);

il signor Marino Savina, di Roma, chiede:

l'inasprimento delle pene previste in caso di mancato adeguamento alle disposizioni di legge in materia di protezione dai rischi connessi all'amianto, con particolare riguardo alla gestione di infrastrutture aperte al pubblico (Petizione n. 309);

iniziative per la vigilanza balneare (Petizione n. 310);

l'adozione di misure atte a combattere il fenomeno della compravendita abusiva di merci lungo i litorali e del conseguente sfruttamento di cittadini extracomunitari (Petizione n. 311);

l'adozione di iniziative a favore dei minori del Terzo Mondo (Petizione n. 312);

nuovi criteri di responsabilità per i rappresentanti sindacali (Petizione n. 313);

nuovi criteri di controllo degli appalti per le opere di ristrutturazione nella Pubblica Amministrazione (Petizione n. 314);

nuove iniziative in materia di salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente, con particolare riguardo all'inquinamento da idrocarburi (Petizione n. 315);

iniziative per la tutela e la valorizzazione dei beni artistici e letterari appartenenti alle amministrazioni dello Stato (Petizione n. 316);

iniziative a favore delle madri nubili (Petizione n. 317);

iniziative, in collaborazione con il mondo dello sport, per la sovvenzione della ricerca scientifica, con particolare riguardo alla prevenzione di talune malattie (Petizione n. 318);

l'obbligo del rilascio dello scontrino fiscale anche per la vendita di giornali quotidiani e periodici (Petizione n. 319);

ulteriori iniziative volte alla prevenzione degli abusi e dello sfruttamento dei minori (Petizione n. 320);

l'istituzione di legali d'ufficio in ambito civile (Petizione n. 321);

nuove iniziative atte a reprimere il fenomeno della presenza di cittadini stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno (Petizione n. 322);

nuove iniziative atte a reprimere il fenomeno dei reati perpetrati all'interno della famiglia (Petizione n. 323);

la creazione di un presidio sanitario con compiti di prevenzione per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni di Roma (Petizione n. 324);

una revisione della normativa in materia di visite fiscali sanitarie per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni (Petizione n. 325).

Tali petizioni, a norma del Regolamento, sono state trasmesse alle Commissioni competenti.