SENATO DELLA REPUBBLICA
óóóóóó XIV LEGISLATURA óóóóóó

180a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2002

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Presidenza del vice presidente FISICHELLA



 

RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

La seduta inizia alle ore 9,32.

Il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana di ieri.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 9,35 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Discussione e reiezione della mozione n. 65 sul sistema scolastico

BERLINGUER (DS-U). La politica sulla scuola portata avanti dal ministro Moratti si caratterizza per la volontà di smantellare le riforme e le innovazioni introdotte dai precedenti Governi e per l'incapacità progettuale di sostituirli con interventi alternativi. Infatti, la vantata riforma in discussione presso la 7a Commissione del Senato è ispirata ad una visione propagandistica e mediatica della scuola ma è priva di reali contenuti innovativi, così come si sta ulteriormente tentando di vanificare l'intento di valorizzazione dell'esame di Stato quale prova finale di un percorso di studio, già minato dalla modifica della composizione delle commissioni di esame. Lo spirito rivendicativo che si riscontra nella politica del ministro Moratti ha gettato peraltro la gestione della scuola nell'inefficienza e nel burocratismo, sospendendo importanti attività di monitoraggio, ad esempio rispetto alle tematiche dell'handicap e dell'edilizia scolastica, e abbandonando importanti progetti di sperimentazione. Inoltre, sono stati soppressi i centri di supporto all'autonomia scolastica preferendo, in una logica centralistica, rafforzare l'attività dei provveditorati. Anche dal punto di vista delle risorse, la scuola è stata penalizzata dai tagli realizzati nella legge finanziaria e si riscontra grave incertezza in ordine al prossimo contratto nazionale del personale della scuola. Di fronte alla gravità della situazione, le opposizioni hanno scelto di presentare una mozione unitaria volta a restituire priorità strategica e finanziaria alla scuola, in considerazione della prossima discussione del DPEF, ed attende dal Governo risposte certe che possano contribuire ad alleviare la situazione di disagio e di incertezza che regna nel mondo della scuola. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Misto-Com e Verdi-U).

Sull'ordine dei lavori

TOIA (Mar-DL-U). Il ministro Moratti, peraltro mai intervenuta nell'Aula del Senato, con la sua assenza denota scarsa sensibilità nei confronti del Parlamento e dell'opposizione, in quanto solo il titolare del Dicastero può modificare le linea politica a seguito di un dibattito parlamentare. Invita pertanto la Presidenza del Senato a garantire che le discussioni rilevanti si svolgano in condizioni adeguate all'importanza dellíistituzione. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U e dei senatori Betta e De Paoli).

BRUTTI Massimo (DS-U). La Conferenza dei Capigruppo tenutasi prima della sospensione dei lavori stabilì di rinviare la discussione della mozione affinché il dibattito si svolgesse in presenza del Ministro, che oggi si sottrae ancora una volta ad un confronto in Aula su una questione di notevole valore politico, evidenziando un atteggiamento scorretto nei confronti del Parlamento. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

D'ONOFRIO (UDC:CCD-CDU-DE). Nell'ultima Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari è stato annunciato che il Ministro non avrebbe partecipato alla seduta in quanto impegnato all'estero. L'opposizione, per tale motivo, avrebbe potuto chiedere il rinvio della discussione.

FALOMI (DS-U). In quella sede i Gruppi di opposizione hanno espresso vive proteste, in quanto il comportamento del Ministro indica un atteggiamento di disprezzo nei confronti del Parlamento.

Ripresa della discussione della mozione n. 65

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione.

BETTA (Aut). E' condivisibile la mozione in discussione, in quanto la decisione del Ministro di sospendere l'efficacia di provvedimenti adottati dai precedenti Esecutivi prima dell'entrata in vigore delle misure preconizzate dall'attuale Governo ha provocato sconcerto e incertezza nel mondo della scuola (di cui si è avuta testimonianza in Commissione attraverso l'audizione di numerosissime organizzazioni), che si ripercuotono sugli studenti e sulle famiglie determinando difficoltà ancora più accentuate nelle scuole periferiche. Ciò determina un evidente contrasto tra la situazione reale e il progetto di riforma del Ministro, per cui il principale obiettivo che il Governo deve porsi in questa fase è quello di ripristinare la certezza normativa nel mondo scolastico, mediante l'elaborazione di un progetto sostenuto da risorse certe e recuperando inoltre un'ampia disponibilità al confronto.

CORTIANA (Verdi-U). La mancanza di rispetto istituzionale nei confronti dell'opposizione dimostrata dal Ministro sottraendosi all'odierno dibattito rischia di tramutare una fisiologica divisione sulla politica scolastica in una contrapposizione frontale, particolarmente rischiosa in presenza di una prevedibile protesta sociale, che invece le istituzioni devono incanalare in un alveo democratico. Circa i contenuti della politica dell'attuale Governo, devono essere criticati l'interruzione del processo di riforma e della continuità amministrativa e il tentativo miope e deleterio di applicare criteri aziendalistici, nell'intento di minare la funzione costituzionale della scuola pubblica. Invita pertanto il Governo a ripristinare la continuità politico-amministrativa e a garantire alla scuola certezza di finanziamenti.

ACCIARINI (DS-U). L'assenza in Aula del Ministro esprime simbolicamente la sua volontà di non ascoltare il Paese, nel momento in cui il mondo della scuola le sta inviando appelli e petizioni per un'inversione di tendenza. Sulla scuola secondaria è particolarmente grave l'utilizzo indiscriminato che il Governo sta facendo dei cosiddetti spezzoni orari, che determineranno la perdita di cattedre e l'aumento del precariato. E' inoltre deleterio che un provvedimento finalizzato al raggiungimento dell'equilibrio contabile, come la legge finanziaria, abbia inciso negativamente sullo svolgimento dell'esame di Stato, mettendone in discussione l'omogeneità di valutazione e consentendo un ritorno alle pratiche dei diplomi facili; oltretutto tali norme rischiano di determinare irregolarità e quindi l'incremento dei ricorsi ai tribunali amministrativi. Tali misure, insieme all'indiscriminata accelerazione nell'attuazione della legge sulla parità scolastica, ignorando i controlli che la stessa richiede, e alla penalizzazione finanziaria a danno dei docenti, determineranno lo scadimento della scuola, che non potrà raggiungere gli obiettivi di eccellenza, quelli di solidarietà che il Ministro si era riproposto. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

GABURRO (UDC:CCD-CDU-DE). I senatori dellíUDC non condividono lo spirito e i contenuti della mozione, considerando il progetto di riforma della scuola avviato dal ministro Moratti uno dei cardini dell'azione politica del Governo, che si è trovato sin dall'inizio a dover affrontare con misure urgenti enormi problemi di funzionalità nonché le questioni connesse alla nuova distribuzione di competenze tra Stato e Regioni a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione. Superata la fase di emergenza, il Governo è ora impegnato a razionalizzare il sistema e a procedere al contenimento dei volumi di spesa e all'eliminazione degli sprechi per consentire il passaggio alla fase degli investimenti per la formazione dei docenti e l'innovazione didattica. Per quanto riguarda le critiche avanzate dalle opposizioni, occorre ricordare che la legge n. 30 del 2000 era priva di copertura finanziaria; che le nuove regole adottate per sbloccare le nomine e le supplenze hanno consentito l'avvio regolare dell'anno scolastico; che il contenimento delle dotazioni organiche previsto nella finanziaria non incide sulla qualità e l'efficienza dell'offerta scolastica, visto che l'Italia continua a mantenere il più basso numero di studenti per insegnante e che comunque tali dotazioni sono state assegnate a livello regionale tenendo conto delle specificità dei diversi contesti territoriali; che, infine, la nuova composizione delle commissioni díesame consentirà ai candidati di affrontare le prove con maggiore serenità, senza nulla togliere alla serietà delle stesse. (Applausi dai Gruppi UCD:CCD-CDU-DE, FI e AN).

FRANCO Vittoria (DS-U). Gli effetti dei tagli agli organici nel settore della scuola pubblica e della riduzione del numero delle classi sono particolarmente gravi ed evidenti ed hanno condotto alle proteste delle famiglie, degli studenti e dei docenti. Infatti, la minore disponibilità di risorse umane e finanziarie sta determinando un generale impoverimento dell'offerta didattica che colpisce in particolare il tempo prolungato, la sperimentazione di progetti innovativi, molti dei quali già finanziati, nonché i programmi per l'inserimento degli studenti portatori di handicap e degli stranieri e per líinsegnamento della doppia lingua. Tutto ciò avrà serie conseguenze sui programmi di lotta alla dispersione scolastica e di integrazione sociale nelle zone più svantaggiate e renderà la scuola pubblica più costosa e meno efficiente. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

D'ANDREA (Mar-DL-U). Dopo un anno di attività del Governo di centrodestra, la situazione della scuola pubblica si caratterizza per la sovrapposizione di norme, per la contraddittorietà delle scelte operate, per la diffusa confusione e per l'incertezza in ordine agli aspetti finanziari ed operativi correnti, ma soprattutto sulle prospettive future. Tale situazione di crisi profonda è stata determinata innanzi tutto dal peso marginale assegnato ai problemi della formazione e della ricerca e, nel complesso, al comparto sono destinate risorse insufficienti a fronteggiare il fabbisogno per le spese ordinarie di funzionamento o per pagare le commissioni d'esame. L'intero sistema appare così in affanno, anche perché duramente provato da una riduzione di organici ispirata solo al criterio del contenimento dei costi ed indifferente alla necessità di mantenere elevati gli standard qualitativi dell'offerta pubblica nel campo dell'istruzione. A fronte di tutto ciò desta sorpresa l'atteggiamento del Ministro, che non si è fatta carico della drammaticità della situazione, non si è opposta alla decurtazione delle risorse destinate alla scuola, non ha chiesto un recupero di attenzione da parte del Governo su problemi strategici per il futuro del Paese. La riforma Moratti si è tradotta in enunciazioni propagandistiche ed il governo della scuola è stato condotto con misure improvvisate ed inadeguate. Al contrario, si sarebbe dovuto cercare di far funzionare al meglio la macchina esistente e di adempiere quanto meno agli obblighi derivanti dalle leggi vigenti; sarebbe stato necessario avere più fiducia nell'autonomia scolastica e favorire una maggiore partecipazione delle componenti extrascolastiche; sarebbe stato necessario assicurare un flusso di risorse costante in presenza di piani e di offerte formative che si proiettano su archi temporali pluriennali. Eí dunque necessario che il Governo cambi rotta a partire dalla prossima legge finanziaria e dal prossimo DPEF; se ciò avverrà, i senatori della Margherita assumeranno un atteggiamento costruttivo, altrimenti non potranno che farsi interpreti del malcontento diffuso nel Paese. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U e Aut).

TESSITORE (DS-U). Premesso che il grado di civiltà di un Paese si misura con la valutazione dell'istruzione scolastica, con il superamento delle diversità ideologiche e con la considerazione della scuola come patrimonio comune, oggi una sua valorizzazione si rende ancor più necessaria tenuto conto che in passato ne è stata privilegiata la funzione di ammortizzatore sociale - una sorta di parcheggio per i giovani - piuttosto che la vitalità dal punto di vista socio-economico o etico. Appare tanto più criticabile, allora, la scelta del Governo di bloccare la legge n. 30 del 2000, recando un danno al tessuto istituzionale del Paese e soprattutto non proponendo un progetto culturale alternativo. Si rischia di mettere in discussione il principio del riconoscimento del valore legale del titolo di studio, in relazione al carattere pubblico della scuola, si pone scarsa attenzione alle esigenze dellíautonomia scolastica e si interviene in maniera disorganica sull'esame di Stato, rendendolo uníinutile superfetazione del percorso scolastico. Nellíesprimere sconforto per la scarsa partecipazione ad un dibattito di rilevanza centrale per il futuro del Paese, si augura che il ministro Moratti sappia gestire il comparto scolastico, più che ulteriormente riformarlo, compiendo valutazioni di tipo culturale e non ideologico e superando l'attuale fase di incertezza e confusione. (Applausi dai Gruppi DS-U, Verdi-U e Mar-U).

ASCIUTTI (FI). Pur concordando sullíopportunità di ricercare il maggior coinvolgimento possibile nei processi di riforma di importanti comparti dellíamministrazione pubblica, ricorda la chiara forzatura operata dallíallora maggioranza in occasione dellíapprovazione della legge n. 30 del 2000 durante la scorsa legislatura. Eí augurabile tuttavia che in sede di esame della riforma Moratti, appena avviato nella 7a Commissione, si possa registrare uníampia convergenza. Quanto poi al blocco delle riforme del centrosinistra, il principale problema riguarda la formula del triennio seguito dal biennio per l'istruzione universitaria, che ha creato difficoltà in tutto il Paese ed ha portato all'istituzione di 2.950 corsi di laurea breve e ad una conseguente confusione che non si può assimilare ad una sperimentazione. Si aggiungano inoltre gli effetti della riforma del Titolo V della Costituzione, che prevede una limitata competenza statale in sede di legislazione concorrente e che non agevola il superamento delle divergenze tra le varie Regioni. Nell'augurarsi che si possa fare tutto il possibile per incrementare la formazione culturale del Paese, i cui frutti non potranno essere raccolti a breve dal punto di vista elettorale ma saranno appannaggio delle future generazioni, preannuncia il voto contrario del suo Gruppo. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN. Congratulazioni).

VALDITARA (AN). La riforma Berlinguer è stata bloccata in quanto inapplicabile e quindi, in presenza di leggi inadeguate e ancora in gran parte inattuate, non si può invocare il principio della continuità. Per quanto riguarda l'esame di maturità, líintervento si è reso necessario per superare una riforma che non si può considerare seria, dal momento che garantiva il 98 per cento di promozioni tra gli studenti. Quanto alle critiche sulle nomine, occorre ricordare che è stato il centrosinistra ad introdurre lo spoils system, con decine di commissioni consultive, di talune delle quali sfugge la finalità, innumerevoli componenti e relative indennità. Díaltra parte, la riforma Berlinguer è stata bocciata anche in sede sindacale e persino dalla CGIL, mentre il Governo Berlusconi si propone di valorizzare il personale docente, soprattutto stabilendo il principio che i risparmi attuati debbano essere reinvestiti per tale finalità. Inoltre, premesso che l'OCSE individua per l'Italia il più basso numero di studenti per docente, con conseguente spreco di risorse, occorre ricordare che i tagli all'organico, per una cifra oscillante tra 65.000 e 90.000, deriverebbero semmai dalla decurtazione di un anno del percorso scolastico; al contrario il ministro Moratti, cui va dato atto piuttosto di avere consentito il regolare inizio dell'anno scolastico, non intende procedere ad alcun taglio di organico. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC:CCD-CDU-DE e LP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione.

Presidenza del vice presidente SALVI

APREA, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo ha inteso procedere ad un approfondimento di tutte le problematiche connesse alla riforma del sistema scolastico per garantire un'educazione moderna e innovativa, adeguata alla cornice europea e in coerenza con il mandato degli elettori; d'altra parte, le modifiche alla legge n. 30 del 2000 si sono rese indifferibili dopo l'approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione, nonché in considerazione della sua mancata copertura finanziaria. Il Governo ha ereditato una situazione gravemente compromessa sul piano della funzionalità, considerato l'annullamento delle graduatorie deciso dalla magistratura e la conseguente paralisi delle assunzioni di docenti per la copertura dei posti vacanti e per l'affidamento delle supplenze, che si è inteso superare dettando nuove regole e compiendo un enorme sforzo organizzativo, cui seguirà un'opera di razionalizzazione del sistema e di contenimento degli sprechi, così da destinare risorse alla valorizzazione del corpo docente e all'adeguamento delle strutture. Occorre infatti ricordare che l'OCSE da anni rimarca che il numero di alunni per docente è in Italia il più basso tra i Paesi aderenti e quindi è dimostrata líinfondatezza dell'assioma che a più insegnanti corrisponda una maggiore qualità; con la legge finanziaria per il 2002, per la prima volta le dotazioni organiche sono state assegnate a livello regionale, rapportandole al numero degli alunni iscritti, all'andamento della scolarità e alle condizioni di funzionamento delle istituzioni scolastiche, nonché tenendo conto delle esigenze degli utenti per il tempo pieno o il tempo prolungato. La stessa legge finanziaria ha introdotto una riforma nella composizione delle commissioni per líesame di Stato delle scuole statali e paritarie, che non toglie alcuna serietà e rilevanza legale all'esame stesso. L'autonomia scolastica è stata accentuata e resa più concreta ed è stato perfezionato il meccanismo di gestione dei progetti di sperimentazione per la scuola dell'infanzia. Il processo in atto di fusione del Ministero dell'università e della ricerca scientifica con quello dell'istruzione ha richiesto una pausa di riflessione rispetto al modello dei centri di servizio delle istituzioni scolastiche, che rischiano di tradursi in mere sovrastrutture rispetto all'autonomia scolastica; quanto agli IRRE, il loro pieno sviluppo può realizzarsi solo all'interno dell'assestamento del quadro complessivo di riferimento. In relazione poi alla mancata ricostituzione degli organi collegiali territoriali, sono state adottate talune modifiche per superare il forte astensionismo, come del resto richiesto dalla stessa Consulta nazionale degli studenti, mentre per l'anno scolastico 2002-2003 le elezioni saranno indette nel mese di ottobre. Il Governo pone la massima attenzione alla valorizzazione dei docenti e al riconoscimento della loro professionalità, pertanto sono infondate le preoccupazioni circa la mancata tutela della prerogativa costituzionale della libertà di insegnamento. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE, AN e LP).

PRESIDENTE. Passa alla votazione.

MALABARBA (Misto-RC). Il mondo della scuola, che versa in una condizione di disagio e di incertezza che affonda le sue radici nella politica portata avanti dai Governi di centrosinistra, è ora di nuovo in prima fila contro i provvedimenti del Governo di centrodestra, che si qualificano come un ulteriore tentativo di mortificare la scuola pubblica, ed attende risposte concrete in ordine all'adeguamento stipendiale. Alla luce di tali considerazioni i senatori di Rifondazione comunista non voteranno la mozione. (Applausi dal Gruppo Misto-RC e del senatore Di Siena).

CORTIANA (Verdi-U). I Verdi voteranno con convinzione a favore della mozione, il cui obiettivo principale è quello di indurre un confronto nel merito delle questioni della scuola con il Governo e la maggioranza e, in tale direzione, la risposta del Sottosegretario, seppure insoddisfacente, rappresenta uníapertura al dialogo. (Applausi dal Gruppo Verdi-U).

BRIGNONE (LP). La Lega voterà contro la mozione in quanto, pur riconoscendo la fondatezza di alcune delle questioni evidenziate, si configura come un attacco politico nei confronti del Governo. Non si tengono in alcun conto infatti le responsabilità dei precedenti Esecutivi i cui provvedimenti hanno creato tra gli operatori della scuola quello stato di incertezza e di confusione che viene imputato ora al ministro Moratti, in particolare per quanto riguarda la legge di riforma dei cicli, confusione che ha colpito anche gli enti locali, ad esempio in materia di edilizia scolastica. A proposito poi degli organici, non si tiene conto della necessità di razionalizzare il sistema stante la disomogeneità esistente sul territorio nazionale del numero di allievi per classe così come, in relazione all'esame di maturità, non va dimenticato che l'intento principale della riforma Berlinguer non era quello di introdurre un sistema valutativo migliore degli studenti ma di penalizzare gli istituti privati. (Applausi dal Gruppo LP).

COMPAGNA (UDC:CCD-CDU-DE). Il provvedimento del ministro Moratti di ridefinizione del sistema dei cicli non rappresenta una controriforma ma il tentativo di riordinare in modo organico il sistema scolastico, tenendo conto dell'insoddisfacente preparazione degli studenti italiani, evidenziata da dati comparativi con altri Paesi europei. Peraltro, le scelte di politica scolastica operate dai precedenti Governi di centrosinistra sono ispirate piuttosto da intenti demagogici che non riformatori e si caratterizzano per la portata limitata degli interventi, come emerge dagli esiti sconfortanti della riforma universitaria, già obsoleta seppure appena entrata in vigore. Per tali motivi, dichiara il voto contrario del Gruppo auspicando che il dibattito sul mondo della scuola prosegua nelle Aule parlamentari. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e LP).

MONTICONE (Mar-DL-U). La Margherita voterà a favore della mozione, finalizzata a focalizzare l'interesse del Parlamento sulla scuola. L'articolata risposta del Sottosegretario non ha affrontato alcune questioni di carattere generale legate alle prospettive della riforma Moratti in discussione presso la 7a Commissione, che risulta caratterizzata da una delega eccessivamente ampia al Governo. In particolare, non sono stati offerti chiarimenti in ordine alla necessità di creare un terreno di consenso con gli enti locali, nonché riguardo alle difficoltà che può ingenerare nelle famiglie la scelta, rimessa alla loro valutazione, di anticipare l'ingresso dei figli alla scuola materna e alla scuola elementare. Rimane inoltre aperto il problema della formazione degli insegnanti nonché del raccordo tra la formazione scolastica e l'ingresso all'università. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U e Verdi-U. Congratulazioni).

VALDITARA (AN). Alleanza Nazionale voterà contro la mozione non essendo possibile dare seguito alle questioni in essa poste. Innanzitutto, per quanto riguarda la mancata attuazione della legge n. 30 del 2000, è stato già assunto in campagna elettorale l'impegno ad abrogarla per la forte contrarietà di tutto il centrodestra a quella riforma dei cicli, così come la lamentata mancanza di operatività di alcuni organismi risiede nel loro carattere burocratico privo di effetti positivi sul mondo della scuola. Anche per quanto riguarda gli organi collegiali, occorre ripensare a tali organismi alla luce di un nuovo rapporto con gli enti locali. Peraltro, i presentatori della mozione non hanno tenuto conto del fatto che molte delle questioni evidenziate sono da intendersi superate. Infatti, i progetti speciali riguardanti la scuola elementare sono già stati finanziati, così come i corsi per la preparazione informatica degli insegnanti mentre l'Osservatorio sull'handicap è già stato attivato. Ricorda inoltre che i fondi destinati all'obbligo scolastico sono stati aumentati. (Applausi dal Gruppo AN).

PAGANO (DS-U). La discussione della mozione ha costituito un successo dell'opposizione, in quanto ha dimostrato l'incapacità della maggioranza di risolvere i problemi che stanno determinando il caos nella scuola, testimoniato da documenti che numerosi istituti hanno inviato al Ministero. Al riguardo è inconsistente l'ipotesi di un complotto ai danni dell'attuale Esecutivo; piuttosto sono molti gli aspiranti direttori generali del Ministero che stanno chiedendo le tessere dei partiti di maggioranza e vari esponenti politici della stessa maggioranza sono pesantemente intervenuti per limitare l'autonomia del dibattito culturale nella scuola. Le difficoltà in cui versa la scuola sono invece il risultato dei devastanti tagli operati dalla legge finanziaria, che stanno determinando la destrutturazione dei progetti di offerta formativa approntati dalle scuole in applicazione del principio dell'autonomia, per cui il Governo dovrebbe ammettere le proprie difficoltà, a partire da quelle di carattere finanziario, ed aprire un ampio confronto con l'opposizione e con il mondo della scuola, seguendo l'esempio offerto dai Governi di centrosinistra in occasione della riforma dei cicli scolastici. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U. Congratulazioni).

FAVARO (FI). Il Gruppo voterà contro la mozione in quanto, pur senza nascondere le difficoltà della scuola, peraltro spesso causate da provvedimenti adottati dai precedenti Governi, si riconosce nella politica scolastica del ministro Moratti, che non è motivata da alcun intento di vendetta ma da uno specifico progetto, su cui è in corso un'ampia discussione nel Paese, che prevede il mantenimento e la celere realizzazione dell'autonomia scolastica e la revisione della riforma dei cicli. L'attuale Governo non è responsabile delle difficoltà che sta attraversando la scuola, né della riduzione degli organici, ma anzi sta lavorando insieme alla propria maggioranza, nonostante le difficoltà finanziarie, per rafforzare la scuola e renderla più efficiente e qualitativamente migliore ed in grado di rispondere alle esigenze della società. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN).

Il Senato, con votazione seguita dalla controprova chiesta dalla senatrice PAGANO (DS-U), respinge la mozione n. 65.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1408) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto allíimmigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta pomeridiana di ieri è stata svolta la relazione orale ed è stata dichiarata aperta la discussione generale.

BOCO (Verdi-U). Il provvedimento si iscrive nel clima esasperato dalle rivendicazioni che hanno caratterizzato la campagna elettorale dell'attuale maggioranza, che ha compiuto un investimento simbolico sulla questione dell'immigrazione rendendo impossibile un dibattito sereno e costruttivo sull'argomento. La linea politica della maggioranza e del Governo suscita perplessità anche in esponenti della Confindustria, che criticano lo stretto collegamento tra la perdita del lavoro e la revoca del permesso di soggiorno previsto dal disegno di legge cosiddetto Fini-Bossi, né il Governo può pensare di risolvere i problemi con la demagogia dell'incremento dei fondi per la cooperazione internazionale, quando ha rifiutato la corsia preferenziale alla legge sulla cooperazione approvata a larga maggioranza nella precedente legislatura in Senato e ha azzerato i finanziamenti per la cooperazione. Nel merito il decreto-legge si caratterizza per un verso per la sua inutilità, in quanto non faciliterà la demolizione dei natanti, e dall'altro per la sua dubbia costituzionalità, visto che il magistrato in composizione monocratica dovrà intervenire per convalidare un atto amministrativo già efficace. Di fronte a tali misure il Gruppo continuerà la battaglia per la democrazia, per riaffermare che la sicurezza è un diritto di tutti e smentire le vergognose affermazioni di chi ritiene l'insicurezza provocata dal diverso, da colui che è giunto nel nostro Paese solo per disperazione. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U e Mar-DL-U).

BATTISTI (Mar-DL-U). Il decreto-legge in esame contiene uníanomalia giuridica in tema di procedure di espulsione, che si sovrappone a quella già prevista sul trattenimento degli stranieri sulla base di un atto amministrativo. La norma in esame, infatti, per ovviare agli effetti di alcune sentenze della Corte costituzionale, nelle quali è stato rilevato come il trattenimento attenga a diritti tutelati dall'articolo 13 della Costituzione e pertanto necessiti di un atto dell'autorità giudiziaria, innesta una pronuncia giurisdizionale di convalida su un atto amministrativo di immediata esecuzione, in quanto l'eventuale mancata convalida non è in grado di annullare gli effetti dell'accompagnamento dello straniero alla frontiera. Questa ulteriore anomalia rischia di determinare la paralisi di tale procedura, mentre sarebbe stata più opportuna una soluzione che garantisse il diritto della parte all'interno di un procedimento amministrativo, che avrebbe consentito una migliore efficacia dei provvedimenti nel rispetto delle norme. Annuncia pertanto il voto contrario del Gruppo al testo in esame, la cui portata potrebbe essere estesa, con effetti pericolosi, ad altri aspetti della vita sociale. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

IOVENE (DS-U). Il provvedimento in esame è inutile, inefficace, dannoso e grave. Eí inutile in quanto viene esaminato contestualmente all'approvazione alla Camera dei deputati della legge Bossi-Fini, che avrebbe potuto contenere anche le disposizioni inserite nel testo in esame, il quale ha quindi l'evidente scopo di rispondere ad esigenze di propaganda politica e di alimentare l'insicurezza dei cittadini rispetto al tema dell'immigrazione. Eí inefficace poiché a quasi due mesi della sua adozione non ha prodotto alcun risultato in termini di riduzione degli sbarchi di immigrati clandestini e di smaltimento delle imbarcazioni sequestrate. Il provvedimento, inoltre, è dannoso perché rischia di avere un impatto devastante sull'ambiente, in violazione di accordi internazionali in tema di dismissione delle imbarcazioni: a tale scopo, sono stati presentati emendamenti per assegnare alle capitanerie di porto risorse sufficienti a garantire la gestione ordinaria di questa attività. Infine il testo in esame è grave perché l'articolo 2 contrasta con l'articolo 13 della Costituzione dando immediata esecutività all'espulsione prima della convalida da parte del giudice, rendendo inutile l'esame degli atti ed impedendo la difesa del soggetto. Per queste ragioni suggerisce al Governo di far decadere il decreto-legge o, in caso contrario, chiede allíAssemblea di accogliere gli emendamenti migliorativi del testo. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione generale.

BOSCETTO, relatore. Il decreto-legge in esame modifica alcune disposizioni della legge Turco-Napolitano e quindi non investe gli ambiti della riforma in discussione alla Camera dei deputati. Va peraltro ancora una volta rilevato che l'istituto dell'espulsione con accompagnamento alla frontiera era contenuto nel decreto legislativo n. 286 del 1998, che prevedeva anche la possibilità di ricorso e di gratuito patrocinio per i ricorrenti: non si comprendono pertanto le polemiche formulate dall'opposizione su una norma che, recependo la sentenza n. 105 del 2001 della Corte costituzionale in tema di incidenza dell'espulsione sulla libertà personale, prevede una tutela giurisdizionale del soggetto colpito dal provvedimento e quindi gli offre maggiori garanzie. Anche la scelta di intervenire con un decreto-legge è stata motivata dalla necessità di provvedere con urgenza per evitare una pronuncia di illegittimità costituzionale sull'intera normativa, che avrebbe creato seri problemi operativi. Le modifiche relative alla distruzione delle imbarcazioni perseguono finalità tanto di prevenzione del fenomeno, quanto di risparmio delle spese di custodia delle imbarcazioni sequestrate e di soluzione del problema dell'intasamento di alcune zone portuali destinate al rimessaggio delle stesse, ferma restando la previsione di eventuali indennità nel caso di riconoscimento dell'illegittimità della decisione di distruggere uníimbarcazione. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Congratulazioni).

D'ALI', sottosegretario di Stato per l'interno. Comprendendo l'imbarazzo dell'opposizione di fronte alla maggiore incisività delle politiche poste in essere dallíattuale Governo per contenere il fenomeno dell'immigrazione clandestina ed all'incremento degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, ribadisce la validità del provvedimento, sollecitato in parte dai pronunciamenti negativi della Corte costituzionale su taluni aspetti della legge Turco-Napolitano ed in parte dalla maggior frequenza con cui si sono registrati gli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste italiane.

MALAN (FI). Propone un rinvio del seguito della discussione del disegno di legge in titolo alla seduta pomeridiana di martedì 4 giugno.

PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

Svolgimento di interrogazioni

PRESIDENTE. Passa allo svolgimento dell'interrogazione 3-00230, sull'emergenza idrica in Sardegna.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. L'accordo di programma quadro per la crisi idrica in Sardegna è stato firmato dai Ministeri competenti e dalla Regione il 26 febbraio 2002. L'accordo attua il programma operativo regionale per quanto riguarda il ciclo integrato dellíacqua e dà il via alla realizzazione di una serie di interventi urgenti riguardanti il settore idropotabile. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha anche finanziato, nell'ambito del Programma operativo per le risorse idriche 1994-1999, una serie di interventi, tutti ultimati, volti a migliorare il livello di fruizione dell'acqua ad uso civile, il collegamento tra sistemi idrici e l'accumulo di risorse. Inoltre è stato realizzato un intervento volto a completare il ciclo di integrale utilizzo delle acque reflue nella Sardegna meridionale, con la realizzazione di depuratori avanzati, condotte e sistemazioni di bacini nel comprensorio di Cagliari. Infine, il problema del fabbisogno idrico della Sardegna è stato affrontato anche con l'ammissione di specifici interventi al finanziamento della legge obiettivo.

CADDEO (DS-U). Prende atto della risposta del Sottosegretario e lo ringrazia per aver fornito ulteriori preziosi elementi di informazione.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00401 sulle tariffe praticate per la tratta aerea con la Sardegna.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. LíEnte nazionale per l'aviazione civile considera illegittima la cosiddetta tassa di crisi, pari a 6 euro, introdotta dalle società Alitalia e Meridiana, in violazione degli obblighi contrattuali e del principio di continuità territoriale nei trasporti con la Sardegna stabilito dall'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144; non avendo tuttavia le due società aderito all'invito a rimuovere detta voce dalle tariffe applicate, la questione è stata deferita dallíENAC ad un collegio arbitrale.

CADDEO (DS-U). Si dichiara soddisfatto per la risposta del Sottosegretario e compiaciuto per l'avvio a soluzione di una questione spinosa, anche grazie allíimpulso del Governo. Il riconoscimento della continuità territoriale della Sardegna con il resto dell'Italia, che ha costituito una rivendicazione storica per i cittadini e per le imprese di quella Regione, continua ad incontrare la contrarietà delle società di trasporto, che oltre ad un illegittimo aumento del prezzo del biglietto aereo si traduce talvolta in comportamenti odiosi o nella mancata trasparenza, ad esempio, delle operazioni per la prenotazione dei posti.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00343 sull'Ente nazionale di assistenza al volo.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. LíENAV assicura che al personale assunto a qualsiasi titolo viene richiesta una specifica esperienza professionale commisurata al parametro di inquadramento e che tali assunzioni non recano alcun danno al personale interno, rientrando nel programma previsto dal piano di impresa dell'ottobre 2000, approvato dal Parlamento, e dal piano industriale elaborato nel giugno 2001. A seguito delle selezioni effettuate, si è formato un bacino di candidati idonei, e non una graduatoria, da cui líENAV può attingere secondo le esigenze di organico, dopo lo svolgimento di un colloquio con i responsabili delle unità organizzative interessate. Inoltre, secondo le indicazioni delle Commissioni parlamentari, líEnte sta procedendo ad un affrancamento dai supporti tecnici e esterni, effettuando una selezione per la ricerca di personale specialistico; relativamente agli incarichi di consulenza, in particolare per quanto riguarda il processo di privatizzazioni in atto, l'Ente assicura che questi sono stati affidati a società di comprovate capacità tecnico-professionali operanti sui mercati internazionali.

FABRIS (Mar-DL-U). Dispiace che un Sottosegretario di notoria preparazione sia stato costretto dagli uffici del Ministero a fornire una risposta non consona ad un atto di sindacato ispettivo che ha preso le mosse dai 118 morti verificatisi nell'incidente di Linate, dal conseguente commissariamento dell'ENAV e da alcune intercettazioni telefoniche effettuate nel corso delle indagini della magistratura, da cui sono emerse anomalie in materia di assunzioni e di appalti. Quanto alla consulenza di società esterne, per rispetto del Parlamento il Governo avrebbe dovuto fornire informazioni sul ruolo della società partecipata dal ministro Tremonti.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00391 sulla realizzazione di una bretella stradale di collegamento fra Rastignano (Bologna) e l'A65.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. I lamentati ritardi nella realizzazione della bretella sono da attribuire ad adempimenti preliminari, alle difficoltà di procedure espropriative e al processo di trasferimento delle competenze, essendo in atto il riesame della convenzione stipulata dall'ANAS nel 1995 con la TAV, le Ferrovie dello Stato, la provincia e il comune di Bologna e altri comuni interessati.

CHIUSOLI (DS-U). Ringrazia il Sottosegretario per la tempestività della risposta, per la quale tuttavia si dichiara insoddisfatto. La realizzazione dell'opera, di decisiva importanza per la viabilità locale, oltre che dalla contemporanea presenza dei cantieri ferroviari per l'alta velocità è stata frenata dalla tradizionale incapacità dell'ANAS di mantenere gli impegni assunti.

PRESIDENTE. Comunica che l'interrogazione 3-00207, sulla gestione degli stabilimenti termali di proprietà dell'INPS, è stata ritirata e passa all'interrogazione 3-00229 sulla realizzazione di un Centro riabilitativo a Lamezia Terme.

VIESPOLI, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Considerata l'importanza della realizzazione da parte dell'INAIL in un comune della Basilicata del centro riabilitativo collegato con il centro di produzione protesi ubicato a Lamezia Terme, il Ministero del lavoro si è già attivato per realizzare un'intesa di territorio. Conferma pertanto l'impegno del Governo per agevolare la realizzazione della struttura.

D'IPPOLITO (FI). Ringrazia il rappresentante del Governo e sottolinea ulteriormente l'importanza della realizzazione del centro riabilitativo, in connessione con la prossima apertura del centro di produzione protesi, a Lamezia Terme, anche in considerazione della ricaduta occupazionale e dei vantaggi economici per i cittadini del Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00417 sul servizio di scorta al professor Marco Biagi.

VENTUCCI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla drammatica vicenda del professor Biagi, che rievoca quella di altre vittime del mondo della cultura postesi al servizio di un programma sociale di rinnovamento, come i professori Tarantelli e DíAntona e il senatore Ruffilli, rinvia all'intervento del Ministro dell'interno svolto nell'Aula del Senato il 16 aprile scorso, in particolare per quanto attiene alle procedure e alle modalità dell'assegnazione e successiva revoca della scorta, succintamente richiamate, non potendosi addentrare negli sviluppi della vicenda stante l'indagine giudiziaria in corso. Ribadisce comunque che è fuorviante collegare la dismissione della tutela del professor Biagi alla direttiva emanata dal ministro Scajola all'indomani dell'attentato di New York e che resta una priorità essenziale del Governo e delle forze di polizia garantire la sicurezza, sia interna che esterna, tradottasi tra líaltro nell'istituzione dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza (UCIS) e nell'avvio di un processo di ammodernamento dei servizi di protezione.

VITALI (DS-U). La risposta del Sottosegretario è insoddisfacente, come lo era stato l'intervento del titolare del Dicastero dell'interno in sede di discussione della mozione n. 63 sull'impiego delle scorte: viene elusa la precisa domanda circa l'esistenza di una richiesta di ripristino del servizio di protezione al professor Biagi, a seguito delle minacce ricevute, che era stata confermata dal ministro Maroni immediatamente dopo l'attentato e successivamente negata dal ministro Scajola. Tale vicenda è stata ampiamente riferita dagli organi di informazione, che tra l'altro hanno pubblicato anche líinformativa del Servizio di sicurezza del febbraio 2002 che faceva riferimento ai consulenti del Ministro del lavoro come possibili obiettivi dell'azione terroristica.

PRESIDENTE. Dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni. Dà quindi annunzio delle mozioni, della interpellanza e delle interrogazioni pervenute alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica líordine del giorno delle sedute del 4 giugno.

La seduta termina alle ore 14,38.

 



RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,32).

Si dia lettura del processo verbale.

BETTONI BRANDANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Agnelli, Amato, Antonione, Baldini, Bobbio Norberto, Bosi, Camber, Contestabile, Cursi, D'Alì, D'Ambrosio, Degennaro, Dell'Utri, De Martino, Frau, Gentile, Mantica, Nocco, Saporito, Siliquini, Vegas e Ventucci.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Danieli Franco, De Zulueta, Manieri, Nessa e Pellicini, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Baratella, Battaglia, Bergamo, Carella, Moro, Novi, Ponzo, Rollandin, Rotondo e Vallone, per indagine conoscitiva sulla situazione ambientale di Porto Marghera e sulla bonifica dei siti inquinati.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. Le comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,35).

Discussione e reiezione della mozione n. 65 sul sistema scolastico

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00065, sul sistema scolastico.

Ha facoltà di parlare il senatore Berlinguer per illustrare tale mozione.

BERLINGUER (DS-U). Prima di iniziare líillustrazione, signor Presidente, mi permetta di richiamare la sua attenzione sul fatto che il Ministro della pubblica istruzione non è presente in Aula.

Il Governo è presente, ne siamo consapevoli; tuttavia i Capigruppo dellíUlivo avevano pregato che si fissasse il giorno di svolgimento della mozione in coincidenza con la disponibilità del Ministro dellíistruzione ad essere in Aula. Non vorrei mancare di riguardo alla sottosegretario Aprea; lei sa, signora Sottosegretario, che è in cima ai nostri pensieri, perché incarna líistituzione e non vorrei con questo essere scortese. Tuttavia, ci sembrava un atto di riguardo e non crediamo di pretendere troppo atteso che il Ministro della pubblica istruzione non ha mai parlato in questíAula e lo ha fatto una sola volta alla Camera dei deputati; quindi, il fatto ha un qualche rilievo.

Non credo che questo significhi per la signora Ministro che il Parlamento non è sufficiente cassa di risonanza mediatica, perché suonerebbe offensivo per noi, certamente fa più effetto "Domenica in"; ma il Parlamento è uníistanza che merita la considerazione dovuta e noi pensiamo sia giusto ribadire che ci sono i diritti della comunicazione, che oggi sta invadendo la nostra politica in modo martellante e prioritario, ma ci sono anche i diritti della partecipazione politica nellíorgano che rappresenta in questo aspetto la sovranità del Paese.

Abbiamo voluto questa mozione proprio per richiamare líattenzione sua, signor Presidente, del Senato, dellíopinione pubblica su questioni tangibili, concrete, perché la campagna mediatica accredita un fatto catartico a proposito della scuola: che tutto sia oggi la riforma Moratti.

Non cíè una riforma Moratti; cíè un testo che stiamo discutendo in Commissione, che ha una singolarità nel processo legislativo della nostra storia parlamentare, perché per buona metà riproduce testi già pubblicati in Gazzetta Ufficiale e ha intenti restauratori.

Lo consideriamo un diversivo, prevalentemente propaganda. Noi vogliamo che si parli di fatti e siamo qui per questo: in questo anno il Governo ha prodotto una serie di provvedimenti ed ha adottato una serie di comportamenti che líUlivo considera gravi.

Cito, prima di tutti, una scadenza alle porte: líesame di Stato. Le agenzie di stampa hanno battuto una dichiarazione del Ministro dellíistruzione che ha affermato che líesame questíanno non sarà severo. Come è possibile affermare una cosa del genere dopo aver introdotto con il cambiamento di struttura la necessità di portare allíesame tutte le materie e di aumentare il numero delle prove scritte, nonché di comporre le commissioni perché garantissero un equilibrio nazionale del valore di questa prova che conclude líavventura scolastica dei nostri ragazzi, dopo dodici anni di studi.

Cade, invece, la natura nazionale dellíesame e del titolo. Mi domando dove ci porterà un cambiamento di questa natura, forse non nel primo anno, nel prosieguo. Non sappiamo se è stata apprestata - non ve ne è traccia nei provveditorati - la task force, in passato istituita ogni anno, per monitorare quotidianamente lo svolgimento di questo esame.

Invitiamo il Governo, anche con questa mozione, ad attivarsi per assicurare il miglior svolgimento, sia pure in queste condizioni impossibili, di una prova così rilevante. La stessa visione propagandistica e mediatica del Governo questíanno si accompagna a ritardi gravissimi nella vita quotidiana, al limite della totale inefficienza.

Non farò un discorso alato, sui grandi principi filosofici. Vorrei citare i fatti del disservizio burocratico e dellíinefficienza nella quale è precipitata la gestione della scuola, per aver voluto cancellare tutto e sospendere per questíanno la vita della scuola al fine di sostituire ciò che non piaceva al Governo, per affermare líidea di avere una scuola propria, di chi ha vinto, con un imprinting netto che cancellava il passato. Aspettando cosa? Avete tagliato i fili e sospeso la corrente per sostituire - è necessario che si riconosca, almeno sottovoce ed arrossendo - ai posti di direzione personale rinnovato con una visione non soltanto catartica ma di potere.

Per tutto questíanno è stato fermo líOsservatorio sullíandamento dellíintegrazione dei bambini e dei ragazzi portatori di handicap per ricomporlo, in base ad un decreto del 26 aprile di questíanno (un anno dopo) con gente di fiducia, quasi tutta del Ministero dellíistruzione senza rappresentanti della sanità, dellíANCI e dellíUPI; non si tratta quindi di solo potere ma di un vizietto burocratico di casa. Intanto, è un anno che líOsservatorio non lavora e che quindi non si segue il monitoraggio di uníattività così delicata.

Non è mai stato convocato líOsservatorio sullíedilizia scolastica. So che volete rifarlo, signori del Governo; da ciò consegue, però, che fino al 2004 la voce di finanziamento della legge n. 23 sullíedilizia scolastica è scomparsa dalla legge finanziaria. Quindi, non vi è Osservatorio ed anche questo è un fatto negativo, perché Regioni, enti locali e scuole non solo non ricevono nuovi fondi ma non sono investiti del monitoraggio dellíandamento di questa attività. In più, sulla delicata questione dellíapplicazione del decreto legislativo n. 626 del 1994, riguardante le condizioni di lavoro anche nelle scuole, è stata sospesa líattività dellíOsservatorio per cui non si danno indicazioni sufficienti.

Sto toccando le corde dellíattività quotidiana che costituisce il sale della vita della istituzione formativa principe del nostro Paese.

Sono stati aboliti i centri che avrebbero dovuto costituire il supporto alle scuole dell'autonomia - in un momento particolare di questa importante e delicata avventura portata avanti dalle nostre istituzioni scolastiche che hanno iniziato una vita nuova dopo la legge approvata in materia di autonomia scolastica, che si trovavano in condizioni certamente difficili e di rodaggio - per riburocratizzare i provveditorati. Quello attuale è un Governo di riburocratizzazione, nonostante le affermazioni propagandistiche.

Eí in fase iniziale di esame presso il Consiglio dei ministri il nuovo assetto ministeriale che porta le direzioni generali da 35 a 42. Ebbene, chi volete promuovere? Vengono inoltre ampliati da 4 a 7 i servizi centrali: alla faccia del federalismo, chi volete sistemare? Inoltre, in che modo si pensa di governare la spesa?

Signori del Governo, avete rallentato la nostra riforma degli istituti di ricerca perché volevate controllare le nomine e così gli istituti sono rimasti fermi, per ora la loro attività non parte e nel frattempo è passato un altro anno! (Commenti del senatore Valditara).

PAGANO (DS-U). Le cose stanno così, senatore Valditara!

BERLINGUER (DS-U). La situazione è questa, caro amico e caro collega Valditara, poi avrete il diritto di replicare. Sto citando dei fatti, probabilmente tutti inventati, e ciò rientra nel diritto della fantasia del parlamentare, ma esiste anche qualche allegato in proposito!

Per quanto riguarda l'obbligo scolastico, la legge n. 9 del 1999 prevedeva la necessità di un intervento cospicuo del Governo per sostenere, anche in questo caso, un'operazione della massima difficoltà: inserire nella prima e nella seconda classe secondaria superiore, al di là della tradizionale sfera dell'obbligo, ragazzi anche in difficoltà e, grazie alla normativa che ha stabilito l'estensione della scuola dell'obbligo, 40.000 ragazzi sono andati a scuola; molti, non tutti, con successo.

Ebbene, tutta l'attività di accoglienza, di orientamento, di cambio dell'indirizzo in corso d'anno, delle "passerelle", delle convenzioni con il settore della formazione professionale, attività che richiede un monitoraggio e un intervento di grande impegno, è stata sostanzialmente aggiornata e sospesa. Non vi è alcuno sforzo, nessuna attenzione rispetto a questi temi perché si vuole abrogare la norma che prevede l'estensione dell'obbligo scolastico.

Inoltre, mi chiedo che cosa succederà dal prossimo primo settembre. Sarà ancora tutto fermo, non si continuerà a sostenere lo sforzo che la nazione sta compiendo per elevare la cultura di base di tutti, almeno fino alla seconda classe superiore.

E che cosa succederà dell'autonomia scolastica? Mi riferisco all'articolo 8 del regolamento e alle norme che abbiamo introdotto che servivano ad aprire spazi di intervento a questo proposito e che oggi sentono la carenza di un supporto del Governo. Sono stati ridotti i fondi della legge che finanziava queste iniziative e si sente scoraggiato proprio chi si era impegnato in questi anni nell'innovazione e che si sente frustrato perché mancano certezze. Sia la legge finanziaria che la direttiva sulla legge n. 440 del 1997 indicano una riduzione dei finanziamenti, in termini di investimento, non di spesa corrente.

Avevamo contribuito a creare una cultura nuova per quanto riguarda l'insegnamento delle lingue straniere a cominciare dalla prima elementare, per ciò che concerne l'introduzione di esperienze di conoscenza musicale nelle scuole con la creazione di laboratori musicali, per rendere possibili nuove esperienze di attività sportive, per costruire le biblioteche scolastiche. Sono i quattro progetti speciali che in questo ultimo anno hanno avuto un supporto tiepido, senza entusiasmo, soprattutto non si è compresa l'importanza di questo processo e cioè che per arrivare ad un nuovo assetto curricolare delle scuole e ad un cambiamento dei suoi contenuti è necessario passare anche attraverso esperienze costruttive nell'ambito delle quali è possibile formare personale, cultura, attività.

Andando in giro per le scuole avvertiamo uno sgomento rispetto a questi temi ed una difficoltà a procedere. La rivista francese "Le Monde de líéducation" ha pubblicato nell'ultimo numero un ampio servizio sul cambiamento di Governo e del Ministro responsabile dell'istruzione francese attuato dal Presidente Chirac a seguito delle elezioni e delle dimissioni dell'ex primo ministro Jospin.

È scritto esplicitamente che loro non seguono lo spoils system, non sono animati da quello esprit de revanche che caratterizza l'atteggiamento di questo Governo: siamo arrivati noi e ci vendichiamo del quinquennio del centro-sinistra, rifacendo tutto ex novo. Invece in quell'indicazione vi è la rassicurazione che quanto era stato iniziato continua, salvo eventuali modifiche ragionevoli in itinere.

Il Governo spagnolo di Aznar ha fatto altrettanto; nel nostro Paese invece la cultura dell'alternanza è talmente povera che il cambiamento di Governo significa disegnare la scuola di chi ha vinto. Si tratta di una posizione che vogliamo condannare.

A questo si aggiungano i tagli, le incertezze, la riduzione finanziaria, la scomparsa dell'organico funzionale, la caduta di posizione dei docenti di qualità nei luoghi di elevamento della qualità medesima, il carteggio Moratti-Tremonti in cui il Ministro dell'economia frena sulla spesa per l'istruzione, la caduta della priorità strategica della scuola nella legge finanziaria e nel programma di questo Governo, la riduzione del turn over dei dirigenti da 3.400 posti vacanti a soli 1.500, la preannunciata riduzione del rinnovo della docenza nella misura di soli 8.000 nuovi posti rispetto a 30.000 pensionamenti. Questo è ciò che si dice; la prima parte è sicura, la seconda è soltanto annunciata.

La mancanza di finanziamenti per il rinnovo del contratto è un fatto nuovo; questione di liquidità e di cassa nelle scuole oggi: spero che il Ministero sia a conoscenza del fatto che esso trasferisce competenza e non cassa, formula promesse anziché dare certezze. Mancanza di liquidità significa impossibilità di programmare la vita delle scuole e di elaborare progetti speciali, riduzione dell'autonomia.

Il Ministero dell'istruzione è tornato ad essere un centro di costo con spese correnti che sopravanzano l'efficacia dei risultati nella qualità e nella quantità; con due reazioni sbagliate: un automatismo malthusiano nei tagli - mi ricorda la questione delle scorte di Scajola - e una riduzione degli investimenti, il che significa meno scuola per tutti.

Con la mozione sul sistema scolastico chiediamo che, alle soglie dell'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria, sia restituita priorità strategica e finanziaria al mondo dell'istruzione.

Trovate i fondi; stornateli da altre destinazioni; non accampate come scusa i buchi nel bilancio; restituite priorità strategica e finanziaria alla scuola! Sollevate conflitto davanti alla Corte costituzionale, impugnando le leggi regionali sul buono scuola che dirottano fondi dai non abbienti agli abbienti, in contrasto con la legge n. 62 del 2000.

L'Ulivo, avendo presentato ieri un pacchetto di emendamenti comune al disegno di legge del Governo, secondo una linea unitaria, coerente con la nostra mozione e alternativa alla politica del Governo, chiede che il Governo concluda la discussione della mozione con un messaggio e con fatti concreti per estendere la cultura di tutti, per ampliare l'offerta formativa, per rassicurare circa la natura pubblica della funzione educativa e per restituire in questo modo serenità alla scuola. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U, Misto-Com e Verdi-U).

Sull'ordine dei lavori

TOIA (Mar-DL-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOIA (Mar-DL-U). Signor Presidente, mi dispiace molto interrompere e far cadere l'alto livello raggiunto dalla nostra discussione con il bellissimo intervento del senatore Berlinguer, avanzando una osservazione di metodo. In quanto responsabile dell'Assemblea per la Margherita, non posso non rimarcare la nostra profonda insoddisfazione per l'assenza del Ministro.

Preciso immediatamente che non si tratta di un fatto personale; potremmo avere in Aula il migliore Sottosegretario a fronte del peggiore Ministro, ma ciò non toglie la rilevanza dei ruoli istituzionali. Non si tratta neppure di un fatto giuridico formale, come ci ricorda spesso il senatore Andreotti affermando che quando è presente in Aula un membro del Governo, l'Esecutivo in quanto tale è rappresentato. È un fatto politico e la politica è la quintessenza della democrazia.

Un rispettoso rapporto tra Parlamento e Governo è un punto essenziale. Il Ministro non è mai intervenuto in una discussione in Aula; smentitemi se incorro in errore. La sua è stata una presenza silente nei momenti in cui il Governo è intervenuto in Aula nella sua coralità; che un Ministro non avverta l'importanza di un dibattito con l'intera Assemblea - neanche durante l'esame della finanziaria - è fatto assai rilevante.

In secondo luogo, è il Ministro che può cambiare anche in questa sede la linea politica in seguito ad un dibattito. Quindi, è necessaria la sua figura per rilevare se le nostre parole cadono nel vuoto rispetto alla possibilità di cambiare una certa linea. Ciò rientra nelle competenze di un Ministro e non di un Sottosegretario.

In terzo luogo, proprio perché si tratta di una mozione presentata dallíopposizione, credo vada dimostrata una sensibilità ancora maggiore nei rapporti tra líEsecutivo ed il Parlamento e proprio nei confronti di quella opposizione per la quale anche oggi il Governo non dimostra di avere la sufficiente sensibilità.

Da ultimo, signor Presidente, per mezzo della sua persona, mi rivolgo al Presidente del Senato per dirgli che anchíegli ha una responsabilità in proposito. Non voglio citare il passato, quando il Governo - lo so per esperienza personale - era in qualche modo obbligato a far venire in Aula il Ministro che il Parlamento richiedeva.

Voglio solo dire che oggi esiste il problema di garantire il livello della nostra democrazia in questa sede.

Non cíè uno statuto per le minoranze, per líopposizione e lo apprendiamo ogni giorno sulla nostra pelle. Cíè, però, una responsabilità del Presidente nel garantire che le discussioni rilevanti come quella odierna, che attendiamo da parecchio (essendo stata presentata da tempo la mozione), si svolgano in questa sede nelle condizioni più adeguate e più significative per le nostre istituzioni.

Signor Presidente, la prego di riferire questa nostra insoddisfazione al Presidente del Senato, che riteniamo abbia anche un ruolo specifico in questioni del genere. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, Verdi-U e dei senatori Betta e De Paoli).

PRESIDENTE. Naturalmente il Presidente verrà a conoscenza, anche attraverso la lettura del Resoconto stenografico, delle valutazioni e delle considerazioni contenute nei vari interventi svolti nella seduta odierna.

Senatrice Toia, tenga peraltro presente che il calendario viene fissato dalla Conferenza dei Capigruppo ed in quella sede è stata certamente sollecitata la presenza in Aula del Ministro. Se il Ministro non ritiene di intervenire, attiene alle sue valutazioni politiche, in relazione alle quali líopposizione, attraverso le sue molteplici componenti, ha titolo per formulare a sua volta le proprie considerazioni politiche.

BRUTTI Massimo (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUTTI Massimo (DS-U). Signor Presidente, intervengo brevemente per testimoniare il fatto che, in sede di Conferenza dei Capigruppo, riunitasi prima della interruzione pre-elettorale dei lavori parlamentari, si convenne di inserire nel calendario dei lavori lo svolgimento dellíodierno dibattito sulla mozione concernente la scuola.

Il sottosegretario Ventucci fece presente líopportunità di consentirgli di effettuare un sondaggio nel Governo (e quindi, devo credere, con il Ministro competente) per poter stabilire un momento utile per lo svolgimento del dibattito in questione.

Lo stesso impegno assunse il Presidente del Senato, tantíè vero che il dibattito sulla mozione relativa alla scuola non fu inserito nei lavori della settimana alla quale si riferiva quella Conferenza dei Capigruppo, proprio perché vi fu una indisponibilità, una difficoltà del Governo, nella persona del Ministro competente, a partecipare al dibattito in questione. Oggi, ancora una volta, il Ministro della pubblica istruzione si sottrae ad un dibattito in Aula.

Non so in che modo possiamo segnalare con toni civili ma fermi la nostra insoddisfazione che ha una rilevanza istituzionale. Non è possibile sentire ripetere le giaculatorie di un aziendalismo miserevole sempre fuori dal Parlamento a proposito di scuola, mentre il Ministro della pubblica istruzione non viene mai in questa sede a discutere con noi su questi temi.

Ciò non è possibile e non corrisponde alle regole, ai princìpi di funzionamento del rapporto tra Parlamento ed Esecutivo. Lo spieghi il sottosegretario Aprea al suo Ministro. Non so quali studi abbia coltivato il ministro Moratti, ma dovrebbe spiegarle qual è il corretto rapporto tra Parlamento e Governo. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

PRESIDENTE. Senatore Brutti, lei ha effettuato la sua segnalazione nella forma più civile e più ferma, nella sede più alta, che è líAula del Senato della Repubblica.

D'ONOFRIO (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ONOFRIO (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, per quanto riguarda líordine dei lavori, vorrei segnalare al senatore Brutti - non ricordo se era presente - che qualche giorno fa, in sede di Conferenza dei Capigruppo, il Presidente del Senato disse espressamente a tutti noi che questa mattina il Ministro non sarebbe potuto intervenire in Aula per impegni allíestero e sarebbe intervenuta la sottosegretario Aprea.

Quindi, non vi è alcuna intenzione di sfuggire il dibattito. Si possono fare tutte le critiche che si vogliono, ma non vi è alcuna altra ragione per la quale il Ministro non è oggi presente in Aula, se non quella che è impegnata allíestero per motivi istituzionali.

Sapevamo questo, che è stato reso noto in Conferenza dei Capigruppo e, se líopposizione lo avesse ritenuto opportuno, avrebbe potuto rinviare la richiesta di svolgimento della mozione ma, poiché sembrava così urgente, è oggi sottoposta al nostro esame.

PAGANO (DS-U). Eí urgente, perché vogliamo rispondere alla scuola per la responsabilità che abbiamo nei suoi confronti. Per questo motivo ci troviamo questa mattina in Aula.

D'ONOFRIO (UDC:CCD-CDU-DE). Ho riferito quanto è avvenuto in sede di Conferenza dei Capigruppo e nientíaltro.

PRESIDENTE. Per favore, onorevoli colleghi, altrimenti usciamo dal contesto del dibattito sulla mozione presentata dal senatore Berlinguer. In questo modo si finisce per declinare líefficacia del dibattito.

FALOMI (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FALOMI (DS-U). Signor Presidente, avendo partecipato all'ultima riunione della Conferenza dei Capigruppo, in cui si è deciso l'ordine del giorno di questa seduta, mentre confermo che il Presidente del Senato ha chiarito che a questo dibattito sarebbe stato presente soltanto il Sottosegretario e non il Ministro, vorrei però che fosse registrato a verbale che vi sono state le nostre proteste per questa decisione; una decisione che rivela, ancora una volta, un certo disprezzo - chiamiamolo così - verso le iniziative dell'opposizione.

PRESIDENTE. Questo risulterà dallo stenografico.

Ripresa della discussione della mozione n. 65

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

È iscritto a parlare il senatore Betta. Ne ha facoltà.

BETTA (Aut). Signor Presidente, prima di intervenire brevemente sulla mozione, voglio anch'io associarmi alle proteste dei colleghi Toia e Brutti per l'assenza del Ministro. Mi fermo qui perché mi sembra sgarbato infierire sulla rappresentante del Governo, che è invece sempre presente; però credo che sotto il profilo istituzionale questa assenza vada sottolineata.

Vorrei dichiarare la mia condivisione di questa mozione e lo faccio partendo da una considerazione che l'onorevole Ministro dell'istruzione ha formulato nella 7a Commissione del Senato. Il ministro Moratti ha sostenuto che l'iniziativa e l'azione politica del Governo non possono né devono essere viste come una polemica, o peggio, come una rivalsa rispetto alle iniziative del precedenti Governi.

A me sembra però che tutta l'azione del Governo nell'ultimo anno sia stata indirizzata a predisporre nuove disposizioni legislative e un nuovo quadro di riferimento, ma anche a varare una serie di provvedimenti dichiaratamente finalizzati a modificare, a rallentare e a bloccare quanto disposto per la scuola dai precedenti Governi di centro-sinistra.

Tutto questo ha creato una grave situazione di incertezza. Gli operatori scolastici, infatti, vivono questa fase di incertezza a causa della sospensione dell'efficacia della legge n. 30 del 2000 e dei provvedimenti pocíanzi ricordati dal senatore Berlinguer, mentre le nuove disposizioni legislative e regolamentari ancora non ci sono.

In Commissione, avendo effettuato più di 40 audizioni, tra associazioni, organizzazioni sindacali e rappresentanze del mondo della scuola, abbiamo avuto un saggio di questa situazione di incertezza, che è condivisa ai diversi livelli e nelle diverse realtà del sistema formativo del nostro Paese.

Voglio ricordare alcuni aspetti che sono stati fortemente sottolineati. In primo luogo, la riforma degli organi collegiali, riforma molto lontana nei tempi, ha creato ulteriore disorientamento per la proroga degli attuali organi collegiali in essere nella scuola, laddove ci vorrebbero certezze per la partecipazione sociale nella gestione della scuola, che deve essere poi raccordata con il territorio.

Parliamo tanto di qualificazione e di politica di valorizzazione di tutto il personale della scuola, docente e dirigente, ma in questi giorni nei diversi uffici regionali che si occupano della formazione delle graduatorie per il prossimo anno troviamo decine di migliaia di persone che hanno un'età media di 35 anni di età e che vivono questa situazione di precariato con grande incertezza sul piano personale, condizione che non consente, a mio giudizio, di poter operare serenamente all'interno dell'istituzione scolastica.

Tale situazione è ulteriormente aggravata nelle realtà scolastiche periferiche, rispetto ai capoluoghi di provincia, dove esistono ulteriori penalizzazioni. Ci sono molti istituiti con ormai pochissimi insegnanti stabili. In certe realtà si raggiunge il 90 per cento del ricambio, del turn over, ogni anno. Tutto questo contrasta fortemente con il progetto di qualità della scuola, molto spesso richiamato dal Ministro.

Vi sono altre situazioni di incertezza. Ho avuto modo di leggere recentemente, credo su "Il Sole 24 Ore", come addirittura allíinterno della scuola vi siano problematiche legate al fatto che il personale, in particolare quello dirigente, si trova in notevoli e grandi difficoltà. Solo recentemente il ministro Tremonti ha avviato la possibilità di effettuare un concorso riservato per i dirigenti della scuola, ma solo ed esclusivamente il consenso riservato.

Ecco, io credo che questa situazione di incertezza, che trapelava negli incontri che abbiamo svolto in Commissione (come dicevo, abbiamo incontrato più di 40 realtà), si rifletta poi decisamente sulla situazione degli studenti e delle loro famiglie. Quindi, anche da questo punto di vista, ritengo che il rapporto fra scuola, dirigenti, personale docente e personale tecnico vada rivisto, dando sicurezza e certezza delle normative.

Allo stesso modo, il problema delle risorse per il settore della scuola non può e non deve più essere visto solo sotto il profilo del contenimento della spesa. Io credo che per affrontare questo tema sia necessario un grande progetto che parta dalle risorse; non solo gli aspetti normativi, ma proprio le risorse economiche e finanziarie che un Paese civile destina alla sua scuola sono essenziali per poter risolvere questi problemi, che non sono con certezza imputabili tutti a questíultimo Governo, ma che sono stati, a mio giudizio, aggravati da questa situazione di incertezza.

Vi è poi un altro grande tema, cioè quello del rapporto (in conseguenza della riforma del Titolo V della Costituzione) tra le funzioni dello Stato e le funzioni delle Regioni e delle autonomie locali. Eí questo un tema che deve interrogare, naturalmente, tutto il Parlamento, che dovrà coinvolgere sia la maggioranza sia líopposizione; ma anche su questo fronte, a mio giudizio, bisogna muoversi rapidamente, perché questa importante riforma non sia vanificata.

Quindi, sottolineando la mia condivisione di questa mozione, chiedo alla rappresentante del Governo di recuperare quellíatteggiamento, che il Ministro sottolineava, di disponibilità al confronto e di indicare quale sia la strada, in particolare per quanto riguarda le risorse, che il Governo ritiene si debba seguire per tutto il settore della scuola.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cortiana. Ne ha facoltà.

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, prima di fare alcune riflessioni in quanto firmatario di questa mozione, vorrei tornare sulle osservazioni dei colleghi circa líassenza del Ministro, per far notare un elemento.

Giustamente molti colleghi hanno rilevato un elemento importante, quello del rispetto istituzionale, del rispetto per líAula, cioè per il luogo dove la politica pubblica si dovrebbe esercitare innanzitutto, prima che in altri tipi di ambiti "massmediologicamente" di sicuro più diretti e rilevanti.

Ma voglio far notare un altro aspetto. Ci troviamo in una situazione nella quale è in corso un dibattito molto teso sulla scuola, sulla controriforma della scuola, sui problemi della scuola. Se viene a mancare quel tipo di rispetto reciproco tra noi, tra forze politiche, tra membri della Commissione (e lo dico con tutto líapprezzamento che la collega sottosegretario Aprea sa che ho nei suoi riguardi), in un momento in cui ci sono state già diverse iniziative, anche conflittuali, nel mondo della scuola e nelle piazze (ed è assolutamente prevedibile, si è facili profeti nel pensare che líautunno vedrà altrettante energie nelle piazze), se viene a mancare questa tenuta tra noi e una semplice interlocuzione tra ipotesi diverse di maggioranza e opposizione si trasforma in una conflittualità assoluta, in un rapporto di inimicizia assoluta, amico-nemico, ebbene io credo che non creiamo delle condizioni positive, anche perché gli studenti che scenderanno nelle piazze devono poter capire che il conflitto comunque deve avere come sbocco un dialogo democratico e istituzionale e non devíessere una questione di ordine pubblico.

Dico questo perché veniamo da un anno che ha visto situazioni molto difficili e, durante il G8 di Genova, addirittura la morte di un ragazzo. L'11 settembre ha riportato tutti con i piedi per terra, ma come sappiamo la memoria è corta, specialmente in età giovanile.

A mio parere, si tratta di un vulnus grave; spero che il Governo possa recuperare questo rapporto, e chiedo anche al Presidente di adoperarsi in tal senso, in modo tale che vi sia tra noi un confronto, anche più serrato, tra posizioni distanti (quando farò riferimento al merito della mozione illustrerò poi le mie distanze). Occorre comunque recuperare questo rapporto in quanto utile per la democrazia e per tutti i giovani che manifesteranno nelle scuole e nelle strade rispetto ai disegni di controriforma di questo Governo.

Per quanto riguarda la mozione vorrei segnalare due aspetti, che sono stati ben illustrati dal collega Berlinguer. Il primo concerne l'interruzione del processo di riforma della scuola. Si tratta dell'interruzione di una continuità amministrativa, con riflessi, evidentemente anche forti, sull'autonomia scolastica e sulla partecipazione negli organi collegiali locali e nelle consulte degli studenti.

L'altro aspetto che vorrei far notare, già prima sottolineato da un mio collega, è quello di un approccio aziendale molto miope. Molte aziende annunciano e praticano tagli e tutto ciò dà luogo a rimbalzi dei titoli in borse vicine e lontane; però è una visione molto miope, anche dal punto di vista di una sana politica industriale. Noi evidentemente non crediamo che la scuola sia un'azienda e che i giovani siano macchine; crediamo tuttavia che una gestione efficace ed efficiente non possa comunque non tener conto della qualità del servizio erogato dalla scuola.

Quindi, tagli ai finanziamenti e al personale, esami di Stato volti a conseguire un risparmio evidente, perché la finalità credo sia questa; l'esito è però quello di una disomogeneità nei criteri di valutazione, proprio per le composizioni autoreferenziali delle commissioni di valutazione. Assisteremo pertanto ad una difformità di valutazioni sul piano nazionale. Tutto ciò ci porta ad esprimere un giudizio complessivamente negativo e preoccupato sugli esiti qualitativi di questo servizio.

Questi due aspetti, l'interruzione del processo di riforma e un approccio aziendale miope con tagli ai finanziamenti ed al personale e con una ristrutturazione degna di cause aziendali (infauste peraltro, ma estranee alla scuola), dalla scuola dell'infanzia fino ad arrivare alla relazione tra ambiti di formazione e ambiti di istruzione, costituiscono un attacco frontale e ideologico molto regressivo all'idea di sviluppo e innovazione quantitativa e qualitativa della scuola pubblica e della sua funzione costituzionale relativamente alla copertura dell'offerta pubblica e del diritto all'istruzione su tutto il territorio nazionale.

Questo è il quadro che noi denunciamo con la nostra mozione. Per tale ragione invitiamo a riprendere un tipo di continuità amministrativa, di continuità nelle politiche dell'autonomia e nelle politiche della partecipazione, attraverso gli organi collegiali locali e le consulte studentesche, di continuità nei finanziamenti e nel lavoro di qualificazione dell'attività docente. Soltanto questo può dare dignità istituzionale alla scuola, al di là dei cambiamenti delle maggioranze che si susseguono e in attesa delle decisioni legislative, che magari cambieranno indirizzi e assetti della scuola, ma attraverso un iter normale, cioè quello parlamentare; un iter parlamentare che avete violato e mortificato attraverso lo strumento della delega.

Ecco perché noi reputiamo, in una situazione che ci vede su posizioni distanti, perché sicuramente la collega Aprea controdedurrà in altri termini, come già capitato, sia molto grave la mancanza del Ministro. Avremo da questo punto di vista un autunno molto caldo. La collega Aprea sa che in Commissione e poi in Aula ci saranno aspetti notevolmente caldi, perché il nostro ostruzionismo non sarà strumentale, bensì legato a questo uso della delega e a questa volontà di interruzione di una continuità nellíistituzione della scuola, come mai era capitato in questi cinquantíanni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Acciarini. Ne ha facoltà.

ACCIARINI (DS-U). Sottosegretario Aprea, ci rendiamo tutti conto che lei oggi è un poí come quegli studenti che vanno a scuola nel giorno in cui ci sono le interrogazioni programmate e vengono sgridati al posto dei compagni assenti, però, devo anchíio insistere.

Il ministro Moratti ha iniziato il suo percorso istituzionale affermando di voler ascoltare il Paese. Ci sono centinaia di dichiarazioni in questo senso. Possiamo proprio concludere che oggi, simbolicamente, la sua assenza dallíAula esprime la sua volontà di non ascoltare il Paese; altrimenti sarebbe certamente qui ad ascoltare i rappresentanti democraticamente eletti dello stesso. Come sarebbe forse stato opportuno che ascoltasse gli studenti, che invece ha fatto scacciare dagli stati generali, e che erano anchíessi rappresentativi, in quanto presidenti delle consulte studentesche.

Forse una volontà di ascolto la potrebbe dimostrare almeno oggi, in un momento in cui da tutte le parti del Paese le stanno giungendo delibere di collegi di docenti, appelli di genitori, appelli di studenti, seguiti da migliaia di firme, che le dicono di desistere da alcune assurde operazioni a cui sta sottoponendo la scuola italiana.

Mi soffermerò su specifici temi, in particolare, sottosegretario Aprea, su questa bistrattata scuola secondaria, nella quale state facendo alcune operazioni quanto mai discutibili. Cito dei dati. Nella legge finanziaria avete previsto di assegnare gli spezzoni prioritariamente per costituire posti di insegnamento a diciotto ore, prescindendo dalle caratteristiche delle cattedre. Molte di queste, in particolare quelle esterne, sono state disaggregate e oggi ci sono 208.575 spezzoni orari, non riassorbiti nelle cattedre fino a diciotto ore. In questo modo, a Bologna, sono state perse cento cattedre per le scuole superiori. Adesso questi spezzoni, come fossimo al mercato, saranno offerti per il completamento fino a ventiquattro ore.

Noi siamo contrari e chi sa cosíè una lezione, comprenderà cosa vogliono dire ventiquattro ore di cattedra: non vogliono dire ventiquattro ore di lavoro, ma ventiquattro ore di lezione frontale. Se, come presumibile, questi spezzoni non saranno accettati avremo uníulteriore perdita dei posti di soprannumerari, un aumento delle situazioni di discontinuità didattica, nonchè un aumento della frammentazione del precariato.

Questa bistrattata scuola secondaria superiore la state sottoponendo ad un altro taglio gravissimo, che è quello relativo alla maturità. Nella legge finanziaria siete intervenuti in un processo importante della vita degli studenti, in un momento significativo dellíesame di Stato, allo svolgimento del quale la legge n. 425 del 1997 aveva cercato, credo raggiungendo líobiettivo, di attribuire serietà e serenità, con criteri per rendere omogenee non solo le promozioni, ma anche le valutazioni, che sono estremamente importanti nella vita di un giovane, rappresentando spesso il biglietto da visita sia per líingresso nellíuniversità sia per líingresso nel mondo del lavoro.

Si era anche cercato di mettere un argine poderoso e serio ai diplomi facili, proprio per dare serietà alla scuola. Adesso avete derubricato líesame di stato ad uno scrutinio complesso, di cui tra líaltro le regole sono molto incerte; avete creato una figura che desta la comprensione da parte di tutti coloro che capiscono cosíè la scuola, quella del presidente per sede díesame, che dovrà avere dei poteri sovrannaturali per riuscire a seguire correttamente questo percorso, e chi ha fatto - come chi parla - più volte il presidente di commissione per líesame di maturità vi dice che avete eliminato una figura importante proprio per garantire serietà, serenità ed omogeneità.

Infine, operazione molto grave, in questi ultimi mesi avete accelerato al massimo líattribuzione della parità scolastica. La legge n. 62 del 2000 è una normativa importante, chi parla líha votata e la ritiene un punto fondamentale della legislazione scolastica italiana, un punto a cui si doveva giungere e si è giunti bene, in applicazione dei principi costituzionali. Ma quella legge prevede dei controlli e noi vi chiediamo - lo abbiamo già fatto anche attraverso uníinterrogazione - come avete svolto tali controlli in questa frettolosa attribuzione per mettere le scuole nelle condizioni di svolgere tutte líesame con la commissione interamente interna (più, ripeto, questo fantomatico presidente per sede díesame); quindi quale serietà state attribuendo a questi esami, cosa saranno questi esami, queste tappe importanti nella vita dei giovani. Avete tante volte parlato di qualità, di eccellenza: è líeccellenza del denaro che vi interessa, perché solo questa è garantita da un esame di stato fatto con queste modalità.

Noi vi chiediamo - sono firmataria di un disegno di legge che propone líabrogazione di questo nefando articolo della finanziaria - di tornare sui vostri passi; ve lo stiamo dicendo in molti, ve lo sta dicendo il Paese: questi sono disastri autentici i cui effetti si sentiranno non solo immediatamente, ma nel tempo.

Nellíimmediato, però, ci sono i problemi dello svolgimento corretto degli esami, perché volendo fare cassa siete intervenuti attraverso la finanziaria con un articolo che non si preoccupa minimamente dello svolgimento didattico dellíesame; tantíè che poi vengono fuori delle raccomandazioni che definire rozze è proprio voler usare un eufemismo (ad esempio, il Ministro dice di non guardare la tesina ma di fare domande sui contenuti, intervenendo con gli scarponi nel processo di formazione e di valutazione degli studenti).

Avendo usato una norma che vuole far cassa per intervenire su un esame che ha un percorso didattico ben preciso, il rischio dellíirregolarità degli esami è fortissimo. Come forte è il rischio di ricorsi al TAR e voi di ricorsi al TAR in questi giorni dovreste sentir parlare con una certa apprensione, dal momento che un altro pasticcio che avete fatto sullíattribuzione dei punti delle scuole di specializzazione vi condurrà a dover rifare le graduatorie. Attenzione allora, perché - per fortuna - siamo in uno Stato di diritto e se gli esami non si svolgeranno regolarmente ci saranno purtroppo ricorsi, assai più di quelli che in qualche misura sono fisiologici e che ci sono sempre stati.

Infine, questi docenti di cui volete esaltare la professionalità credete non si rendano conto che li state mandando a fare un esame molto più complesso e difficile di un tempo, innanzitutto per líincertezza normativa in cui si svolgerà? Evidentemente saranno loro i primi a scontare il fatto di non avere un quadro chiaro ed adeguato di norme da applicare, a sentire che un percorso che era ormai entrato nella vita della scuola pienamente è stato interrotto, tra líaltro in vista di riforme di cui non si comprendono assolutamente i contorni.

A questi docenti, di cui state esaltando la professionalità in questi termini, non avete neanche pensato da un punto di vista economico, perché non avete le risorse per pagarli. Anche qui, fate i tagli ma fate anche male i conti e direi che le due colpe sommate danno luogo veramente ad un disastro.

Ovviamente attendiamo anche su questo espressioni del Governo, per noi di grande interesse avendo a cuore il bene della scuola, ma sembra che manchino 40 milioni di euro per pagare questi insegnanti e che stiate già parlando di un rinvio del pagamento per il servizio prestato per tali esami.

Il voler rivedere con la legge finanziaria provvedimenti che avevano normato tutto un insieme di prove díesame, il non credere nella serietà degli studi (verificabile attraverso una prova conclusiva tale da dare a tutti il senso di compiere una prova importante, nellíambito della quale si viene valutati correttamente) e líaver fatto una vera e propria rincorsa al riconoscimento della parità scolastica fa riflettere sulle famose parole, che mi hanno molto colpito, pronunciate dal Ministro :"Sono convinta che vi sia pessimismo quando si parla di solidarietà ed eccellenza coniugate; fatemi avere il sogno che si possano coniugare".

Ebbene, qui non vedo né líuna né líaltra: líeccellenza non viene garantita certamente da esami compiuti nelle condizioni descritte; inoltre, state davvero dimostrando poca solidarietà verso gli studenti, i genitori e gli insegnanti, facendo uníoperazione così delicata anche da un punto di vista economico, come ho cercato di spiegare, proprio nellíimportante, significativo momento in cui tanti ragazzi - ai quali deve essere comunque garantita la necessaria serenità - si apprestano, con grande preoccupazione, ad affrontare una tappa per loro importante, in quanto con essa si conclude il ciclo degli studi della scuola secondaria per entrare nel mondo universitario o del lavoro. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gaburro. Ne ha facoltà.

GABURRO (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, signora Sottosegretario, onorevoli colleghi, la mozione presentata dal senatore Berlinguer e da altri colleghi dellíopposizione è motivata - è scritto nella mozione stessa - dalla protesta contro la riforma della scuola, definita controriforma Moratti, e contro le scelte di gestione del Governo.

Quello della riforma della scuola è uno dei temi centrali del programma del Governo e della nuova maggioranza, consapevoli delle difficoltà che incontreranno nel cammino riformatore. Qualsiasi soluzione dei problemi della scuola, infatti, deve tenere conto delle diverse motivazioni e dei diversi valori culturali e politici in campo, nonché dei conseguenti rischi di strumentalizzazione sempre in agguato.

È un esempio per tutti quanto è avvenuto líanno scorso negli Stati Uniti, Paese che, convinto della fondamentale importanza di una più seria qualificazione della scuola, ha raggiunto un esemplare impegno unitario del Congresso intorno ad un grande progetto di rinnovamento.

Il disegno di legge, presentato dal Governo, rappresenta una proposta politica significativa fondata su una chiara visione culturale della persona, dellíeducazione e della società. Sui contenuti del progetto avremo modo di confrontarci tra qualche settimana in occasione dellíesame del provvedimento.

Ora siamo chiamati a prendere in considerazione una serie di decisioni di politica scolastica, resesi necessarie ed urgenti anche, in particolare, dopo líapprovazione della legge costituzionale che ha modificato il Titolo V della Costituzione, ridisegnando il ruolo dello Stato e delle autonomie locali nella gestione e nel governo del sistema di istruzione e formazione professionale.

I mutamenti in atto, che si sono concretizzati nella citata legge costituzionale avevano già indotto il Governo a rinunciare al ricorso per conflitto di attribuzioni contro la delibera della Giunta regionale della Lombardia in materia di buoni scuola.

Non dimentichiamo che la legge n. 30 del 2000 era priva di copertura finanziaria e la sua attuazione avrebbe comportato una spesa rilevante ed eccezionale per affrontare la cosiddetta onda anomala, ed in prospettiva e a regime si sarebbe verificata una riduzione di organico di 65.000 unità.

Il nuovo Governo ha ereditato una situazione gravemente compromessa sul piano della stessa funzionalità. A seguito delle decisioni della Magistratura che avevano annullato le graduatorie permanenti, erano infatti paralizzate le assunzioni di docenti su posti vacanti e l'affidamento delle supplenze, così da pregiudicare l'avvio dell'anno scolastico 2001-2002.

La prima preoccupazione del nuovo Governo è stata quella di rimettere in moto il sistema, dettando nuove regole per le graduatorie così da sbloccare le nomine e le supplenze per l'anno scolastico 2001-2002, disciplinando il sistema a regime.

Il Ministero ha affrontato un grande sforzo organizzativo di accelerazione di una macchina molto complessa, sforzo che ha rappresentato un'assoluta priorità nel 2001. Ora stiamo affrontando il problema della razionalizzazione del sistema e di contenimento degli sprechi per dedicare risorse agli investimenti per la valorizzazione dei docenti e per l'adeguamento delle strutture per la didattica.

Sappiamo che gli organismi internazionali rilevano da tempo una crescente distanza tra gli sforzi compiuti e i risultati, sforzi rappresentati da ingenti volumi di spesa in larghissima parte destinati a coprire costi correnti e da ridotti investimenti nella qualificazione dei docenti, nell'innovazione didattica e nell'approntamento di percorsi formativi di elevata qualità.

L'OCSE da anni sta rimarcando che in Italia il rapporto docenti-alunni (un docente per 10 alunni circa) è il più basso tra i Paesi aderenti a questa organizzazione. Non possiamo quindi credere all'affermazione "più insegnanti, più qualità" dal momento che il confronto tra noi e gli altri Paesi dimostra che il nostro sistema scolastico ha più insegnanti e meno qualità.

Il contenimento delle dotazioni organiche previsto dalla legge finanziaria non può incidere, per questi motivi, sulla qualità ed efficienza dei servizi scolastici. Si tratta di un contenimento graduale e del resto analogo alle misure di riduzione delle dotazioni organiche del personale della scuola previste nella misura dell'1 per cento per ciascuno degli anni 1998 e 1999 dal precedente Governo.

Per la prima volta, secondo quanto previsto dalla legge finanziaria 2001, le dotazioni organiche sono state assegnate a livello regionale. La distribuzione dei posti tra le Regioni e tra i diversi gradi di istruzioni è stata effettuata in considerazione del numero degli alunni iscritti, dell'andamento della scolarità, nonché tenendo presente le condizioni di funzionamento delle singole istituzioni scolastiche, la specificità dei diversi contesti territoriali e il disagio scolastico presente negli stessi.

Nel senso dianzi rappresentato va anche intesa la riforma introdotta dalla legge n. 448 del 2001, relativa alla composizione delle commissioni di esame di Stato operanti nelle scuole statali e paritarie, la quale prevede che i commissari insegnanti delle materia oggetto di esame siano quelli appartenenti alla classe del candidato.

Detta innovazione, mentre consente ai candidati di affrontare più tranquillamente le prove di esame, non toglie alcuna serietà e rilevanza legale all'esame stesso, atteso che le prove continuano ad essere nazionali, che i punteggi sono stabiliti dalla legge n. 425 e che a presiedere la commissione è chiamato un presidente esterno.

D'altra parte nutriamo fiducia nei docenti e siamo certi che essi, con la loro specifica preparazione professionale, saranno in grado di assicurare adeguatamente l'omogeneità della valutazione dei candidati. (Commenti della sottosegretario Aprea).

BRUNALE (DS-U). Un intervento di censura!

GABURRO (UDC:CCD-CDU-DE). In conclusione, noi della Casa delle libertà, e in particolare dell'UDC, non condividiamo lo spirito e i contenuti della mozione del senatore Berlinguer e riteniamo che il progetto di riforma della scuola rappresenti uno dei momenti più qualificanti del Governo e della nuova maggioranza. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI e AN).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Franco Vittoria. Ne ha facoltà.

FRANCO Vittoria (DS-U). Signor Presidente, onorevole Sottosegretaria, colleghe e colleghi, mi soffermerò su alcuni degli effetti dei tagli agli organici sulla qualità della scuola pubblica.

Abbiamo ricevuto tutti, negli ultimi mesi - ne ho conservato un bel pacchetto - centinaia di ordini del giorno dei consigli comunali, di documenti di dirigenti scolastici, di genitori e di insegnanti che esprimono grande preoccupazione e denunciano l'impoverimento dell'offerta formativa proprio a causa dei tagli e dell'eliminazione dell'organico funzionale.

I tagli colpiscono in particolare il tempo prolungato, le sperimentazioni, i progetti per l'inserimento di handicappati, i progetti per l'inserimento degli stranieri e per la doppia lingua. Affinché non si dica che l'opposizione muove critiche generiche, riporterò un esempio specifico, concreto, quello della provincia di Firenze che storicamente investe in misura notevole in sperimentazione e innovazione e dedica una particolare cura alla qualità dell'istruzione.

In Toscana, 450 sono gli insegnanti in meno e vi sarà una decurtazione del tempo pieno del 30 per cento. A Firenze quest'anno vi saranno 147 i docenti in meno: 49 alla scuola elementare, 33 nella scuola secondaria di primo grado, 65 nella scuola secondaria di secondo grado. Con quali effetti?

Nella scuola per l'infanzia ci saranno nel prossimo anno scolastico 400 bambini in più con lo stesso numero di insegnanti. Ciò comporta, oltre che una media di 28 bambini per sezione, l'impossibilità di riproporre 12 progetti sperimentali innovativi per i quali erano previsti altrettanti insegnanti distaccati.

Alla scuola elementare non è stata assegnata alcuna nuova classe di tempo pieno; non è stato concesso alcun docente per l'insegnamento della lingua straniera nel primo ciclo; a differenza di quanto accadeva negli anni scorsi è diminuito di 30 posti il numero di docenti incaricati di progetti sperimentali e innovativi. In generale, si registra una notevole diminuzione della possibilità di realizzare progetti speciali, in particolare quelli finalizzati all'integrazione sociale in zone particolarmente svantaggiate, quelle colpite dal disagio sociale o le zone di montagna.

Nella scuola media, onorevole Sottosegretaria, il tempo prolungato è stato ridotto del 40 per cento nelle prime classi, anche nelle scuole che sono già totalmente a tempo prolungato, mettendo dunque in crisi il loro modello organizzativo.

Non si è dato impulso alla sperimentazione della seconda lingua, anzi si sono ridotte le autorizzazioni ritornando ai dati dei primi anni í90, quando líattività era agli inizi.

Non si è assegnato alcun docente per i progetti legati allíintegrazione dei ragazzi stranieri, nonostante la presenza di situazioni a rischio in zone a forte densità di immigrati, e 30 saranno i docenti di ruolo che perderanno il posto. Ciò significherà, oltre che disagio personale individuale, anche perdita della continuità dei dati.

Nella scuola media superiore non sono stati attivati nuovi indirizzi di studio e la riduzione di organico ha messo in crisi anche il piano di gestione del decentramento dellíistruzione superiore su tutto il territorio della provincia.

Saranno tagliate 45 classi rispetto a quelle richieste dai capi di istituto, con la conseguenza che saranno riempite al massimo le classi esistenti, e alcuni indirizzi già previsti non saranno attivati, tanto che alcuni studenti della scuola media sono stati costretti a rivedere le scelte che avevano fatto per la scuola superiore.

Ci saranno problemi anche per líintegrazione degli studenti portatori di handicap. Si prevede un aumento degli studenti con handicap da inserire ed integrare nella scuola, mentre rimarrà uguale agli anni passati il numero dei docenti. Inoltre, il numero degli studenti per classe aumenterà anche in presenza degli studenti portatori di handicap. Non si prevede, pur essendo necessario, alcun progetto sperimentale per quelle classi nelle quali vi sono portatori di handicap molto gravi.

Per quanto riguarda le conseguenze, intanto le sperimentazioni a tempo pieno diventeranno di fatto impossibili e saranno indebolite líintegrazione interculturale e la lotta alla dispersione, soprattutto in quelle aree disagiate che ho prima citato.

Nella scuola media di primo e secondo grado si rischia di vedere annullate le esperienze positive di sperimentazione ed innovazione, che sono nate anche per dare risposte ai problemi della dispersione scolastica e formativa.

In conclusione, si può registrare un impoverimento generale dellíofferta formativa della scuola con uno svilimento dellíautonomia scolastica.

Un ulteriore segnale negativo è già venuto dal Governo con il piano di riparto previsto dalla legge n. 440, che ha ridotto del 6 per cento le risorse per le scuole ed ha scelto di destinare miliardi per pubblicare e inviare un opuscolo in cui si spiega una riforma che non esiste.

Se a tutto questo si aggiunge la minore disponibilità di risorse da parte dei comuni anche in ragione della riduzione dei trasferimenti previsti dalla finanziaria 2001 per questo anno e per i prossimi due, possiamo ben dire che da settembre prossimo la scuola italiana offrirà di meno e costerà di più. Lo dicono i fatti, onorevole Sottosegretaria, che non possono essere contraddetti da generiche affermazioni di principio. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore DíAndrea. Ne ha facoltà.

*D'ANDREA (Mar-DL-U). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, è sotto gli occhi di tutti il risultato del primo anno di Governo in materia di scuola: sovrapposizione di norme e di indirizzi operativi, contraddittorietà nelle scelte, ovunque confusione e disordine e, quel che è peggio, incertezza diffusa in ordine agli aspetti finanziari, a quelli organizzativi ed operativi, incertezza di prospettive. Il collega Berlinguer ne ha già richiamato gli elementi.

A determinare questa situazione concorrono due fattori fondamentali. Il primo fattore attiene alle scelte del Governo nel suo complesso, mentre líaltro fattore è relativo alle responsabilità specifiche del Ministro della pubblica istruzione.

Il primo fattore è líevidente marginalità della scuola, come anche dellíuniversità e della ricerca, nelle politiche del Governo Berlusconi; una marginalità che, per quel che riguarda le risorse finanziarie, si traduce in residualità. Dopo aver soddisfatto tutti gli altri impegni, tutte le altre esigenze ritenute e fatte passare come più urgenti rispetto a quelle relative alla scuola, quel poco che resta viene destinato alla scuola.

Non importa che non sia sufficiente neanche per assicurare il fabbisogno corrente relativo alle ordinarie spese di funzionamento o se non vi sia copertura neanche per le competenze relative alla partecipazione alle nuove commissioni degli esami di maturità, così frettolosamente ed impropriamente modificate in sede di legge finanziaria. Non importa se si manda in affanno l'intero sistema, già provato da una riduzione dell'organico introdotta con riferimento esclusivo a criteri di astratta efficienza e ad esigenze di illusorio risparmio di risorse.

E questo a prescindere da ogni valutazione sulla necessità di mantenere lo standard complessivo del servizio pubblico, e anche di imprimere forse un'iniziativa più forte alla lotta alla dispersione, all'abbandono, al mancato adempimento dell'obbligo scolastico, senza nessuna considerazione degli effetti di ordine generale, anche psicologico, connessi al messaggio di ritiro dello Stato dal suo impegno per l'istruzione, in un sistema già mandato in tilt, com'è stato ricordato, dalla norma sulle supplenze che, ancorché ammorbidita nella seconda versione della finanziaria, mantiene tutta intera la sua contraddittorietà e crea problemi notevolissimi per la organizzazione della vita delle scuole.

Quel che accade da questo punto di vista in questi giorni conferma le riserve e i timori che noi abbiamo espresso in occasione del dibattito sull'ex articolo 13 della legge finanziaria e sui provvedimenti per l'avvio dell'anno scolastico. Dicemmo allora che avevamo una copertura fittizia per provvedimenti improvvisati e sbagliati. Più passano i giorni, più la copertura si rivela fittizia, più i provvedimenti si rivelano improvvisati e sbagliati.

La leggenda del buco, il rigore del ministro Tremonti, che finanziariamente fa la faccia dura evidentemente con i Ministri più deboli o con i settori ritenuti meno importanti, come per dire: non gettate la croce addosso al ministro Moratti, che in fondo fa quello che le lasciano fare.

Ma noi non abbiamo visto il ministro Moratti farsi carico della drammaticità della situazione; non l'abbiamo sentita protestare per la riduzione delle risorse da destinare alla scuola; non l'abbiamo vista sollecitare un'iniziativa forte del Governo nel suo complesso in direzione di un recupero di attenzione per questi problemi, che dovrebbero essere strategici e che - lo diciamo con franchezza - ci meravigliamo non siano strategici nell'impostazione del Governo in carica.

Ci è parso che il ministro Moratti si sia accontentata della patente elargitale dal Presidente del Consiglio, aduso a dichiararsi con disinvoltura erede di questa o di quella derivazione storica, dalle antiche ascendenze romane fino alle eredità dei Governi del secondo dopoguerra, che le ha detto: passerai alla storia come Gentile, con la tua riforma. E mi pare che lì sia rimasta la dichiarazione, da parte del Presidente del Consiglio, circa l'importanza della questione della scuola.

Il ministro Moratti e il Presidente del Consiglio sanno bene che non basta annunciare una riforma, utilizzare con abile capacità comunicativa e propagandistica l'effetto annuncio per determinare un miglioramento delle condizioni di salute della scuola. La scuola non si governa con la propaganda o con gli effetti annuncio. Passato il titolo a più colonne sui giornali, il giorno dopo la scuola ripiomba nelle sue difficoltà, i genitori ripiombano nelle loro incertezze, i docenti ripiombano nella loro condizione di insicurezza, gli studenti continuano a proporsi gli interrogativi sull'utilità del loro andare a scuola. È questo il problema che abbiamo di fronte a noi.

Come si poteva affrontare questo problema? Su questo vi sono responsabilità specifiche del Ministro dell'istruzione. Si poteva affrontare innanzitutto facendo funzionare la macchina che c'era, cercando di farlo al meglio, assicurando gli obiettivi minimi che quella macchina era in grado di garantire, magari ritoccando alcuni elementi che necessitavano di ritocchi essenziali, evitando di fare della scuola una occasione di manovra propagandistica.

Invece, tutto lo scopo dellíoperazione era quello di dire: non si fa più la riforma Berlinguer. E, tra líaltro, si è scelto di non farla in maniera un poí strana, lasciando tutto in sospeso, cioè non adempiendo agli obblighi di una legge alla quale, finché è in vigore, il Governo deve dare corso. Ma questa è una questione sulla quale torneremo in altre sedi.

Si potevano risolvere o almeno affrontare questi problemi avendo più fiducia nellíautonomia scolastica; invece abbiamo visto una riduzione di attenzione nei confronti della scuola dellíautonomia, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista finanziario.

Noi non sentiamo più il Ministro della pubblica istruzione dichiarare líautonomia cardine del sistema scolastico pubblico: è una cosa molto importante. I colleghi della maggioranza (perché evidentemente non condividono questa impostazione) non guardano più alla scuola come al luogo nel quale anche la partecipazione delle componenti extrascolastiche consente di restituire allíelaborazione da parte degli organi degli istituti un rapporto con la società civile e con le esigenze che maturano man mano intorno alla vita della scuola.

Non li sentiamo più ricordare che líautonomia scolastica va sostenuta con risorse finanziarie, non dico crescenti, ma almeno costanti. Infatti, come si fa a determinare una riduzione finanziaria in corso díopera, in presenza di programmi, di piani, di uníofferta formativa che magari hanno una proiezione - naturalmente - al di là dellíanno scolastico che si conclude e per i quali non viene assicurata la necessaria prosecuzione? È il caso, per esempio, dello studio delle lingue, così come più volte abbiamo lamentato.

Ebbene, noi riteniamo che in questíanno di governo, a prescindere dai temi che riguardano il contenuto della riforma, di cui ci occuperemo in altra sede (almeno io non me ne occupo qui questa mattina), abbiamo registrato un risultato molto negativo, che si riassume in due elementi: il primo è che abbiamo perduto un anno per vedere se qualche innovazione poteva produrre i suoi effetti nella vita della scuola; il secondo è che la perdita di questo anno non ci ha dato nemmeno líordinario funzionamento della scuola di prima, della scuola qual era, ma si è determinata una regressione, un ritorno allíindietro.

Díaltra parte, onorevole Aprea, queste cose non le diciamo solo noi dellíopposizione. In Commissione istruzione del Senato abbiamo tenuto delle audizioni e non cíè stato nessuno che abbia dato un giudizio positivo, né sullíesistente, né sulle prospettive. Siamo passati dalla critica generale e diffusa alla critica di aspetti fondamentali delle politiche governative e delle proposte di riforma. Ce níè quanto basta per guardarsi un momento allo specchio, fermarsi e dire: forse stiamo sbagliando.

Ma poiché voi guardate al Paese non con líidea di recepirne gli indirizzi, le indicazioni, i fermenti e di interpretarli, bensì come a un animale da addomesticare per ricondurlo al consenso complessivo da dare al Governo, in fondo un destinatario della propaganda, non un soggetto attivo nella elaborazione delle politiche, voi non siete in grado di tornare indietro e di cambiare rotta.

Noi vi diciamo: se cambiate rotta e se tornate indietro, cioè se ridate alla scuola - che poi significa un andare avanti - la centralità che è necessaria nelle politiche del Governo, noi saremo al vostro fianco. Avevamo detto in Commissione al Ministro: facciamo insieme una battaglia per ottenere più risorse per la scuola, anche se non abbiamo la stessa opinione sulla destinazione di quelle risorse e sul cammino della riforma, ma ci siamo trovati solo di fronte alle promesse, a qualche piccolo vaneggiamento in ordine ad alcune poste finanziarie che non ci sono state e secondo me non ci saranno.

Noi vi sfidiamo, ha ragione il collega Berlinguer: non ci presentate un DPEF o una finanziaria come quelli dell'anno scorso, in cui non c'era una sola riga in cui si riconoscesse la centralità della scuola, se non per gli effetti in ordine all'aumento di reddito che una privatizzazione del sistema scolastico poteva determinare nelle aree meridionali.

Se reinserirete nella finanziaria e nel DPEF un impegno centrale e prioritario per la scuola, noi sicuramente saremo con voi in quella scelta, salvo poi a determinare una dialettica nel merito. Ma se voi non dimostrerete di considerare come centrale questo obiettivo e queste politiche, cioè quelle volte a potenziare il servizio pubblico in un settore così delicato e strategico della vita del paese, non potrete aspettarvi da noi alcun atteggiamento costruttivo. A noi non resterà altro in questa sede, come in ogni altra, se non dar voce al malcontento diffuso che si alimenta nel paese, non avendo alcuna possibilità di incidere realmente per arrivare ad un'inversione di rotta che è indispensabile. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, Verdi-U, Aut e DS-U).

PAGANO (DS-U). Signor Presidente, possiamo sciogliere questo "club degli amici" al centro dell'emiciclo?

PRESIDENTE. Certamente, senatrice Pagano. Colleghi, per favore, c'è troppa conversazione. Intanto volgete sistematicamente le spalle alla Presidenza; cerchiamo di evitare questo atteggiamento non elegante. Sedetevi oppure uscite dall'Aula se dovete conversare di questioni eterogenee rispetto a quelle affrontate negli interventi in atto, che peraltro si effettuano dal microfono e non in altra maniera.

È iscritto a parlare il senatore Tessitore. Ne ha facoltà.

TESSITORE (DS-U). Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Ministro, nel mio intervento intendo svolgere alcune considerazioni di carattere generale in ordine alle ragioni che mi hanno indotto a sottoscrivere la mozione oggi in discussione. A queste considerazioni aggiungerò soltanto qualche osservazione relativa ad un punto particolare della mozione, che tuttavia considero rilevante poiché documenta le preoccupazioni che intendo esprimere.

Parto da una premessa, che forse sarà considerata l'invocazione di un'utopia, di un'astrazione; valutazione che in verità mi preoccupa poco, perché ritengo che chi dovesse giudicare in tal senso merita di essere considerato peggio di un realista, soltanto un cinico.

Sono infatti convinto che un paese civile, culturalmente avanzato, dovrebbe considerare la scuola di ogni ordine e grado come un bene comune, un patrimonio di tutti e non di alcuni. Anche le diverse valutazioni culturali - ovviamente non parlo di quelle ideologiche, che peraltro non sono "infettive" - dovrebbero saper confluire in un generale impegno comune.

Ciò nel nostro paese sarebbe tanto più necessario perché dobbiamo riconoscere - io almeno lo riconosco - che abbiamo alle spalle una politica tendenzialmente perversa per quanto concerne la scuola e l'università, che ha visto nella scuola più un ammortizzatore sociale, un luogo di parcheggio dei giovani, che non un nucleo vitale per il modo di essere di un paese sotto ogni profilo: culturale, civile, etico ed economico.

Fatta questa premessa, la critica più rilevante che muovo al Governo è quella di aver deciso, non di modificare o di correggere, nel caso lo ritenesse necessario, ma di bloccare una legge dello Stato. Mi sembra una decisione assai sbagliata almeno sotto due profili, uno di carattere generale e uno di carattere specifico.

Ritengo molto preoccupante la scelta di sospendere l'attuazione di una legge dello Stato, anche una legge sbagliata o non condivisa, perché questo significa intaccare il sistema istituzionale del Paese, il che è un danno per tutti, maggioranza e minoranza, di oggi o di domani.

Vorrei precisare che non sto parlando di democrazia o di antidemocrazia, che è altro discorso, ma del tessuto istituzionale dellíordinamento dello Stato. Quando questo è intaccato, il danno è per tutti, e lo è specialmente quando tocca un ambito come la scuola che, come ho detto - e non credo di essere eccentrico in questa definizione - è un bene di tutti.

Discende da qui uníaltra osservazione: a mio giudizio, la scuola italiana ha bisogno di essere gestita, finalmente gestita, piuttosto che di essere riformata. Sono convinto, lo dico tra il serio e il faceto, che sia destinato ad entrare nella storia del nostro Paese quel Ministro dellíuniversità o dellíistruzione che decidesse di gestirla; sono altrettanto convinto che rischierebbero di entrare nellíantistoria díItalia quei Ministri che cercassero di riformarla a ripetizione. Nel caso specifico, poi, la situazione è ancor più paradossale perché si sospende una legge dello Stato in attesa di una legge che ci sarà, quando sarà.

Díaltra parte, mi rendo conto che, in qualche modo, gestire è persino più difficile che riformare, in particolare quando le riforme non mostrano di ispirarsi ad una precisa e rigorosa idea di scuola e di cultura. Ancora una volta, non parlo di progetti ideologici, ma di avere in mente un progetto culturale. Si può dire quello che si vuole della riforma Gentile, ma è indiscutibile che essa poggiava su una precisa idea di cultura e di scuola; è la ragione per cui è durata, nonostante tutti i colpi che in molti le hanno inferto, per molti anni.

Ecco perché sono preoccupato e ho firmato la mozione, appunto per questo rifiuto sostanziale di una gestione, e quando parlo di gestione della scuola non faccio riferimento a qualche circolare o a qualche accomodamento di varia natura.

Vengo ad un punto specifico: líesame di Stato. Così come è stato configurato oggi, ritengo sia più serio e rigoroso sopprimerlo perché è soltanto una superfetazione. Lo ha detto il ministro Berlinguer, scusate, il senatore Berlinguer (semel abbas, semper abbas, naturalmente), che ha richiamato líattenzione su questo punto. Credo che il problema sia molto più rilevante di quello che pure è stato sottolineato a proposito della conduzione di un esame di Stato.

Mi sembra infatti che stiamo mettendo in discussione, non so se con piena consapevolezza o inconsapevolmente, un principio fondamentale, quello del riconoscimento del valore legale del titolo di studio. Non nego che a tale proposito ci siano molte tesi, che trasversalmente dividono il Paese. Io sono sempre stato per la difesa del valore legale del titolo di studio, almeno nellíattuale strutturazione sociale, economica e culturale di questo Paese.

Vorrei precisare che sto parlando del carattere pubblico della scuola, non della scuola di Stato che è altra cosa. A mio giudizio, qui si sta mettendo in discussione il carattere pubblico della scuola e questo è un problema serio perché, ancora una volta, non riguarda soltanto una minoranza o una maggioranza, questo o quello, ma un modo díessere del Paese; e il nostro è un Paese (non è certo questa la sede per illustrare analiticamente tale posizione) che, nella sua strutturazione sociale, economica e culturale, ha bisogno del carattere pubblico della scuola.

Ne ha bisogno persino la scuola privata che, se non fosse garantito quel carattere pubblico, diventerebbe soltanto líipotizzata isola felice per pochi; ma di qualche isola felice non vive il Paese e in realtà non vivono neanche i pochi abitanti dellíisola medesima, che sarebbero destinati ad essere travolti dal mare tumultuoso che sta intorno a loro.

Si è parlato di autonomia: anche questo è un punto che meriterebbe maggiore attenzione da parte di tutti. Certo non si riforma e non si gestisce la scuola di un Paese assumendo alcuni elementi da altre realtà, tra líaltro nel modo più stupido, cioè sul piano formale, prescindendo dagli elementi che caratterizzano quei diversi sistemi scolastici.

Non voglio portarla per le lunghe. Questa situazione si è verificata per altri livelli di scuola, quelli che conosco di più; ho líimpressione che si stia verificando anche per la scuola secondaria. Eí un rischio grave che corre il Paese e mi auguro che il Ministro si decida a gestire la scuola (poi i processi di riforma saranno quelli che debbono essere, ma sarebbe meglio se fossero gestiti sulla base di una valutazione di tipo culturale, dove le diverse componenti possano trovare punti di intesa, e non a livello di scontro ideologico) facendola uscire dalla confusione, dallíincertezza, dal disordine.

È poco consolante una discussione volta a stabilire a chi risale líincertezza, la confusione, il disordine; certamente è questa la condizione attuale della nostra scuola e non mi sembra che questíanno vi siano stati provvedimenti in grado di invertire la tendenza. Ecco perché mi auguro che la nostra non sia soltanto una discussione tanto per farla, anche se, per lo meno per un neofita come me, è piuttosto sconfortante che su un problema come quello della scuola, che ritengo (e non credo sia uníidea peregrina) centrale per líassetto di un Paese, in particolare quando lo si vuole riformare, la discussione avvenga tra pochi: alcuni attenti, e gliene sono grato, altri impegnati in varie conversazioni. Se non fosse stato per la cortesia del Presidente, mi sarei interrotto nel timore di disturbare alcuni colleghi, ma evidentemente ho assunto il Presidente come principale destinatario del mio intervento.

Mi auguro che questa discussione possa essere uníoccasione per un confronto serio sulle cose da fare nellíinteresse della scuola. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Asciutti. Ne ha facoltà.

ASCIUTTI (FI). Signor Presidente, signora Sottosegretario, onorevoli colleghi, spesso da più parti si dichiara che in una democrazia compiuta le riforme, soprattutto quelle concernenti la scuola, dovrebbero essere il più possibile condivise, ma dalle dichiarazioni ai fatti ce ne corre. Noi lo dicemmo dai banchi dellíopposizione nella XIII legislatura; oggi dagli stessi banchi dellíopposizione qualcuno lo ribadisce, rivolgendosi allíattuale maggioranza.

Certo, sarebbe un sogno realizzare anche in Italia ciò che avviene in una democrazia da tutti riconosciuta non dico più avanzata, ma sicuramente più immediata come quella americana: un Presidente della Repubblica, cioè, che chiama esponenti della maggioranza e dellíopposizione e li mette attorno a un tavolo, dando loro sei mesi per varare una riforma che sia condivisa dal Paese. Parliamo di cultura, non di ideologie. Sono díaccordo con gran parte di quanto ha affermato il collega Tessitore: la cultura di un Paese è di tutti, non di una parte di essi.

I miei ricordi - e non potrebbe essere altrimenti - corrono alla XIII legislatura, quando sulla discussione della legge n. 30 si volle fare uníazione di forza. Venne troncato il dibattito appena iniziato in Commissione, arrivammo in Assemblea senza nemmeno il relatore e fummo obbligati a votare una legge non condivisa. Eppure potevano esserci degli spazi, come riconobbe in quellíoccasione lo stesso senatore Berlinguer nel suo intervento.

Chiedo al senatore Berlinguer di mantenere la stessa coerenza, che considero fondamentale per un individuo e anche per un parlamentare. Pocíanzi ho sentito parlare dello spoils system applicato in altri Paesi; a tale proposito ricordo che chiesi allíallora ministro Berlinguer quali fossero le sue intenzioni in tema di nomine e se potevamo incidere, per fare un esempio, sulla nomina di alcuni dirigenti regionali. La risposta fu che il nostro non era più un regime proporzionale, ma di fatto un regime maggioritario. Ne prendemmo atto. Coerenza vuole però che la maggioranza di allora, oggi opposizione, ugualmente ne prenda atto.

Di questo passo, però, non risolveremo i problemi del nostro Paese, tantíè che nella Commissione che ho líonore di presiedere è iniziato il dibattito sulla riforma, una riforma che vogliamo sia il più possibile condivisa. Quella, a mio avviso, è la sede più idonea, prima della discussione che si svolgerà in Aula, per dare inizio a questa condivisione. Líiter legislativo è appena iniziato. Vediamo se siamo tutti capaci di farlo, senza pregiudizi.

Si è parlato del blocco della legge n. 30. È vero, si sarebbe potuto tranquillamente annullarla mettendola in coda a tanti vagoncini legislativi. Non lo si è fatto. Líintenzione è quella di discutere la nuova riforma assieme.

Ricordo a me stesso e a questíAssemblea che il grosso problema che oggi abbiamo è quello di una riforma ormai in itinere dalla quale non sappiamo come uscire, non solo noi ma anche líattuale opposizione: quella del cosiddetto "3+2" universitario. (Applausi dei senatori Valditara e Malan). Abbiamo problemi in tutto il Paese; siamo riusciti ad inventare ben 2.950 corsi di laurea triennali diversi.

Inoltre, quest'anno decollerà la laurea specialistica: se tanto mi dà tanto, in questo Paese avremo non si sa più quante lauree diverse. Non ci si capisce più niente! Dovremmo prendere atto che si tratta di una fase sperimentale, che può andare bene per alcune facoltà e non per altre: mettiamoci tutti insieme, senza pregiudizi e senza preconcetti e vediamo quello che è possibile fare per la cultura del nostro Paese che, come giustamente è stato detto, non riguarda gli uni o gli altri ma riguarda tutti.

Di questo siamo convinti, e dovreste esserlo anche voi: il raccolto non lo si fa a livello elettorale tra quattro anni, ma a livello del Paese fra venti anni, perché ci vogliono generazioni per far riprendere forza al cambiamento culturale del Paese. Quindi, lungi da noi - e penso anche da voi - farne una battaglia politica ed elettoralistica: dobbiamo farne una battaglia vera affinché il Paese possa tornare a quei livelli raggiunti negli anni '60, che oggi non ha più. Non aggiungo altre considerazioni, anche se ne avremmo tante da fare.

La modifica del Titolo V della Costituzione crea oggi enormi problemi di differenziazione nel Paese. Per quanto riguarda la cultura si sarebbe forse dovuto ragionare in maniera più consapevole, perché di Regioni deboli ne esistono in questo Paese e mi chiedo se saranno capaci di offrire lo stesso livello di cultura e di istruzione di quelle forti! Io ho dei forti dubbi al riguardo, signor Presidente.

Lo Stato, in certe situazioni, aveva un ruolo fondamentale, ma, lo avete previsto nel nuovo Titolo V della Costituzione, c'è solo la legislazione concorrente per quanto riguarda l'istruzione, tutto il resto è di competenza esclusiva regionale. Evidentemente si rende necessario fissare dei criteri e dei paletti. Mi sembra, inoltre che non esista più il potere sostitutivo dello Stato in caso di inadempienza della Regione, ed è una cosa grave.

Questi sono i veri problemi di cui il Parlamento dovrebbe dibattere: il resto - chiedo scusa e non me ne vogliate - è più propaganda che reale volontà di risolvere i problemi. Pertanto, signor Presidente, non possiamo condividere il contenuto della mozione n. 65 e, a nome del mio Gruppo, preannuncio il nostro voto contrario. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Valditara. Ne ha facoltà.

*VALDITARA (AN). Signor Presidente, signora Sottosegretario, onorevoli colleghi, in discussione generale svolgerò solo alcune considerazioni di fondo, riservandomi di entrare nel vivo dei singoli punti della mozione al momento della dichiarazione di voto.

Mi sono appuntato alcune delle affermazioni fatte dai colleghi dell'opposizione e devo dire che ho avvertito un livore fuori tono, di chi si sente sconfitto e non ha ancora saputo superare una fase di contrasto viscerale, mai propositivo. Ho invece apprezzato alcune parti e alcune aperture dell'intervento del collega D'Andrea. Ho ascoltato uníopposizione che, oltre a fare molta propaganda, è rimasta ferma a certe dichiarazioni; penso, ad esempio, ad uníintervista rilasciata al quotidiano "il manifesto" dal senatore Angius, che liquidò la riforma Moratti come "una riforma che grida vendetta".

Nel dibattito su questa mozione ho sentito soltanto repliche che ripropongono una normativa inapplicabile, la legge n. 30 del 2000, nota come legge Berlinguer. Ho ascoltato sollecitazioni a non interrompere la continuità, quasi fosse un obbligo per l'attuale maggioranza di governo continuare il percorso della precedente e applicare necessariamente normative ritenute assolutamente inidonee per la scuola italiana. A prescindere dal giudizio di merito, mi chiedo se vi rendiate conto che la legge Berlinguer è inapplicabile, non fosse altro che per la famigerata onda anomala.

Ho ascoltato molte altre osservazioni che mi hanno fatto sorridere; non ve ne abbiate a male perché ho molta stima dei senatori intervenuti poc'anzi e confesso che mi spiace talvolta adoperare certi toni, come dissi all'amico e collega Luigi Berlinguer.

Quale serietà ha la maturità che avete dato al Paese, una maturità con il 99 per cento dei promossi? La maturità va ripensata, sono perfettamente d'accordo con la senatrice Pagano. Occorre certamente una seria riforma della maturità; a tale proposito, Alleanza Nazionale presentò un ordine del giorno, accolto dal Governo e votato dalla senatrice Pagano, affinché nella riforma della maturità, che il ministro Moratti si è impegnato a realizzare, non si superasse, ad esempio, il limite di un commissario esterno per ogni due o tre commissioni.

La riforma della maturità va ripensata approfonditamente per renderla più selettiva.

ACCIARINI (DS-U). Più seria!

VALDITARA (AN). Siamo perfettamente d'accordo su questo punto; allora iniziamo a ragionare su come riformarla seriamente.

È stato affermato che con questa maturità si fa un regalo alle scuole private che non hanno alcuna qualificazione; osservo in proposito che questa riforma contenuta nella finanziaria non si estende alle scuole legalmente riconosciute.

Quanto alle nomine, sono rimasto esterrefatto. Sono in possesso di un documento, fornitomi dal Ministero, che riguarda nomine fatte quasi tutte nel 2000 relative a decine di commissioni riguardanti l'università e aventi decine di componenti. Talvolta si tratta di commissioni utili, talaltra di commissioni di cui sfugge completamente il significato; i componenti, che percepiscono indennità tra i 50 e i 75 milioni l'anno, sono in alcuni casi personaggi noti, in altri casi persone assolutamente sconosciute.

Quanto alle direzioni regionali, mi giungono da diverse parti d'Italia segnalazioni - e al momento opportuno faremo nomi e cognomi, magari con una interrogazione parlamentare - secondo cui alcuni direttori regionali farebbero addirittura propaganda elettorale per l'Ulivo.

PAGANO (DS-U). Valditara, ti avverto subito che questo terreno sarà pericoloso per voi! Li faccio io i nomi degli ispettori.

VALDITARA (AN). Senatrice Pagano, ho avuto rispetto nei confronti di alcune dichiarazioni discutibili, consentitemi di terminare il mio intervento. (Richiami del Presidente). Si tratta di direttori regionali che hanno probabilmente in tasca la tessera di qualche partito politico; come diceva giustamente il senatore Asciutti poco fa, siete stati voi ad inaugurare lo spoils system.

Sono state chiamate in causa l'edilizia scolastica e le sperimentazioni. Personalmente sono stato assessore: quali fondi avete stanziato per l'edilizia scolastica e le sperimentazioni? Chiedetelo ai sindaci, agli assessori comunali e provinciali; vi risponderanno che la vostra è solo propaganda e che avete abbandonato questi importanti settori della scuola.

Per quanto riguarda la legge della Lombardia sul buono scuola, noi siamo rispettosi dell'autonomia regionale ed anche della Costituzione che, allíarticolo 29, attribuisce alla famiglia il diritto di educare i propri figli, così come la libertà di scegliere la scuola. È evidente, dunque, che la libertà di educazione e di scelta della scuola si può realizzare soltanto mettendo le famiglie povere, quelle con reddito modesto nelle condizioni di poter iscrivere i propri figli eventualmente ad una scuola non statale.

Avete manifestato grande preoccupazione per la mancata attuazione della legge n. 30 del 2000. Tuttavia è proprio quella legge, che ora voi ci chiedete di attuare, che ha provocato uno sciopero generale che ha coinvolto tutti i sindacati e che è stata bocciata persino dalla CGIL e da quelle associazioni che ora vengono da noi per contestare la riforma Moratti e per dirci che si sono costituite per contestare la legge Berlinguer.

Per la valorizzazione del personale cito soltanto un caso che, pur se apparentemente minoritario, testimonia la nostra sensibilità nei confronti di una categoria. Ebbene, in ben tre rinnovi contrattuali i sindacati avevano chiesto risorse per líautoaggiornamento dei docenti, che Prodi aveva promesso ma che non sono poi mai state stanziate. Nella finanziaria 2002 sono state stanziate risorse per líautoaggiornamento dei docenti.

Ed ancora. Abbiamo attuato una politica dei risparmi - e parleremo anche di questo - ma abbiamo anche stabilito il principio in base al quale tutti i risparmi devono essere completamente reinvestiti nella scuola per la valorizzazione del suo personale. Ritengo questo un passaggio molto importante.

In merito ai tagli dellíorganico, non siete stati proprio voi a prevederli per gli anni 1998 e 1999, salvo poi non attuarli per le divisioni interne alla vostra maggioranza? Ci rendiamo conto - si tratta di dati OCSE - che il rapporto docenti-studenti è il più basso di tutti i Paesi OCSE, perché è 1 su 10, e giustamente la parte più responsabile della vostra coalizione in passato se ne è resa conto. Si tratta di un rapporto che rappresenta il lascito di Governi di centro-sinistra per i quali la scuola era una specie di ufficio di collocamento: tanti insegnanti, pagati poco e senza selezione e formazione. È uno spreco di risorse!

Vorrei poi tranquillizzarvi. La vostra riforma tagliava tra i 65.000 (dati del Ministero) ed i 90.000 (dati dellíopposizione nella scorsa legislatura) posti, accorciando di un anno il percorso scolastico. Noi non licenziamo alcun insegnante e questo va detto con grande chiarezza, perché nelle scuole circolano manifestini propagandistici con i quali si accusano il Governo Berlusconi ed il ministro Moratti di voler licenziare gli insegnanti. Non licenziamo nessuno.

Credo anche che i rimodellamenti - li definisco in questo modo - degli organici non avranno in prospettiva seri riflessi sulle opportunità per gli insegnanti precari. Come ben sapete, entro qualche anno il numero dei pensionamenti sarà tale per cui dovremo ricorrere probabilmente agli insegnanti indiani o pakistani. Si tratta ovviamente di una battuta, ma sapete che non è molto distante dalla realtà.

Cito un solo dato. Avete attaccato líattuale Governo - spetterà poi al sottosegretario Aprea rispondere puntualmente - ma voglio solo ricordare che su tutti i giornali è stato dato atto al ministro Moratti di aver fatto realizzare quanto aveva promesso, ossia che la scuola italiana sarebbe iniziata regolarmente con i posti coperti e ciò è avvenuto. Abbiamo promesso investimenti seri, importanti, che realizzeremo puntualmente nellíarco dei 5 anni di legislatura.

Voi non avete valorizzato gli insegnanti, non avete valorizzato il personale della scuola, non avete investito nelle strutture scolastiche, non avete neppure pensato a finanziare la riforma. Voi il tempo lo avete avuto. Noi abbiamo un calendario che intendiamo rispettare, che rispetteremo; saremo giudicati fra cinque anni. In ogni caso, noi riteniamo che quella della scuola sia una riforma essenziale e ve lo dimostreremo con i fatti. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

APREA, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, senatrici e senatori, per quanto riguarda l'assenza del ministro Moratti a questo dibattito, confermo che ella è oggi a Mosca per la ricerca e che la Presidenza del Senato, e conseguentemente la Conferenza dei Capigruppo, erano state preventivamente informate. Il Ministro segue con molta attenzione e con il dovuto rispetto istituzionale e politico tutto il dibattito parlamentare; ne sono prova le numerose volte in cui il Ministro è intervenuta personalmente in 7a Commissione e sono certa che non mancherà di presenziare anche in Aula.

Venendo alla mozione n. 65, presentata dal senatore Berlinguer ed altri, va preliminarmente chiarito che il Governo appena insediato, in considerazione della complessità e delicatezza della materia riguardante la riforma del sistema scolastico ha ritenuto necessario procedere ad un riesame e ad un approfondimento di tutte le problematiche ad essa connesse, per indirizzare la propria azione alla finalità di realizzare un sistema di educazione moderno, competitivo, innovativo e adeguato alla cornice europea entro la quale l'Italia è tenuta a muoversi, raccordando in termini più efficaci i percorsi di istruzione e formazione, in coerenza con il mandato degli elettori.

D'altra parte, le modifiche alla legge 10 febbraio 2000, n. 30, si sono rese indifferibili dopo l'approvazione della legge costituzionale n. 3 del 2001, entrata in vigore l'8 novembre 2001, che ha modificato il Titolo V della Costituzione, ridisegnando il ruolo dello Stato e delle autonomie locali nella gestione e nel governo del sistema di istruzione e formazione. A tale ultimo riguardo si precisa che anche i mutamenti in atto, che si sono concretizzati nella citata legge costituzionale, avevano già indotto il Governo a rinunciare al ricorso per conflitto di attribuzioni avverso la delibera della Giunta regionale della Lombardia in materia di buoni scuola.

Peraltro, la legge n. 30 del 2000 era priva di copertura finanziaria e la sua attuazione avrebbe comportato una spesa rilevante ed eccezionale per affrontare la cosiddetta onda anomala, e in prospettiva e a regime si sarebbe verificata una riduzione di organico di 65.000 unità, come è stato opportunamente ricordato anche stamane dai senatori Gaburro e Valditara.

Vorrei ricordare, inoltre, che questo Governo ha ereditato una situazione gravemente compromessa sul piano della stessa funzionalità. A seguito delle decisioni della magistratura, che avevano annullato le graduatorie permanenti, erano infatti paralizzate le assunzioni di docenti su posti vacanti e l'affidamento delle supplenze, così da pregiudicare gravemente l'avvio dell'anno scolastico 2001-2002.

La prima e doverosa preoccupazione è stata quella di ridare funzionalità al sistema, dettando nuove regole per le graduatorie, così da sbloccare le nomine e le supplenze per il 2001 e il 2002 e disciplinando il sistema a regime, così da anticipare i tempi di tutte le operazioni di definizione degli organici e di copertura dei posti vacanti.

Si è trattato di un grande sforzo organizzativo di accelerazione di una macchina estremamente complessa, che ha impegnato tutte le strutture a livello nazionale, regionale, delle singole scuole; sforzo che ha rappresentato una assoluta priorità nel 2001. Dunque, come vede, senatore Tessitore, il ministro Moratti è fermamente impegnata a gestire il sistema e, insieme, a riformarlo. Si sta procedendo ora ad una razionalizzazione del sistema e al contenimento degli sprechi, che consentirà sia investimenti per la valorizzazione dei docenti, sia per l'adeguamento delle strutture per la didattica.

Presidenza del vice presidente SALVI

(Segue APREA, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca). È stata rilevata, infatti, una crescente distanza tra gli sforzi compiuti e i risultati; sforzi rappresentati da ingenti volumi di spesa, in larghissima parte destinati a coprire costi correnti, da bassi investimenti nella professionalizzazione dei docenti, nell'innovazione didattica e nell'approntamento di percorsi formativi di elevata qualità.

Non si dimentichi che líOCSE da anni sta rimarcando che in Italia il rapporto docenti/alunni (un docente per 10 alunni circa) è il più basso fra i Paesi aderenti. Non possiamo, quindi, credere allíassioma "più insegnanti, più qualità", dal momento che il confronto tra noi e gli altri Paesi dimostra che il nostro sistema scolastico ha più insegnanti e meno qualità.

Il contenimento delle dotazioni organiche previsto dalla legge finanziaria non può incidere, per questi motivi, sulla qualità ed efficienza dei servizi scolastici. Si tratta di un contenimento graduale e, del resto, analogo alle misure di riduzione delle dotazioni organiche del personale della scuola, previste nella misura dellí1 per cento per ciascuno degli anni 1998 e 1999 dai precedenti Governi, peraltro mai rispettate.

Per la prima volta, secondo quanto previsto dalla legge finanziaria n. 448 del 2001, le dotazioni organiche sono state assegnate a livello regionale: la distribuzione dei posti tra le Regioni e tra i diversi gradi díistruzione è stata effettuata in considerazione del numero degli alunni iscritti, dellíandamento della scolarità, nonché tenendo presenti le condizioni di funzionamento delle singole istituzioni scolastiche, la specificità dei diversi contesti territoriali e il disagio scolastico presente negli stessi, come prevedono, appunto, le disposizioni contenute allíarticolo 22, commi 1 e 2, della legge finanziaria.

Abbiamo dato disposizioni affinché le dotazioni organiche vengano definite tenendo conto scrupolosamente delle esigenze degli utenti (tempo pieno, tempo prolungato). Il costante monitoraggio, effettuato su tutte le scuole e attivato attraverso il sistema informativo del Ministero, che consente di conoscere quotidianamente, scuola per scuola, la situazione degli organici rispetto agli alunni, oltre a mantenere un confronto continuo con gli uffici scolastici regionali, induce ad essere fiduciosi circa i progressivi adeguamenti necessari per correggere eventuali distorsioni. Situazioni di particolare disagio, legate ad imprevedibili incrementi degli alunni o a particolari emergenze di alcune realtà territoriali, potranno essere peraltro superate con gli strumenti previsti dallíarticolo 3 della legge n. 333 del 2001.

Nel senso dianzi rappresentato va anche intesa la riforma introdotta dalla stessa legge n. 448 del 2001, relativa alla composizione delle commissioni di esami di Stato operanti nelle scuole statali e paritarie, che prevede che i commissari, insegnanti delle materie oggetto di esame, siano quelli appartenenti alla classe del candidato.

Detta innovazione, mentre consente ai candidati di affrontare più tranquillamente le prove díesame, non toglie alcuna serietà e rilevanza legale allíesame stesso, atteso che le prove continuano ad essere nazionali, i punteggi quelli stabiliti dalla legge n. 425 e a presiedere la commissione è chiamato un presidente esterno.

Díaltra parte, noi nutriamo fiducia nei docenti e siamo certi che essi, con la loro specifica preparazione professionale, saranno in grado di assicurare adeguatamente líomogeneità nella valutazione dei candidati; valutazione comunque che negli scorsi anni, attestandosi sul 98 per cento dei promossi, di fatto confermava le valutazioni dei docenti interni che quegli alunni portavano allíesame.

Rispetto poi alla certificazione di cui ha parlato la senatrice Acciarini, è giusto che sia la scuola a certificare il percorso dello studente e non certo basandosi esclusivamente o soprattutto sullíesame finale, ma su tutto il percorso quinquennale dello studente. In ogni caso, anche la composizione prevista dalla legge n. 425, secondo i parametri europei e internazionali, era una composizione interna, atteso che in Europa e altrove, quando si parla di componenti esterne, ci si riferisce ad altre figure esterne alla scuola e non a docenti di altre scuole. In questi giorni sono state fornite agli uffici scolastici regionali istruzioni precise affinché il corpo ispettivo supporti le commissioni stesse e vigili sul regolare svolgimento degli esami.

Va respinto poi l'assunto del "mancato sostegno all'autonomia delle sperimentazioni da parte delle scuole e l'abbandono dei progetti speciali". La linea adottata dal Governo, concretizzata nel disegno di legge delega (A. S. 1306) assicura e rafforza l'autonomia scolastica, che è stata, tra l'altro, accentuata e resa più concreta attraverso l'attribuzione delle responsabilità di gestione del programma annuale delle relative risorse finanziarie. Con la legge n. 440 del 1997 sono stati assegnati 200 miliardi di vecchie lire per il 2002, a fronte di 120 miliardi del 2001, sempre finalizzati all'autonomia.

Con riguardo in particolare ai progetti di innovazione e di sviluppo della scuola dell'infanzia, si osserva che tali progetti, di carattere sperimentale e rimessi all'autonoma iniziativa delle istituzioni scolastiche, subordinatamente all'esistenza di risorse finanziarie, erano strettamente funzionali all'attuazione della legge n. 30 del 2000 e si giustificavano solo in quell'ottica. La mancata attuazione della citata legge non poteva consentire l'autonoma sopravvivenza di tali progetti, che, peraltro, non essendo mai nati non sono mai stati sospesi.

Proseguono invece regolarmente le sperimentazioni e i progetti già in atto e vengono sostenuti finanziariamente sotto la responsabilità delle direzioni regionali, alle quali sono state fornite indicazioni con l'annuale direttiva generale sull'azione amministrativa e sono state attribuite le risorse con decreto ministeriale n. 1 del 2 gennaio 2002, ai sensi della legge n. 440 del 1997.

Come è noto, infatti, a seguito dell'articolazione del nuovo Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in Direzioni generali, regionali e uffici locali, realizzata nella precedente legislatura e adottata con decreto legislativo n. 300 del 2000, l'asse della gestione è stato spostato dal livello centrale ai livelli territoriali, lasciando all'Amministrazione centrale compiti di indirizzo, programmazione e verifica.

Le Direzioni generali regionali, che costituiscono centri autonomi di responsabilità e di spesa, gestiscono direttamente i fondi per le iniziative di formazione e aggiornamento dei docenti e per il miglioramento dell'offerta formativa, ivi compresi i progetti speciali e le sperimentazioni. Ciò ha consentito di utilizzare le risorse finanziarie in modo aderente ai bisogni formativi differenziati provenienti dalle varie realtà. Anche la formazione dei docenti si svolge regolarmente a cura delle Direzioni regionali predette con l'impegno di tutti i fondi stanziati.

Nessun ritardo è dato rilevare nell'utilizzazione dei 150 miliardi stanziati dalla legge finanziaria 2001 per la preparazione informatica dei docenti, atteso che i tempi di allocazione delle risorse sono stati quelli normalmente richiesti per tale complessa operazione, che, come è noto, si articola attraverso passaggi amministrativo-contabili legati a provvedimenti rimessi alla competenza del Ministero dell'economia e delle finanze e alla successiva registrazione della Corte dei conti. Va comunque precisato che le risorse fin dal mese di novembre sono entrate nella disponibilità delle Direzioni regionali.

Per quanto riguarda la presunta mancata utilizzazione di finanziamenti destinati ad iniziative di autoaggiornamento, si fa presente che la legge finanziaria 2002, come ricordava il senatore Valditara, introduce solo il principio dell'autofinanziamento, ma non determina criteri e modalità di utilizzo delle relative risorse finanziarie, che costituiscono oggetto di contrattazione decentrata con le organizzazioni sindacali della scuola, in quanto rientranti in materia che trova la sua disciplina in norme pattizie. È in corso la prevista contrattazione per la definizione dei criteri e delle modalità di erogazione delle relative risorse.

Non corrisponde al vero l'assunto circa l'assenza di qualsivoglia intervento volto all'attuazione delle leggi sull'obbligo scolastico formativo, atteso che, in sede di ripartizione dei fondi di cui alla legge n. 440 del 1997, con riferimento all'obbligo formativo, si è provveduto addirittura a maggiorare l'importo dell'anno precedente, in piena coerenza con la misura prevista dall'articolo 68 della legge n. 144 del 1999, e inoltre che la stessa legge istitutiva n. 9 del 1999 ne prevede la copertura finanziaria.

È rimessa poi alla valutazione di direttori regionali sostenere con interventi aggiuntivi líattuazione dellíobbligo, attingendo al fondo loro assegnato ex lege n. 440.

Va anche ricordato che, a seguito dellíunificazione con líex Ministero dellíuniversità e della ricerca scientifica e tecnologica, è in via di emanazione un apposito regolamento che renderà effettiva la fusione dei due ex Dicasteri. Ciò ha richiesto una pausa di riflessione sul definitivo assetto degli uffici, rispetto ad un modello (quello dei CIS) che, scindendo funzioni amministrative e di supporto tecnico, ove attuato, segnerebbe un arretramento rispetto ad un'evoluzione delle competenze, che ha visto storicamente interagire in modo sempre più armonico i due momenti del sistema dellíamministrazione scolastica, vale a dire quello amministrativo-tecnico e quello didattico-pedagogico.

Peraltro, i Centri di servizio per le istituzioni scolastiche non sono previsti da alcuna norma di rango primario o secondario. Essi sono stati introdotti in un documento contenente "Linee guida sullíorganizzazione degli uffici scolastici del Ministero", assunte nellíambito di intese raggiunte in sede di Conferenza unificata tra Stato, Regioni e autonomie locali, nonché nel confronto con le organizzazioni sindacali della scuola. Ma né le Linee guida né atti successivi hanno mai precisato con quali risorse umane e finanziarie avrebbero dovuto funzionare i CIS. Senza considerare che, nella sostanza, tali organismi si sarebbero ridotti in mere sovrastrutture rispetto alle scuole dellíautonomia e avrebbero turbato ulteriormente gli assetti organizzativi degli uffici. In ogni caso, è una scelta organizzativa del precedente Governo rispetto allíorganizzazione del Ministero.

Quanto agli IRRE, essi sono stati oggetto di una trasformazione normativa che ha reso necessario ricostituire i loro consigli di amministrazione. Il procedimento di designazione coinvolge, oltre il dirigente generale regionale, le università e le Regioni. Nonostante líimpegno del Ministero, anche per il tramite delle proprie strutture territoriali, líinvio da parte delle Regioni delle designazioni di propria competenza è risultato particolarmente complesso. Tale operazione, allo stato, si è conclusa in quasi tutti i contesti regionali, fatta eccezione per alcuni casi, come quello della regione Campania, del quale, senatrice Pagano, siamo a conoscenza.

Inoltre, non può sottacersi che gli stessi IRRE sono enti strumentali rispetto a finalità istituzionali dellíAmministrazione e che il pieno sviluppo delle loro funzioni può realizzarsi solo allíinterno dellíassestamento del quadro complessivo di riferimento. Nelle more, questi organi hanno comunque continuato a svolgere tutte le attività di loro pertinenza.

Occorre anche precisare che le nuove funzioni assegnate al sistema nazionale di valutazione, che fornirà al Paese, al Parlamento e al Governo, in modo permanente e continuo, dati ed elementi di conoscenza sul funzionamento effettivo del sistema scolastico, come del resto avviene già in tutti i Paesi europei, ha richiesto una revisione della configurazione dellíIstituto nazionale di valutazione (INVALSI) ed è per questo che il disegno di legge delega prevede una riorganizzazione funzionale di tale istituto.

Infine, riguardo allíintegrazione scolastica dei soggetti portatori di handicap, si dà assicurazione che, dopo attenta valutazione sulle finalità e sugli esiti, è stata rinnovata la composizione dellíOsservatorio sullíhandicap. Pertanto, esistono ora tutte le condizioni per il funzionamento regolare dello stesso. Le regole circa il sostegno sono state pienamente confermate ed è esclusa ogni riduzione per il personale che opera per líintegrazione dei disabili, che rappresentano esigenze non comprimibili e non sempre prevedibili in misura precisa.

Non sono stati ricostituiti gli organi collegiali territoriali, la cui composizione va riconsiderata anche alla luce dellíintervenuta riforma federalista. Sono stati pertanto prorogati gli attuali organi ed è in corso di approvazione da parte delle Assemblee parlamentari il rinnovo della delega finalizzata al loro ridisegno. Il fatto che non si siano tenute le elezioni della Consulte studentesche il 31 maggio è dovuto alle valutazioni che si sono fatte circa líopportunità di tale data.

Infatti, la modifica normativa alla tempistica operata dal precedente Governo, che aveva anticipato le elezioni da ottobre a maggio, ha avuto quale conseguenza un forte astensionismo, legato alla circostanza che acquisivano diritto di voto gli alunni delle terze classi della scuola media e lo perdevano gli alunni dellíultimo anno delle scuole secondari superiori. Si è ritenuto necessario, oltre che opportuno, ripristinare pertanto il precedente termine per favorire una più ampia partecipazione, come del resto richiesto dalla stessa Consulta nazionale degli studenti e una più evidente legittimità.

Le Consulte studentesche sono state ricostituite per líanno scolastico in corso e convocate in assemblea nazionale il 23 aprile 2001. Per líanno scolastico 2002-2003, le elezioni saranno indette nel mese di ottobre.

Con riguardo alla legge 10 marzo 2000, n. 62, le risorse finanziarie previste per líanno 2001 sono state erogate con le seguenti modalità. Con decreto ministeriale n. 147 dellí8 ottobre 2001 sono stati stabiliti criteri e modalità di assegnazione delle risorse finanziarie pari a 500 miliardi di vecchie lire per la partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato. In data 13 novembre 2001 sono stati emanati i decreti di impegno complessivo di lire 450 miliardi e in data 21 dicembre 2001 il decreto di impegno dei rimanenti 50 miliardi.

Per quanto riguarda gli assegni, premi, sussidi, contributi per il mantenimento delle scuole materne non statali, con decreto direttoriale del 19 novembre 2001 sono stati predeterminati i parametri da assumere per líutilizzazione dello stanziamento iscritto in bilancio. Con decreti direttoriali del 17 dicembre 2001 è stato disposto líimpegno complessivo di lire 176.272.000.000. Quanto ai contributi per il mantenimento delle scuole elementari parificate nellíesercizio finanziario 2001, i contributi stessi sono stati interamente erogati in ragione dei fondi stanziati sul relativo capitolo di bilancio (lire 228.912.000.000).

Circa i sussidi e i contributi alle scuole secondarie non statali, con decreto ministeriale del 16 ottobre 2001 si è proceduto alla ripartizione di lire 10.022.000.000 previo esame di 1.000 progetti. È stata data, infine, piena attuazione per líesercizio finanziario 2001 a quanto disposto dallíarticolo 1, comma 14, della legge n. 62 del 2000. Per líesercizio finanziario 2002 si seguiranno i criteri già adottati per líesercizio finanziario 2001 .

Si forniscono, infine, assicurazioni che il Governo pone la massima attenzione sui temi riguardanti la valorizzazione dei docenti e il riconoscimento della loro professionalità al fine di esaltarne il ruolo e la specificità allíinterno del comparto scuola. Su questi temi il ministro Moratti ha già avuto un primo e proficuo incontro con le rappresentanze sindacali di categoria e invierà uno specifico atto di indirizzo allíAgenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) affinché colga queste indicazioni.

Appaiono poi prive di pregio le preoccupazioni espresse circa la mancata tutela della libertà di insegnamento, atteso che tutta la normativa in materia, ribadita dallíazione di questo Governo, tende ad assicurare il più ampio riconoscimento di tale prerogativa costituzionale nei confronti di tutto il personale docente. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC:CCD-CDU-DE e LP).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione.

MALABARBA (Misto-RC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, signora Sottosegretario, desidero innanzitutto associarmi alla sacrosanta protesta degli altri colleghi e delle altre colleghe dellíopposizione per la reiterata assenza da questíAula della signora ministro Moratti, che per un intero anno dallíinizio della legislatura non ha ritenuto di dover discutere in prima persona con il Parlamento.

La convergenza, però, con le altre forze di opposizione - come è noto - si limita a questa considerazione, pur di grande rilevanza, mentre nel merito non condividiamo un orientamento che non accenna ad alcuna rettifica rispetto allíimpostazione dei Governi di centro-sinistra - per questa ragione non voteremo la mozione in discussione - contrastiamo nettamente le misure annunciate dallíattuale Governo e cerchiamo brevemente di illustrarne le ragioni.

Il senatore Luigi Berlinguer è mosso da una condivisibile preoccupazione relativa alle misure sulla scuola intraprese dalla signora ministro Moratti, che stanno portando il caos nella scuola, ma non si è accorto che la grave situazione di disagio nel mondo della scuola non si è espressa soltanto nelle ultime settimane. Sono diversi anni ormai che i lavoratori della scuola e gli studenti manifestano contro le proposte di riforma del sistema scolastico avanzate.

Un esempio è lo sciopero indetto dai sindacati di base contro il "concorsaccio" che ha portato in piazza oltre 100.000 insegnanti e ha provocato anche un cambio al vertice del Ministero dellíistruzione. Non è un caso che la categoria degli insegnanti negli ultimi anni sia stata quella più belligerante nei confronti delle politiche governative.

È del tutto evidente che le mobilitazioni si sono intensificate con le proposte di riforma presentate dalla signora ministro Moratti, che ha potuto avvalersi di alcune leggi volute dai governi di centro-sinistra. Le mobilitazioni studentesche, líassedio dei 100.000 nei confronti della farsa degli Stati generali dellíIstruzione, le occupazioni delle scuole, gli scioperi del personale docente e ATA ci permettono di registrare una forte reazione di opposizione alle proposte avanzate dal Governo, alla legge delega sulla scuola, al continuo taglio ai finanziamenti alle scuole pubbliche, allíerogazione di finanziamenti alle scuole di tendenza, alla riduzione dellíorganico (36.000 posti in meno nel giro di pochi anni), alla riforma degli esami di maturità e il conseguente buco - questo esiste veramente! - relativo ai finanziamenti per le retribuzioni dei commissari e dei presidenti delle commissioni díesame nonché alla proposta di riforma degli organi collegiali della scuola.

Il mondo della scuola oggi ci interroga, ci pone quesiti ed esige risposte concrete relative ad un contratto che finalmente realizzi il riconoscimento, anche economico, del lavoro svolto da parte dei lavoratori della scuola; esige risposte concrete relative allíaumento degli stanziamenti per la scuola pubblica. Il nostro Paese è il penultimo in Europa rispetto al rapporto spesa per líistruzione-PIL con il 4,6 per cento dei finanziamenti.

Oggi il mondo della scuola esige risposte concrete anche rispetto alla necessità di abolire quelle parti della legge 10 marzo 2000, n. 62, la famosa legge di parità scolastica voluta dal senatore Berlinguer, che concede facilitazioni impensabili alle scuole private, aggirando il dettato dellíarticolo 33 della Costituzione repubblicana.

Rifondazione Comunista insieme ad altri soggetti attivi nel mondo della scuola è tra i sostenitori dei referendum sociali, di cui è stata avviata in questi giorni la raccolta delle firme. Tra questi vi è anche un quesito relativo alla scuola. Riteniamo che la riuscita della campagna referendaria e líabolizione parziale di alcuni commi della legge di parità serva a dare una prima, seppur limitata risposta concreta alle esigenze degli studenti, degli insegnanti e di tutti coloro i quali hanno a cuore il problema dellíistruzione nel nostro Paese. (Applausi dal Gruppo Misto-RC e del senatore Di Siena).

CORTIANA (Verdi-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORTIANA (Verdi-U). Signor Presidente, il nostro è un voto convintamente favorevole alla mozione che abbiamo contribuito ad elaborare, il cui tentativo è quello di proporre un confronto profondo, a tutto campo, costruttivo nel merito sulla questione della scuola.

Le risposte ricevute non sono state soddisfacenti; almeno, però, è iniziata una interlocuzione. Speriamo, pertanto, che sia raccolto líinvito rivolto in questa sede da diversi colleghi di condividere non certo le soluzioni ma líurgenza di porre con forza una serie di questioni - dallíedilizia scolastica alla qualità della formazione docente e quantíaltro - in vista della prossima legge finanziaria. Questo è líimpegno che ci assumiamo e che manterremo nellíistituzione e con il Paese. Per questo il voto del Gruppo dei Verdi è favorevole alla mozione in esame.

BRIGNONE (LP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRIGNONE (LP). Signor Presidente, il mio Gruppo voterà contro la mozione avanzata: pur riconoscendo alcune verità in essa contenute, non convince avendo il colore e il sapore di un pamphlet politico e, leggendolo attentamente, si scopre anche che vi sono indicate molte manchevolezze della precedente maggioranza e non dell'attuale. Molte colpe sono, quindi, da ascrivere a chi ha precedentemente operato nel campo della scuola.

Mi limiterò a sottolineare solo alcuni passi facendo osservare che líopposizione ha erroneamente affermato che il Governo avrebbe fornito risposte evasive e incentrate su argomentazioni differenti. In realtà, il Governo ha risposto puntualmente ai vari punti sollevati nella mozione. Ovviamente nella precedente maggioranza sono stati compiuti degli errori. Tutti sappiamo che il ministro Berlinguer, con la sua legge n. 30 del 2000, si è infilato in un sacco dal quale non ha saputo uscire.

Questa è una realtà e dire la verità nel campo della scuola è molto difficile anche perché l'argomento è estremamente complesso e variegato e non è facile affrontarlo in modo esauriente in tutti gli aspetti e componenti.

Tuttavia, affermare adesso che vi è un diffuso stato di disagio e di incertezza tra studenti, docenti, dirigenti, famiglie e amministratori locali significa disconoscere che precedentemente, a seguito della legge n. 30 del 2000, si era manifestato lo stesso stato di incertezza, anzi forse peggiore, anche se probabilmente non era organizzato scientificamente e politicamente come lo è oggi.

Gli amministratori locali hanno avuto grandemente questi disagi sin dal varo della legge n. 23 del 1996, che assegnava loro competenze in materia di edilizia scolastica e di razionalizzazione dell'organizzazione scolastica, tant'è che sono toccate alle amministrazioni locali sia la soppressione di plessi scolastici che la chiusura di alcune scuole e sappiamo che si è trattato di un processo doloroso e indubbiamente penalizzante sotto il profilo politico.

Quindi pensare che adesso le amministrazioni locali si trovino in uno stato nuovo di incertezza è perlomeno avventato. Torno a ripetere che tale stato lo vivevano sin d'allora, anzi probabilmente esso si è andato attenuando, perché probabilmente l'anticipo dell'iscrizione alla scuola di bambini di cinque anni e mezzo di età comporta certamente - e questo aspetto nella relazione tecnica della legge-quadro è spiegato in modo estremamente approfondito - problemi di allocazione degli studenti, ma sicuramente inferiori a quelli che avrebbe creato sotto il profilo delle strutture edilizie il settennio di base, e per rendersi conto di ciò basta interrogare gli amministratori locali, comunali e provinciali.

La stessa legge n. 23 del 1996 non fu mai affrontata in Aula nei suoi risvolti pratici e ricordo che per primo nel 1997 sollevai la necessità di dar luogo immediatamente all'erogazione dei fondi stabiliti per le tre annualità.

Si parla di organici, ma indubbiamente non possiamo nasconderci di fronte al fatto che vi sono nel Paese classi costituite da 25 allievi ed altre da 5 o 6. Di qui deriva il rapporto che ci pone in minoranza rispetto ad altri Paesi europei - e non solo avanzati sul piano scolastico - ed anche i problemi derivanti dal fatto che la quasi totalità delle risorse destinate alla scuola viene spesa per gli stipendi e non rimane nulla o quasi per gli investimenti. Anzi, la decisione di questo Governo per razionalizzare e non risparmiare sugli organici al fine di reinvestire significa avere finalmente affrontato coraggiosamente il problema. Infatti, chi è addentro alle cose della scuola sa che nel Paese vi sono classi anche di 3 o 4 allievi.

Passo ora al tema del nuovo esame di maturità. Ricordo che all'epoca intervenni per affermare che tale esame era necessario per valutare gli allievi, mentre la sinistra lo considerava un sistema per valutare le scuole non statali.

Questo è un dato di fatto; tant'è che si pretendeva, per accedere come interno all'esame di maturità, l'applicazione di una regola, cioè il corso completo quinquennale, che non era applicata neppure nelle scuole statali. Qualcuno non è forse informato del fatto che vi sono corsi serali statali costituiti appena da una o due classi per tutto il quinquennio. Allora ebbi occasione di dire che occorreva migliorare il percorso quinquennale; non bisogna lasciare le cose come sono e all'ultimo anno, attraverso la valutazione degli allievi, calare la scure sulle istituzioni scolastiche.

Un altro motivo di incertezza nella riforma Berlinguer derivava dalla durata dei corsi di studio. Furono avanzate richieste di chiarimenti da parte di scuole sessennali, come gli istituti enologici, che venivano mortificati e subivano una contrazione nel percorso di studio. A seguito delle riserve espresse, si cercò di modificare la normativa.

Dico questo per spiegare che fondate rimostranze furono manifestate anche allora ma, diversamente da quanto accade oggi, non furono organizzate politicamente. Ricordo di essere stato uno dei pochi intervenuti nel dibattito sulla riforma degli IRRE; gli obiettivi erano, se non esplicitati completamente, almeno ripensati più dalla sinistra che dal centro-destra, nonostante che negli IRRE fossero presenti molte persone ivi collocate da quella parte politica. Io stesso difesi l'operato di molti IRRE nella ricerca metodologica e didattica, quale punto di riferimento per l'innovazione e l'autonomia.

Si parla di carenza di contributi per l'autonomia, ma nelle erogazioni annuali del fondo per l'offerta formativa si nota un solo apice, riguardante l'anno in cui fu istituita l'autonomia. In seguito non furono previsti grandi finanziamenti; l'onda delle erogazioni per l'offerta formativa, che fa vivere quotidianamente le istituzioni scolastiche, ha avuto un andamento piuttosto altalenante, come ho rilevato in Commissione in qualità di relatore per il parere.

In sostanza, l'attuale maggioranza ha ereditato una situazione difficile; non è possibile esaudire le richieste e risolvere i problemi della scuola nell'arco di un anno, e forse neppure nell'arco di un'intera legislatura, anche perché si sono create tante sacche di piccoli privilegi. (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dal Gruppo LP).

COMPAGNA (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COMPAGNA (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, i senatori dellíUDC, oltre a pronunziarsi perché il Senato respinga la mozione di cui il senatore Berlinguer è primo firmatario, vogliono affidare a questo dibattito una preoccupazione politica più generale.

Quella della Moratti non è e né deve apparire la controriforma della riforma Berlinguer, ma deve piuttosto cercare di accreditarsi come lo sforzo di risanamento della scuola nazionale. Quando il senatore Tessitore ha parlato di gestione con una certa insofferenza nei confronti degli eccessi di riformismo del dibattito di politica scolastica, credo volesse intendere qualcosa del genere.

Del resto, nei mesi scorsi, quel rapporto dellíOCSE molto discusso in Italia, che segnalava in termini purtroppo inequivocabili il bassissimo livello di apprendimento linguistico, storico e matematico dei nostri studenti rispetto ai loro coetanei dellíUnione europea, non può essere occasione di polemiche strumentali. Sono in gioco questioni molto più vere e più serie della patente di riformista o di restauratore, di rinnovatore o di conservatore.

Il disagio dei giovani e delle loro famiglie nasce anche dal fatto che sulla scuola e sulla università sono state fatte, nella scorsa legislatura, scelte di sicura demagogia ma di molto breve respiro. Aveva ragione il senatore Asciutti quando ricordava che la legge universitaria del "3+2" non può essere considerata corpo separato dalla legge n. 30 e dalle ragioni ed argomenti con i quali, nella scorsa legislatura, i colleghi del Polo si opposero a quella legge. Allíuniversità si sono voluti corsi di durata triennale e a scuola si è abdicato a quella formazione autentica che un tempo era invidiata in Europa ai nostri studenti liceali.

Credo avesse ragione il collega Tessitore quando ha espresso insofferenza nei confronti del riformismo ed ha ricordato la lunga durata della riforma Gentile, certo non attribuibile al fascismo, che dovete consentirmi di definire come la riforma Croce-Gentile, perché Croce líha impostata da Ministro della pubblica istruzione dellíultimo Governo Giolitti.

Al contrario, la scorsa legislatura, caratterizzata dallíatteggiarsi del ministro Berlinguer a Giovanni Gentile, si è conclusa - me lo si consenta - in modo un poí sarcastico. Ricordiamo la polemica sui libri di testo con Francesco Storace, presidente della regione Lazio, che si atteggiava a Benedetto Croce.

Faccio queste affermazioni per dire che le patenti di riformatore e di conservatore lasciano il tempo che trovano e sono abbastanza stucchevoli, se già oggi - me lo consenta, senatore Berlinguer, perché líha detto lei stesso, molte volte, da Ministro - la maggior parte dei diplomati approda allíuniversità con poche nozioni e tantissima retorica dellíantinozionismo, con poca cultura nel senso critico e tantissimo conformismo, con nessun metodo ma tantissima retorica della cosiddetta interdisciplinarietà.

Quali possibilità avranno domani i laureati di nuovo conio, provenienti da un triennio che si vorrebbe professionalizzante e che ha prodotto quei risultati sconfortanti, a cui si richiamava il collega Asciutti, rispetto al numero dei corsi di laurea che esibiamo, in un mondo dove le professioni e il lavoro sono destinati a cambiare molto più in fretta rispetto alla generazione precedente?

Come sarà possibile, senatore Berlinguer, riconvertire se stessi ed il proprio sapere senza una preparazione di base, né liceale, né universitaria? E allora ci saranno - e speriamo di avere occasione di affrontarli quanto prima anche in quest'Aula - molti punti della riforma del Governo da correggere.

I senatori dell'UDC non si sottrarranno, ma questa distinzione così rigida e così schematica tra formazione ed istruzione, sulla quale nella scorsa legislatura si è mossa la maggioranza di Governo, in me non suscita alcun rimpianto. E mi pare pienamente legittimo che un'opposizione, la Casa delle libertà, che aveva fatto valere le proprie ragioni a fine legislatura contro le forzature che furono fatte per l'approvazione della legge n. 30, conseguita la maggioranza degli elettori, la maggioranza in Parlamento, cerchi di modificare alla luce di quelle ragioni quelle che anche per molti colleghi della sinistra sono delle incongruenze.

Di qui il nostro meditato invito al Senato a respingere la mozione, il nostro apprezzamento per le puntuali osservazioni del Sottosegretario su molti dei punti sollevati, ed il nostro auspicio per un confronto di politica scolastica di maggior respiro in una prossima occasione. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, AN e LP).

MONTICONE (Mar-DL-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MONTICONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, devo dire che io non ho mai invidiato i parlamentari che accettavano di volta in volta di diventare Ministri della pubblica istruzione, perché è sempre stato un terreno, proprio per la centralità della pubblica istruzione in una società come la nostra, molto difficile. Quindi, mi rendo conto anche delle difficoltà del Governo dopo un anno di legislatura ad affrontare temi che, come ha ben detto il Presidente della 7a Commissione, sono temi di lungo periodo.

Io però vorrei giustificare innanzitutto qui l'adesione del Gruppo della Margherita alla mozione che noi stessi abbiamo collaborato a presentare, perché il Senato nel suo complesso si interessi di più al tema della riforma scolastica, anche perché la riforma proposta dal ministro Moratti prevede una delega - a mio giudizio -troppo ampia, e per certi aspetti anche ingiustificata.

Era quindi necessario, non per polemica o per un'affermazione di principio assoluta da parte nostra, provocare questa discussione. Il Sottosegretario ha cercato di dare puntualmente delle risposte relative ad alcuni aspetti contenuti nella mozione, ma a mio avviso non è entrata - e forse non era questa neanche del tutto la sede propria - in alcuni problemi di ordine più generale che riguardano, appunto, la prospettiva riformistica.

Toccherò solo tre brevissime osservazioni di carattere generale e metodologico.

La prima riguarda la necessità che queste riforme siano fatte con un più ampio consenso dellíAssociazione Nazionale dei Comuni Italiani e della Conferenza Stato-Regioni, cioè di quegli elementi dellíautonomia che sono alla base della modifica del Titolo V della Costituzione.

Un secondo aspetto che mi pare sia importante, che è di prospettiva, riguarda il rapporto con le famiglie. Mi pare cioè che líanticipo - di cui oggi non si è parlato espressamente - a due anni e mezzo per la scuola dellíinfanzia e a cinque anni e mezzo per la scuola elementare, proposto nella riforma, fatto in quel modo, cioè non come un anticipo generalizzato, ma affidato alla scelta di opportunità delle famiglie, con alcuni accorgimenti, mette in difficoltà il rapporto tra le stesse famiglie e la scuola e comunque non tiene conto dello sviluppo del bambino.

Io credo che questo aspetto vada toccato con maggiore evidenza e che debba interessare in maniera più generale, perché è un fatto fondamentale, non è una questione di onda anomala o soltanto di numero più alto di ragazzi per qualche anno, è un problema di carattere generale.

Líaltro aspetto, sempre metodologico, riguarda il modo con il quale si istituiscono, in realtà, due canali, uno per la formazione professionale e uno per líistruzione. Anche a tale riguardo líanticipo gioca un ruolo negativo, e comunque si tratta di un problema sociale di vasto respiro.

Un altro elemento ancora che mi pare giustifichi la nostra mozione (una mozione che vuole appunto suscitare un dibattito più generale, visto che cíè in prospettiva una legge delega restrittiva) riguarda il problema della formazione degli insegnanti, perché il raccordo con líuniversità e con le SIS, cioè con le scuole che sono state istituite per preparare gli insegnanti dopo la laurea, rimane totalmente aperto. Non mi pare che nei progetti di riforma vi sia un raccordo vero con líuniversità e con le rappresentanze dellíautonomia e con gli organi delegati dellíuniversità.

Qui tra parentesi aggiungo solo un particolare, cioè che sul tema dellíuniversità (lo ha già accennato, mi pare, il collega Tessitore) cíè un bisogno, al di là del problema della correzione del tre più due e via dicendo, di raccordo generale, strategico tra líistruzione e la formazione scolastica e líuniversità stessa, non solo in funzione dellíingresso lavorativo, ma proprio in funzione di un contesto culturale e formativo dei cittadini.

A me pare allora che il parallelo che ho ascoltato in questíAula con il resto dellíEuropa (qualche volta detto in termini, mi pare, appropriati, altre volte in un modo che mi lascia un poí perplesso) non vada fatto tanto in termini quantitativi, ma vada operato nella considerazione della tipicità della società italiana, di quali sono le nostre Regioni, le nostre offerte di insegnanti, anche della qualità delle caratteristiche ambientali. Del resto, io sono convinto che la nostra scuola, anche quella attuale, pur con tutti i suoi problemi, sia una scuola che non sfigura affatto nei confronti del resto dellíEuropa e che non sfiguri affatto neanche líuniversità.

Ecco, io credo che questi siano i problemi per cui noi, che apparteniamo allíopposizione, sollecitiamo la politica governativa, non soltanto il Ministro.

Riteniamo che sia bene allargare all'intero Senato, e di riflesso all'intera politica governativa, l'atteggiamento che ormai da anni - e anche adesso sotto la presidenza del senatore Asciutti - si registra con una certa ampiezza nella 7a Commissione permanente, caratterizzato da uno scambio di vedute, dalla possibilità di ascoltarsi e qualche volta anche di polemizzare, come, per la verità, è stato fatto anche in quest'Aula da alcune parti. Ecco, credo che questo manchi alla politica governativa e manchi anche un poí, mi sia permesso di dirlo, al dibattito politico dell'Aula.

Per questa ragione, abbiamo sottoscritto la mozione e dichiariamo di votare a favore di essa. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, Verdi-U e DS-U. Congratulazioni).

*VALDITARA (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALDITARA (AN). Signor Presidente, mi si consenta di aprire una brevissima parentesi sull'università, visto che i colleghi intervenuti prima di me hanno affrontato, se pur fugacemente, questo tema.

Constato che sta emergendo in quest'Aula una netta maggioranza. Ricordo gli interventi autorevoli dei senatori Asciutti e Compagna, e l'accenno del senatore Monticone, in merito alla necessità di una seria revisione della cosiddetta riforma Zecchino del 3+2. Invito pertanto il Governo, e quindi anche la signora sottosegretario Valentina Aprea, a trasmettere alla commissione guidata dal professor De Maio e costituita presso il Ministero queste indicazioni politiche, perché è opportuno che la "commissione dei tredici saggi" tenga conto di questo orientamento assolutamente maggioritario, quanto meno qui al Senato.

Ritornando al merito della mozione, avevo poc'anzi anticipato che nelle dichiarazioni di voto avrei toccato più nei dettagli alcuni degli elementi in essa contenuti. Ebbene, se il Governo dovesse essere vincolato da questa mozione si getterebbe nel caos la scuola italiana.

Quello che qui soprattutto si chiede e, mi si consenta, lo si chiede anche con un po' di ingenuità, è di dare attuazione alla legge n. 30 del 2000.

Abbiamo in discussione la riforma Moratti dei cicli e dovremmo dare attuazione alla legge n. 30 del 2000. Ci siamo impegnati politicamente con i nostri elettori ad abrogare la legge n. 30 del 2000 e dovremmo invece darne attuazione, quando fra poche settimane questa sarà verosimilmente abrogata e sostituita da una nuova normativa.

Nella mozione si parla di espedienti; si fa riferimento al discorso della Corte dei conti per bloccare la legge in questione. Non c'è nessun espediente noi, almeno noi di Alleanza Nazionale, siamo semplicemente contrari alla legge n. 30 del 2000, non vogliamo che venga attuata perché deve essere cancellata.

Proprio perché non vogliamo attuare una legge, che, come è stato detto in sede di discussione generale avrebbe delle conseguenze anche molto gravi sulla scuola italiana, si può comprendere la conseguente mancata attuazione di alcuni passaggi ad essa collegati. Così, per esempio, la mancata attuazione di quanto previsto dall'articolo 8 del regolamento sull'autonomia scolastica in materia di competenze circa la definizione dei curricula nazionali e locali, che andrà rivista alla luce della nuova riforma; così ancora la sospensione dei progetti di innovazione circa la scuola dell'infanzia.

Si contesta nella mozione il mancato decollo dei centri servizi per le istituzioni scolastiche, i famosi CIS, così come dei nuovi organi collegiali territoriali.

Quanto ai CIS, ritengo che essi rappresentino il classico e tipico esempio di una sorta di superfetazione burocratica, inutile, consentitemi il termine un poí polemico, "parasovietica", fonte di spreco di denaro pubblico. I CIS, in altre parole, sono dei carrozzoni dei quali non si giustificano le funzioni, se non per collocare un poí di insegnanti distaccati, sottraendoli dalla loro vera funzione che è líinsegnamento. Si sovrappongono inutilmente alle scuole dellíautonomia e, come dicevo, rappresentano un inutile spreco di risorse: si è calcolato che la loro entrata in funzione costerebbe più di cento miliardi di vecchie lire.

CIS, INDIRE, INValSI, IRRE, già IRSAE, nobili esempi, qualcuno più qualcuno meno, di una sorta di arcaico statalismo. Degli IRRE nella mozione si chiede perentoriamente che siano messi in condizione di operare. Se non lo si è fatto è certamente anche per problemi legati sia alla loro struttura sia, come diceva la sottosegretario Aprea, al ruolo delle regioni. Ma si tratta di enti che il mondo della scuola raramente è riuscito a vedere come punto di riferimento, di enti capaci di produrre ricerche quasi sempre inutili, di enti, in realtà, parapolitici, che oltretutto costituiscono, in alcuni casi e per alcuni aspetti, una sorta di doppione degli ex provveditorati, cui ora sono state attribuite, appunto, anche funzioni analoghe.

Circa gli organi collegiali territoriali, intanto va detto che note, e già discusse in Commissione, difficoltà interpretative e attuative del decreto legislativo n. 233 del 1999 hanno determinato líimpossibilità dellíentrata in vigore al primo settembre 2001.

Al di là di questi problemi tecnici, già manifestatisi nella passata legislatura, occorre sottolineare come anche questi organismi vadano ripensati circa i criteri di composizione, le competenze, il ruolo degli enti locali e degli altri enti istituzionali, la compatibilità con la riforma dellíarticolo 117 della Costituzione e come vada rivista la procedura di costituzione, che è alquanto farraginosa.

Díaltro canto, lo dico e lo ribadisco con estrema chiarezza, se a noi non piace una vostra legge, non siamo certamente obbligati ad applicarla. Basta con questa idea, consentitemi di dirlo, pretestuosa, se non addirittura ridicola, per cui tutto ciò che avete approvato debba avere un valore sacrale, costituzionale, intangibile.

ANGIUS (DS-U). Le leggi si applicano!

BRUTTI Massimo (DS-U). Fate la vostra legge!

VALDITARA (AN). Le leggi si cambiano anche, caro senatore Angius, e quando le leggi stanno per essere cambiate, sarebbe irresponsabile applicarne altre, completamente diverse.

ANGIUS (DS-U). Prima le applicate, poi le cambiate!

VALDITARA (AN). Vorrebbe dire gettare nel caos la scuola italiana. Lei sta dicendo di voler gettare nel caos la scuola italiana. Se ne assuma le responsabilità.

BRUTTI Massimo (DS-U). Tornerete presto allíopposizione!

PAGANO (DS-U). Ma cosa stai dicendo? Il caos cíè già, líavete provocato voi!

VALDITARA (AN). Se ne assuma le responsabilità. (Commenti dal Gruppo DS-U). Lo vada a dire agli insegnanti e ai presidi. (Richiami del Presidente). Evidentemente, senatore Angius, lei non conosce la scuola italiana. (Commenti della senatrice Pagano).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego. Senatrice Pagano, per favore, consenta al senatore Valditara di concludere il suo intervento.

VALDITARA (AN). Senatrice Pagano, lei sa quale stima io abbia nei suoi confronti, mi consenta quindi di parlare.

La mozione sin qui analizzata, se approvata, avrebbe delle conseguenze senzíaltro dannose per la scuola italiana. Ma ci sono anche alcuni suoi punti assolutamente inutili. Allora, mi chiedo: non potevate informarvi un poí prima, anziché sprecare inchiostro per nulla? Quando io studiavo diritto costituzionale, mi ricordo di aver appreso che esistono anche le interrogazioni parlamentari.

Per esempio, i progetti speciali sulla musica, la lingua, le biblioteche, Proteo, sono stati già rifinanziati, come ha detto pocíanzi la sottosegretario Aprea. Così, ancora, per le risorse finanziarie di cui alla legge n. 62 del 2000 relativamente al 2001, ricordo che addirittura il 2 gennaio si è varato il decreto n. 1 del 2002. Per quanto riguarda i 150 miliardi di cui alla finanziaria 2001 per la preparazione informatica dei docenti il Governo ha già provveduto. Così come líOsservatorio sullíhandicap - come è stato riconosciuto anche dal senatore Berlinguer - è stato ricostituito ed è funzionante.

Circa líattuazione delle leggi sullíobbligo scolastico e formativo non posso altro che prendere atto di quanto detto pocíanzi dalla sottosegretario Aprea, cioè che si è addirittura maggiorato líimporto rispetto allíanno precedente.

Quanto ai presunti inadempimenti relativamente alla Costituzione della consulta degli studenti, è venuta dagli stessi studenti la richiesta di rinviare le elezioni fra l'altro si sarebbe addirittura tolto il diritto di partecipazione agli studenti frequentanti líultimo anno. Le consulte saranno elette ad ottobre.

Sulla formulazione delle graduatorie permanenti occorre ricordare che i famigerati 30 punti a favore dei frequentanti le SIS sono stati previsti nella passata legislatura e Alleanza Nazionale al riguardo ha presentato uníinterrogazione alla Camera, firmata dallíonorevole Napoli, in cui, pur salvaguardando le legittime aspettative di chi ha manifestato un particolare impegno Ö(Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi dal Gruppo AN).

PRESIDENTE. Se vuole, può lasciare qualche considerazione conclusiva che verrà allegata al Resoconto.

PAGANO (DS-U). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAGANO (DS-U). Signor Presidente, come si evince dalla discussione che abbiamo tenuto stamattina in Aula, la presentazione della mozione ha avuto un grande successo, e spiegherò perché. In molti degli interventi in discussione generale non si è parlato dei punti contenuti nella mozione.

Quanto alle questioni che ha affrontato ora il senatore Valditara risponderò punto su punto, perché non abbiamo tempo per scrivere cose inutili o ideologiche: siamo molti attenti a ciò che sta accadendo nelle scuole e credo che tutti, colleghe e colleghi, in questíAula abbiano ricevuto - non è soltanto una nostra prerogativa - moltissimi documenti sul caos che non stiamo creando noi nel voler applicare la legge n. 30, ma che cíè già nelle scuole italiane per le cose che non sono state fatte in questo periodo e le mancate attuazioni delle norme.

Capisco líimbarazzo dei senatori che nella nostra Commissione hanno lavorato sulle questioni della scuola per anni e che quindi conoscono i problemi. Siamo arrivati anche alla pantomima del bravissimo senatore Gaburro, che rischiava di mettere in imbarazzo la signora sottosegretario Aprea perché stava leggendo le conclusioni e le risposte che il Ministero avrebbe dato in sede di replica: se confrontiamo la parte dellíintervento del senatore Gaburro con la prima parte dellíintervento della sottosegretario Aprea vedremo che sono assolutamente identiche, tanto che il senatore Valditara e il senatore Compagna si sono affrettati a far tagliare al povero senatore Gaburro líintervento che si stava apprestando a terminare.

Si è parlato di tutto: della legge n. 30, di ciò che voi volete fare con la riforma Moratti, tutte cose che però non erano contemplate nella mozione. Noi parliamo del Governo e della gestione di questíanno, non ci riferiamo a ciò che accadrà - e che ci preoccupa - dopo la riforma Moratti, ove mai riuscirete a portarla in porto.

Líaltro punto che mi stupisce - anzi non mi stupisce perché è un motivo ricorrente in tutti gli interventi dei senatori della maggioranza, non solo nelle questioni della scuola - è la constatazione dellíesistenza di due filoni.

Il primo filone è che la scuola è in subbuglio perché vi sarebbe un complotto rosso dei comunisti, di coloro cioè che sono in grado di organizzare scientificamente e capillarmente il contrasto alle vostre posizioni sulla scuola.

Ebbene, caro senatore Valditara - e mi rivolgo anche agli altri colleghi che hanno sostenuto argomentazioni analoghe - le ho chiesto in precedenza interrompendola - di questo mi dispiace - di non entrare su questo terreno. Lei ha parlato di direttori generali con tessera; le posso dire che vi è una lunga fila di aspiranti direttori generali che stanno prendendo le vostre tessere per essere ammessi. Abbiamo definito le nomine per capacità. Sfido chiunque a dire che i direttori generali nominati non abbiano le capacità adeguate! (Brusio in Aula)

E che dire, caro senatore Valditara ed altri, della fila di ispettori che si mandano nella scuola a rabbonire gli animi e a definire un comportamento più consono alle scelte del Governo? Che dire dei deputati che intervengono sulla libertà didattica della scuola?

Non vedo il senatore Florino che, sempre molto corretto, è dovuto intervenire a Napoli, dopo la protesta un poí balzana di un rappresentante di AN che bacchettava il preside di una scuola media di Napoli per aver organizzato un convegno sulla legalità al quale, a suo dire, non erano intervenuti rappresentanti di AN e di Forza Italia, poi smentito dal senatore Florino il quale, essendo componente della Commissione Antimafia, era stato uno dei relatori intervenuti. Dico questo per i pesanti interventi che immaginate per la scuola. Altro che complotto rosso!

Líaltro filone invece è più comodo: tutto è attribuibile al disastro che è stato fatto nella scuola dal centro- sinistra.

Caro senatore Valditara ed altri, il senatore Asciutti ha detto che abbiamo velocizzato líapprovazione della legge n. 30. Riconosco che evidentemente ciò è avvenuto al Senato ma, come sa líonorevole Aprea, venivamo da una discussione serratissima durata due anni e mezzo alla Camera dei deputati, in sede di Comitato ristretto, in Commissione ed infine in Aula. Questi due anni e mezzo ci hanno portato ad una discussione nella quale sono intervenuti le scuole, i dirigenti scolastici, gli studenti e le famiglie. Così, mi pare, non sta accadendo ora.

Do atto al senatore Asciutti di aver voluto mantenere il programma delle audizioni, lasciando aperta una discussione serrata, adottando, come Presidente, un comportamento corretto nella discussione generale sulla legge. Non è questo di cui dobbiamo parlare oggi, anche se ci sarebbe molto da dire soprattutto quando si parla di una legge Berlinguer non coperta finanziariamente; si trattava di un piano di attuazione.

Ma vorrei ricordare ai colleghi che per la riforma il ministro Moratti prevede 19 mila miliardi ma nel frattempo non ha neanche i soldi per pagare i commissari interni che prestano servizio per gli esami di Stato. Si parla di onda anomala; potremmo allora parlare della marea che si potrebbe abbattere sulla scuola con líanticipo previsto dalla legge da voi proposta. Insisto, però, che di questo argomento non si parla stamani.

Stamani oggetto della nostra discussione sono gli effetti devastanti, tra líaltro riconosciuti dalla stessa maggioranza, dei tagli attuati nella legge finanziaria. Non sono forse stati il senatore Valditara o il senatore Asciutti a fare una battaglia ammirevole in Commissione per far sì che le supplenze fossero abbattute da 30 a 15 giorni sotto nostro input? Non sono stati forse i senatori Valditara o Asciutti a presentare emendamenti sulla vexata quaestio degli esami di Stato, riconoscendo anche in Aula che non possono essere fatti con un presidente per istituto?

Si tratta allora delle norme finanziarie che si sono abbattute violentemente sulla scuola. Ebbene, di questo vogliamo parlare: ha fatto bene la senatrice Franco a non parlare di aspetti generali ma a portare dati puntuali della provincia di Firenze, estremamente avanzata per merito degli enti locali, sulle questioni dellíofferta formativa.

Ebbene, andatevi a rileggere quelle cifre, perché dimostrano che quei tagli nella legge finanziaria hanno determinato tagli di organici nelle scuole con una conseguente destrutturazione dei progetti di offerta formativa che ogni scuola stava mettendo in campo.

Colleghi, è vero che rispetto alla riforma dei cicli scolastici è stata manifestata grande perplessità ed anche qualche contrarietà da parte di molte associazioni; tuttavia, faccio presente che prima di tale riforma abbiamo varato l'autonomia scolastica e da quel punto siamo partiti.

Attraverso l'autonomia la scuola è cambiata - che lo vogliate o no - la scuola era quindi in cammino, ha lavorato e i docenti, gli studenti e le loro famiglie si sono appropriati dei progetti della scuola, costruendo un percorso che - lo si voglia o no - è stato bloccato, nonostante quanto risulta dai dati rassicuranti forniti dal Ministero. Faccio presente, anzi, a questo proposito che ne forniremo altri, ben diversi, in un libro bianco che stiamo predisponendo.

Inoltre, laddove è stato possibile sono stati mantenuti dei progetti, anche grazie a veri e propri salti mortali compiuti dai direttori generali - mi riferisco ad esempio al progetto "Chance" a Napoli, che è uno tra i tanti - ma solo comprimendo gli organici della scuola elementare: quindi, da una parte si mantiene e dall'altra si toglie!

Vorrei inoltre definire due questioni. Il sottosegretario Aprea ha affermato che si è data attuazione sia allo stanziamento relativo a 150 miliardi sia a quanto previsto in materia di informatica. Ebbene, faccio in proposito presente che tutto ciò è stato realizzato attraverso una circolare emanata il 21 maggio. Su queste cose non si può giocare, considerato che fino a quella data non era stato attuato assolutamente niente!

PONTONE (AN). La senatrice Pagano ha terminato il tempo a sua disposizione!

PAGANO (DS-U). Ciò che noi chiediamo non è l'applicazione della legge n. 30, ma l'attuazione di ciò che è già in campo. (Vivaci proteste del senatore Pontone). Questo è ciò che abbiamo messo all'ordine del giorno oggi con la nostra mozione e a cui non avete risposto perché siete in profonda difficoltà. Ammettetelo e lavoriamo insieme per dare risposteÖ(il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Senatore Pontone, la richiamo all'ordine!

PONTONE (AN). Signor Presidente, lei deve essere al di sopra delle parti, il tempo a disposizione della senatrice Pagano era terminato!

PRESIDENTE. Senatore Pontone, la richiamo nuovamente all'ordine. Sta per fare una figuraccia! (Vivaci reiterate proteste del senatore Pontone). Il termine dei dieci minuti è cronometrico e il Presidente in tal senso non ha alcun ruolo, dal momento che il microfono si disattiva automaticamente.

Faccio inoltre presente che un minuto prima del termine dei dieci minuti si accende una luce rossa, il Presidente richiama l'oratore e - ripeto - al termine del tempo a disposizione, il microfono si disattiva automaticamente. Questo è quanto accaduto per tutti gli interventi svoltisi questa mattina, per cui la prego di non essere offensivo, senatore Pontone. (Vivaci proteste del senatore Pontone).

FAVARO (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FAVARO (FI). Signor Presidente, come preannunciato dal collega Asciutti, il nostro Gruppo voterà contro la mozione di cui è primo firmatario il senatore Berlinguer. Ciò, naturalmente, non significa rinunciare a vedere le difficoltà che esistono nel mondo della scuola, spesso causate da provvedimenti approvati dal precedente Governo.

D'altra parte, il disagio all'interno della scuola non c'è da oggi, tant'è vero che in alcuni passaggi di precedenti interventi sono stati sottolineati gli scioperi che durante il precedente Governo hanno accompagnato l'approvazione della riforma Berlinguer.

Il nostro voto contrario significa anche approvazione dell'operato del Ministro e del Governo per quanto riguarda la gestione della scuola e la realizzazione di riforme approvate precedentemente e che vengono accettate anche dall'attuale maggioranza. Mi riferisco ad esempio alla realizzazione dell'autonomia scolastica, su cui si è insistito e rispetto alla quale si sta andando avanti con grande celerità e competenza.

Ciò significa anche approvare il lavoro che la maggioranza sta portando avanti attraverso la predisposizione di provvedimenti tesi a cambiare la scuola, soprattutto la legge delega in materia di cicli scolastici.

Pur nella fretta necessaria per ridurre al minimo il periodo della precarietà e dell'incertezza, che accompagnano per forza di cose le riforme, il vasto mondo della scuola e tutto il Paese sono stati interessati al dibattito. Mai si è discusso della scuola come in questi mesi; perfino i contestatissimi stati generali hanno rappresentato un momento di sensibilizzazione del Paese al problema.

Abbiamo assistito, durante il dibattito, al riconoscimento del lavoro, che si sta svolgendo in 7a Commissione, di discussione di questi progetti. È auspicabile che la nuova riforma sia quanto più possibile condivisa; la scuola - è stato detto - è un bene di tutti e intorno ad essa dobbiamo lavorare tutti. D'altra parte, come si può dimenticare che la precedente riforma è stata approvata con una risicatissima maggioranza alla Camera dei deputati ed è stata blindata al Senato?

Parliamo tutti di riforme e di disfunzioni della scuola; disfunzioni solo accennate che non sono di ieri né di oggi. Ricordo la dispersione scolastica e gli enti inutili all'interno della scuola; basti pensare che solo un terzo degli iscritti all'università si laurea; basti pensare al fallimento più volte citato del modulo 3+2 all'università.

Sottolineo anch'io che, in un momento di difficoltà economica, non sono state ridotte le risorse per la scuola. I risparmi ottenuti sono comunque reinvestiti in ambito scolastico.

Ricordiamo ancora i provvedimenti per il regolare inizio dell'anno scolastico, la riduzione del numero dei precari, la continuazione della sperimentazione, la continuazione del decentramento alle Regioni, gli stanziamenti per la preparazione informatica degli insegnanti.

È stato sottolineato il problema della riduzione degli organici; questo Governo ne sarebbe responsabile, ma una riduzione del 3,5 per cento era già prevista nella finanziaria del 1998 e non è stata realizzata per pressioni esterne e non per volontà del Parlamento.

In molti interventi, soprattutto nell'intervento del Sottosegretario, è stata colta la volontà di lavorare tutti per migliorare la scuola, applicando fino in fondo l'intera normativa vigente; la volontà di costruire una riforma che consenta di mettere in piedi un sistema scolastico unitario ed efficiente, che spenda bene le risorse oggi destinate per lo più alla spesa corrente e tali da non consentire alcuna mobilità, alcun aggiornamento. Il sistema scolastico dovrà essere articolato, coinvolgere tutte le forze del Paese e consentire di spendere bene tutte le risorse.

Il collega Monticone ha invitato a non parlar male di questa scuola, perché sostanzialmente ce la invidiano in molti. Noi stiamo lavorando per migliorare, per varare una riforma che non è in polemica con quanto è stato fatto precedentemente. Non si può negare ad una maggioranza il diritto ad avere una propria visione della scuola e della formazione dei giovani; non si può negare ad una maggioranza il diritto di portare avanti questa riforma, non già per combattere quanto è stato fatto in precedenza, bensì per dare una risposta più adeguata alla società.

Per queste ragioni, voteremo contro la mozione. (Applausi dai Gruppi FI, UDC:CCD-CDU-DE e AN).

PRESIDENTE. Metto ai voti la mozione n. 65, presentata dal senatore Berlinguer e da altri senatori.

Non è approvata.

PAGANO (DS-U). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1408) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto allíimmigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1408, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri il relatore ha svolto la relazione orale ed è stata aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Boco. Ne ha facoltà.

BOCO (Verdi-U). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il clima nel quale oggi ci troviamo a discutere sul decreto-legge in esame è drogato.

È drogato dalle legittime rivendicazioni della passata campagna elettorale da parte della maggioranza, a nostro giudizio sbagliate; drogato dalle pressioni che lo schieramento di maggioranza sente pesantemente sulle sue spalle; drogato dalle lacerazioni che in queste ore accompagnano la discussione sulla legge Bossi-Fini attualmente allíesame della Camera.

La nostra speranza è stata, fin dallíesame svolto in Senato sulla nuova legge in materia di immigrazione, di poter svolgere un dibattito sereno ed approfondito sulle cause del fenomeno migratorio, sulla sua gestione e sugli effetti pratici delle norme ipotizzate. Purtroppo, non è mai stato possibile compiere le necessarie analisi su questo tipo di provvedimenti proprio per il carattere che oserei definire simbolico e, devo dire, demagogico che riveste líargomento per il Governo e per la sua maggioranza.

Il percorso di riforma che state immaginando e tutti i provvedimenti ad esso collegati coinvolgono milioni di persone, líintera società italiana e i rapporti con gli Stati da cui ha origine il fenomeno migratorio. A fronte di tutto questo, il metodo che state adottando per legiferare su questa materia è frutto di piccole rivendicazioni partitocratiche mentre, data la portata e il suo significato profondamente umano e sociale, dovrebbe essere trattato sotto una veste completamente differente.

Le norme approvate dalla Camera dei deputati sulle impronte digitali e líintero impianto della nuova legge sullíimmigrazione dimostrano quanto lontano siano la maggioranza e il Governo dalla comprensione del fenomeno stesso.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, vorrei entrare più specificatamente nel merito del provvedimento in esame. Ricordo che sono trascorsi due mesi dalla decisione del Governo di proporre la decretazione díurgenza per i due argomenti riguardanti líimmigrazione ed oggetto del decreto-legge che oggi ci accingiamo a convertire in legge.

Come allíepoca, anche oggi confermo che mai come in questo caso è emersa la non utilità della decretazione díurgenza. Mi si potrebbe obiettare che nel frattempo, e grazie a questo provvedimento, è stato demolito un natante confiscato (forse due natanti), ma ciò non potrebbe far altro che confermare la risibilità del fatto. Tuttavia, non voglio sottovalutare líeffetto che tale scelta, che ribadisco e sottolineo essere sbagliata, ha sortito.

Ricacciare nuovamente il tema dellíimmigrazione nella dimensione emergenziale, sottraendolo alla dimensione di governo che avrebbe dovuto essere líunica e giusta dimensione che un Paese come il nostro, di riconosciuta tradizione giuridica e democratica, dovrebbe percorrere, ha consentito ancora una volta allíattuale maggioranza di Governo di occultare i suoi gravi ritardi nellíapplicazione della legislazione vigente.

Inutilmente noi Verdi abbiamo cercato finora di dare un senso logico alla compresenza di tante norme, in vigore e in fase di approvazione, riguardanti l'allontanamento dal territorio nazionale di cittadini stranieri privi del permesso di soggiorno. Non siamo mai stati ascoltati.

Inutilmente si è cercato di rendere costituzionali le norme riguardanti la legalità di un atto amministrativo, cioè il decreto di espulsione, che incide sulla libertà personale la quale, ai sensi dell'articolo 13, primo e secondo comma, della Costituzione, è inviolabile e non ammette forma alcuna di restrizione, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria.

E come può essere definito motivato tale atto, quando non promana dal fatto che lo straniero debba essere sentito sui motivi dell'espulsione prima della pronuncia di convalida, potendo invece essere subito accompagnato alla frontiera dopo l'emanazione del decreto di espulsione? Il tribunale, in composizione monocratica, deve convalidare entro quarantotto ore il provvedimento, verificata la sussistenza dei requisiti. Mi domando: cos'è, colleghi? Malagiustizia, oppure tutela solo burocratica, oppure svuotamento del ruolo del magistrato?

Scegliere la cultura dell'emergenza al posto della cultura di governo può dare effimeri risultati di immagine da propinare all'informazione, adoperando ovviamente tutto ciò che la demagogia ha insegnato, ma non riconosce né la dignità degli immigrati come persone, come soggetti di diritto, né - e questo preoccupa, credo, tutti - il valore delle nostre leggi.

Signor Presidente, colleghi, vorrei concludere cercando di ritornare ad un quadro complessivo su questa discussione. Spesso in politica si citano di volta in volta parti della società organizzata e della rappresentanza in modo, come ho ripetuto varie volte, demagogico. Come tutti i colleghi e i cittadini, ho avuto, poche settimane fa, la possibilità di seguire in diretta un importante e lungo dibattito nellíambito del Convegno della Confindustria nel quale il presidente Berlusconi, adoperando il "tu", ha interloquito con franchezza, vicinanza e fraternità con la Confederazione.

Vorrei leggere alcune dichiarazioni pubblicate dalle agenzie alle ore 9,25 di stamani. Chi parla è Guidalberto Guidi, consigliere di Confindustria per le relazioni industriali. Ecco alcuni passaggi, che vorrei rimanessero agli atti: "L'industria italiana non può sopravvivere se non ha l'aiuto degli immigrati". Le imprese "hanno bisogno di ricorrere agli immigrati. Avere collaboratori provenienti dall'esterno dei confini europei consente alle donne - e non solo ad esse - di poter lavorare". Ma in più, entrando nel merito dei provvedimenti in questione, oggetto in queste ore casualmente e singolarmente di dibattiti alla Camera e al Senato, aggiunge: "La Confindustria è perplessa sul collegamento troppo stretto tra la perdita del lavoro ed il diritto di restare".

Ecco quindi alcune proposte. Più flessibilità: è possibile prevedere un periodo di tempo per restare in Italia e cercare uníaltra occupazione dopo averla persa. Su questo, i giornali di oggi sono pieni di dichiarazioni contrapposte, di conflitti allíinterno di forze, ovviamente, della maggioranza. Cíè chi dice (e penso allíemendamento Tabacci) che esiste una maggioranza, in questo Parlamento, che utilizza uníinterpretazione non restrittiva di queste leggi, e chi risponde, come líonorevole eurodeputato Speroni, che si andrà diritti.

Concludendo, signor Presidente, dico solo, allíinizio di questo dibattito, in discussione generale (ma interverremo di nuovo sugli emendamenti e nelle dichiarazioni di voto finali), che il tempo della demagogia deve finire. E vorrei che finisse su alcune parole di un grande maestro di questíarte che è, appunto, la demagogia, il presidente Berlusconi, il quale, nelle dichiarazioni di queste ore, per cercare di riportare un poí di pace fra le componenti della maggioranza, assicura il mondo e gli altri, coloro che vivono "nel piano di sotto" affermando: no, non preoccupiamoci, dobbiamo assicurare più risorse ai Paesi poveri, dobbiamo condurre la lotta contro la povertà non con le restrizioni, ovviamente, ma con una grande politica di interventi di cooperazione, dobbiamo raggiungere lí1 per cento del PIL.

Io, colleghi della maggioranza, ho combattuto contro questi provvedimenti sullíimmigrazione; combatterò e combatteremo contro, noi Verdi. Vi voglio ricordare che alcune prove al Paese le avete date, al di là della ciarlataneria e della demagogia che con facilità fate; vi ho visto votare in questíAula del Senato, allíinizio di questa legislatura, contro la ripresa di un iter di riforma della cooperazione, che aveva avuto il voto favorevole di alcune parti della passata opposizione e che non aveva ricevuto il voto contrario di nessuna delle vostre parti in questo Senato, ma al massimo solo líastensione. Invece, ripeto, allíinizio di questa legislatura avete votato contro la ripresa di un iter di riforma della cooperazione.

In questíanno avete portato allíazzeramento complessivo del rapporto fra la cooperazione internazionale e lo Stato italiano. Avete solo portato questi provvedimenti: per rispondere al problema dellíimmigrazione, al grande problema Nord-Sud del pianeta, avete solo predisposto la legge Bossi-Fini e questa decretazione díurgenza.

E poi vi affidate, con un meccanismo da ciarlataneria, alle parole del più grande dei demagoghi, che è il Presidente del Consiglio, il quale dice: ma non preoccupatevi, perché noi risponderemo con la cooperazione al problema degli altri e raggiungeremo lí1 per cento. In queste Aule, la democrazia invece prende compimento e voi líavete fatto il compimento: avete azzerato tutto quello che cíè in queste parole, facendo altro.

Ora dovete rispondere a chi vi dice (ho citato la Confindustria) che è sbagliato questíiter e a chi nella società vi dice: attenti. Líunica preoccupazione è quella dei due dirimpettai, lo scontro fra le due ali, cosiddette moderata ed estrema, della maggioranza.

Io penso che questi passaggi non riuscirete a tenerli sempre sopiti. Noi saremo qui a cercare di farli emergere; la democrazia si compie in queste Aule, la verità si compie qui. Ecco perché questa decretazione si porta dietro questa vergogna, ecco perché ho voluto riportare le parole di una persona non certo vicina al centro-sinistra (glielo dico con grande rispetto), il consigliere Guidi.

Ecco perché credo che tutto quello che potremo fare è continuare una battaglia di democrazia per noi e per gli altri, dove siano coniugate, ovviamente, due affermazioni: la sicurezza è un diritto di tutti, ma noi dobbiamo sconfiggere il male che cíè nella democrazia che voi vendete, che è quello secondo il quale líinsicurezza dipende da chi è diverso da noi.

Questa è una pagina di grande inciviltà, un sentimento che avete la colpa di voler instillare costantemente nella discussione in atto nel nostro Paese. Dobbiamo colpire sempre di più coloro che portano insicurezza e dobbiamo dare sicurezza ai nostri cittadini: certo, ma voi avete la vergogna sulle vostre spalle di dire con facilità agli uomini e alle donne del nostro Paese che l'insicurezza e la cattiveria vengono portate da coloro che sono diversi da noi. Invece, tante volte arriva solo la disperazione di chi, come noi cento anni fa, prese una strada difficile, quella di lasciare la propria terra.

Ecco perché noi, figli di emigranti dellíOttocento e dell'inizio del secolo, che oggi siamo uno dei grandi Paesi di questo pianeta e uno dei fondatori dell'Europa, dobbiamo saper portare parole di diritto. Il diritto non si deve costruire con due velocità, ma deve essere uguale per tutti. Dobbiamo abbattere queste demagogie. Di qui la contrarietà che ci ha portato a combattere contro la legge Bossi-Fini, contrarietà che oggi ribadiamo in questa discussione.

Abbiamo presentato degli emendamenti; vedremo quali saranno le risposte e quale sarà la possibilità e la capacità per voi di correggere in questo decreto aspetti che costituiscono anche lesioni del diritto internazionale.

In questo momento, ovviamente prima della discussione degli emendamenti, la nostra posizione si sostanzia in un fermo no, non solo alla demagogia ma, mi permetto di dire, alla violenza e alla vergogna che sono scritte nelle norme che proponete al Parlamento. (Applausi dai Gruppi Verdi-U, DS-U e Mar-DL-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Battisti. Ne ha facoltà.

BATTISTI (Mar-DL-U). Signor Presidente, sono piuttosto a disagio nel discutere di questo provvedimento perché, al di là delle connotazioni di carattere politico e delle differenze che esistono in quest'Aula nell'approccio ad un problema così importante come questo e anche dell'indiscussa problematica sottesa all'esecuzione dei provvedimenti ai quali facciamo riferimento, devo dire che ci troviamo davvero di fronte a un pasticcio di carattere giuridico. Con questo provvedimento, almeno nella parte che attiene alle espulsioni e all'accompagnamento alla frontiera, davvero creiamo una sorta di mostro giuridico.

Mi rendo anche conto che stiamo discutendo di questo avendo alle spalle un'altra situazione giuridica di carattere anomalo, quella relativa al trattenimento degli stranieri nei luoghi a ciò deputati. Lo dico perché fino ad ora nel nostro diritto abbiamo conosciuto un unico strumento ed un'unica forma di limitazione della libertà personale, cioè quella derivante dalla commissione di reati, sia come espiazione della pena in via definitiva, che come misura cautelare. Il nostro diritto, ma non solo il nostro, conosceva esclusivamente questa possibilità di limitazione della libertà personale.

Siamo invece di fronte ad un problema, che mi rendo conto è complesso, inventato con una fantasia che non è quella tipica del legislatore e del diritto, ma è di carattere paragiuridico, ad una forma di restrizione della libertà personale che nessun manuale di diritto penale conosce, quella cioè derivante da un atto amministrativo, tanto che ormai si parla di "detenzione amministrativa". Se qualche anno fa uno studente di giurisprudenza avesse utilizzato tale espressione nel corso di un esame, sarebbe stato bocciato e rimandato a casa, ma tantíè: questo è quello che oggi stiamo vivendo.

Con questo provvedimento si crea un secondo meccanismo anomalo dal punto di vista giuridico, cioè si introduce un procedimento di convalida avendo a monte un atto amministrativo. Di fronte ad un atto amministrativo, si prende líistituto della convalida, in un ambito che attiene al problema della libertà personale, e lo si immette in un procedimento che è, e rimane, di carattere amministrativo.

Ma si va ancora oltre, perché si introduce il meccanismo della convalida in un testo che parla di "un provvedimento per il quale è prevista líimmediata esecuzione". Non cíè bisogno di fare ricorso a tematiche di carattere giuridico, basta la logica per porsi la domanda: a che serve una convalida rispetto ad un provvedimento che è eseguito? È un nonsenso, è un controsenso di carattere giuridico.

È di tutta evidenza che la tematica della convalida si inserisce come controllo di carattere giurisdizionale per quegli atti che investono la problematica, non solo della libertà personale, ma anche delle misure cautelari, ad esempio di carattere patrimoniale, allorquando la polizia giudiziaria prende il provvedimento immediato e, nelle successive quarantotto ore, il magistrato valuta se ricorrano tutti i presupposti per líadozione di quel provvedimento.

Nel caso di mancata convalida, cíè un possibile ritorno indietro, perché i beni sequestrati possono essere riconsegnati e la persona sottoposta a tutela o che vede ristretta la sua libertà personale può essere liberata. Eí di tutta evidenza che la persona espulsa non potrà mai tornare indietro. Quindi è chiaro che quel procedimento di convalida nella costanza di un provvedimento che è immediatamente esecutivo è un nonsenso, scusate la ripetizione, in tutti i sensi.

Mi rendo anche conto che questa problematica non nasce da una cattiva volontà del Governo - di questo devo dare atto - ma da alcune sentenze della Corte costituzionale, che ha posto il problema del controllo giurisdizionale di quel tipo di atti.

È vero anche, e il relatore lo ha sottolineato, che quelle sentenze non si riferiscono esclusivamente ai casi in cui vi sia il trattenimento poiché, leggo anchíio e non voglio nascondermelo, la sentenza più importante di quelle in questione testualmente recita: "Per eliminare ogni eventuale residuo dubbio basta considerare che líaccompagnamento inerisce alla materia regolata dallíarticolo 13 della Costituzione, in quanto presenta quel carattere di immediata coercizione che qualifica, per costante giurisprudenza costituzionale, le restrizioni della libertà personale e che vale a differenziarle dalle misure incidenti solo sulla libertà di circolazione".

Quindi, capisco che il meccanismo introdotto è frutto anche delle pronunce della Corte costituzionale e che queste non possono essere interpretate a seconda di come fa comodo ad una parte politica; devo però dire che le venti e più pagine di questa sentenza, così come delle altre, partono dal presupposto della restrizione del soggetto in quei luoghi ove si opera il trattenimento.

Tutte le motivazioni svolte dalla sentenza della Corte costituzionale fanno riferimento a quella fattispecie. Líunico inciso che riguarda la tematica che ci interessa, e che distingue tra diritto di circolazione e compressione del diritto di libertà, è rappresentato da quelle tre righe cui ho fatto cenno prima.

Pertanto, credo che líinterpretazione della volontà della Corte costituzionale debba essere più approfondita perché non sono certo tre righe, a fronte di molte sentenze che riguardano una tematica diversa, che possono convincerci della validità di quella tesi.

Valga quel che valga, la mia opinione è che in questo caso siamo in tema di restrizione di diritto di circolazione e non di restrizione della libertà personale. Si sono fatti altri esempi, come quello del soggetto fermato privo di patente o in costanza di ubriachezza alla guida di uníautovettura. Si è concluso dicendo che in questi casi vi è compressione del diritto di circolazione e non di libertà personale.

Fatto sta, però, che partendo da un pasticcio giuridico, costituito dalla cosiddetta detenzione amministrativa, e andando di questo passo creeremo sempre di più pasticci di carattere giuridico, che non si limiteranno al problema di cui oggi stiamo discutendo. Sono tematiche di carattere generale che possono coinvolgere altri aspetti della vita giuridica del Paese.

Confesso che un poí mi spavento quando parliamo della detenzione amministrativa e della possibilità della limitazione della libertà personale con provvedimenti di questo tipo che sfuggono al controllo che è normalmente previsto. Mi ricordo quel vecchio brocardo di un bellissimo libro che dice: "Quando le campane della giustizia suonano a morte, non ti chiedere per chi suonano perché suonano anche per te". Credo allora che dovremmo prestare molta attenzione allíintroduzione di norme di questo tipo.

Dovremmo prendere uníaltra strada, ancora possibile, quella di modificare la legislazione attuale perché vi sia un atto amministrativo, con tutte le possibilità che la giurisdizione di controllo sugli atti amministrativi consente: da quello delle impugnazione degli atti amministrativi tuttora vigente, a quello della possibilità di chiedere sia al giudice amministrativo in un caso sia al pretore nellíaltro la sospensiva del provvedimento quando esso possa arrecare pregiudizi alla persona nei cui confronti si esplicano gli effetti dello stesso. Continuare a mischiare tematiche e strumenti tipici del diritto processuale penale mantenendo líoriginalità di un provvedimento di carattere amministrativo, di cui non riesco a vedere effetti positivi, invece crea solo confusione.

Dirò di più. Se líintenzione era quella di ottenere rapidità ed efficacia nellíesecuzione di quei provvedimenti, con questo meccanismo noi la avremo ancor meno. Infatti due sono le soluzioni: o non vi sarà, come io credo, nessun questore che eseguirà provvedimenti di espulsione, ben sapendo che quarantotto ore dopo un magistrato lo può sconfessare e dovrà assumersi la responsabilità dello sbaglio, oppure avremo líemissione di una serie di provvedimenti che non potranno essere eseguiti perché il trascorrere del tempo li renderà inefficaci. Allora la critica è duplice: è di inefficacia di questo meccanismo e di cultura giuridica che non dovremmo davvero buttare alle ortiche.

Credo che invece un meccanismo corretto nella sede propria, che è quella amministrativa, tutelerebbe anche le tantissime centinaia di cittadini che possono a volte ingiustamente essere espulsi, rimanendo privati di una tutela che è apprestata dalle nostre leggi, oltre che dalla riserva costituzionale di giurisdizionalità. Questíultima concerne anche gli atti amministrativi, a differenza di ciò che è stato detto nellíaltro ramo del Parlamento, dove si è affermato che esisterebbe un controllo giurisdizionale solo sugli atti penali e non su quelli amministrativi.

La sede amministrativa, ripeto, consentirebbe efficacia e certezza del diritto laddove i provvedimenti devono essere eseguiti, a tutela dei cittadini anche non italiani, e permetterebbe un controllo su quegli atti, qualora arrechino pregiudizi.

Per tutti questi motivi, annuncio sin d'ora che voteremo contro il provvedimento e sosterremo gli emendamenti volti a correggere gli aspetti che ho segnalato. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Iovene. Ne ha facoltà.

IOVENE (DS-U). Signor Presidente, il decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, che siamo chiamati a convertire in legge, si è mostrato, sin dal momento della sua adozione, inutile, inefficace, dannoso e grave.

Inutile, considerata la discussione in corso sulla normativa relativa all'immigrazione, proposta dal Governo e in via di approvazione proprio in queste ore alla Camera dei deputati. Le norme contenute nel decreto avrebbero potuto essere più naturalmente e congruamente inserite e discusse in quel contesto, mentre le disposizioni relative alla distruzione delle navi avrebbero potuto essere inserite in altro provvedimento, come ad esempio il collegato ambientale recentemente approvato.

Siamo in presenza di un provvedimento dettato solo dall'ansia della propaganda, che alimenta incertezza tra gli organismi chiamati ad intervenire ed operare in questa materia, nonché ad un clima di insicurezza e di intolleranza nei confronti di un fenomeno, quello dell'immigrazione, che richiederebbe, come stiamo sostenendo nella discussione del disegno di legge che il Governo ha presentato, ben altro profilo politico e culturale, ben altra visione della società.

Lo testimonia la scandalosa norma sulle schedature degli stranieri attraverso le impronte digitali da voi approvata ieri alla Camera, signori della maggioranza; lo testimonia la denuncia del CIR, il Comitato per i rifugiati che ieri, presentando il suo rapporto, ha documentato che, delle 16.000 richieste di asilo presentate in Italia nell'ultimo anno, ne sono state esaminate circa 13.000 e solo 2.000 hanno ottenuto una risposta positiva.

Contestualmente, con una circolare del 25 maggio scorso del Ministero dell'interno, si comunica la volontà di smantellare il programma nazionale per l'asilo attraverso la riduzione, entro la fine di quest'anno, del 70 per cento degli attuali 2.200 posti disponibili, chiudendo così la porta in faccia ai rifugiati e richiedenti asilo. Vorrei ricordare che si tratta di persone in fuga da persecuzioni politiche, guerre o gravi violazioni dei diritti umani. Si parla di questo proprio oggi a Lecce, per iniziativa del Consiglio d'Europa, in relazione all'arrivo di queste persone, all'accoglienza loro riservata nei porti e lungo le coste dell'Europa.

Lo testimoniano infine le innumerevoli prese di posizione degli imprenditori, della Caritas, della Conferenza episcopale, di tutte le principali associazioni laiche e cattoliche impegnate in questi anni sul difficile terreno dell'accoglienza, e le stesse normative europee in corso di definizione, assai distanti dall'impianto del disegno di legge Bossi-Fini attualmente in discussione e di cui questo decreto è una pessima anticipazione.

Il decreto-legge è poi inefficace perché, a quasi due mesi dalla sua entrata in vigore, non si sono visti effetti significativi né nella limitazione degli sbarchi, che come si sa sono invece aumentati, né nella capacità di affrontare con efficacia e tempestività lo smaltimento dei relitti abbandonati.

Esso ha consentito invece a qualche Ministro e Sottosegretario nelle settimane scorse, durante la campagna elettorale per le amministrative, di fare visita, in una sorta di pellegrinaggio, alle località in cui le navi sono arenate (è accaduto recentemente a Ischia, a Montepaone e a Santa Caterina, sulla costa ionica calabrese) e di fare qualche promessa lasciando le cose, a poche settimane dall'estate, esattamente come prima e offrendo semmai lo spunto per qualche trasmissione satirica in TV.

Líarticolo 1 del decreto, infatti, delega al Presidente del Consiglio la decisione sulla distruzione delle imbarcazioni. Sappiamo che il Presidente del Consiglio è infaticabile, svolge anche le funzioni di Ministro degli affari esteri, ha affermato che avrebbe fatto volentieri il commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio e molte altre cose, ma occuparsi anche di rottamazione delle navi abbandonate a me sembra francamente veramente troppo, anche perché il problema non riguarda singoli e sporadici casi, bensì molte decine di navi abbandonate sulle spiagge o più spesso ormeggiate nei porti pugliesi, calabresi e siciliani: solo a Crotone ne sono ormeggiate circa 20. Tutto ciò richiederebbe una normativa adeguata non basata sulla logica dellíemergenza.

Il decreto-legge è inoltre dannoso, perché le misure previste dallíarticolo 1, non specificando i termini in cui la distruzione delle navi debba avvenire, rischiano di avere un impatto devastante nei confronti dellíambiente e in particolare di quello marino.

Al riguardo, vorrei ricordare che líItalia, nel quadro degli obblighi derivanti dalla Convenzione di Barcellona, ha firmato e successivamente ratificato, con la legge 29 maggio 1999 n. 175, il Protocollo per la prevenzione e líeliminazione dellíinquinamento del mar Mediterraneo dallíimmersione di rifiuti provenienti da navi, da aerei o dallíincenerimento in mare, il quale, nel fissare il divieto di immersione in mare di rifiuti e specificatamente delle stesse navi, stabiliva un regime autorizzativo transitorio motivato dallíestensione geografica e dal numero dei Paesi coinvolti che però scadeva il 30 dicembre 2000.

Oltre tale data è vietata a tutti gli effetti líimmersione di navi in mare e, per quanto riguarda la normativa nazionale, è vietato (ai sensi dellíarticolo 7, comma 3, lettera l), del decreto Ronchi n. 22 del 1997) líaffondamento in mare di veicoli a motore, rimorchi e simili, fuori uso e loro parti. Essendo classificati come rifiuti speciali, tali veicoli vanno peraltro conferiti ad un centro di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione.

Di qui gli emendamenti proposti, che assegnano alle Capitanerie di porto compiti e risorse per affrontare stabilmente, nel rispetto delle norme ambientali e delle Convenzioni internazionali, il problema della rottamazione e dello smaltimento delle imbarcazioni una volta avuto il nulla osta dellíautorità giudiziaria.

Il decreto-legge in esame, infine, è grave, perché líarticolo 2 dello stesso, modificando i meccanismi di espulsione e di accompagnamento alla frontiera presenti nella legge attualmente in vigore, mette in discussione i princìpi dellíarticolo 13 della nostra Costituzione e la recente sentenza della Corte costituzionale n. 105 del 22 marzo 2001 che vietano qualsiasi restrizione della libertà personale se non per atto motivato dellíautorità giudiziaria.

Dire che il provvedimento di espulsione è immediatamente esecutivo prima che il tribunale, verificata la sussistenza dei requisiti, lo convalidi è, come è chiaro a tutti, gravissimo. Evidentemente si ritiene che si possa eseguire líatto restrittivo della libertà prima, vale a dire senza la decisione del giudice che si pronuncerebbe quindi ad espulsione avvenuta.

Stiamo parlando di diritti umani e di libertà personali, tutelati dalla nostra Costituzione e dal diritto internazionale, ma come è evidente il vostro è un garantismo a senso unico: voi pensate ad uno Stato e ad una giustizia debole con i forti e forte, anzi arrogante, con i deboli!

La sentenza richiamata dalla Corte costituzionale dice chiaramente che "né potrebbe dirsi che le garanzie dellíarticolo 13 della Costituzione subiscano attenuazioni nei confronti degli stranieri e che il controllo del giudice investe non solo il trattenimento, ma anche líespulsione amministrativa nelle sue specifiche modalità"; esecuzione consistente nellíaccompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica.

È evidente che líimmediata esecutività, prima che il giudice si pronunci, rischia di rendere inefficace la sua eventuale decisione difforme e mette il cittadino straniero nellíassoluta impossibilità di difendersi e appellarsi in alcun modo.

Mi auguro che il Senato e la maggioranza in particolare vogliano affrontare líesame di questo disegno di legge di conversione con líattenzione che merita, cogliendo obiezioni e preoccupazioni che non solo noi, ma anche la gran parte della società civile e della cultura giuridica del Paese hanno manifestato.

La cosa migliore sarebbe far decadere il decreto, chiudendo una volta per tutte con la cattiva propaganda e affrontando nelle sedi proprie le relative questioni che si vorrebbero in questa sede risolvere, peraltro senza successo; in ogni caso, esaminando con attenzione e accogliendo gli emendamenti proposti da noi e da altri colleghi dellíopposizione, tesi a limitare i danni più evidenti che ho provato qui a riassumere, che questo provvedimento determina. (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e Verdi-U).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

BOSCETTO, relatore. Ho ascoltato con particolare attenzione le argomentazioni dei senatori Boco, Battisti e Iovene alle quali intendo ora di rispondere.

In primo luogo, credo che si debba partire dal fatto che, come ho rilevato ieri e come è evidente, si sta procedendo ad una modifica della legge Turco-Napolitano, cioè del testo unico esistente in materia. Quindi, non si va a coinvolgere in alcun modo la riforma attualmente all'esame della Camera dei deputati, ma soltanto ad operare su un testo in vigore dal 1998.

Quest'ultimo prevede già, con chiarezza, la possibilità di espulsione, con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica. È uno di quei casi che nella Turco-Napolitano risultano meno frequenti - ci vuole alla base una forte ragione di sicurezza pubblica - e che invece diventeranno prevalenti con la riforma. Tuttavia, l'istituto rimane lo stesso.

Nel testo unico è prevista la possibilità di ricorrere avverso il decreto di espulsione - mi riferisco, come è ovvio, all'articolo 13, comma 8 - e qualora l'espulsione sia eseguita con accompagnamento immediato il termine è fissato in 30 giorni.

Al comma 10 si dice che "il ricorso può essere sottoscritto anche personalmente" e che "nel caso di espulsione con accompagnamento immediato, il ricorso può essere presentato anche per il tramite della rappresentanza diplomatica o consolare italiana nello Stato di destinazione entro 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento. In tali casi, il ricorso può essere sottoscritto personalmente anche dalla parte, alla presenza dei funzionari delle rappresentanze diplomatiche o consolari". In più si afferma che "lo straniero e' ammesso al gratuito patrocinio a spese dello Stato e, qualora sia sprovvisto di un difensore, è assistito da un difensore di ufficio a spese dello Stato, secondo quanto previsto dalla legge".

Il comma 11 è estremamente specifico in quanto prevede che "contro il decreto di espulsione emanato ai sensi del comma 1 e' ammesso ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio". In ogni caso mi limiterei alla generalità dei casi di espulsione con accompagnamento immediato.

Quindi, non vedo cosa si possa obiettare a questi due articoli che vanno ad integrare il testo della Turco-Napolitano garantendo meglio, in termini di espulsione, l'extracomunitario che viene espulso e provvedendo (poi risponderemo rapidamente anche al senatore Iovene) ad un migliore procedura per la distruzione dei natanti.

Ricordava il senatore Battisti, e anche con una certa precisione, nell'ambito della giurisprudenza della Corte costituzionale, quella sentenza fondamentale, che ho già citato nella mia relazione, (la n. 105 del 22 marzo 2001), che parlava dell'incidenza dell'espulsione sulla libertà personale. Ma abbiamo anche potuto notare che successivamente, con ordinanza del 3 dicembre 2001, n. 414, e per implicito anche in altre ordinanze successive, è stata richiamata la stessa sentenza, fondamentale per la riaffermazione del principio dell'incidenza sulla libertà personale.

Mi rendo conto che quando è stata approvata la legge Turco-Napolitano essa rientrava in una logica di tutela della libertà di circolazione e non di tutela della libertà personale, in questo richiamandosi anche ad una giurisprudenza - ormai abbastanza lontana - della Corte costituzionale che, proprio in materia di giudizio di legittimità costituzionale dellíarticolo 152 del Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, cioè il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, affermava che sia rispetto allíarticolo 2 sia rispetto alla giurisdizionalità del procedimento non cíera lesione di diritti costituzionalmente garantiti in questa espulsione effettuata senza contraddittorio dallíautorità di polizia (quindi, molto simile a quella della quale stiamo parlando). Si tratta dellíordinanza 25 novembre 1987, n. 503, e non possiamo non pensare che non ci sia stata uníevoluzione nella giurisprudenza della Corte costituzionale.

Noi abbiamo anche creduto che per lo Stato fosse possibile mantenere completamente la possibilità di uníespulsione amministrativa che non dovesse essere sottoposta ad una convalida giudiziaria. Infatti, abbiamo approvato al Senato un testo in questo senso. Poi però - come dicevo - questo progressivo procedere della giurisprudenza costituzionale verso la tutela ai sensi dellíarticolo 13 ha fatto sì che si sia predisposto questo decreto-legge, senatore Iovene, per intervenire rapidamente perché, ove la Corte costituzionale avesse dichiarato incostituzionale questo meccanismo, nel sistema si sarebbe aperto un vuoto che avrebbe realmente complicato la vita a chi doveva operare nel settore. È questa la ragione dell'emanazione del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51.

Il ragionamento fatto dal senatore Battisti è il seguente: nel momento in cui, ai sensi dellíarticolo 13, si stabilisce una convalida, si dovrebbe sottoporre quest'ultima al magistrato prima di eseguire il provvedimento.

Io mi rendo conto che, a prima vista, questo ragionamento può sembrare convincente; però, mi riallaccio alle sue ottime argomentazioni quando affermava che in certe materie, compresa quella che attiene al nuovo diritto dellíimmigrazione, rinveniamo nuovi istituti e nuove logiche.

Vorrei allora, ricordare che, oltre al trattenimento, che è una detenzione di carattere amministrativo, e allíespulsione del cittadino straniero, che ha delle logiche tutte sue, abbiamo anche probabilmente la novità di un provvedimento dellíautorità di polizia che non viene convertito in una cattura, quindi in una detenzione, sulla quale si attiva líautorità giudiziaria entro 48 ore giudicando se quella privazione di libertà, quella custodia sia stata o meno legittima, con la conseguenza che se non lo è stata il soggetto viene rimesso in libertà.

Qui abbiamo un paradigma diverso, cioè un atto dellíautorità di pubblica sicurezza che viene eseguito non con líincarcerazione, ma con líespulsione dallo Stato. Se l'autorità giudiziaria ravvisa l'illegittimità dell'atto, in sede di convalida, che è un meccanismo di accertamento giuridico, renderà nulla l'espulsione con la possibilità per il soggetto di ritornare nel nostro Paese.

Non mi pare che questo paradigma "espulsione-non convalida-ritorno" sia diverso dal paradigma "privazione libertà-non convalida-liberazione". Forse lì per lì ci colpisce, ma credo che il fatto che si possa tornare e l'eventuale difficoltà a questo ritorno non siano costituzionalmente garantiti. Non penso si possa dire nel mondo di oggi che vi è reale difficoltà per colui che ha visto pronunziare l'illegittimità della sua espulsione di tornare in Italia sulla base del provvedimento giurisdizionale dell'autorità che non l'ha convalidato.

Quindi, riteniamo di aver conservato il provvedimento di espulsione amministrativa, che rimane tale, ma di aver attivato le ulteriori garanzie che ci sono suggerite dalla Corte costituzionale in applicazione della norma fondamentale di cui all'articolo 13, laddove la Corte costituzionale, per le ragioni che abbiamo visto e analizzato, ha fatto questa scelta e ha lasciato indietro il discorso della libertà di circolazione.

Credo dunque che il provvedimento sia congruo, che tenda a migliorare la situazione esistente e che quindi non debba trovare censure di particolare sostanza, né sotto il profilo strutturale, né sotto il profilo giuridico-costituzionale.

Per quanto riguarda invece l'argomento addotto dal senatore Iovene sulla distruzione delle navi, bisogna tenere ben presente come si sia voluto accelerare il meccanismo della legge Turco-Napolitano che è molto farraginoso, perché non consente tempi brevi.

Qui si è introdotta la possibilità di provvedere alla distruzione anche dopo il sequestro e non solo dopo la confisca; si è introdotta la possibilità, richiamando l'articolo 301 del Testo unico della legge doganale, di mettere in essere delle convenzioni con delle ditte private per procedere alla distruzione, non più alla rottamazione, di questi mezzi. Ciò costituisce una forte prevenzione per questi trafficanti di carne umana, nel contempo fa risparmiare le ingentissime spese di custodia e poi permette di evitare quei problemi di intasamento di alcune zone dei porti che abbiamo più di una volta verificato.

Vi è poi, senatore Iovene, la possibilità eventuale del Presidente del Consiglio o di un suo delegato di provvedere egli stesso. Qui ovviamente parliamo di situazioni eccezionali; quando la burocrazia diventa lenta e farraginosa, un intervento di vertice può essere quello che risolve in tempi brevissimi le situazioni.

Questo è il tenore della norma che, come ho sottolineato nella relazione, alla Camera ha visto anche l'introduzione della possibilità, giuridicamente del tutto corretta, di pagare un'indennità laddove ci siano stati provvedimenti illegittimi, cioè qualora vi sia stata la distruzione di una nave e poi si accerti che quel provvedimento era illegittimo, perché magari alla base non c'era quella responsabilità che era stata accertata o era in via di accertamento.

Tutto è stato fatto richiamandosi a criteri già contenuti nellíordinamento; infatti il Testo unico della legge doganale rimane invariato salvo la sostituzione del concetto di "rottamazione" con quello di "distruzione".

Mi pare si debba poter dire che tutte le altre normative esistenti, ivi compresi gli accordi internazionali, verranno rispettati e, quindi, chiedo che il provvedimento che ci accingiamo a votare, in questa seconda lettura al Senato, venga approvato celermente in modo da poter essere convertito in legge. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

D'ALI', sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la puntuale replica del relatore mi esime dal dilungarmi su alcune osservazioni avanzate durante la discussione generale.

Certo, comprendo come alcuni colleghi, in particolare coloro che nella precedente legislatura sedevano nei banchi dellíallora maggioranza, oggi abbiano il rammarico di dover constatare che la politica del Governo in tema di immigrazione (ma anche in tema di interventi in favore di Paesi terzi in via di sviluppo) è molto più incisiva di quella adottata dal precedente Governo.

Se la quota di prodotto interno lordo destinata dai precedenti Governi agli interventi per i Paesi in via di sviluppo era pari allo 0,13 per cento, oggi la stessa percentuale è destinata ad aumentare e ha già un obiettivo preciso fissato dallíattuale Governo nellí1 per cento del PIL; comprendo quindi il rammarico di chi, allora, forse avrebbe potuto farlo ma non vi è riuscito.

Così come comprendo il rammarico di dover constatare come alcuni passaggi, alcuni punti ritenuti fondamentali della legge Turco-Napolitano siano stati oggetto di puntuali interventi da parte della Corte costituzionale anche se tale intervento è arrivato ora, proprio nel bel mezzo della discussione della nuova legge sullíimmigrazione.

Comprendo, inoltre, che si possa intervenire censurando ciò che invece costituisce una puntale azione del Governo, nel segno di apportare immediatamente alla legislazione attuale dei correttivi proprio in ossequio al disposto dettato dalla sentenza n. 105, del 22 marzo 2001, pronunciata dalla Corte costituzionale.

Così come credo sia comprensibile il fatto che ogni volta che si venga in questíAula per discutere di argomenti, anche se parziali o settoriali, relativi al fenomeno dellíimmigrazione se ne approfitti - legittimamente - per ampliare il dibattito sui temi di tutta una materia che, ripeto, è estremamente vasta, complessa e delicata e che questo Governo e questa maggioranza stanno affrontando con grande determinazione, pur nella diversità degli aspetti del dialogo ma sempre nella consapevolezza di dover affrontare un accadimento che non è rifiutabile, né nel dibattito, né nelle sue concrete manifestazioni.

Il Governo, quindi, ribadisce la validità del provvedimento e il fatto che questo stesso, appunto perché immediatamente sollecitato dalla Corte costituzionale, oltre che in relazione alla parte relativa alle cosiddette carrette del mare anche per gli accadimenti registratisi con maggiore frequenza che hanno richiesto interventi díurgenza, contiene perciò tutti i requisiti dettati dalla Carta costituzionale necessari per líemanazione di un decreto-legge.

La conversione di quest'ultimo nel testo approvato dalla Camera dei deputati viene sollecitata al solo scopo di consentire a questo provvedimento di poter svolgere i propri effetti e per permetterne una conversione nei termini costituzionali.

Ringrazio, quindi, gli onorevoli senatori per il contributo apportato al dibattito e il relatore per la sua puntuale relazione e per líaltrettanto puntuale replica, raccomandando, appunto, l'approvazione del provvedimento oggi al nostro esame nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

MALAN (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FI). Signor Presidente, intervengo per proporre il rinvio alla settimana prossima, a partire dalla seduta pomeridiana di martedì, della discussione di questo provvedimento, dato il numero visibile e anche prevedibile di senatori presenti per líimmediato proseguimento della seduta.

PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, così resta stabilito.

Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Svolgimento di interrogazioni

PRESIDENTE. Líordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Sarà svolta per prima líinterrogazione 3-00230 sullíemergenza idrica in Sardegna.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a questa interrogazione.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, si risponde da parte del Ministero allíinterrogazione 3-00230, presentata dal senatore Caddeo e da altri senatori, che chiedevano di conoscere i motivi della mancata sottoscrizione dellíaccordo di programma quadro per la crisi idrica in Sardegna.

Con riferimento allíatto ispettivo in oggetto, si fa presente che líaccordo di programma quadro, cui fanno riferimento i senatori interroganti, è stato sottoscritto tra questa Amministrazione, il Ministero dellíeconomia e delle finanze, il Ministero dellíambiente e tutela del territorio e la Regione autonoma Sardegna in data 26 febbraio 2002.

Il citato accordo attua, per il periodo 2000-2002, la misura 1.1, "ciclo integrato dellíacqua", del programma operativo regionale (POR) 2000-2006 e prevede, in conformità alle prescrizioni del QCS 2000-2006, sia la realizzazione di parte degli interventi urgenti previsti dai programmi stralcio ex articolo 141, comma 4, della legge n. 388 del 2000, sia parte degli interventi urgenti riguardanti il settore idropotabile.

Lo stesso accordo prevede, inoltre, il completamento di alcuni interventi previsti nel programma operativo risorse idriche del QCS 1994-1999, non conclusi nel precedente periodo di programmazione, nonché la prima fase degli interventi urgenti di riequilibrio idrico volti al superamento dellíemergenza idrica strutturale.

Secondo quanto stabilito con líaccordo più volte citato, líutilizzo delle risorse per la realizzazione degli interventi "ciclo integrato dellíacqua", relativa al secondo periodo 2003-2006 del POR 2000-2006, sarà effettuato attraverso il piano di ambito concernente líambito territoriale ottimale istituito con la legge regionale 17 ottobre 1997, n. 29, e successive modifiche.

È da evidenziare che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nellíambito del programma operativo risorse idriche QCS 1994-1999, ha cofinanziato una serie di interventi, ad oggi ultimati, volti a migliorare il livello di fruizione dellíacqua ad uso civile, il collegamento tra sistemi idrici e líaccumulo di risorse, quali: diga di Monti Nieddu e sbarramento di Is Canargius; interventi di completamento alla diga di Medau Zirimilis; condotta adduttrice irrigua in destra e sinistra del rio Palmas; condotta principale di avvicinamento a Quartu SantíElena; condotta adduttrice dellíimpianto di potabilizzazione di Sarroch a Teulada (primo lotto).

Inoltre, nellíambito del programma di iniziativa comunitaria INTERREG II C, "Assetto del territorio e lotta contro la siccità" 1994-1999, è stato finanziato (al 50 per cento dal FERS e al 50 per cento dal fondo di rotazione) e realizzato un intervento volto al completamento del ciclo di integrale utilizzo delle acque reflue nella Sardegna meridionale. Líinvestimento complessivo, pari a circa 28 milioni di euro, ha permesso la realizzazione di depuratori avanzati, condotte e sistemazione di bacini nel comprensorio di Cagliari.

Infine, allo scopo di risolvere líendemico problema del fabbisogno idrico della Sardegna, nellíambito della "legge obiettivo", sono stati ammessi a finanziamento il collegamento Corsica-Sardegna, líinterconnessione tra i bacini idrici dellíisola per il trasferimento di risorse idriche, la realizzazione sul basso Flumendosa del serbatoio di Monte Perdosu e líapprovvigionamento idropotabile (secondo e terzo lotto), costa sud-orientale fino a Villasimius.

CADDEO (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CADDEO (DS-U). Signor Presidente, vorrei ringraziare il Sottosegretario per la cortesia della risposta, che dà delle informazioni importanti.

Questo delle risorse idriche è un problema decisivo per lo sviluppo dellíisola, che vive uníesperienza difficile, quella dellíinaridimento, della mancanza díacqua, che crea problemi alle sedi civili e alle attività economiche e produttive, specie nel sud della Sardegna.

Con questa interrogazione, si sollecitava la firma dellíaccordo di programma quadro, che era previsto da uníintesa tra lo Stato e la Regione del 21 aprile 1999. Questa firma, quindi, è arrivata con un certo ritardo e ciò ha suscitato la nostra preoccupazione per la mancanza di disponibilità di risorse ormai indispensabili.

Ma ora il ritardo, durato quasi due anni, è stato superato e questo è un fatto positivo. Esprimo pertanto la mia soddisfazione e ringrazio ulteriormente il Sottosegretario.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00401 sulle tariffe praticate per la tratta aerea con la Sardegna.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Con líinterrogazione 3-00401 si chiedeva di conoscere gli interventi del Governo per garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e il continente.

In riferimento alle problematiche evidenziate con líatto ispettivo cui si risponde, riguardante i disservizi sulle rotte operate in regime di continuità territoriale da e per la Sardegna, líEnte nazionale per líaviazione civile chiarisce che la posizione assunta in merito è nel senso di ritenere non dovuta la tassa suddetta sulle rotte in questione.

LíENAC, infatti, a seguito delle diffide e delle denunce inoltrate da associazioni rappresentative degli interessi dei consumatori in merito alla legittimità della tassa predetta e sulla base della considerazione che le specifiche ipotesi contemplate dalla disciplina in materia consentono il recupero soltanto di predeterminate voci di costo, ha maturato il convincimento che la suindicata voce non potesse trovare applicabilità sulle rotte operate in regime di continuità territoriale ed ha invitato le società Alitalia e Meridiana a rimuovere con immediatezza, compatibilmente con i tempi tecnici di aggiornamento dei sistemi, detta voce dalla struttura tariffaria applicata.

Successivamente, in data 24 aprile 2002, líEnte ha invitato le due società ad eliminare, entro e non oltre tre giorni, la voce in questione da tutte le costruzioni tariffarie coinvolgenti tariffe onerate e agevolate e da tutti i sistemi di distribuzione, con líavvertenza che, in difetto, avrebbe attivato gli strumenti contemplati dalle convenzioni stipulate in data 27 dicembre 2001 per líaffidamento dei servizi aerei sulle rotte di rispettiva pertinenza.

In riscontro alle suddette richieste, entrambe le società hanno formalmente manifestato il loro dissenso, motivando il diniego di ottemperanza allíingiunzione nei suddetti termini in esse contenuta con argomentazioni essenzialmente basate sulla legittimità del recupero della "crisis surcharge" e sulla assoluta eccezionalità e temporaneità della situazione determinatasi a seguito dei noti fatti dellí11 settembre accaduti in America, che avrebbe reso necessaria líintroduzione della tassa in questione.

Ad avviso delle citate compagnie, dopo quella data, si sarebbe prodotto a carico dei vettori aerei, anche di quelli esercenti rotte onerate, un costo imprevisto ed imprevedibile, la cui componente principale sarebbe costituita dalla lievitazione dei costi assicurativi e la cui durata sarebbe strettamente connessa con la contingente situazione di mercato.

Stante líirrimediabilità della divergenza dei rispettivi punti di vista ribaditi da tutte le parti nel corso della riunione tenutasi il 26 aprile ultimo scorso, líENAC, ritenendo non sussistenti i presupposti per uníamichevole composizione delle controversie, è venuto nella determinazione di deferire la questione ad un collegio arbitrale, ai sensi dellíarticolo 7 delle convenzioni sopra citate, invitando ciascuna delle due società a nominare due arbitri e, nel contempo, ad eliminare la "crisis surcharge".

CADDEO (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CADDEO (DS-U). Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta del Sottosegretario, perché mi sembra che si dia avvio alla soluzione di un problema spinoso ed antipatico.

Il Parlamento ha istituito la continuità territoriale, corrispondendo ad una rivendicazione storica dellíisola, per risolvere i problemi provocati dallíinsularità, che condizionano la vita civile ed economica e determinano uno svantaggio competitivo alle imprese e ai cittadini rispetto a chi vive e lavora nel continente.

Da quando è stata istituita la continuità territoriale, vi è stato un atteggiamento contrario da parte di chi l'ha dovuta subire, vale a dire dei vettori di aziende operanti nel settore dei trasporti aerei. Assistiamo, in sostanza, al tentativo di renderne difficoltosa l'attuazione, tentando quasi di far rimpiangere il vecchio sistema, molto oneroso per i cittadini sardi.

Tutto questo è dimostrato dal sovrapprezzo illegittimamente istituito, pari a 6 euro a tratta (quindi a 12 euro per un viaggio di andata e ritorno) e che poi finisce con il rappresentare il 25 per cento in più del costo del biglietto. Non si tratta, dunque, di un aumento del tutto insignificante ma - ripeto - di un aumento illegittimo dovuto ad un'infrazione delle clausole contrattuali. Vi sono state alcune proteste da parte delle associazioni dei consumatori e l'ENAC ha preso in mano la situazione.

Invito, pertanto, il Governo a vigilare e ad insistere presso l'ENAC affinché quest'ultimo assuma un atteggiamento determinato in tutta questa vicenda al fine di utilizzare appieno gli strumenti della convenzione che prevedono sanzioni precise nei confronti di chi non rispetta le clausole contrattuali.

Quella sopra citata rappresenta la violazione più seria delle clausole contrattuali, ma ve ne sono altre, di minore importanza, che riguardano il sistema di prenotazione dei posti in cui si discrimina tra chi ha diritto allo sconto del biglietto aereo e chi, invece, paga il prezzo pieno.

Altre disfunzioni si registrano nella mancata trasparenza nelle prenotazioni. Anche in merito a tali questioni chiedo al Governo di intervenire presso l'ENAC affinché non si verifichino più questi piccoli, ma odiosi comportamenti che fanno sembrare che ai viaggiatori sardi spettino diritti inferiori a quelli previsti per gli altri italiani.

Nel ringraziare il Sottosegretario per la risposta fornita, concludo il mio intervento rinnovando la richiesta di un interessamento del Governo presso l'ENAC affinché quest'ultimo possa assumere un atteggiamento più deciso al fine di seguire da vicino la vicenda e risolvere, nei tempi più rapidi possibili, un problema serio, vissuto con preoccupazione e dispiacere da chi lo subisce.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00343 sull'Ente nazionale di assistenza al volo.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione 3-00343, presentata dal senatore Fabris nella quale si chiede di conoscere quali provvedimenti il Ministero intende adottare per tutelare la professionalità ed il corretto funzionamento dell'ENAV relativamente alla selezione del personale.

In riferimento all'atto ispettivo in oggetto, l'ENAV riferisce, preliminarmente, che per il personale assunto in parametri non d'ingresso è stata sempre richiesta una specifica esperienza professionale commisurata al parametro di inquadramento.

Tali assunzioni, assicura l'ente, non arrecano alcun nocumento al personale interno per il quale è previsto, dall'ordinamento professionale attualmente in vigore, uno sviluppo di carriera legato a parametri obiettivi, quali i tempi di permanenza nei vari parametri ovvero gli eventuali titoli di studio e/o professionali.

Per il personale non dirigente, il programma di assunzioni, in linea con il piano d'impresa dell'ottobre 2000 approvato dal Parlamento e con il piano industriale elaborato nel giugno del 2001, è sostanzialmente avvenuto ricorrendo alle graduatorie formate a seguito delle selezioni avviate dal Consiglio di amministrazione in carica all'epoca.

Pertanto, i risultati delle selezioni fornite dalle società affidatarie non si configurano come una graduatoria, bensì come indicazione di un bacino di candidati risultati idonei nelle selezioni stesse e dal quale l'ENAV Spa potrà attingere secondo le proprie esigenze di organico rapportate in relazione al budget 2002.

Sulla base delle predette esigenze, gli idonei vengono convocati per un colloquio tenuto dai responsabili delle unità organizzative interessate.

Il superamento di tale colloquio, tendente ad accertare il grado di conoscenza della lingua inglese e le caratteristiche professionali dei candidati, risulta indispensabile per una eventuale assunzione.

Per il personale tecnico, in linea con le indicazioni date dalle Commissioni parlamentari in sede di parere sulla trasformazione dell'ente pubblico economico in società per azioni, l'ENAV sta procedendo a realizzare, in tempi brevi, il necessario affrancamento da supporti esterni nei settori tecnici, specie in quelli a più alto contenuto professionale. A tal fine, ha effettuato una selezione per la ricerca di personale specialistico, il cui avviso è stato pubblicato nel luglio del 2001 sui quotidiani "Il Sole 24 Ore", "la Repubblica" e "Il Messaggero" per provvedere, in particolare, all'ampliamento di attività di ricerca e sviluppo (hardware e software), di ingegneria dei sistemi, di logistica e manutenzione dei sistemi ATC (air traffic control) e di telecomunicazioni.

Allo stato attuale, l'ENAV riferisce di non poter procedere alla definizione del numero di unità da assumere, in quanto le stesse risultano subordinate alla completa definizione della struttura organizzativa, attualmente all'esame dei competenti organi aziendali.

Per completezza di informazione si rappresenta, altresì, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, proprio per pervenire ad un definitivo chiarimento della problematica, ha formulato apposito quesito sull'argomento in oggetto al Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze-IGOP.

Relativamente agli incarichi di consulenza l'Ente riferisce che questi sono stati affidati, nel rispetto della vigente normativa, a società di comprovate capacità tecniche e professionali ed operanti su mercati multinazionali, per l'espletamento di funzioni inerenti a professionalità mancanti all'interno della struttura e, se esistenti, già impegnate e non distoglibili dallo svolgimento delle attività assegnate.

Il ricorso ad esse si è rilevato indispensabile in relazione al processo di privatizzazione, con riguardo ad alcuni specifici fattori. Tra questi, l'implementazione della fase 2 del sistema di contabilità generale ed analitica con relativo addestramento del personale interno, il cui avvio progettuale è stato deliberato nel 1998 dal consiglio di amministrazione all'epoca in carica ed è risultato obbligatorio, stante la trasformazione dell'azienda in ente economico e successivamente in società per azioni.

La criticità di tale fase è stata ulteriormente appesantita dalla concomitante esigenza di predisporre la transizione del sistema contabile all'euro e dalla necessità di procedere alla determinazione del patrimonio definitivo dell'Ente, ai sensi del decreto-legge n. 333 del 1992, oltre che dall'elaborazione in tempi ristrettissimi del piano industriale 2002-2004.

Infine, l'Ente comunica di aver affidato incarichi di consulenza per ottenere la necessaria certificazione ISO 1999-2000, nonché per l'organizzazione e la gestione del centro ricerca e sviluppo.

FABRIS (Mar-DL-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIS (Mar-DL-U). Signor Presidente, sono dispiaciuto del fatto che il sottosegretario Mammola, persona notoriamente documentata e preparata, sia stato costretto a leggere un documento preparato dagli uffici del Ministero per rispondere alla mia interrogazione.

Credo che il Governo sia tenuto a riferire in maniera molto più completa e trasparente al Parlamento in ordine alla situazione interna dei diversi enti. La mia interrogazione non nasce dal vezzo estemporaneo di capire che cosa succede all'ENAV, ma trae origine dalla più grave tragedia dell'aviazione civile italiana - i 118 morti di Linate - e da ciò che ne è conseguito, dal commissariamento dell'ENAV all'indagine aperta dalla magistratura.

Nel corso di tale indagine, come abbiamo appreso da tutti i quotidiani nazionali, si è scoperto, tramite la trascrizione delle intercettazioni, che l'ENAV era dedito, piuttosto che a garantire la sicurezza del nostro traffico aereo, a dare impiego agli amici degli amici, a corrispondere alle richieste di occupazione di posti, specie da parte di partiti e sindacati, all'interno della struttura.

Non è casuale che lo stesso Ministro dei trasporti e delle infrastrutture, in concomitanza della presentazione della mia interrogazione, abbia emanato un decreto che modifica le modalità di assegnazione degli appalti non solo in ordine alla fornitura delle strumentazioni necessarie, ma anche e soprattutto in ordine alla fornitura di servizi, specificatamente quelli cui ha fatto riferimento il Sottosegretario.

Dalla risposta del rappresentante del Governo non attendevo una disamina relativa ad un aspetto molto marginale, quale la nuova organizzazione interna del sistema amministrativo dell'ENAV, bensì una risposta precisa ai quesiti sollevati nell'interrogazione in ordine alle assunzioni fatte e alle consulenze affidate, non già a società esterne di comprovata capacità sul piano internazionale, bensì a società di servizi create ad hoc da soggetti assunti pro tempore come consulenti dei vari amministratori che si sono succeduti, con contratti lautamente remunerati dallo stesso ENAV.

Per non dire della vicenda Italfly, su cui è dovuta intervenire la Commissione trasporti della Camera dei deputati su sollecitazione del sottoscritto e di altri colleghi, proprio perché, ancora una volta, si era messa in atto la pratica di dare servizi in gestione a terzi (tra líaltro, nel caso in specie, utilizzando mezzi di proprietà di ENAV e mettendo a capo di quella struttura il Presidente uscente dellíENAV stesso).

Signor Presidente, signor Sottosegretario, torno a ripetere che, per rispetto al Parlamento, ritengo sia necessario che il Governo, nel rispondere alle interrogazioni, innanzitutto si attenga al testo dellíatto di sindacato ispettivo, senza divagare su altre questioni che hanno con esso scarsa o nulla attinenza, e cerchi di fornire almeno quelle informazioni che, con un minimo di curiosità, ognuno può reperire sulla stampa, dal momento che essa è ricca di documentazioni in tal senso.

Mi riferisco, ad esempio, al ruolo che svolge la società partecipata anche dal ministro Tremonti, che ha ottenuto una consulenza di 300 milioni, o alla vicenda ENAV-Italfly cui ho fatto cenno oppure, ancora, alla vicenda relativa ad una transazione chiusa a 28 miliardi alla data del Natale scorso, che affida la manutenzione dei radar alla Vitrociset s.p.a..

In sostanza, vorremmo capire se il decreto varato opportunamente - ne devo dare atto - dal Ministro nel marzo scorso, riguardante la fornitura dei servizi e dei materiali necessari ad ENAV per il futuro, possa consentirci di avere anche qualche chiarezza circa il passato.

Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, questa vicenda, infatti, non è una storia di ordinario mal costume o mala gestione delle risorse pubbliche: essa riguarda direttamente la vicenda di Linate, la più grave tragedia dellíaviazione civile italiana, che ha contato 118 morti: nellíambito dellíindagine ad essa relativa sono emerse gravi carenze, sia nella preparazione del personale di ENAV sia nella gestione dei servizi da parte dellíENAV stesso.

Credo che, se non altro per rispetto nei confronti di quei morti e delle loro famiglie, il Governo dovrebbe, almeno in uníoccasione futura, riferire con più puntualità sulle questioni poste.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00391 sulla realizzazione di una bretella stradale di collegamento fra Rastignano (Bologna) e l'A65.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MAMMOLA, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, rispondo al quesito che era stato posto dal senatore Chiusoli, il quale chiedeva di conoscere quali intenzioni avesse il Governo in merito alla realizzazione della bretella di collegamento tra il comune di Rastignano e la strada statale 65.

In riferimento alle problematiche evidenziate con líatto ispettivo cui si risponde, si fa presente che i lamentati ritardi nella realizzazione del progetto dei lavori di che trattasi sono da attribuire a fattori inerenti sia ad adempimenti preliminari ed alle difficoltà di procedure espropriative, sia al processo di trasferimento delle competenze, definitosi nello scorso anno.

LíEnte nazionale per le strade ha riferito che è attualmente in corso il riesame della Convenzione stipulata nel 1995 con la TAV s.p.a., le Ferrovie dello Stato s.p.a., la Provincia ed il Comune di Bologna, i comuni di Pianoro e di San Lazzaro di Savena.

Il riesame è motivato anche dal mutato assetto di competenza. Infatti, la strada statale 65 della Futa è stata trasferita alla provincia di Bologna dal 1ƒ ottobre 2001. Parimenti, nel luogo dove sarebbero dovuti iniziare i lavori della bretella di Rastignano (in provincia di Bologna) sono presenti i cantieri della TAV.

Con la revisione della Convenzione, la realizzazione del progetto in argomento, ora a carico dellíANAS e con un contributo della TAV, passerebbe a carico di questíultima con un contributo fisso ed invariabile dellíANAS (pari a 8.984.065,21 euro) da cui verrebbero sottratte tutte le spese già sostenute dallíEnte stradale ed adeguatamente documentate.

CHIUSOLI (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIUSOLI (DS-U). Signor Presidente, ringrazio molto il Sottosegretario soprattutto per la tempestività con la quale ha fornito la risposta allíinterrogazione da me presentata.

Desidero rassicurarlo che nutro la massima comprensione per i Sottosegretari, i quali devono portare nelle Aule parlamentari risposte spesso formali e che quasi mai contengono elementi concreti e, soprattutto, dagli stessi conosciuti. È una risposta assolutamente formale che, ancora una volta, rischia di portare alle calende greche la soluzione di una questione.

Signor Sottosegretario, la mia interrogazione si aggancia ad un problema di antichissima data e ad un'opera pubblica assolutamente indispensabile per almeno due buoni motivi: innanzitutto, è un'opera decisiva per la viabilità di una zona completamente soffocata da flussi locali e interregionali; in secondo luogo, siamo in presenza di un'opera di servizio, importante, alla cantieristica dell'alta velocità, la cui realizzazione sembra ormai stare a cuore ad ognuno dei soggetti coinvolti.

L'ANAS in questa vicenda ha ulteriormente dimostrato, qualora fosse ancora necessario, la propria incapacità a rispettare gli impegni assunti. Oggi sembra disponibile a cedere il campo, ma forse poteva pensarci prima considerato che sono passati 7 anni.

Signor Sottosegretario, la sua risposta sembra positiva, anzi seccamente positiva, rispetto alla mia richiesta; in realtà, lei ci ha comunicato, gentilmente e in estrema sintesi, notizie che già conoscevamo attraverso un carteggio tra l'ANAS, la provincia di Bologna, la TAV, il Ministero in questione e i comuni interessati.

Non vi è alcun accenno al fatto che il Ministero è già a conoscenza delle intenzioni della TAV positive, ma ad una piccolissima condizione: trovare un'integrazione al costo dell'opera che in questi anni è lievitato. Insomma, senza adeguamento finanziario la TAV lascerà ancora campo libero e l'opera non sarà realizzata.

Mi sarebbe piaciuto conoscere la posizione del Ministero anche in relazione ad un emendamento che ho presentato all'atto Senato n. 1246 "Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti" nell'ottica di un adeguamento di quel finanziamento.

Ci sarebbe piaciuto conoscere quale iter amministrativo si potrà e si dovrà adesso seguire, quando partirà l'atto modificativo della convenzione, quando si chiameranno intorno ad un tavolo i protagonisti della vicenda. Ci sarebbe piaciuto avere qualche ragguaglio sui tempi previsti, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Il Governo aggiungerà alle tabelle che il Ministro per i rapporti con il Parlamento diligentemente ci manda una cifra in più alla voce "Risposte ad atti di sindacato ispettivo", ma non è vero. La risposta più che essere insoddisfacente è inesistente e la cortesia del sottosegretario Mammola non la può certo modificare.

PRESIDENTE. Comunico che l'interrogazione 3-00207 è stata ritirata.

Segue l'interrogazione 3-00229 sulla realizzazione di un Centro riabilitativo a Lamezia Terme.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

VIESPOLI, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. L'interrogazione della senatrice D'Ippolito pone una questione significativa di razionalizzazione sul terreno delle scelte da parte dell'INAIL, per determinare l'individuazione di un polo a Lamezia Terme che accompagni il Centro di produzione protesi, già previsto, con la struttura riabilitativa che dovrebbe essere ubicata secondo le scelte dell'INAIL in Basilicata; scelte conseguenti ad una serie di impostazioni normative relative anche alle scelte effettuate con decreto del Ministero della salute del 28 dicembre 1998.

Il Ministero del lavoro si è già attivato perché con l'INAIL non ci si fermi soltanto alla riaffermazione di questa impostazione, ma si tenti, d'intesa in particolare con il territorio del comune della Basilicata - la cui disponibilità va verificata necessariamente - in cui è previsto tale intervento, di determinare le scelte consequenziali in termini di razionalizzazione di tali strutture e anche di corretto riferimento nell'utilizzo delle risorse.

In questo senso confermo l'impegno del Ministero del lavoro a seguire il procedere della vicenda.

D'IPPOLITO (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'IPPOLITO (FI). Signor Presidente, voglio in premessa ringraziare il rappresentante del Governo per la risposta assicurata ad una interrogazione evidentemente ispirata, come lo stesso Sottosegretario di Stato ha evidenziato, da serie ragioni dirette a sollecitare razionalizzazione di interventi sul territorio alla luce di principi di economicità e funzionalità.

Infatti, come ho argomentato nellíinterrogazione, la volontà dellíINAIL di realizzare nel Mezzogiorno díItalia un centro riabilitativo collegato con il centro di produzione protesi di prossimo avvio a Lamezia Terme in Calabria, una realizzazione importante e dai costi significativi con ricadute occupazionali di sicuro impatto, stando alla informativa raccolta, non avrebbe incontrato proprio la disponibilità ad accogliere la stessa struttura da parte del comune lucano allo scopo individuato dallíINAIL.

Ecco il senso dellíinterrogazione, che ha tenuto conto di questo dato e, peraltro, ha anche ritenuto evidente la convenienza a realizzare líimportante centro in una sede che, a nostro sommesso avviso, appare oggettivamente più funzionale allo scopo, proprio considerate la vicinanza geografica e chilometrica al centro di produzione protesi già avviato. Ancor più se si consideri il vantaggio economico per i minori costi derivanti dallíutilizzo di una struttura già esistente nella città di Lamezia, quella proposta, appunto, dellíormai inutilizzato nosocomio di Colle S. Antonio.

Ancora, il potenziale ma sicuro sviluppo del centro riabilitativo di cui al nostro esame, se localizzato nella città di Lamezia, come centro di servizio non solo del Sud ma dellíintero bacino mediterraneo alla luce di una condizione strategica e particolare che è propria della città di Lamezia allíinterno della regione Calabria, per la ricchezza dei collegamenti viari, aeroportuali e ferroviari che la caratterizzano.

Esprimo, perciò, vivo apprezzamento per líimpegno già assunto e oggi annunciato dal Governo rispetto alla realizzazione di ogni verifica e di ogni necessario intervento affinché si proceda nella direzione da me auspicata.

Naturalmente, líapprezzamento si accompagna allíaugurio che le verifiche che saranno opportunamente portate a compimento dal Governo possano anche segnare un positivo risultato nel senso da me sperato.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00417 sul servizio di scorta al professor Marco Biagi.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

VENTUCCI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, collega Vitali, siamo pochissimi in uníAula quasi deserta. Mi auguro che il Regolamento del Senato possa in qualche modo essere modificato affinché su argomenti così importanti gli interventi possano essere ascoltati anche da altri.

La drammatica vicenda del professore Biagi evoca líimmagine di altre illustri vittime, come il professor Tarantelli, il senatore Ruffilli e il professor DíAntona, tutte personalità che avevano posto la loro cultura, il loro coraggio intellettuale, il loro lucido riformismo al servizio di un programma sociale di rinnovamento, che potesse rendere sempre più moderno e avanzato il nostro Paese.

Il Governo, come è noto, ha stabilito che al primo posto del suo programma politico vi sia líordine pubblico e, quindi, il riemergere di gravi ed efferati fatti di terrorismo interno ha suscitato preoccupazione crescente e nel contempo un approfondimento ed uníanalisi delle strategie del terrorismo stesso.

Sulle procedure e sulle modalità relative allíassegnazione e alla successiva revoca della scorta al professor Biagi è opportuno tenere presenti le dichiarazioni del Ministro dellíinterno che, nella seduta del 16 aprile scorso presso questo medesimo ramo del Parlamento, ha riferito in modo ampio ed esaustivo, ripercorrendo tutti i passaggi anche cronologici della tragica vicenda.

L'8 giugno del 2001, nell'ambito di una revisione trimestrale delle scorte effettuata dalle prefetture e dagli uffici competenti del Ministero dell'interno, il dispositivo di protezione del professor Biagi venne revocato, in quanto dagli esami degli atti risultava non sussistere più una situazione di concreto ed effettivo pericolo.

A metà settembre 2001 veniva diramata una direttiva in materia di misure di protezione volta a recuperare personale di polizia a compiti operativi, anche allo scopo di controllare in modo più capillare il nostro territorio, alla luce del nuovo volto del terrorismo internazionale, garantendo, comunque, ogni mezzo di protezione personale ad eventuali obiettivi a rischio.

Pertanto le prime risultanze dell'inchiesta hanno evidenziato come sia improbabile e fuorviante collegare la dismissione della tutela del professor Biagi alla direttiva emanata dal Ministero dell'interno all'indomani dell'attentato di New York.

È mia intenzione ribadire quanto la sicurezza, sia interna che esterna, sia una priorità essenziale dell'azione di questo Esecutivo e obiettivo primario del quotidiano impegno delle Forze di polizia.

Non posso certamente, per ovvi motivi, essendo ancora in corso le indagini giudiziarie e i dovuti accertamenti, addentrarmi nei particolari sviluppi della vicenda, ma desidero evidenziare come il Governo abbia rapidamente provveduto, con l'adozione di uno strumento legislativo d'urgenza, all'istituzione - nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza - di un ufficio centrale interforze per la sicurezza (UCIS), come organo esclusivo di direzione funzionale unitaria e di raccordo, al fine della tutela dell'incolumità delle persone ritenute a rischio.

Mi riferisco al decreto-legge n. 83, recante "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale ed ulteriori misure per assicurare la funzionalità degli uffici delle Amministrazioni dell'interno" (Atto Senato n.1374), che ha già iniziato il suo iter legislativo ed attualmente è all'esame della Commissione affari costituzionali del Senato.

Il Governo, pertanto, ha risposto in modo efficiente alle nuove esigenze emerse in questo settore, procedendo ad una riforma organica dei servizi di protezione a tutela delle personalità e degli obiettivi a rischio, anche attraverso una pianificata attività di analisi di tutte le informazioni disponibili finalizzate ad innalzare il livello di efficacia delle stesse misure di sicurezza.

L'UCIS costituirà, negli auspici del legislatore, il fulcro di un nuovo complesso sistema di protezione che prevede una formazione omogenea per tutti gli operatori impiegati nei servizi di protezione e l'adozione di adeguati ed uniformi modelli operativi e comportamentali.

La centralità del momento valutativo è assicurata dal direttore dell'ufficio che si avvale di una commissione centrale composta da rappresentanti degli organismi di sicurezza delle Forze di polizia, particolarmente qualificati nei settori della protezione personale e dell'analisi della criminalità e del terrorismo.

Le determinazioni assunte dal direttore devono essere tempestivamente comunicate al prefetto della provincia per l'esecuzione delle decisioni adottate. La snellezza e la celerità del circuito informativo e lo snellimento delle procedure di comunicazione centro-periferia sono infatti assicurati attraverso appositi uffici presso ogni prefettura, individuati quali referenti territoriali dell'UCIS.

Con decreto del Ministro dell'interno, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, saranno individuate le alte personalità istituzionali nazionali nei confronti delle quali trovano applicazione i servizi di tutela e di protezione, che possono essere estesi alle loro famiglie e residenze.

*VITALI (DS-U). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITALI (DS-U). Signor Sottosegretario, sono del tutto insoddisfatto della risposta che lei ha fornito a questa interrogazione. È del tutto evidente che quello che lei ci ha detto non fa altro che ripetere l'intervento svolto in quest'Aula dal ministro Scajola durante la discussione prodotta da una nostra mozione. Quell'intervento, che lei ha definito ampio ed esaustivo, è stato in realtà totalmente elusivo circa il punto fondamentale che noi avevamo posto: perché il professor Marco Biagi non è stato adeguatamente tutelato e gli è stata tolta la scorta che aveva.

Quella scorta gli era stata tolta dopo che aveva subìto minacce dirette nei confronti della sua persona, e nessuno aveva sentito il bisogno di ripristinarla quando nei mesi successivi - gli ultimi mesi del 2001 - il professor Biagi stava acquisendo un ruolo sempre più importante come tecnico del Ministero del lavoro, sotto i riflettori dell'opinione pubblica nazionale.

E nessuno ancora ha sentito il bisogno di ripristinare quella scorta quando, nel febbraio di quest'anno, nelle informative dei servizi di sicurezza, che poi vanno a comporre la relazione semestrale consegnata al Parlamento e pubblicata da un importante settimanale, "Panorama", si parlava proprio di tecnici del Ministero del lavoro come possibili obiettivi dell'attacco terroristico.

Il professor Biagi è stato evidentemente lasciato solo dallo Stato che egli stava servendo; alla domanda perché il professor Biagi non sia stato adeguatamente tutelato, il ministro Scajola, nel suo intervento del 16 aprile, non ha per nulla risposto.

In quellíintervento il ministro Scajola parlò di distonie nel sistema valutativo, usando un termine quanto mai infelice e, non a caso, come tale commentato da tutta la stampa italiana.

Il ministro Scajola, durante quellíintervento, oltre a non rispondere alla questione da noi posta, ha fatto uníaltra affermazione: "Voglio dirlo forte:" - ha affermato il ministro Scajola in questíAula - "né era ipotizzabile un mio interessamento mai richiesto da alcuno su una vicenda di cui non ero mai stato informato": queste - ripeto - sono state le parole pronunciate dal Ministro dell'interno a proposito della questione della scorta del professor Biagi.

Queste parole sono in totale ed evidente contraddizione con quanto affermato da un altro Ministro della Repubblica, il ministro Maroni, allíindomani dellíassassinio del professor Biagi. Su tutti i giornali del 21 marzo e nelle agenzie di stampa del 20 marzo vengono riportate affermazioni di questo tipo (mi limito a leggere i titoli): "Polemica Maroni-Scajola". "Il Consiglio dei ministri su scorta a Marco Biagi. A quanto si apprende, Maroni avrebbe chiesto a Scajola il motivo di questa omissione, ricordando che lui stesso aveva chiesto ripetutamente nei mesi scorsi un intervento in questo senso". E ancora: "Omicidio Biagi. Maroni: avevamo chiesto di ripristinare la scorta"; "Omicidio Biagi. Maroni conferma di aver chiesto invano una scorta".

Risulta, inoltre, da notizie di stampa che in un dischetto del computer del professor Biagi è stata, successivamente alla sua morte, quindi in seguito alla indagini disposte, rinvenuta una lettera che era stata inviata ad un Ministro, e per conoscenza al prefetto di Bologna, Sergio Jovino, che si concludeva in questo modo: "Voglio rappresentarle líurgenza del ripristino della scorta che mi tutelava avendo già informato inutilmente le autorità preposte".

È evidente che uno dei due Ministri non dice il vero. Non abbiamo avuto oggi risposta, ed era fin troppo facile, sottosegretario Ventucci, trincerarsi dietro il segreto istruttorio. Díaltra parte è in corso uníindagine presso la procura di Bologna.

Vorrei però concludere il mio intervento, ricordando le parole di Giuliano Ferrara, persona non certo vicina a questa parte politica, che in un articolo di quei giorni affermava: "E' indecente che Marco Biagi fosse senza scorta ed è grave che il Governo perseveri nellíerrore dando versioni di comodo in Parlamento".

Questo è quanto oggi avete fatto ma la vicenda non finisce qui. Chiederemo di acquisire la relazione del prefetto Sorge e, soprattutto, la procura di Bologna, con la sua indagine, porterà alla luce la verità che voi volete nascondere.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Mozioni, interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza mozioni, una interpellanza e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per le sedute di martedì 4 giugno 2002

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi martedì 4 giugno, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 10 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 14,38).



Allegato A

MOZIONE SUL SISTEMA SCOLASTICO

(1-00065) (27 marzo 2002)

Respinta

BERLINGUER, ACCIARINI, BOCO, CORTIANA, DíANDREA, FRANCO Vittoria, GUERZONI, MANIERI, MARINO, MONTICONE, MUZIO, SOLIANI, PAGANO, PAGLIARULO, TESSITORE, TOGNI. ñ Il Senato,

rilevato:

che nelle ultime settimane si è andata largamente estendendo nelle scuole di ogni ordine e grado del nostro paese la protesta per la grave situazione di disagio e di incertezza che coinvolge studenti, docenti, dirigenti, famiglie e amministratori locali;

che la consapevolezza del disagio si esprime con ordini del giorno, dibattiti e anche in forme di lotta che raggiungono spesso le dimensioni di scioperi e di manifestazioni locali, regionali e nazionali con la partecipazione di decine di migliaia di cittadini;

che tale protesta riguarda sia la controriforma del ministro Moratti, per i contenuti e per líinaccettabile forma della delega, sia le scelte governative di gestione già compiute nella legge finanziaria 2002, nel decreto-legge per líinizio dellíanno scolastico e negli indirizzi di gestione ordinaria;

rilevato altresì che non trovano alcuna motivata e giuridicamente fondata giustificazione le scelte del Governo che in questi mesi hanno determinato:

il blocco della legge n. 30 del 1999, realizzato con líespediente del mancato completamento della procedura di confronto con la Corte dei conti, completamento che avrebbe dovuto essere considerato quale atto dovuto dallíEsecutivo in carica;

la mancata attuazione delle previsioni di cui allíarticolo 8 del Regolamento sullíautonomia scolastica in materia di competenze nella definizione dei curricoli nazionali e locali, il mancato sostegno allíautonomia e alla sperimentazione da parte delle scuole e líabbandono dei progetti speciali Musica, Lingua, Biblioteche e Proteo;

la sospensione dei progetti di innovazione e di sviluppo della scuola dellíinfanzia;

líassenza di qualsivoglia intervento volto allíattuazione delle leggi sullíobbligo scolastico e sullíobbligo formativo, che prevedono impegni istituzionali e finanziari in materia di accoglienza, intercultura, recupero, orientamento, rapporti con la formazione professionale;

il ritiro del ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge lombarda sul buono scuola presentato dal Governo Amato;

constatato che:

con un semplice decreto ministeriale è stato sospeso il funzionamento dei Centri Servizi per le istituzioni scolastiche, creando un pericoloso vuoto nellíattività amministrativa e interferendo gravemente nel processo di realizzazione dellíautonomia delle istituzioni scolastiche;

gli IRRE, nonostante la legge istitutiva e la definizione del relativo Regolamento, non sono stati ancora messi in condizione di operare;

fino a questo momento non cíè stato alcun impegno per utilizzare i 150 miliardi stanziati nella legge finanziaria 2001 per la preparazione informatica dei docenti;

non è stata data attuazione alla nuova legge istitutiva degli organi collegiali territoriali e del Consiglio superiore dellíistruzione;

regna líincertezza sullíattività dellíOsservatorio sullíHandicap e sulle esigenze presenti attualmente in tale ambito;

non è stata valorizzata la presenza studentesca, poiché non sono state indette le elezioni delle consulte e sono stati ignorati importanti appuntamenti, come, ad esempio, la giornata dellíarte studentesca;

sottolineato che, mentre sono in discussione riforme complessive del sistema scolastico estremamente controverse contenute nel già citato disegno di legge delega e nel disegno di legge sulla riforma degli organi collegiali, attualmente in discussione alla Camera, stanno già dispiegando pienamente i loro negativi effetti le seguenti misure:

le norme inserite nella legge finanziaria di modifica della composizione delle Commissioni dellíesame di Stato, che, prevedendo docenti tutti interni nella scuola pubblica e paritaria, vanificano il ruolo dellíesame di Stato come fase conclusiva dellíintero ciclo di studi e tolgono ogni garanzia di omogeneità nella valutazione finale dei candidati;

le misure finanziarie che producono il taglio di 33.847 posti distribuiti in tre anni scolastici: 8.946 nel 2002-2003 e oltre 12.000 per ciascuno degli anni scolastici 2003-2004 e 2004-2005; si tratta di misure che non produrranno risparmi, aumenteranno il numero dei precari, ma soprattutto cancelleranno i migliori progetti di qualità in atto e penalizzeranno i ragazzi più in difficoltà, a partire dai portatori di handicap;

rilevato infine che tutto il personale della scuola esprime una grande preoccupazione per i ritardi frapposti allíavvio delle procedure che dovranno presiedere alla apertura della fase contrattuale; una preoccupazione che si estende anche alla tutela della libertà di insegnamento, pesantemente attaccata da esponenti del centro-destra,

pertanto, mentre ci si accinge ad affrontare la fase in cui nel Parlamento saranno dialetticamente esaminate le proposte di mutamento dellíassetto complessivo della scuola, giudica necessario un serio cambiamento di rotta nella concreta gestione delle politiche del sistema di istruzione e impegna il Governo:

a dare attuazione puntuale e rigorosa a tutte le leggi e le disposizioni regolamentari che disciplinano attualmente il sistema dellíistruzione, nulla omettendo o rinviando in nome di nuove scelte governative che potranno operare solo dopo che risulti completato líiter legislativo che le riguarda;

a rivedere, in sede contrattuale, le norme che disciplinano la formulazione delle graduatorie permanenti degli insegnanti al fine di garantire maggiore equità nella attribuzione dei punteggi per il servizio prestato;

a realizzare i seguenti atti dovuti:

porre fine, in vista del prossimo inizio dellíanno scolastico, allo stato di disapplicazione della legge n. 30 del 1999;

avviare le necessarie procedure per líinsediamento degli organi collegiali territoriali e del Consiglio superiore;

consentire il funzionamento a regime degli IRRE;

applicare con chiarezza il provvedimento (decreto del Presidente della Repubblica 6 novembre 2000, n. 347) riguardante la riforma del Ministero, onde fugare le preoccupazioni presenti nella dirigenza a livello centrale e periferico, nellíINDIRE e nellíIstituto Nazionale di Valutazione;

rispettare le normative contrattuali e legislative in materia di nomine del personale, garantendo, tra líaltro, la copertura con nuove nomine a tempo indeterminato di almeno la metà dei 60.000 posti vacanti allíinizio del prossimo anno scolastico;

utilizzare tutti i finanziamenti previsti per la formazione informatica dei docenti;

erogare con tempestività tutte le risorse finanziarie previste dalla legge n. 62 del 2000 relativa agli anni 2001-2002;

formulare precisi interventi per il sostegno, nei diversi ambiti, dellíautonomia delle scuole ed erogare puntualmente i finanziamenti previsti;

sostenere lo sviluppo quantitativo e qualitativo della scuola dellíinfanzia in tutto il territorio nazionale, rispondendo positivamente allíaumentata domanda e, in generale, ad operare perché il sistema pubblico dellíistruzione rappresenti una risorsa, adeguata in termini di quantità e di qualità, per la crescita civile e culturale di tutti i cittadini;

indicare, con precisione, nel prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria le risorse necessarie per il prossimo contratto nazionale del personale della scuola.

INTERROGAZIONI

Interrogazione sullíemergenza idrica in Sardegna

(3-00230) (5 dicembre 2001)

CADDEO, MURINEDDU, NIEDDU. ñ Al Presidente del Consiglio dei ministri. ñ Premesso:

che negli ultimi 15 anni, a causa dei mutamenti del clima, la Sardegna ha visto cambiare profondamente líandamento delle precipitazioni e dei deflussi naturali dellíacqua;

che rispetto al cinquantennio precedente le piogge annuali risultano, in media, inferiori al 50 per cento;

che la siccità si presenta in forma sempre più grave e nel 2000 il Governo ha nominato il Presidente della Giunta regionale Commissario per líemergenza idrica;

che líisola, sulla base degli studi più recenti, ha a disposizione una quantità díacqua per abitante inferiore a quella dei Paesi del Nord-Africa;

che la situazione più drammatica si ritrova nel sistema idrico del Medio Flumendosa-Campidano, nel sud dellíisola, con un volume díacqua oggi sufficiente per pochi mesi;

che tra le cause delle attuali difficoltà vi sono le carenze infrastrutturali ed in particolare le perdite delle condotte, i mancati collegamenti degli invasi, líinsufficiente riuso delle acque depurate ed una eccessiva perdita delle acque piovane che finiscono in mare per il 70 per cento;

che per affrontare questa situazione il 21 aprile 1999 è stata firmata uníapposita Intesa istituzionale tra lo Stato e la Regione sarda, integrata poi il 13 maggio del 2000;

che nel settembre del 2000 è stata istituita una commissione paritetica destinata ad individuare gli interventi per realizzare un piano straordinario contro líemergenza idrica ed i finanziamenti necessari;

che è ormai pronta uníipotesi di Accordo di Programma Quadro con la previsione di 6.700 miliardi necessari a risolvere il problema della carenza díacqua;

che una parte del programma è stata finanziata con 634 miliardi;

che la definizione ed il finanziamento del programma appaiono sempre più indispensabili per garantire un livello accettabile di fruizione dellíacqua ad uso civile, per la sopravvivenza dellíagricoltura, con il mantenimento della popolazione in molte aree interne, e per lo sviluppo del turismo e delle attività industriali,

si chiede di conoscere:

quali siano i motivi per i quali la commissione paritetica tra lo Stato e la Regione sarda non è riuscita, a distanza di oltre un anno dalla sua istituzione, a concludere i suoi lavori e ad individuare gli interventi da realizzare ed i finanziamenti da erogare;

se non si ritenga di intervenire in modo che si predisponga definitivamente e si sottoscriva líAccordo di Programma Quadro per fronteggiare líemergenza idrica in Sardegna finanziando un programma pluriennale di interventi con la costruzione di nuovi invasi, il collegamento tra sistemi idrici, il rifacimento delle reti idriche degradate e la realizzazione di un sistema efficiente di depurazione fognaria.

Interrogazione sulle tariffe praticate per la tratta aerea di collegamento con la Sardegna

(3-00401) (10 aprile 2002)

CADDEO, MURINEDDU, NIEDDU, DETTORI. ñ Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ñ Premesso:

che líarticolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, ha previsto la realizzazione della continuità territoriale nei trasporti tra la Sardegna ed il continente;

che con uníapposita conferenza di servizi, convocata dalla Regione sarda, si è provveduto a definire la tipologia, i livelli tariffari, i soggetti che usufruiscono di sconti tariffari, il numero dei voli, i tipi di aeromobili da utilizzare e la capacità di offerta;

che con una gara díappalto europea sono state affidate ad Alitalia, a Meridiana e ad Air One le tratte che collegano gli scali aeroportuali dellíisola con gli aeroporti di Roma e di Milano;

che col nuovo regime sulle tratte affidate ad Alitalia ed a Meridiana il servizio di trasporto aereo ha subito un progressivo scadimento di qualità;

che Alitalia e Meridiana hanno introdotto la Y.Q. Charge, impropriamente chiamata "tassa di crisi", di 6 euro, in realtà un aumento tariffario illegittimo dellíammontare complessivo di 12 euro per un viaggio di andata e ritorno rispetto alla tariffa massima concordata, comprensiva di IVA ed al netto delle tasse aeroportuali;

che líaumento costituisce una plateale violazione degli obblighi contrattuali sottoscritti con líEnte nazionale per líaviazione civile e crea uníodiosa disparità di trattamento dei viaggiatori, dato che quelli che volano con Air One non debbono pagare alcun incremento tariffario;

che le due compagnie non garantiscono un numero sufficiente di posti a tariffa ridotta ed i residenti nellíisola sono spinti ad utilizzare posti a tariffa piena e quindi a non usufruire del rimborso parziale garantito dallo Stato;

che ad aggravare la situazione, secondo uníarticolata denuncia di Adiconsum, Federconsumatori e Unione dei consumatori, Meridiana applicherebbe in modo illegittimo una penale del 30 per cento del costo del biglietto in caso di cambio di orario e di tratta;

che la stessa gestione delle liste díattesa non sarebbe trasparente e sarebbero privilegiati i posti di mercato libero rispetto a quelli riservati alla continuità territoriale;

che nel complesso si registrano numerosi disservizi e gravi violazioni del contratto díappalto sottoscritto con líENAC;

che a far le spese di questa situazione sono i viaggiatori sardi che spesso non trovano posti in aereo, sono discriminati nella prenotazione dei posti, finiscono in coda nelle liste díattesa e pagano 12 euro più del previsto per ogni viaggio di andata e ritorno;

che nellíarticolo 6 della convenzione per líaffidamento del trasporto aereo nelle rotte garantite dalla continuità territoriale sono previste apposite sanzioni per le inadempienze degli obblighi contrattuali,

si chiede di conoscere:

quali iniziative siano state assunte o si intenda assumere per garantire uníattuazione della legge sulla continuità territoriale conforme alla volontà del Parlamento;

quali sanzioni siano state applicate o si intenda applicare nei confronti delle compagnie aeree che non rispettino il contratto díappalto relativo alla continuità territoriale;

quali strumenti siano stati attivati o si intenda attivare per tenere sotto controllo líattuazione della continuità territoriale.

Interrogazione sullíEnte nazionale di assistenza al volo (ENAV)

(3-00343) (12 marzo 2002)

FABRIS. ñ Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ñ Premesso:

che líEnte nazionale di assistenza al volo ha nel suo organico personale che, assunto con regolare concorso pubblico, è da tempo in attesa di essere inquadrato in mansioni superiori in relazione allíattività lavorativa realmente svolta, nonché personale altamente qualificato a svolgere tutte le funzioni di competenza dellíEnte stesso;

che tuttavia líENAV ricorre con frequenza sempre maggiore ad attività di consulenza esterna, sia attraverso società terze sia con chiamate dirette individuali, per svolgere parte delle competenze assegnategli per legge, non utilizzando così le notevoli risorse umane interne allíEnte, con grave pregiudizio per la qualificazione professionale ed economica del proprio personale;

che non risulta giustificato il ricorso ad esterni o a società di consulenza, la cui scelta peraltro non risulta giustificata dai livelli tecnico-professionali dei singoli chiamati o di dette società esterne;

che, fatto ancor più grave anche sotto líaspetto della trasparenza e della legalità, di dette società esterne risultano in alcuni casi titolari persone già inserite con funzioni apicali e contratti ad hoc nellíEnte;

che nonostante tale situazione si è proceduto, anche recentissimamente e per via diretta, allíassunzione di nuovo personale non qualificato invece di regolarizzare le situazioni di parte del personale interno,

si chiede di sapere cosa intenda fare il Governo per tutelare le professionalità e il corretto funzionamento dellíENAV, nonché per garantire trasparenza e legalità in una azienda di proprietà pubblica.

Interrogazione sulla realizzazione di una bretella stradale di collegamento fra Rastignano (Bologna) e líA65

(3-00391) (2 aprile 2002)

CHIUSOLI. ñ Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ñ Premesso:

che la realizzazione di una nuova bretella stradale che colleghi Rastignano (Bologna) allíA65 è di grande importanza per un decisivo miglioramento nello stato della viabilità dellíintero territorio;

che la vicenda dei lavori necessari alla costruzione dello snodo, che sono stati affidati allíANAS sulla base di un progetto dellíAmminstrazione provinciale approvato nel 1996, ha, però, oramai assunto i caratteri di una vera e propria odissea;

che annose vicende giudiziarie e infiniti ritardi legati allíappalto dei lavori gestiti in maniera vaga e superficiale dallíANAS, oltre a generare gravi difficoltà per la cittadinanza e ad ostacolare la situazione della mobilità in quella zona (interessata anche dai cantieri dellíalta velocità), stanno comportando il lievitare a dismisura dei costi;

che le amministrazioni locali coinvolte sono riuscite, con fatica, ad attivare nel tempo un percorso grazie al quale sono state reperite sia le risorse strettamente necessarie per líesecuzione dellíopera che quelle ad essa propedeutiche, come ad esempio líallargamento della strada di fondo valle Savena;

che la realizzazione del progetto di variante al nodo, come da accordo del 1995 tra enti locali, ANAS e TAV, doveva essere effettuata prima dellíavvio dei lavori per líAlta Velocità, peraltro già in fase di ultimazione; a tal fine la TAV aveva disposto un finanziamento di 14 miliardi,

si chiede di sapere:

quali passi il Ministro in indirizzo intenda compiere per far luce su questo assurdo stato di cose e sulle responsabilità dellíANAS;

quali misure intenda adottare per far sì che cessino questi intollerabili ritardi e se non ritenga a questo punto opportuno sottrarre allíANAS la responsabilità del progetto e trasferire invece líintera procedura alla TAV, già per altro presente nellíarea con i suoi cantieri, in modo tale da riuscire a recuperare sui tempi dando un impulso decisivo allíavvio dei lavori e avere un referente serio e adatto a gestire le procedure per líappalto.

Interrogazione sulla gestione degli stabilimenti termali di proprietà dellíINPS

(3-00207) (21 novembre 2001)

Ritirata

TOMASSINI, BIANCONI, IOANNUCCI, GUASTI, CARRARA, AGOGLIATI. ñ Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dellíeconomia e delle finanze. ñ Premesso:

che la legge n.  833 del 1978, articolo 36, trasferiva gratuitamente alle Regioni ed ai Comuni gli stabilimenti termali con relative pertinenze già di proprietà dellíINPS;

che tale trasferimento intendeva evitare, nel quadro del riassetto della materia sanitaria, la gestione diretta di detti stabilimenti da parte dellíINPS, i cui costi peraltro risultavano esorbitanti ed ingiustificati, anche per la obsolescenza dei beni patrimoniali e strumentali;

che tale trasferimento previsto dalla legge non fu mai perfezionato, in quanto la vetustà delle strutture avrebbe richiesto da parte degli Enti locali investimenti non possibili;

che con la legge n.  412 del 1991, articolo 15, il patrimonio costituito dai cinque stabilimenti (Terme Tommasini di Salsomaggiore, Terme Barduzzi di San Giuliano, Terme della Fratta di Bertinoro, Terme dei Lavoratori di Viterbo, Terme Pietro Abano di Battaglia Terme) venne riacquisito alla proprietà dellíINPS, che nel frattempo aveva perseguito la propria gestione diretta con notevole dispendio di risorse, che pesava per circa 80 miliardi di lire líanno nei conti economici dello stesso Istituto;

che il 5 aprile 1992 líallora Commissario Straordinario dellíINPS Mario Colombo dispose la chiusura unilaterale di tutti e cinque gli stabilimenti, che rappresentavano e rappresentano elemento fondamentale nellíeconomia dei rispettivi territori, e ciò per evitare gli inutili sprechi che vedevano molto più competitive le strutture private in convenzione, che costavano ben dodici volte meno di quanto sostenuto dallíIstituto, il quale peraltro erogava servizi molto più scadenti;

che a seguito delle pressanti richieste degli Enti locali e delle Organizzazioni sindacali líINPS promulgò un bando ad evidenza pubblica, che portò allíaffidamento in gestione provvisoria di quattro delle cinque strutture a Società private e privato-pubbliche, mentre le Terme dei Lavoratori di Viterbo non furono mai affidate;

che dopo un anno di esperienza le Terme Pietro díAbano di Battaglia Terme furono restituite dai privati allíINPS per líeccessiva onerosità del rapporto mentre, nonostante questo, brillanti risultati furono conseguiti dalle Terme di San Giuliano, dalle Terme Tommasini di Salsomaggiore e dalle Terme della Fratta di Bertinoro che conobbero dal 10 giugno 1994 una stagione di rilancio nonostante la grave crisi nazionale del settore;

che il 31 dicembre 1998 arrivò a scadenza líaffidamento temporaneo ai privati e privato-pubblici senza che líINPS avesse maturato una soluzione in grado di delineare un progetto strategico in grado di contribuire al rilancio dellíeconomia e dellíoccupazione delle realtà di che trattasi;

che le Società di gestione, che nel frattempo hanno creato dal nulla circa duecento nuovi posti di lavoro senza alcun onere a carico del bilancio dello Stato, ottennero una proroga dellíaffidamento fino al 31 dicembre 1999;

che nel luglio 1999 líINPS costituì la GE.TI S.p.a., dallo stesso Istituto controllata al 100 per cento, con lo scopo di riprendere la gestione diretta degli stabilimenti, e per giunta nominando negli Organi Societari Consiglieri di Amministrazione dellíINPS, nonostante la direttiva del Ministro del lavoro, che vietava esplicitamente tale eventualità;

che la GE.TI S.p.a., non disponendo né di risorse economiche per effettuare gli investimenti richiesti né del know-how necessario, affidò alle stesse Società di gestione le aziende fino al 31 dicembre 1999, pretendendo un corrispettivo esorbitante che ha inciso pesantemente sui conti economici delle aziende stesse, e senza alcun vantaggio reale per líINPS;

che le Società di gestione accettarono tale proroga unicamente per salvaguardare i duecento posti di lavoro e non vanificare la bontà del lavoro svolto dal 1994;

che il Parlamento, con la legge n.  323 del 24 ottobre 2000, articolo 5, comma 4, allíunanimità dei voti ha disposto il trasferimento a titolo gratuito di detti stabilimenti alle regioni ed ai comuni, senza alcun onere aggiuntivo a carico dello Stato, e ciò per favorire il rilancio degli stessi, dellíoccupazione e dellíeconomia territoriale, con le modalità previste dalla legge n.  59 del 1997, articolo 22;

che le Regioni Toscana, Veneto, Lazio, Emilia Romagna ed i Comuni di San Giuliano Terme, Battaglia Terme, Viterbo, Salsomaggiore, Bertinoro hanno redatto ed approvato i Piani di Rilancio prescritti dalla legge ai fini del trasferimento, approvandoli nei rispettivi organi collegiali e trasmettendoli ai Ministeri del tesoro e del lavoro;

che i Ministeri del tesoro e del lavoro, esaminati i piani e dopo aver raccolto gli ulteriori chiarimenti richiesti, hanno emanato i relativi decreti ministeriali assunti di concerto e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2001, con i quali la piena proprietà degli stabilimenti ed ogni relativa pertinenza sono stati trasferiti a titolo gratuito a Regioni e Comuni;

che líINPS, nonostante le ripetute richieste delle regioni e dei comuni, non ha ancora provveduto alla messa in liquidazione della GE.TI S.p.a., dallo stesso Istituto interamente posseduta, che oltre a non aver mai svolto alcuna attività rappresenta un inutile dispendio di risorse, oltre a non consentire la piena godibilità dei beni trasferiti in quanto, sia pure in presenza dellíiter legislativo della legge n.  323 del 2000, líINPS aveva conferito alla stessa GE.TI S.p.a. un diritto di usufrutto novennale;

poiché il 31 dicembre 2001 le Società che attualmente gestiscono le Terme di San Giuliano, le Terme Tommasini di Salsomaggiore, le Terme della Fratta di Bertinoro, in assenza di un definitivo trasferimento a Regioni e Comuni, si vedranno costrette a cessare líattività con il conseguente licenziamento di circa duecento lavoratori e líinevitabile negativo contraccolpo sulle economie territoriali,

si chiede di sapere quali provvedimenti i Ministri in indirizzo, che hanno provveduto alla promulgazione di apposito decreto interministeriale, intendano assumere per indurre líINPS alla messa in liquidazione della GE.TI S.p.a., consentendo líattuazione di una legge unanimemente votata dal Parlamento, in grado di consentire líeffettivo rilancio delle realtà di che trattasi.

Interrogazione sulla realizzazione di un centro riabilitativo a Lamezia Terme

(3-00229) (5 dicembre 2001)

DíIPPOLITO. ñ Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. ñ Premesso:

che líINAIL vuole realizzare nel Mezzogiorno díItalia un Centro riabilitativo collegato con il Centro di produzione protesi di prossimo avvio a Lamezia Terme;

che la realizzazione di tale Centro riabilitativo avrà un costo pari a circa 200 miliardi ed esso verrà ubicato in una struttura sanitaria dismessa, già localizzata in un Comune della vicina Lucania;

che tale Centro ospiterà 12 posti-letto di lungodegenza, 78 posti di riabilitazione muscolo ñ scheletrica, 30 postazioni e 8 ambulatori per la riabilitazione in day hospital;

che è stato stimato che i livelli occupazionali del Centro saranno di circa 80 unità tra specialisti, medici, tecnici della riabilitazione e infermieri;

che a Lamezia Terme, dopo il trasferimento dellíOspedale nella nuova struttura di viale Perugini, è rimasto inutilizzato il vecchio nosocomio di Colle S. Antonio;

considerato che la dislocazione del Centro a Lamezia Terme avrebbe molteplici vantaggi, quali una struttura dismessa già disponibile, ed inoltre líesistenza nello stesso Comune di un Centro produzione protesi facilmente raggiungibile grazie alle infrastrutture di cui dispone il territorio lametino,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di verificare tale situazione per far sì che líINAIL adotti la soluzione più idonea nella scelta della sede del Centro, tenuto conto che il Centro se ubicato a Lamezia Terme potrebbe servire, insieme al Centro produzione protesi, la vasta area del Sud díItalia e del bacino del Mediterraneo.

Interrogazione sul servizio di scorta al professor Marco Biagi

(3-00417) (17 aprile 2002)

VITALI, BRUTTI Massimo, BONFIETTI, PASQUINI, CHIUSOLI BATTISTI, TURRONI, LABELLARTE, MALABARBA, PAGLIARULO. ñ Al Presidente del Consiglio dei ministri. ñ Premesso:

che le agenzie di stampa del 20 marzo 2002, e successivamente tutti i mezzi di informazione, hanno riportato con evidenza le dichiarazioni del Ministro del lavoro Roberto Maroni con le quali affermava di aver chiesto al Ministero dellíinterno di ripristinare la scorta a Marco Biagi. "Sì, è vero, lo avevo chiesto. Ci sono dei documenti e quindi è inutile negarlo. Ma sono ormai dettagli che non hanno più importanza";

che nella seduta del 16 aprile 2002 del Senato, intervenendo sulla mozione presentata sulla scorta a Marco Biagi, il Ministro dellíinterno Claudio Scajola ha dichiarato: "Voglio dirlo forte: né era ipotizzabile un mio interessamento mai richiesto da alcuno su una vicenda di cui non ero mai stato informato";

che la cronaca di Bologna de "La Repubblica" del 16 aprile 2002, e nei giorni successivi gli altri mezzi di informazione della città, hanno riportato la notizia di una lettera del 23 settembre 2001 ritrovata in un dischetto del computer di Marco Biagi inviata ad un Ministro (con ogni probabilità Scajola o Maroni) e per conoscenza al prefetto di Bologna Sergio Jovino che si concludeva in questo modo: "Voglio rappresentarle líurgenza del ripristino della scorta che mi tutelava avendo già informato, inutilmente, le autorità preposte",

si chiede di sapere a quale Ministro fosse indirizzata la lettera di Marco Biagi e quale seguito vi sia stato dato per poterne trarre le doverose conseguenze, poiché le dichiarazioni dei ministri Maroni e Scajola sono tra loro incompatibili.

 



Allegato B

Integrazione alla dichiarazione di voto del senatore Valditara sulla mozione 1-00065

Sulla formulazione delle graduatorie permanenti occorre ricordare che i famigerati 30 punti sono stati previsti nella passata legislatura. Alleanza Nazionale al riguardo ha presentato un'interrogazione alla Camera, firmata dall'onorevole Napoli, in cui si sottolinea che, pur salvaguardando le legittime aspettative di chi ha manifestato un particolare impegno frequentando i corsi abilitanti, è opportuno che non si penalizzi chi ha avuto l'abilitazione tramite concorso ordinario come ha invece disposto il Governo di centro-sinistra.

Circa la riforma del Ministero prendo atto delle rassicurazioni e dell'impegno del Governo. Con riferimento all'aumento delle direzioni generali del Ministero stupisce che non si sia considerato che esso è una conseguenza dell'accorpamento dell'Istruzione con Università e ricerca.

Infine il contratto nazionale per il personale della scuola. Conosco al riguardo la sensibilità del ministro Moratti. Per AN questo è un punto fondamentale. È per noi tanto qualificante che abbiamo proposto un apposito ordine del giorno perché il Governo si vincoli a stanziare per i prossimi cinque anni tra i 15.000 e i 19.000 miliardi di vecchie lire anche per dare finalmente a chi opera nella scuola stipendi europei. Voi dunque, ancora una volta, arrivate tardi.

Tutto ciò premesso la mozione è inutile, dannosa o in contrasto con gli obiettivi di questa maggioranza e come tale va respinta.

Sen. VALDITARA

 

 

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Sen. DETTORI Bruno, VALLONE Giuseppe

Legge quadro per lo sviluppo turistico e la salvaguardia ambientale delle isole minori (1450)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. GIRFATTI Antonio

Modifica della configurazione giuridica delle Banche Popolari (1451)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. IZZO Cosimo

Interventi a sostegno dello sviluppo dell' offerta didattica dell' Università degli studi del Sannio finalizzati

alla realizzazione del polo didattico, di ricerca e sperimentazione dell' area caudino-telesina (1452)

(presentato in data 29/05/02 )

Sen. MONTI Cesarino, MORO Francesco, BOLDI Rossana, PERUZZOTTI Luigi, PIROVANO Ettore Pietro,

STIFFONI Piergiorgio, FRANCO Paolo

Norme per la tutela degli acquirenti di immobili destinati ad essere adibiti come casa di prima abitazione

(1453)

(presentato in data 30/05/02 )

Sen. FRANCO Vittoria, ACCIARINI Maria Chiara, BASSO Marcello, DI GIROLAMO Leopoldo, ROTONDO

Antonio, STANISCI Rosa

Modifiche al codice civile in materia di cognome dei coniugi e dei figli (1454)

(presentato in data 30/05/02 )

 

 

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1 Commissione permanente Aff. cost.

Sen. COSSIGA Francesco

Nuovo statuto della regione autonoma della Sardegna e cambiamento di denominazione di denominazione

della stessa in " Comunita' Autonoma della Sardegna " (1360)

previ pareri delle Commissioni 2ƒ Giustizia, 3ƒ Aff. esteri, 4ƒ Difesa, 5ƒ Bilancio, 6ƒ Finanze, 7ƒ Pubb.

istruz., 8ƒ Lavori pubb., 9ƒ Agricoltura, 10ƒ Industria, 11ƒ Lavoro, 12ƒ Sanita', 13ƒ Ambiente, Commissione

parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 30/05/02 )

8 Commissione permanente Lavori pubb.

Sen. TREMATERRA Gino

Interventi a favore del comune di Bisignano in occasione della canonizzazione del Beato Umile (1235)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 5ƒ Bilancio, 7ƒ Pubb. istruz., 10ƒ Industria, 13ƒ Ambiente,

Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 30/05/02 )

13 Commissione permanente Ambiente

Sen. COLETTI Tommaso

Norme di regolamentazione della sperimentazione dei serbatoi interrati allo stoccaggio di GPL fino a 5 mc

(1252)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 5ƒ Bilancio, 10ƒ Industria, 12ƒ Sanita'

(assegnato in data 30/05/02 )

Commissioni 2ƒ e 13ƒ riunite

Sen. BONATESTA Michele

Legge quadro in materia di usi civici e proprietà collettive (1241)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 5ƒ Bilancio, 6ƒ Finanze, 9ƒ Agricoltura, Commissione

parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 30/05/02 )

Disegni di legge, rimessione all'Assemblea

7 Commissione permanente Pubb. istruz.

Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all' uso pubblico (894)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 2ƒ Giustizia, 5ƒ Bilancio, 10ƒ Industria, Commissione

parlamentare questioni regionali

Ai sensi dell'articolo 35, comma 2, del Regolamento, già deferito in sede deliberante, alla 7 Commissione

permanente(Pubb. istruz.), è stato rimesso alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 29/05/02 )

7 Commissione permanente Pubb. istruz.

Sen. ACCIARINI Maria Chiara

Norme sul deposito legale dei documenti di interesse editoriale (1057)

previ pareri delle Commissioni 1ƒ Aff. cost., 2ƒ Giustizia, 5ƒ Bilancio, 10ƒ Industria, Commissione

parlamentare questioni regionali

Ai sensi dell'articolo 35, comma 2, del Regolamento, già deferito in sede deliberante, alla 7 Commissione

permanente(Pubb. istruz.), è stato rimesso alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 29/05/02 )

Disegni di legge, ritiro

In data 29 maggio 2002, il senatore Calvi ha dichiarato, anche a nome degli altri firmatari, di ritirare il disegno di legge: " Riforma dell'ordinamento e del processo civile minorile" (1370).



Rettifiche

Nel resoconto sommario e stenografico della 171a seduta pubblica del 14 maggio 2002, a pagina 163, allegato B, dopo l'annunzio titolato: "Disegni di legge, assegnazione", inserire il seguente:

"Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha inviato, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del Generale di Corpo d'Armata Pietro Fortunato Muraro a Presidente dell'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia (UNUCI) (35).

Ai sensi dell'articolo 139-bis del Regolamento, tale richiesta è stata deferita alla 4a Commissione permanente (Difesa)".