SENATO DELLA REPUBBLICA
óóóóóó XIV LEGISLATURA óóóóóó

194a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 20 GIUGNO 2002

(Pomeridiana)

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Presidenza del vice presidente FISICHELLA,

indi del vice presidente CALDEROLI



RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del vice presidente FISICHELLA

La seduta inizia alle ore 16,31.

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana di ieri.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,34 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Sull'ordine dei lavori

BRUTTI Massimo (DS-U). Propone di sospendere i lavori per conoscere le determinazioni della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari in ordine alla seduta in corso. Chiede comunque alla Presidenza di non escludere dalla lista degli iscritti a parlare nella discussione generale del disegno di legge sul conflitto di interessi i senatori che risultassero assenti.

TOIA (Mar-DL-U). Segnala difficoltà nella organizzazione dei lavori dell'Assemblea, associandosi alla richiesta di rinviare alla settimana prossima gli interventi sul disegno di legge n. 1206 dei senatori che non fossero in grado di parlare nel corso della seduta.

PRESIDENTE. Fa presente che l'Aula non può procedere alla discussione del disegno di legge n. 1246 in materia di infrastrutture, in quanto sono ancora aperti i termini per la presentazione degli emendamenti. Assicura i senatori Brutti e Toia che i colleghi che non potessero intervenire nella discussione sul conflitto di interessi non decadranno dal diritto.

Seguito della discussione dei disegni di legge:

(1206) Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi (Approvato dalla Camera dei deputati)

(9) ANGIUS ed altri. ñ Norme in materia di conflitto di interessi

(36) CAMBURSANO. ñ Modifica allíarticolo 10 del testo unico delle leggi recanti norme per líelezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di ineleggibilità

(203) CAVALLARO ed altri. ñ Norme in materia di conflitto di interessi

(1017) RIPAMONTI. ñ Norme in materia di conflitto di interesse

(1174) MALABARBA ed altri. ñ Norme in materia di incompatibilità e di conflitto di interessi

(1250) ANGIUS ed altri. ñ Istituzione dellíAutorità garante dellíetica pubblica e della prevenzione dei conflitti di interessi

(1255) VILLONE ed altri. ñ Disposizioni in tema di ineleggibilità alle cariche elettive parlamentari e di incompatibilità con le cariche di Governo e la carica di Presidente della Repubblica

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta antimeridiana di ieri è proseguita la discussione generale.

PIZZINATO (DS-U). Il testo approvato dalla Commissione non risolve il principale conflitto di interessi, vale a dire quello del titolare di una carica di Governo che è anche proprietario di impresa. Nel caso del presidente del Consiglio Berlusconi, che è titolare di un'importante compagnia del settore assicurativo, il conflitto si riverbera anche sulla regolamentazione della previdenza integrativa, in quanto il disegno di legge di delega sulla materia prevede l'obbligo per il lavoratore di destinare il trattamento di fine rapporto ai fondi pensione aziendali e prevede che il versamento, a parità di condizioni anche fiscali, avvenga a favore dei fondi vita delle assicurazioni private. Inoltre il coinvolgimento del Presidente del Consiglio o di un Ministro in un'azienda può inficiare il ruolo di mediazione che il Governo dovesse svolgere, riguardo alla stessa azienda, tra le parti sociali; così come la totale adesione da parte del Presidente del Consiglio al programma della Confindustria realizza un conflitto rispetto al suo ruolo di rappresentante di tutte le istanze sociali del Paese. Tali problemi non vengono minimamente risolti dal provvedimento in esame, che anzi giunge al paradosso di sancire l'incompatibilità per l'operaio di un'azienda, ma non per il suo datore di lavoro. Il giudizio sul disegno di legge è quindi negativo, in quanto soltanto la dismissione può ripristinare quella certezza delle regole necessaria allo sviluppo della democrazia, cui può fornire un importante contributo l'esperienza del sindacato, che già da tempo ha stabilito l'incompatibilità tra l'attività sindacale e l'assunzione di responsabilità politiche e istituzionali. (Applausi dai Gruppi DS-U e Mar-DL-U. Congratulazioni).

VIZZINI (FI). Il Governo fa bene ad affrontare ad inizio di legislatura questo argomento complesso, che presenta senz'altro caratteri di novità rispetto alla precedente storia politica italiana. Non sono riusciti a fare altrettanto i Governi della precedente legislatura, quando la maggioranza di centrosinistra, preferì tenere aperta la questione per usarla in campagna elettorale. E che si tratti di un problema complesso risulta evidente non solo dall'ampiezza delle categorie interessate (si consideri in proposito l'influenza che nel passato hanno avuto le spinte corporative sul processo di formazione delle leggi), ma anche dalla varietà delle soluzioni prospettate: dal blind trust, inefficace nel sistema italiano, a tutte quelle misure che prefigurano un inaccettabile conflitto di status, quali l'iniqua ed incostituzionale vendita forzosa o la previsione dell'incompatibilità in relazione all'esercizio del diritto costituzionale alla proprietà. Il disegno di legge che giunge all'esame dell'Assemblea, invece, individua un meccanismo moderno ed offre al problema una soluzione serena e coerente, che certamente potrà essere in seguito adeguata in relazione ai risultati conseguiti. In particolare, rafforza il sistema sanzionatorio, posto che il mutato sistema elettorale esalta il ruolo del consenso basato sulla verifica del rispetto delle regole e degli impegni assunti nel programma elettorale e rende pertanto assai incisiva la denuncia all'opinione pubblica, mediante la segnalazione al Parlamento, di uníaperta violazione del rapporto fiduciario instaurato con il corpo elettorale. Alla luce di queste considerazioni anche la minaccia di ricorrere al referendum appare inutile, poiché gli italiani hanno dato il loro giudizio sul tema del conflitto di interessi il 13 maggio 2001. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC:CCD-CDU-DE. Congratulazioni).

Saluto ai Presidenti delle Commissioni bilancio e per la revisione dei conti del Bundestag

PRESIDENTE. A nome dellíAssemblea rivolge un saluto ai Presidenti delle Commissioni bilancio e per la revisione dei conti del Bundestag, presenti in tribuna. (Applausi).

Ripresa della discussione dei disegni di legge
nn.
1206, 9, 36, 203, 1017, 1174, 1250 e 1255

PRESIDENTE. Riprende i lavori.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI

SCALERA (Mar-DL-U). La mancata soluzione del problema del conflitto di interessi aggraverà le distorsioni presenti nella vita democratica del Paese, stante líevidente incidenza del potere detenuto dallíonorevole Berlusconi nel campo dellíinformazione e quindi nei meccanismi di formazione del consenso, come ben esemplificato dalla spettacolare ed acritica diffusione delle notizie in ordine al presunto buco di bilancio, poi rivelatesi false. Sin dalla lettura del programma elettorale della Casa delle libertà, che non conteneva alcun riferimento al problema della concorrenza nel settore dell'informazione, appariva evidente che questa maggioranza non avrebbe mai disciplinato con rigore ed equilibrio un problema che assume un carattere particolare dal momento che la televisione è per gli italiani il canale privilegiato di acquisizione di notizie e commenti. La mancata diversificazione della programmazione tra le reti pubbliche e quelle private e gli ostacoli posti all'adozione di alternative alla trasmissione via etere ha cristallizzato la situazione esistente e l'ingresso dell'onorevole Berlusconi in politica ha definitivamente impedito la soluzione del problema del duopolio radiotelevisivo. Il centrosinistra, che nella passata legislatura ha avuto il torto di non valorizzare la funzione di servizio pubblico della RAI e di trasformarla progressivamente in un semplice competitore di Mediaset, oggi è chiamato a contrastare questo disegno di legge per difendere il pluralismo dellíinformazione e la stessa democrazia. (Applausi della senatrice De Zulueta).

ACCIARINI (DS-U). La posizione di dominio nel sistema televisivo che riveste Berlusconi attraverso la proprietà delle reti Mediaset e il controllo politico sulla Rai si traduce in un'informazione manipolata che distorce i meccanismi di formazione delle opinioni dei cittadini e lede profondamente quel diritto di manifestare il proprio pensiero attraverso diversi mezzi di informazione garantito dalla Costituzione. Si disconosce infatti il principio secondo cui una corretta informazione rappresenta una garanzia per tutti, preferendo varare un provvedimento che lascia fuori il vero conflitto di interessi e che contrasta con i principi liberali affermati dal centrodestra diretti ad introdurre regole del mercato anche nel settore pubblico; in questo caso, invece, si accetta l'ingerenza monopolistica di un soggetto pubblico ñ il Presidente del Consiglio - in un vasto settore dell'economia del Paese. (Applausi dal Gruppo DS-U).

NOVI (FI). Le argomentazione dell'opposizione per demonizzare Berlusconi e, in generale, il centrodestra appartengono all'armamentario della cultura totalitaria che utilizza immagini forti per negare la dignità politica degli avversari, disconoscendo il fatto che in realtà il mondo dell'informazione è caratterizzato dall'egemonia culturale della sinistra, in particolare con riferimento alle case editrici, ma anche all'informazione televisiva. Peraltro, i sistemi di formazione del consenso non sono univoci e passano soprattutto attraverso la sintonia che si realizza tra le proposte di uno schieramento politico e il sentire dei cittadini, come è dimostrato dall'affermarsi delle forze di centrodestra in tutta Europa. Il provvedimento in esame rappresenta il tentativo più serio finora realizzato di affrontare il cuore del conflitto di interessi proponendo il controllo sugli atti del Governo e delle imprese operanti nel settore delle telecomunicazioni e prevedendo pesanti sanzioni che vanno dalla denuncia davanti al Parlamento alla decadenza dalla carica di governo. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC:CCD-CDU-DE. Congratulazioni).

GIARETTA (Mar-DL-U). Le due principali obiezioni della maggioranza nei confronti dellíatteggiamento assunto dallíopposizione, non ritualmente ostruzionistico ma di responsabile espressione del dissenso di ciascun senatore attraverso líistituto parlamentare, riguardano la scarsa rilevanza del provvedimento e l'inerzia della precedente maggioranza nella scorsa legislatura. A parte il riconoscimento dellíerrore compiuto nell'avere riposto fiducia nella Casa delle libertà per la ricerca delle comuni regole democratiche, non si può certamente definire marginale sotto il profilo democratico una questione che attiene alla garanzia dellíinteresse pubblico rispetto ai comportamenti di chi esercita funzioni di governo, a maggior ragione in un sistema maggioritario teso a garantire la governabilità dove la vittoria elettorale può essere attribuita senza il consenso della maggioranza dei cittadini; non si tratta quindi di regole di galateo istituzionale o di buon gusto, ma dei possibili abusi di chi svolge una funzione pubblica per favorire il suo interesse privato e, attraverso questo, incrementare il proprio consenso politico. In tale ottica dovrebbero d'altra parte essere valutate le annunciate privatizzazioni del sistema sanitario o di quello previdenziale, che favoriranno le compagnie di assicurazione, compresa quella del Presidente del Consiglio, oppure gli sgradevoli anatemi contro alcuni conduttori di programmi televisivi di grande ascolto, la cui estromissione dalla RAI comporterebbe un vantaggio per Mediaset. (Applausi dal Gruppo DS-U).

BATTAGLIA Giovanni (DS-U). L'importanza del dibattito su un disegno di legge profondamente inadeguato a garantire il corretto funzionamento della democrazia ha indotto i senatori del suo Gruppo ad esprimere le ragioni di un dissenso non ideologico, bensì fondato su una concezione dello Stato di diritto molto diversa da quella plebiscitaria ed autoritaria che emerge dalle fila dell'attuale maggioranza. Il provvedimento, infatti, finisce con il legalizzare il conflitto di interessi in cui si trova il Presidente del Consiglio, di cui sono ben note le proprietà in diversi settori, tra cui quello dellíinformazione, di grande delicatezza per un sistema democratico. Il testo contrasta non solo con le più elementari norme del