IMMIGRAZIONE – Briguglio: ''D'accordo sulle impronte digitali. Ma chi emergerý dal lavoro nero sarý uno straniero di serie B''
 
04/06/2002 18.01.04
ROMA – Sergio Briguglio (Fondazione Di Liegro) accetta di analizzare punto per punto le novitý apportate in sede di approvazione della legge sull’immigrazione. Vediamoli.
Impronte digitali. “Sono d’accordo alla loro introduzione. A maggior ragione lo sarei se tale pratica fosse estesa anche ai cittadini italiani (il Governo, per bocca del presidente Fini, ha accettato tale ipotesi, ndr), cosÏ sparirebbe qualunque significato discriminatorio. Mi sembra uno strumento efficace e per niente ‘costoso’ in termini di sofferenza umana (nulla pi˜ che chiedere una foto) per garantire la societý di accoglienza, tipicamente paurosa in questo periodo (fatto comune a tutta l’Europa), dal rischio di clandestinizzazione dello straniero che entri illegalmente. In questo senso estenderei il provvedimento a tutti gli stranieri che chiedono un visto di ingresso, non solo nel momento in cui chiedono un permesso di soggiorno. E a mio parere lo straniero, dando le impronte ed entrando legalmente, dý la certezza alla societý di accoglienza che non c’Ë nessun intento e nessun rischio. E se anche lo straniero rimanesse illegalmente in Italia, vista la scadenza del periodo concesso, una volta rintracciato sarebbe immediatamente rimpatriato senza bisogno di detenzione e di tutto il resto. In cambio di questa assicurazione che viene data dall’immigrato, la societý di accoglienza dovrebbe (e questa Ë la seconda parte, purtroppo non contemplata dalla nuova normativa) consentire di entrare molto pi˜ facilmente e di fermarsi legalmente, convertire il permesso di soggiorno in permessi di lunga durata qualora trovi una possibilitý di occupazione. CiÚ darebbe quel meccanismo di ricerca di lavoro sul posto, legale, che manca totalmente nella prassi attuale”.
Emersione del lavoro nero. “Il Governo ha accettato l’ordine del giorno che lo impegna a fare emergere anche il resto del lavoro nero. Confido che a questo impegno segua effettivamente un provvedimento. Se cosÏ fosse, l’emersione del lavoro nero sarebbe un fatto da salutare positivamente. Chiamiamola con il termine giusto: questa nuova ‘sanatoria’ sarebbe da salutare positivamente, salvo una grave limitazione: non Ë scritto da nessuna parte, infatti, che il permesso di soggiorno che viene dato a chi emerge (attualmente badanti e colf e in futuro a tutti) sia un permesso per lavoro. Il che significa che non dý luogo ai diritto al ricongiungimento familiare (e dovunque c’Ë spazio per la discrezionalitý la storia insegna che questo viene colmato in modo restrittivo dalla pubblica amministrazione). Il secondo aspetto Ë che viene detto esplicitamente che il permesso Ë rinnovabile solo all’interno dello stesso rapporto di lavoro. Quindi, mentre Ë propaganda che la Bossi-Fini abbia agganciato indissolubilmente soggiorno al lavoro (giý la Turco-Napolitano lo faceva, ma con un margine di tolleranza di un anno, oggi ridotto a sei mesi), per coloro che emergono dal lavoro nero l’aggancio Ë completo. Ora, per persone inserite perfettamente e con rapporto di lavoro serio questo non dý problemi ma il giorno che tale rapporto si dovesse interrompere, questi stranieri non avrebbero il modo di rinnovarlo. E se anche non si interrompesse, questi non avrebbero mai diritto alla carta di soggiorno, perchÈ con circolari aberranti fatte sotto lo scorso governo di centrosinistra, si Ë stabilito che si puÚ accedere ad una carta di soggiorno solo se si Ë titolari di un permesso per il quale sia permessa una rinnovabilitý. Insomma, saranno stranieri di serie B”.
Colf e badanti. Argomento dibattuto da tempo, “salvo nel fatto che Ë stata spostata saggiamente la data del provvedimento al momento dell’entrata in vigore della legge. Contano cioË quei rapporti di lavoro che si siano estesi non meno che nell’ultimo trimestre prima dell’entrata in vigore della legge, anzichÈ l’ultimo trimestre del 2001”.
Minori non accompagnati. “C’Ë un emendamento importante, approvato, che va a sanare un disastro fatto sotto il Governo di centrosinistra! Una circolare del Ministero dell’Interno stabiliva infatti che le persone in possesso del permesso per minore etý non potessero convertirlo, al compimento dei 18 anni, come coloro che hanno un permesso per affidamento oppure per motivi di famiglia. Questa lacuna Ë stata colmata in modo un po’ approssimativo e discutibile, cioË si consente la conversione del permesso soltanto a coloro che soddisfino certi requisiti. Alcuni sono accettati, a patto che siano inseriti in un percorso di integrazione gestiti da associazioni o enti affidabili, sempre che questo percorso sia durato almeno due anni e che il loro ingresso in Italia sia avvenuto almeno tre anni prima. Di fatto si pone una soglia per l’ingresso ai 15 anni. Le versione originaria diceva 14 anni, e sarebbe stato ancora pi˜ grave. Se fosse stato spostato ancora di pi˜ verso i 18 anni sarebbe stato meglio. Infatti, cosÏ stando le cose, si indurrý gli stranieri minori che vogliano avvalersi di questa opportunitý ad emigrare prima dei 15 anni. E ciÚ comporta maggiori rischi per loro”.
Asilo . “Ci sono due aspetti: uno senz’altro positivo e l’altro negativo. Il primo Ë l’inserimento nella normativa del Piano nazionale asilo. Viene istituito un fondo nazionale per l’asilo a cui afferiscono le attivitý dei servizi decentrati. Il disastro Ë che non si Ë provveduto a sanare la mancanza di un effetto sospensivo automatico del ricorso contro il rifiuto del riconoscimento dello status di rifugiato in alcuni casi particolare. Per coloro, cioË, che sono obbligatoriamente trattenuti. E’ stata introdotta una piccola modifica che prevede, in caso di diniego, per coloro che non erano stati giý oggetto di un decreto di espulsione e sono trattenuti nei centri di identificazione, la richiesta della revisione della decisione entro 5 giorni. Ma la revisione viene effettuata dalla stessa Commissione territoriale che ha detto di no, integrata da un membro della Commisisone nazionale. La cosa Ë del tutto insufficiente perchÈ Ë sostanzialmente lo stesso organo che ha detto giý di ‘no’ allo straniero, integrato da un membro di un organo che dipende comunque dall’Esecutivo. Non Ë cioË organo indipendente. CosÏ stando le cose, il sistema delle garanzie non Ë mutato. CiÚ Ë grave”.
 

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Immigrazione: Ddl Bossi-Fini dopo l'approvazione alla Camera