CARCERE - II Rapporto Antigone sulle condizioni della detenzione in Italia. Raddoppiati gli stranieri: per loro custodia cautelare più facile e percorsi penali di fatto ''differenziati''(Vedi i 5 lanci successivi)

 

03/07/2002 11.10.21

ROMA – Anche quest’anno l'associazione Antigone, tramite il suo Osservatorio sulle condizioni di detenzione, ha effettuato un vero e proprio viaggio all’interno del pianeta carcere, osservandone i numeri, la sua crescita, la sua composizione sociale, le difficoltà. Ne scaturiscono delle “foto” che riportiamo per ciascun lancio successivo, a partire dal sempre più rilevante rapporto tra istituti penitenziari e stranieri.
Negli ultimi anni si è registrato un grande incremento della popolazione detenuta in Italia. E a farne le spese sono sempre più spesso i soggetti deboli, cioè quelle categorie di persone che incontrano maggiori difficoltà nell’accesso ai diritti e alle garanzie. E tra questi si inseriscono a pieno titolo gli stranieri.
La ricerca di Antigone evidenzia questo aspetto, sottolineando come l’aumento della presenza straniera per l’Italia rappresenti un cambiamento radicale nella situazione penale e carceraria e rispecchia, in realtà, una tendenza diffusa in tutto l’Occidente. Oggi gli stranieri detenuti in Italia sono quasi un terzo della popolazione detenuta (16.330 su un totale di 55.338 detenuti presenti nelle carceri italiane), pari al 29,5% delle presenze in carcere. Dono, dunque, il doppio rispetto al 1995.
E il trend è ancora più vistoso. Alla fine degli anni ’80, quando il fenomeno dell’immigrazione straniera cominciava a farsi strada, era straniero uno su otto persone che entravano in carcere, Nel 1991 la percentuale di straneri tra i nuovi ingressi in carcere era esattamente del 17,3% e nel giro di 5 anni (1996) la percentuale arrivò al 28,1%, cioè più di una persona su quattro. Nel 1999 è stata poi superata la soglia di uno su tre (esattamente il 33,4%) e nel 2000 la quota di stranieri sui nuovi giunti è salita ancora fino al 36,2%.
Ma quali sono le ragioni dell’aumento della presenza di detenuti stranieri? Ci sono alcuni aspetti da evidenziare. Innanzitutto il dato è relativo perché va messo in relazione anche con il parallelo calo del numero di cittadini italiani in carcere. E se è vero che la criminalità straniera in Italia è in aumento ma tale aumento va di pari passo con lo stabilizzarsi degli immigrati in Italia: il trend di aumento della criminalità straniera è infatti del tutto simile a quello del numero di permessi di soggiorno concessi a cittadini stranieri. La considerazione di fondo è però un’altra: nei confronti degli stranieri vengono spesso intrapresi percorsi penali differenziati rispetto a quelli riservati agli italiani. Per gli stranieri, secondo Antigone, si fa un notevole ricorso alla custodia cautelare e questo fa sì che quasi il 60% degli stranieri nelle carceri italiane siano detenuti in attesa di giudizio mentre tra gli italiani il dato scende al di sotto del 40%.
In realtà la discriminazione sarebbe più a monte, come testimonierebbero le discrepanze nei dati relativi a denunce e condanne. Ulteriore conferma dell’esistenza di fatto di percorsi penali differenziati per gli stranieri viene dai dati relativi ai crimini che sono all’origine della carcerazione. A partire dalla quantità di reati. I dati mostrano che gli italiani in carcere hanno sulle loro spalle un numero medio di imputazioni decisamente superiore a quello degli stranieri: al maggio 2001 erano 171.458 i reati complessivamente ascritti alle 55.338 persone detenute in Italia (media di poco più di 3 reati a testa) ma non equamente distribuiti. Quelli che riguardano gli stranieri sono ‘solo’ 31.935, vale a dire meno di 2 reati in media per ogni straniero e i restanti 139.521 reati sono ascritti ai detenuti italiani con una media a persona più elevata (3,57).
Riguardo infine alla tipologia dei reati, i dati mostrano la maggior frequenza con cui i detenuti sono accusati di violazioni della normativa sugli stupefacenti. Costituiscono infatti il 38,4% dei reati ascritti agli stranieri, contro il 16,5% per gli italiani. Grossa anche la prevalenza di stranieri accusati di reati connessi alla prostituzione e, ovviamente, di violazione della legge sull’immigrazione. Per tutti gli altri reati, la percentuale di casi attribuiti agli stranieri è sempre inferiore alla quota di stranieri sul totale della popolazione detenuta.
Nella sua ricerca, Antigone conclude che alla base di queste differenze tra italiani e stranieri nel rapporto col sistema penale vi siano certamente scelte di politica di repressione del crimine e di gestione del fenomeno immigrazione, ma anche problematiche specifiche del sistema giudiziario e penale italiano (garanzie di difesa meno tutelate, difficoltà linguistiche, di comunicazione e di scarsa conoscenza del sistema giuridico). Infine, a parità di imputazione o di condanna la permanenza in carcere degli stranieri è mediamente più lunga di quella degli italiani, sia in fase di custodia cautelare che dopo la sentenza.
Ed ancora: i detenuti stranieri si concentrano soprattutto negli istituti penitenziari del centro-nord e, tra questi, soprattutto nelle carceri delle grandi aree metropolitane. Tale distribuzione di detenuti rispecchia in parte le caratteristiche della presenza immigrata in Italia, mentre influiscono sulla presenza anche le caratteristiche della popolazione detenuta di nazionalità italiana. Altro fattore da citare: gli stranieri, spesso sprovvisti di permesso di soggiorno, non possono certificare il luogo in cui risiedono e in cui risiede la famiglia, per cui sono i primi ad essere coinvolti in periodici sfollamenti che interessano molti degli istituti penitenziari italiani.
Riguardo alla provenienza geografica, gli stranieri detenuti provengono soprattutto dal Nord Africa (netta prevalenza), in particolare maghrebini (Marocco, Tunisia e Algeria in testa) e dai paesi europei non appartenenti alle Ue, in particolare Albania, ex Jugoslavia e Romania. Discreta anche la presenza di detenuti sudamericani, soprattutto colombiani, cileni e venezuelani. Va anche detto che negli ultimi anni la popolazione straniera detenuta, oltre che aumentare, è cambiata molto quanto a composizione per provenienza geografica. E il dato più rilevante è quello relativo alla presenza di albanesi, che sono passati da 2104 agli attuali 2717, con un incremento di quasi il 30% in meno di un anno e mezzo. Aumentano anche i romeni (+27%) e croati (+39,3%), di marocchini (il gruppo di gran lunga più presente nelle carceri italiane) e di algerini (+22,1%).
(Altri 5 lanci nel notiziario del 02.07.2002)

(Lancio del 02/07/2002 13.12.21)