Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 143 del 13/5/2002
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(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Bertolini.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Rinuncio alla replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevole deputati, questo disegno di legge non ha la pretesa, né utopica né etica, di risolvere in modo decisivo, e una volta per tutte, i problemi dell'immigrazione. Esso ha l'obiettivo, molto più realistico e circoscritto, di contribuire ad avviare a soluzione i problemi di una materia che è complessa, articolata e che non presenta un solo livello di soluzione, ma differenti. Vi è un profilo internazionale, un profilo europeo, un profilo nazionale ed una articolazione di profili ulteriori sul piano regionale e del rapporto con gli enti territoriali, nonché con il mondo, ampio, a sua volta complesso, del volontariato e dell'associazionismo impegnato su questo fronte.
Credo non si debba dogmaticamente ritenere che, quando si approva una legge, essa valga per l'eternità, in particolare in una materia che è in continua evoluzione e che probabilmente richiederà, nei prossimi decenni, ulteriori modifiche rispetto a quelle che si stanno introducendo. Vorrei però da subito dire che questo Governo ha già dato immediatamente, all'atto del suo insediamento, un'impronta differente alla disciplina della materia. Prima ancora che mutassero le norme, sono mutati i comportamenti e i provvedimenti concretamente adottati.
Ho sentito dare dei numeri in quest'aula: mi permetto di leggere quelli di cui sono in possesso e che provengono dall'amministrazione che ho l'onore di rappresentare. Nel periodo fra il 15 giugno 2001 ed il 30 aprile 2002, confrontato con lo stesso periodo dell'anno precedente, gli stranieri effettivamente allontanati dal territorio nazionale, ovvero le espulsioni effettive, sono aumentate del 30,1 per cento, mentre sono invece diminuite del 13,6 per cento le intimazioni. Questo perché abbiamo rovesciato - o stiamo tentando di farlo - un sistema che vedeva troppe intimazioni ovvero troppe espulsioni che si concretizzavano nella consegna di un semplice foglietto, e un numero minore di espulsioni effettive, che avevano cioè un seguito concreto.
Nello stesso periodo è aumentata la repressione nei confronti dei trafficanti di uomini: credo che ciò stia a cuore a tutti, come è stato anche sottolineato nel corso di questa discussione.
Gli arresti sono aumentati del 54,7 per cento, così come i sequestri dei mezzi adoperati da parte dei trafficanti di uomini che hanno registrato un incremento del 40,5 per cento.
Gli sbarchi - che invece sarebbero drammaticamente aumentati, secondo proporzioni più o meno variabili a seconda degli esponenti dell'opposizione che sono intervenuti in questo dibattito - in realtà sono aumentati del 3,6 per cento, a fronte di emergenze internazionali che certo facevano prevedere arrivi ulteriori e più consistenti (penso, per tutti, al conflitto in Afghanistan).
Quello che stiamo provando a realizzare sul piano amministrativo con la creazione anche di nuovi uffici di collegamento, con l'incremento dei voli charter per effettuare le espulsioni - 23 voli charter dal 15 giugno 2001 al 30 aprile 2002 a fronte dei 2 dello stesso periodo dell'anno precedente - cerchiamo di renderlo sistematico con il disegno di legge oggi in discussione. È un disegno di legge


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che riteniamo perfettamente conforme alla Carta costituzionale, che noi accettiamo per intero, senza fare preferenze tra articoli. In un precedente intervento si diceva che piacciono di più alcuni articoli rispetto ad altri e, tra quelli che non piacciono, vi sarebbe quello relativo alla famiglia. Noi intendiamo realizzare la Costituzione, per intero; questo ha motivato, peraltro, l'intervento con il disegno di legge che è in discussione proprio in quest'aula e che è perfettamente conforme agli orientamenti presenti in sede europea, anzi, presenta alcuni temperamenti rispetto a ciò che costituisce norma già in vigore da tempo o, in alcuni ordinamenti, norma in discussione. In Francia, l'articolo 19 dell'ordinanza n. 45/2658 del 2 novembre 1945 e successive modificazioni prevede, in caso di ingresso clandestino dello straniero nel territorio nazionale, la pena detentiva di un anno di reclusione. In Germania, l'articolo 96 della legge sugli stranieri 9 luglio 1990 e successive modificazioni, per lo stesso caso prevede l'arresto fino ad un anno. Nello stesso paese è in discussione - come tutti loro sanno - una modifica delle disposizioni esistenti in materia di immigrazione: la proposta dell'attuale opposizione prevede il ricongiungimento familiare con l'abbassamento del limite dell'età dei figli dai 16 attuali a 10 anni e la maggioranza, attraverso il ministro dell'interno, prevede, invece, il limite di età di dodici anni, oltre ad immaginare un ingresso con il sistema che viene detto «a punti» (sui rilievi dattiloscopici nessuno ha dubbi nel Parlamento tedesco). Mi sembra superfluo ricordare che, in base alla legislazione italiana - che nessuno sul punto vuole modificare -, il limite per il ricongiungimento dei figli è invece a 18 anni.
Questa legge è perfettamente conforme agli orientamenti presenti nell'Unione europea, anche per quanto riguarda la significativa modifica dell'ingresso regolare, collegato con l'esistenza di un contratto di lavoro, se è vero che nel progetto di direttiva sul punto specifico che è in discussione si collega espressamente la durata del permesso di soggiorno alla durata del contratto di lavoro, il quale non ha la scadenza prefissata di tre anni, ma deve essere non superiore a tre anni (quindi è un limite tendenziale, non un limite fisso).
La legge italiana, in qualche misura, anticipa - se, come sembra, verrà approvata prima dell'emanazione della direttiva europea - il meccanismo e la sostanza della direttiva stessa. Si tratta di un provvedimento conforme alla Costituzione, agli orientamenti dell'Unione europea e dei paesi più significativi dell'Unione europea, in base al quale - è significativo che ciò sia previsto nel primo articolo - il profilo della cooperazione internazionale è il più importante per prevenire i traffici di clandestini e per promuovere un'immigrazione regolare.
Ho ascoltato le critiche relative alla mancata sottoscrizione di accordi di ammissione. In realtà, ne sono stati sottoscritti due nei mesi d'attività di questo Governo e tutti sappiamo che gli accordi internazionali non si realizzano dalla sera alla mattina. Ciò che è più interessante, tuttavia, è ottenere la collaborazione dei paesi maggiormente sensibili per quanto riguarda i transiti di clandestini o la partenza degli stessi, per evitare che le carrette vengano messe in mare, colme di clandestini, e diventino strumento delle organizzazioni criminali per far entrare nel nostro paese centinaia e centinaia di persone irregolari.
Nella mattinata di oggi, ho personalmente sottoscritto, con il capo della sicurezza della Repubblica Araba d'Egitto un agreed minute (preferisco utilizzare il termine originale, perché la traduzione potrebbe essere impropria), che impegna l'Italia e l'Egitto ad intensificare lo scambio di informazioni su tutto ciò che passa attraverso il canale di Suez e che impegna l'Italia, in modo particolare, a rendersi disponibile attraverso un'attività di cooperazione per l'identificazione delle imbarcazioni che transitino da Suez e, per la formazione del personale della polizia egiziana, impegnato in attività di prevenzione e di contrasto dei traffici clandestini. A breve, presso la nostra ambasciata al Cairo


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invieremo l'ufficiale di collegamento che avrà la funzione di rendere stabile questa collaborazione. Questo è un esempio - l'ultimo in ordine di tempo - per quanto riguarda l'azione propriamente di Governo. Ciò che l'esecutivo sta facendo è lasciato fuori dalla ricostruzione, spesso caricaturale - molto spesso distante dalla realtà - compiuta dall'opposizione, durante gli interventi degli oratori.
Riteniamo importante una legge che conferisca strumenti ulteriori a questa azione. Proprio il profilo internazionale - quello che ci interessa maggiormente - motiva il contenuto degli articoli 1 e 16 che collegano la cooperazione per lo sviluppo alla collaborazione fra le polizie, gli apparati giudiziari: una collaborazione anche sul fronte delicatissimo della tutela della vita umana e della sicurezza del mare, che non sono mai tenute in considerazione quando le carrette vengono spinte verso il Mediterraneo e le nostre coste.
Da questo punto di vista, credo che la semplice lettura di ciò che il disegno di legge prevede a proposito dell'utilizzo delle navi della marina militare contribuisca a sgonfiare l'enfasi che ho ascoltato in più di un intervento circa le disposizioni stesse. La marina militare non viene chiamata da questo disegno di legge a cannoneggiare le carrette del mare, mi sembra che sia stato detto più o meno questo...

AUGUSTO BATTAGLIA. Mi auguro di no!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. ... ma a coordinare la propria azione con le unità navali delle forze di polizia. Viene chiamata, dunque, a svolgere l'attività di coordinamento con imbarcazioni delle nostre forze di polizia. Poiché le une sono unità da guerra e le altre sono unità di polizia che rispondono a statuti diversi, ma entrambe svolgono attività in mare, sono indispensabili un coordinamento ed una tendenziale unità di comando (sarà stabilito con un decreto interministeriale che verrà emanato in base alla disposizioni di questo provvedimento), perché l'intervento sia il più efficace possibile, posto che quando ci si trova di fronte ad una carretta del mare stracarica di uomini, donne e bambini in mare con forza 5-6, l'obiettivo diventa - ancora più di quanto non lo sia ordinariamente - quello di salvare le vite umane.
Ho già detto a proposito del collegamento tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
Un altro elemento di discussione è costituito dall'abrogazione della figura dello sponsor. Al riguardo, debbo dire che l'intervento abrogativo risponde ad un esame obiettivo della realtà e del funzionamento di tale istituto, che non ha soddisfatto le richieste di coloro che volevano fruirne perché, ogni anno, si è trasformato in una sorta di ghigliottina: incentivava le file davanti alle questure ma, all'atto pratico, tutto si risolveva nell'immediato esaurimento della quota di immigrazione di volta in volta stabilita per tale canale. Soprattutto, l'istituto non ha risposto all'esigenza dei cittadini italiani di garantirsi, con il pagamento della fideiussione, l'arrivo di un lavoratore straniero, se è vero che, in occasione dell'ultimo decreto, su una quota complessiva di 15.000, si sono avute soltanto 6.123 sponsorizzazioni da parte di italiani e le restanti da parte di stranieri residenti in Italia: 4.011 da parte di marocchini, 1.097 da parte di cinesi, e così via. Ovviamente, ciò non significa sospettare automaticamente tutti gli stranieri che hanno fornito garanzie per l'arrivo di altri stranieri; significa sicuramente, però, che le esigenze sottolineate a difesa della figura dello sponsor meritano una rettifica alla luce dei suindicati dati.
Noi intendiamo rendere effettive le espulsioni. A questo mira il raddoppio dei termini di permanenza nei centri, che sono ovviamente massimi: se l'identificazione si renderà possibile in pochissimi giorni (in una settimana, dieci o quindici giorni), con l'aiuto delle autorità consolari degli altri paesi, tale permanenza non avrà ragion d'essere. Peraltro, ho visitato i centri di permanenza temporanea e di assistenza e debbo dire che li trovo assai


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distanti dagli istituti penitenziari. Anzi, molto spesso, i nostri centri potrebbero costituire esempi per altre nazioni: mi è capitato di visitare altri Stati e vi posso assicurare che i clandestini sono trattati in modo leggermente diverso (l'orario mi induce a ricorrere all'eufemismo per definire il tipo di trattamento cui essi sono sottoposti in luoghi diversi dall'Italia). Noi riteniamo che, in virtù della collaborazione non sempre pronta dei paesi da cui originano i flussi di clandestini, un raddoppio del termine di permanenza possa consentire un maggiore successo nell'identificazione e, quindi, dell'esecuzione dell'espulsione.
Trovo francamente sorprendente, poi, tutta la polemica sollevata a proposito dei rilievi fotodattiloscopici. Tale misura, infatti, si sta consolidando, nell'ordinamento, nei confronti di chiunque, senza discriminazioni. Tanto per fare un esempio, all'ultimo SMAU è stato presentato il meccanismo che, una volta entrato a regime, varrà anzitutto nei confronti dei cittadini italiani: esso collegherà la nuova carta d'identità elettronica ad una centrale, ad una banca dati, in maniera tale che, in caso di necessità, ovviamente, e di richiesta motivata, basterà il semplice avvicinamento del polpastrello ad un sensore collegato con la banca dati per dare certezza dell'identità. Ed è la certezza di identità, appunto, l'obiettivo che intendiamo raggiungere nei confronti di chiunque. Né bisogna dimenticare che, nell'ultima generazione di computer, la password ed il linguaggio cifrato per accedere ai programmi sono stati sostituiti dalla rilevazione dell'impronta di un dito della mano, che garantisce contro qualsiasi manipolazione.
Non vedo veramente ragione di scandalo nell'introduzione a regime di una misura che, in questo caso, è contenuta nel disegno di legge in materia di immigrazione, ma che, in futuro, sarà tendenzialmente estesa a tutti coloro nei confronti dei quali si ha ragione di pretendere la certezza dell'identità. Peraltro, in altri paesi d'Europa (quando ci si appella a quest'ultima, bisognerebbe che il quadro fosse sempre completo), governi di orientamento diverso rispetto all'esecutivo italiano hanno introdotto o stanno per introdurre questo meccanismo senza che alcuno abbia gridato allo scandalo. Basterebbe leggere le dichiarazioni del ministro dell'interno tedesco o della Gran Bretagna.
Trovo altrettanto singolari le riserve a proposito dell'asilo. C'è chi ha parlato, nel suo intervento, di conferenze stampa del rappresentante dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite in Italia. Ecco, io non ho letto gli echi delle conferenze stampa, ma ho incontrato ufficialmente Ruud Lubbers, con il quale ho conversato in modo approfondito e assolutamente tranquillo ed equilibrato su possibili modifiche alla procedura per l'asilo - che probabilmente sono già state presentate dalla relatrice -, che vanno nella direzione di un rafforzamento equilibrato delle garanzie, ma che non possono portare a strumentalizzare l'asilo per ottenere la permanenza in Italia quando non esistano condizioni di persecuzione ed alcuna altra causa che giustifichi il riconoscimento dello status di rifugiato.
Ed è questo ciò a cui mirano gli articoli che abbiamo introdotto nel disegno di legge, fermo restando che vi è la seria intenzione di affrontare la disciplina organica dell'asilo, che non può certamente ridursi a questi due articoli. Comunque, avere introdotto nel disegno di legge questi articoli è importante perché, tra l'altro, vanno a favore di chi richiede l'asilo, che, finora, vedeva le sue domande esaminate da una Commissione centrale con tempi lunghi e con procedure talora necessariamente veloci (data l'entità delle domande), e che adesso invece vedrà una ripartizione del lavoro tra commissioni territoriali con l'integrazione dei rappresentanti dell'Alto commissariato ONU per i profughi ed i rifugiati, di ciò siamo onorati, e il cui lavoro è molto utile per comprendere l'effettività della persecuzione. Quindi, ritengo veramente che queste critiche non tengano conto della lettera degli articoli e mi auguro che possano essere superate dagli emendamenti che sono stati o stanno per essere presentati.


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Circa la regolarizzazione del lavoro familiare e di assistenza, non si tratta, assolutamente, di una sanatoria. La sanatoria è quella che è stata fatta nel 1998 che prescinde dalla condizione soggettiva del clandestino e tiene presente esclusivamente un dato temporale: la data dell'ingresso in Italia, dato che può essere tranquillamente manipolabile come testimonia il traffico di documenti falsi, particolarmente fiorente all'epoca della sanatoria. Qui, invece, siamo di fronte ad una regolarizzazione che risponde ad una esigenza concreta, quella delle famiglie italiane e per noi il termine famiglia ha un significato preciso, quello scritto nella Costituzione della Repubblica italiana e non nel Corano - questo vale anche per i ricongiungimenti - ed ha un significato anche sostanziale. È necessario che queste esigenze trovino un seguito coerente soprattutto in relazione a situazioni di particolare difficoltà personale. Il mondo dell'imprenditoria ha il canale regolare per contare su forza lavoro proveniente da paesi extracomunitari mentre la persona, magari anziana o con gravi problemi di salute, non ha altrettanta facilità nel trovare assistenza, soprattutto quando ha stabilito un rapporto personale e questo spiega la diversità della considerazione delle due situazioni. Il principio di eguaglianza, mi sembra superfluo ricordarlo, impone di trattare in modo uguale situazioni uguali, non di trattare in modo uguale situazioni assolutamente diverse. Che si tratti di una regolarizzazione è dimostrato dalla circostanza che richiede un impegno da parte di chi la promuove; un impegno anzitutto di carattere economico - a garanzia della serietà di tale impegno vi è il versamento di una quota dei contributi non versati (quota circoscritta ma comunque significativa) -, ma, soprattutto, un impegno per il futuro e cioè la sottoscrizione di un regolare contratto e anche questo rientra nella prospettiva dell'integrazione che è il criterio ispiratore del disegno legge.
Riesco a cogliere il criterio ispiratore delle critiche soltanto fino ad un certo punto anche perché da parte dell'opposizione noto posizioni diverse su aspetti significativi dell'intera materia dell'immigrazione.
Ringraziando il presidente, i colleghi e soprattutto la relatrice, auspico che il lavoro parlamentare consenta il veloce, ma non sommario, e approfondito esame e l'approvazione di questa riforma.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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