Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 146 del 16/5/2002
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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 795 - Modifica della normativa in materia di immigrazione e di asilo (approvato dal Senato) (2454) e delle abbinate proposte di legge: d'iniziativa popolare; d'iniziativa popolare; Piscitello; Volontè e Buttiglione; Cento; La Russa ed altri; Buemi ed altri; Sinisi ed altri; Pisapia; Consiglio regionale della Toscana (11-16-220-387-457-1413-1692-1792-1894-2597) (ore 18,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania); e delle abbinate proposte di legge: d'iniziativa popolare; d'iniziativa popolare; d'iniziativa dei deputati Piscitello; Volontè e Buttiglione; Cento; La Russa ed altri; Buemi ed altri; Sinisi ed altri; Pisapia; d'iniziativa del Consiglio regionale della Toscana, sul quale l'Assemblea ha deliberato l'urgenza.
Ricordo che nella seduta del 13 maggio si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate, ai sensi dell'articolo 40, comma 1, del regolamento, le questioni pregiudiziali di costituzionalità Soda ed altri nn. 1, 2 e 3, Mascia ed altri nn. 4, 5, 6 e 7 (vedi l'allegato A - A.C. 2454 sezione 1).
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del regolamento, sulle pregiudiziali avrà luogo un'unica discussione nella quale potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti per illustrare ciascuno degli strumenti presentati (purché appartenenti a gruppi diversi), un deputato per ciascuno degli altri gruppi.
Al termine della discussione, l'Assemblea deciderà con unica votazione.
L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali di costituzionalità Soda n. 1, di cui è cofirmatario.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signori numerosi rappresentanti del Governo, colleghi deputati, il disegno di legge al nostro esame, di cui, noi, sulla base di queste pregiudiziali di costituzionalità, chiediamo all'Assemblea di deliberare il non passaggio all'esame degli articoli, quando dovesse entrare in vigore, sarà una pessima legge, non una riforma, ma una vera e propria controriforma, un'operazione politica e ideologica sbagliata, demagogica, che soffoca anche il pluralismo culturale persino all'interno della stessa maggioranza.
Le sorti che hanno avuto (per citare solo due casi) gli emendamenti del collega Rivolta, costretto a ritirarli e ad uscire, di fatto, dall'aula della Commissione, le sorti che ha avuto (o che si intende fare avere) all'emendamento del collega Tabacci, il quale è stato ricoperto di insulti da componenti del Governo e della stessa maggioranza, in questi ultimi giorni, in queste ultime ore, sono il segno di un clima di intolleranza, di sopruso all'interno della stessa maggioranza, col quale si vuole portare a compimento questa controriforma.
In una nota d'agenzia di poche ore fa - ore 15,46 - il ministro per le riforme costituzionali e la devolution dichiara: noi faremo quello che vuole la gente che non vuole l'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Questo, colleghi di Forza Italia e dell'UDC (CCD-CDU) - e questo applauso ve lo sottolinea -, è l'intento del provvedimento al nostro esame.
Non una legge per governare un processo ed un fenomeno, ma un manifesto politico e ideologico da sbandierare in chiave preelettorale, con una tale «violenza» da soffocare - lo ripeto - anche gli elementi di cultura liberale o di ispirazione cristiano-democratica che esistono anche all'interno della maggioranza ma cui si è impedito, in tutti i modi, di emergere.
Immigrazione (checché ne dica il ministro Bossi) è un fenomeno complesso che va governato con fermezza ed equilibrio, che riguarda tutta l'Europa e tutte le


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democrazie avanzate ed i loro rapporti con le realtà sottosviluppate del mondo. La vera sicurezza non è tanto un problema di ordine pubblico - problema che pure esiste e va affrontato nella sua giusta dimensione - quanto soprattutto di governo del fenomeno, di superamento della clandestinità, di lotta alla criminalità, ma anche di capacità di integrazione e di risposta alle esigenze di sviluppo socioeconomico, nel rispetto dei diritti civili ed umani e delle garanzie dello Stato costituzionale di diritto e delle convenzioni internazionali.
Non, dunque, sicurezza contro solidarietà, ma solidarietà nella sicurezza. Non chiusura ideologica e propagandistica contro aperture indiscriminate e demagogiche, ma regole certe, eque e praticabili, per governare il fenomeni immigratori nel quadro di una strategia di sviluppo socialmente sostenibile, sia per il nostro paese e per i paesi sviluppati sia per i paesi da cui il fenomeno di immigrazione origina. È una strategia anche di rispetto dei diritti civili ed umani nel quadro di una positiva convivenza e coesione sociale.
La Costituzione della Repubblica italiana, nei suoi principi e valori fondamentali, riguarda, certo, prima di tutto, i cittadini italiani ma tutela anche particolarmente i diritti umani, delle formazioni sociali, della famiglia; e li tutela per chiunque, per ogni persona.
L'anno scorso, il 22 marzo 2001, con la sentenza n. 105, la Corte costituzionale ha riaffermato questi principi proprio in materia di immigrazione. L'ha fatto con riferimento all'articolo 13, ma anche più in generale. Voglio citare un passo della sentenza: «Né potrebbe dirsi che le garanzie dell'articolo 13 della Costituzione subiscano attenuazioni rispetto agli stranieri, in vista della tutela di altri beni costituzionalmente rilevanti. Per quanto gli interessi pubblici incidenti sulla materia della immigrazione siano molteplici e per quanto possano essere percepiti come gravi» - dice la Corte costituzionale - «i problemi di sicurezza e di ordine pubblico connessi a flussi migratori incontrollati, non può risultarne minimamente scalfito il carattere universale della libertà personale, che, al pari degli altri diritti che la Costituzione proclama inviolabili, spetta ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani».
Difatti, la nostra Costituzione, all'articolo 2, afferma solennemente che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Sono state presentate sette pregiudiziali di costituzionalità (di cui tre presentate dai gruppi parlamentari dell'Ulivo e le altre quattro dal gruppo di Rifondazione), le quali riguardano vari articoli del disegno di legge al nostro esame e chiamano in causa la violazione di molteplici e fondamentali articoli della nostra Costituzione, riguardanti i diritti inviolabili dell'uomo, i diritti della famiglia, il diritto all'asilo, la tutela stessa della famiglia ed il diritto al lavoro.
In particolare, nella questione pregiudiziale Soda n. 1, si ricorda che l'articolo 12 del disegno di legge in esame prevede che l'espulsione è disposta con decreto immediatamente esecutivo, anche se sottoposto a gravame o impugnativa, ed è sempre eseguita dal questore con accompagnamento alla frontiera. Abbiamo già visto quello che ha affermato la Corte costituzionale in questa materia. Inoltre, abbiamo esaminato la questione anche ieri l'altro, in sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, recante misure di contrasto all'immigrazione clandestina.
Questa disciplina attiene a situazioni giuridiche soggettive connesse ai diritti inviolabili della persona tutelati dall'articolo 2 della Costituzione, applicabile doverosamente, come ricorda la Corte, anche agli stranieri. In particolare, tale disciplina comporta limitazione della libertà personale e del diritto di difesa, che richiede, in primo luogo, il diritto della persona di partecipare al processo.
Le disposizioni dell'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo - che abbiamo introdotto nella scorsa legislatura,


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pressoché all'unanimità, con l'articolo 1 della legge costituzionale 23 novembre 1999, n. 2, secondo il quale la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge - sono di portata generale e, dunque, sono riferibili anche a qualsiasi procedimento che riguardi lo straniero. I principi del giusto processo, consistenti, in primo luogo, nella garanzia del contraddittorio e nella formazione della prova, sono violati dalla disciplina che stiamo esaminando, la quale, introducendo l'espulsione immediata, impedisce la presenza dell'interessato in Italia per la partecipazione al processo (come recita il primo comma dell'articolo 12 del disegno di legge in esame).
Questo è soltanto uno degli esempi dei profili di incostituzionalità in cui incorre - ho finito, Presidente - questa sciagurata controriforma sottoposta all'esame del Parlamento, dopo che si è imposta la procedura di urgenza, si è riusciti ad esaminare in I Commissione soltanto i primi quattro articoli; sono state respinti tutte le proposte emendative dell'opposizione, ma anche della maggioranza, in sede di Comitato dei nove. Questa è la ragione per cui, non avendo voluto in alcun modo modificare gli aspetti più inaccettabili, anche sotto il profilo costituzionale, di questo disegno di legge, invitiamo l'Assemblea a votare a favore di questa pregiudiziale (poi verranno illustrate anche le altre pregiudiziali di costituzionalità).

PRESIDENTE. L'onorevole Soda ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, colleghi, qualche giorno fa il ministro del lavoro ha annunciato provvedimenti a tutela della famiglia. Come noto, noi, nella passata legislatura, abbiamo avviato una nuova stagione di attenzione per la famiglia e il dissenso con il ministro è indubbiamente sulla natura della famiglia. Noi non neghiamo il valore costituzionale della famiglia fondata sul matrimonio naturale, ma riteniamo si debba prestare attenzione a tutte quelle formazioni sociali - quindi in primo luogo alla famiglia - che si costituiscono quando ci sono affetto, solidarietà reciproca, amore, quando ci sono figli, obblighi reciproci, a prescindere dalla forma legale che questo rapporto assume. Quindi, salutiamo comunque positivamente ogni iniziativa, anche da parte di questo Governo, che vada in direzione del rafforzamento dell'unità della famiglia, della sua tutela, del suo sviluppo.
Ma occorre essere coerenti, occorre non operare distinzioni tra le famiglie dei bianchi e le famiglie degli italiani, le famiglie degli africani, dei marocchini, degli asiatici, dei ganesi e di tutti quelli che vengono nel nostro paese a prestare energie lavorative e a tentare di trovare un mondo migliore. Un diverso mondo, come dicono in tanti.
Orbene, la tutela della famiglia ha come elemento fondante l'unità, la ricongiunzione familiare, il rafforzamento degli obblighi reciproci, la solidarietà (è questo il cuore della famiglia), ma in questa vostra proposta la disciplina sul ricongiungimento familiare è restrittiva, limita, distrugge tante unità familiari che faticosamente tanti lavoratori extracomunitari vogliono costruire nel nostro paese.
Presidente, lei è un cattolico, un praticante, lei sa che il primo dovere nella famiglia, fondato sulla solidarietà, è quello di prestare assistenza, è quello di vincolarsi all'obbligo reciproco del mantenimento e di camminare insieme, di avere un percorso comune. Su questo versante, le convenzioni internazionali, signora relatrice, sottosegretario di Stato Mantovano, la nostra costituzione riconducono tutti i diritti di famiglia non al diritto di cittadinanza, ma al diritto inviolabile della persona.
La stessa Corte costituzionale ha avuto modo di pronunciarsi più volte; ricordo, per tutte, la sentenza n. 14 del 22 luglio del lontano 1976 che ha sancito il principio della riconducibilità degli obblighi e dei diritti della famiglia nella sfera della persona e non del cittadino: la persona, a prescindere dalla provenienza, dalla nazionalità,


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dalla razza, dal colore e così via. Sono principi inviolabili, dunque, quelli che attengono al diritto di famiglia e se fra questi principi il primo diritto di famiglia è quello al ricongiungimento familiare, voi non potete negarlo restringendolo, nel modo di in cui fate con questo disegno di legge. Voi arrivate a negare il diritto al ricongiungimento a chi abbia, nel paese di origine, un altro figlio, a prescindere dallo stato e dalla condizione di questo altro o di questi altri figli, a prescindere dalla sua possibilità o impossibilità di soccorrere a quei doveri nascenti dall'unità familiare. Per voi è insufficiente che un lavoratore straniero in Italia abbia lasciato in Africa, in Asia o in un'altra parte del pianeta un padre, una madre ed abbia un fratello, ancorché questo sia invalido, ancorché questo sia privo di mezzi di sostentamento e, ancorché questo sia nello stato della miseria più nera (quella stessa miseria che ha condotto lui a cercare, nella nostra Italia, un avvenire migliore); nonostante questo, voi gli negate il ricongiungimento familiare. Questo è contro le convenzioni internazionali, è contro la nostra costituzione, è contro quel messaggio cristiano, di fratellanza che ogni tanto, come bandiere al vento, cercate di innalzare, invano.
Io ricordo, spesso, la vostra campagna elettorale: la famiglia, il lavoro, l'economia sociale, la sicurezza. Ebbene voi da una parte, con la restrizione dei ricongiungimenti familiari, calpestate questi diritti inviolabili e questi valori universali che si costruiscono intorno alla famiglia ma, dall'altra, non garantite neanche sicurezza.
Vorrei leggervi soltanto due parole di un imprenditore, che non so chi sia, dell'Artifer di Zanè al quale viene chiesto quale sia la realtà della sua fabbrica ed egli dice: su 50 dipendenti che lavorano nella mia impresa la metà sono di nazionalità straniera; posso dire di essere soddisfatto della loro integrazione, ma non è stato facile. Il giornalista lo incalza e lo interpella chiedendogli quali siano stati gli ostacoli più difficili da superare e questo imprenditore del nord est del nostro paese (quello che, peraltro, dà più forza elettorale a voi) risponde: Per me come per molti altri imprenditori, l'ostacolo principale è stato quello di trovare loro una casa (vedremo, su un altro versante del disegno di legge, come voi non affrontiate questo problema, inserendo un obbligo, a carico del datore di lavoro, che non avrà mai modo di essere realizzato), ma poi aggiunge: C'è poi, come ostacolo all'integrazione, il problema dei ricongiungimenti familiari.
Parla un imprenditore di un'area del paese che, per ragioni economiche, forse anche per ragioni morali - non sta a me giudicarlo - lancia un preciso messaggio al paese: per aversi integrazione, che costituisce il presupposto della sicurezza, occorre favorire la politica dei ricongiungimenti familiari. Un lavoratore extracomunitario, nel calore della famiglia, nella pienezza degli affetti, in una realtà familiare che gli consente di realizzarsi, diviene un soggetto che si integra, pur conservando la sua identità, e che garantisce pace, sicurezza, tranquillità. È questa la strada da percorrere.
Ho ascoltato, durante la discussione sulle linee generali, l'onorevole Dussin scagliarsi contro la politica dei ricongiungimenti familiari, quasi che essa fosse il traino attraverso il quale si perpetuasse la strada dell'ingresso della criminalità nel nostro paese. Ciò non è vero! I ricongiungimenti familiari sono lo strumento principale, fondamentale, essenziale, la garanzia indispensabile perché alla domanda di lavoro corrisponda anche un'integrazione nella sicurezza.
Sono quindi due le ragioni per le quali abbiamo presentato, oltre che molte proposte emendative al testo, la questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2. La prima, di ordine strettamente giuridico, è legata al diritto internazionale ed all'articolo 2 della nostra Costituzione: si deve favorire la politica della famiglia e la tutela della famiglia, il cui elemento essenziale è l'integrazione; l'altra è legata alla consapevolezza che la strada intrapresa non costituisce certo la vera chiave di risposta alle insicurezza ed alle paure.
Vorrei invitare i membri del Governo, anche se non vedo più in aula il ministro


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Bossi ed il sottosegretario è intento a colloquiare al telefono (Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza nazionale grida: «Ma se sono presenti più di cinque sottosegretari!»)... Certamente non potete continuare a pensare di garantire la sicurezza nel nostro paese alimentando la paura: fermatevi!

PRESIDENTE. Onorevole Soda, il tempo a sua disposizione è scaduto. Dovrebbe concludere.

ANTONIO SODA. Ho l'impressione che con queste politiche, tutte improntate ad organizzare finte barriere, ostacoli all'ingresso regolare, ostacoli ai ricongiungimenti familiari, ostacoli all'integrazione, voi non perseguirete la sicurezza, bensì creerete, nel nostro paese, ulteriori tensioni, ulteriori paure, ulteriori angosce. Pertanto fermatevi, nell'interesse del nostro popolo e, se volete, nell'interesse, quanto meno, dei vostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. L'onorevole Sinisi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Soda ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, cercherò di illustrare in maniera succinta la questione pregiudiziale n. 3, che si riferisce alle norme del presente disegno di legge in materia di diritto di asilo. La prima sorpresa che ho dovuto constatare è consistita nel verificare come l'Italia, unico paese in Europa che non abbia una legge sul diritto di asilo (la stessa Albania, in materia, ha introdotto di recente una legge organica assai efficace), si presenti dinanzi al giudizio dell'Europa, al vaglio delle convenzioni internazionali che ha sottoscritto e della sua Costituzione, con un disegno di legge sull'immigrazione che al suo interno contiene due articoli sul diritto di asilo. Penso che già questa scelta dovrebbe farci riflettere circa l'approssimazione culturale con cui ci si è avvicinati a questo argomento.
Abbiamo compiuto un grande sforzo per spiegare al paese che la lotta contro l'immigrazione clandestina deve essere condotta in modo fermo, che i flussi di immigrazione devono essere regolati attraverso norme di legge, che l'integrazione va difesa anche come presidio della sicurezza dei nostri cittadini, ma che il diritto di asilo, come diritto universalmente riconosciuto ad ogni persona, non deve subire nessuna limitazione e nessun condizionamento.
Invece, si introduce un sistema di soli due articoli che, sostanzialmente, disciplinano una procedura semplificata, all'interno della quale ben poche saranno le opportunità di rivendicare tale diritto.
L'Europa ha accolto centinaia di migliaia di rifugiati e di asilanti per molti anni, a braccia aperte, facendone addirittura una questione di bandiera. L'applicazione della Convenzione di Ginevra e del patto universale di New York è stata per la Germania una sfida portata avanti nel tempo, fino al 1989, l'anno della caduta del muro di Berlino. L'Inghilterra accoglie ancora oggi 80 mila asilanti l'anno. L'Italia si occupa di circa 3 mila asilanti: si tratta di un numero irrilevante, di una goccia nel mare della disperazione presente nel Mediterraneo, una goccia nel mare delle guerre, delle distruzioni, delle persecuzioni razziali, religiose, etniche che attraversano il nostro mondo.
Per queste 3 mila anime disperate, invece che menare vanto del fatto di essere europei e di poter, come una bandiera, rivendicare l'universalità dei diritti dell'uomo, introduciamo procedure semplificate assai rozze, che serviranno semplicemente a far ritenere che chiunque approdi su questa costa del Mediterraneo lo faccia solo per eludere il sistema delle norme e dei diritti.
Credo che le cose non stiano così e che, davvero, nel nostro paese non esista ancora il problema: gli immigrati approdano in Italia per dirigersi verso altri lidi, che destinano loro un trattamento ben più accogliente; infatti, è incomparabile ciò che viene riservato gli asilanti in Europa.


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Signor Presidente, vorrei ricordare l'articolo 10, comma 3 della Costituzione, che riconosce un diritto inalienabile ed assoluto, non soggetto a nessun tipo di riserva di legge o di condizionamenti di sorta: stiamo condizionando tale diritto.
Vorrei ricordare all'Assemblea che il trattato di Amsterdam ha previsto la comunitarizzazione del diritto d'asilo a far tempo dal prossimo anno, che la Commissione europea ha già licenziato una bozza di direttiva in tal senso, che prevede una procedura semplificata, ma soltanto per le domande manifestamente infondate.
Ora si limitano i diritti, si limita la possibilità di accedere ad un diritto, si limitano le opportunità di poterlo vantare nel nostro paese.
In breve, signor Presidente, onorevoli colleghi, rinunciamo alla nostra dignità di paese occidentale, alla nostra dignità di cittadini europei e ci rechiamo sul mercato di quanti, invece, in altre parti del pianeta, non solo non fanno valere tali diritti, ma addirittura non li riconoscono.
Stiamo discutendo di un provvedimento che ci avvicina al terzo mondo più di quanto non ci avvicini all'Europa e che, nella sua assoluta superficialità, è stato condannato dalle associazioni internazionali, dalle organizzazioni non governative, dalle associazioni di volontariato; esse ci hanno chiesto di stralciare queste norme e noi, voi, non lo state facendo.
La violazione delle norme costituzionali non è sembrata, nemmeno in Commissione, una sufficiente ragione per procedere allo stralcio. Ora stiamo invocando la sospensione del provvedimento in esame a causa della violazione di questo diritto.
Chiediamo di votare a favore della questione pregiudiziale che abbiamo presentato e di condividere la differenza assoluta che esiste tra la lotta all'immigrazione clandestina e la difesa senza quartiere dei diritti universali dell'uomo, che vengono negati. Misureremo attraverso questo voto non solo le scelte del nostro paese, ma il percorso di civiltà che intendiamo seguire nei prossimi anni.
Ci auguriamo che non si tratti di un percorso involutivo, ma che vi sia un ripensamento ed un'ulteriore possibilità: non per migliorare il testo di legge, ma per non discuterne affatto e farlo in un altro momento, certamente con maggiore rispetto della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di illustrare le sue questioni pregiudiziali nn. 4, 5, 6 e 7.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, sono molti gli articoli di questo provvedimento che presentano eccezione di costituzionalità. Illustrerò velocemente le questioni pregiudiziali da me presentate sottolineando ai signori del Governo che, prima ancora che il provvedimento inizi il suo iter alla Camera, contro di esso vi è già stato uno sciopero ieri, a Vicenza, dei lavoratori e delle lavoratrici. La prima eccezione che solleviamo, infatti, è proprio quella sul lavoro. In questo provvedimento si introduce una formula di contratto inusitato: il contratto di soggiorno. La nostra Costituzione, agli articoli 35, 36, 37, 38 e 39, garantisce a tutti i lavoratori, senza differenziare tra chi è cittadino italiano e chi non lo è, parità di diritti in materia di lavoro, di occupazione e di garanzie. È evidente che il contratto di soggiorno, che si definisce sul piano della tipologia del soggiorno e della durata del permesso di soggiorno, introduce elementi assolutamente nuovi ed al di fuori delle norme costituzionali. Il contratto di soggiorno prevede che il datore di lavoro garantisca la casa e le spese di rientro dei cittadini stranieri: introduce, cioè, una serie di clausole che lo rendono differente rispetto al contratto di lavoro del cittadino italiano. Dunque, è evidente il contrasto con le nostre norme costituzionali ed anche con la convenzione OIL n. 143 del 1975, ratificata e resa esecutiva nel 1981. Questa prevede che lo straniero regolarmente soggiornante per motivi di lavoro deve usufruire di un trattamento identico a quello dei cittadini nazionali
Abbiamo sollevato la questione pregiudiziale di costituzionalità per altre tre


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ragioni. La prima è stata richiamata poco fa dal collega Sinisi ed è quella relativa al diritto d'asilo. È evidente che nel provvedimento non vengono rispettati i principi fondamentali previsti dalla nostra Costituzione. In queste norme, infatti, si prevede che i casi di trattenimento del richiedente asilo presso i centri di accoglienza vadano oltre ogni limite. Si prevede che, quando il diritto di asilo viene negato, vi sia il ricorso solo ad una commissione territoriale che, peraltro, avrà tempi ristretti per valutare tutti gli aspetti di merito che adducono a questa richiesta di asilo.
Inoltre, quando il ricorrente straniero dovesse rivolgersi al tribunale, il ricorso non sospenderebbe il provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale. Le ragioni che spingono donne ed uomini a chiedere asilo nel nostro paese sono molteplici: si tratta di torture, discriminazioni pesanti, rischio della vita. La nostra Costituzione prevede che abbiamo il dovere di ospitare cittadine e cittadini di un altro paese in cui non vengano garantiti i diritti da noi previsti. È evidente, dunque, il contrasto con gli articoli 10, 24, 13 e 28 della nostra Costituzione.
Vi sono altri due articoli su cui mi vorrei soffermare: mi riferisco agli articoli 22 e 26 relativi alla famiglia. Sono state già ricordate le dichiarazioni demagogiche del ministro Bossi che richiama al valore della famiglia. Noi pensiamo che la famiglia non sia l'entità che avete voi in mente e neanche quella proposta e prevista in modo rigido, quella famiglia regolata soltanto da un rapporto di sangue. Noi pensiamo che la famiglia sia un'entità molto ampia, sia il luogo delle relazioni e degli effetti e che vi siano tante tipologie di famiglie nel mondo. Gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione garantiscono a tutti, cittadini e stranieri, di formare una famiglia.
Dunque, il ricongiungimento familiare a tutela della propria famiglia deve essere garantito a tutti. Invece, voi pensate che, per quanto riguarda i cittadini italiani, questa tutela debba arrivare, appunto, alla demagogia, debba arrivare addirittura a pretendere di normare i comportamenti di ognuno e di ognuna di noi e, per quanto riguarda i cittadini stranieri, pretendete, addirittura, che l'autorità di pubblica sicurezza, che la polizia entri nelle camere da letto di questi cittadini per verificare se abbiano effettivamente consumato il matrimonio.
È evidente che, in questo caso, vi sono delle norme palesemente incostituzionali, per cui chiediamo, naturalmente, di impedire che il provvedimento in esame possa completare il proprio iter.
Signor Presidente, le chiedo un attimo di attenzione, vi è un'altra ragione. Noi abbiamo già avuto nei nostri mari, nel nostro paese, tanti morti proprio per questa logica autoritaria, repressiva, sicuritaria che ispira tanti provvedimenti, non solo in Italia, per cui si pensa di poter respingere questi cittadini stranieri - che arrivano nei nostri paesi per fame o per le guerre - con la forza, con i servizi di polizia.
Per questi motivi, molte donne e uomini, bambine e bambini, già sono morti e per tale ragione le donne di Rifondazione comunista e del centrosinistra di questo Parlamento portano oggi e porteranno un segno di lutto per tutto il tempo della discussione del provvedimento in esame perché abbiamo aderito ad un appello contro i cimiteri marini di Stato.
Si tratta di un appello che è partito da tante donne per ricordare i morti nel naufragio di Lampedusa e per tutti quei morti che, probabilmente, si avranno se tale disegno di legge dovesse essere approvato. Ognuno di loro - queste donne, uomini, bambine e bambini - ha ricevuto la vita da una donna e adesso queste persone stanno nei nostri mari; di loro non sappiamo nulla, non sappiamo i loro nomi e le loro storie ma sappiamo solo che sono arrivati da noi per chiedere ospitalità ed aiuto e li abbiamo lasciati morire nei mari del nostro paese.
Per tali motivi, porteremo questo segno di lutto per tutto l'iter del provvedimento e tutte le donne di Rifondazione comunista e del centrosinistra ricorderanno questi morti. Per ciò, questa ragione, già ora, chiediamo un minuto di silenzio (Applausi


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dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN. Signor Presidente, ho preparato un articolato intervento però, vista l'ora tarda, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario alle questioni pregiudiziali da parte del gruppo della Lega nord Padania e chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione delle considerazioni integrative del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario alle questioni pregiudiziali e chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione di eventuali considerazioni integrative del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO D'ALIA. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del mio intervento in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Intini. Ne ha facoltà. Onorevole Intini, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.

UGO INTINI. Signor Presidente, una parte della maggioranza ha voluto drammatizzare i problemi per motivi propagandistici. Si tratta della Lega, di fronte alle cui origini Le Pen si dimostra un leghista a metà: infatti, è razzista anche lui ma almeno è un patriota e non un separatista (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Il mio gruppo esprimerà un voto favorevole sulle questioni pregiudiziali e, nel contempo, annuncio che, nel merito della legge, sosterrà, se saranno tenute ferme, le posizioni dell'onorevole Tabacci e del gruppo dell'UDC (CCD-CDU).
Si tratta, infatti, di posizioni ispirate da due esigenze che, fortunatamente, convergono: le esigenze morali del mondo cattolico e quelle pratiche del mondo produttivo. Forza Italia e il Governo si dichiarano continuamente per il libero mercato; vogliamo vedere se saranno anche in questo caso per il libero mercato oppure se, in odio agli immigrati, vorranno vessare le aziende - desiderose di assumere e di espandersi - con vincoli autoritari e burocratici che hanno origine ideologica ma urtano contro la morale e il buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti (I deputati Maura Cossutta, Titti De Simone, Deiana e Russo Spena espongono quattro fogli recanti la scritta: «Criminali siete voi»).
Onorevoli colleghi, vi prego di togliere quei cartelli. Invito i commessi ad intervenire.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
Indìco...
Onorevoli colleghi, guardate il Presidente invece dei cartelli.


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Vi chiedo assoluto rigore nella votazione, in quanto ritengo che tutti comprendiate il momento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Soda ed altri nn. 1, 2 e 3 e Mascia ed altri nn. 4, 5, 6 e 7.
(Segue la votazione).

Onorevole Menia, non cado nel suo trabocchetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega nord Padania).

(Presenti e Votanti 264
Maggioranza 133
Hanno votato
39
Hanno votato
no 225
Sono in missione 53 deputati).

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