Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 148 del 28/5/2002
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(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2454 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Il parere è favorevole sugli identici emendamenti Boato 2.11, Leoni 2.12 e Rizzo 2.19, mentre è contrario sui restanti emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellillo 2.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
198
Hanno votato
no 233).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Soda 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, vorrei fare una rapida premessa circa le vere ragioni della modifica del testo unico in materia di immigrazione con il disegno di legge del Governo. Di fatto si è in presenza della costituzione di un comitato di ordine più politico e di un coordinamento di un tavolo tecnico, come si dirà poi nel comma 3 dell'articolo 2.
L'emendamento Soda 2.5 da noi presentato riguarda la parte relativa al comitato di ordine politico, poiché ci sembra, da un punto di vista normativo, assai singolare che, per la costituzione di un coordinamento interministeriale, si intervenga apportando una modifica legislativa al testo unico in materia di immigrazione, quando, invece, normalmente ciò sarebbe attuabile attraverso la legge n. 400 del 1988.
Proprio perché, con riferimento alla parte politica, si prevede la presenza nel comitato, non solo del Presidente del Consiglio, ma anche di una serie di ministri interessati, con questo emendamento proponiamo, a conferma dell'efficacia della proposta, semplicemente la presenza del Presidente del Consiglio e non delle altre figure; nei commi successivi vi è una maggiore e più precisa articolazione.

ALFIERO GRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, vorrei informarla che, almeno da questa parte, si sente malissimo. È difficile seguire i lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Grandi, ho ricevuto una sollecitazione in tal senso da parte di molti colleghi.

ALFIERO GRANDI. Il risultato tuttavia non è migliorato.

PRESIDENTE. Non ho il potere magico di intervenire sul piano acustico. Tuttavia, ho segnalato il problema all'apposito servizio che ora sta provvedendo. Credo che il mio intervento sia più che sufficiente. Attendiamo la risoluzione del problema, altrimenti vi invito a compiere ulteriori segnalazioni.


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 19,15)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
200
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 2.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'articolo 2 viene ripreso da due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - emanati dal Presidente del Consiglio D'Alema e successivamente dal Presidente del Consiglio Amato - con i quali, per coordinare le politiche dell'immigrazione attraverso quella necessaria collaborazione interministeriale, venivano istituiti il comitato interministeriale ed il gruppo tecnico. Questi due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri vennero poi recepiti in un provvedimento della maggioranza della scorsa legislatura che non trovò una definitiva approvazione. Oggi, il contenuto lo troviamo nel disegno di legge in esame ma con una formulazione assai singolare. Il comitato ministeriale, che dovrebbe coordinare e rappresentare tutti - e sono tanti - i ministeri coinvolti nelle politiche migratorie, viene, invece, ridotto ad un comitato presieduto dal Presidente o dal Vicepresidente del Consiglio dei ministri o da un ministro delegato dal Presidente del Consiglio e composto dai ministri interessati in numero non inferiore a quattro. In tal modo, potranno comporre il comitato i ministri meno interessati ai temi trattati e rimanere, invece, nei loro ministeri, i ministri dell'interno, degli esteri, della difesa, della salute e così via.
Questo emendamento, avendo riguardo ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri cui ho fatto riferimento in precedenza, tende semplicemente a reintrodurre la collegialità della componente governativa interessata alle politiche migratorie, evitando quelle facili scorciatoie che potrebbero portare all'adozione di provvedimenti (quali il documento di programmazione triennale, con cui il Governo decide le strategie della politica migratoria per i futuri tre anni, oppure i decreti sui flussi) senza che vi sia stata la partecipazione di ministri il cui rilievo è certamente maggiore rispetto a quello di altri.
Il mio emendamento 2.14 mi sembra banale ed improntato al buonsenso. Perciò, la votazione alla quale ci accingiamo costituirà un buon test per comprendere quale sia il ragionamento plausibile in quest'aula ovvero se, invece, non sia possibile proporne alcuno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 434
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato
203
Hanno votato
no 231).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, sebbene, poc'anzi, il collega Sinisi avesse richiamato la nostra attenzione su un emendamento molto saggio, l'esito della votazione ha comprovato che, anche nelle discussioni di quest'Assemblea, gli inviti alla saggezza non sempre vengono accolti.
Mentre, da un lato, si prevede una competenza interministeriale, dall'altro, paradossalmente, si riduce la presenza delle regioni. È vero che, come ci è stato replicato anche in sede di discussione in Commissione, la materia dell'immigrazione è di esclusiva competenza statale, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione; tuttavia, è anche vero che il successivo articolo 118, terzo comma, stabilisce che sulle questioni attinenti alla vita anche degli immigrati concorrono le regioni.
Nell'emendamento Turco 2.7, di cui sono cofirmataria, non si deve vedere, piuttosto banalmente, una mera danza dei numeri: proponiamo di aumentare la presenza delle regioni nel comitato ad un minimo di tre rappresentanti delle regioni o delle province autonome poiché nelle politiche e nel governo dei processi migratori - dobbiamo averne la consapevolezza - anche le regioni, nella loro diversità, possono giocare un ruolo più specifico; ridurre, quindi, la loro presenza ad un solo rappresentante, ci sembra un elemento non di governo sistemico dei processi migratori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
205
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
203
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 2.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, ho già detto della storia di questa disposizione, all'interno della quale vi è anche lo spostamento della competenza per il coordinamento dal Ministero dell'interno alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Si tratta di una scelta che sta nella legge e nella stessa fisionomia della Presidenza del consiglio dei ministri. Invece, recuperando la competenza del ministro dell'interno, il comma 3, che proponiamo di sopprimere, rende palese tutta l'anomalia di tale scelta, consacrata dalla previsione - che si può definire bizzarra, se non bizantina - di un regolamento che disciplini il rapporto tra il Ministero dell'interno e le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri.


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Orbene, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, esiste un dipartimento per il coordinamento amministrativo che, secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ho citato, svolge proprio quelle funzioni di coordinamento amministrativo che dovranno essere disciplinate con l'apposito regolamento al quale ho fatto cenno!
Questa norma non soltanto è sbagliata, perché riporta al Ministero dell'interno, caratterizzato da una sua specificità, competenze che, invece, riguardano più attività ministeriali e, quindi, attengono, quanto al coordinamento, alla funzione specifica della Presidenza del Consiglio dei ministri, ma introduce anche una disposizione bizzarra, anzi, assolutamente stravagante che prevede che questo rapporto debba essere disciplinato da un regolamento ad hoc ai sensi della legge n. 400 del 1988, che disciplina la forma dei regolamenti e contiene le disposizioni relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questa disposizione fa compiere al nostro paese un passo indietro nel coordinamento delle politiche migratorie, restituisce al Ministero dell'interno una competenza che ha esercitato soltanto in una stagione provvisoria, che si riteneva definitivamente superata; per di più, si affida questo ad un improvvisato regolamento che certamente non recherà alcun incentivo in termini di efficienza ma un'ulteriore complicazione burocratica e amministrativa. Esiste un dipartimento per il coordinamento amministrativo: voi state introducendo un regolamento per disciplinare i rapporti fra un ministro, o un ministero, e il medesimo dipartimento. Anche su questo vi invito a compiere una riflessione, come si dice, in punto di diritto e in punto di buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
204
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 423
Astenuti 4
Maggioranza 212
Hanno votato
195
Hanno votato
no 228).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
Su questo emendamento però è stato espresso parere favorevole sia dalla Commissione sia dal Governo.

MARCO BOATO. È quel «però» ad essere di troppo, signor Presidente!

PRESIDENTE. C'è il parere favorevole e volevo annunciarlo.

MARCO BOATO. Lo so, signor Presidente, e intervengo anche per questo. Do atto alla relatrice di questo parere favorevole. Noi voteremo formalmente soltanto l'emendamento Leoni 2.12 ma, come la relatrice ha ricordato, erano stati presentati anche il mio emendamento 2.11 e l'emendamento Rizzo 2.19. Purtroppo, con la tagliola che è stata praticata sugli emendamenti, formalmente uno solo di essi


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sarà sottoposto a votazione, appunto quello del collega Leoni 2.12, ma sono tutti identici.
Pur rimanendo le riserve, che poco fa il collega Sinisi ha illustrato molto bene, in merito al tipo di gruppo tecnico di lavoro istituito dal comma 3 e soprattutto in merito alla sua collocazione nell'ambito del Ministero dell'interno; pur rimanendo le riserve relative a questa anomala collocazione di un gruppo di lavoro, che riguarda una complessità di ministri, una complessità di competenze e che avrebbe dovuto trovare, quindi, la sua più ovvia collocazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; pur rimanendo, inoltre, le riserve sul successivo comma 4 che, a causa di questa anomala collocazione del gruppo tecnico di lavoro, prevede la necessità di un regolamento, ai sensi della legge n. 400 del 1988, che il Presidente del Consiglio dei ministri formulerà di concerto con i ministri degli esteri, dell'interno e delle politiche comunitarie per definire le modalità di coordinamento dell'attività del gruppo tecnico che ha sede presso il Ministero dell'interno (cioè un pasticcio, da questo punto di vista, che si poteva evitare senza nulla cambiare alla sostanza politica di questo articolo); ebbene, nonostante tutto questo, è comunque positivo che siano accolti i tre emendamenti che abbiamo proposto - anche se voteremo soltanto l'emendamento Leoni 2.12 - affinché ai lavori di questo gruppo tecnico possano essere invitati, oltre che rappresentanti di ogni altra pubblica amministrazione interessata all'attuazione delle disposizioni del presente decreto, anche rappresentanti di enti, associazioni nazionali e delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro di cui all'articolo 3, comma 1.
Sono quelle associazioni che sono indicate all'articolo 3, comma 1, del testo unico del 1998 in modo che, nella predisposizione dei lavori di questo gruppo tecnico, si possa non soltanto - come è giusto ovviamente - coordinare le attività a livello governativo e interministeriale delle diverse pubbliche amministrazioni, ma anche tenere conto dell'esperienza, della competenza e dell'apporto delle associazioni nazionali competenti in materia di immigrazione e delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro. È una correzione limitata e parziale, ma credo che sia stato giusto accettare questo emendamento. Quindi, invito a votare a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.12, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 436
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
432
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
206
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, riteniamo che questo articolo sia sbagliato e che alluda al riflesso condizionato teso a considerare, in ogni parte di


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questo provvedimento, il tema dell'immigrazione come un problema di ordine pubblico. Infatti, siamo di fronte ad un pasticcio sul piano legislativo, ad una norma che mira a dare priorità al Ministero dell'interno nel coordinamento dell'indirizzo amministrativo degli altri ministeri, violando così l'articolo 95 della Costituzione, che conferisce tale coordinamento al solo Presidente del Consiglio dei ministri. Si sarebbe potuto costituire un gruppo tecnico - come è già stato detto dai colleghi che hanno precedentemente parlato - , collegato ad un apposito dipartimento per l'immigrazione, da istituirsi, come struttura di missione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Rilevo, infine, che viene accresciuta la confusione dei ruoli, in quanto l'articolo 95 della Costituzione prevede una riserva di legge espressa, come ogni legislatore dovrebbe osservare con attenzione e rispettare, mentre in questo caso, con la disposizione del comma 4, si attribuisce non alla legge ma ad un regolamento governativo proposto dal Presidente del Consiglio dei ministri l'individuazione delle modalità di coordinamento delle attività del gruppo tecnico con le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri. Vi è dunque l'allusione al Ministero dell'interno presso cui avviene il coordinamento (quindi, la questione immigrazione, anche in questo caso, viene vista come questione di repressione o comunque di ordine pubblico) e si crea un pasticcio legislativo violando la riserva di legge che è espressamente prevista all'articolo 95 della Costituzione. Per questo voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, si comincia a vedere, già dall'articolo che stiamo per votare - e per il quale chiediamo all'Assemblea di votare contro - , che il centrodestra ed il Governo stanno allestendo una legge che avrà un unico effetto, quello di non funzionare e di creare confusione, per una ragione molto semplice: si tratta di un provvedimento pensato unicamente per uno scopo propagandistico, che non si pone il problema del governo del fenomeno dell'immigrazione.
In primo luogo il comitato per il coordinamento e il monitoraggio dovrebbe essere coordinato dal Presidente del Consiglio, come noi abbiamo proposto con alcuni emendamenti, mentre già questo primo aspetto è incerto perché, secondo il testo proposto, il comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio o dal Vicepresidente o da un altro ministro. Dunque, già il funzionamento del comitato è incerto.
In secondo luogo il comitato tecnico viene allocato presso il Ministero degli interni e ciò genera un doppio errore: il primo è che il fenomeno dell'immigrazione, fenomeno da governare, viene interpretato innanzitutto come un problema di ordine pubblico tant'è che a dirigere il comitato è il Ministero dell'interno; il secondo errore è che non si consente un coordinamento efficace. Tutti sanno, infatti - non solo i colleghi che sono qui dentro ma anche l'osservatore più distratto delle vicende politiche -, che, se si vuole attivare un coordinamento fra diversi dicasteri, questo deve essere istituito presso la Presidenza del Consiglio e non presso uno dei Ministeri che dovrebbero essere coordinati.
In terzo luogo, dopo tanti discorsi (che, a dire il vero, abbiamo avuto modo di ascoltare soltanto fino alla campagna elettorale di un anno fa) poi smentiti da diversi provvedimenti di questo Governo (mi riferisco alla bandiera, ormai ammainata, del federalismo e del regionalismo), in questo comitato di coordinamento viene prevista la presenza soltanto di un rappresentante di regione o di provincia autonoma. Non capisco per quale motivo siano stati respinti gli emendamenti che proponevano di allargare (seppure, come tutti hanno visto, in misura discreta) il numero dei rappresentanti delle regioni e delle province autonome. Appare del tutto evidente che quel rappresentante di una sola regione non sarà in grado di dare un


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contributo in un'ottica di carattere nazionale, ma porterà soltanto un contributo, relativamente ai flussi migratori, della specifica regione che rappresenta.
Bastano questi tre esempi per capire che questa legge, per il modo in cui è stata concepita, fin dai primi articoli, non funzionerà e non funzionerà perché è stata pensata non per dare al nostro paese un governo efficace del fenomeno dell'immigrazione ma per tutt'altri scopi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, all'articolo 2 del disegno di legge al nostro esame viene istituito un comitato di ministri per il coordinamento e il monitoraggio delle politiche dell'immigrazione e l'unica indicazione che viene data non riguarda la materia ma il numero dei componenti che non deve essere inferiore a quattro. Viene istituito un gruppo tecnico che è espressione di tutte le amministrazioni interessate oltre che delle persone designate dalla conferenza unificata, dei rappresentanti di altre amministrazioni e per finire anche, per effetto dell'emendamento appena approvato, delle forze sociali, delle organizzazioni sindacali e datoriali, delle rappresentanze di volontariato. Tale comitato viene collocato presso il Ministero dell'interno.
Dulcis in fundo, siccome ci si rende conto di questa anomala, non istituzionale collocazione presso il Ministero dell'interno, si prevede che con un regolamento da approvare su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i ministri degli affari esteri, dell'interno e per le politiche comunitarie, saranno definite le modalità di coordinamento delle attività del gruppo tecnico con le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'agosto 2000 - con l'allora Presidente Amato - era bastato prevedere che la segreteria del gruppo tecnico fosse affidata al dipartimento del coordinamento amministrativo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Signor Presidente, queste norme sono farraginose, sbagliate, ed affidano tali compiti a chi non dovrebbe esserne il titolare, sottraendoli, invece, a chi li dovrebbe esercitare per dovere di legge, per dovere funzionale ed istituzionale. Siamo preoccupati di ciò che potrebbe accadere, perché i flussi migratori - che abbiamo sorvegliato mese dopo mese attraverso questo gruppo tecnico, arrivando, dopo un anno di lavoro, a rendere assolutamente identici i visti, le autorizzazioni al lavoro ed i permessi di soggiorno - diventeranno nuovamente un fenomeno caratterizzato da una gestione improvvisata le cui linee, soprattutto, verranno decise in una sede sbagliata.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questi sono i moniti di chi ha maturato un po' di esperienza, ma sono anche i moniti di chi vuole lottare con forza, con serietà contro l'immigrazione clandestina ed intende evitare che, alla fine, ci si accanisca solamente nei confronti di quanti si trovano nel nostro paese con le proprie famiglie per dare un contributo allo sviluppo dell'Italia.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per ragioni tecniche - mi sembra infatti che vi sia un settore dell'aula in cui l'impianto audio non funziona da circa un'ora - sospendo brevemente la seduta per permettere ai tecnici di intervenire e ripristinare il funzionamento dell'impianto.

La seduta, sospesa alle 19,35, è ripresa alle 19,50.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.


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GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, nelle obiezioni e nelle valutazioni svolte dai colleghi ho colto soltanto considerazioni di carattere metodologico e non di sostanza. Vorrei ricordare a me stesso che l'articolo 2 prevede l'istituzione di un tavolo politico e di un tavolo tecnico. Quest'ultimo è istituito presso il Ministero dell'interno e vede il coinvolgimento di organizzazioni, di istituzioni, di associazioni e di tecnici nonché il coordinamento tra i vari ministeri. Mi sembra, francamente, che il dibattito che l'opposizione ha voluto avviare sull'articolo 2 sia veramente di poco conto.
Infatti, l'unica valutazione di merito avanzata dall'opposizione attraverso un emendamento sottoscritto, tra gli altri, dagli onorevoli Boato, Pecoraro Scanio e Leoni e concernente il coinvolgimento delle maggiori associazioni di categoria, sia per quanto riguarda i datori di lavoro sia per quanto riguarda i prestatori d'opera nonché (come già ricordato dai colleghi Sinisi e Boato) le altre organizzazioni richiamate dall'articolo 3, comma 1, è stata recepita dal Governo.
Pertanto, quando le obiezioni dell'opposizione sono non di metodo o legate semplicemente a pregiudizi, ma coinvolgono aspetti che la maggioranza e il Governo ritengono sicuramente significativi, mi pare - e questo ne è un esempio - che vi sia una sicura disponibilità a questo tipo di dialogo.
In questo caso, le obiezioni sono di metodo e le respingiamo. Quando è stata avanzata una giusta considerazione di carattere sostanziale - e mi riferisco, come ho già detto, all'emendamento votato su istanza dell'opposizione - la maggioranza e il Governo hanno ritenuto che fosse opportuno estendere anche a queste organizzazioni la partecipazione al comitato tecnico. Tra l'altro, mi sembra che il suddetto emendamento possa anche superare le obiezioni precedentemente avanzate, laddove si faceva riferimento alla sola presenza di un presidente di regione in rappresentanza di tutte le varie istanze del territorio. Mi pare che il fatto di coinvolgere nel comitato tecnico le associazioni di categoria, sia dei datori sia dei prestatori di lavoro, e anche le organizzazioni che si occupano delle politiche di integrazione degli extracomunitari regolarmente presenti sul territorio sia un segnale importante di quanto questa maggioranza intenda seriamente coinvolgere anche le organizzazioni del territorio.
Abbiamo già detto - e lo hanno ricordato altri colleghi - che la materia dell'immigrazione è di esclusiva competenza statuale e, quindi, non avrebbe senso un trasferimento di competenze sic et simpliciter alle regioni. Tuttavia, con l'emendamento che è stato approvato, concernente la riorganizzazione del comitato tecnico il quale poi dovrà riferire al comitato politico, vi sarà un'ampia presenza e disponibilità di dialogo, di dibattito e di approfondimento con le organizzazioni che, sul piano territoriale e periferico, hanno il polso della situazione. Mi riferisco, evidentemente, soprattutto alle politiche di concertazione (e non solo per quanto riguarda i flussi) e alle politiche di inserimento nel tessuto sociale, economico e produttivo degli extracomunitari. Mi riferisco, quindi, sia a politiche di monitoraggio delle esigenze del territorio, sia a politiche che attengono all'inserimento nel tessuto sociale, ossia alle politiche dell'integrazione.
Mi pare, quindi, che, se le obiezioni riguardano il metodo, non possiamo che respingerle; invece, di fronte a serie obiezioni ed a valutazioni di sostanza, la maggioranza e il Governo riflettono e - se lo ritengono possibile - le accolgono. Francamente mi sembra che la polemica sollevata su questo articolo non abbia ragione d'essere. Pertanto, la maggioranza voterà con molta convinzione a favore dell'articolo 2.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 414
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato
231
Hanno votato
no 183).

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