Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 148 del 28/5/2002
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(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2454 sezione 5).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Reduzzi. Ne ha facoltà.

GIULIANA REDUZZI. Considerati i tempi ristretti a mia disposizione, cercherò di sintetizzare il mio contributo al dibattito, riservandomi di consegnare il testo scritto delle mie considerazioni integrative.
Intervengo volentieri per dare voce alle centinaia di cittadini che mi hanno comunicato per iscritto il proprio parere contrario al disegno di legge in esame, per esprimere la posizione del gruppo della Margherita e la nostra attenzione agli appelli pressanti da parte delle associazioni non lucrative, del sindacato e delle imprese.
Il disegno di legge interviene in una materia - l'immigrazione - che si pone come fenomeno strutturalmente legato alla complessità della società moderna. Non possiamo ridurre tutta la questione ad un mero problema di ordine pubblico. È doveroso farsi carico delle serie istanze che ci pervengono dalla società civile in materia di sicurezza personale e sociale, ma non possiamo accettare che si acuiscano le paure dei cittadini, istituzionalizzando l'equazione: immigrato uguale pericolo per la società che lo accoglie.
Questo disegno di legge, solo nelle enunciazioni di principio contenute nella relazione illustrativa che accompagnava la bozza di settembre, affermava di perseguire solidarietà, giustizia ed eguaglianza. Queste nobili parole non figurano più, mentre nell'articolo ci vengono fornite proposte che non tengono conto del fatto che l'immigrato è una persona e non uno strumento o, peggio, una minaccia.
È vero che è necessario frenare la criminalità ed offrire con fermezza ed efficienza una doverosa tutela alla sicurezza dei cittadini, ma non crediamo che la strada prospettata possa essere risolutiva. Non condividiamo l'impostazione di fondo di questo disegno di legge perché la gestione di un problema è saggia ed efficace solo se parte da una visione serena, antropologica ed equilibrata del fenomeno nella sua intera complessità.
Se vogliamo gestire la materia dell'immigrazione in modo efficiente dobbiamo necessariamente prendere atto del fatto che essa è strettamente connessa alle dinamiche della globalizzazione e alla iniqua distribuzione delle risorse nel pianeta, per le quali i quattro quinti delle ricchezze mondiali sono in mano ad un quarto della popolazione.
Siamo, quindi, di fronte ad una questione che palesemente travalica i confini nazionali e che richiede politiche comuni. Per questo, non ci spieghiamo la necessità di intervenire in maniera frettolosa ed urgente, quando la stessa Unione europea sta per approvare una normativa alla quale anche l'Italia dovrà adeguarsi, modificando sicuramente quanto oggi ci viene proposto per l'approvazione.
L'intera materia, inoltre, era già organicamente normata dalla legge Turco-Napolitano che, entrata in vigore nel 1998, iniziava a mostrare effetti incoraggianti. Francamente, riteniamo che sarebbe stato più produttivo verificarne lo stato di applicazione ed il livello di raggiungimento degli obiettivi (considerato inoltre che essa concedeva al Governo ampia discrezionalità di interpretazione e libertà di interventi per promuovere, intervenire e correggere). Si è preferito stravolgere il patrimonio già esistente, non parlo solo delle leggi ma di tutta la ricchezza costituita dalle relazioni, dalle esperienze di solidarietà, dalle riflessioni e dai progressi


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umani e culturali, come testimoniano documentate comunità operanti nel settore.
Entrando nel merito del disegno di legge, dobbiamo dire che non possiamo accettare una normativa che nega palesemente i valori fondamentali ed irrinunciabili di ogni etica che voglia essere sinceramente umana ancor prima che cristiana.
Nell'insieme dell'articolato che ci viene proposto è chiaramente leggibile la visione della persona immigrata quale pura forza lavoro, temporanea e potenzialmente pericolosa, quale strumento finalizzato alla produzione di ricchezza per la società che lo accoglie e che gli consente - bontà sua - di rimanere al suo interno solo finché produce. Non abbiamo trovato sufficienti riconoscimenti dei diritti fondamentali propri di ogni essere umano. Ciò è mortificante, sicuramente per l'immigrato ma, ancora di più, per l'immagine della società italiana, che ne esce apparentemente xenofoba, incapace di apertura solidale e di confronto, bisognosa di steccati per tutelare se stessa.
Noi, al contrario, riteniamo che la nostra società sia ben disposta all'accoglienza ed alla solidarietà, sia per la sua storia, che registra pure una forte emigrazione, sia per le sue radici culturali.
Per garantire tranquillità a tutto il tessuto civile occorre conciliare il bisogno di manodopera ripetutamente segnalato dalle associazioni del mondo imprenditoriale con il diritto delle persone immigrate a condurre una vita dignitosa. Non si può realisticamente pensare di pretendere lavoro e rispetto da persone cui contemporaneamente vengono limitate le possibilità di avere una casa, di vivere con la propria famiglia, di contare su un minimo di stabilità lavorativa.
Si inaspriscono le normative rendendo più difficile per un immigrato ottenere una condizione regolare. Si prevede la regolarizzazione di colf e badanti, ma non si agevola la regolarizzazione di onesti dipendenti di imprese. Si varano misure forti contro l'immigrazione clandestina, ma saranno efficaci? Misure rigorose, lo sappiamo benissimo, non bastano a fermare o anche solo ad arginare il fenomeno dell'immigrazione. Chi decide di lasciare il proprio paese per dare speranze di sopravvivenza a sé ed alla propria famiglia lo farà sempre e comunque. Chi è disperato è disposto tutto e sfida morte e carcere perché non ha più nulla da perdere. Non possiamo, quindi, lasciare disperati nelle mani della criminalità organizzata che potrà avere ragione di persone facilmente ricattabili attraverso una clandestinità favorita da una normativa che non garantisce loro diritti.
Gli emendamenti proposti vogliono dare al disegno di legge un volto umano e metterlo in reale sintonia con i diritti irrinunciabili dell'uomo, con i principi ispiratori della Costituzione italiana, con le imminenti direttive europee e con la sensibilità vera che accompagna una visione serena del mondo, della cooperazione tra i popoli e della equa distribuzione delle risorse perché vogliamo guardare con fiducia ad un domani di pace fondato su giuste condizioni economiche e sociali nei paesi del mondo intero (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
Chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna delle considerazioni conclusive del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'articolo 3, insieme agli articoli 5, 6, 16 e 17 della legge, svela l'inganno (Commenti di deputati del gruppo della Lega nord Padania)...

RENZO INNOCENTI. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
Prego, onorevole Turco.


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LIVIA TURCO. Dicevo che questo articolo svela l'inganno contenuto nel messaggio che il Governo ha posto a base della sua riforma, cioè: si entra solo per lavoro. Questo articolo 3 dimostra, invece, che la riforma del Governo comporterà una restrizione dell'immigrazione regolare e renderà più difficile l'ingresso per motivi di lavoro. Vi saranno più precarietà, meno flessibilità e sarà più difficile il rapporto tra domanda ed offerta di lavoro. Abrogando l'ultimo comma della legge in vigore si passa dalla situazione attuale che prevede la certezza delle quote ogni anno (infatti, a fronte della mancata pubblicazione del decreto quote è automatica l'adozione delle quote dell'anno precedente) alla discrezionalità e, dunque, ad una situazione di incertezza nella definizione delle quote.
La legge in vigore, mi rivolgo in particolare al Governo, ha consentito l'avvio di una politica di ingressi regolari (lo confermano i dati: 350 mila ingressi regolari), un aumento del lavoro regolare ed una diminuzione dell'area del lavoro sommerso. Noi non ci limitiamo soltanto a confermare la legge in vigore, ma vogliamo migliorare il sistema dell'ingresso regolare rendendolo più conveniente. Quelli presentati e che sottoponiamo alla vostra attenzione non sono solo emendamenti dell'opposizione, ma riflettono anche l'esperienza dei sindacati, degli imprenditori, soprattutto piccoli e medi, e degli enti locali riportando studi e suggerimenti di fonti autorevoli come l'ISMO e la fondazione Agnelli.
Il senso di questi emendamenti è quello di facilitare il rapporto tra domanda ed offerta di lavoro e di rendere conveniente l'ingresso regolare per lavoro, perché soltanto in questo modo si combatte l'immigrazione clandestina. Allora, vi preghiamo di prendere in considerazione gli emendamenti che prevedono la semplificazione delle procedure per ridurre i tempi di emanazione del decreto flussi, di tenere conto dell'effettiva domanda di lavoro e del rapporto tra domanda ed offerta di lavoro, del coinvolgimento delle regioni e dei diversi mercati del lavoro locali e dell'esperienza dello sponsor.
Su quest'ultimo punto sussiste uno degli emendamenti che riproponiamo e pregheremmo di valutarlo al di fuori delle dispute ideologiche e delle prevenzioni. Il fatto che la cancellazione dello sponsor sia del tutto immotivata lo confermano gli emendamenti che voi stessi avete presentato in Commissione affari costituzionali ed anche in quest'aula, come conferma l'emendamento Craxi 3.32, e vi chiediamo di valutare attentamente i vantaggi di questa esperienza, di questo istituto che, non a caso, è adottato dai paesi ad alta immigrazione come il Canada e gli Stati Uniti d'America.
Sono tre i vantaggi di questo strumento. Il primo è quello di rendere legale la catena migratoria e di fare sì che il flusso della stessa, che esiste, non sia affidata all'illegalità e alla criminalità. Il secondo vantaggio - che dovreste apprezzare molto, visto che parlate di sussidiarietà - è quello di valorizzare le reti familiari e l'apporto dei privati nell'inserimento della persona immigrata quando viene nel nostro paese e, tra l'altro, questa è una misura importante anche ai fini della politica di sicurezza. Per quanto riguarda il terzo vantaggio è sufficiente che prendiate lo studio recente della Caritas emiliana che ha dimostrato come lo strumento dello sponsor sia servito ad inserire le cosiddette badanti entrate in modo irregolare oppure leggetevi l'ultimo rapporto dell'unione industriali di Padova che dimostra come le filiere parentali e la loro espressione, cioè la catena migratoria, sia lo strumento che consente l'inserimento più mirato, facilitando l'ingresso nel lavoro soprattutto per le aziende artigiane oltreché per il lavoro familiare.
È un po' paradossale che chiediate la regolarizzazione del lavoro domestico e, poi, cancelliate uno strumento che, invece, facilita proprio l'ingresso per lavoro domestico. Vi chiediamo di prendere in considerazione questi emendamenti, cosa che non avete fatto durante la discussione, perché soltanto in questo modo potrà


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essere credibile il vostro slogan che dice che si entra soltanto per lavoro, altrimenti, se lascerete invariati gli articoli 3, 5, 6 e 17 del provvedimento, il vostro disegno di legge non favorirà l'ingresso per lavoro ma sarà una legge fabbrica clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti e invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli identici emendamenti Ruzzante 3.30, Landi di Chiavenna 3.34 e D'Alia 3.71 e dell'articolo aggiuntivo Zanettin 3.01. Il parere della Commissione è, invece, favorevole sull'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02 previo riferimento dello stesso come lettera aggiuntiva dell'articolo 16.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Zanettin, accede all'ipotesi formulata dal relatore?

PIERANTONIO ZANETTIN. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 3.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, per una migliore comprensione del nostro lavoro, ricordo che l'articolo 3 riguarda tre aspetti assolutamente rilevanti delle strategie del Governo per quanto riguarda le politiche dell'immigrazione. La complessità e la rilevanza di questa norma stanno nel fatto che si delinea il modello procedurale per definire il documento di programmazione triennale e, soprattutto, i decreti per i flussi di ingresso regolare nel nostro paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scelta del nostro paese di avvalersi di quote di ingresso regolare, condivisa all'inizio in Europa soltanto dalla Spagna e da nessun altro paese, ha trovato poi, via via nel tempo, l'adesione, anche se con motivazioni diverse, nei ragionamenti avviati nel Regno Unito e in Germania. La filosofia dell'articolo 3 del testo unico n. 286 del 1998 che voi volete modificare sta nel fatto che la pressione migratoria non può essere contrastata soltanto attraverso gli strumenti della repressione; serve, invece, un'aspettativa di ingresso legale nel nostro paese perché le pressioni migratorie si muovono come i gas: se non vengono in qualche maniera regolate, rischiano di far esplodere il contenitore dentro il quale sono inopinatamente costrette. Ciò che vi accingete a fare è proprio questo: costringere entro una misura assolutamente inadeguata i flussi di ingresso regolare nel nostro paese, con l'effetto clamoroso di vedere le file degli stranieri non più davanti ai nostri consolati per chiedere un visto di ingresso, ma dinanzi ai botteghini dei trafficanti di esseri umani di Valona, di Tunisi o della Turchia per cercare di trovare un passaggio illegale e giungere, comunque, clandestinamente nel nostro paese.
Le misure che adottate sono tre e tutte e tre sbagliate. Innanzitutto, escludete i datori di lavoro e le forze sociali dalle indicazioni relative alla costruzione dei flussi migratori: sono loro che sanno quali e quante siano le forze lavoro disponibili per l'assorbimento nel nostro paese. Voi pensate di poterlo fare attraverso una struttura meramente ministeriale e non attraverso forme di consultazione, anno per anno, che includano anche i destinatari delle forze lavoro straniere.
La seconda misura sbagliata riguarda la scelta di abolire l'istituto dello sponsor.


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Soltanto nel 2000 è entrato in vigore lo sponsor e soltanto nel febbraio 2001 sono entrate le prime persone attraverso la prestazione di garanzia. In concreto voi - come anche noi e, certamente, il Governo - non sapete nulla di come abbia funzionato questo istituto perché nessun monitoraggio serio è stato fatto, a parte la generica riflessione che il 60 per cento dei garanti erano stranieri. Era esattamente ciò che si voleva: la costruzione di una filiera migratoria che consentisse, anche attraverso la garanzia di cittadini stranieri, di entrare legalmente nel nostro paese. Le persone che hanno garantito lo hanno fatto proprio per consentire di venire a dare una mano ai nostri anziani o di svolgere attività di collaborazione domestica per la quale oggi vi accingete a fare una sanatoria. Facendo una sanatoria ed escludendo il canale di ingresso legale, vi candidate non soltanto ad un flusso clandestino assai maggiore ma anche ad un'ennesima sanatoria da qui a qualche tempo, perché il fenomeno non sarà governato se non attraverso sanatorie successive. Ma questo non è un modo di governare i flussi, questo è un modo di improvvisare una strategia di controllo dei soggetti che sono presenti irregolarmente nel nostro paese.
Chiudete il flusso e fate una sanatoria per le stesse mansioni per le quali quel flusso è stato previsto. Infine, riguardo alla terza e ultima questione prevedete che il Presidente del Consiglio dei ministri possa - semplicemente possa - emanare il decreto flussi nel caso in cui non vi provveda tempestivamente il Governo. Ciò significa che il Presidente del Consiglio dei ministri può anche non emanarlo e, quindi, chiudere le nostre frontiere. Questo non è soltanto uno sbaglio, ma è contro la filosofia ispiratrice della legge che prevede che gli ingressi legali nel nostro paese siano uno degli strumenti di contrasto e di prevenzione dell'immigrazione clandestina. Invece, voi pensate - attraverso una frase rimasta storica, ma storica in senso negativo - di costruire con un decreto una fortezza chiusa in Europa, ma questo non è possibile. La nostra strategia, attuata dalla legge Turco-Napolitano, era assai più articolata e complessa di queste semplificazioni. Non posso augurare l'insuccesso di queste disposizioni, perché se augurassi il loro insuccesso non vorrei bene al mio paese. In ogni caso, non posso non sottoporre alla vostra attenzione le norme sbagliate che, invece di provocare un controllo maggiore dei flussi clandestini, non solo genereranno una maggiore confusione ma, addirittura, provocheranno un assalto indiscriminato e non controllato alle nostre coste e determineranno la possibilità che, di anno in anno, si debba accedere a nuove sanatorie. Non era questa la scelta della legge Turco-Napolitano, la quale voleva governare questo processo a lungo nel tempo, ma voi lo avete impedito. Vi saranno delle conseguenze e, purtroppo, tutti quanti pagheremo un prezzo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 3.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
206
Hanno votato
no 238).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 3.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, come è già stato detto in questo articolo vi sono molte cose che non vanno. Non vanno la filosofia e l'impianto di questa legge fondati entrambi sul respingimento


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degli stranieri. È un impianto che non condividiamo dal punto di vista teorico, ma rappresenta anche un inganno nei confronti di tutta la popolazione del nostro paese, poiché le ragioni che spingono migliaia di stranieri a giungere nella nostra terra, sulle nostre coste, sono le ragioni della fame, delle guerre; non si può respingerli semplicemente attraverso l'uso di metodi repressivi.
La filosofia che viene seguita da questo provvedimento è una filosofia di respingimento e di quote. In questo articolo vi sono anche degli aspetti tecnici che non vanno, più precisamente laddove si prevede che il Presidente del Consiglio dei ministri possa emanare dei decreti senza neanche sentire i pareri del Parlamento e delle conferenze unificate. Si parla di un decreto avente carattere transitorio senza che si possa comprendere, dal punto di vista giuridico, che tenore e che validità abbia: siamo di fronte ad una ambiguità assolutamente incomprensibile. Infine, si prevede che questo decreto debba necessariamente rispettare solo un limite massimo di quote. Con un decreto, entro questa quota numerica massima, il Presidente del Consiglio può cambiare i caratteri previsti dalle quote stesse. In ogni caso, noi siamo contrari alle quote perché rappresentano un inganno, corrispondono ad una politica demagogica che voi state sostenendo in tutto questo provvedimento. Noi pensiamo che la scelta sia tra immigrazione regolare o immigrazione clandestina perché costretti a questa clandestinità. È per questo che presentiamo un emendamento che cambia sostanzialmente il tenore di questo articolo, propone la previsione dei flussi, una politica dei flussi migratori e la stipula di accordi di programma con le singole regioni. In questo modo, attraverso questi accordi di programma è possibile prevedere l'accoglienza, le soluzioni abitative, i programmi di inserimento culturale e sociale degli stranieri. Ciò significa affrontare tutti quegli aspetti di carattere sociale e culturale che oggi determinano una serie di contraddizioni nelle nostre città e nei nostri quartieri. Si tratta semplicemente di attuare una politica migratoria reale ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 3.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato
196
Hanno votato
no 235)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 3.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
198
Hanno votato
no 232).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 3.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'emendamento in esame risponde ad


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un'obiezione di merito, sollevata da molti colleghi (dalla collega Turco per prima e dalla collega Mascia per ultima), circa il fatto che l'impianto e la filosofia che sottostà all'articolo 3 determina, anche per certe modalità, alcuni dati di incertezza. Ritengo che l'emendamento sia di buon senso perché con esso chiediamo di aggiungere al capoverso del primo periodo del comma 2 dell'articolo 3, dopo l'espressione: «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri», la frase: «che in ogni caso è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale entro il 31 dicembre dell'anno in cui esso è adottato,».
Credo che la determinazione dei flussi annuali, nella politica di governo nei confronti dell'emigrazione, debba rispondere per tutti noi ad elementi di certezza perché, altrimenti, si resterebbe all'interno di una certa transitorietà, come vedremo negli emendamenti successivi, preoccupante. Dalla transitorietà, inoltre, si potrebbe evincere l'idea di non saper governare il fenomeno, come previsto negli altri commi dell'articolato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 437
Astenuti 4
Maggioranza 219
Hanno votato
198
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
199
Hanno votato
no 238).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 3.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, anche l'emendamento in esame procede in una certa direzione poiché è veramente paradossale ipotizzare politiche migratorie senza che vi sia la capacità di governare un fenomeno così complesso. Dopo la previsione di sentire la Conferenza unificata (espressa nel primo periodo del comma 2 del disegno di legge in esame), chiediamo che sia inserita l'espressione: «con l'accordo delle regioni e delle province autonome, sentite». Ciò perché le regioni, in questo rapporto di domanda e di offerta, nonché di monitoraggio delle situazioni, così come altri emendamenti prevedono, rappresentano un elemento essenziale nel concorso di determinazione delle politiche di governo dei fenomeni migratori.
Questa è la risposta da dare anche in termini di giusto federalismo, se, sul serio, non si tratta semplicemente di una propaganda, ma dell'attivazione concreta di politiche migratorie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 3.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 439
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
203
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 3.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, l'emendamento in esame, che vorrei illustrare assai brevemente, introduce una previsione già presente nella procedura così com'era stata arricchita dai decreti del Presidente del Consiglio di ministri che si sono susseguiti nell'anno 2000.
Secondo tale emendamento il decreto annuale dei flussi deve essere emanato, oltre che con il parere della Conferenza unificata (quindi Stato, regioni ed autonomie locali), sentite le forze sociali, quindi le associazioni datoriali, quelle rappresentative dei lavoratori, nonché quelle maggiormente impegnate nel settore del volontariato sociale.
Non prevedere che, proprio nella fase in cui si decide il numero dei soggetti che sono ammissibili nel nostro paese, vengano sentiti coloro che di fatto dovranno favorire questo ingresso, attraverso quelle misure di accoglienza che sono previste dalla stessa legge, e dovranno mettere a disposizione quel posto di lavoro che, in concreto, dovrà essere successivamente garantito, la trovo una cosa realmente stupefacente, se non singolare.
La bizzarria risiede nel fatto che poc'anzi è stato approvato un emendamento che prevede che queste organizzazioni e queste associazioni possano essere sentiti, all'occorrenza, dal gruppo tecnico. È evidente, tuttavia, che una cosa è fare in modo che queste vengano audite dal gruppo tecnico, qualora quest'ultimo lo richieda, perché la richiesta è assolutamente discrezionale, altra cosa è prevedere una procedura all'interno della quale si contempli che i datori di lavoro e i sindacati, oltre alle associazioni, indichino in concreto la misura della capacità di assorbimento del nostro mercato del lavoro.
Signor Presidente, abbiamo svolto poche audizioni e non abbiamo approfondito sufficientemente la questione in una Commissione. Non è stata colpa nostra, la colpa è bensì da imputarsi alla procedura d'urgenza; nemmeno vi è la responsabilità del Presidente che questa disponibilità aveva garantito.
Tuttavia, in tali audizioni, tutte le organizzazioni datoriali che abbiamo udito hanno affermato di ritenere indispensabile essere sentite nel momento in cui si definisce la quota di ingresso per lavoro nel nostro paese. Escluderlo è sbagliato anche alla luce della previsione modificativa dell'articolo 2 che voi stessi avete approvato poc'anzi.
Per questa ragione, invito i colleghi ad esprimere voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, credo sia necessario fare un minimo di chiarezza perché il collega Sinisi ed altri colleghi hanno parlato di bizzarria con riferimento a tale articolo. A me sembra invece che la bizzarria risieda proprio nelle argomentazioni che ho avuto modo di ascoltare sino ad ora e devo dire - non me ne vorranno - che evidentemente si è incominciato ad abbondare con considerazioni di carattere prettamente demagogico.
Infatti, quando il collega Sinisi critica l'impostazione dell'articolo 3 e fa evidentemente riferimento alle politiche migratorie, io sono andato a rileggere l'articolo 3, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, non trovando - devo dire, collega Sinisi - obiettivamente alcuna differenza. Lei ha citato anche la figura dello sponsor e le


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ricordo che all'articolo 3, comma 4, del testo unico non è previsto, ai fini della formazione del decreto-flussi, il riferimento all'istituto dello sponsor.
È fatto riferimento alle politiche del ricongiungimento familiare, alle politiche di cui all'articolo 20, ovvero per protezione umanitaria e sociale e sono esattamente le stesse parole e gli stessi istituti ripresi nel testo dell'articolo 3.
Non possiamo allora giocare con critiche che non abbiano un fondamento costruttivo: siamo disposti ad accettare critiche, ma non siamo certo disposti ad accettare valutazioni che non tengano conto di quella che è la portata normativa del testo in esame e di quello che è stato immediatamente da voi voluto nella scorsa legislatura.
Quando alla formulazione ed alla determinazione del decreto sui flussi, mi sembra che anche nella scorsa legislatura si fosse avvertita la necessità di dare certezza al termine entro il quale programmare e definire il decreto sui flussi. Ricorderete che proprio nel corso della scorsa legislatura si era addivenuti alla conclusione che era preferibile fissare un termine.
Questa valutazione è stata ripresa dal Governo e dalla maggioranza, che ha introdotto un termine: entro il 30 novembre, la Presidenza del Consiglio deve definire quello che è il decreto flussi su base annuale. Non capisco, ma lo affermo con assoluta pacatezza ed onestà intellettuale, perché voi oggi intendiate criticare anche tale aspetto che, nella scorsa legislatura, era stato condiviso dalla maggioranza.
Quanto al coinvolgimento delle associazioni di categoria e delle associazioni di prestatori d'opera mi sembrava di avere già fornito una risposta convincente nel momento in cui, durante la votazione precedente, abbiamo recepito gli emendamenti dell'opposizione che vanno ad arricchire il lavoro del tavolo tecnico. Colleghi, onorevole Sinisi, a cos'altro serve il tavolo tecnico se non a cercare di avviare una politica che definisca al meglio i decreti sui flussi su base annuale, che consenta di avere un controllo del territorio attraverso un rapporto forte, continuo e costruttivo con le associazioni di categoria e le associazioni di volontariato? Lo scopo del tavolo tecnico è quello di elaborare politiche che permettano di definire i decreti sui flussi e servano anche a definire le politiche di integrazione. L'aspetto divergente rispetto al testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 riguarda l'ultimo passaggio che stabilisce che, in mancanza del decreto sui flussi su base annuale, il Presidente del Consiglio «può» eventualmente licenziare un decreto sui flussi. Abbiamo eliminato un automatismo che a noi pare assolutamente privo di significato. Non riusciamo a capire per quale motivo voi riteniate debba essere obbligatorio l'automatismo del decreto sui flussi. Si possono verificare situazioni particolari, congiunture di carattere economico che potrebbero rendere inutile l'emanazione di un decreto sui flussi in un certo momento. Evidentemente, a noi pare di avere introdotto un meccanismo di discrezionalità, che voi leggete come la volontà di evitare di emanare i decreti sui flussi, mentre noi lo leggiamo in chiave positiva poiché vogliamo semplicemente lasciare al Governo la discrezionalità di valutare, sulla base di elementi di contingenza politica, economica e sociale, l'opportunità o meno di emanare il decreto sui flussi laddove lo si ritenga necessario, secondo le esigenze del momento. Riportiamo allora il dibattito su elementi costruttivi di un serio dialogo politico, poiché mi sembra che su questo articolo abbiate leggermente sbandato verso posizioni di demagogia che non vi fanno onore (Applausi del deputato Ramponi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Grazie, Presidente. Do atto al collega Landi di Chiavenna di essere l'unico della maggioranza ad interloquire nel merito delle questioni in questo momento. Credo sia però completamente ingiusto tacciare di demagogia le rilevazioni critiche che abbiamo sollevato.


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Mi riferisco in particolare a come il Governo, attraverso il Presidente del Consiglio, dovrebbe comportarsi in assenza del decreto sui flussi entro la scadenza del 30 novembre. Un emendamento, illustrato dalla collega Amici, prevedeva da parte nostra che il decreto sui flussi dovesse essere comunque emanato entro il 31 dicembre di ogni anno. Esso è stato respinto. Non mi pare fosse una richiesta demagogica. Il testo unico attualmente vigente prevede che, nel caso in cui il decreto sui flussi, per ragioni straordinarie o di emergenza, non venga emanato, si provveda a determinare le quote, in conformità con gli ultimi decreti pubblicati ai sensi dello stesso testo unico nell'anno precedente. Il Governo ha presentato un testo nel quale si prevede che il Presidente del Consiglio provveda, in via transitoria con proprio decreto, nel limite delle quote stabilite per l'anno precedente.
Rilevare questo non è demagogia, collega Landi di Chiavenna. Lei può non essere d'accordo, ma prevedere che il Presidente del Consiglio disponga «nel limite» dell'anno precedente, vuol dire che se l'anno precedente, ad esempio, il decreto flussi era di 50 mila - dico una cifra a caso - «nel limite» vuol dire che si può arrivare anche ad un decreto flussi che preveda zero, uno, dieci, cento, mille: «nel limite» comporta una discrezionalità assoluta!
Tuttavia, il disegno di legge del Governo stabiliva che il Presidente del Consiglio «provvede», cioè deve scegliere, deve decidere la politica migratoria del Governo. Ora, la maggioranza della Commissione - temo di ricordare sulla base di un suo emendamento, collega Landi di Chiavenna - ha tramutato l'obbligo del Governo di provvedere, sia pure «nel limite» - quindi con una discrezionalità amplissima - in un «può provvedere». In altre parole, in assenza del decreto sui flussi, entro il 30 novembre, mentre il Governo nel suo disegno di legge prevedeva che il Presidente del Consiglio doveva emanare un decreto - sia pure con assoluta discrezionalità riguardo alle quote -, l'emendamento presentato dall'onorevole Landi di Chiavenna ed approvato dalla maggioranza della Commissione prevede che il Presidente del Consiglio possa farlo, ma anche non farlo! Adesso l'onorevole Landi di Chiavenna è andato a parlare con l'onorevole La Russa e non mi ascolta più... (Commenti del deputato La Russa), ma io lo dico perché questo dialogo mi sembrava interessante.
Tutto si può dire delle nostre obiezioni tranne che siano demagogiche. Avete vanificato il riferimento all'anno precedente, avete mantenuto la discrezionalità assoluta e in Commissione, in sede referente, avete peggiorato il testo del Governo, prevedendo la discrezionalità non solo nel limite, ma anche nel fatto che il Presidente del Consiglio emani o non emani un decreto in assenza del decreto sui flussi entro il 30 novembre! Questo non è demagogico, collega Landi di Chiavenna, questo è irresponsabile da parte vostra.
Lasciare l'aleatorietà assoluta, la discrezionalità assoluta, il fatto che il Governo possa adottare o meno il decreto, pubblicarlo o non pubblicarlo, possa rimettersi al limite della quota dell'anno precedente o non farlo, possa emanarlo o non emanarlo, vuol dire abdicare per legge alla responsabilità del Governo in materia di governo - «del Governo» con la g maiuscola, «in materia di governo» con la g minuscola - dei flussi migratori! Se denunciare questo, lei lo chiama demagogia, mi sembra sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 3.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
193
Hanno votato
no 234).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 3.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. La ringrazio, signor Presidente. Non me ne vorrà il collega Landi di Chiavenna se prenderò spunto da un passaggio dell'emendamento Boato 3.50 per dargli una risposta assai breve, ma dal momento che segue con attenzione e sempre con riferimenti alla normativa - perché ogni tanto si picca di approfondimento tecnico più che di una visione politica -, lo invito a verificare che le diversità che ho citato non le troverà mai tra il testo unico e queste modifiche, perché le ho richiamate espressamente con riferimento al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 agosto 2000, che introduceva, nella procedura relativa alla definizione del decreto sui flussi, non soltanto il comitato e il gruppo tecnico, ma anche il fatto che dovessero essere sentite le associazioni datoriali, le forze sociali ed anche le associazioni di volontariato. La modifica regressiva non è rispetto al testo unico, ma a quella che era stata una scelta di esperienza, una scelta avanzata, compiuta due anni dopo il testo unico di cui stiamo discutendo. Rispetto a quello andate a modificare, rispetto a quello andate ad escludere le associazioni degli imprenditori, le associazioni sindacali, le associazioni di volontariato, perché oggi queste vanno sentite.
Voi, con questa modifica, sostenete che non debbano essere più sentite. Questa, caro collega Landi, non solo non è demagogia - so che non si dovrebbe ricorrere ad autocompiacimenti e ad excusationes non petitae -, ma ti assicuro che è al di fuori di qualsiasi tipo di impostazione culturale che, in questo momento, mi sta assistendo nella discussione di questo provvedimento. Infatti - lo ribadisco -, la mia prima preoccupazione è che il provvedimento al nostro esame faccia acqua e crei molti più problemi di quanti voi stessi non immaginiate. Certamente, non far funzionare le misure di prevenzione dell'immigrazione clandestina ed affidare soltanto alle Forze di polizia il contrasto, non è soltanto un errore di carattere culturale - che evidenziamo -, ma è anche uno sbaglio nella gestione dei flussi. Per questo motivo, vi invito a riflettere su tali scelte e ad accogliere, con maggiore disponibilità, le proposte emendative che tendono soltanto a migliorare un provvedimento che non ci piace, e non soltanto dal punto di vista culturale; non ci piace anche perché è sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare che dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo per sostenere l'emendamento al nostro esame. Se vogliamo definire quote che abbiano una attinenza, non solo quantitativa, ma anche qualitativa, con la domanda di manodopera, dobbiamo forzatamente fare riferimento a chi oggi esercita le competenze di governo del mercato del lavoro, ossia le regioni. Introdurre, dunque, un monitoraggio in capo alle regioni mi sembra l'unico modo serio per poter valutare, in qualità e in quantità, i fabbisogni, e per poter rafforzare un canale legale di immigrazione senza il quale non potremo fare nessuna seria azione contro l'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 3.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
182
Hanno votato
no 235).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato
194
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 3.51.
Ha chiesto di parlare dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, con l'emendamento al nostro esame proponiamo di separare i numeri dalla dimensione affettiva, relazionale, che pensiamo debba essere riconosciuta pienamente agli emigranti. Chiediamo, dunque, che venga espunto, dal comma 2, il periodo che recita: tenuto conto dei ricongiungimenti familiari e delle misure di protezione temporanea. Ci sembra assolutamente improponibile - soprattutto da forze politiche del centrodestra che si affannano periodicamente a mettere in risalto il valore dei legami familiari -, che, nelle quote massime da determinare, con riferimento ai flussi migratori, siano compresi gli eventuali ricongiungimenti familiari. Riteniamo che essi debbano essere trattati separatamente, nell'ambito dei diritti inalienabili. Non possono essere collegati alla questione dei flussi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 3.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 417
Astenuti 7
Maggioranza 209
Hanno votato
186
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Romele non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Craxi 3.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, dichiaro il sostegno del mio gruppo all'emendamento Craxi 3.32.
Anche se in maniera assai limitata - si parla, infatti, di una percentuale pari al 5 per cento della quota di ingresso prefissata annua e si prevede che la richiesta possa essere avanzata esclusivamente da un cittadino italiano - si punta a reintrodurre lo strumento dello sponsor che, come è stato già detto prima e come avremo modo di spiegare più avanti, quando esamineremo i successivi emendamenti, è quello attraverso il quale, nel modo più ragionevole, si riesce a fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro.
Pur riproponendo la figura dello sponsor con alcune limitazioni, l'emendamento in parola apre uno spiraglio di ragionevolezza nella discussione. Per questo motivo, il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, il mio emendamento 3.32, di cui è cofirmatario il collega Milioto, riguarda la figura del cosiddetto sponsor, ma mi consenta di svolgere qualche considerazione più generale, da approfondire in sede di dichiarazione di voto finale, rispetto alle sensazioni che il disegno di legge suscita.


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Nessuno si deve nascondere la difficoltà di governare il problema dell'immigrazione che, appunto, va governato e non subito, come questo disegno di legge dà l'impressione di fare in alcuni suoi passaggi ed in certe sue arbitrarietà e discrezionalità.
Abbiamo fatto nostro un emendamento che era stato presentato da un collega di Forza Italia in Commissione proprio perché vogliamo evitare di dare ad una legge dello Stato una connotazione di carattere ideologico: l'idea che vi sia l'opposizione o, peggio, la sinistra, permissiva di fronte ad un'ala moderata e conservatrice che chiude le frontiere e sbarra le porte all'immigrazione.
L'immigrazione può essere buona o cattiva: è considerata cattiva quella che viene mettendosi nelle mani delle mafie della clandestinità, quella del racket della prostituzione o, peggio, quella che va ad ingrossare le file della malversazione o della mafia; è buona quella che può essere governata regolamentando i flussi secondo determinate quote e quella che può essere guidata da una richiesta dei nostri concittadini. È proprio quest'ultima la formula introdotta dal mio emendamento, che considero di buonsenso.
Di conseguenza, invito anche i colleghi della maggioranza ad attenersi a tale canone e colgo l'occasione per ringraziare i colleghi dell'opposizione per avere preannunciato il loro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberaldemocratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, come ha già detto l'onorevole Craxi, questo emendamento recupera una proposta che un collega di Forza Italia aveva presentato in Commissione e che, sia pure a malincuore, aveva dovuto ritirare.
Le motivazioni addotte da quel collega in Commissione erano non soltanto assai nobili, ma pure molto sensate. Debbo dire, al riguardo, che, sebbene contenga una previsione limitativa, sia con riferimento alla percentuale sia con riferimento al fatto che il garante deve essere cittadino italiano, l'emendamento in questione supera anche le obiezioni mosse alla figura dello sponsor nel corso delle audizioni svolte, in maniera un po' approssimativa, in Commissione. In particolare, l'eccezione sollevata dal dipartimento della pubblica sicurezza faceva leva sul fatto che il 60 per cento dei garanti era costituito da stranieri.
Se davvero il problema è questo e solo questo, così come io temo che sia, perché sono certissimo che nessun monitoraggio è stato effettuato, devo affermare che questo emendamento, prevedendo un tetto del 5 per cento e la limitazione ai soli cittadini italiani della possibilità di offrire garanzia per l'ingresso per la ricerca di lavoro, supera anche quel tipo di obiezioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, a questo punto debbo dire che, qualora la maggioranza non dovesse accogliere questo emendamento, sarei costretto a ritenere che la presa di posizione ideologica non sia maturata attraverso un ragionamento sui fatti ma sia semplicemente la scelta discriminatoria di impedire l'ingresso degli stranieri per il solo fatto che sono stranieri. Tuttavia, questo sarebbe gravissimo non soltanto per le nostre politiche dell'immigrazione, non soltanto per le nostre misure di prevenzione dell'immigrazione clandestina ma perché costituirebbe anche una violazione enorme di uno dei principi base della nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Desidero ringraziare i colleghi Craxi e Milioto e chiedere un attimo di attenzione agli altri colleghi che stanno seguendo. Il problema di fondo


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è in che modo far incontrare la domanda e l'offerta di lavoro. Questa è la questione che abbiamo.
Sulla base del progetto sottoposto al nostro esame, che è stato ampiamente criticato dalla Confapi e da altre organizzazioni imprenditoriali, i tempi sono molto lunghi. Dal momento in cui l'imprenditore ne ha bisogno, perché ha ricevuto una determinata commessa (si pensi al piccolo imprenditore), al momento in cui, attraverso la procedura prevista da questo provvedimento, arriva il lavoratore, trascorre un tempo tale - come ci è stato spiegato in sede di Commissione affari costituzionali - che l'imprenditore rischia di perdere la commessa. Peraltro, tenete presente che, con questo sistema, l'imprenditore o non produce o è costretto a far lavorare i clandestini in nero. Questo vuol dire, inoltre, che incorre nelle sanzioni più onerose che, giustamente, sono state poste dalla legge a carico dell'imprenditore che assuma i lavoratori clandestinamente o in nero.
A questo punto mi domando in che modo si possano fare incontrare - mi sembra sia questo il problema che il collega Craxi ha posto - in termini seri la domanda e l'offerta di lavoro. Se cosi posta la questione non va, vediamo in che termini può essere affrontata. Si può accantonare questo emendamento (intanto, il Governo e il relatore possono pensarci) ma dovete rispondere su questo punto. Gli imprenditori ci hanno detto: noi dobbiamo produrre, dobbiamo lavorare, dobbiamo far lavorare e abbiamo bisogno di manodopera che non troviamo; fatecela trovare! Il meccanismo che avete previsto non ce la fa trovare. Incide sulla ricchezza del paese, incide sul prodotto interno lordo italiano e incide sulla capacità delle imprese di produrre.
Spiegate, per cortesia, con chiarezza, se la soluzione proposta non va, quale sia la vostra soluzione, in che modo si possano rapidamente farla incontrare domanda e offerta di lavoro. Questa è la questione: a meno che non la si possa accantonare l'emendamento Craxi 3.32 per riflettere e per trovare un'altra soluzione. Se non volete risolverla, credo che questo sia a danno dell'impresa italiana e non credo che rappresenti un fatto positivo.

PRESIDENTE. Sulla proposta di accantonamento dell'onorevole Violante chiedo al relatore di esprimere la sua posizione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Sono contraria, signor Presidente, anche se capisco la preoccupazione. Si tratta di una discussione già affrontata in sede di Commissione, in maniera anche molto articolata. Questo è uno dei pochi articoli sui quali eravamo riusciti a confrontarci, anche su tutti gli emendamenti presentati, che oggi sono riproposti. È proprio l'impostazione di questo disegno di legge che esclude la previsione della figura dello sponsor. I sistemi e gli strumenti a disposizione delle imprese per l'incontro tra offerta e richiesta di manodopera sono inseriti all'interno dell'articolato di legge e sono a sufficienza specificati. Il problema dello sponsor è che, in realtà, si tratta di un istituto che ha dimostrato - questo ci è stato anche ricordato nelle audizioni - di fallire il proprio obiettivo. Nasceva con una finalità positiva ma in realtà non ha realizzato tutto questo, anzi, è andato in qualche modo ad integrare le file di lavoratori e di persone che giungevano nel nostro paese e che, in effetti, non hanno trovato una offerta di lavoro (Commenti del deputato Cordoni).

MASSIMO POLLEDRI. Taci!

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Perciò, non intendiamo assolutamente modificare il parere su questi emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

FEDERICO BRICOLO. Brava Bertolini!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere al quesito del presidente Violante, che chiedeva come fanno ad incontrarsi domanda ed offerta di lavoro. La risposta viene data dagli articoli 4, 5 e 6 del disegno di legge, articoli - non li leggo ovviamente, perché farei un torto all'Assemblea - che si pongono assolutamente in linea non solo con il progetto di direttiva dell'Unione europea, che parla espressamente di contratto di soggiorno per lavoro, ma anche - a prescindere da quello che può aver detto un'associazione di categoria, il cui parere poi va letto per esteso - con il parere espresso non più tardi di qualche mese fa (l'ultimo espresso sul punto) dal Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento 3.32 del collega Craxi e per evidenziarne l'opportunità. Chi non ha esperienza di piccola e media impresa può sottovalutare questo aspetto; è difficile però trovare un piccolo imprenditore che sia disponibile ad assumere senza conoscere la persona che deve essere assunta, in particolare, per quanto riguarda specifiche professionalità. Quindi, questo emendamento introduce una flessibilità indispensabile; diversamente noi ci troveremmo di fronte ad una chiusura che assolutamente non viene risolta - mi permetta il sottosegretario di Stato Mantovano - con gli articoli successivi. Negli elenchi che vengono predisposti ci sono dei numeri, dei nomi, che non corrispondono assolutamente a niente di particolare, e per i piccoli e medi imprenditori, che sanno di dover sfruttare in maniera particolarmente intensa le risorse a loro disposizione, non ci sono sicuramente delle opportunità di trovare manodopera in modo serio. Questo è un emendamento che aiuta a risolvere un problema di espansione imprenditoriale per la piccola impresa; non accettandolo sicuramente introduciamo dei limiti che appesantiranno ulteriormente la situazione del mercato del lavoro, che in questo momento è alimentato in maniera inaccettabile dal lavoro nero ed illegale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-socialisti democratici italiani e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, è vero quello che ha detto la collega relatrice Bertolini poco fa: questo è uno dei pochissimi argomenti che siamo riusciti a discutere in Commissione. Ci siamo fermati all'articolo 4 (qui siamo all'articolo 3), tutto il resto la Commissione in sede referente non lo ha discusso e non lo ha discusso nemmeno nel Comitato dei nove perché ci siamo trovati di fronte - salvo rare eccezioni che segnaleremo - ad muro. Però vorrei ricordare che cosa è avvenuto in Commissione, visto che, del resto, è consegnato ai resoconti, sia pure sommari, dei lavori svolti in sede referente. Noi abbiamo riproposto - lo riproporremo anche con gli emendamenti successivi - la figura dello sponsor. Nel corso delle audizioni - collega Bertolini, non è che abbia detto il falso, ma su questo lei ha detto solo una parte della verità - c'è stata una persona che ha espresso obiezioni sullo sponsor; questa persona la cito per nome e cognome. Si tratta di un funzionario, forse non sarebbe corretto citarlo, ma siccome è stato audito formalmente, la scorrettezza è superata. Si tratta del prefetto Pansa, il quale ha fatto una sola obiezione, e cioè che lo sponsor è stato utilizzato in prevalenza non da cittadini italiani ma da stranieri residenti nel nostro paese. La collega Turco, quando ha svolto l'intervento sull'articolo 3, ha spiegato - come ha fatto il collega Sinisi - come chi ha fatto questa obiezione abbia capito poco o nulla della figura dello sponsor. Ma prendiamo per buona - non


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la condivido - l'obiezione di Pansa, il prefetto, non il giornalista. L'obiezione è che è stato utilizzato da stranieri. Bene, l'emendamento, che oggi è a firma Craxi e Milioto, ma che in Commissione era firmato da Dario Rivolta, prevede una quota minima, cioè il 5 per cento della quota di ingresso prefissata annua del decreto flussi, su richiesta di un cittadino italiano. Tant'è vero che ritengo questo un emendamento da votare, ma insoddisfacente.
L'emendamento Rivolta, oggi Craxi 3.32, ha drasticamente ridimensionato l'istituto ed ha risposto, in radice, all'obiezione, a mio parere pretestuosa, che è stata sollevata. Quella obiezione è stata sollevata, collega Bertolini: Pansa non ha detto «no» allo sponsor in generale; ha detto «no» allo sponsor perché è stato utilizzato in prevalenza degli stranieri. Ma qui siamo in Parlamento, abbiamo svolto delle audizioni per ascoltare le obiezioni e rispondere. Il collega Rivolta in Commissione e il collega Craxi in aula chiedono di ridurlo al 5 per cento e di limitarlo ai cittadini italiani. L'obiezione che Rivolta ha fatto all'abolizione totale è la stessa fatta poco fa dal collega Buemi e da altri. Se per l'imprenditore non c'è una possibilità di conoscenza diretta della persona che vuole portarsi «in casa» (non nel senso di domicilio ma nel senso di propria azienda artigianale, di propria piccola impresa) questo meccanismo non sarà in grado di funzionare. Lo ha ricordato poco fa il presidente Violante ed ha anche citato un documento.
Ma io non cito - il sottosegretario Mantovano in questo momento sta telefonando, per carità - il documento della Confapi o altri, parlo soltanto di quello che è stato discusso in Commissione. È bene che si sappia che il collega Rivolta ha dovuto ritirare l'emendamento ed abbandonare i lavori della Commissione dichiarando - non so se poi ne trarrà le conseguenze - che, se la legge non terrà conto di questo problema, sarà una legge in cui lui non potrà riconoscersi. Non intendo fare un dogma dell'opinione di un collega, ma dico che se anche all'interno delle file della maggioranza, con un ragionamento puramente di buonsenso, pragmatico, relativo al concreto funzionamento del rapporto fra domanda e offerta legittima, regolare, riguardante il lavoro degli stranieri che, regolarmente, possono lavorare in Italia, non si dà una risposta legislativa adeguata, sarà vero ciò che abbiamo detto in varie forme (la collega Turco per prima all'inizio dell'esame di questo articolo 3) e cioè che, se si intasano i meccanismi di incontro regolare tra domanda e offerta, ovviamente (come nella metafora del gas fatta dal collega Sinisi prima), verranno incentivati i meccanismi irregolari e clandestini, non necessariamente criminali, ma quei meccanismi clandestini che poi possono dar vita anche a fenomeni criminali.
Questa è la ragione per cui è privo di senso obiettare a questo emendamento che a mio parere è troppo limitato (il 5 per cento della quota di ingresso su richiesta soltanto di cittadini italiani) ma quanto meno risponde a tutte le obiezioni....

PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere.

MARCO BOATO. Ho finito, signor Presidente.
Per questo chiedo all'Assemblea di riflettere su questa materia che non noi per primi abbiamo sollevato in questi termini, ma che adesso è stata riproposta all'Assemblea e che l'Assemblea potrebbe far propria senza cambiare nulla dell'impianto generale della legge, ma dando una risposta precisa ad un problema preciso del nostro sistema del lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.

ELENA EMMA CORDONI. Signor Presidente, ho ascoltato questo dibattito sull'emendamento Craxi 3.32 e devo confessare - io non faccio parte della Commissione che ha esaminato il provvedimento -


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che mi aspettavo che la relatrice spiegasse all'Assemblea i motivi per cui la figura dello sponsor non viene ritenuta utile e necessaria dalla maggioranza. Non si può liquidare un argomento come questo dicendo: la vostra legge non ha funzionato, adesso noi ne facciamo un'altra. Ne state facendo un'altra! Ma dovete, necessariamente, rispondere a questa Assemblea, e non solo a questa Assemblea, dei motivi per cui vengono scelti alcuni strumenti. Come si fa a dire che lo sponsor non è utile? Vi siete convinti di questo? Bene, però dovete rispondere ad un quesito di fondo: quale persona chiama a lavorare nella sua azienda qualcuno di cui non conosce la professionalità e le caratteristiche? Esiste, anche in Italia, come voi sapete, un collocamento che, difficilmente, passa attraverso il collocamento pubblico; i canali sono altri, li conoscete, sono quelli della conoscenza e delle relazioni e voi pensate che in Italia possa funzionare un collocamento con l'estero, con altri paesi senza una figura, una struttura, chiamatela come volete, che funga da elemento di fiducia per l'impresa che deve chiamare, per le professionalità che deve richiedere?
Come è possibile tutto questo? Quando ragionate sulla riforma del collocamento, parlate di inserire il collocamento privato e le agenzie di lavoro interinale, considerandoli tutti strumenti che possono favorire l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro proprio perché permettono all'azienda di conoscere chi sia quel certo lavoratore o quella data lavoratrice e quali siano le rispettive caratteristiche professionali. Come potete pensare, allora, che ciò che ritenete utile per l'Italia, per l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro nel nostro paese, non sia necessario, indispensabile quando si parla di rapporti con altri paesi? Tali strumenti diventano semmai ancor più importanti, se mi permettete (e se qualcuno di voi ragionasse sull'andamento del mercato del lavoro). Non può essere che ciò che in Italia voi ritenete utile e necessario, cioè l'introduzione di nuovi strumenti nel mercato del lavoro, lo consideriate invece inutile quando si affronta tale materia.
Onorevole Mantovano, lei ha provato a dare una risposta alla domanda che è stata posta dal presidente Violante, e ci ha invitato a leggere gli articoli 4, 5 e 6 del disegno di legge. Ebbene, onorevole sottosegretario, li abbiamo letti e non abbiamo trovato in essi alcunché che risponda a quell'interrogativo: in essi si parla di procedure, di ambasciate, di incontri, ma non vi è un soggetto - chiamatelo come volete, inventatevi la figura che volete - che possa funzionare come elemento di fiducia per l'impresa italiana e per l'imprenditore. Com'è possibile che questa banalità che sto dicendo venga respinta senza alcuna argomentazione? Costruitelo voi lo strumento utile, dite quale possa essere l'intermediario che possa svolgere questo tipo di intermediazione tra gli imprenditori italiani ed i paesi stranieri! Non potete però dire che uno strumento in tal senso non sia necessario, perché altrimenti metterete in condizioni di estrema precarietà le imprese, che non saranno in grado di selezionare e di valutare, in quanto non avranno alcun soggetto che trasmetterà loro quella fiducia nei confronti del lavoratore da assumere di cui, invece, hanno bisogno.
Ecco allora perché è necessario che voi non banalizziate questa discussione, che non la liquidiate sostenendo di aver discusso a lungo di tale questione e di aver predisposto gli strumenti nel disegno di legge. Stiamo dibattendo un punto nevralgico per il funzionamento dei meccanismi che dovranno regolare l'immigrazione! Anche nell'ambito della vostra concezione dell'immigrazione nel nostro paese, anche nell'ambito della proposta da voi elaborata - proposta che giudichiamo sbagliata -, anche per quanto riguarda la riforma nei modi e nelle forme che volete mettere in campo, vi è bisogno di una figura che svolga un ruolo di intermediazione, vi è necessità di fare incontrare domanda ed offerta sul mercato del lavoro, permettendo alle aziende di conoscere chi sia quel lavoratore, quella figura che verrà in Italia. Mi aspetterei pertanto che non liquidaste tale questione in maniera così superficiale: si tratta di un argomento


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delicato, un argomento troppo importante per non soffermarsi su di esso e convincerci reciprocamente dell'utilità di questa figura.

PRESIDENTE. Onorevole Cordoni, la invito a concludere il suo intervento.

ELENA EMMA CORDONI. Ho detto che non ci si innamora di un nome, ma vi è un problema che deve essere risolto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

BOBO CRAXI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, non avevo alcun dubbio sul fatto che il Governo avrebbe dato una risposta negativa. Naturalmente chiedo sempre che questo emendamento possa essere accantonato, in modo da permettere l'assunzione di decisioni impegnative in un momento successivo.
Ritengo che più che il sottosegretario per l'interno, la questione dell'emigrazione dovrebbe interessare le attività produttive, perché l'idea che l'immigrazione sia solamente un problema legato ad una questione di polizia fa del nostro paese una realtà che si deve proteggere dagli immigrati. Credo che non sia così (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)! Penso sia sbagliato ritenere che sia così! Non si tratta di una rivolta, per utilizzare il nome dell'amanuense di questo emendamento, che è tutto tranne che un cittadino ammanicato con la mafia dell'immigrazione o con coloro che pensano di conseguire un utile speculativo sulla pelle degli immigrati.
A me non piace farmi bello sulle disgrazie e sulle difficoltà altrui. Tuttavia, ritengo - il Governo rifletta su questo punto - che non sia sufficiente il parere di un prefetto di polizia o di una delle tante associazioni di imprenditori, perché questa richiesta proviene tanto dal nord quanto dal sud. Lo ripeto: agevolare l'immigrazione buona è cosa diversa dall'accentuarne il carattere di libertà di circolazione affinché nel nostro paese si possa fare ciò che si vuole. Prevedere le quote e impegnarsi, in qualche modo, a far riemergere il sommerso della clandestinità è nostro compito e dovrebbe essere compito di un Governo occidentale, di un Governo moderno, di un Governo delle libertà.
Questa è la ragione per la quale credo che i colleghi della maggioranza possano e debbano riflettere e invito nuovamente il Governo ed il ministro Giovanardi a prendere sul serio tale questione. Si tratta soltanto di dare ordine ad un problema che ha bisogno di ordine nonché di innovazione e di modernità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, intervengo anch'io per associarmi alle considerazioni espresse dal collega Craxi e dai colleghi che lo hanno preceduto. Vorrei rivolgermi, oltre che al Governo, anche ai presidenti di gruppo della maggioranza. Mi rendo conto che, quando vi sono coalizioni di maggioranza, si assumono alcuni impegni; anche noi, nella precedente legislatura, abbiamo fatto parte della maggioranza e sappiamo che, quando si assumono impegni tra alleati, bisogna mantenervi fede. Mi rendo anche conto che vi sono momenti in cui i colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, non possono seguire nel merito la discussione e l'esame di tutti gli emendamenti e ciò determina una certa distrazione da parte loro. Vorrei invitarvi a riflettere su un dato: stiamo cercando di aiutare la maggioranza ad evitare che questa legge rechi un danno al paese. Essa, peraltro, contraddice anche lo scopo che voi sostenete di voler perseguire.
Gli argomenti vi sono stati illustrati e non è possibile che in questa sede non si riesca ad effettuare un confronto nel merito


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sul buon senso e lo ripeto (non c'è bisogno di scomodare altri argomenti!): sul buon senso. Vi è stato detto che nessun piccolo imprenditore potrà assumere un lavoratore proveniente dall'Africa centrale senza sapere chi sia, senza che gli sia stato presentato, senza averlo incontrato e senza conoscere nulla di lui.
Rendetevi conto che, se non approverete l'emendamento Craxi 3.32, di fatto, consentirete che si incrementino i flussi dell'immigrazione clandestina e questa è una contraddizione anche rispetto all'obiettivo che volete perseguire. Perché non deve essere possibile semplicemente ragionare su una valutazione di buon senso? Mi rivolgo ai colleghi presidenti di gruppo: accantonate l'esame dell'emendamento Craxi 3.32! Peraltro, ci costringereste a chiedere ciò che in tre ore di votazioni non abbiamo chiesto e cioè che, finalmente, in ordine alle votazioni si rispetti la regola (che non è scritta, ma che dovrebbe sempre valere) in base alla quale ad un uomo deve corrispondere un voto e deve votare una mano soltanto. Dovremo chiedervi questo e finora non lo abbiamo fatto (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia).
Vi invitiamo ad una maggior riflessione: accantonate l'esame di questo emendamento e ragionate tra voi. Abbiamo semplicemente richiamato l'attenzione su un dato assolutamente di buonsenso; non voglio aggiungere altro.
Il mio è un appello rivolto anche al Governo, al sottosegretario Mantovano, al ministro Giovanardi ed ai presidenti di gruppo della maggioranza: perché, al riguardo, vi ostinate senza una ragione? Neanche la collega Bertolini ci ha fornito una motivazione rispetto a queste osservazioni. Cercate di riflettere, rinviando ad una fase successiva la votazione dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la persistenza del parere negativo su questo emendamento, e dunque la posizione favorevole all'eliminazione dello sponsor, non dipende soltanto da chi l'ha utilizzato ma dal fatto che si tratta di un istituto che ha fatto registrare un totale fallimento. Ho qui i dati relativi all'ultimo decreto sugli sponsor in materia, quello dell'aprile del 2001, con il quale il Governo, che all'epoca non era quello attuale, aveva fissato la quota in quindicimila unità. Questo livello è stato superato prima ancora della pubblicazione del decreto-legge e tutto ciò con file interminabili in mezzo alla strada, che noi non vogliamo si ripetano.
Per questo, negli articoli 4 e seguenti abbiamo individuato un meccanismo informatizzato che eviterà il riprodursi, davanti alle questure o alle prefetture, delle scene che inutilmente si sono svolte in pendenza dei decreti sugli sponsor.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Non c'è nessuno che farà il contratto e le file non ci saranno!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Dopodiché, a chi obietta che le aziende non avranno possibilità di una conoscenza diretta, mi permetto di ricordare i dati relativi a chi ha fornito le garanzie in Italia. Mi chiedo se sia possibile, per esempio, che nell'aprile del 2001, in Italia, ci siano state 4011 aziende gestite da un titolare di nazionalità marocchina che ha garantito per l'arrivo in Italia di persone straniere, magari della stessa nazionalità, o se ci siano stati 1097 titolari di aziende della Cina popolare o 548 del Pakistan, 496 dell'India e così via (Commenti del deputato Cordoni - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza nazionale).
Ho ascoltato pazientemente senza interrompere, gradirei che avvenisse altrettanto (Commenti dei deputati del gruppo dei DS).
Che cosa impedisce, in base al meccanismo individuato dal disegno di legge, ad


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un'azienda di avere quel contatto diretto che voi richiedete? Sarà un contatto certamente più rapido, sarà garantito dal raccordo tra le prefetture, l'ufficio territoriale per il Governo, i consolati e le ambasciate, avverrà in modo informatizzato e consentirà a chi viene in Italia da fuori dei confini dell'Unione europea di avere contestualmente non solo il permesso di soggiorno, ma anche un contratto di lavoro già definito, cioè una prospettiva di integrazione e di stabilità (Applausi dei deputati di Alleanza nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, signor sottosegretario, lei non ha letto l'emendamento, perché quest'ultimo afferma che è prevista una percentuale pari al 5 per cento della quota di ingresso, prefissata annua, per gli stranieri che entrano in Italia, su richiesta di un cittadino italiano. Quindi, l'obiezione che lei ha sollevato non ha senso, mi scusi. Qui si parla di un'altra questione.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. La prima parte!

LUCIANO VIOLANTE. No, qui si parla di un'altra questione e, chiedo scusa, visto che entriamo nel merito delle cose, le code ci saranno lo stesso perché voi non avete potenziato di un'unità gli uffici delle prefetture. Sa bene ciò che hanno detto i funzionari del suo Ministero venuti presso la Commissione affari costituzionali: hanno affermato che servono almeno millecinquecento uomini della polizia per attuare questa legge.
Secondo punto. Le prefetture non hanno un uomo per rispondere a questo tipo di domande. Allora, qui vi è una questione: non si tratta di mediatori stranieri, si tratta di italiani. Il 5 per cento non va bene? Discutiamo di una quota più bassa. Vogliamo inserire garanzie ulteriori? Inseriamole.
Mi scusi, onorevole Craxi, ma il punto di fondo è come si incontra la domanda della piccola e piccolissima impresa con l'offerta di lavoro. Il piccolo imprenditore artigiano non va ad assumere una persona dell'Uganda se non sa bene chi sia, scusate! E fin quando gli arriva, attraverso questa trafila - ci vogliono dai quattro ai sei mesi perché arrivi qualcuno - è chiaro che perde l'ordine.
Certamente non è questa l'intenzione, ma così rischiate di arrecare un danno all'impresa italiana.
Quando abbiamo chiesto l'accantonamento lo abbiamo fatto per una ragione. Conosco la serietà del collega Mantovano, ma in questa sede ha un ruolo: rappresenta il Ministero dell'interno in particolare, oltre che il Governo. Qui c'è bisogno di una valutazione diversa che riguardi le competenze specifiche del ministro del welfare. L'accantonamento è relativo alla possibilità che il Ministero dell'interno discorra di tale questione con il Ministero del lavoro e veda in che termini il problema posto dal collega Craxi, cioè il problema relativo a come fare incontrare domanda ed offerta in modo rapido, possa essere risolto. Se non è questo, vi sarà un altro modo, ma si possono porre paletti e limiti a questa formulazione che ci consentano di rispondere a tale questione.
Ha detto bene il collega Castagnetti: si tratta di vincoli di maggioranza, ed è chiaro che vi siano, lo sappiamo bene. Però, credo si debba evitare che i vincoli di maggioranza pregiudichino lo sviluppo del nostro paese. Questa è la questione che vogliamo porre.
Mi permetto di insistere sulla richiesta di accantonamento affinché si possa valutare il modo migliore per circoscrivere eventuali effetti negativi di questa proposta e fornire una risposta positiva alle imprese che chiedono di poter assumere rapidamente mano d'opera (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, e Misto-Comunisti italiani).


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PRESIDENTE. Onorevole Violante, dunque lei vuole che la sua proposta venga posta in votazione?

LUCIANO VIOLANTE. In realtà, vorrei una risposta sulla questione da me sollevata.

IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è un obbligo alla risposta!

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, mi rivolgo a tutta l'Assemblea, ed in particolare all'onorevole Violante e all'onorevole Castagnetti. Non c'è polemica, anzi apprezzo la pacatezza della proposta e capisco la vostra preoccupazione. Mi sembra, però, che sia stata già data una risposta nel merito su quali siano gli strumenti alternativi alla figura dello sponsor.
Vorrei, però, aggiungere che se andiamo oltre nella legge e non ci fermiamo all'articolo 3 ci accorgiamo di quanto siano innovativi gli articoli 17 e 18. In particolare l'articolo 18, che sostituisce proprio l'articolo 23 del vecchio testo Turco-Napolitano sullo sponsor, prevede addirittura una chiamata nominativa di nulla osta al lavoro per chi deve venire nel nostro paese. Non solo: vi è un passaggio a mio avviso significativo sul quale vi inviterei a riflettere. Sono previsti programmi che vengono approvati, su proposta delle regioni e delle province autonome, dal Ministero del lavoro, quindi non dal Ministero dell'interno che, evidentemente, ha una funzione non idonea secondo l'onorevole Violante rispetto a questo tema. È prevista la possibilità che vi siano organizzazioni nazionali degli imprenditori, quindi le associazioni di categoria, ma diciamo di più, singoli datori di lavoro, eventualmente imprenditori, che possono, insieme anche ad organismi internazionali ed associazioni che operano nel campo dell'immigrazione, svolgere attività di formazione professionale, quindi di selezione nel luogo di provenienza dei lavoratori.
Dunque, non vedo alcun elemento ostativo rispetto ad una scelta legittima che gli imprenditori possono fare della loro manodopera, senza entrare nel personalismo del singolo lavoratore, ma delle loro capacità professionali rispetto all'azienda in cui vengono impiegate. Credo che in questa legge vi siano gli strumenti per superare quella che voi ritenete una carenza con l'eliminazione dello sponsor, che noi vogliamo eliminare perché lo riteniamo assolutamente inadeguato per gli scopi che si era prefissato.
Dunque, non accetto la proposta di accantonamento, signor Presidente, a meno che lei non la metta in votazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Dunque, procediamo con le dichiarazioni di voto.

LUCIANO VIOLANTE. A questo punto chiedo che la mia proposta venga posta in votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e chiedo di sottoscrivere l'emendamento presentato dall'onorevole Craxi. Sappiamo che stiamo parlando di una materia delicata: tutti siamo preoccupati della capacità di integrazione del nostro paese e del fatto che l'immigrazione clandestina possa in qualche maniera alimentare anche la criminalità. Però, stiamo molto attenti: non vi è solo il problema di rispondere alle esigenze produttive di larga parte del nostro paese, vi è anche quello di non usare metodi che avremmo trovato inaccettabili per i nostri padri.
L'onorevole Mantovano afferma che ci sono molti casi in cui questa richiesta di arrivo è stata proposta da piccole aziende


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gestite da extracomunitari non italiani, ma non è accaduta la stessa cosa quando i nostri padri a milioni sono andati all'estero? Non è quello che è accaduto a tanti nostri familiari?
Mia nonna è nata in Brasile, i suoi fratelli sono emigrati in America e tutto ciò che oggi diciamo - e sono sicuro che questo vale per tutti i colleghi che oggi si battono contro l'immigrazione clandestina - contro gli extracomunitari è stato detto contro gli italiani in tante parti del mondo: evitiamo di commettere un delitto non solo sul nostro futuro ma anche sulla nostra memoria.
Quindi, credo che l'emendamento Craxi 3.32, che mi pare di buonsenso, vada approvato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, sulla proposta di accantonare l'esame dell'emendamento Craxi 3.32, avanzata dall'onorevole Violante.
(Segue la votazione).

PIERO RUZZANTE. Presidente! Presidente!

PRESIDENTE. Calma, da una parte e dall'altra. Votate con serietà.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge per trenta voti (Applausi del deputato Armani).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, in quest'aula si è persa un'utile occasione per dare dimostrazione della volontà di un confronto vero. Invece, purtroppo, la maggioranza ha dimostrato di essere blindata su un provvedimento che vede anche l'opposizione impegnata a trovare le soluzioni più ragionevoli e non soltanto per una questione di ordine umanitario ma perché si rende conto che nel nostro paese e in tutte le realtà dello stesso il fenomeno degli immigrati, assai complesso, riguarda strati della nostra società, forse, impensabili. Anche nei piccoli paesi delle realtà più interne vi sono famiglie che sono costrette a fare ricorso alle prestazioni d'opera per l'assistenza agli anziani e agli handicappati, oltre a qualche piccolo artigiano che non ha apprendisti e che ha la necessità di mandare avanti la propria azienda.
Credo che la figura dello sponsor sia quella giusta. Il collega Realacci poc'anzi ha fatto riferimento alla nostra storia, cioè ai nostri emigrati. Mi sia consentito di citare un caso che mi riguarda direttamente. Ho un fratello che vive in Argentina da quasi cinquant'anni e all'epoca fu chiamato da uno sponsor, cioè da mio zio che garantì per lui. Cari colleghi, credo che dobbiamo consentire, nell'interesse non tanto degli immigrati quanto della società italiana, l'ingresso e l'utilizzazione regolare di questi nostri concittadini del mondo, di questi nostri amici, per fare in modo che non vi sia lo sfruttamento e per fare sì che - come diceva l'onorevole Tabacci con un emendamento - anche il lavoro nero emerga, perché nel nostro paese in gran parte interessa questa fascia di immigrati sfruttati dai datori di lavoro.
Dunque, invito i colleghi della maggioranza e, soprattutto, il rappresentante del Governo a riconsiderare il loro atteggiamento di chiusura (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire al sottosegretario Mantovano che i dati da lui citati sono gli stessi che egli ha fornito al quotidiano Il Giornale qualche giorno fa. Il sottosegretario dimentica di dire che sono 6.123 gli italiani che hanno utilizzato l'istituto dello sponsor e che non è stato un unico marocchino a far entrare 4.011 marocchini; sono stati 4.011 marocchini che hanno garantito per altrettante persone (Commenti del deputato Vascon).


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LIVIA TURCO. Bravo!

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei dire che bisogna essere abbastanza attenti nel maneggiare questi dati perché la conoscenza delle persone che si offrono per l'assistenza agli anziani e la collaborazione domestica è una condizione essenziale. Voi la state negando in questo modo e, in qualche misura, ve ne assumete la responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Craxi 3.32 e per citare un breve passaggio del documento che la Confartigianato ha consegnato alla Commissione nel corso delle audizioni. Nel documento si critica la scelta di sopprimere la figura dello sponsor che ha assicurato la ricerca di personale di fiducia e l'acquisizione delle professionalità richieste. In sostanza, c'è il rischio che, in assenza delle garanzie fornite dallo sponsor, si possa ricadere nella gestione centralizzata degli inserimenti professionali ricalcando gli schemi obsoleti dell'ufficio di collocamento.
Sottosegretario Mantovano, la Confartigianato non è un'associazione di cinesi o di pakistani: sono imprenditori italiani contro i quali e contro i cui interessi questo provvedimento muove.

LUIGINO VASCON. Comunisti sono!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Craxi 3.32.
Vorrei, inoltre, sottolineare un argomento: in una recente ricerca svolta dalla Fondazione nord est più volte citata e presa a riferimento, riscontriamo che una impresa su cinque - quindi, oltre il 20 per cento - indica come principale problema nel rapporto con i lavoratori immigrati un eccesso di oneri burocratici. Il problema è proprio questo: vi deve essere una ragionevole semplificazione degli oneri burocratici nel momento dell'assunzione e non un appesantimento fino ai limiti dell'impossibilità dell'assunzione, come è stato messo in evidenza. Il sistema dello sponsor potrebbe essere una risposta, sia pure nei termini limitati che sono stati illustrati, in favore di una ragionevole flessibilità anche in questi rapporti di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io intervengo a titolo personale per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Craxi 3.32. Vorrei far risaltare un aspetto: l'emendamento Craxi 3.32 ha certamente una matrice pratica nell'incrocio di domanda ed offerta di lavoro di cui così bene ha parlato il presidente Violante. Tuttavia, direi che vi è anche una matrice politica: in questo emendamento ha parlato la sensibilità sociale e socialista di Craxi. Prendo atto che la maggioranza non lo degna nemmeno di un accantonamento. Una volta tanto che Craxi, dopo aver firmato documenti e via dicendo, prende la parola...

ALFREDO BIONDI. Una volta tanto (Applausi del deputato Biondi)!

VALDO SPINI. ...per fare una proposta di buonsenso, indirizzata in senso positivo, questa maggioranza non gli concede nemmeno l'accantonamento: vuol dire che simili posizioni non hanno diritto di cittadinanza in questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.


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PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Craxi 3.32.
Questo emendamento in realtà è stato accantonato non dall'Assemblea (come era doveroso fare per poter approfondire i suoi effetti con numeri ed esperienze concrete alla mano), ma dalla maggioranza di centrodestra, a cui lo stesso collega Craxi in qualche modo fa riferimento nella sua elezione nel collegio uninominale.
In realtà, io credo che invece ci troviamo di fronte a una scelta sbagliata e contraddittoria per le stesse motivazioni riportate dal centrodestra. Se vi è una ragione di preoccupazione che in ampie fasce di popolazione genera l'immigrazione, questa è proprio la concorrenza sleale che l'immigrazione clandestina determina - concludo signor Presidente - nei confronti ....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cento.

PIER PAOLO CENTO. Presidente...

PRESIDENTE. Purtroppo è così.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, anche io intervengo, ovviamente a titolo personale, per chiedere di apporre la mia firma a questo emendamento,
L'onorevole Spini si richiamava alla sensibilità socialista dell'onorevole Craxi. Mi rivolgo in particolare agli amici centristi della maggioranza, richiamando una sensibilità umana e - direi anche - cristiana, visti i tentativi che mi pare vengano, non vorrei dire ostentati, ma comunque presentati per differenziarsi su questioni che sono a volte di natura più strettamente tecnica su una materia come questa, che evoca questioni di principio ben più rilevanti. Queste, peraltro, fanno riferimento non solo ad una esigenza che è documentata da una richiesta di un italiano, ma anche alle garanzie che sono offerte da questo italiano. Pertanto, chiedo ai colleghi centristi dell'altra parte, non dico di aggiungere la loro firma, ma almeno di votare a favore di questo emendamento, come faremo noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, vedo una sola motivazione possibile per non votare a favore di questo emendamento, cioè che qualcuno abbia l'idea che le imprese italiane, nella loro maggioranza, preferiscano fare riferimento a un mercato del lavoro non regolato e quindi usino l'immigrazione non regolata come un grande bacino su cui pescare in maniera indistinta, con l'unico scopo, in buona sostanza, di tenere basso il salario.
Credo che non sia così e chi ha partecipato alle audizioni in Commissione ci ha riferito di una richiesta pressante delle organizzazioni imprenditoriali; anche nello stesso nordest, che ci viene dipinto come terra di lavoro nero e di evasione, non è così. Gli imprenditori ci chiedono di fare riferimento a un mercato del lavoro più regolato e credo che questo emendamento, pur con i suoi limiti, possa servire anche a questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare che sottoscrivo anche io l'emendamento e per segnalare una cosa che credo sia utile ai parlamentari della maggioranza. Sappiate che non approvare questo emendamento vuol dire penalizzare gli imprenditori italiani, i quali non saranno messi nella condizione di poter verificare preventivamente i lavoratori extracomunitari che dovranno assumere in incarichi, magari delicati, che richiedono una preventiva conoscenza della persona da assumere, esattamente come possono fare nel caso in cui assumono un dipendente italiano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).


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IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, intervengo soltanto per segnalare che siamo veramente commossi dell'interesse che vediamo da parte della sinistra delle ragioni delle piccole e medie aziende, degli artigiani: siamo molto attenti! Siamo molto attenti (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Non c'è nessun secondo fine nelle loro richieste.
Pur tuttavia, poiché quello che vedo è un chiaro e legittimo esercizio di un'attività ostruzionistica - legittima -, credo però - e da parte nostra lo preannunzio in aula - che il Presidente della Camera dovrà ascoltarci ove decidesse di allungare i tempi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Onorevole La Russa, volevo dirle che questo non è ostruzionismo. Noi stiamo trattando un tema essenziale per lo sviluppo del nostro paese.

IGNAZIO LA RUSSA. Sempre ostruzionismo è!

LUCIANO VIOLANTE. Sappiamo che una parte della manodopera che produce il prodotto interno lordo è manodopera immigrata extracomunitaria. Le imprese ci stanno chiedendo di facilitare l'utilizzabilità di questa manodopera, voi lo state impedendo. Stiamo facendo un lavoro legittimo a favore dell'impresa italiana, è chiaro questo? Voi siete contro l'impresa italiana per ragioni ideologiche; per ragioni ideologiche siete contro l'impresa italiana, questo deve essere molto chiaro e adesso andiamo avanti, senza minacce (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Craxi 3.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

PIERO RUZZANTE. Presidente, ma insomma!
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato
186
Hanno votato
no 225).

ELENA EMMA CORDONI. Presidente, guardi dietro l'onorevole La Russa!

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.

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