Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 149 del 29/5/2002
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La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, abbiamo assistito, per l'intera durata della precedente legislatura, ed in particolare nella parte finale, ad una campagna propagandistica di quella che era l'opposizione di centrodestra, contro la legge Turco Napolitano, presentata come un testo normativo lassista raccontando agli italiani il falso. Si diceva cioè che con quella legge poteva entrare chiunque e che non vi era alcun rigore da parte delle autorità di Governo e dello Stato.
Ora, al contrario, nella decisione della maggioranza e del Governo di respingere tale emendamento, noi constatiamo che sono questi ultimi a farsi carico e ad assumere sulle proprie spalle una posizione effettivamente lassista, di incentivazione alla precarietà per il modo con il quale si governano i flussi.
Per quale ragione affermo ciò? Ieri veniva presentata come una scelta di rigore quella di stabilire la data del 30 novembre per l'emanazione del decreto. Tale emendamento, prendendo per buona tale scelta, ha lo scopo di costruire l'intera scansione temporale, affinché il rispetto di tale data sia possibile ed affinché ad essa facciano seguito decisioni coerenti. Diciamo cioè che lo schema di decreto deve essere inviato dal Governo alle Commissioni parlamentari competenti entro il 15 ottobre dell'anno precedente, altrimenti non si comprende come possa essere rispettata la data del 30 novembre e ricordiamo, - perché questo era già presente in precedenti emendamenti -, la data del 31 dicembre come quella entro cui il decreto registrato deve essere pubblicato.
Da questi opposti atteggiamenti, quello nostro e quello del Governo, si desume chiaramente dove sia il rigore e dove sia il lassismo. Il rigore è presente in chi, come noi, propone una scansione temporale precisa; l'atteggiamento lassista ed incerto sta nella proposta della maggioranza e del Governo, i quali pensano, - lo ha ricordato ieri sera il collega Landi di Chiavenna -, che questa discrezionalità debba estendersi sino alla facoltà di adottare o meno il decreto-flussi e alla facoltà di adottare o meno i decreti successivi.
È del tutto evidente che rivendicando tale discrezionalità e non impegnandosi nel definire una scansione temporale precisa, il Governo rinunci ad una politica rigorosa dei flussi migratori.
L'atteggiamento volto a respingere un emendamento così chiaro e vincolante dimostra esattamente ciò che noi andiamo denunciando sin dall'inizio di questa discussione, ovvero che l'esito di questa legge non può non essere quello di una gestione precaria e di un rifiuto del rigore necessario ad affrontare un tema come quello dell'immigrazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 3.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Prego i colleghi di votare ciascuno per conto proprio: ammonimento valido per tutta la mattina!
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 354
Maggioranza 178
Hanno votato
160
Hanno votato
no 194).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 342
Maggioranza 172
Hanno votato
153
Hanno votato
no 189).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Jacini non ha funzionato.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, a me dispiace dovere segnalare ancora una volta che i deputati della maggioranza presenti sono soltanto 189. Noi stiamo svolgendo un'opposizione dura, rigida e stiamo cercando in tutti i modi, nonostante l'ottusità della maggioranza, di cambiare questo provvedimento, però non possiamo assumerci la responsabilità di essere noi a garantire il numero legale! La maggioranza ha il dovere di garantire la presenza in aula, come noi abbiamo il dovere di fare in aula l'opposizione. Però, signor Presidente, già da ieri sera si sta verificando una situazione intollerabile. È necessario che i colleghi della maggioranza si rendano conto anche di quelli che sono i loro doveri e noi non possiamo supplire alle loro mancanze.
La prego, signor Presidente, di far presente che il gioco parlamentare si svolge con una maggioranza che governa ed un'opposizione che fa l'opposizione, e non l'inverso.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, fra i poteri del Presidente non vi è quello di fare le verifiche delle presenze e delle assenze che determinano il numero legale, indipendentemente dalla partecipazione di questo o di quel gruppo. Comunque, si tratta di un rilievo di carattere politico che, chi ha orecchie per intendere, certamente intende. Quindi, non c'è un problema che riguardi la Presidenza come potere ordinatorio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 3.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato
176
Hanno votato
no 210).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 385
Maggioranza 193
Hanno votato
175
Hanno votato
no 210).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 3.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già nella giornata di ieri abbiamo assistito ad una serie di votazioni - in modo particolare mi riferisco, ovviamente, a quella sull'emendamento che reintroduceva la possibilità di prestare una garanzia per i lavoratori immigrati nel nostro paese - che dimostra una scarsa, scarsissima attenzione da parte di questa maggioranza non al problema dell'immigrazione in sé, bensì al problema del reperimento di manodopera per le imprese italiane che lavorano, ovviamente, nel nostro paese e che hanno necessità di


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avere alle proprie dipendenze dei lavoratori che reperiscono tra i lavoratori extracomunitari immigrati.
Sostanzialmente, l'emendamento Turco 3.17 rappresenta il tentativo di correggere quanto già previsto nel testo dell'articolo 3, che qui ci viene proposto e che sostanzialmente determina una situazione di assoluta incertezza per le imprese italiane rispetto al quantitativo di immigrati che ogni anno devono entrare nel nostro paese. Il problema, in sostanza, è questo: come si può chiedere ad un imprenditore italiano di programmare le proprie attività a fronte di un'assoluta incertezza del numero di coloro che potranno entrare regolarmente nel nostro paese per lavorarvi? Ciò che chiediamo con l'emendamento Turco 3.17 è che, nella programmazione dei flussi, si tenga conto di quanti sono stati necessari nell'anno precedente, di quanto non siano state soddisfatte le domande dell'anno precedente e che tutto ciò venga considerato nel momento in cui si definisce la quantità dell'anno in corso, per il quale viene emanato il decreto.
Abbiamo già detto ieri che le norme che voi avete inserito di fatto lasciano nell'assoluta incertezza questa determinazione, perché con quella norma che stabilisce che esse possono essere fatte «nel limite» dell'anno precedente, si apre un'assoluta incertezza sul fatto che esse possono essere da zero ad un certo numero. Noi cerchiamo di correggere quanto da voi previsto, inserendo invece una norma che stabilisce che esse debbano essere collegate a quello che è stato, che si è dimostrato essere, il fabbisogno dell'anno precedente.
Altri emendamenti, che esamineremo successivamente, prevedono le stesse cose o tentano di correggere, in positivo, questa previsione. Tuttavia, se non approverete questi emendamenti, lascerete le imprese italiane - lo ripeto - nell'assoluta incertezza e nell'impossibilità di programmare la propria attività per l'anno successivo, con un danno non irrilevante per la ricchezza nazionale che ovviamente, da questo punto di vista, rischierà di essere penalizzata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
177
Hanno votato
no 221).

Avverto che non ha funzionato il dispositivo di voto dell'onorevole Bimbi, la quale avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 3.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame ripresenta, in forma organica, la questione dello sponsor. Su ciò, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea e dei colleghi, ai quali intendo rivolgere alcune considerazioni. Lo sponsor è stato, al di là di qualche superficiale considerazione svolta sia in Commissione sia in quest'aula, lo strumento privilegiato per assicurare il lavoro di persone straniere conosciute nella famiglia di accoglienza, per l'assistenza agli anziani e agli invalidi e per la collaborazione domestica, e nelle aziende a conduzione familiare, per fornire un contributo di lavoro. Sopprimere la figura dello sponsor significa eliminare un canale legale per assumere persone conosciute all'interno delle famiglie e delle piccole aziende. La richiesta è venuta da tutte le associazioni, per quanto riguarda le famiglie, e da tutte le organizzazioni di piccoli imprenditori, per quanto riguarda le aziende. Credo sia assolutamente superficiale, se non addirittura ideologico, sopprimere


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questa figura per non ragionate questioni di pubblica sicurezza. Il problema delle code che si sono determinate dinanzi alle questure non si risolve eliminando lo sponsor (è un modo rozzo per affrontare un problema serio), ma individuando strumenti diversi al fine di impedire che si creino tali code. La posta sarebbe stato un rimedio sufficiente per risolvere questo inconveniente.
Vorrei ricordare anche il modo con cui questo disegno di legge prevede la risoluzione del problema della mancata conoscenza delle persone da mettere in casa. Si tratta di un meccanismo assai bizzarro che prevede una richiesta nominativa di una persona che non si conosce, il cui nulla osta è richiesto dal datore di lavoro e concesso solo dopo aver verificato, entro venti giorni da parte degli uffici del lavoro, che nessun altro intenda prendere quel posto di lavoro. Trovo questo rimedio assolutamente impraticabile.
Faccio mie le preoccupazioni delle famiglie e delle aziende e rinuncio, in questo momento, alla possibilità di svolgere alcune considerazioni sulla sicurezza. Per la sicurezza del nostro paese ci sarebbe bisogno di ben altro impegno che quello di affrontare e risolvere i problemi delle code davanti alle questure. Non è questo il modo di risolvere i problemi della sicurezza, non sono questi i problemi della sicurezza! Si cancella uno strumento di ingresso legale nel nostro paese; non è stata fatta alcuna verifica, né sul fatto che queste persone siano state assunte, né se le fideiussioni siano state effettivamente erogate, né se i rimpatri siano avvenuti attraverso i fondi messi a disposizione dei garanti. Nessuna verifica, ma soltanto la constatazione della presenza di code davanti alle questure.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso non sfugga ad alcuno di voi che, di fronte ad una questione così seria e così rilevante, siano state esposte, in quest'aula, argomentazioni assai modeste, inidonee a giustificare una conclusione davvero preoccupante, che sottrarrà risorse al nostro paese e, soprattutto, sottrarrà garanzie alle nostre famiglie e alle nostre imprese (Applausi del deputato Boato).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, sarei voluto intervenire ieri e, comunque, mi ero ripromesso di farlo nel corso dell'esame dell'articolo 18 che, sostituendo l'articolo 23 del decreto legislativo n. 286 del 1998, ha soppresso la figura del cosiddetto sponsor. Tuttavia, poiché tale figura viene continuamente evocata, mi sento in dovere di intervenire adesso.
A proposito della predetta soppressione, vorrei richiamare una dichiarazione: questo per noi è un aspetto molto positivo, in quanto l'istituto dello sponsor, a nostro avviso, ha rappresentato un fallimento completo. Ciò perché è stato usato, quasi esclusivamente, per aggirare la normativa sul nulla osta preventivo per il lavoro, nonché i limiti per i ricongiungimenti familiari; ma, soprattutto, molti degli sponsorizzati giunti in Italia spariscono ed il trend delle conversioni in contratto di lavoro è molto basso. Ora, se questa fosse la dichiarazione di qualche politico di Forza Italia o della Casa delle libertà, mi rendo conto che l'opposizione potrebbe contestarla. Invece, diversamente da quanto è stato affermato ieri in quest'aula, queste sono le testuali parole del prefetto Pansa, direttore centrale dell'immigrazione, il quale ha sì aggiunto che, molto spesso, sono stati i cittadini stranieri quelli che hanno sfruttato maggiormente la figura dello sponsor, ma rimane il fatto che il prefetto Pansa, cioè colui che è più vicino a questa problematica, parla di fallimento completo.
Allora, credo sia veramente strumentale, da parte dell'opposizione, continuare ad evocare una figura che si è dimostrata assolutamente fallimentare. Rivolgo un invito all'opposizione: se c'è da fare qualcosa che riguardi il merito, vediamolo e facciamolo anche, ma smettiamola di parlare di sponsor come della soluzione vincente per


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una legge così importante quando i fatti hanno dimostrato che proprio lo sponsor è stato uno dei motivi principali del fallimento della legge Turco-Napolitano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che, oggi, il collega Sinisi abbia più correttamente inquadrato la figura dello sponsor e, così facendo, l'abbia ricondotto nel giusto alveo.
Ieri, il collega presidente Violante aveva genericamente affermato che lo sponsor è fondamentale per consentire che domanda e offerta di lavoro si incontrino e, di conseguenza, aveva invocato la necessità di ripristinarlo, onde consentire al nostro mondo imprenditoriale di utilizzarlo per uno scopo che, ovviamente, tutti noi condividiamo. Oggi, il collega Sinisi - a mio avviso, più correttamente, ripeto - ha delimitato l'asserita efficacia dello sponsor, riconducendola all'effettiva realtà familiare e della microimpresa familiare, i settori che, in qualche modo, sono concretamente riusciti ad utilizzare l'istituto medesimo negli anni passati.
A tale riguardo, però, occorrerebbe fare un minimo di chiarezza e, perciò, vorrei un minimo di attenzione, se possibile, almeno da parte dei colleghi che hanno manifestato maggiore interesse per la materia. Ieri, l'onorevole Turco ha dichiarato che sono circa 350.000 gli extracomunitari entrati nel territorio italiano utilizzando il sistema del decreto sui flussi e credo che ella facesse riferimento al periodo di vigenza della legge Turco-Napolitano (più o meno, credo che i numeri fossero questi). Spero di non essere smentito dai fatti quando affermo che, comunque, utilizzando lo strumento dello sponsor, istituito da quella legge, in Italia sono entrati, per ricerca di lavoro, non più di 25.000 o 30.000 persone (in percentuale, all'incirca il 5 per cento degli extracomunitari che hanno avuto diritto di accesso sul territorio nazionale utilizzando lo strumento del decreto sui flussi).
Quindi, già il Governo di centrosinistra - dico, già il Governo di centrosinistra - e l'allora maggioranza di Governo avevano ritenuto obiettivamente marginale la figura dello sponsor rispetto al grande fenomeno dell'immigrazione e, soprattutto, all'obiettivo di gestirla avendo di mira l'incontro della domanda con l'offerta. Dunque, perché riteniamo che lo sponsor non abbia ragione d'essere? Anzitutto, perché lo dimostrano i numeri; al riguardo, mi permetterei di portare nuovamente nel dibattito un dato da me citato già nel corso della discussione sulle linee generali, un dato che viene proprio dall'applicazione pratica dell'istituto. La nostra ambasciata in Senegal, sulla base di tutti i permessi rilasciati nel 2001 - e sto parlando di una realtà importante per quanto riguarda la pressione migratoria -, ha dichiarato che l'utilizzo dello sponsor, per quanto riguarda la realtà di immigrazione dei senegalesi in Italia, è stato contenuto in una scarso 5 per cento. Quindi, credo che onestà intellettuale voglia che non si possa enfatizzare lo strumento dello sponsor, ritenendolo un elemento strategico per la ricerca del lavoro e per l'incontro della domanda con l'offerta. Altri sono gli strumenti; voi stessi ne eravate coscienti talché avete, a mio avviso correttamente, introdotto il sistema dei flussi. Su quest'ultimo sistema noi continuiamo a lavorare, assumendo che esso e l'informatizzazione delle liste consolari possano consentire obiettivamente l'incrocio di domanda e offerta, venendo così incontro alla ricerca di lavoro. Del resto, si è tutti consenzienti nel ritenere che si debba alleggerire il sistema della burocrazia; si tratta, infatti, di un dato vero, obiettivo, reale. Infatti, non giova né al sistema economico né all'immagine né alla sensibilità etico-morale del paese lo spettacolo rappresentato da code lunghe centinaia di metri, code di persone che attendono dagli uffici territoriali dell'immigrazione per ore. Da tale punto di vista, dobbiamo sicuramente lavorare in sintonia per rendere più agevole il sistema.
Ma perché lo sponsor è fallito? Esattamente per le ragioni opposte rispetto a quelle da voi sostenute. Oltre ad essere


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stato utilizzato, come ha ricordato il sottosegretario, prevalentemente da stranieri, lo strumento dello sponsor, anziché alimentare il lavoro regolare, ha accresciuto quello irregolare. Lo ha testé ricordato il collega onorevole Di Luca quando, richiamando le parole del prefetto Pansa, ha detto che il garante, utilizzando lo strumento dello sponsor e ottenuto il permesso di soggiorno per la ricerca del lavoro - e una volta rientrato nella disponibilità della sua fideiussione bancaria: sapete che questa veniva restituita al garante al momento del rilascio del permesso di soggiorno e non dopo la scadenza di quest'ultimo - si disinteressava del garantito. Questi rimaneva, dunque, ai margini della società; nella migliore delle ipotesi, riusciva ad introdursi nel mondo della produzione e del lavoro ma, in molti, moltissimi casi, abbiamo la prova provata che sia stato costretto a rimanere ai margini, quindi diventando strumento della micro e macro criminalità. (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio per la chiarezza del suo intervento, onorevole Landi di Chiavenna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor presidente, si ha ormai la chiara sensazione che una certa furia propagandistica abbia portato ad individuare l'oggetto del male e a volerne perseguire l'abbattimento senza alcuna razionalità e, soprattutto, senza un riferimento a dati precisi. Semplicemente, ci si limita ad indicare nello sponsor la causa di chissà quali mali. Ora, la nostra legislazione è piena di istituti da tutti considerati positivi i quali, però, possono poi essere usati in un modo diverso dalle finalità per le quali sono stati pensati.
Se anche vi fosse una patologia nell'uso dello sponsor, si tratterebbe di curarla, di controllare e verificare come viene utilizzato e gestito questo strumento, e non certo di rimuovere un istituto la cui necessità tutte le associazioni imprenditoriali hanno evidenziato.
Ora, certo, se voi guardate al fenomeno dell'immigrazione unicamente ed esclusivamente dal punto di vista dell'ordine pubblico, questo vostro atteggiamento può portare a stravolgere qualunque cosa, anche quegli strumenti come lo sponsor che invece si sono dimostrati utili per il nostro paese, tant'è che le organizzazioni imprenditoriali - ieri ho ricordato il parere espresso in Commissione dalla Confartigianato - ne chiedono il ripristino. Questo dimostra che le cose stanno effettivamente come abbiamo detto sin da ieri sera, e cioè che vi è la necessità di fare incontrare in modo limpido la domanda e l'offerta di lavoro e di favorire, in modo legale, la presenza di lavoratori che vogliono lavorare nel nostro paese regolarmente. In questo caso, è del tutto evidente che questo provvedimento e l'abolizione dello sponsor, che voi desiderate, non creeranno più problemi ai clandestini, ma ai lavoratori, che vogliono vivere e lavorare regolarmente nel nostro paese, e agli imprenditori, che hanno bisogno di assumere regolarmente questi lavoratori. Invece, la vostra politica porterà ad incentivare il lavoro nero ed il precariato, tanto più che in questo emendamento, che noi presentiamo e sosteniamo, lo sponsor viene presentato in modo assolutamente rigoroso nella procedura, laddove si prevede che si deve presentare la domanda entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto, che il richiedente deve dimostrare di poter effettivamente assicurare allo straniero alloggio, copertura dei costi per il suo sostentamento ed assistenza sanitaria, e laddove vengono ammessi a presentare le garanzie di cui al comma 1 non istituti pericolosi o truffaldini, ma le regioni, gli enti locali, le associazioni professionali e sindacali, gli enti e le associazioni del volontariato, purché dimostrino di essere provvisti dei requisiti patrimoniali ed organizzativi necessari.
Ora, che si voglia rifiutare, per una presunta pericolosità dell'istituto stesso, non dimostrata neanche dai vostri interventi di questa mattina, uno strumento che, invece, serve alle imprese italiane e che aiuta a regolarizzare i lavoratori stranieri


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è la dimostrazione del fatto che ormai la furia propagandistica ha travolto qualunque possibilità di ragionamento al vostro interno e che state allestendo un provvedimento che neanche voi riuscirete a gestire (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, inviterei i colleghi della maggioranza ad avere un minimo di coerenza in merito alle questioni che si dibattono. Ero presente all'audizione del prefetto Pansa; egli ha espresso certamente riserve sull'utilizzo dello sponsor, ma si è parlato, in maniera altrettanto esplicita ed inequivocabile, anche dell'esigenza di avere un forte incremento dell'apparato organizzativo delle forze di polizia per gestire questo provvedimento. Sotto questo profilo, non mi pare, però, che in questo provvedimento ci siano risposte adeguate; non vorrei che le opinioni di autorevoli esponenti delle nostre forze di polizia fossero utilizzate solamente per sostenere un punto di vista.
Richiamerei la loro attenzione anche su un'altra questione. Ci venga indicato qual è il meccanismo che consente ad un piccolo o medio imprenditore di conoscere, prima dell'assunzione, il dipendente che viene a svolgere all'interno della sua azienda un ruolo, molto spesso, anche importante, trattandosi di piccole aziende. Ci venga indicato qual è il punto di questo provvedimento che consente di risolvere questo problema. Lo sponsor, infatti, ha proprio questa finalità.
Per quanto riguarda la critica sul risultato limitato, visto l'arco di applicazione di questo strumento (i dati in nostro possesso oggi si riferiscono ad un anno di gestione), non mi pare si possano trarre delle conclusioni definitive.
Noi, in sede di discussione in Commissione, avevamo proposto il visto semestrale per le ricerche di lavoro e anche a questo è stato risposto negativamente. Vogliamo affrontare la questione nel merito senza soffermarci su un solo punto? Diamo delle risposte concrete a questi interrogativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, vorrei proporre un altro approccio a questo problema. A mio giudizio, non bisogna mitizzare lo strumento dello sponsor così come non bisogna mitizzare gli altri strumenti che in genere, direi a livello mondiale, propone la politica dell'immigrazione. Il fatto che lo strumento dello sponsor - possiamo anche ammetterlo - sia stato, in parte, utilizzato impropriamente, è dovuto al fatto che la politica dell'immigrazione e gli altri strumenti non hanno funzionato a dovere per una serie di problemi e cause che non possono essere approfonditi in questa sede. Vorrei però sottolineare la necessità che l'utilizzazione del garante sia concepita all'interno della politica di immigrazione nazionale, proprio per le caratteristiche che presentano il sistema produttivo e il tessuto sociale dell'Italia.
Il nostro sistema produttivo, in particolare nelle aree del nord est, è un sistema dove prevale la piccola e media impresa (cosa nota). In certe parti del nostro territorio c'è un'impresa ogni 10, 12 abitanti e tali imprese si basano fortemente sulla struttura familiare. Da qui discende anche una cultura del rapporto lavorativo molto impregnata dai rapporti interpersonali. Voler cancellare questo approccio, questa modalità di accoglienza e di impiego della manodopera straniera farà sì che, comunque, vi saranno lavoratori nelle piccole imprese, ma questi saranno assunti clandestinamente in attesa poi delle sanatorie che sarete costretti a concedere se non introdurrete altri meccanismi in questa legge. Non che a noi piacciano le sanatorie o che siano consone alla gestione del mercato del lavoro, ma ciò sarà necessario perché non saprete - anzi, non sapremo, perché saremo tutti in ballo - organizzare in maniera congrua il mercato


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né governare il mercato del lavoro, perché il mercato del lavoro deve essere, innanzitutto, governato con strumenti efficaci.
Un'ultima considerazione: l'Italia, paradossalmente, essendo una delle più grandi forze economiche a livello mondiale avrebbe, tra l'altro, la possibilità di condurre una buona politica di immigrazione, in primo luogo, perché la percentuale di stranieri in Italia è molto, molto bassa se si pensa alle concentrazioni di popolazioni straniere presenti in altri paesi, anche a noi vicini (abbiamo la stessa percentuale di stranieri che la Francia aveva nel 1911); inoltre, il nostro sistema economico è caratterizzato da una diffusione sul territorio di concentrazioni di dimensioni limitate (mi riferisco anche alla trasformazione del tessuto produttivo in atto) e dunque avremmo la possibilità, dando le risorse alle regioni ed agli enti locali, di gestire, al meglio, l'accoglienza che è il vero problema. Gestire l'accoglienza! E invece ci concentriamo sulla gestione dei flussi, in modo ridicolo, perché non possiamo illuderci che informatizzando le ambasciate, informatizzando le questure - mi auguro che siano misure che prenderete - riusciremo a fare ciò che né negli Stati Uniti, né in Germania, né in Francia si è riusciti a fare (fate un'analisi storica di quello che è stato fatto); non possiamo illuderci di riuscire a fare una buona politica sull'immigrazione se non teniamo in considerazione anche le nostre caratteristiche.
Per queste ragioni vi invito a votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 3.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
195
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 3.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, questo emendamento mi permette di entrare nel merito del provvedimento nella sua generalità. Mi rivolgo in modo particolare ai colleghi del nordest, ai colleghi del Veneto: abbiamo avuto diversi incontri con le categorie e le associazioni del mondo imprenditoriale del nordest, ed in quelle occasioni abbiamo assunto alcuni impegni politici; abbiamo detto che ci saremmo rapportati al territorio, che saremmo stati in grado di rappresentarne adeguatamente gli interessi, che avremmo fatto pesare la nostra influenza politica, che avremmo operato in modo che vi fosse una determinazione specifica. Abbiamo detto, lo ripeto, che ci saremmo rapportati al nordest: ebbene, mi domando dove siamo, dove siete, rispetto a queste affermazioni.
Ho apprezzato, lo dico con grande chiarezza, la correttezza e lo stile del collega Landi di Chiavenna e del sottosegretario Mantovano. Non stiamo facendo un dibattito ideologico: non ci verrete a dire che questo emendamento, come gli altri relativi alla regionalizzazione dei flussi, hanno un connotato ideologico di filibustering! Non è questo l'obiettivo! Stiamo sostenendo una cosa diversa, e mi rivolgo in particolare i colleghi della Lega, come al solito distratti quando si parla di federalismo reale e non di federalismo evocato: stiamo dicendo semplicemente che nel Veneto, nel nordest, il fenomeno dell'immigrazione ha caratteristiche diverse rispetto, ad esempio, a quanto accade a Roma. Tanto per essere chiari, il 90 per cento degli immigrati a Roma è collocato nel centro urbano, mentre nel contesto del nordest è collocato nella fascia pedemontana. Si tratta di un processo di


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immigrazione che ha seguito lo sviluppo delle piccole e medie imprese, piccola e media impresa che vuol dire flessibilità, adattabilità, capacità di comunicazione tra sistema di impresa e contesto culturale. Ebbene, voi avete invitato - la relatrice Bertolini lo ha detto con chiarezza - il collega Zanettin (e gli altri) a ritirare l'emendamento relativo alla regionalizzazione dei flussi.
Ribadisco che la nostra intenzione non è quella di addentrarci in un dibattito ideologico, però ricordo che in questa fase storica il nordest - il vecchio Morpurgo diceva, più di cento anni fa, «languire o fuggire» - è cambiato: da terra di emigranti si è trasformato in terra di immigrazione. Circa un quarto dei processi immigratori oggi sono localizzati nel nordest, nella sua fascia pedemontana. Tra le prime 12 province con oltre ventimila immigrati, ben quattro sono venete: Vicenza, Treviso, Verona e Padova.
Ebbene, dite con chiarezza quali siano le vostre intenzioni, perché poi, quando andremo a discutere con il sistema di impresa veneto, la posizione che assumerete in questa sede dovrete ribadirla anche allora. Voi fate i federalisti a Venezia e fate i centralisti ed i fordisti a Roma (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)! State ponendo in essere un provvedimento che è fordista, lo ripeto, fordista, in un contesto territoriale, come il veneto, che è post-fordista (Commenti del deputato Bricolo)!
Non solo Unindustria, anche Confartigianato, CNA, Confesercenti vi dicono che questa norma è rigida, burocratica, non flessibile e che essa non servirà al sistema dell'impresa. Non lo diciamo noi! Se lo sostenessimo solo noi, potreste accusarci di essere ideologici, ma lo sostengono, lo ripeto, anche Confesercenti, CNA ed Unindustria! Lo dicono i governi territoriali del Veneto, lo sostiene la vostra regione, nonché l'assessore di Alleanza nazionale Zanon. Non siete in grado neppure di rispondere alle sollecitazioni che provengono dai governi territoriali da voi retti. Avete abdicato, cari colleghi della Lega: state per approvare un provvedimento che è fordista e centralista.
Per quanto concerne poi gli aspetti di fluidificazione, mi domando dove sia l'incontro tra domanda ed offerta. È evidente che ci accingiamo a mettere vincoli, rigidità, lacci e lacciuoli. Questo provvedimento non serve all'impresa veneta e genererà situazioni di clandestinità diffusa. Questa è una chiara responsabilità politica che oggi vi assumete con il vostro silenzio. La legge Turco-Napolitano affrontava questi problemi, mentre voi non siete neppure in grado di entrare nel merito degli stessi e ciò è grave (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, sentire un rappresentante del partito popolare alleato con i due partiti comunisti presenti in questo Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

FRANCA BIMBI. Vergognati!

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, mi sembra di non aver offeso nessuno! Interessarsi dei problemi dell'industria del nord est ha un qualcosa di poco definito.
Nel merito, vorrei ricordare al collega che mi ha preceduto - con riferimento alla figura dello sponsor ed agli accordi che egli, probabilmente, ha sostenuto con qualche categoria artigianale - una figura di esperto sponsorizzatore che, grazie alla legge Turco-Napolitano, nel Veneto ha fatto man bassa. Questo sponsorizzatore, che si chiamava Mballa Aime (già il nome è tutto un programma!), era il capo della mafia nigeriana presente nel Veneto...

LIVIA TURCO. Denuncialo, allora!


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LUCIANO DUSSIN. ...era multimiliardario, attivava da solo i corsi professionali e, attraverso le relative possibilità di ricongiungimento familiare, è riuscito ad avere alle sue dipendenze la bellezza di 600 mafiosi...

LIVIA TURCO. Allora denuncialo!

LUCIANO DUSSIN. ...il quale ogni mattina, invece di timbrare il cartellino per lavorare nelle industrie del nord est, andava a rubare nelle nostre case.

LIVIA TURCO. Vai a denunciarlo!

LUCIANO DUSSIN. Questo è il primo risultato della vostra legge (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo)! Abbiamo poco da imparare da chi ha fallito fino a pochi giorni fa!

FRANCO RAFFALDINI. E Galan?

LUCIANO DUSSIN. Inoltre, nella nuova proposta di legge della Casa delle libertà è prevista la richiesta nominativa. Visto che si parla di rinnovare i contratti di lavoro in scadenza, ciò significa che il nostro imprenditore, quando farà la richiesta nominativa, nove volte su dieci conoscerà già la persona straniera per la quale chiederà il rinnovo del contratto di lavoro.
Ancora, all'articolo 18 sono previsti i titoli di prelazione...

LIVIA TURCO. Il massimo della democrazia!

LUCIANO DUSSIN. ...per cui le regioni e, in questo caso, le associazioni di categoria (e, quindi, gli artigiani in primis) potranno attivare quei corsi professionali che poi permetteranno l'inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani operanti all'interno dello Stato. Inoltre, gli stranieri che abbiano partecipato alle attività di cui al comma 1, proposte e messe in atto dalle associazioni di categoria, sono preferiti nei settori di impiego e via dicendo.
Pertanto, noi preferiamo dare agli imprenditori la possibilità di programmare la preparazione degli stranieri per poi consentire loro di entrare, mentre voi avete sponsorizzato persone dal nome un po' ambiguo, come Mballa Aime, che, però, con noi non ha nulla a che vedere (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, mi meraviglio di questa polemica di bassa lega...

LIVIA TURCO. Brava: bassa lega!

MASSIMO POLLEDRI. Sei nervosa, Turco?

FRANCA BIMBI. ...portata avanti dal collega Luciano Dussin sull'emendamento Colasio 3.60. Vorrei ricordare che quest'ultimo non riguarda solo il nord est ed è teso semplicemente ad indurre l'Assemblea ad una riflessione, anche perché mi trovo in Veneto da più di dieci anni e i miei figli ci sono nati. Alcune regioni - e tra queste anche la Toscana in cui sono eletta - hanno concentrato i notevoli flussi migratori in alcune aree. Esse stanno già governando bene questi flussi migratori, ma pretenderebbero di avere maggiori strumenti a livello regionale e a livello di concertazione fra province, comuni e associazioni, rovesciando l'impianto centralista e astratto delle vostre proposte, che ha più un significato di battaglia ideologica contro l'integrazione degli stranieri che una portata effettiva.
Ricordiamoci dei bambini che sono nelle nostre scuole, dei bambini nati in Italia da genitori stranieri che oggi rappresentano un contributo necessario non solo per il saldo economico ma anche per il saldo demografico nazionale (Applausi


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dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, il tempo a sua disposizione è esaurito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per leggere i dati, riguardo all'utilizzo dello strumento dello sponsor, che il sottosegretario Mantovano ha fornito a il Giornale (e non al Parlamento) ricollegandomi così anche a quanto affermato dal collega Luciano Dussin nel suo precedente intervento in merito al nigeriano che, secondo quanto affermato dal collega, avrebbe operato 600 assunzioni sulla base della legge che prevede tale strumento. Secondo questi dati i nigeriani che avrebbero usufruito dello strumento dello sponsor sarebbero 36.

LUCIANO DUSSIN. Ma và!

GIANNICOLA SINISI. Non so dove il collega Luciano Dussin sia andato a prendere gli altri 560 nigeriani che hanno usufruito di tale strumento dello sponsor (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. L'emendamento Colasio 3.60 rappresenta, dal punto di vista tecnico, sostanzialmente una sanatoria perché prevede il rilascio di permessi di soggiorno (a fronte di ingressi non autorizzati) in caso di esubero dell'offerta di lavoro - qualora tale esubero sia del 10 per cento - su base provinciale. In questo caso non si tratta tanto di essere centralisti, ma di aver fatto una scelta che peraltro è quella del testo unico del 1998 e cioè di governare i flussi, in una prospettiva nazionale, tenendo conto delle indicazioni degli enti territoriali e delle regioni; immaginiamo che cosa possa accadere in caso di approvazione dell'emendamento in questione se ogni provincia e quindi ogni ufficio territoriale del Governo innalzasse le quote di ingresso rivolgendosi a coloro che sono entrati nel nostro paese in modo non autorizzato. Noi abbiamo molto a cuore l'integrazione degli immigrati; ma questa deve fare i conti con la concentrazione, soprattutto in alcune zone. Ciò spiega il parere contrario espresso nei confronti di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, a mio modo di vedere, l'emendamento in questione può essere, legittimamente criticato da tanti punti di vista; da parte di questo Governo non certo per il fatto che si tratti di una sanatoria, tenuto conto che lo stesso ne ha già effettuata una che riguarda le colf e le cosiddette badanti e, se ho letto bene una dichiarazione del ministro Maroni, si appresta a farne un'altra per il lavoro stagionale. Pertanto, non può venire da questo Governo una critica alle sanatorie in sé dato che proprio il suo rifiuto di programmare, in modo rigoroso, i decreti sui flussi di ingresso lo condurrà ad operare sanatorie a ripetizione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 3.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
201
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellillo 3.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
202
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 3.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
197
Hanno votato
no 251).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 3.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, sarò assai breve poiché ho già sviluppato l'argomento nella giornata di ieri. Sostanzialmente si dà al Presidente del Consiglio dei ministri la facoltà di emanare o meno il decreto flussi. Lo si fa in modo tale che il decreto flussi possa andare da 0 ad un numero determinato e, soprattutto, lo si fa a prescindere da qualsiasi indirizzo del Parlamento. Infatti, questo provvedimento viene emanato senza che sia stata sentita in alcun modo alcuna Commissione parlamentare.
Credo questa non sia una politica dell'immigrazione, ma numeri messi a casaccio nel libretto della nostra storia del lavoro. Questo, certamente, non porterà a governare i flussi migratori, ma a quella confusione che stiamo cercando, di evitare con il nostro intervento in quest'aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 3.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
201
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Nicotra e Milioto non hanno funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 3.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, anche che in questo caso la questione è assai banale. Si dice che il Presidente del Consiglio dei ministri può emanare il decreto flussi qualora esso non venga emanato dal Governo, ma non si dice quando. Da una parte si fa vanto del fatto che il decreto debba essere emanato nell'anno precedente e dall'altra parte, in caso di mancata emanazione di quest'ultimo, si dice che il Presidente del Consiglio può anche emanarlo, di fatto, un anno dopo o, addirittura, quando il periodo è interamente decorso.


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Questo emendamento prevede semplicemente che se il decreto non viene emanato dal Governo il Presidente del Consiglio vi provvede nei 15 giorni successivi. Neanche questo va bene: evidentemente quella vostra preoccupazione di governare i flussi prevedendo un decreto che venga emanato per tempo non è una preoccupazione seria e questo lo dimostra.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei rispondere brevemente all'onorevole Sinisi perché della questione avevamo già parlato in Commissione. Credo che questo articolo sia molto rigoroso, molto più di quello che stabiliva la legge Turco-Napolitano, perché impone al Presidente del Consiglio una data precisa, per emanare il decreto flussi: il 30 novembre. Dunque, la storia che questo Governo non vuole emanare il decreto flussi non è vera perché l'articolo è abbastanza perentorio.
Semplicemente, vi possono essere alcune motivazioni per cui il decreto non viene emanato. Visto che il Presidente del Consiglio si deve attenere ad una data, che nella Turco-Napolitano non c'era, qui diciamo che ha la facoltà di provvedere. Inserire il termine di 15 giorni ci sembra un atteggiamento troppo vincolante nell'ambito di una legge perché è evidente che se il decreto non è stato emanato entro il 30 novembre vi sono alcune motivazioni. Dunque, perché dire entro 15 giorni? Si potrebbe dire entro 16 o entro 14. Se non provvede entro 15 giorni, cosa diciamo, entro 20? Vi saranno alcune motivazioni che spiegheranno perché il provvedimento non sia stato emanato e potrà essere emanato entro 20 giorni, entro un mese oppure non essere emanato.
Dunque, ci sembra che non possiamo regolamentare data per data, giorno per giorno, una scadenza già fissata chiaramente in maniera perentoria e molto più rigida rispetto al testo della Turco-Napolitano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, credo si possano avere idee diverse sull'argomento. Però, bisogna almeno far comprendere all'Assemblea, in questo caso alla maggioranza dell'Assemblea che voterà respingendo tutti gli emendamenti, cosa è scritto nel disegno di legge. Devo dire alla collega Bertolini che apprezzo i suoi interventi, anzi auspicherei che intervenisse di più. Quello che, però, mi pare non possa dire - cioè, ha il diritto di dirlo, ma è sbagliato - è che questo testo sia rigoroso. Il testo originario del Governo prevedeva il limite del 30 novembre e l'obbligo - ripeto, l'obbligo - del Presidente del Consiglio dei ministri di provvedere laddove il termine non fosse stato rispettato.
Quindi, collega Bertolini, non è perentorio: se lo faccia spiegare dal presidente Bruno che è un giurista; se lo fosse, non ci sarebbe la possibilità di provvedere in via transitoria, mancando quel decreto flussi, ma almeno il testo originario del Governo prevedeva che il Presidente del Consiglio «provvede»: l'indicativo nelle leggi indica un obbligo. In Commissione voi - dico voi perché, in questo caso, non è il Governo ma siete voi, ed il collega Landi di Chiavenna in particolare che, non a caso, ha proposto le modifiche e mi fa piacere che in questo momento stia chiedendo di intervenire - avete tramutato quel «provvede», in capo al Presidente Berlusconi o chi per lui quando sarà Presidente del Consiglio nelle varie fasi storiche, in un «può provvedere»: quindi, altro che rigore. Questa scelta si può compiere, è una scelta fallimentare - che provocherà quello che il collega Leoni poco fa vi ha spiegato in relazione alle sanatorie e via dicendo - ma si tratta di una vostra scelta. Tuttavia, almeno dichiaratelo all'Assemblea, che i colleghi della maggioranza sappiano che nel provvedimento in esame si è scritto, perfino modificando il testo originario del Governo, che il decreto flussi certamente deve essere


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emanato entro il 30 novembre ma può anche non esserci, e il Presidente del Consiglio lo può emanare nei limiti delle quote dell'anno precedente - e, quindi, anche con una quota pari a zero - e può anche non farlo perché può provvedere ma non è obbligato.
Una volta chiarite le scelte sbagliate che state facendo, ognuno - come si dice con un linguaggio solenne ed io lo dico a bassa voce - si assume le proprie responsabilità. Non mi piace usare toni stentorei ma almeno si sappia cosa è stato scritto nel disegno di legge in esame e che noi stiamo cercando di correggerlo. Dire che quello al nostro esame è un testo rigoroso, francamente, offende l'intelligenza di chi lo legge.
Per tale motivo, invito ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento Sinisi 3.39 e sugli altri successivi che vanno nella direzione da noi indicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, l'intervento della relatrice ha chiarito un punto di fondo del disegno di legge al nostro esame, cioè che ci sono due logiche e dobbiamo comprendere che esistono. Sussiste una logica prevalente di ordine pubblico ed un'altra prevalente volta a fornire alle imprese italiane manodopera per poter produrre: il problema è trovare un punto di equilibrio tra queste due logiche.
Noi non disconosciamo un'esigenza di sicurezza e di ordine pubblico e credo che voi non disconosciate l'esigenza per le imprese di disporre di manodopera. Se non è certa per l'impresa italiana la quantità di manodopera alla quale potrà attingere per il futuro, si genera incertezza nel sistema produttivo italiano: questo è il problema presente. Allora, come si supera tale problema? Non credo vi sia una soluzione valida per tutto, ma a tale domanda bisogna rispondere, altrimenti si risponde ogni volta su un altro terreno, quello della sicurezza e dell'ordine pubblico - che, certamente, esiste - ma non su quello, che pure esiste, del sistema produttivo italiano che ha bisogno di queste persone.
Come si trova un punto di equilibrio? So che successivamente interverrà il collega Landi di Chiavenna che, con i suoi emendamenti, ha affrontato anche il problema della produzione e dello sviluppo e credo che la Commissione, il Comitato dei nove e il Governo possano riflettere su questo punto.
Devo dire che trovo anche un po' anomalo che su questa materia sia presente soltanto, se non sbaglio, il ministro dell'interno perché, evidentemente, tutto ciò fa prevalere una logica. Ma, colleghi, noi dobbiamo trovare un equilibrio tra le logiche. Non può essere soltanto un problema di sicurezza e di ordine pubblico ma occorre trovare un punto di equilibrio tra le questioni.
In questo caso, non c'è questo punto di equilibrio e la nostra preoccupazione che il provvedimento in esame, se rimane invariato, generi clandestini è determinata dal fatto che la storia e l'esperienza hanno la loro forza. Infatti, le imprese dovranno, comunque, ricorrere alla manodopera e allora, siccome dovranno farlo, come faranno? Li terranno clandestini? Di conseguenza, o vigerà il principio, domani o dopodomani, di attuare una legittimazione dei clandestini con delle sanatorie oppure gli imprenditori incorreranno in sanzioni penali abbastanza pesanti, cioè quelle che avete previsto, e il sistema produttivo italiano che fine farà? Quindi, chiedo di poter riflettere su questo punto.
Se le nostre proposte non vanno bene, vediamo cosa può andar bene per fornire al sistema produttivo italiano sicurezza in ordine alla sua capacità di reggere la competitività nel futuro perché l'Italia deve essere competitiva nei confronti di paesi che, su questo terreno, forniscono governi che garantiscono al proprio sistema produttivo la manodopera che loro serve per poter produrre.
Il problema è che rendiamo l'Italia non competitiva sul versante internazionale.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, molto francamente non riesco a cogliere le preoccupazioni espresse dal presidente Violante e dagli altri colleghi. Credo, infatti, che sia noto a tutti che l'Italia ha l'obiettiva necessità di ricorrere a manodopera extracomunitaria: i dati lo confermano, indicando, peraltro, numeri di una certa rilevanza. Si tratta di un aspetto sicuramente importante che è ben presente per il Governo attuale, come lo era per quello precedente; quindi, da questo punto di vista mi pare ci sia un'assoluta convergenza di valutazioni. Nessuno oggi può dire che, allo stato attuale della situazione demografica e dal punto di vista del fabbisogno produttivo, l'Italia non abbia necessità di ricorrere a forza lavoro extracomunitaria.
I problemi sono diversi, secondo il mio personale e modesto punto di vista. Non si può ricorrere solo ed esclusivamente alla quantità di manodopera; dobbiamo attivare anche un percorso di qualità, in modo tale che il fabbisogno di manodopera sia garantito da una manodopera qualificata che possa trovare un effettivo accesso al mondo del lavoro. Esaurire tutto il ragionamento del decreto flussi solo ed esclusivamente entro un concetto numerico, invece che anche qualitativo, non fornisce vantaggi in relazione alle esigenze cui ha fatto riferimento - a mio avviso correttamente - il presidente Violante.
Dunque, qui nessuno vuole ciò che voi sostenete. E mi fa dispiacere che trovi consensi il pregiudizio che, in qualche modo, cercate di evidenziare: la maggioranza userebbe la discrezionalità da noi introdotta in questo meccanismo perché, in realtà, non vuole introdurre nuova manodopera extracomunitaria sul territorio nazionale. Noi abbiamo semplicemente ritenuto di dover superare quel concetto di obbligatorietà al quale voi vi eravate legati con l'articolo 3 del testo unico n. 286 del 1998, non tenendo conto della specificità di certe situazioni di carattere economico, sociale e congiunturale. Dio voglia che l'Italia abbia sempre esigenze di manodopera nazionale ed extracomunitaria, ma non possiamo escludere che, di fronte a scenari diversi, l'Italia debba, forse, cambiare regole, attingendo di più alla manodopera nazionale che - lo ricordo - presenta ancora una percentuale del 10 per cento di disoccupazione strutturale prevalentemente allocata al centro-sud. Allora, vorrei tranquillizzare i colleghi e superare questo preconcetto: non c'è alcun pregiudizio o alcuna volontà di introdurre la discrezionalità perché abbiamo la riserva mentale di non predisporre i decreti flussi. Vogliamo avere le mani libere rispetto al criterio che voi avevate adottato e che vi obbligava, comunque e in ogni caso, ad adottare il decreto flussi e, quindi, a far entrare uno stock di extracomunitari, anche a fronte di situazioni che potevano non giustificare i numeri fissati.
Quindi, da un lato, siamo perfettamente coscienti dell'esigenza di manodopera; dall'altro lato, riteniamo che gli scenari futuri possano determinare situazioni per le quali non si debba ricorrere, per un anno specifico, al decreto flussi. Mi pare con questo di poter rispondere alle preoccupazioni e alle valutazioni negative. La discrezionalità non deve essere interpretata in modo diverso: si tratta dell'opportunità di modulare in modo armonico l'ingresso dei flussi migratori a seconda del fabbisogno reale della produzione, anche tenendo conto della localizzazione, della concentrazione e della corretta ridistribuzione sul territorio degli extracomunitari, per rendere veramente il processo di integrazione osmotico, omogeneo e coerente sia con le esigenze del territorio nazionale sia con la sua capacità di assorbimento.
Richiamerò successivamente gli interventi del Presidente Ciampi che su questo aspetto è stato molto chiaro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.


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CARLO LEONI. Signor Presidente, abbiamo l'occasione di non fare un discorso preventivo ma di valutare già cosa accade. Non esprimiamo un pregiudizio quando pensiamo che il Governo non voglia avvalersi di una programmazione regolare: infatti, il 2002 è iniziato da qualche mese ed il Governo ha già fatto la scelta di non adottare il decreto flussi per il 2002. Si tratta di una scelta che lo sta obbligando a sanatorie ripetute. È del tutto evidente che così è; quindi, le parole del collega Landi di Chiavenna non tranquillizzano affatto.
Quanto poi alla scelta di preferire la qualità rispetto ai numeri, mi pare questa un'argomentazione contraddittoria. Se davvero si voleva scegliere la qualità invece che dei numeri, allora si doveva condividere, regolamentare e incentivare lo strumento dello sponsor. Abolire invece questo strumento, che è in mano a chi vuole andare incontro ad una scelta di qualità, è assolutamente in contraddizione con quanto ha detto poco fa il collega Landi di Chiavenna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Innocenti. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, credo che il collega Landi di Chiavenna, in fondo al suo discorso, sia giunto alla conclusione che vi è la necessità di avere nella normativa un percorso che punti alla qualità. In altre parole, nel suo intervento il collega Landi di Chiavenna obiettava che molte volte siamo costretti a tener conto dei grandi numeri o comunque di una logica puramente numerica, per far fronte ad una esigenza che si può rappresentare in modo diverso sul territorio nazionale a seconda dei bacini territoriali del mercato del lavoro.
Allora, l'emendamento Leoni 3.27 va proprio incontro a tale esigenza - mi permetto di insistere, portando all'attenzione dei colleghi e della relatrice questo emendamento -, toccando proprio due questioni. La prima è quella della qualità dell'intervento delle professionalità necessarie e la seconda attiene a una differenziazione e a una diversificazione rispetto all'esigenza territoriale dei flussi a seconda dei sistemi produttivi locali e delle specificità congiunturali che possono manifestarsi in questo ambito (tant'è che si parla di un'intesa che deve determinarsi attraverso un confronto nella Conferenza Stato-regioni).

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, la prego di concludere.

RENZO INNOCENTI. Per concludere, signor Presidente, in questo momento, si tratta di una politica anche integrata, che non è solo quella dei flussi migratori, ma anche quella relativa ai servizi sociali, alla casa, alla formazione professionale e all'istruzione. Mi sembra che sia proprio quello che occorre se il collega Landi di Chiavenna vuole rassicurare tutta l'Assemblea su quella scelta qualitativa, che è quella di approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, questo emendamento va proprio nella direzione di una critica, anche da parte nostra, degli ultimi anni e quindi dovrebbe trovare orecchie attente da parte della maggioranza, perché si tratta di determinare un indirizzo politico che è quello, come ricordava l'onorevole Innocenti, di una integrazione tra il decreto sui flussi e la capacità di fare politiche integrate che coinvolgano direttamente la rete del welfare autonomista sul territorio: in altre parole, le politiche sui servizi alla persona, che sono dei comuni, e le politiche del lavoro e della formazione professionale, che sono delle amministrazioni provinciali e regionali.
Il problema è che proprio su questo terreno noi dovremmo avere la capacità di risposta in termini di governo del fenomeno migratorio. Purtroppo questo non si fa perché in realtà fanno capolino sempre di più una cultura e un approccio politico


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molto pericoloso, che non è quello di volere un sistema rigoroso di governo del fenomeno migratorio, ma di non accettare l'idea della sfida dell'integrazione. Anzi, sempre di più la Lega sostiene, appunto, che l'integrazione non si deve fare e che quindi gli immigrati devono in qualche modo vivere una fase molto temporanea di vita qui, per tornare poi a casa loro. Credo, invece, che da questo punto di vista la stragrande maggioranza dei nostri colleghi capisca bene che l'approvazione di questo emendamento significherebbe una compiuta realizzazione del governo del fenomeno migratorio in entrata e anche in termini di gestione di una vera politica dell'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 3.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 425
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
185
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 3.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
190
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 3.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà.

ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, l'onorevole Landi di Chiavenna poco fa affermava una cosa corretta che noi condividiamo, tanto che è già contenuta nella vigente legge in materia di immigrazione. Landi di Chiavenna ha detto che l'immigrazione deve essere gestita sulla base di due principi. Da un lato, si debbono avere a cuore i temi della legalità, dai quali non si può prescindere (su questo noi concordiamo perfettamente); dall'altro lato, si deve favorire una programmazione dei flussi che garantisca al sistema del lavoro italiano di avere una quantità di manodopera necessaria per le proprie attività. Onorevole Landi di Chiavenna, il problema consiste ora nello spiegare all'onorevole Luciano Dussin che le cose non stanno nei termini che lui pensa, e cioè che tutti gli immigrati sono un bailamme, che tutti gli immigrati presenti in questo paese si trovano qui solamente per delinquere. Onorevole Landi di Chiavenna, se prevale la follia padana dell'onorevole Luciano Dussin il rischio che noi corriamo, non è quello di attuare al limite qualche miglioramento nella direzione da lei auspicata, ma è quello di approvare alla fine una legge che, come già l'esame degli articoli e degli emendamenti sta dimostrando, colpirà duramente l'immigrato legale e l'imprenditore italiano, cioè colui che commette il gravissimo torto di avvalersi di manodopera extracomunitaria per svolgere le proprie attività e per contribuire, attraverso queste, all'incremento della ricchezza nazionale.
Questo nostro emendamento, come già premesso, cerca di ripristinare un po' di ordine riguardo a ciò che state facendo; voi state trasformando la legge Turco-Napolitano in un pasticcio. Ogni anno il flusso viene determinato anche sulla base del fabbisogno che è rimasto inevaso nell'anno precedente; cioè, se vi è un certo numero di imprenditori che nell'anno precedente non hanno ottenuto l'ingresso di


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coloro che hanno richiesto per svolgere le loro attività, nell'anno successivo si tiene conto di questo fabbisogno e lo si incrementa cercando, come dire, di andare più incontro ai fabbisogni dell'impresa italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 439
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
194
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 3.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
198
Hanno votato
no 245).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Craxi 3.67 e Rivolta 3.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo spirito con il quale la nostra componente politica ha presentato il mio emendamento 3.67, identico all'emendamento Rivolta 3.68; è di migliorare la legge, non certo di stravolgerla; tuttavia questo spirito deve essere interpretato come una possibilità di riformare, di migliorare quello che questo articolo non prevede, cioè l'armonizzazione del flusso degli ingressi, tenendo conto della fotografia della situazione data. Anche in questo caso si tratta di un emendamento di buonsenso che non stravolgere l'articolo 3, ma lo completa, lo emenda.
Mi pare ragionevole da parte della maggioranza prendere sul serio, ogni tanto, le argomentazioni, specie quando queste vengono fornite da parlamentari appartenenti alla stessa maggioranza.
Sulla vicenda dello sponsor, abbiamo assistito ad un diniego capriccioso che poco si armonizza con le scelte politiche che si stanno compiendo. Mentre il nostro paese si allarga, mostrando una tendenza all'internazionalizzazione, alla globalizzazione, ad una nuova alleanza internazionale, contemporaneamente costruiamo un muro: chiudiamo le frontiere, rendendo più difficile la circolazione delle persone e delle cose. È, quindi, un punto di vista, una filosofia, che contraddice la nuova fase che il nostro paese e la politica internazionale stanno vivendo.
Con tali emendamenti si propone di inserire un comma molto semplice e chiaro che migliora e riforma.
È questa la ragione per cui vi chiedo sostanzialmente di esprimere un voto favorevole su tali emendamenti, tenendo presente la ragionevolezza dei loro assunti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, il tema che segnala l'onorevole Craxi è di particolare importanza e delicatezza. Personalmente ne condivido lo spirito, ma ritengo che gli emendamenti in esame siano eccessivamente ridondanti; non sono alternativi, ma addirittura integrativi rispetto a quanto previsto nel disegno di legge in esame.
Il problema è importante e suscita preoccupazione soprattutto nei colleghi


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del nord ovest e nord est del paese, laddove si segnala una concentrazione di enclave di extracomunitari, appartenenti a mono o plurietnie, in realtà importanti, città, quartieri o diverse aree del paese che incide anche sulla capacità di assorbimento del territorio, nonché sulla convivenza tra autoctoni ed extracomunitari. È un problema importante e ne do atto al collega Craxi il quale peraltro ha, condiviso l'emendamento 3.68 Rivolta.
Ciò fa nascere una contraddizione: da un lato, mi pare che l'opposizione chieda un maggior coinvolgimento, addirittura nella determinazione dei flussi, delle regioni e delle associazioni di categoria, ma, dall'altro lato, si paventa, a mio avviso in maniera corretta, il rischio di un'eccessiva concentrazione di etnie di extracomunitari in determinate aree del paese. Se è vero che le associazioni di categoria, le regioni o comunque chi opera sul territorio avanzano forti richieste di extracomunitari da allocare nelle realtà territoriali, d'altro canto si paventa il rischio che questi numeri eccessivi possano creare una dissociazione della capacità di integrazione.
Se avessimo aperto eccessivamente la programmazione dei flussi alle associazioni di categoria e alle regioni, avremo ottenuto l'ampliamento incredibile del numero degli stranieri proprio nelle regioni dove vi è grande richiesta; ciò, tuttavia, avrebbe determinato un'eccessiva concentrazione di etnie, con tutti i rischi che vari quartieri (ad esempio San Salvario a Torino, piuttosto che l'Esquilino a Roma o i quartieri milanesi) stanno vivendo.
Vogliamo una politica di vera integrazione, ma ciò che non vogliamo è che gli extracomunitari giungano nel paese ed esproprino aree del territorio nazionale. Condivido, quindi, il segnale che i colleghi Craxi e Rivolta ci hanno dato, ma mi pare che gli emendamenti in esame facciano già parte della cultura e della filosofia dell'impianto di questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamento Craxi 3.67 e Rivolta 3.68, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 429
Astenuti 8
Maggioranza 215
Hanno votato
187
Hanno votato
no 242)

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 3.27.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate di questo emendamento, votando primariamente il primo periodo e successivamente il secondo.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ruzzante. Chiedo all'onorevole relatrice se confermi il parere contrario della Commissione su entrambe le parti dell'emendamento in esame.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Confermo il parere contrario della Commissione su entrambe le parti dell'emendamento Leoni 3.27.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Leoni 3.27, sino alle parole «n. 281», non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
186
Hanno votato
no 249).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'emendamento Leoni 3.27, dalla parola «l'intesa» sino alla fine del periodo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato
188
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 3.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, quando noi insistiamo sul concetto che un fenomeno complesso come quello dell'immigrazione vada governato e non demonizzato, esprimiamo una esigenza di rigore e di coinvolgimento, in questo processo di governo, di diverse realtà, considerato che si tratta di un fenomeno che si determina in modo diverso a seconda delle regioni, dei territori e della diversa struttura economico e sociale, nonché imprenditoriale.
Per questa ragione, con tale emendamento noi intendiamo favorire ed incentivare accordi di programma-quadro a livello regionale che tengano conto di come il fenomeno si determina in quella specifica regione, attribuendo l'obiettivo di realizzare un programma di interventi che assicuri una gestione controllata degli ingressi, ma, al contempo, mirando a soddisfare le esigenze dell'economia di quel territorio. Naturalmente, dal momento che noi non siamo affatto sostenitori della cultura di chi pensa, come mi è sembrato di capire da diversi interventi di esponenti della maggioranza, che lo straniero possa al massimo essere accolto come un esecutore di lavoro manuale o semplicemente come braccia da inserire nel mercato del lavoro ad ogni costo, tali accordi-quadro devono preoccuparsi anche di una serie di iniziative con finalità sociale: attività di prima accoglienza, soluzioni abitative adeguate, programmi di inserimento professionale, culturale e sociale.
Qual è quindi il valore di questa proposta? È quello che con i fatti, e non a parole, anche se devo constatare che da parte sia del Governo sia della maggioranza questo concetto non viene più richiamato neanche a parole, si evidenzi la responsabilità che gli enti locali e le regioni devono avere e le corresponsabilità alle quali vanno chiamati nella gestione della politica dell'immigrazione. Siamo ormai passati - ed è ormai facile constatarlo anche ascoltando tale dibattito parlamentare -, da una lunga fase nella quale, quando voi eravate opposizione, si arrivava ad affermare addirittura che ogni regione doveva emanare un proprio decreto-flussi - ogni regione avrebbe dunque dovuto stabilire quanti soggetti dovevano entrare; tesi ovviamente estrema e non condivisibile - ad una politica e ad un disegno di legge che la esprime e nel quale non si tiene assolutamente conto delle regioni, come già è stato ricordato negli interventi di altri colleghi.
Il modo con il quale noi proponiamo di tenere in debito conto e di attivare la responsabilità delle regioni passa attraverso una responsabilizzazione seria, rigorosa, di governo di un fenomeno sul quale occorre intervenire su un duplice aspetto: aiutare l'economia locale e, al contempo, l'inserimento degli stranieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

FABIO CIANI. Signor Presidente, sono alquanto stupito nel sentire parlare, in


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questa sede, di immigrazione soltanto in rapporto alla forza lavoro e all'ordine pubblico.
Credo che questo sia un approccio veramente perdente. Mi dispiace sentir fare questi discorsi ogni tanto anche dalla nostra parte, come se gli immigrati non fossero persone in carne ed ossa, con sentimenti, famiglie che vengono abbandonate, nel tentativo di fuggire da una situazione di disperazione che molto spesso li conduce anche verso avventure che sfociano nella morte.
Non a caso la legge sull'immigrazione da noi approvata era la legge Turco-Napolitano, perché coinvolgeva due ministeri, il Ministero della solidarietà sociale ed il Ministero degli interni e, in prima battuta, quello della solidarietà sociale, perché solo in questo modo si può risolvere anche il problema del Ministero degli interni: se l'immigrato nel nostro paese può camminare a testa alta, se si può sentire con dignità parte di un contesto sociale, è anche più difficile che possa essere soggetto od oggetto di attenzione da parte della malavita e che possa delinquere.
Chi di noi ha vissuto l'esperienza dei primi anni sessanta nelle grandi città italiane sa che allora la manodopera della criminalità era composta da immigrati italiani, calabresi, siciliani, veneti, friulani - amici del nord est - che allora fuggivano da una condizione di povertà, venivano nelle grandi città e siccome non riuscivano ad integrarsi adeguatamente - non perché erano neri o musulmani, ma solo perché erano poveri ed emarginati - costituivano la parte a cui la grande criminalità si rivolgeva. Oggi questo discorso è rivolto agli extracomunitari e più noi li ghettizziamo e li rendiamo non stabili nel nostro paese, più diamo una sensazione di rigetto e li consideriamo come una parte che non deve essere integrata nella nostra cultura, più diamo loro la possibilità di delinquere o di essere oggetto di attenzione da parte dei delinquenti. Una legge sull'immigrazione dovrebbe partire da questo concetto e poi si dovrebbe allargare al discorso dell'incontro tra il lavoro e la manodopera, alla questione dell'ordine pubblico, a come regolare i flussi, come cacciarli via più rapidamente, dove metterli; prima, però, dobbiamo partire da una concezione umana del rapporto tra immigrato e società che lo accoglie.
Se noi ci incaponiremo in questo messaggio - immigrato uguale delinquente, meno ci sta e meglio è, più lo rendiamo precario e più salvaguardiamo la nostra sicurezza -, otterremo esattamente l'effetto contrario e non riusciremo a fare in modo che nel nostro paese si giunga finalmente ad un concetto dignitoso di chi è del nostro paese (italiano) e chi viene nel nostro paese per lavorare, con la sua dignità, le sue idee, la sua religione, la sua cultura, che noi dobbiamo rispettare come loro devono rispettare la nostra. Solo così potremo fare veramente qualcosa di positivo in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare il voto favorevole dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista sull'emendamento Turco 3.29, che riprende una filosofia che noi pensiamo sia una filosofia di impianto generale. Noi riteniamo che un fenomeno come quello dell'immigrazione debba essere governato sulla base di un'idea di accoglienza e di reciprocità. Dunque, non condividiamo le rigidità, perché pensiamo che siano inutili, come pensiamo siano sbagliate le quote.
L'emendamento Turco 3.29 è aggiuntivo e, quindi, non sostituisce integralmente un'idea di quote. Tuttavia, pensiamo che se questo Governo e questa maggioranza avranno la voglia di accogliere una proposta in questo senso, quantomeno potranno verificare l'efficacia di una politica come questa, che affida alle regioni e alle convenzioni con le stesse la possibilità di accogliere gli stranieri -


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offrendo quindi tutte le garanzie agli stranieri e ai non stranieri dal punto di vista dell'accoglienza, dell'inserimento nel territorio - e quanto invece sia sbagliata e demagogica l'idea del respingimento che sovrintende la filosofia della legge nel suo insieme.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, interverrò successivamente sull'emendamento Ruzzante 3.30, relativamente alla questione degli accordi di programma.
Tuttavia, vorrei chiederle di mettere in votazione per parti separate l'emendamento Turco 3.29, votando prima la parte da «Il decreto di cui al comma 4» fino a «culturale e sociale dell'immigrato» e, successivamente, la parte dalle parole: «Con il medesimo accordo» fino alla fine.

PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, mi si fa notare che, se si divide l'emendamento in questo modo, l'ultima parte non avrebbe un sostegno logico e coerente, ma diventerebbe uno spezzone di non facile inserzione. La pregherei, pertanto, di non insistere con la sua proposta. Si potrebbe votare solo la prima parte, lasciando preclusa la seconda. Come preferisce. Ritengo, in ogni caso, ma è una mia opinione, scaturita dalla lettura del testo, che questa avulsione non sia positiva.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, forse si potrebbe votare l'emendamento per parti separate, facendo corrispondere la prima parte fino alle parole «risorse del territorio». Riteniamo che la questione degli accordi di programma possa unire posizioni della maggioranza che si sono espresse attraverso la presentazione di proposte emendative. Ci sembra, dunque, compatibile la votazione per parti separate, tuttavia ci rimettiamo, ovviamente, al suo giudizio.

PRESIDENTE. Anche questa sua proposta, a mio avviso, incontra delle difficoltà, perché il lungo periodo è retto dall'espressione «il decreto di cui al comma 4 non si applica in quelle regioni [...]». Vi è, quindi, una premessa che regge la restante costruzione del testo.
Se lei vuole, si può votare solo la prima parte da lei indicata. Tuttavia, se mi consente, è meglio porre in votazione la proposta emendativa integralmente.

PIERO RUZZANTE. Va bene, signor Presidente.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, il parere espresso dalla Commissione sull'emendamento Turco 3.29 resta contrario.

PRESIDENTE. Onorevole collega, l'emendamento sarà posto in votazione integralmente.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Su questo tema, vorrei, comunque, fare un po' di chiarezza. Ho ascoltato, infatti, interventi molto interessanti, anche dell'opposizione, in gran parte anche condivisibili. Vorrei invitare tutta l'Assemblea ad una riflessione rispetto al parere contrario espresso su determinati emendamenti. Credo che tale riflessione potrebbe indurre l'opposizione a mutare il proprio atteggiamento, con riferimento al tema specifico.
Siamo molto attenti al problema della regionalizzazione (uso un termine improprio) con riferimento alla questione della determinazione delle quote, dei flussi, o meglio, dell'accoglienza dell'immigrazione. Poiché, da parte dell'opposizione, ci è giunta l'accusa, un po' strumentale, di occuparci, in questo provvedimento, solo di ordine pubblico, di sicurezza e di legalità, desidero ricordare che stiamo parlando di immigrazione legale, regolare e che il disegno di legge al nostro esame (il cui esame non è stato ancora sufficientemente


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approfondito) presta molta attenzione, in più di un articolo, ai temi della regionalizzazione, compiendo un passo in avanti rispetto alla legge Turco Napolitano. È fisiologico che sia così, perché sui temi delle regioni stiamo riflettendo da alcuni anni a questa parte. Non c'è, dunque, una revisione delle posizioni tenute, anche in quest'aula, dall'opposizione di allora, oggi maggioranza.
Vorrei citare, per richiamare degli esempi, alcuni articoli del testo. L'articolo 2 prevede l'istituzione del Comitato per il coordinamento e il monitoraggio (un nuovo organo, non previsto dalla legge Turco-Napolitano); tale Comitato è composto anche da un presidente di regione che rappresenta gli altri. Si, è vero, è soltanto uno ma rappresenta gli altri (anche la Conferenza Stato-regioni è composta da un presidente, che riconosciamo tutti, e da un vicepresidente) e può portare, già in una fase tecnica, una serie di istanze provenienti dal mondo regionale (mi auguro che non siano solo del mondo regionale, ma anche provinciale e comunale, con un totale coinvolgimento degli enti locali). Accogliendo l'emendamento dell'opposizione, abbiamo previsto, inoltre, la partecipazione a tutte le riunioni delle varie associazioni, degli enti nazionali, delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro. A tale Comitato, dunque, si porta un forte contributo di idee, di progetti, di suggerimenti da parte del territorio, degli enti locali e delle associazioni. Il territorio e le regioni non sono dunque escluse.
All'articolo 3, che si occupa della determinazione dei flussi, noi prevediamo che il Presidente del Consiglio, prima di emanare il decreto sui flussi, senta anche la Conferenza unificata Stato-regioni; e questo è un passaggio in più rispetto alle disposizioni della legge Turco Napolitano, che non prevedeva questo tipo di consultazione. All'articolo 16, poi, prevediamo - credo si tratti di un passaggio fondamentale, sul quale vi inviterei a riflettere - che il decreto annuale e quelli infrannuali sui flussi siano predisposti in base ai dati sull'effettiva richiesta di lavoro suddivisi per regioni e per bacini provinciali di utenza.
Nell'esprimere il parere sugli emendamenti, ho chiesto all'onorevole Zanettin di presentare il suo articolo aggiuntivo 3.02 come emendamento all'articolo 16 proprio perché esso prevede che le regioni predispongano, annualmente, un monitoraggio - faccio un ulteriore passaggio, sebbene noti, onorevole Ruzzante, la sua impazienza - sulla condizione degli immigrati nel loro territorio. Credo che ciò sia importante perché, in questo modo, non solo prevederemmo un monitoraggio sulle esigenze di manodopera di quel territorio, ma faremmo anche riferimento, come prevede l'emendamento Zanettin, alla capacità di assorbimento dell'immigrazione da parte del tessuto sociale e produttivo. Perciò, non è vero che questo disegno di legge non prevede l'integrazione e l'accoglienza.
Vi sono, poi, altri passaggi, dei quali ci occuperemo più approfonditamente nel prosieguo: quando, ai fini dell'instaurazione del rapporto di lavoro, ci assicuriamo che agli immigrati venga offerto un alloggio adeguato, manifestiamo un'attenzione particolare per l'immigrazione non soltanto come forza lavoro e non esclusivamente per paura o insicurezza, sotto il profilo della legalità, ma anche come possibilità di arricchimento per il nostro territorio.
Quindi, credo non ci si possa imputare alcun atteggiamento di esclusione del coinvolgimento territoriale degli immigrati; anzi, ritengo che, anche sotto questo aspetto, il disegno di legge al nostro esame sia molto più avanzato rispetto alla legge Turco-Napolitano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 3.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
200
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Mereu non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 3.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, poc'anzi, il collega Ciani ha richiamato l'attenzione dell'Assemblea su un punto importante, facendo anche un appello affinché si tenga conto che la questione dell'immigrazione non è rilevante soltanto con riguardo alla necessità di manodopera di una parte dell'economia: il cittadino immigrato deve essere considerato, intanto, come cittadino e, quindi, come soggetto tenuto non solamente all'osservanza di obblighi, di doveri, ma anche titolare di diritti. Soprattutto, occorre accettare l'idea che i fenomeni dell'immigrazione non si governano solo da un punto di vista della sicurezza o della necessità di manodopera, perché è conveniente avere immigrazione regolare, ma anche fortemente integrata.
Allora, tenendo conto del predetto richiamo, a me pare che le ultime riflessioni della collega Bertolini pongano un problema relativo proprio all'emendamento Leoni 3.28, con il quale proponiamo di aggiungere un capoverso al comma 2 dell'articolo 3. Se è vero che nello spirito del disegno di legge è rintracciabile, come ricordava la relatrice, un interesse nei confronti delle politiche dell'integrazione, un pezzo di ragionamento riguardante una filosofia della cittadinanza e, quindi, il diritto di cittadinanza, io credo che questo emendamento dovrebbe essere accolto alla luce di un elemento di sostanzialità politica. Nella definizione degli impegni in materia di alloggi, di servizi ed assistenza per i lavoratori stranieri, le regioni e il Governo dovrebbero operare congiuntamente.
Ciò, anche a prescindere dalla richiesta di lavoro, in modo che si determini sul serio l'idea che l'integrazione sia un elemento importante per chi oggi arrivi nel paese; vorrei ricordare che su tali fenomeni sarebbe interessante approfondire gli studi dai quali emerge che l'integrazione si raggiunge dopo fasce importanti di prima e di seconda generazione. Gli italiani, all'estero, si sono integrati dopo tre fasce di generazioni proprio perché non erano state sviluppate da parte dei governi che li ospitavano quelle politiche di accoglienza - ma anche di integrazione - che ne determinassero, all'origine, la concezione di essere portatori di cittadinanza, di elementi di cultura e, quindi, non solo braccia per il mercato del lavoro. (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 3.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
198
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ruzzante 3.30 e Landi di Chiavenna 3.34.
Ricordo che l'emendamento D'Alia 3.71 è stato ritirato prima dell'inizio della seduta.


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Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Ruzzante 3.30 e Landi di Chiavenna 3.34 se accolgano l'invito a ritirarli.

PIERO RUZZANTE. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario Mantovano; il disegno di legge da voi proposto contiene elementi di sanatoria previsti con riferimento alle colf e alle badanti, e ora annunciati anche sulla questione degli stagionali. Quindi, regolarizzerete persone attualmente clandestine; lo dico perché avete paura di questo termine. Ma le parole hanno un significato molto preciso.
Signor Presidente, a mio avviso, abbiamo già chiarito, con i nostri interventi, come il provvedimento in esame, contenente tali elementi di sanatoria, otterrà un risultato opposto a quello da voi propagandato. Si otterranno tre risultati gravi; il primo: più burocrazia per gli ingressi regolari, quelli utili per il nostro paese, utili, ovviamente, anche per gli immigrati. Il secondo: di conseguenza, vi sarà un aumento dei clandestini ben superiore a quello già verificatosi in questo primo anno di Governo del centrodestra. Il terzo: una situazione sulla quale inviterei a riflettere attentamente il relatore ed il Governo; una situazione di differenziazione tra lavoratore italiano e lavoratore straniero, o, meglio, lavoratore extracomunitario, sotto il profilo dei diritti, perché, vedete, il lavoratore straniero, grazie a queste misure, sarà posto in una condizione di ricatto e di minore capacità contrattuale sul luogo di lavoro. Egli, infatti, metterà in gioco non solo il suo posto di lavoro ma anche il suo permesso di soggiorno in Italia.
Oggi, siamo in una fase di espansione del mercato del lavoro e, soprattutto in alcune zone del paese - penso al nord-est -, vi è la necessità di assumere nuova forza lavoro; ma quando si saturerà l'offerta di lavoro? Ebbene, ciò potrebbe avvenire anche in tempi più brevi rispetto a quelli previsti.
Grazie a queste misure, metterete in competizione lavoratori italiani e lavoratori stranieri i quali ultimi, però, non saranno in grado di contrattare, sullo stesso piano degli italiani, nei confronti delle aziende e delle imprese. È facile comprendere come quel lavoratore, incapace di scegliere i turni di lavoro, gli orari, il contratto, il rispetto delle festività, rischierà di essere più competitivo perché meno difeso sotto il profilo della tutela dei diritti. Lo vogliamo dire perché il disegno di legge rischia di generare nel nostro paese un conflitto sociale. È bene lo si precisi oggi ed è bene che voi ve ne assumiate fino in fondo la responsabilità perché questo è il reale contenuto della legge.
Ma non solo non condividiamo alla radice la vostra legge, e questo articolo nello specifico; non comprendiamo - e mi rivolgo al relatore, onorevole Bertolini - l'atteggiamento della maggioranza e del relatore su questo emendamento. Il contenuto di questo emendamento è stato ripreso e ripresentato anche da alcuni colleghi della maggioranza, l'onorevole Landi, i colleghi dell'UDC (CCD-CDU) D'Alia e Volontè, segno evidente che tale contenuto è condiviso anche da parte di alcuni settori della maggioranza.
Attraverso questo emendamento, che è simile a quelli presentati dai colleghi Leoni, Rizzo, Turco, si prevede semplicemente la possibilità di stipulare accordi di programma, onorevole Bertolini. Cosa significa che le regioni possono trasmettere un rapporto, così come è previsto nell'emendamento dell'onorevole Zanettin? Le regioni devono avere pari dignità con lo Stato, e questa la ottengono attraverso un accordo di programma; mi riferisco a quelle regioni che si sono attivate per coinvolgere enti e associazioni di rappresentanza locali. Con tali accordi di programma si individuano - questo è scritto nel mio emendamento, onorevole Bertolini - funzioni, strumenti e risorse finanziarie per l'attuazione di misure quali l'indicazione


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e la gestione dei flussi di ingresso per lavoro degli stranieri, anche attraverso la predisposizione da parte delle regioni di programmi e servizi di accompagnamento. Quindi, la sua preoccupazione è superata da questo emendamento.
Vorrei farvi notare che questo emendamento è stato fortemente richiesto da quasi tutte le associazioni di categoria dell'area del nord est ed è stato sostenuto anche da molte regioni, che chiedono non un coinvolgimento dalla porta di servizio, ma un coinvolgimento pieno nella gestione dei flussi migratori; quel coinvolgimento pieno che avevate promesso nel corso della passata legislatura quando eravate all'opposizione. Credo sia utile ricordare ai colleghi della maggioranza che questo emendamento è stato richiesto anche da alcune regioni governate dal centrodestra e credo sia utile ricordare ai colleghi della Lega nord Padania che questo emendamento ha un carattere fortemente federalista e regionalista. Ridurre la partecipazione delle regioni nella gestione dei flussi al semplice invio di un rapporto annuale alla Presidenza del Consiglio, previsto dal successivo articolo aggiuntivo Zanettin 3.02 da riferirsi all'articolo 16, mi sembra sinceramente poco paritario e poco dignitoso per le regioni e poco dignitoso per gli enti locali, per le associazioni di categoria e per le organizzazioni degli imprenditori.
Insomma, dite con chiarezza che volete imporre un modello centralista insensibile alle esigenze del territorio, delle imprese e delle associazioni. Mi auguro - sinceramente - nell'interesse generale del paese - che voi cambiate posizione e votiate a favore di questo nostro emendamento. In caso contrario, spiegheremo - mi rivolgo in particolare ai colleghi eletti nel nord est - alle vostre regioni e alle associazioni di categoria la vostra insensibilità alle loro richieste (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Landi Di Chiavenna?

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, ritiro il mio l'emendamento 3.34 perché le motivazioni addotte dalla collega relatrice, sia in riferimento agli articoli del disegno di legge sia in riferimento all'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02, diventato emendamento Zanettin 16.50, francamente credo che aiutino a superare le critiche del collega Ruzzante. Mi pare che le esigenze delle realtà regionali periferiche e comunali, quelle che hanno il polso della situazione sul territorio per quanto riguarda i problemi dell'immigrazione, siano ampiamente soddisfatte dal coinvolgimento previsto nel disegno di legge. Quindi, voteremo a favore anche dell'emendamento Zanettin.
Volevo ricordare all'onorevole Ruzzante che loro hanno governato per anni e non mi pare che abbiano avvertito la sensibilità e sentito il bisogno, quando è stata scritta la legge Turco-Napolitano, di coinvolgere le regioni.

LIVIA TURCO. Lo abbiamo fatto, Landi!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Ora, invece, rinfacciate a noi questa mancanza di sensibilità.

LIVIA TURCO. Lo abbiamo fatto!

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. In realtà, credo che noi abbiamo introdotto dei meccanismi che coinvolgeranno il territorio, le regioni, le realtà associative imprenditoriali, datoriali e dei prestatori d'opera. Quindi, per questo, credo serenamente di poter ritirare il mio emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
Le ricordo, onorevole Cima, che il gruppo dei Verdi ha esaurito il tempo. Pertanto, lei ha un minuto di tempo a disposizione.

MARCO BOATO. Signor Presidente, le chiediamo l'ampliamento dei tempi, come avevamo già preannunciato nella Conferenza dei capigruppo.


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PRESIDENTE. Onorevole Boato, questa è una questione che verrà affrontata successivamente.
Prego, onorevole Cima.

LAURA CIMA. Signor Presidente, credo che il nostro presidente di gruppo non abbia nulla in contrario se faccio mio l'emendamento Landi di Chiavenna 3.34. Qualora ciò non fosse possibile, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento Ruzzante 3.30. Ovviamente, voteremo a favore di questo emendamento perché riteniamo che le motivazioni addotte dal relatore non siano sufficienti a garantire un buon federalismo di questa legge. Non voglio entrare nella questione del «noi, voi, prima, dopo» ma mi pare che questo sia un emendamento di buon senso che vale la pena di appoggiare.

PRESIDENTE. La ringrazio anche per la felice sintesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che intendiamo sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02, da riferirsi all'articolo 16, perché riteniamo che il problema della determinazione dei flussi e della partecipazione delle regioni, che, ovviamente, conoscono il territorio ed anche le esigenze produttive di questo, deve trovare un punto di equilibrio fra l'esigenza della gestione centralizzata delle politiche dei flussi migratori e l'esigenza che questa programmazione sia ancorata a dati reali. Ora, al di là del fatto (già esaminato in occasione dell'esame dei precedenti articoli) che il Presidente del Consiglio emana il decreto per la determinazione dei flussi dopo aver sentito la Conferenza unificata, l'aver rafforzato la partecipazione delle regioni nel procedimento che porta all'emanazione del decreto non è cosa da poco, ove si consideri che le relazioni che tutte le regioni possono o debbono inviare ai fini della determinazione di tale decreto si inseriscono nel provvedimento ed obbligano la Presidenza del Consiglio a tener conto delle situazioni di fatto rappresentate dalla regione. L'obbligo di motivazione non è ovviamente un dettaglio, è una circostanza specifica che assume un rilievo sotto il profilo giuridico, formale e politico di grande importanza e che, quindi, consente, anche alle regioni, un confronto ed un contraddittorio molto più ampi nella determinazione di tali esigenze.
Queste sono le ragioni ci hanno portato a ritirare il mio emendamento 7.71 ed a sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 3.02 nel collega Zanettin.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
Ricordo anche all'onorevole Sinisi che il tempo a disposizione del suo gruppo è terminato dunque, se lo desidera, potrà intervenire a titolo personale.

MARCO BOATO. Bisogna aumentarlo, Presidente, come preannunciato in Conferenza dei capigruppo!

PRESIDENTE. Lo so, io riferisco soltanto la situazione attuale dei tempi; non sono io a doverne decidere l'ampliamento.

MARCO BOATO. È già stato preannunciato in Conferenza dei capigruppo!

PRESIDENTE. Sono sicuro che sarà mantenuto, se è stato preannunciato.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale vista l'osservazione che lei, così garbatamente, ha formulato, per dire non soltanto che l'emendamento Ruzzante 3.30 ha un senso ma anche che l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02 che va riferito all'articolo 16, non ne ha alcuno. L'emendamento Ruzzante 3.30 ha un senso perché prevede un accordo di programma, dunque si tratta di un rafforzamento della cooperazione Stato-regioni ma per progetti operativi, mirati e finanziati, mentre non ha alcun senso la proposta emendativa del collega Zanettin, perché affida alle regioni un compito di consulenza nella programmazione dei flussi che non


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solo le regioni hanno già, ma ce l'hanno addirittura in maniera assai più rafforzata, attraverso la previsione dell'articolo 3 dove si dice che le regioni partecipano attraverso la Conferenza unificata a definire l'intesa per il documento di programmazione triennale e per i decreti flussi. Dunque, da una parte si dice che le regioni partecipano al processo relativo alla formazione del documento di programmazione triennale e dall'altra, con questo articolo aggiuntivo, subordinato, si dice che le regioni fanno consulenza al Governo.
Se avete argomentazioni migliori vi prego di portarle, ma ciò è, chiaramente, la negazione di un rapporto con le regioni, rafforzato dalla Costituzione nel 1999.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

MICHELE VIANELLO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02 affida alle regioni esclusivamente un ruolo di tipo notarile e nient'altro. Riteniamo che per questioni così complicate, così difficili, come quella della gestione dei flussi, in realtà, si debba dispiegare il meglio di ogni ipotesi federalista. L'ipotesi dell'accordo di programma fra regioni e Stato nella determinazione dei flussi, nella determinazione della programmazione, risponde al meglio delle politiche federaliste.
Mi stupisco di come coloro che in questi anni hanno parlato di federalismo stiano in realtà attuando, in tutte le ultime scelte legislative, le più bieche politiche centraliste. Vorrei ricordare che già si sono avuti alcuni danni: ad esempio, quest'anno gli industriali del Veneto hanno già protestato vivamente, in quanto le quote che sono state determinate a livello centrale non si sono rivelate sufficienti per far fronte ai bisogni di quella regione. Ci si accorge, pertanto, che le politiche anti federaliste non risolvono questi problemi, anzi burocratizzano ulteriormente le relative procedure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, intervengo per sostenere questo emendamento, il quale si pone l'obiettivo di rispondere alle esigenze di quelle regioni - il Veneto è sicuramente una di queste - in cui è possibile rilevare un fabbisogno di manodopera superiore a quello determinato ogni anno a livello centrale.
In particolare, con esso si prevede di considerare una quota di ingressi aggiuntivi a quelli determinati a livello nazionale, quota concordata in sede regionale tramite un accordo di programma sottoscritto dalle istituzioni locali e dalle parti sociali. Tale accordo, oltre alla determinazione dei flussi, potrebbe consentire di realizzare una serie di azioni volte all'inserimento professionale, lavorativo, sociale e culturale degli immigrati. Insomma, si tratterebbe di una forte e diretta assunzione di responsabilità da parte delle regioni, e non avevo dubbi che i colleghi della maggioranza avrebbero ritirato i propri emendamenti. Si tratterebbe di una gestione strutturale del fenomeno dell'immigrazione, di una positiva applicazione del principio di sussidiarietà; infine, si riuscirebbe a dare una risposta adeguata alle esigenze degli imprenditori che, anche nel Veneto, sono state più volte rappresentate.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi della Casa delle libertà del Veneto: ci sono molte buone ragioni per approvare questo emendamento; voi le conoscete, e pertanto mi auguro che abbiate un sussulto di orgoglio e di autonomia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzaro. Ne ha facoltà.

BRUNO CAZZARO. Signor Presidente, come è già stato detto, questo emendamento trae origine da una riflessione, da un'elaborazione frutto di un tavolo permanente che, in Veneto, riunisce le dodici maggiori associazioni di impresa, le quali


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si pongono di fronte a questo problema complesso con un atteggiamento serio, responsabile, propositivo, che non può vedere un Parlamento ed un Governo sordi alle qualificate istanze che da loro vengono proposte.
Gli imprenditori ci dicono che per il 2002 in Veneto avranno bisogno di 23 mila lavoratori tra tempo determinato e tempo indeterminato e di 8 mila lavoratori stagionali; ci dicono che non possono fermare le imprese e che, allo stesso tempo, non vogliono operare in nero, in quanto intendono regolarizzare le posizioni, pagare le tasse ed i contributi previdenziali; ci dicono, ancora, che vogliono contribuire ad una politica di formazione dei lavoratori, stabilizzarli e contribuire a dar loro un alloggio dignitoso. Tra le righe si capisce anche che vogliono contribuire a formare un codice di comportamento delle imprese, perché non è tutto «rosa», in quanto esistono situazioni di speculazione e di concorrenza sleale che nascono approfittando di questa situazione.
Perché allora dovremmo rispondere negativamente ad uno strumento importante, proposto con grande senso di responsabilità, come l'accordo di programma? Occorre considerare che questa proposta ha incontrato l'adesione degli imprenditori, dei sindacati e della regione Veneto, dell'assessore di Alleanza nazionale Zanon e del presidente di Forza Italia Galan; questi riceveranno dal Governo e dalla loro maggioranza un rifiuto ingiustificato. Dopo sette anni di governo opaco nella regione Veneto, finalmente assistiamo ad un'iniziativa qualificata, ma, purtroppo, il Governo ed il Parlamento, o meglio la maggioranza, la bocceranno.
Ho visto ritirare l'emendamento 3.34 dall'onorevole Landi Di Chiavenna; capisco i motivi di tale comportamento: di fronte a questa proposta l'onorevole Fini ha detto di non toccare alcunché, semmai di modificare una sola virgola. Il tutto perché occorre tacitare, tenere buoni quel gruppo di urlatori che abbiamo al nostro fianco e che, evidentemente, hanno posto il problema. Agendo così non si risolvono però i problemi della società, dell'economia e delle nostre imprese, e non si assume un atteggiamento serio che punta all'integrazione di questi lavoratori, che hanno bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di loro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN. Signor Presidente, l'onorevole Sinisi spesso esordisce nei propri interventi parlando di bizzarria delle proposte politiche della maggioranza. Questa volta vorrei dire, con riferimento al mio articolo aggiuntivo 3.02, diventato emendamento 16.50, che anche le sue argomentazioni sono bizzarre.
Quando si parla di autentico federalismo e di deburocratizzazione - spesso menzionati dai nostri interlocutori del centrosinistra - si fa riferimento a concetti che poi devono essere effettivamente applicati. Nella fattispecie, l'accordo di programma è comunque uno strumento burocratico e comporta una procedura complessa nei rapporti con le regioni.
Il mio articolo aggiuntivo 3.02 tende a garantire un rapporto forte e diretto tra le regioni ed il Governo, il quale non potrà essere insensibile alle istanze che da esse promanano, ma in modo molto più semplice ed agevole, attraverso la facoltà riconosciuta alle regioni di trasmettere al Governo i dati relativi al territorio e le necessità effettive dello stesso.
Essendo questo un procedimento amministrativo introdotto da una legge, è del tutto ovvio che il Governo non potrà non tener conto dei dati forniti dalle regioni ed evidentemente, se nella programmazione generale dell'immigrazione del nostro paese intenderà discostarsi da queste indicazioni, dovrà motivarne le ragioni.
Credo, quindi, che lo spirito autenticamente federalista, al quale anche il centrodestra è sicuramente vicino e che vuole tradurre in termini legislativi, sia un elemento ripreso e valorizzato dalla mia


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proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colgo l'occasione per intervenire sull'ordine dei lavori per sottoporre a lei ed alla Presidenza una questione già sollevata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. La componente dei Verdi, con riferimento a questo provvedimento di 32 articoli, avrebbe a disposizione 15 minuti di tempo.

PRESIDENTE. Volevo avvertirla che il Presidente Casini ci ha fatto sapere che il problema dell'elasticità non fa parte del suo temperamento ma della sua disponibilità.

MARCO BOATO. Come vede stiamo facendo un uso assolutamente morigerato del nostro tempo, intervenendo solo nel merito. In tal caso, chiedo di parlare brevissimamente per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Mi pare evidente che l'emendamento Ruzzante 3.30 non verrà approvato dall'Assemblea. Quest'ultimo è stato proposto dal centrosinistra ed è identico all'emendamento Landi di Chiavenna 3.34 e all'emendamento D'Alia 3.71 proposto da esponenti dell'UDC (CCD-CDU).
Pertanto, con riferimento ad un tema di questa rilevanza, concernente la possibilità di stipulare in questa materia accordi di programma fra Governo e regioni, da parte di un esponente di Alleanza nazionale, dell'intero gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e del centrosinistra vi è stata una identica convergenza su una proposta emendativa. Si tratta, infatti, di una di quelle questioni che si possono affrontare, fortunatamente, in modo non ideologico, non sulla base di una contrapposizione fra schieramenti politici, ma con una soluzione equilibrata, che venga incontro all'esigenza di governare i flussi migratori in rapporto alle realtà territoriali.
Non vorrei insultare - non lo faccio mai - il collega Zanettin. Egli poco fa è intervenuto affermando che la sua proposta emendativa risolverà il problema, ma purtroppo non è così. L'emendamento 16.50 del collega Zanettin (già articolo aggiuntivo 3.02), che affronteremo nel corso dell'esame dell'articolo 16 su proposta della relatrice, prevede che le regioni possano trasmettere entro il 30 novembre un rapporto sulla presenza e sulla condizione degli immigrati extracomunitari nel territorio regionale.
Collega Zanettin, non prendiamoci in giro! Non ho niente in contrario - e magari esprimerò un voto di astensione - al fatto che le regioni possano trasmettere un rapporto alla Presidenza del Consiglio una volta l'anno, ma ciò non c'entra assolutamente nulla con l'emendamento Ruzzante 3.30 nonché con gli identici emendamenti Landi di Chiavenna 3.34 e D'Alia 3.71 i quali, anche se ritirati, si riferiscono ad accordi di programma fra Stato e regioni per governare questa materia.
Signor Presidente, dal momento che ho dichiarato di volere intervenire brevemente, concludo ricordando che è stata approvata la riforma del titolo V della Costituzione, confermata dal referendum, e l'articolo 118, terzo comma, prevede una norma che nella scorsa legislatura, oltre ad essere condivisa da noi che votammo a favore, fu esplicitamente richiesta dal Polo delle libertà e dalla Lega. Essa prevede non il monopolio dello Stato in materia di immigrazione, ma la possibilità di un rapporto di cooperazione e di coordinamento fra Stato e regioni.
Cito il nuovo articolo 118, comma terzo, della Costituzione, il quale prevede che la legge statale (e quella che stiamo discutendo è legge statale) disciplina forme di coordinamento fra Stato e regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) (quest'ultima


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riguarda l'ordine pubblico mentre la lettera b) l'immigrazione) del secondo comma dell'articolo 117.
L'emendamento che ci accingiamo a votare e che voi respingerete rappresenta esattamente un emendamento che con legge statale disciplinerebbe, se venisse approvato, forme di coordinamento fra Stato e regioni in materia di immigrazione. L'avete richiesto voi la scorsa legislatura; noi l'abbiamo condiviso e l'abbiamo inserito nella Costituzione. Si tratta della prima occasione per dare attuazione a questa norma costituzionale in tema di coordinamento fra Stato e regioni in materia di immigrazione. L'emendamento in questione verrà respinto sostenendo che è superato dall'emendamento presentato dal collega Zanettin il quale a sua volta sostiene che, una volta all'anno, si può stilare un rapporto in materia di presenza degli immigrati nel territorio italiano. Rischiamo di prenderci in giro; l'emendamento Zanettin 16.50 non produce danno ma non serve assolutamente per affrontare la questione dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, concordo pienamente con quanto appena detto dal collega Boato e cioè che l'emendamento Zanettin 16.50 non risolve affatto la questione, anzi neanche interviene sul tema - accordo di programma - posto dall'emendamento Ruzzante 3.30; ma soprattutto - e mi rivolgo al collega Zanettin - mi viene il dubbio che stiamo parlando dello stesso emendamento.
Onorevole Zanettin, lei non può presentare quel testo come il vero e autentico federalismo; in primo luogo, perché si sostiene che le regioni trasmettono un rapporto al Governo (ciò in genere viene effettuato dalle prefetture); in secondo luogo, c'è forse bisogno di una legge dello Stato per stabilire che una regione può trasmettere un rapporto al Governo? Pertanto, presentare ciò come l'autentico federalismo mi pare effettivamente troppo. Si tratta, al contrario, di un emendamento che mortifica il ruolo delle regioni soprattutto dopo la riforma in senso federalista della Costituzione. Conseguentemente, onorevole Zanettin, di tutto si può parlare tranne che si tratti di autentico federalismo; anzi, si tratta, a mio parere, di una smentita mortificante dei principi del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruzzante 3.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
205
Hanno votato
no 252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 3.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, ritengo che l'onorevole Zanettin sia persona troppo intelligente per non comprendere che su tale questione non ci siamo; è evidente! L'onorevole Zanettin in merito all'accordo di programma tutto può dire ma esso rimane pur sempre uno strumento politico di codecisionalità; onorevole Zanettin, noi passiamo dalla codecisione a cosa? A mio parere passiamo ad una partecipazione rituale e simbolica delle regioni nei processi decisionali. Se questa è l'idea che voi avete in merito al federalismo, si tratta di un'idea ben strana; sono convinto che voi siate troppo intelligenti per non capire che non è


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questa la risposta da dare sul tema in questione. Diciamo allora - e prendiamo atto ma prendetene atto anche voi - che è successo qualcosa che vi ha impedito, nella veste di deputati del nord est, di far pesare il vostro rilievo politico per incidere sui processi decisionali.
Mi preme anche dire al collega Ciani: onorevole collega, il nord est è un territorio che ha registrato nel tempo un esodo biblico (6 milioni di veneti sparsi per il mondo) e noi qui, come deputati del nord est, non esprimiamo solo una cultura del lavoro astratto; è un po' paradossale, ma voi state rievocando vecchie categorie marxiane mentre noi invece pensiamo al lavoro concreto, pensiamo alla persona e alla necessità di avere politiche regolative locali che siano in grado di rispondere alle esigenze sia del mercato del lavoro sia delle comunità, nonché dell'identità e della integrazione; si tratta di un approccio integrato e pluridisciplinare; ebbene, mi sembra che il tuo emendamento non vada certo in questa direzione.
L'emendamento che noi proponiamo, il 3.70, ripropone con forza ed autorevolezza il ruolo dei territori e dei governi territoriali. Crediamo che l'accordo di programma, la codecisione, sia l'unico strumento che dia ruolo, status, autorevolezza e, soprattutto, sia l'unica modalità concreta con cui i territori saranno in grado di definire non solo una politica attiva rispetto al mercato del lavoro, ma processi reali di integrazione. Credo che qui ci sia una lettura sbagliata del processo migratorio. Sicuramente, negli anni a venire avremo processi in controtendenza che ci diranno che la legge che state mettendo in cantiere non serve al paese, non serve alla comunità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, la disciplina prevista all'articolo 3 non tiene sufficientemente conto delle differenti necessità economiche dei territori e dei distretti produttivi in ordine a figure professionali diverse che oggi sono offerte quasi in via esclusiva da lavoratori immigrati e per le quali è necessaria una programmazione specifica in relazione anche ai modelli di sviluppo locale.
Inoltre, non si tiene conto della necessità di integrazione sociale ed economica dei lavoratori immigrati, condizione della sicurezza di tutti i cittadini, che è assolvibile attraverso la sicurezza delle condizioni di lavoro, della formazione professionale continua, delle condizioni abitative e dei diritti naturali alla qualità della vita familiare. Non è un caso che l'articolo 118 della Costituzione preveda che proprio la legge statale disciplini forme di coordinamento Stato-regioni, anche in relazione alle deleghe agli enti locali, per quel che riguarda l'immigrazione. Ciò anche in relazione alle competenze concorrenti ed esclusive delle regioni previste dall'articolo 117 che riguardano la sicurezza del lavoro e le politiche attive del lavoro, ovviamente in coordinamento con le province ed i comuni.
Per questo nel nostro emendamento intendiamo proporre che gli accordi di programma siano legati al tipo di domanda di lavoro necessaria alla regione, ma anche a politiche attive del lavoro e di integrazione che le regioni siano capaci di fare assieme agli enti locali ed alle parti sociali presenti nel territorio. Si tratta non tanto di una proposta federalista in senso generico, ma di uno strumento per governare realmente i flussi da un punto di vista sociale e non solo economico nei nostri territori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 3.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
204
Hanno votato
no 245).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 12,15)

GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il nostro voto contrario all'articolo 3. Con tale articolo si abbatte, di fatto, un pilastro di una rigorosa, civile, programmata e concertata politica dei flussi migratori.
Ieri abbiamo ascoltato un importante intervento dell'ex ministro Livia Turco, attuale onorevole Livia Turco. Lo cito perché ieri, signori della maggioranza, non vi siete trovati di fronte un atteggiamento chiuso e difensivo, ma un atteggiamento aperto.
Si è valorizzato il lavoro che ha fatto con orgoglio il precedente Governo - che si è trovato di fronte ad una sfida epocale e ha dovuto sperimentare politiche nuove di governo dei flussi - e, nello stesso tempo, si sono avanzate diverse proposte di miglioramento e di innovazione, così come hanno fatto anche gli altri gruppi del centrosinistra e i parlamentari che hanno seguito il provvedimento in esame. Voi avete chiuso su tutto, non vi siete solo limitati a dire «no» a quanto già fatto nel passato e a scarnificare questo asse portante di una moderna, civile, programmatica e concertata politica dei flussi migratori ma ho l'impressione che con l'articolo 3 in esame cerchiate di incrinare, di abbattere e di spazzare via questo pilastro.
Per tali motivi la vostra chiusura sugli emendamenti, sulle proposte, sulle osservazioni di merito mette in discussione una politica che consenta al nostro paese di guardare con un atteggiamento rigoroso e positivo alla politica dei flussi migratori. In sostanza, avete compiuto tre grossissimi tragici errori. In primo luogo, avete messo in discussione la certezza della programmazione. La programmazione dei flussi non esiste più perché, di fatto, l'avete consegnata alla discrezionalità e all'opportunità, che diverrà più volte opportunismo politico.
Cosa impediva di prevedere nella logica della programmazione la possibilità di tenere conto anche delle variazioni che, senz'altro, possono avvenire nella richiesta di lavoro di immigrati all'interno del nostro sistema economico? Lo si poteva fare benissimo. Per quali motivi avete messo in mano al Presidente del Consiglio la possibilità di fare o di non fare, e di fare anche al di sotto delle quote precedenti stabilite dai decreti sui flussi?
Perché ho l'impressione che questa decisione sarà condizionata da una discrezionalità che si dovrà misurare con gli umori del paese, con le necessità bieche della politica. In concreto, cosa farete quando vi troverete ad un anno dalla scadenza elettorale, cosa farete di fronte alle esigenze di recuperare consenso quando, invece, avrete difficoltà su altri versanti della politica economica e sociale del nostro paese? Ecco che all'interno del centrodestra la politica verrà risucchiata, trascinata in una logica opportunistica e gli immigrati saranno utilizzati per recuperare il consenso perduto, diventeranno una merce di scambio per gestire le contraddizioni all'interno del centrodestra.
Anche nella gestione della nostra proposta migliorativa della figura dello sponsor, le politiche riformiste, le politiche cristiano-sociali e democratiche e le culture federaliste che sono all'interno del Polo sono state sconfitte e sono, invece, prevalse altre culture, che nei confronti di una soluzione intelligente come quella dello sponsor, che avrebbe dovuto essere corretto, invece, hanno espresso una chiusura su tutti gli emendamenti che sono stati proposti.


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La cosiddetta catena migratoria, un termine brutto, è una catena storica perché l'abbiamo conosciuta sulla nostra pelle. Un parente chiama un altro parente, un amico chiama un altro amico e dare la possibilità di gestire questo collegamento in maniera fiduciaria è un atteggiamento creativo, intelligente, rigoroso e aperto. Nessuno ha detto di considerare quella rappresentata dallo sponsor una via risolutiva, si è risposto positivamente nel fare in modo che i protagonisti della sponsorizzazione fossero gli italiani, si era tutti d'accordo nel fare in modo che non tutti passassero attraverso lo sponsor, allora per quali motivi incrinare, togliere, spazzare via questo istituto?
Perché, appunto, sulla politica dell'immigrazione avete altre idee e portate avanti altre impostazioni, così come sul federalismo. In quest'aula abbiamo sentito un'idea stramba di federalismo: trasferire alle regioni quando è possibile. L'idea del federalismo è un'altra, quella del decidere insieme, del contare, del pesare perché per noi le specificità territoriali non solo debbono contare ma, addirittura, possono arricchire le quote, le possono superare ed aprire ad altre dinamiche di accoglienza e anche di integrazione con le politiche sanitarie, della casa, della cultura e del governo delle città.
Infine, mi pare che, di fatto, con questa decisione poniate la politica su un crinale molto, molto difficile che pensa agli immigrati come a un problema ossessivo e non all'immigrazione come a una grande risorsa. Le conseguenze sono ormai note: i flussi ci saranno ancora e saranno governati, il più delle volte, dalle mafie; gli sbarchi - quelli drammatici che abbiamo conosciuto e che sono aumentati, guarda caso, proprio in questi mesi - ci saranno ancora e saranno governati dalle mafie; l'inserimento nel nostro paese sarà difficile, spingendo gli immigrati verso la clandestinità: saranno ancora le mafie a gestire questo processo.
In conclusione, perdiamo la memoria dell'immigrazione come una risorsa e non sappiamo neanche sviluppare una progettualità moderna, capace di inserire l'immigrazione dentro processi di legalità e di sviluppo. In sostanza, colpirete gli immigrati e non farete niente contro le mafie che li sfruttano e li umiliano: le nostre imprese escono sconfitte; la nostra civiltà viene indebolita; il futuro del nostro paese non viene tutelato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto contrario anche sull'articolo 3 del provvedimento per un motivo di ordine generale, che brevemente illustrerò, e per due motivi di ordine specifico.
Come ha fatto la collega Mascia illustrando i nostri emendamenti, noi abbiamo parlato di persone, questa mattina; la maggioranza ha parlato di mercato delle braccia; ha parlato di ordine pubblico, identificando il problema dei migranti con quello dell'ordine pubblico; ha parlato di ossessione «sicuritaria». Credo che su questo piano non possano reggere demagogie, politicismi, elettoralismi, ossessioni «sicuritarie»: quando parliamo di politiche del lavoro per i migranti, parliamo anche di noi, di come immaginiamo la nostra società, di come immaginiamo noi stessi, di come immaginiamo lo Stato di diritto. Di fronte ad ineludibili e grandi migrazioni, nei prossimi decenni, il nostro Stato di diritto sarà fondato sulle interrelazioni culturali e sul meticciato oppure sulla cupa visione dell'identità nazionalistica, che stamattina è stata una presenza inquietante, per esempio, negli interventi dei colleghi della Lega nord?
Noi non dimentichiamo mai, anche quando parliamo di lavoro, che dietro il migrante c'è sempre una vita, un vissuto, anzi un'antropologia della disuguaglianza. Vi è una splendida osservazione di Bauman, un grande sociologo, il quale dice: ci troviamo di fronte a persone, a donne e a uomini, che hanno scelto la deriva perché


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non hanno ritenuto che vi fosse niente di più appetibile della deriva. È raccapricciante. È straordinario. Ma è così. Stiamo parlando di questo fenomeno. E la pressione per abbattere le ultime barriere al libero movimento del denaro e delle merci, paradossalmente, va di pari passo con la spinta a scavare nuovi fossati «sicuritari» e ad erigere nuovi muri, spesso denominati appunto leggi sull'immigrazione.
Io non sono d'accordo con quanto hanno detto altri colleghi. Mi riferisco al collega Craxi, di cui pure abbiamo appoggiato un emendamento, astenendoci su un altro, in relazione all'importante battaglia sullo sponsor, e al collega Violante. Non credo che ci troviamo di fronte ad errori della maggioranza. Sui due punti specifici che vorrei segnalare, mi pare di poter dire che ci troviamo di fronte ad un disegno della maggioranza. Lo sintetizzo con le parole del noto sociologo Franklin, il quale ha parlato a fondo del problema dell'immigrazione: vi aspettavate che arrivassero braccia da lavoro, sono arrivate anche persone.
Questo disegno di legge tende a riproporre i termini di un mercato delle braccia di tipo schiavistico perché esso è criminogeno e fa aumentare la clandestinità, checché se ne dica: si ha un irrigidimento della disciplina degli ingressi regolari secondo canali e forme che ci fanno tornare indietro, ancor prima di riforme come quelle del 1987, del 1990, del 1995 e, poi, del 1998.
Quindi, si tratta di clandestinità che sarà sfruttata come mercato delle braccia e di fronte a cui vi saranno provvedimenti di regolarizzazione. Siamo di fronte ad una struttura e a un disegno molto preciso che irrigidisce la disciplina degli ingressi regolari per creare un mercato delle braccia clandestine. Questo è il primo punto.
Il secondo lo traggo dalla relazione stessa al disegno di legge, la quale testualmente dice che partiamo dall'idea del pericolo di una vera e invasione dell'Europa da parte di popoli che sono alla fame (e qui vale quello che abbiamo detto prima per quanto riguarda il dato culturale di ordine generale); sono popoli - continua la relazione - che sono alla fame, in preda ad un'inarrestabile disoccupazione o a condizioni di sottoccupazione. Inoltre, la relazione afferma che il disegno di legge si presenta come orientato ad affrontare il problema di fondo concernente l'immigrazione clandestina.
Ora, facendo arrabbiare, il collega della Lega, Luciano Dussin, che giustamente - giustamente - ha ricordato che vi erano dei comunisti e dei cattolici democratici a esprimere delle critiche al disegno di legge in discussione in quest'aula, come Rifondazione comunista vorrei citare il vecchio caro Marx. Questo si riferisce al secondo aspetto della disciplina sui flussi che state tentando di far passare e che vi accingete a votare, mentre il primo è il mercato delle braccia. Qui siamo di fronte ad una integrazione condizionata ai bisogni di manodopera...

PRESIDENTE. Onorevole Russo Spena, la prego di concludere.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, è il primo intervento che facciamo questa mattina.
Siamo di fronte ad una integrazione condizionata ai bisogni di manodopera a basso costo, perché quando questi clandestini, costretti alla clandestinità, diventeranno parte del mercato delle braccia, allora saranno più facilmente ricattati dall'imprenditore, dal padrone, dal padroncino, saranno più facilmente sfruttati e innescheranno la guerra fra poveri con i giovani e le ragazze interinali e precarizzati dal liberismo italiano e di fatto saranno più facilmente ricattabili, come vedremo poi negli articoli successivi. Siamo proprio, non all'integrazione, ma al bisogno delle aziende di manodopera a basso costo come diceva Marx, perché l'immigrato, manodopera a basso, costo abbassa il livello di tutti i salari e di tutte le condizioni di lavoro. Questo è il disegno dell'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.


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GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, il gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo voterà contro questo articolo 3 che esclude le forze sociali dal dialogo sul procedimento relativo al decreto sui flussi: quindi le imprese e i sindacati non parteciperanno più a questo procedimento, diversamente da quanto avevamo fatto nel 2000 con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. È escluso lo sponsor anche per i cittadini italiani, chiudendo l'accesso di persone conosciute al lavoro nelle famiglie e nelle aziende familiari. Si escludono i flussi annuali e quindi si prevede che le frontiere possano essere chiuse, rinunciando a uno strumento di prevenzione dell'immigrazione clandestina e ingrossando di fatto le fila della clandestinità. Si escludono forme di coordinamento con le regioni, così come era previsto dall'articolo 118 della Costituzione, negando la possibilità di accordi di programma.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, una politica che esclude e che divide non consente di costruire un paese né sereno, né sicuro. Voglio dare un avvertimento in termini di contributo tecnico a coloro che sono presenti in quest'aula. Il ministro Maroni ha emanato due provvedimenti per 53 mila lavoratori stagionali quest'anno. Sappiate che quei provvedimenti sono in violazione della legge Turco-Napolitano e in violazione della legge che voi stessi state approvando. Questo non è un modo di governare i flussi migratori: questa è un'improvvisazione normativa che purtroppo non ci porterà da nessuna parte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
245
Hanno votato
no 200).

Onorevole Zanettin, accede all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo 3.01 rivoltole dal Governo?

PIERANTONIO ZANETTIN. Sì, signor Presidente lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Sta bene.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, ovviamente a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo faccio mio l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.01, il quale è la dimostrazione che, da parte di molti colleghi della maggioranza, erano stati formulati e presentati emendamenti che proponevano gli accordi di programma. Se i colleghi della maggioranza hanno ritenuto opportuno presentare emendamenti contenenti la previsione di accordi di programma tra regioni e Governo, relativamente alla gestione dei flussi migratori, è evidente che questa proposta di accordi di programma era valutata positivamente anche dai colleghi della maggioranza. Ricorrere - voglio ricordarlo - all'ipotesi della trasmissione di un rapporto da parte delle regioni al Governo credo sia poco dignitoso nei confronti di quelle regioni che non hanno bisogno che quest'ultimo venga contenuto all'interno di una legge per inviare rapporti al Presidente del Consiglio dei ministri, relativamente a questa materia come a tante altre. Voglio ricordare che l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.02 non è federalista. È invece federalista e regionalista l'articolo aggiuntivo Zanettin 3.01 che faccio mio augurandomi che i colleghi della maggioranza ripensino alle argomentazioni che abbiamo portato, le quali - mi pare - non sono argomentazioni di parte, ma argomentazioni portate da coloro che vogliono che la legge possa funzionare rispetto ai flussi migratori, tenendo presenti le situazioni produttive del nostro


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territorio, considerando e valutando in maniera positiva quelle che sono le indicazioni che da parte delle regioni perverranno al Governo e stabilite sulla base di un accordo di programma per poter determinare anche la quantità e la qualità dei flussi migratori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zanettin 3.01, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Ruzzante, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
200
Hanno votato
no 247).

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