Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 149 del 29/5/2002
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(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2454)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2454 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Il parere della Commissione è favorevole agli emendamenti della Commissione 4.24 e Landi di Chiavenna 4.8. Il parere della Commissione è, altresì, favorevole all'emendamento D'Alia 4.23 (Nuova formulazione) con alcune precisazioni. Alla quarta riga del primo periodo è scritto «Non può essere ammesso» invece si deve intendere «Non è ammesso»; inoltre, sempre riguardo al primo periodo, sedicesima riga dove si dice «...dall'articolo 380, numeri 1 e 2...» si tratta in realtà dei commi 1 e 2. Il parere della Commissione è infine contrario a tutti gli altri emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Benissimo, lo dirò adesso per non ripeterlo in seguito: l'emendamento D'Alia 4.23 (Nuova formulazione) verrà posto in votazione nella nuova formulazione proposta dalla relatrice Bertolini.
Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 4.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato
198
Hanno votato
no 251).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Soda 4.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, l'emendamento Soda 4.3 assieme ad altri emendamenti presentati relativamente all'articolo 4 ha lo scopo di favorire quel principio di legalità a cui, a parole, la Casa delle libertà dice di ispirarsi ma che, in verità, nega nei fatti.
La legalità esige trasparenza e rispetto di norme che debbono valere per tutti i cittadini.
L'articolo 4 nega la trasparenza, introducendo un principio illiberale; a questo proposito, mi piacerebbe ascoltare coloro


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che, in ogni discussione, si fanno continuamente scudo di questo principio che, per essere buono, voglio chiamare principio di discrezionalità, mentre, per essere obiettivo, principio antidemocratico e fatto di autoritarismo.
Avete introdotto nel corso dell'esame al Senato una modifica della disciplina vigente; mi riferisco all'abolizione dell'obbligo di motivare il diniego al rilascio del visto di soggiorno. Si tratta di una questione che, dal punto di vista legislativo, merita attenzione, comportando la negazione di principi contenuti in leggi dello Stato. Si introduce, infatti, una deroga pesantissima alla legge n. 241 del 1990 sulla trasparenza amministrativa che prevede che ogni provvedimento amministrativo debba essere motivato e che la motivazione debba indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'amministrazione.
Capisco che per Bossi gli immigrati non sono persone, ma solamente merce a cui può apporsi un timbro per poi spedirla via. L'immigrato è un cittadino ed un cittadino del mondo ha diritti universali che gli devono essere riconosciuti. Nel nostro caso, ha diritto almeno a conoscere le motivazioni della sentenza di diniego del visto, possibilmente in modo scritto ed in una lingua per lui comprensibile.
Voi negate loro perfino ciò che è scontato per ogni democratico. Parlate di garantismo, ma, per voi, quest'ultimo è a senso unico perché vale solo per alcuni; sfruttate, inoltre, il falso garantismo per non combattere ciò che veramente è illegale! Per le rogatorie, un errore formale può bloccare il processo e lo fa decadere. Ad un immigrato è bene non far sapere neppure la ragione dell'espulsione. In questo modo favorite anche il malaffare e l'illegalità, perché molti immigrati, non fidandosi di una legislazione iniqua, cercheranno la fuga nella clandestinità e nell'illegalità.
Si provi a pensare e a riflettere su tale questione. La vostra è una cultura che non mi appartiene - è vero - perché, per voi, non è giusto neppure che si dia la possibilità di impugnare il provvedimento. Quest'ultimo, per voi, è bene che venga impugnato solamente da chi ha i soldi. L'immigrato non li ha, per cui è bene che non gli si dia neppure la possibilità di agire e di muoversi.
Pensavo che la legge fosse uguale per tutti, ma mi ero sbagliato: a quanto pare, per voi, non lo è (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
201
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 4.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
199
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 4.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.


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GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anche nel corso dei nostri precedenti interventi è stato sottolineato che l'impianto di questo provvedimento è basato sul respingimento, determinando uno stato di precarietà per i cittadini stranieri che chiedono di essere ospitati nel nostro paese per ragioni di lavoro o altro. Tuttavia, non è vero che questa condizione di precarietà, alla fine, bloccherà l'immigrazione clandestina, ma l'immigrazione tout court, mentre, dal punto di vista delle dichiarazioni di principio, produrrà una serie di situazioni di irregolarità.
Detto ciò, pensiamo che, almeno, alcune vessazioni possano essere evitate. In sede di Commissione abbiamo avuto la possibilità di migliorare in parte il testo precedente, ripristinando la possibilità, anzi l'obbligo di consegnare allo straniero che giunge in Italia una documentazione scritta in lingua circa i suoi diritti ed i suoi doveri. Si tratta di un piccolo miglioramento che, tuttavia, riteniamo non sufficiente.
Pertanto, chiediamo alla maggioranza ed alla relatrice di rivedere il parere espresso sull'emendamento in discussione e di non permettere che abbia luogo questa discrezionalità che, al contrario, viene prevista nel caso del diniego del permesso di soggiorno.
Coloro che chiedono il permesso di soggiorno ed ottengono un diniego hanno almeno il diritto di conoscere le ragioni per cui questo diniego avviene, hanno diritto di conoscerle in modo scritto ed hanno il diritto di poter impugnare l'atto di diniego.
Noi pensiamo che questo rientri nell'idea di un riconoscimento minimo di garanzie; non si comprende per quale ragione ci si debba intestardire nell'assumere questa posizione che - ripeto - ritengo essere una vessazione che non produce alcunché, offrendo semplicemente un maggiore tasso di discrezionalità a chi sta dall'altra parte del tavolo rispetto allo straniero.
Chiediamo pertanto che l'emendamento in esame venga accolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, intervengo succintamente per ribadire che le argomentazioni dei colleghi Bielli e Mascia sono, a mio avviso, totalmente destituite di fondamento. Vorrei infatti richiamarli affinché prestino la loro attenzione all'articolo 4 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 - cosiddetta legge Turco-Napolitano - che non prevedeva, fatta salva la deroga alla legge n. 241 del 1990 in ordine alla motivazione del provvedimento di diniego, alcun criterio di impugnazione da parte dell'extracomunitario che si vedeva respinta la richiesta di visto per entrare in Italia.
Mi sembra pertanto che l'insieme di queste considerazioni, fatto salvo l'inciso che reca modifica alla legge n. 241 del 1990 con riferimento all'obbligo di motivazione, non abbiano ragione d'essere. Nemmeno il decreto legislativo n. 286 prevedeva i criteri di impugnazione di fronte ad un provvedimento di diniego. La differenza è che noi riteniamo, in deroga, di poter evitare la motivazione, mentre il decreto legislativo n. 286 prevedeva invece l'obbligatorietà della motivazione.
Per il resto, l'articolo 4 del disegno di legge, rubricato «Ingresso nel territorio dello Stato», ricalca pedissequamente i criteri e i metodi dell'omologo articolo 4 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998.
Mi sembra quindi francamente che le considerazioni formulate siano pretestuose e che non colgano il segno. Le critiche sono per questa ragione sostanzialmente infondate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare anche il collega Landi di Chiavenna, pur cominciando ad avere qualche perplessità sull'articolato


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del testo unico n. 286 che egli ha a disposizione. Infatti, il testo della legge Turco-Napolitano prevede espressamente che il diniego del visto di ingresso è adottato con provvedimento scritto e motivato e che deve essere comunicato all'interessato, unitamente alle modalità di impugnazione.
Ciò che viene cancellato è il fatto che il diniego debba essere comunicato in forma scritta e motivatamente e che debba essere anche informato l'interessato circa le modalità di impugnazione. Questo è il testo della legge Turco-Napolitano che conosco - al quale ho contribuito per la sua approvazione - e che oggi si intende cancellare.
Vi chiedo se sia ragionevole - non vi dico nemmeno se sia legittimo - che dinanzi ad uno straniero si presenti un nostro funzionario e gli comunichi il diniego del visto in forma orale e non motivata. Si tratta di una cosa assolutamente fuor di senso!
Pensare che un nostro rappresentante diplomatico debba imparare a dire semplicemente «no» in tutte le lingue del mondo e ricevere tali persone per dirgli a voce: «non te lo consento», stravolge non soltanto la nostra cultura giuridica, ma non ha neanche la parvenza di un provvedimento amministrativo.
Si tratta di una scelta irrazionale, ingiustificata, in spregio alla trasparenza ed alla legalità che evidentemente non vi preoccupa, neanche nel momento in cui esistono problemi di corretta tenuta in ordine a vicende riguardanti i visti nelle nostre sedi consolari e diplomatiche.
In una interrogazione al Governo, ho fatto presente che addirittura nella relazione semestrale dei servizi segreti si dice espressamente che esistono serie e concrete vicende riguardanti possibilità di corruzione dei nostri rappresentanti diplomatici.
Lo dicono i nostri servizi di informazione e sicurezza in una relazione semestrale, non il sottoscritto! Neanche questo suscita in voi un minimo di preoccupazione!

Onorevoli colleghi, un diniego di un provvedimento amministrativo che sia orale e non motivato non esiste nella nostra cultura giuridica ed offende il nostro senso comune. Io vi prego di accogliere questo emendamento e di raccogliere il desiderio di vedere semplicemente fatte le cose per bene (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, il gruppo dei Democratici di sinistra condivide i contenuti dell'emendamento Mascia 4.22, proprio perché il testo del provvedimento, su questo punto, fa a pezzi i principi fondamentali del diritto.
Il collega Landi di Chiavenna non può dire che le nostre argomentazioni sono destituite di fondamento perché secondo lui - ma il collega Sinisi ha dimostrato che non è così - il testo del Governo ricalca il decreto legislativo n. 286 del 1998. Primo, perché non è vero; secondo, perché, per respingere l'emendamento Mascia 4.22, il collega Landi di Chiavenna dovrebbe dare un parere di merito.
Noi ci troviamo di fronte ad un vero e proprio abuso, vale a dire rifiutare la motivazione scritta del diniego e la possibilità di impugnazione, cosa che diventa ancora più grave per il fatto, ricordato dalla collega Mascia, che alla fine è stata accolta la nostra richiesta di prevedere in forma scritta la consegna dei diritti e dei doveri dello straniero. Allora, per illustrare i diritti e i doveri dello straniero la forma scritta viene consentita, per motivare il diniego della domanda la forma scritta non è prevista e la possibilità di impugnazione neanche. Ciò che vale per tutti i cittadini italiani e per i principi giuridici della comunità internazionale non vale per gli stranieri che vengono nel nostro paese. Qui si fa a pezzi il diritto e si colpiscono i diritti fondamentali delle persone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 4.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
201
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bellillo 4.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato
205
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Soda 4.6 e Bellillo 4.19, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti456
Maggioranza 229
Hanno votato
199
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzo 4.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.

KATIA BELLILLO. Signor Presidente, con l'articolo 4 vengono modificate le norme del testo unico proprio in materia di ingressi ed espulsioni. Come è già stato ricordato, nella relazione dell'onorevole Bertolini voi motivate queste modifiche con l'esigenza e l'urgenza di intervenire a fronte del pericolo - così scrivete - di una vera invasione dell'Europa da parte di popoli che sono alla fame, che sono in preda ad una inarrestabile disoccupazione, e via dicendo, per affrontare il tema della clandestinità (questa almeno è l'idea descritta nella relazione).
Ma in realtà - e in questo caso è veramente chiaro - le norme in materia di ingresso e di soggiorno a noi sembra che, più che a prevenire l'immigrazione clandestina, siano orientate a reprimere l'immigrazione comunque.
Infatti, si prevede di rendere ancora più precaria la condizione, lo stato giuridico, dello straniero - che, tra l'altro, possiede un regolare permesso di soggiorno -, per il quale l'integrazione è condizionata dai bisogni di manodopera a basso costo.
È, dunque, assolutamente chiaro che questo provvedimento - lo abbiamo affermato più volte - non solo è inutile (perché fa credere che, modificando una legge, si risolva il problema), ma anche e soprattutto disumana.
In questi mesi, avete diffuso, in modo costante, la cultura della paura nei confronti dell'immigrato ed ora cercate di istituzionalizzare l'immagine del cittadino straniero - in Italia per necessità - non come un lavoratore che gode dei suoi diritti, ma come una persona da temere, da cui difendersi sempre e da contrastare con ogni mezzo. Invece di applicare le norme vigenti, ne cancellate gli aspetti innovativi, intervenendo, come in questo caso, con norme vessatorie e palesemente anticostituzionali.
Per questo motivo, vogliamo ripristinare, attraverso l'emendamento al nostro esame, l'obbligo per l'amministrazione di adottare, in ogni caso, il diniego del visto di ingresso con provvedimento scritto e motivato, perché riteniamo che gli immigrati


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che giungono in Italia non debbano essere considerati dei delinquenti ma persone con i diritti e con le tutele previsti, tra l'altro, dalla nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, chiedo ai colleghi che seguono questo dibattito, un po' forte, attenzione. Mi rivolgo ai colleghi e agli avvocati presenti in questa sede o che si occupano di questioni giuridiche: un qualsiasi criminale, italiano o extracomunitario, che operi in Italia ha più garanzie di un cittadino australiano o canadese o americano che chiede di entrare in Italia. Vi sembra ammissibile ciò? Perché non bisogna spiegare i motivi in base ai quali, per ragioni di sicurezza o di ordine pubblico - lo ripeto -, un canadese, un australiano o uno statunitense non può entrare in Italia? Francamente, ciò è al di fuori di qualunque logica.
Vi siete fatti abbagliare dal dato ideologico dell'extracomunitario albanese, nigeriano o quel che sia senza comprendere quali siano gli effetti, sul piano internazionale, di disposizioni di questo genere. È, in ogni modo, sbagliato. Ora, nel momento in cui un cittadino di qualunque altro paese chiede di entrare in Italia, e non lo si deve fare entrare per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, gli si spiegano i motivi. Noi siamo per una legalità uguale - lo ripeto - per una legalità uguale, altrimenti creiamo una disparità tale per cui il criminale ha molte e maggiori garanzie rispetto al cittadino non criminale di altro paese che desta sospetti e così via.
Credo che attorno a queste cose bisogna discutere, perché, quando in un ordinamento si introducono elementi di discriminazione, di disparità e di non garantismo di questo tipo, è chiaro che il sistema comincia a presentare incrinature che poi si espandono. Chiedo un po' di serenità su questo tema e che si spieghi per quale motivo l'addetto consolare non debba spiegare le ragioni ed indicare i motivi. Non vi è un appesantimento, ma un punto di chiarezza. Lo ripeto, ciò riguarda anche i rapporti internazionali con paesi con i quali abbiamo relazioni non solo amichevoli, ma anche politiche e commerciali di particolare intensità. Vi prego di riflettere su ciò. State inserendo - lo ripeto - una norma di legalità diseguale e state garantendo maggiormente quei famosi criminali, cui state pensando o pensate continuamente, rispetto ad un comune cittadino di un altro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, intervengo solo per far presente che, da una lettura della norma, emerge esattamente il contrario di ciò che è stato sostenuto. La regola, infatti, è che il provvedimento sia addirittura scritto in una delle lingue indicate per renderlo comprensibile. La deroga è dovuta ai motivi di sicurezza e di ordine pubblico, così come è stato sottolineato. Ma vi è un'eccezione alla deroga, che riguarda gli articoli 22, 23, 24 e gli altri specificamente indicati. Tali articoli si riferiscono proprio alle ipotesi ordinarie e si applicano, quindi, all'australiano o al canadese, nel senso che riguardano gli ingressi per lavoro subordinato, per lavoro autonomo o per lavoro stagionale. Per questo motivo, a nostro avviso, non si pone alcun problema.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, desidero replicare al sottosegretario Mantovano che il problema si pone per il


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seguente motivo: se la quinta o sesta potenza economica del mondo comunica al famoso cittadino di cui stiamo parlando che non può entrare per motivi di sicurezza o di ordine pubblico, senza spiegargli il perché, quel cittadino riceve delle stigmate che lo discriminano!
Noi non stiamo sostenendo che quel cittadino debba essere ammesso, ma che, se non lo si ammette, gli deve essere spiegato il motivo del diniego: potrebbe esserci un'omonimia - pensate soltanto a quello che succede con alcuni cognomi (sappiamo bene tutti che le omonimie vi sono)! - oppure vi potrebbe essere una falsa informazione ovvero la conferma che l'informazione è giusta.
Poiché vengono in questione motivi di sicurezza e di ordine pubblico, è proprio la natura di tali motivi che richiede si spieghi allo straniero quale sia la ragione del diniego; se egli riterrà di avere diritto all'ingresso, potrà impugnare il provvedimento. Qui sta la questione: si opera una discriminazione che credo sia pericolosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, se valgono ancora le regole concernenti la successione delle leggi nel tempo, prima era previsto che la comunicazione del diniego dovesse essere scritta, mentre adesso è previsto che non debba essere scritta, il che sta a significare che essa può essere anche orale.
Credo che le argomentazioni addotte dal sottosegretario Mantovano non siano affatto significative rispetto a questo dato, che è letterale: prima era previsto che il diniego venisse effettuato in forma scritta, adesso non più. Allo stato, la motivazione del diniego può essere anche orale e credo che questa sia un'incongruenza insostenibile!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 4.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
196
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 457
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
264
Hanno votato
no 193).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 4.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
199
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Landi di Chiavenna 4.8, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 294
Astenuti 171
Maggioranza 148
Hanno votato
280
Hanno votato
no 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 4.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
197
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 4.23 (Nuova formulazione), nel testo corretto, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 450
Astenuti 12
Maggioranza 226
Hanno votato
441
Hanno votato
no 9).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà sull'articolo 4.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, dichiaro il nostro voto contrario sull'articolo 4.
Molti colleghi che mi hanno preceduto si sono soffermati sul rischio che una chiusura politica, concentrata unicamente sulle misure di ordine pubblico, in contrasto con le tendenze dell'economia ed anche in contrasto con una dichiarata strategia di liberalizzazione e di flessibilizzazione del mercato del lavoro, alimenti, alla fine, e non riduca, la presenza irregolare.
I rischi insiti in queste esibizioni muscolari vengono riproposti dall'articolo in esame. La deroga alle norme sulla trasparenza amministrativa introdotte dalla legge n. 241 del 1990, la possibilità di diniego senza alcun provvedimento motivato, costituisce una limitazione ingiustificata dei diritti degli immigrati ed una discriminazione di dubbia efficacia posto che vi è il rischio, per questa via, di alimentare un vero e proprio mercato dei visti.
Ma vi è anche dell'altro. È ormai evidente il ritardo nella comunitarizzazione delle politiche europee in materia di immigrazione ed asilo, sancita dal Trattato di Amsterdam. Il bilancio effettuato dal Consiglio europeo di Laeken nel dicembre scorso lo ha riconosciuto apertamente, tanto che la Commissione ha additato proprio la politica migratoria come esempio negativo di quelle aree in cui la rigidità degli Stati membri rallenta lo sviluppo di una politica comune, pregiudicandone, così, la credibilità presso l'opinione pubblica e la stessa efficacia potenziale.
In sostanza, quel processo decisionale si trova sottoposto ad una sorta di moratoria, in Europa, in attesa che i cantieri legislativi nazionali si chiudano o producano risultati definitivi. Ma quel vertice, a dicembre, ha confermato una rotta comune verso una politica di controllo migratorio comune. Accanto all'obiettivo - che permane - dell'armonizzazione e del miglior coordinamento dei sistemi nazionali di asilo (vedremo dopo tale punto) si è aperto anche, ufficialmente, una sorta di cantiere specializzato. Tra i tratti fondamentali


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del nuovo modello di controllo migratorio europeo - che appaiono già chiaramente riconoscibili: l'evoluzione verso un corpo europeo di polizia di frontiera, il rinnovamento e lo sviluppo dello Schengen information system -, vi è anche una radicale riforma della politica comune in materia di visti. Come è noto, la politica dei visti è uno degli ambiti della politica migratoria in cui il processo di comunitarizzazione ha compiuto i maggiori passi avanti. La lista dei paesi a cui è imposto l'obbligo del visto e quella dei paesi che ne sono esenti sono già oggi adottate a maggioranza qualificata; le decisioni relative alle procedure per il rilascio dei visti - così come le norme relative ad un visto uniforme - saranno sottoposte automaticamente al regime della codecisione a partire dal 1o maggio 2004.
Proprio al fine di armonizzare le prassi relative alla concessione di visti, il Consiglio europeo ha incaricato gli Stati membri di esaminare la possibilità di istituire uffici consolari comuni; una sperimentazione avrà luogo proprio a Pristina. Perché, allora, insistere su prassi nazionali fortemente disomogenee? Perché insistere su prassi lacunose, sotto il profilo dell'efficienza nella prevenzione dell'immigrazione irregolare? Ho alluso al mercato potenziale illegale dei visti.
Non è un mistero per nessuno che proprio la possibilità, per l'Italia in quanto paese di frontiera e di transito, di beneficiare della comunitarizzazione, influenzandone l'andamento nei tempi e nei contenuti, dipende, in larga misura, dalla credibilità complessiva della politica migratoria nazionale che, come per ogni altro Stato membro, finisce poi per determinare i margini di influenza in seno al Consiglio. Anche da tale punto di vista, la svolta avviata dal Governo genera diversi interrogativi; non è un caso che, alla fine, la rappresentanza del Governo sia affidata unicamente al Ministero degli interni. E tutto ciò senza tenere in conto che comprimere i diritti degli immigrati non servirà a nulla; infatti, come dimostra l'esperienza degli Stati Uniti, le misure di militarizzazione, mirate unicamente all'ordine pubblico, si sono rivelate soltanto operazioni di facciata, destinate a garantire un controllo del confine assolutamente virtuale, basato semplicemente sullo spostamento dei flussi migratori lontano dalla vista dei cittadini. Si è in tale modo, negli Stati Uniti, contribuito a determinare un enorme incremento delle vittime tra gli immigrati e a mantenere invariato il volume dei flussi migratori e a creare un mercato favorevole per coloro che vivono di traffici illegali, sia di beni sia di persone.
Un indicatore chiave dell'inefficacia dei processi di militarizzazione - dei processi mirati solo all'ordine pubblico - è, negli Stati Uniti come nel nostro paese, la continua ed indisturbata presenza di forza lavoro per tutte le attività produttive che dipendono dalla manodopera clandestina. Se così stanno le cose, la militarizzazione, le misure di ordine pubblico non rivestono una funzione di blocco insuperabile per quanti vogliono emigrare. Si tratta semplicemente della creazione di una sorta di diga che garantisce la presenza, al di là del confine, di un serbatoio di forza lavoro da utilizzare a seconda delle necessità e della congiuntura economica. Diventa una specie di porta girevole, più o meno facile da valicare in accordo con le recessione o con periodi di boom economico; una porta che girevole che potrà contribuire ad alimentare il mercato nero dei visti. Queste sono anche ragioni che aggiungiamo a fondamento del nostro voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi di Democratici di Sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, dai banchi della sinistra, rispetto a tale articolo, ci siamo sentiti scaricare addosso parole quali: illiberalità, autoritarismo, falso garantismo, illegalità.
Bene, a proposito di illegalità, nessuno però ha detto che questo articolo finalmente introduce l'inammissibilità delle domande per chi presenta documentazione


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falsa. Questo credo sia doveroso. Ricordiamo che ci sono dei paesi nei quali, per il 90 per cento dei casi, la documentazione presentata è risultata falsa o contraffatta. Questo credo sia un ottimo motivo per votare a favore di questo articolo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
260
Hanno votato
no 197).

VALDO SPINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, intervengo per sollevare un problema. Oggi alle ore 18, nella sala della lupa, ci sarà un incontro di grande interesse: la conferenza dell'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl sul futuro dell'Europa. È vero che il giorno successivo ci sarà un'audizione, in una sede più ristretta, in Commissione esteri, però mi sembrerebbe opportuno, anche per la dignità della Camera e per la rilevanza dell'ospite, sospendere i lavori per permetterci di partecipare anche solennemente a questa conferenza che si svolge nei nostri locali.

PRESIDENTE. Onorevole Spini, poiché il Presidente della Camera è l'organizzatore di questa conferenza, lei può immaginare che, per quanto mi riguarda, sfonda una porta aperta. A tale proposito, tuttavia, desidero svolgere una riflessione molto semplice e lo faccio cogliendo l'occasione di questo suo gentile e cortese intervento.
I tempi assegnati ai gruppi per gli interventi stanno quasi per finire, ma è chiaro che su un provvedimento così importante il Presidente della Camera - come ha sempre fatto - non ha alcuna intenzione di bloccare il dibattito. Anche per la complessità e la vastità di questo provvedimento, concederò, dunque, tempi aggiuntivi. Ad ogni modo, è assolutamente necessario andare avanti con l'esame di questo provvedimento nella giornata odierna. Sarei pertanto dell'avviso di rimandare ad oggi pomeriggio la soluzione del problema che lei pone perché al momento non me la sento, in coscienza, di stabilire, in aggiunta a tutti i programmi che abbiamo nel pomeriggio, anche la pausa per la conferenza di Kohl. Non possiamo compromettere i lavori parlamentari, considerando anche che l'ex cancelliere tedesco, che saluteremo nel pomeriggio, comunque domani interverrà - come lei ha ricordato - di fronte alle Commissioni riunite affari esteri e comunitari e politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato. Se sarà possibile, sarò il primo ad essere favorevole alla sua proposta, ma rimandiamo la decisione ad oggi pomeriggio, per cortesia.
Inoltre, onorevoli colleghi, i tempi aggiuntivi li posso dare anche con una certa elasticità, come mi sembrerebbe, dal punto di vista soggettivo, utile, però ho bisogno di avere anche la disponibilità dei gruppi per quanto riguarda la conclusione della seduta, sia per la mattina sia per la sera, perché altrimenti credo che faremmo fatica ad andare avanti. Comunque adesso procediamo.

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