APPELLO

 

Per la dignità delle popolazioni migranti 

Per il rispetto delle popolazioni migranti 

Per il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali delle popolazioni migranti

Per una vita decente delle popolazioni migranti 

 

La situazione delle popolazioni migranti in provincia di Vicenza in questi primi anni del terzo millennio si è fatta via via più difficile.

Dopo i tragici attentati dell'11 settembre è divenuta tragica.

Da tre anni è in vigore il testo unico delle norme sull'immigrazione che, nelle intenzioni del legislatore, doveva portare certezza di diritto ed una forte integrazione ma che nella realtà è stato utilizzato quasi soltanto nel contrasto dell'immigrazione clandestina.

Infatti:

- le norme sul diritto d'asilo non sono state approvate e ciò comporta difficoltà di ogni sorta per chi, fuggendo da situazioni di guerra, di violenza, di intimidazione, di morte si trova a dover implorare un riconoscimento peraltro già sancito da convenzioni internazionali;

- le norme che definiscono l'acquisto della cittadinanza si sono dimostrate superate appena dopo dodici anni dalla loro emanazione, e saranno fonte di tensione sociale fino a quando al diritto di cittadinanza per discendenza non sarà affiancato quello di cittadinanza per nascita e residenza in Italia;

- le norme che riguardavano il diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative sono state tolte dall'insieme della legge

 

Si è costruita così una crescente precarietà attraverso l'ipertrofia delle procedure burocratiche  ed amministrative e attraverso una sempre maggiore delega di discrezionalità verso le amministrazioni dello stato incaricate di svolgere i compiti legati all'ingresso ed alla permanenza in Italia del cittadino straniero.

Ma la precarietà si è manifestata anche nel grave problema di mancanza di alloggi per gli stranieri, reso ancora più acuto dalla discriminazione che viene attuata nei loro confronti dalle agenzie e dai proprietari di case.

Le pronte accoglienze stanno diminuendo nel territorio provinciale sia per numero di luoghi sia per numero di posti. Se da una parte stanno diminuendo le situazioni di emergenza abitativa dall'altra il disagio non tende a diminuire a causa del sovraffollamento delle abitazioni in affitto.

E' da tener conto inoltre che per alcune tipologie di migranti in situazione di particolare attenzione come i richiedenti asilo, le donne ed i minori non esistono luoghi di accoglienza e protezione strutturati per questo e dotati di personale preparato e competente.

 

La mancanza di politiche attive e positive di integrazione sociale e culturale,  sta portando inevitabilmente ad un acuirsi dei conflitti, delle tensioni, dei sospetti e delle intolleranze. La diffusa sensazione di insicurezza è terreno di coltura del pregiudizio e del razzismo e colpisce sia i cittadini italiani sia quelli stranieri.

I cittadini stranieri vengono in provincia di Vicenza perchè c'è il lavoro. La qualità del lavoro che viene offerto è molto bassa e non tiene conto delle capacità delle persone e dei titoli di studio.

Diviene quindi importante operare per: la conoscenza della lingua italiana da parte degli stranieri; per costruire dei percorsi di formazione – lavoro che permettano di accedere ad altre opportunità; per valorizzare le competenze acquisite ed i titoli di studio ottenuti all'estero allo scopo di  rendere migliore il percorso economico e sociale dello straniero.

Per i figli diviene fondamentale non solo un percorso di conoscenza della lingua della cultura italiane ma anche i percorsi educativi e didattici rispetto alla lingua ed alla cultura d'origine.

 

La tutela della salute è un altro dei diritti che deve essere declinato nella quotidianità. Il diritto alla salute ed al benessere deve partire dai luoghi di lavoro ma deve anche coinvolgere i luoghi abitati, la nutrizione e le modalità di vita nel nostro paese.

 

Non è dignitoso costringere centinaia di persone, uomini, donne, bambini, ogni giorno in file all'aperto per accedere agli sportelli della Questura.

Non è dignitosa la chiamata che avviene sulle scale della Questura di Vicenza

Non è dignitosa la discrezionalità con cui vengono trattate molte situazioni e molti problemi

Non è dignitoso che si debba ricorrere, pagando,  a consulenti, avvocati ed improvvisati esperti per poter ottenere dalla pubblica amministrazione quello che deve rilasciare per legge

Non è dignitoso che i tempi di attesa siano talmente lunghi da ledere diritti soggettivi e progetti personali e familiari

La certezza del diritto comincia anche da piccole modifiche in prassi consolidate.

Si chiede quindi:

- che la Questura di Vicenza divenga una Questura di prima classe ed in questo modo possa richiedere il personale necessario al suo funzionamento;

- che al servizio immigrazione venga destinato il personale sufficiente a svolgere il lavoro assegnato

- che il personale di sportello riceva un'adeguata formazione sia per quanto riguarda l'applicazione della normativa che per quanto riguarda il rapporto con il pubblico

- che si adottino, da subito, tutte le misura straordinarie atte a risolvere immediatamente i problemi urgenti legati alle file ed ai tempi di attesa.

 

Un alloggio decente è un diritto fondamentale per la dignità della persona e perchè attraverso di esso si costruiscono le relazioni e si definiscono le identità.

La sua precarietà è la causa prima che impedisce di iniziare un percorso di integrazione sociale.

E' anche un problema di estrema complessità rispetto al quale non vi sono soluzioni semplici ed immediate; è un problema che coinvolge anche parte della popolazione italiana, non a caso la sua parte meno tutelata, cioè i giovani e gli anziani.

All'interno della elaborazione di progetti di medio e lungo termine che prevedono una ridefinizione del regime degli affitti e dei mutui sulla prima casa, non si può non intervenire su due problemi urgenti:

Il primo è un problema di discriminazione perché sempre più spesso l'alloggio non è disponibile se chi lo richiede è cittadino straniero.

E' necessario quindi non solo denunciare questa situazione che vede coinvolti in prima persona proprietari ed agenzie immobiliari, ma anche attivarsi per applicare le norme anti-discriminazione.

Si propone quindi di attivare un agenzia per la casa con il compito di accompagnare lo straniero all'interno del labirinto dell'affitto e dell'acquisto fornendolo di strumenti utili che gli permettano di valutare le opportunità e di non fare errori economicamente molto onerosi.

Il secondo problema riguarda la prima accoglienza poiché non è più possibile che ad ogni inverno si riscopra l'emergenza freddo e le situazioni di sovraffollamento.

Se non è possibile avere subito un alloggio dignitoso che almeno ci siano dei centri di accoglienza dignitosi.

Si chiede quindi che vengano attivati dei centri di accoglienza sul territorio vicentino utilizzando il più possibile le modalità dell’autogestione.

Si chiede inoltre che vengano attivati centri di accoglienza per donne con problemi di violenza, per minori abbandonati e per i richiedenti asilo. Queste, per evidenti motivi, devono essere strutture protette e fornite di personale adeguatamente preparato.

 

Senza il diritto di voto non sarà mai possibile avviare una seria integrazione. I cittadini stranieri ed apolidi presenti, anche da molto tempo in Italia, saranno comunque considerati gente di passaggio senza radici e senza identità. Non è possibile ovviamente limitare il percorso sul diritto di voto solo alla provincia di Vicenza nella quale noi operiamo, possiamo però iniziare un lavoro di collegamento con il resto d'Italia e con la popolazione locale per evidenziare il problema e per renderlo oggetto di soluzione politica.

Si tratta di fare una grande opera di informazione e di convincimento fra gli italiani ma anche fra gli stranieri, proponendo da una parte la riattivazione del Consiglio territoriale sull'immigrazione e, quale gesto simbolico, che almeno nei comuni con maggiore presenza di stranieri, venga designato il consigliere aggiunto.

 

In questa situazione già deteriorata si è innestato il disegno di legge Bossi - Fini

A nessuno sfugge il valore altamente simbolico di questo disegno di legge.

Si dichiara, l'intenzione di colpire velocemente, definitivamente ed efficacemente l'immigrazione clandestina ma, in realtà, gli obiettivi reali riguardano i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.

Questi ultimi, e coloro che entreranno regolarmente in Italia si troveranno in una situazione di perenne precarietà e di costruita ostilità.

L'immigrato straniero diviene ospite temporaneo verso il quale non è opportuno attivare alcuna politica di integrazione, anzi, verso il quale si avvieranno politiche e pratiche di contrasto all'integrazione e di agevolazione alla partenza dall'Italia.

Vengono poste le premesse per definire un doppio diritto e costruire le basi di un regime di aparthaid: da una parte i cittadini, dall'altra gli stranieri.

Sotto questa luce risultano tragicamente chiari gli articoli del disegno di legge che definiscono la figura del cittadino straniero quasi unicamente come lavoratore precario, temporaneo e potenzialmente criminale; quelle che limitano il ricongiungimento familiare vanificando qualunque possibilità di integrazione sociale, quelle che ledono i diritti di difesa ed il diritto di asilo, quelle che definiscono un regime di controlli  asfissiante quanto inutile, quelle che prevedono che le soluzioni ai bisogni sociali vengano valutate non rispetto alle necessità ma alla cittadinanza, quelle che costruiscono una sorta di inclusione progressiva a seconda della quantità di sangue italiano posseduta.

L'effetto combinato dell'annullamento delle modalità di ingresso regolare per ricerca di lavoro e la facilità di perdere il permesso di soggiorno avrà come conseguenza ovvia l'aumento della clandestinità, del lavoro irregolare, della discriminazione, del rifiuto, della corruzione. 

 

Noi come, associazioni, cooperative, comunità e singoli citadini appartenenti a questa realtà locale nella quale operiamo quotidianamente riteniamo sia giunto il momento di esprimere con forza i pericoli connessi ad una visione dello straniero unicamente come forza lavoro indesiderata, unicamente come clandestino e/o criminale.

Constatiamo una mancanza di cultura politica; mancanza che ha permesso, tollerato e anche giustificato episodi di discriminazione, di xenofofia e di razzismo.

Riteniamo che opporsi al razzialismo culturale sia necessario ma non sufficiente soprattutto quando cominciano ad essere minati i principi su cui si basa il diritto e la convivenza sociale in questo paese.

Affermiamo la nostra ferma opposizione al disegno di legge Bossi - Fini e a tutte quelle politiche e quelle pratiche che tendono costruire intolleranze e discriminazioni.

Ripudiamo tutte quelle politiche e quelle pratiche che quotidianamente ledono la dignità delle persone ed i loro sentimenti; quelle politiche e quelle pratiche che negano il rispetto cui ogni essere umano ha diritto, che lo riducono a cosa o a merce o a numero.

Per questo vogliamo intraprendere un percorso comune di riflessione e di azione a partire dallo sciopero dei migranti della provincia di Vicenza proclamato per il giorno 15 maggio 2002.

 

 Vicenza 1 maggio  2002