Comunicato Stampa

 

 

15 Maggio, 2002

 

 

Padre Vittorio Liberti, superiore dei gesuiti in Italia, interviene sul disegno di legge su immigrazione e asilo: "Suscita forti preoccupazioni. Rivela una concezione della persona troppo mercantile"

 

Il disegno di legge su immigrazione e asilo approvato di recente dal Senato e ora in discussione alla Camera suscita forti preoccupazioni. In contrasto con l'insegnamento della Chiesa e il magistero del Papa Giovanni Paolo II, il testo ignora la dignità di tanti lavoratori stranieri che stanno contribuendo allo sviluppo del nostro Paese e li considerando soltanto come una minaccia alla sicurezza e al benessere degli italiani.

 

Una normativa che voglia contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina deve innanzi tutto evitare di costringere alla clandestinità quegli immigrati che aspirano ad un inserimento legale nel nostro paese. Le norme introdotte dal ddl invece, restringendo i canali di ingresso, rischiano di fare aumentare gli ingressi irregolari.

 

In quest’ottica appare necessaria una riconsiderazione del "contratto di soggiorno", secondo il quale il lavoratore immigrato può restare in Italia solo se e fino a quando produce ricchezza. Questa è una visione della persona dell’immigrato meramente mercantile.

 

Anche il rapporto tra famiglie italiane e persone immigrate è reso più difficile cessando l’istituto dello "sponsor", che andrebbe invece ripristinato.

 

Sui ricongiungimenti familiari, infine, sono stati adottati criteri troppo restrittivi, che di fatto escludono fratelli e genitori e che certamente non aiutano l’integrazione delle famiglie immigrate.

 

Infine anche i due articoli sul diritto di asilo suscitano non poche preoccupazioni, perché stravolgono la procedura attuale senza dare sufficienti garanzie che profughi e richiedenti asilo in fuga dai loro paesi possano realmente essere accolti nel nostro paese, così come prevede la dichiarazione di Ginevra. Il testo ripropone quella schizofrenia culturale secondo la quale i rifugiati vanno aiutati finché restano nei campi profughi a morire di inedia. Ma quando tentano di arrivare in Italia sono invece da considerare una minaccia alla nostra sicurezza.

 

Appare dunque evidente la necessità di un maggior dialogo tra le forze politiche e sociali impegnate nel campo dell’immigrazione e dell’asilo. È in gioco il destino e la sopravvivenza di migliaia di persone. A chi giovano provvedimenti "blindati", che devono essere approvati così come sono stati proposti, senza la possibilità di sostanziali miglioramenti?

 

In una democrazia matura i presupposti di una legge sull’immigrazione dovrebbero essere non la paura ma la tutela dei diritti e della dignità di persone.

 

 

P. Vittorio Liberti, S.J.

Superiore dei Gesuiti Italiani

 

 

 

 

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