Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 144 del 14/5/2002
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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto all'immigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera (2608) (ore 19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti misure di contrasto all'immigrazione clandestina e garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera.
Ricordo che nella seduta del 6 maggio 2002 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2608)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2608 sezione 1) , nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2608 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2608 sezione 3).
Avverto altresì che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 2608 sezione 4).
Passiamo agli interventi sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto-legge è perfettamente in linea con l'impostazione


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che la Casa delle libertà, o meglio «casa nostra», si è data circa la politica per l'immigrazione: volere ad ogni costo dimostrare che ciò che altri hanno fatto non era giusto, appellarsi alla politica del fare e di un presunto pragmatismo, il tutto sotto un ombrello ideologico e culturale che tende a considerare l'immigrato un diverso, sempre meno una persona e sempre più merce, il quale, pertanto, va trattato con distacco, con diffidenza, con timore, per cui è bene separare, dividere ed allontanare.
Il provvedimento, che poteva essere un utile strumento per rispondere all'urgenza di alcune situazioni, risponde invece poco alle stesse necessità di urgenza ed ancor meno a quella di fornire risposte concrete a questioni vere. È, per come è strutturato, un provvedimento di tipo propagandistico, demagogico e raffazzonato; si tratta di un pastrocchio, anche per come risponde agli intendimenti che volevate perseguire.
La prima questione affrontata dal decreto-legge è il contrasto all'immigrazione clandestina, per ciò che attiene alla distruzione dei natanti e dei mezzi utilizzati per il trasporto da altri paesi, onde impedire che gli stessi possano di nuovo essere utilizzati dalle bande criminali che gestiscono questo infame commercio. Ebbene, questo obiettivo è formulato in modo tale che, innanzitutto, restano non chiare alcune questioni riferite ai beni sequestrati, che non sono solo i mezzi di trasporto ed i natanti, ma anche ciò che potrebbe essere nella stiva, negli anfratti dei medesimi; ebbene, non si capisce l'uso che si potrebbe fare di tali beni.
In secondo luogo, si fa capo, per la distruzione di questi mezzi, al Presidente del Consiglio. È vero, il nostro Presidente del Consiglio è uno e trino; non ha ancora scritto le tavole, come fece Mosè, ma sicuramente si sta incamminando su questa strada e ci sta provando, tant'è vero che è anche ministro degli esteri e che si incarica di interessarsi delle TV di Stato (che non sono le TV del Governo); egli, pertanto, sicuramente penserà di fare bene anche in questo settore. Ebbene, mi chiedo, e lo chiedo anche voi, che bisogno c'era di affidare al Presidente del Consiglio i compiti che, invece, gli vengono affidati da questo decreto-legge: qual è la ragione, se non quella di volere che vi sia il suo timbro su un provvedimento che poteva procedere senza comportare un suo impegno diretto? Ancora, come si procederà alla distruzione, all'alienazione di questi natanti, di questi mezzi? Con quali fondi si farà tutto ciò? Il provvedimento questo non lo indica. Si sostiene che si intendono velocizzare le scelte, che l'intento è quello di accelerare le procedure, ma penso che scelte più celeri e procedure più snelle e veloci si sarebbero potute ottenere anche senza ricorrere alla figura del Presidente del Consiglio.
La seconda parte del titolo del provvedimento può poi apparire a prima vista interessante: «garanzie per soggetti colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera».
Credo che un simile tema dovrebbe evidenziare che in qualche modo si intende fornire una risposta ad una questione vera e interessante. Tuttavia, quando si guarda al merito del decreto-legge, ci si rende conto che siamo di fronte ad un provvedimento che prevede poche garanzie e che risente in larga misura di una visione per cui i diritti sono un qualcosa di variabile e di diverso rispetto ai cittadini a cui si fa riferimento.
Vi definite garantisti, ma credo che con questo provvedimento non lo siate; voi siete garantisti a senso unico. Noi, invece, siamo garantisti, in quanto riteniamo che i diritti e le garanzie debbano valere per tutti. Un ladro è ladro sempre e non conta se è ricco o se è povero, se è in politica o meno, se è bianco o se è nero, se è cattolico o musulmano o se ha la pelle di un colore o di un altro. La pena deve essere, comunque, commisurata al reato e non al colore della pelle o al censo. Da questo punto di vista, il tema dell'accompagnamento alla frontiera di chi è colpito da un provvedimento di espulsione, rappresenta una questione a cui deve essere fornita una risposta. Tuttavia, per fare ciò, bisognerebbe anche capire il contesto in cui si colloca il problema stesso. Cari


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colleghi, caro rappresentante del Governo, su tale contesto chiedo almeno un po' di attenzione.
Posto che si devono accompagnare alla frontiera coloro che non sono in regola, si deve fare in modo che in questo paese vi sia il minor numero possibile di irregolari. Nei prossimi giorni ci accingiamo ad approvare un disegno di legge del Governo che reca il nome Bossi-Fini e che fa riferimento al tema dell'immigrazione nel suo complesso. Con questo provvedimento, per il modo in cui è strutturato, create una situazione in cui in Italia crescerà il numero di coloro che non sono in regola.
Avete rifiutato di inserire nel provvedimento che ci accingiamo a votare nei prossimi giorni la possibilità di utilizzare lo sponsor per permettere agli immigrati di giungere nel nostro paese in maniera regolare. Un vostro parlamentare ha dichiarato che, per quanto riguarda lo sponsor si poteva pensare di introdurre un meccanismo per cui almeno il 5 per cento degli immigrati potesse arrivare in Italia con gli sponsor ed ha perfino detto che lo sponsor avrebbe dovuto avere una fideiussione di 40 milioni. Si trattava, quindi, di un provvedimento di un certo tipo. Avete negato la possibilità di accogliere un simile emendamento e vi ritroverete in una situazione in cui crescerà il numero degli illegali e di coloro che non sono in regola. In tal modo, non aiuterete la sicurezza, ma farete crescere l'illegalità. Da questo punto di vista, è bene prevedere l'accompagnamento alle frontiere, ma chi si accompagna alle frontiere? Avete proposto un provvedimento con cui si calpestano alcune garanzie; per voi le garanzie valgono solamente per qualcuno.
Parlate di giusto processo, ebbene che vi sia un giusto processo! Con questo disegno di legge proponete che il provvedimento di espulsione sia immediatamente esecutivo e che il tribunale in composizione monocratica verifichi se esistano i requisiti per la sussistenza del provvedimento medesimo.
Colleghi, rappresentanti del Governo, se lo straniero è stato espulso, cosa significa verificare la sussistenza dei presupposti per l'allontanamento? Nel caso in cui essi non sussistano, lo andrete forse a riprendere? Ecco il motivo per cui riteniamo che non abbiate una cultura della legalità, ma una cultura a due velocità.
Verso gli immigrati avete un atteggiamento di ostilità e non vi rendete conto che, con politiche adeguate che tengano conto delle esigenze della sicurezza e della legalità, potremmo avere una risorsa per il paese. Voi fate altro. I nostri emendamenti vanno contro questa ingiustizia e mi auguro che molti di voi abbiano il coraggio di opporsi ad una giustizia che per voi è a due velocità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, un primo rilievo da parte nostra riguarda la modalità con cui si è scelto di affrontare questo tema. È un punto che meriterebbe una discussione attenta: invece è in un decreto-legge che, non a caso, arriva in aula quasi in contemporanea al provvedimento Bossi-Fini. La logica emergenziale che sovrintende a questa scelta è sbagliata.
Vi è un aspetto di forma, quindi, ma vi è anche un aspetto di sostanza. Infatti, il messaggio che si voleva lanciare con il decreto-legge in esame - lo si dice nella relazione - è che dinanzi al continuo afflusso sul territorio nazionale di immigrati clandestini bisogna fare qualcosa. Ciò si traduce in questi due elementi: quello che riguarda le navi e quello che riguarda l'espulsione amministrativa. Mi soffermo, in particolare, su questo secondo punto: la volontà di dichiarare efficienza da parte del Governo su una questione così delicata è sbagliata in sé perché illude la popolazione con un messaggio autoritario e repressivo che ritengo assolutamente non risolutivo dei problemi dell'immigrazione. Si tratta di un fenomeno strutturale che non si fermerà neanche con questi provvedimenti autoritari e repressivi e che, invece, andrebbe governato e gestito con il


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buonsenso ed in modo complessivo. Questo è quanto stiamo cercando di proporre anche nel complesso del provvedimento Bossi-Fini.
In questo provvedimento vengono affrontati solo alcuni punti specifici sui quali vorrei, però, tornare. Si tratta di questioni molto delicate perché hanno a che fare con le garanzie che andrebbero sempre tenute presenti, a prescindere dalla collocazione di una forza politica al Governo o all'opposizione. Mi riferisco, in particolare, alla possibilità di espulsione immediata ed alla necessità di adeguarsi alla sentenza della Corte costituzionale.
Il provvedimento tende ad adeguarsi a tale sentenza prevedendo il ricorso al tribunale monocratico ma, contemporaneamente, si decide l'espulsione immediata: il provvedimento è immediatamente esecutivo. La Corte, nella sua sentenza, ha affermato che il controllo del giudice non si deve limitare alla verifica della sussistenza o meno dei presupposti che determinano il trattenimento dell'immigrato nei centri, ma deve intervenire anche nei casi di espulsione amministrativa. Ciò significa che il tribunale deve poter vagliare tutti gli elementi e deve poter sentire il difensore o, comunque, l'interessato per poter esprimere un parere. Ritengo debba esservi anche la possibilità di un ricorso: si tratta di una possibilità prevista dalla Costituzione avendo a che fare con la libertà personale. Tale elemento, in questo provvedimento, non c'è: si fa finta di adeguarsi a questa sentenza, ma non lo si fa fino in fondo.
Penso che per quanto riguarda le garanzie il Governo e la maggioranza dovrebbero davvero ripensarci. Cambiare questo aspetto accogliendo gli emendamenti proposti credo sarebbe un contributo già significativo alla discussione che andremo ad affrontare nel provvedimento più complessivo sull'immigrazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il decreto-legge sulle disposizioni urgenti di contrasto all'immigrazione clandestina penso vada letto su più piani dei quali quello squisitamente giuridico non è, probabilmente, il piano principale. Infatti, sussiste la forte impressione che a dettare l'urgenza nell'emanazione del decreto-legge al nostro esame non sia tanto la preoccupazione di arginare il fenomeno dell'arrivo dei clandestini nel nostro paese - che, sappiamo bene tutti, segue i tempi storici e le modalità tecniche tipiche dei flussi migratori -, quanto la necessità per il Governo di supplire all'inadeguatezza e alla miseria delle sue politiche in materia di immigrazione, così come esse emergono dal testo del disegno di legge che nei prossimi giorni avremo modo di discutere in aula, con un piccolo coup de théâtre, per la verità di basso profilo, attraverso il quale rafforzare e, in qualche modo, motivare con ulteriore vigore la necessità delle misure coercitive ed illiberali che esso si accinge a varare con il disegno di legge sull'immigrazione. Infatti, che senso ha discutere contestualmente un decreto-legge ed una legge che vertono sul medesimo argomento e che lo affrontano nella medesima prospettiva? Cosa può spostare in termini materiali l'approvazione a pochi giorni di distanza di due testi normativi che potevano tecnicamente essere inseriti l'uno nell'altro?
Certo, siamo ormai in prossimità delle elezioni amministrative ed una lettura neanche troppo maliziosa consiglierebbe di ritenere che in quest'aula la maggioranza abbia iniziato per tempo la propria campagna elettorale, ma sicuramente c'è dell'altro, che va rintracciato nella filosofia di fondo che muove l'esecutivo soprattutto quando affronta emergenze sociali ed umanitarie, alle quali non sa dare altre risposte che non siano quelle artefatte ed improduttive dell'ordine e della fermezza.
L'importante è dare l'impressione di decidere, di apparire forte e determinato, non importa se all'autorevolezza si sostituisce l'autoritarismo, talvolta con esiti quasi caricaturali come quando, entrando nel merito del decreto-legge in esame,


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all'articolo 1, comma 1, capoverso 8-ter, se da una parte si prevede che la distruzione dei natanti confiscati sia subordinata alla concessione del nullaosta da parte dell'autorità giudiziaria, dall'altra si afferma che essa può essere decisa addirittura dal Presidente del Consiglio in persona.
A parte ciò, può ragionevolmente costituire un deterrente nei confronti delle potenti organizzazioni mafiose che gestiscono il traffico di emigranti la distruzione delle vecchie carrette, molto spesso utilizzate per un unico viaggio tanto sono malridotte? Ovviamente no.
Eppure questa misura viene posta al centro di un decreto-legge e viene, pertanto, da chiedersi se l'esecutivo non ritenga di utilizzarla soltanto come espediente piuttosto rozzo per esaltare il tono muscolare delle sue performance decisioniste e per rafforzare nell'immaginario collettivo quel senso di minaccia imminente, alla quale è improcrastinabile predisporre un argine. È un pretesto su cui fanno leva, in Italia e in Europa, le politiche xenofobe: secondo noi questo è il primo nemico da abbattere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la smania di modificare e di correggere quanto fatto dai Governi di centrosinistra, al di là delle necessità effettive, ha portato al varo di un provvedimento affrettato e di portata minima per ciò che riguarda gli effetti di deterrenza rispetto al fenomeno dell'immigrazione clandestina; grave per ciò che riguarda, invece, l'impostazione garantista del nostro ordinamento perché differenzia il comportamento dello Stato rispetto alle garanzie di quanti sono in posizione irregolare rispetto agli altri cittadini; propagandistico perché fa credere all'opinione pubblica che si introducano in maniera efficiente e rapida norme di grande portata e, invece, si realizza una duplicazione del lavoro delle Camere, con grande spreco di tempo e di energie perché, come ben sappiamo, ieri abbiamo iniziato a discutere un provvedimento di portata più complessiva.
Signor Presidente, per questi motivi formulo, fin d'ora, la dichiarazione di voto dei Socialisti democratici italiani che manifestano la loro contrarietà rispetto ad un provvedimento di sola valenza propagandistica.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Sinisi 1.1 e 1.2, altrimenti il parere è contrario. Inoltre, esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.5, 1.6 e 1.10 della Commissione, mentre il parere è contrario su tutti gli altri emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Sinisi 1.1.
Onorevole Sinisi, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?

GIANNICOLA SINISI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.2.
Onorevole Sinisi, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?

GIANNICOLA SINISI. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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GIANNICOLA SINISI. Non possiamo accogliere l'invito al ritiro del presente emendamento e, molto succintamente, vorrei spiegare le ragioni che ci inducono ad insistere su questa proposta emendativa.
In verità, la discussione che si è svolta in Commissione ha portato la relatrice e la stessa Commissione a modificare l'impostazione originaria e ad aprire uno spazio all'approfondimento. La questione riguardava la scelta del Governo di abrogare il comma 8-bis dell'articolo 12 della legge, eliminando con esso anche la possibilità che venissero venduti beni diversi dai mezzi di trasporto. Ciò comportava che anche gioielli, preziosi e tutto quello che sarebbe andato a finire in un fondo che avrebbe finanziato la lotta all'immigrazione clandestina sarebbe venuto meno, in quanto sarebbe stata prevista solo la distruzione o l'affidamento alla polizia giudiziaria. Certamente, non potevano essere affidati alla polizia giudiziaria le cose di valore che erano state sequestrate, dunque si è provveduto ad una correzione, attraverso un intervento successivo della Commissione.
In ordine a tale aspetto potremmo ritenerci soddisfatti, anche se riteniamo la formulazione adottata equivoca; tuttavia, in ordine a questo emendamento rimane la questione relativa all'affidamento al Presidente del Consiglio dei poteri di distruzione dei beni che costituiscono il corpo del reato. Riteniamo che questo sia un potere improprio affidato all'autorità di Governo, che sarebbe dovuto spettare all'autorità giudiziaria o, tutt'al più, all'ufficio territoriale del Governo.
Dunque, invitiamo l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole su tale emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole sull'emendamento Sinisi 1.2 e per ricordare che anche il Comitato per la legislazione aveva suggerito di valutare l'opportunità di precisare l'autorità che può essere delegata dal Presidente del Consiglio dei ministri a disporre la distruzione dei beni sequestrati nonché se si tratti di una facoltà ovvero di un potere discrezionale.
Nulla è stato fatto dalla maggioranza della Commissione per prendere in considerazione quanto evidenziato dal Comitato per la legislazione, che andrebbe quanto meno a temperare le giuste osservazioni che, con riferimento al comma 8-ter, il collega Sinisi poco fa ha svolto.
Per questo motivo esprimeremo voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo esprimerà voto favorevole su questo emendamento, in quanto non è assolutamente chiara la norma che è sotto i nostri occhi.
Infatti, quando si afferma che serve comunque il nulla osta dell'autorità giudiziaria procedente, non si capisce perché si debba complicare tutta la procedura affidando un potere al Presidente del Consiglio dei ministri o a una non ben definita autorità da lui delegata per procedere alla distruzione dei mezzi di cui stiamo discutendo.
Probabilmente, si vuole dare un messaggio per cui l'attuale Presidente del Consiglio ordina direttamente la distruzione di un natante. Ma credo che più che della propaganda, anche in questo caso, bisognerebbe preoccuparsi della snellezza e dell'efficacia delle procedure.
Quindi, anche il nostro gruppo sostiene il presente emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
192
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
417
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 425
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
195
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
418
Hanno votato
no 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 425
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
425).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Realacci 1.3 che recita: «La distruzione delle imbarcazioni può avvenire tramite affondamento solo se le stesse vengano precedentemente e adeguatamente trattate in modo che non rilascino, anche nel tempo, sostanze inquinanti di alcun tipo che possano danneggiare l'ambiente marino. Tutte le procedure atte all'affondamento devono essere preventivamente concordate tra i diversi Ministeri competenti e i rappresentanti degli operatori del settore, in modo tale da salvaguardare l'habitat marino».
Si tratta di un decreto-legge che, in una logica emergenziale - come giustamente ha detto la collega Zanella nell'intervento sul complesso degli emendamenti -, risponde in modo anche un po' discutibile ed estemporaneo ad un problema reale


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che si sarebbe potuto affrontare in modo diverso in un disegno di legge ordinario su questa materia. Credo, dunque, che il requisito della salvaguardia dell'ambiente marino vada difeso ed invito i colleghi ad esprimere un voto favorevole all'emendamento Realacci 1.3.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 429
Astenuti 5
Maggioranza 215
Hanno votato
198
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, invoco la sua pazienza e le chiedo di concedermi un minuto in più perché si tratta di un emendamento assai delicato.

PRESIDENTE. Glielo concedo, anche perché presiederà l'onorevole Fiori che sta per sostituirmi.

GIANNICOLA SINISI. La disposizione che prevede la convalida per tutte le espulsioni amministrative disposte nei confronti dei clandestini nel nostro paese è assai originale perché, come è noto, introduce un procedimento giurisdizionale per tutti i procedimenti di espulsione amministrativa. Con la legge Turco-Napolitano è stata fatta una scelta netta a favore del principio per cui l'espulsione è un atto amministrativo e si è resistito, dando anche mandato all'avvocatura, dinanzi alla Corte costituzionale per sostenere questa tesi: l'espulsione è atto che compete all'autorità amministrativa. Sulla base di una cattiva interpretazione della sentenza n. 105 del 2001 della Corte costituzionale, viene introdotto un procedimento di convalida generalizzato per tutte le espulsioni amministrative, il che significa che, essendo circa 20 mila le espulsioni comminate in un anno nel nostro paese, saranno 20 mila i procedimenti giurisdizionali che verranno attivati su ciascuna espulsione. Ciò non soltanto provocherà inesorabilmente un appesantimento delle procedure ma presenterà anche controindicazioni in termini di paralisi del sistema amministrativo e giudiziario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 19,30)

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sentenza n. 105 del 2001 non riguardava affatto tutte le espulsioni, ma riguardava semplicemente l'espulsione con accompagnamento coattivo eseguita dopo un procedimento di convalida nei centri di permanenza temporanea. La Corte, rigettando la questione di costituzionalità, diceva che soltanto in questi casi ed in via interpretativa si poteva ritenere che il giudice dovesse valutare comunque, positivamente o negativamente, l'esistenza dei presupposti dell'espulsione e che il termine di 30 giorni era da considerarsi in ogni caso un termine ultimativo. La Corte costituzionale rigettava, quindi, la questione di costituzionalità sollevata dal tribunale di Milano.
Con questo provvedimento, invece, si va molto oltre le stesse disposizioni della Corte costituzionale: addirittura, si estendono gli effetti alle espulsioni che vengono emesse anche nelle prime 48 ore. Dice la stessa Corte costituzionale che se il tribunale di Milano avesse sollevato la questione di costituzionalità per le espulsioni emesse nelle prime 48 ore, la questione sarebbe stata dichiarata inammissibile, perché non vi era alcun principio di giurisdizionalità che dovesse essere salvaguardato.


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Trovo davvero singolare, assai originale e un po' bizzarro che, mentre da una parte si dice di voler lottare contro l'immigrazione clandestina e che bisogna rendere efficaci i provvedimenti dello Stato contro l'immigrazione clandestina, si introduce una procedura di convalida che riguarda tutti i provvedimenti di espulsione, anche quelli per i quali la Corte non solo non si è mai pronunziata, ma ha detto addirittura che sarebbero stati esclusi dalle sue valutazioni.
Aggiungo, signor Presidente, e concludo sulla bizzarria di questo provvedimento, che facendo la scelta del procedimento di convalida non se ne traggono poi le conseguenze. Si introduce un principio in cui, nonostante la pendenza del procedimento di convalida, il provvedimento è immediatamente esecutivo: questo è un non senso. Il procedimento di convalida, una volta che è stato instaurato attraverso la rimessione della questione da parte del questore, autorità di pubblica sicurezza...

PRESIDENTE. Onorevole Sinisi...

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, avevo chiesto al Presidente Casini un minuto in più. Se me lo può concedere, per cortesia.

PRESIDENTE. Ma glielo aveva accordato il Presidente della Camera?

GIANNICOLA SINISI. Me l'aveva già accordato il Presidente della Camera, ma lo sto chiedendo ...

PRESIDENTE. Anche a me?

GIANNICOLA SINISI. ...Anche a lei.

PRESIDENTE. Sta bene.

GIANNICOLA SINISI. Dicevo che si introduce l'immediata esecutività, mentre la questione ormai pende dinanzi all'autorità giudiziaria, al tribunale in composizione monocratica. Questo chiaramente comporterà un ulteriore problema, anzi due ulteriori problemi: il primo, per cui le autorità di pubblica sicurezza si troveranno ad eseguire provvedimenti per i quali, in caso di mancata convalida, potranno essere perseguiti disciplinarmente o penalmente; il secondo è che se non dovesse essere convalidato il provvedimento, ci troveremmo dinanzi alla stravagante situazione di dover far tornare queste persone nel nostro paese.
Allora, signor Presidente, il gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo voterà a favore di questo emendamento che abbiamo presentato, che sostiene che il procedimento è e deve essere amministrativo, che non può essere introdotto un procedimento giurisdizionale di questa natura e che al massimo sarebbe bastata una mera autorizzazione del giudice. Questo porterà a una paralisi delle espulsioni e, invece di contrastare l'immigrazione clandestina, porterà ad approvare un provvedimento che la favorirà, renderà cavilloso e burocratico il meccanismo, ed esporrà le nostre autorità di polizia all'incertezza rispetto agli obblighi che derivano loro dalla legge (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

FABIO CIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Su quale argomento?

FABIO CIANI. Signor Presidente, sul decreto-legge che stiamo esaminando.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO CIANI. Volevo pregarla di intervenire nei confronti del Governo.
Signor Presidente, lei mi insegna che un decreto-legge è un fatto eccezionale, in quanto il Governo si appropria di una facoltà che normalmente è del Parlamento. Noi stiamo facendo un dibattito serio, in cui si tende a modificare alcune delle scelte del Governo e l'intervento del collega Sinisi, molto articolato e approfondito, va in questa direzione.
Se in questo dibattito il Governo non è adeguatamente rappresentato, questa


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discussione perde assolutamente di valore: con tutto il rispetto per il sottosegretario Armosino, non ritengo che di questo tema sia in grado di poter cogliere ciò che il dibattito parlamentare vuole esprimere (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). È opportuno che, in una situazione di questo genere, il Governo sia rappresentato da ministri che in questa fase possano dare risposte al dibattito parlamentare: in questo senso, il problema riguarda tutti, maggioranza e opposizione. Nella scorsa legislatura più volte il presidente del gruppo di Forza Italia, Elio Vito, e il presidente del gruppo della Lega nord Padania Cè hanno posto problemi di questo genere. In altre parole, in un dibattito nel quale il Governo ha assunto i poteri del Parlamento e il Parlamento, attraverso una argomentazione, tende a modificare quanto fatto dal Governo, mi pare assolutamente improponibile che il Governo non sia rappresentato da chi di questo argomento è competente all'interno dell'esecutivo.
Quindi la pregherei, signor Presidente, di porre questo problema. Questo mio intervento non ha nessun intento ostruzionistico, andremo avanti nel dibattito, però ritengo che questo sia un argomento riguardante la dignità dell'intero Parlamento, quindi la prego di voler interpretare questa nostra esigenza al Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Ciani, in questo momento per questa Presidenza il Governo è rappresentato degnamente ed in maniera autentica. Spetta comunque al Governo scegliere in quale modo essere presente in aula. In questo momento, per questa Presidenza, l'esecutivo è più che degnamente rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 423
Astenuti 6
Maggioranza 212
Hanno votato
193
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, vi è stata una sentenza della Corte costituzionale la quale ha affermato che il controllo del giudice non si limita alla verifica della sussistenza o meno dei presupposti che hanno portato alla decisione del trattenimento, ma investe anche l'espulsione amministrativa nella sua specifica modalità di esecuzione, eccetera.
Il Governo tenta di aggirare questo pronunciamento della Corte costituzionale attraverso il comma 5 bis dell'articolo 2, il quale è palesemente contraddittorio perché, mentre da una parte si accetta che il tribunale - in composizione monocratica - verifichi la sussistenza dei requisiti del provvedimento, dall'altra si è già provveduto nello stesso comma a stabilire che il provvedimento è comunque immediatamente esecutivo, anche nella frazione di tempo a disposizione del questore per comunicare il provvedimento deciso al magistrato; di conseguenza il giudice potrebbe decidere che non ne esistevano i requisiti dopo che il provvedimento stesso è già stato eseguito. Inoltre, non si fa nessun cenno - visto che bisogna stabilire se esistano o meno i requisiti - ai diritti dell'oggetto di quel provvedimento.
Ecco perché presentiamo un emendamento che, oltre a subordinare sostanzialmente il provvedimento alla decisione del tribunale, prevede anche che l'interessato - ed eventualmente i suoi difensori - venga sentito, affinché il tribunale possa effettivamente decidere sulla sussistenza o


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meno di quei requisiti. Non vi è alcun dubbio che votare il nostro emendamento sia un dovere per chiunque ritenga che una decisione di un tribunale debba tenere conto dei diritti di chi subirà le conseguenze di tale decisione, a meno di non volere trasformare il nostro stato di diritto in uno stato di diritto con un apartheid di fatto nei confronti dei cittadini che non hanno il passaporto della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, intervento a sostegno di questo emendamento per una ragione molto chiara. L'onorevole Sinisi ha ricordato come la legge Turco-Napolitano optò per la scelta diretta della espulsione amministrativa.
Il Governo, sulla base della sentenza ricordata della Corte costituzionale, afferma che occorre la convalida dell'autorità giudiziaria. Se si adotta questa scelta, bisogna essere coerenti fino in fondo e ciò significa che non si può negare un diritto elementare, come ad esempio il diritto di ascoltare l'interessato, assistito dal suo difensore, perché se si sceglie la strada di garanzia, la garanzia deve essere piena. Si tratta di un tema che poniamo anche con un successivo emendamento e mi riferisco alla proposta emendativa Soda 2.4, presentata dal gruppo dei Democratici di sinistra, sulla quale evidentemente non interverrò.
Pertanto, dopo aver ascoltato discorsi (che, peraltro ho condiviso) relativi al giusto processo, al principio del contraddittorio, alla necessità del diritto di difesa e dopo aver affermato che si tratta di un provvedimento restrittivo delle libertà personali, quindi coperto dall'articolo 13 della Costituzione (lo ha ricordato precedentemente il collega Bielli), mi stupisce davvero che il Governo e la maggioranza non si facciano carico dell'esigenza (sempre presente di fronte a provvedimenti restrittivi della libertà personali), di offrire alla persona interessata il massimo delle garanzie.
Come è stato rilevato precedentemente, questo conclamato garantismo è troppo a senso unico per essere reale; se è a senso unico e se discrimina, non si tratta di un vero garantismo. Questa è la ragione per cui il gruppo dei Democratici di sinistra esprimerà un voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, molto brevemente e spero anche molto chiaramente vorrei rilevare che, nella scorsa legislatura (la legge Turco-Napoletano ne è testimonianza) abbiamo sostenuto il fatto che, per combattere l'immigrazione clandestina, necessitassero sanzioni e provvedimenti amministrativi che dessero il senso dell'efficacia dell'azione dello Stato. Non possiamo, quindi, accedere adesso alla tesi della piena giurisdizionalizzazione riscontratasi nella scelta del Governo dalla quale la presentatrice di questo emendamento trae semplicemente alcune estreme conseguenze. Ciò, per coerenza con la nostra impostazione e nella convinzione che insistere sulla giurisdizionalizzazione dell'intero procedimento, riguardante tutte le espulsioni amministrative (comprese quelle che vengono eseguite nelle prime 48 ore), contro le indicazioni della Corte costituzionale, rappresenta un indebolimento della lotta contro l'immigrazione clandestina e l'illegalità nel nostro paese.
Per tale motivo, coerentemente, il gruppo della Margherita esprimerà un voto contrario sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ci troviamo in una situazione un po' paradossale; siamo, infatti, di fronte ad


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un'obiezione, sollevata anche poco fa, con riferimento ad una questione che, a mio parere, avrebbe potuto essere affrontata con maggior rigore e serietà, in sede di esame del disegno di legge che è all'attenzione del Parlamento in questi stessi giorni. Comunque, la questione, inserita nell'articolo 2 del decreto-legge, è stata affrontata direttamente dal Governo - lo si afferma esplicitamente nella premessa del decreto-legge stesso - in base alla sentenza n. 105 del 2001 della Corte costituzionale (il Presidente era Ruperto, mentre il giudice relatore e redattore Carlo Mezzanotte).
Signor Presidente, vorrei leggere alcuni passi della citata sentenza perché non ho il tempo per leggerla tutta; il primo è riferito a questo emendamento a favore del quale invito a votare, mentre gli altri due sono relativi agli emendamenti successivi (gli emendamenti Mascia 2.1 e Soda 2.5) che affrontano, sotto diversi profili, la medesima materia.
La suddetta sentenza afferma: Il decreto di espulsione con accompagnamento che, giova ribadire, ai sensi dell'articolo 13, comma 3, deve essere motivato, rappresenta il presupposto indefettibile della misura restrittiva ed, in quanto tale, non può restare estraneo il controllo dell'autorità giudiziaria. Per eliminare ogni eventuale residuo dubbio, basta considerare che l'accompagnamento inerisce alla materia regolata dall'articolo 13 della Costituzione in quanto presenta quel carattere di immediata coercizione che qualifica, per costante giurisprudenza costituzionale, le restrizioni della libertà personale e che vale, a differenza delle misure incidenti, solo sulla libertà di circolazione.
Questa è una delle ragioni per cui si può formulare, più o meno, diversamente l'emendamento, ma esso è la conseguenza di un principio inserito dal Governo, in base a questa sentenza, nel decreto-legge. Ciò è stato fatto però in modo non completamente coerente con il testo della sentenza della Corte costituzionale. Si è tanto discusso per altre materie, nei mesi scorsi, su quali fossero le conseguenze che si debbono trarre dalle sentenze della Corte costituzionale: i primi che devono trarre tali conseguenze sono i legislatori: sono, in questo caso, il legislatore eccezionale, quale è il Governo nel momento in cui adotta un decreto-legge, e quello ordinario, quale è il Parlamento, in sede di conversione dello decreto-legge. Per queste ragioni, invito ad esprimere voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 411
Astenuti 7
Maggioranza 206
Hanno votato
160
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Enzo Bianco non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 2.1
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il testo originario dell'articolo 2 del decreto-legge faceva erroneamente riferimento all'ufficio del procuratore della repubblica. Oggi più correttamente, nel testo adottato dalla Commissione, si fa riferimento al tribunale in composizione monocratica, ma giustamente, il testo originario del decreto-legge prevedeva l'immediata esecutività del provvedimento inserendo tale requisito dopo la convalida da parte dell'autorità giudiziaria. In sede di Commissione, si è compiuta una scelta giusta facendo riferimento al tribunale, e


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quindi al giudice, piuttosto che alla magistratura inquirente, ma si è commesso un errore, anticipando l'immediata esecutività del provvedimento al momento amministrativo, la decisione del questore, prima del provvedimento del giudice. In tal modo si è operato vanificando tale aspetto e, a mio parere, - mi rivolgo ai colleghi -, dando la possibilità di successivi ricorsi alla Corte costituzionale in base a ciò che quest'ultima ha avuto modo di affermare nella sentenza, della quale do lettura:« è comunque la forza del precetto costituzionale, l'articolo 13, ad imporre una accezione piena...». Onorevole Sinisi, lei può essere d'accordo o in disaccordo, - anche io posso esserlo - rispetto alle sentenze della Corte costituzionale: esse non sono il testo evangelico, ma tuttavia sono sentenze della Corte ed è quest'ultima che impone - cito testualmente -: «(...) una accezione piena del controllo che spetta al giudice della convalida: un controllo che non può fermarsi ai margini del procedimento di espulsione, ma deve investire i motivi che hanno indotto l'amministrazione procedente a disporre quella peculiare modalità esecutiva dell'espulsione - l'accompagnamento alla frontiera - che è causa immediata della limitazione della libertà personale dello straniero e insieme fondamento della successiva misura del trattenimento».
Per questa ragione, invito ad esprimere voto favorevole sull'emendamento Mascia 2.1, che propone di sopprimere le parole che fanno riferimento all'immediata esecutività del provvedimento.
Successivamente, chiederò la parola per concludere il ragionamento anche sul successivo emendamento Soda 2.5 sottoscritto dai colleghi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per ribadire il ragionamento e per riprendere il discorso in ordine alla sentenza n. 105 della Corte costituzionale, con la quale non intendo essere né d'accordo né in disaccordo, essendomi limitato a leggerla qui e a cercare di interpretarla nella parte in cui ne sono stato in grado.
Essa dice espressamente che per i provvedimenti di cui stiamo discutendo, intanto è presente un interesse della Corte a provvedere in quanto la questione riguardi i provvedimenti che vengono emessi dopo la convalida per il trattenimento oltre le 48 ore, ed - aggiunge, la Corte - che se invece fosse stato diversamente, ovverosia si fosse trattato di espulsioni emanate ed eseguite nelle 48 ore, le richieste del tribunale sarebbero state dichiarate inammissibili.
Questo ho letto nella sentenza della Corte costituzionale e, quindi, ritengo che il provvedimento avrebbe dovuto essere articolato nel senso di autorizzare il giudice della convalida a valutare l'esistenza dei presupposti e a dirimere ogni questione in relazione all'esistenza o meno di tutti i profili di legittimità dell'espulsione, ma solo dei provvedimenti per i quali il trattenimento si fosse protratto oltre le 48 ore.
Siccome siamo contrari - e lo ribadisco - ad ogni giurisdizionalizzazione dell'intero procedimento di espulsione, poiché lo riteniamo, in termini di efficacia, una caduta assai grave del sistema, ma ci rendiamo conto che prevedere la piena giurisdizionalizzazione, come hanno fatto la maggioranza e il Governo, non può non comportare la non immediata esecutività, su questo «pasticcio» - se mi permettete l'espressione - i deputati della Margherita si asterranno: non intendiamo né votare a favore né votare contro, dal momento che non condividiamo né un'impostazione né l'altra. Noi siamo perché le espulsioni siano un atto amministrativo eseguibile da parte dell'autorità amministrativa e niente di diverso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 344
Astenuti 71
Maggioranza 173
Hanno votato
118
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Enzo Bianco non ha funzionato e che si sarebbe voluto astenere.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Soda 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, l'emendamento Soda 2.5, che è il penultimo tra quelli presentati a questo decreto-legge, in sostanza, sposta il periodo «il provvedimento è immediatamente esecutivo» da dove è stato collocato dalla maggioranza in Commissione - cioè dopo il provvedimento amministrativo - alla fine del capoverso 5-bis, cioè dopo la verifica e la convalida del provvedimento da parte del tribunale; altrimenti, non si capirebbe che logica abbia la verifica da parte del giudice.
Del resto, il Governo stesso, come ho ricordato prima, aveva inserito alla fine del periodo - seppure erroneamente, chiamando in causa il procuratore della Repubblica - l'immediata esecutività. Quindi, dal punto di vista della struttura del provvedimento, sarebbe stato più corretto il testo del decreto-legge, anche se il magistrato di riferimento era sbagliato. I problemi posti poco fa esistono e, per questa ragione, l'emendamento Soda 2.5 presentato dai colleghi Ds è più completo, in quanto prevede l'immediata esecutività, ma dopo l'intervento del giudice.
Il Governo, l'altro giorno, durante la replica, dopo la discussione sulle linee generali, ha detto: noi siamo consapevoli di questa scelta, noi vogliamo cacciarli e, dopo, se il giudice dice che abbiamo sbagliato, li facciamo tornare indietro oppure possono tornare indietro. Mi sembra che questo sia un modo di violare l'articolo 13 della Costituzione e di violare la sentenza della Corte costituzionale, di cui vorrei leggere un ultimo periodo. «Anche in assenza di una espressa previsione in tal senso» - dice la sentenza della Corte - «non può dubitarsi che, nell'ipotesi in cui il giudice ritenga insussistenti o non congruamente motivate le ragioni per le quali l'autorità di polizia non si sia limitata ad adottare un provvedimento di espulsione con intimazione, ma abbia disposto l'esecuzione dell'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera, il diniego di convalida travolgerebbe, insieme al trattenimento, anche la misura dell'accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica. Se infatti presidio della libertà personale, nel sistema delineato dall'articolo 13 della Costituzione, è l'atto motivato dell'autorità giudiziaria, non v'è alcuna possibilità di sostenere che un atto coercitivo come l'accompagnamento, che direttamente incide sulla libertà della persona e che è allegato come presupposto della misura del trattenimento, possa essere assunto dall'autorità di polizia come pienamente legittimo e ancora eseguibile» - e ancora eseguibile - «quando il giudice ne abbia accertato l'illegittimità ponendo proprio tale accertamento a fondamento del diniego di convalida». Ripeto: presidente Ruperto, giudice redattore della sentenza Carlo Mezzanotte. Questa sentenza della Corte costituzionale è recentissima e - per essere coerenti e per non doversi trovare di fronte a nuovi ricorsi alla Corte costituzionale - impone di approvare l'emendamento Soda 2.5, sul quale invito pertanto l'Assemblea ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, ci troviamo nuovamente di fronte alla totale mancanza di coerenza da parte del Governo e della maggioranza. Se si sceglie la strada della giurisdizionalizzazione del


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procedimento, se si afferma che quello dell'accompagnamento alla frontiera è un atto che limita le libertà personali - e, quindi, ha bisogno di una convalida del giudice -, non si capisce quale coerenza vi sia nel comportamento del Governo. In principio, il testo del decreto-legge - come ha ricordato il collega Boato - prevedeva l'immediata esecutività del provvedimento dopo la convalida del giudice (quindi, la disposizione era stata inserita alla fine dell'articolo 2). Successivamente, il Governo fa un passo indietro e pone l'immediata esecutività tra il provvedimento del questore e quello di convalida del giudice. Ciò significa che questo atto di restrizione della libertà personale può essere commesso anche prima, anzi senza la convalida del giudice.
In tal modo, non solo si determina una grande confusione operativa (come è del tutto evidente) nell'applicazione di questo testo, ma, cercando di sfuggire alla sentenza della Corte costituzionale, di fatto, con questo testo, si rientra in una condizione di illegittimità rispetto alla sentenza stessa, perché si autorizza un provvedimento restrittivo della libertà, senza il provvedimento di convalida del giudice.
Questa è la ragione per la quale abbiamo presentato questo emendamento sul quale ovviamente invitiamo a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Come crede, Presidente

PRESIDENTE. No, come prevede il regolamento.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, ho presentato l'emendamento al nostro esame certo che tutti i colleghi, amanti del giusto processo, delle garanzie, delle libertà (ne vedo qualcuno in aula) avrebbero certamente capito che, se un provvedimento che incide sulla libertà - e che, per la nostra Costituzione, deve essere adottato con provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria - è adottato dal questore ed è immediatamente esecutivo, l'intervento dell'autorità giudiziaria postumo vanifica sostanzialmente la garanzia di legittimità giurisdizionale che, con la convalida, si vuole attribuire al provvedimento. Si tratta di un'astuzia, che rappresenta realmente una piccola, ma travolgente tragedia per tante persone. I diritti di libertà appartengono, non al cittadino, ma alla persona, sono diritti inviolabili che la nostra Costituzione garantisce anche allo straniero! Ciò viene vanificato. In sostanza, si adotta il provvedimento, lo si rende immediatamente esecutivo, poi s'invia all'autorità giudiziaria, il cui provvedimento di revoca, di annullamento, di declaratoria di illegittimità può essere del tutto vanificato dall'intervenuta esecuzione.
Vi sono dei garantisti qui, ma lo sono a senso unico. Sono garantisti soltanto per i loro affari, per i processi dei loro amici! Vorrei citarli per nome, ma mi astengo dal farlo. Altre volte l'ho fatto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania). Queste coscienze libere, democratiche quando si esprimono? Su cosa si esprimono (Commenti del deputato Polledri)? Li vedono i loro occhi? Le garanzie di libertà a chi le volete riconoscere, ai delinquenti o alle persone ed ai cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista)?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Siamo all'abc delle garanzie di libertà (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire soltanto per dare alcune precisazioni.


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Il Governo non ha cambiato idea circa l'immediata esecutività del provvedimento di espulsione. Se, infatti, leggiamo la versione originaria dell'articolo 2, comma 1, che introduce il comma 5-bis dopo il comma 5 dell'articolo 13 del testo unico approvato con il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, ci accorgiamo che, a metà del comma, è testualmente detto: «Nei casi previsti ai commi 4 e 5, il questore comunica immediatamente e, comunque, entro quarantotto ore dalla sua adozione all'ufficio del Procuratore della Repubblica presso il tribunale territorialmente competente il provvedimento con il quale è disposto l'accompagnamento alla frontiera». Poi si parla della convalida da parte del procuratore della Repubblica e l'ultima frase è del seguente tenore: «Il provvedimento è immediatamente esecutivo». Poiché il provvedimento viene menzionato un'unica volta, nel primo periodo del comma, è evidente che, nella disposizione in parola, si intendeva prescrivere l'immediata esecutività del solo provvedimento del quale si parlava. Orbene, essendo sorta, in Commissione, qualche perplessità sulla chiarezza della norma, la frase finale è stata semplicemente spostata ed è stata collocata dopo il primo periodo. Questo dal punto di vista della coerenza della norma.
Quanto al merito, ricordato, come ha già sottolineato l'onorevole Sinisi, che, nel testo unico n. 286 del 1998, il procedimento che porta al provvedimento di espulsione è esclusivamente amministrativo - e noi condividiamo tale impostazione -, ci siamo fatti carico di un orientamento della Corte costituzionale da tutti richiamato (nella discussione generale e anche adesso). Non v'è alcunché di scandaloso - anzi, l'ordinamento è pieno di esempi in questo senso - nell'introdurre un vaglio giurisdizionale all'interno di un procedimento amministrativo; ma questo mantiene la sua natura amministrativa, come il provvedimento finale (in questo caso, il decreto di espulsione del questore) che, con la natura amministrativa, mantiene anche l'immediata esecutività.
Parlare - come ho sentito fare anche in questa sede - di provvedimento restrittivo della libertà, significa riferirsi a qualcosa di estraneo a questa disposizione di legge, perché il provvedimento restrittivo della libertà presuppone le esigenze cautelari e l'esistenza di gravi indizi di reato. Ma qual è il reato a monte in questo caso? Non so se i presentatori di questo emendamento intendano preannunciare l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, ma certamente questo non è lo scopo del decreto-legge al nostro esame, che si limita semplicemente ad evitare di trovarci, dalla sera alla mattina, di fronte ad una carenza all'interno del procedimento amministrativo quale si verificherebbe in presenza di un sindacato diretto, e non più soltanto incidentale, della Corte costituzionale.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo, il quale, come abbiamo potuto constatare adesso, è l'interlocutore giusto in questa materia, sebbene dica, a mio parere - lo dico con grande rispetto, lei lo sa - cose sbagliate.
Debbo pentirmi di avere apprezzato la norma nella formulazione originaria, sia pure con l'errore del riferimento alla procura della Repubblica. Lei, onorevole sottosegretario, afferma che il riferimento finale al provvedimento immediatamente esecutivo era puramente accidentale; ma, se la cosa fosse così irrilevante, allora dovrebbe esprimere parere favorevole sull'emendamento presentato dal collega Soda perché, mentre l'emendamento Mascia cancellava il secondo periodo, l'emendamento Soda 2.5 lo ricolloca esattamente dove l'avevate messo voi originariamente.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. È sempre quello, però!

MARCO BOATO. Ma non è così. Nel testo originario del Governo la parola


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provvedimento compare due volte: nel primo periodo, da lei citato, e poi nel secondo, là dove è disposto che il procuratore della Repubblica, verificata la sussistenza dei requisiti, convalida il provvedimento (o non lo convalida, ovviamente) entro le quarantotto ore successive alla comunicazione. Se la frase «Il provvedimento è immediatamente esecutivo» è messa lì, subito dopo, si suppone che sia quella convalida a rendere immediatamente esecutivo il provvedimento.
Comunque, per concludere, Presidente, voglio dialogare anche polemizzando. Lei dice che qualcuno qui ha detto erroneamente che si tratta di restrizione della libertà personale; bene, questo qualcuno si chiama Corte costituzionale o, meglio, Carlo Mezzanotte. Leggo la frase: per eliminare ogni eventuale residuo dubbio basta considerare che l'accompagnamento inerisce alla materia regolata dall'articolo 13 della Costituzione, in quanto presenta quel carattere di immediata coercizione che qualifica, per costante giurisprudenza costituzionale, le restrizioni della libertà personale. Il sottosegretario di Stato Mantovano, nel sostenere un decreto-legge che dovrebbe recepire la sentenza della Corte costituzionale, ha polemizzato non con me, con Soda, con Leoni o con qualche altro, ma con il testo letterale della sentenza della Corte costituzionale.

SERGIO COLA. Ma non è una misura coercitiva!

MARCO BOATO. Credo che voi stiate aprendo letteralmente il varco a un successivo ricorso, seppure incidentale, alla Corte costituzionale alla prossima occasione, e me ne dispiace perché questo era l'aspetto positivo del decreto-legge del Governo, sia pure in senso limitato.

ANTONIO SODA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, non ripeto le considerazioni dell'onorevole Boato; non c'è dubbio che questo provvedimento incida sulle libertà. Lo dice la Corte costituzionale, lo dice l'articolo 13 che, in casi eccezionali, consente l'emanazione di questi provvedimenti incidenti sulla libertà all'autorità di pubblica sicurezza.

Una voce dai banchi del gruppo di Forza Italia: Ancora!

FRANCESCO GIORDANO. Stai zitto!

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, la prego.

FRANCESCO GIORDANO. Stiamo parlando di diritti fondamentali!

PRESIDENTE. Certo, stiamo parlando di cose molto importanti, di diritti fondamentali, quindi invito tutti i colleghi alla massima attenzione. Prego, onorevole Soda.

ANTONIO SODA. Non c'è dubbio che sia un provvedimento che incide sulla libertà. I provvedimenti che incidono sulla libertà per la nostra Costituzione del 1948 sono demandati all'autorità giudiziaria. La Costituzione aggiunge che, in casi eccezionali di necessità e di urgenza, possono essere adottati dall'autorità di pubblica sicurezza, e allora si tratta di provvedimenti di natura amministrativa, ma che incidono sulla libertà. Questi ultimi debbono essere convalidati dall'autorità giudiziaria, ma la nostra Costituzione vieta l'effetto immediatamente esecutivo del provvedimento che incide sulla libertà senza l'emanazione da parte dell'autorità giudiziaria. Infatti, il terzo comma dell'articolo 13 prevede che, quando il provvedimento emesso dall'autorità di pubblica sicurezza sia revocato perché ritenuto dall'autorità giudiziaria illegittimo, quel provvedimento deve rimanere - dice la nostra Costituzione - privo di effetti. Ora in questo caso l'effetto del provvedimento consiste nel prendere una persona, incidere sulla sua libertà con provvedimento amministrativo ed espellerla dal paese; l'intervento successivo dell'autorità giudiziaria


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teso a verificare la legittimità di questo provvedimento può, qualora ne venga accertata l'illegittimità, essere senza conseguenze perché gli effetti potrebbero essersi già prodotti ed il principio costituzionale secondo il quale un provvedimento incidente sulla libertà illegittimo deve rimanere privo di effetto qui non si realizza mai. Quanto alla speciosa osservazione del causidico sottosegretario di Stato, che mi sembra più che un magistrato un avvocaticchio di periferia...(Vive proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. No, onorevole Soda!

ANTONIO SODA. Ci sono due... (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Soda (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

ANTONIO SODA. Ci sono due... (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania - Deputati del gruppo di Alleanza nazionale scandiscono: «Scemo! Scemo!»).

PRESIDENTE. No! No, onorevole Soda!

ANTONIO SODA. ...espresse nel provvedimento del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Soda... No!

ANTONIO SODA. Sì! Qui stiamo parlando delle libertà...

PRESIDENTE. Onorevole Soda, io non le permetto e la richiamo all'ordine.

ANTONIO SODA. Causidico non è un'offesa!

PRESIDENTE. Io la richiamo all'ordine!

ANTONIO SODA. Mi richiami come vuole!

PRESIDENTE. Non le permetto di usare queste parole nei confronti di un collega e di un membro del Governo...

ANTONIO SODA. Richiama all'ordine chi parla delle libertà!

PRESIDENTE. ...le tolgo la parola.

ANTONIO SODA. Due volte! Due volte!
Mi tolga la parola, non la toglierà ai cittadini (Vive reiterate proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Togliete l'audio al microfono dell'onorevole Soda.

MARIO LANDOLFI. Buffone (Vive proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Basta, colleghi!

ENZO RAISI. Vergognati (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

MARIO LANDOLFI. Devi chiedere scusa!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! L'incidente è chiuso! L'incidente è chiuso (Vive proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! Non è possibile (Vive proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
Onorevole Sinisi, lei aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto (Vive proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...
Prego, onorevole Sinisi...

ALBERTO ARRIGHI. Buffone! Scemo! Scemo!


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PRESIDENTE. Onorevole Arrighi, la richiamo all'ordine.

GIUSEPPE GALLO. Chiedi scusa, Soda!

PRESIDENTE. Onorevole Gallo, stia al suo posto. Prego, onorevole Sinisi.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, mi dispiace davvero se il sottosegretario Mantovano si è sentito offeso per queste vicende. Mi auguro, con questo mio intervento, di riportare la discussione sul merito (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. L'offeso dovrebbe essere lui.

GIANNICOLA SINISI. E mi auguro di poter riprendere un ragionamento con il quale insisto nel dire di essere molto preoccupato. Voglio richiamare l'attenzione del Governo ed anche dei colleghi sul fatto che viene introdotto un procedimento di convalida che noi non condividiamo (perché riteniamo che il provvedimento è e debba rimanere amministrativo, coerentemente con la legge che abbiamo voluto e che abbiamo approvato e che abbiamo anche cominciato ad applicare) e, certamente, non posso concordare con l'onorevole Mantovano quando dice che si intende mantenere il provvedimento nell'alveo dei provvedimenti amministrativi. Infatti, nel momento in cui si introduce un procedimento giurisdizionale generalizzato per tutti i provvedimenti di espulsione amministrativa - e, lo ribadisco, oltre le indicazioni della Corte costituzionale -, di fatto, non si attua soltanto la riserva di giurisdizione della Costituzione ma si introduce una nuova procedura che è quella della giurisdizionalità dei procedimenti di espulsione amministrativa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, per darvi il senso del paradosso - dico del paradosso perché credo che questo provvedimento contrasti con tutte le dichiarazioni rilasciate nelle piazze, in campagna elettorale e sulla stampa - aggiungo che addirittura state introducendo due procedimenti di convalida: per ogni espulsione amministrativa si dovrà fare un procedimento di convalida che è quello disciplinato dall'articolo 2 di questo decreto-legge e per ogni provvedimento di espulsione che si protrarrà oltre le 48 ore dovrete fare un altro procedimento di convalida. Questo, non soltanto è paradossale, è un nonsense giurisdizionale e va molto oltre quanto dichiarato dalla Corte costituzionale la quale semplicemente diceva che entro le 48 ore non c'è materia per attività di tipo giurisdizionale perché la richiesta del tribunale di Milano sarebbe stata inammissibile (viene espressamente usato il termine «inammissibile») e aggiunge che sarebbe bastato che il giudice, in sede di convalida per il trattenimento oltre le 48, fosse stato abilitato a valutare i presupposti. Ma la Corte costituzionale aggiunge che è evidente che il giudice può valutare i presupposti ed esorta semplicemente un intervento interpretativo del legislatore, facendo in modo che venga chiarita, al massimo, la disciplina vigente e non che si introduca, a fianco della procedura vigente, una procedura del tutto nuova che riguarderà ventimila espulsioni nel nostro paese.
Non solo non si faranno più le espulsioni...

RAMON MANTOVANI. Magari!

GIANNICOLA SINISI. Ma la polizia giudiziaria non eseguirà le espulsioni ad onta del fatto che voi scrivete che il provvedimento è immediatamente esecutivo perché nessun questore della Repubblica italiana si assumerà la responsabilità di espellere un clandestino entro le 48 ore sapendo che il giudice può non convalidare il provvedimento, assumendosi il rischio, anche, di dover andare a riprendere il clandestino dal paese in cui è stato rispedito.

RAMON MANTOVANI. Magari!

GIANNICOLA SINISI. È uno sbaglio colossale, una contraddizione con tutte le


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petizioni fatte in campagna elettorale e fuori. Si dice di voler lottare contro l'illegalità, contro la clandestinità, in realtà, emerge semplicemente una indigesta intolleranza nei confronti di alcuni soggetti (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 373
Astenuti 40
Maggioranza 187
Hanno votato
144
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che l'onorevole Pasetto si è astenuto dal voto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO GIACHETTI. Per un richiamo al regolamento; più precisamente il riferimento è agli articoli 59 e 60.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Le chiedo scusa, signor Presidente, ho molto rispetto e stima per il suo lavoro, come per quello di tutti i presenti, e non ho alcuna intenzione - d'altra parte non sarebbe da parte mia possibile farlo - di muoverle alcuna censura (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia). Signor Presidente, affinché tutti possano capire, anche io, le chiederei...

Una voce dai banchi di Forza Italia: Impossibile!

ROBERTO GIACHETTI. Lo so, ognuno di noi ha dei limiti, ed io ho questo.
Signor Presidente, lei ha tolto la parola all'onorevole Soda, dopo averlo richiamato all'ordine. Sono un deputato nuovo e, pertanto, non conosco bene tutti gli articoli del regolamento: sfogliandolo, però, non vedo alcuna norma che preveda la possibilità di togliere la parola ad un deputato. Esiste una norma che prevede che questi possa essere richiamato all'ordine venendo nominato e, eventualmente, qualora insista, lo stesso possa essere espulso dall'aula.
Signor Presidente, le dico ciò perché ritengo che togliere la parola ad un deputato, ancorché stia pronunciando frasi sconvenienti, sia un atto grave, anche perché tali frasi rientrano poi nell'ambito della responsabilità di chi le ha pronunciate. Ciò che però è accaduto dopo, con un coro di «scemo, scemo» rivolto al deputato Soda, non è di minore gravità (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi polemici di deputati del gruppo di Forza Italia)! Lo so, lei non è nelle condizioni di identificare, come è accaduto con l'onorevole Soda, chi ha pronunciato quelle parole che, lo ripeto, non sono meno gravi; ciò non è certo dovuto alla sua volontà. Così però si crea una disparità di trattamento che a mio avviso, signor Presidente, lo dico nel pieno rispetto della sua autorevolezza e della sua grande professionalità e capacità di gestire l'Assemblea, non può essere consentita. La ringrazio nuovamente: il mio intervento era diretto ad ottenere una migliore comprensione di ciò che è accaduto, e, soprattutto, intendeva rilevare quale sia il significato del togliere la parola ad un deputato per lo svolgimento dei lavori, soprattutto quando contemporaneamente cori con frasi altrettanto ingiuriose vengono rivolti verso il deputato medesimo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).


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RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, l'onorevole Giachetti mi ha preceduto nel prendere la parola su questo argomento; anch'io, infatti, avrei voluto sottolineare (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza nazionale)... Colleghi, si tratta di un problema che credo non possa sfuggire all'attenzione di alcuno. Siamo in una fase abbastanza delicata dei nostri lavori, cioè nella fase conclusiva dell'esame di un decreto-legge, e credo che la situazione sia tale per cui è bene che, da parte di tutti, vi siano atteggiamenti che attengono anche al decoro dell'Assemblea. Non credo pertanto che sia fuori luogo pensare, quando si interviene, anche se c'è qualcuno che dall'altra parte «incita», di non andare oltre quella che è la «normalità» delle interruzioni o delle battute che ogni tanto, sempre nei limiti del decoro e della pertinenza anche dei rapporti tra le persone, si verificano, onde non alimentare un tale clima. È chiaro che poi ci possono essere momenti nei quali vi è la difficoltà, per chi sta intervenendo, di mantenere il tono entro i decibel necessari. Qui scatta il problema.
Credo che il collega Giachetti, giustamente, abbia detto che, se pur ci sono norme del regolamento che consentono al Presidente di togliere la parola, debba comunque essere stigmatizzato altrettanto il fatto che vi sia un clima in aula che amplifica gli elementi di difficoltà nei rapporti, elementi che sono stati in questo caso resi palesi ed evidenti dai cori da stadio che provenivano da quella parte dell'aula occupata dai deputati della maggioranza! È difficile individuare i responsabili, collega Giachetti, perché erano tanti, tanti e tanti, e solo dopo reiterati richiami provenienti da questo lato, signor Presidente, c'è stato un richiamo ad un collega che lei, giustamente, ha richiamato perché continuava ad evidenziarsi anche quando gli altri avevano terminato, poiché non si era accorto che la cosa doveva cessare.
Ritengo che per il prosieguo normale dei nostri lavori sia necessario, da parte di tutti, mantenere un tono adeguato, così come è accaduto durante la giornata, seppure con le difficoltà che si sono manifestate e le criticità, anche aspre, che si sono evidenziate. Nonostante queste, abbiamo infatti continuato a lavorare ed abbiamo consentito lo svolgimento dei lavori. Se però venissero meno queste condizioni, ovviamente ognuno si assuma poi la propria responsabilità.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, mi scuso se intervengo pur essendo stato presente soltanto in parte a ciò che è avvenuto, ma ho seguito il resto del dibattito dalla televisione a circuito chiuso e, forse, l'ho seguito meglio di altri colleghi, perché ho sentito e ho visto ciò che c'era da vedere con molta attenzione.
Signor Presidente, dovremmo proseguire i nostri lavori e lei, giustamente, sta dando la parola anche su questo evento interruttivo. Con il massimo rispetto delle argomentazioni finora ascoltate, la pregherei - se fosse possibile - di considerare che si è trattato di qualcosa di più grave e di più serio rispetto a ciò che avviene di solito. Purtroppo, in quest'aula siamo anche abituati ad ascoltare cori, urla e insulti indistinti che sono sicuramente da condannare e che anche in questo caso si sono verificati - vi è stato un errore di reazione, e sottolineo di reazione - ma raramente assistiamo ad un insulto preciso...

AURELIO GIRONDA VERALDI. Personale!

IGNAZIO LA RUSSA. ...nei confronti di un membro del Governo e, potrei aggiungere, anche nei confronti di una categoria, quella degli avvocati; ma ciò ha minor rilevanza parlamentare...


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AURELIO GIRONDA VERALDI. Ma certo che ha rilevanza!

IGNAZIO LA RUSSA. ...mi dice il collega che ha rilevanza anche questo. Non so come si possa chiudere questo dibattito, ma se lei lo ritiene opportuno, la pregherei di far sì che il Presidente della Camera sia informato, perché richiedo formalmente un provvedimento disciplinare a carico dell'onorevole Soda (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia), perché questo è il modo in cui, in questi casi, la Camera è abituata a comportarsi.
Signor Presidente, per una legislatura ho ricoperto il suo ruolo e mi è capitato di dare il mio assenso anche su una sospensione di dieci giorni nei confronti di colleghi che, forse, avevano fatto meno di ciò che è stato fatto in questo e in altri casi. Non è la prima volta che si offende a freddo un componente del Governo e mi pare che sia già successo, ad opera dello stesso collega, nei confronti del ministro Tremonti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Allora mi sembra che tale comportamento sia divenuto un'abitudine e di fronte alle abitudini i provvedimenti disciplinari...

PIETRO FOLENA. Vuole espellere tutti?

RENZO INNOCENTI. Ci vuole mandare via tutti?

IGNAZIO LA RUSSA. Caro collega, non puoi lamentarti della reazione, che condanno, se prima non prendiamo provvedimenti verso chi - come è noto - ha commesso qualcosa che in quest'aula non ha motivo di essere (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

Una voce dai banchi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo: Vergogna!

PRESIDENTE. Colleghi, quando ricopro il ruolo di Presidente di turno, cerco sempre - e credo che me ne possiate dare atto - di mantenere un grande equilibrio, dimenticando la mia appartenenza politica. Tuttavia, devo dire che l'incidente di oggi è nato da una provocazione dell'onorevole Soda (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia). Onorevole Soda, se me lo consente, glielo devo dire con grande amicizia. Pertanto, mi sono sentito in dovere di applicare il regolamento e di richiamarla all'ordine, così come ho richiamato all'ordine un collega della destra perché ha reagito alla sua provocazione. Comunque, poiché vi è stata una richiesta formale...

PIETRO FOLENA. Ma di cosa?

PRESIDENTE. ...e siccome le cose dette sono contenute ...

PIETRO FOLENA. Non è previsto dal regolamento! Non si è mai visto (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Non interrompete il Presidente! Fatemi finire! Onorevole Folena, stia calmo, parlerà quando avrò terminato!
Poiché le provocazioni dette e le risposte date sono contenute nei verbali, porterò i verbali stessi nell'Ufficio di Presidenza affinché vengano valutati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

ALBERTO DI LUCA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Signor Presidente, non vorrei gettare altra benzina sul fuoco, però nei verbali rimangono le insolenze usate dall'onorevole Soda contro l'onorevole Mantovano (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), invece, dai verbali non risulterà la cosa vergognosa che ha fatto l'onorevole Soda: da lì si è scatenata la nostra scomposta reazione. Mi riferisco a questo gesto, fatto tre volte (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Siamo


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in un Parlamento e vorrei che il Presidente registrasse e mettesse a verbale che, oltre agli insulti, ci sono stati anche dei gesti maleducati ed offensivi rivolti a tutta la maggioranza da parte dell'onorevole Soda (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Mi aspetto, almeno, che egli non abbia la solidarietà dell'onorevole Folena, come mi sembra che invece abbia in questo momento, e che abbia, prima del buon gusto, l'educazione di chiedere scusa a tutta la maggioranza e all'onorevole Mantovano (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Di Luca, all'Ufficio di Presidenza sarà portata anche la registrazione televisiva (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) per cui vi sarà anche la possibilità di vedere il comportamento.

KATIA ZANOTTI. Vergogna, Presidente!

PRESIDENTE. Passiamo adesso...

FRANCESCO GIORDANO. Non passa a niente, Presidente, ho chiesto di parlare!

PRESIDENTE. A che proposito, onorevole Giordano?

FRANCESCO GIORDANO. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, un capogruppo della maggioranza propone, cosa del tutto inedita nel Parlamento italiano, una sanzione amministrativa!

GIOVANNI RUSSO SPENA. Non siamo a Porta a Porta!

FRANCESCO GIORDANO. A noi pare una modalità del tutto inaccettabile (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Lei pensa, signor Presidente, che io possa continuare a parlare così (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)? Lei ha usato contro l'onorevole Soda parole così dure, così nette, così inequivoche, ha avallato tutte le posizioni della destra e non ha detto una parola sul coro che evidentemente ritiene di minore intensità e responsabilità per il decoro di quest'aula istituzionale, che hanno inscenato da destra (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Ho richiamato all'ordine il collega che aveva fatto il coro.

FRANCESCO GIORDANO. Mi fa finire di parlare? Non ho finito di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Allora concluda.

FRANCESCO GIORDANO. Concludo e mi tengo il tempo che mi è dovuto in base al regolamento.

MARIDA BOLOGNESI. Bravo!

FRANCESCO GIORDANO. Chiudo e le chiedo se lei porterà all'Ufficio di Presidenza anche i 50 nomi dei deputati della destra che hanno gridato «scemi, scemi!» (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, porterò in Ufficio di Presidenza i verbali e la ripresa televisiva. Sarà l'Ufficio di Presidenza a valutare come si sono svolti i fatti (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Passiamo adesso...

ANTONIO SODA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, onorevole Soda, non le do la parola. Il fatto è chiuso.


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MARIDA BOLOGNESI. Sei un fascista!

ANTONIO SODA. Presidente, Presidente...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Soda 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 302
Votanti 291
Astenuti 11
Maggioranza 146
Hanno votato
71
Hanno votato
no 220).

Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.

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