Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 144 del 14/5/2002
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2608)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO D'ALIA. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare...

ANTONIO SODA. Io, signor Presidente!

PRESIDENTE. C'è prima l'onorevole Bielli (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Onorevoli colleghi, i nominativi di quanti chiedono di parlare mi vengono segnalati secondo un certo ordine: mi hanno segnalato l'onorevole Bielli, quindi parlerà l'onorevole Bielli e, poi, l'onorevole Soda.
L'onorevole Bielli rinuncia? Allora prego, onorevole Soda (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale si fa «scc»).

GIOVANNI RUSSO SPENA. Presidente, Presidente! E questo?

ANTONIO SODA. Signor Presidente, intanto rilevo che lei non mi ha consentito di illustrare l'emendamento 2.4 da me presentato neanche per un secondo, e di questo la ringrazio. All'onorevole La Russa dico che non ho timori né di sanzioni disciplinari né di censure né di espulsioni.

PRESIDENTE. Onorevole Soda, lei deve fare la dichiarazione di voto, non si deve allontanare dall'oggetto (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e di Rifondazione comunista).

ANTONIO SODA. Lo motivo come ritengo. Lei non mi deve suggerire la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Si attenga all'argomento.

ANTONIO SODA. Arriverò anche all'argomento che voglio introdurre con una premessa.

PRESIDENTE. Non può introdurlo, lei deve fare la dichiarazione di voto sul provvedimento. Quindi la invito formalmente ad attenersi all'argomento (Il deputato Russo Spena, avviandosi verso l'uscita dell'aula, lancia in aria alcuni fascicoli).

RENZO INNOCENTI. Presidente, non è così!

PRESIDENTE. La richiamo all'ordine.

FRANCESCO GIORDANO. A chi, a me?


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PRESIDENTE. Chi ha tirato le carte, lei? No, è stato l'onorevole Russo Spena. Onorevole Russo Spena, la richiamo all'ordine.

NICHI VENDOLA. Ridateci Casini!

MARIDA BOLOGNESI. Vergognati, non sai fare il Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, la richiamo all'ordine! Rispetti la Presidenza e questo Parlamento.

MARIDA BOLOGNESI. Proprio perché li rispetto!

PRESIDENTE. Onorevole Soda, prosegua pure.

ANTONIO SODA. Considero questo al nostro esame un provvedimento liberticida ed, essendo amante della libertà, voglio dire all'onorevole La Russa che in Parlamento, nelle televisioni, sui giornali la polemica politica può diventare anche aspra. Tutti potranno testimoniare che in questo Parlamento ho difeso la libertà di parola di ciascuno di voi, anche quando ha pronunciato non le offese e le insolenze gravissime «causidico» o «avvocaticchio» - cioè espediente logico, giuridico per sostenere una tesi infondata - ma, quando avete dato degli assassini ai giudici, ho detto che non andava processato il deputato; quando avete dato dell'assassino a Caselli, ho detto che non andava processato e tutte le volte in cui l'onorevole Sgarbi e tanti altri come voi sono stati portati in quest'aula per essere trascinati davanti ai giudici; quando l'onorevole Bossi ha dichiarato che con la bandiera italiana si spazzava il culo, ho detto che avevo diritto anche lui di essere libero.

ENZO RAISI. Che c'entra!

ANTONIO SODA. Quindi, onorevole La Russa stia tranquillo, mi fa piacere di poter testimoniare in quest'aula che ho una concezione della libertà diversa dalla sua. Applichi le censure, i confini, le espulsioni (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista), rimetta su tutto l'armamentario del mondo da cui proviene: non mi interessa, non mi intimidisce (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista)!

IGNAZIO LA RUSSA. Non c'è la libertà di insultare! Vergognati!

ANTONIO SODA. Sulla natura liberticida del provvedimento, in quest'aula ci sono tanti come me che hanno approvato la modifica dell'articolo 111 della Costituzione. Ebbene, in quell'articolo abbiamo scritto che in tutti i procedimenti qualsiasi persona ha diritto di assistere, di difendersi, di contraddire, di vedere in faccia chi lo accusa. In questa sede, vedo molti illustri avvocati.

NICHI VENDOLA. Silenziosi!

GIOVANNI RUSSO SPENA. Tutti garantisti sono!

ANTONIO SODA. Il procedimento giusto che si applica per le convenzioni internazionali a tutte le persone riguarda il civile, l'amministrativo e il penale. Si è svolta una grande discussione in quest'aula, ma il provvedimento del questore prende una persona extracomunitaria e gli dice: tu non hai titolo per stare qui, ti impacchetto e ti rispedisco forzatamente fuori dai confini del paese.
Anche questa persona, pur con la pelle nera o gialla, ha diritto ad una verifica, di poter contraddire e di dire di no, perché ha un titolo legittimo, perché è entrato in questo paese per tali ragioni, con questo visto. E lo dovrà dire di fronte ad un giudice; dovrà essere presente, non dovrà essere già spedito nel suo paese di provenienza. Inoltre, ha diritto ad una difesa tecnica e questo me lo hanno insegnato il professor Pecorella, l'onorevole Nitto Palma, il professor Diodato, l'onorevole Ghedini. Sono queste le libertà che, giustamente,


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vanno rivendicando nei tribunali d'Italia e io sono con loro quando affermano ciò.
Ma questi principi devono valere per tutte le persone (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani). Voi - senza che lei mi abbia fatto parlare - avete respinto un emendamento nel quale si prevede che davanti al giudice per la convalida del provvedimento di espulsione, che è un provvedimento che incide sulla libertà, l'interessato deve avere il diritto di essere sentito. Anche questo è avvenuto senza dibattito e io l'accuso, signor Presidente, di non avermi fatto parlare su questo emendamento, che trae origine dall'articolo 111 della Costituzione. Articolo che molti di voi rivendicano per sé, per i propri amici e parenti.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Previti!

ANTONIO SODA. Questo è successo nel Parlamento italiano, altro che le gravi insolenze di cui mi assumo tutta la responsabilità e per le quali non temo nessuna conseguenza. Sarò un uomo libero, sempre (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Dunque, voterò contro questo provvedimento in quanto, se le libertà sono indivisibili per noi, devono esserlo per ciascuna creatura di questa terra, qualunque colore essa abbia, qualunque sia il paese di origine e di provenienza. E se i diritti hanno un valore morale - e qui sono presenti tanti giuristi -, questi diritti devono vivere nella coscienza di ciascuno di noi, ma con la garanzia verso gli altri.
Per queste ragioni esprimerò voto contrario su questo decreto-legge e attendo serenamente tutti gli Uffici di Presidenza di questo mondo, che non mi impressionano (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Soda, le debbo un chiarimento e delle scuse, in quanto non le ho dato la parola quando lei me l'ha chiesta perché ho equivocato, credendo che lei volesse tornare sull'argomento sul quale ci eravamo scontrati.
Quindi, ho sbagliato perché, se chiedeva - come effettivamente è avvenuto - di parlare per dichiarazione di voto sul suo emendamento 2.4, aveva il diritto di farlo e questo mi spiace (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, il gruppo della Margherita esprimerà voto contrario su questo decreto-legge, con riferimento a tutte e due le misure che questo provvedimento contiene.
La prima misura, in origine, aveva l'assai limitata ambizione di sgomberare i porti italiani dalle carrette e la conseguenza che se ne trae è quella di generare un equivoco sulla possibilità di alienare beni diversi dai mezzi di trasporto, affidando una improbabile competenza al Presidente del Consiglio dei ministri.
Anche noi ci occupammo del porto di Lampedusa, affidando una somma al sindaco di quel comune affinché provvedesse a sgombrare il deposito che si era creato per effetto di un accumulo dei mezzi sequestrati.
Ma, ad ogni buon conto, con una norma equivoca, che peggiora la chiarezza dell'impianto normativo della Turco-Napolitano per quanto riguarda il regime dei beni sequestrati ai trafficanti di clandestini, si affida questo improbabile compito addirittura al Capo del Governo.
Si tratta di una misura che, probabilmente, potrà essere utilizzata per scrivere qualche articolo sulla stampa, ma che certamente non aiuterà affatto il nostro sistema a chiarire che stiamo parlando di corpi di reato, di beni sequestrati, sottoposti al vincolo dell'autorità giudiziaria e, tutt'al più, oggetto di attenzione da parte delle autorità amministrative del luogo e non già del Capo del Governo.


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Il secondo articolo, signor Presidente, vede il nostro orientamento nettamente contrario, anche se per ragioni diverse da quelle che sono state esposte. Con la legge Turco-Napolitano abbiamo ritenuto che il sistema delle espulsioni amministrative dovesse rimanere nell'ambito delle competenze dell'autorità amministrativa; qui si è ritenuto, invece, di generare una procedura assoluta che riguarda tutte le espulsioni amministrative, anche quelle emanate nelle prime 48 ore. Come è evidente, si è determinato un equivoco che ha fatto sì che il procedimento di espulsione amministrativa diventasse, in realtà, un provvedimento interamente giurisdizionalizzato; allora, hanno ragione coloro i quali ritengono che un provvedimento giurisdizionalizzato debba essere tale con tutte le garanzie previste: se non è più un provvedimento amministrativo, bisogna trarne tutte le conseguenze e non soltanto quelle che ci piacciono.
Siamo convinti che ciò genererà una grande confusione e una paralisi di carattere colossale. Credo che oggi bisogna dare una chiara interpretazione letterale delle disposizioni: per tutti i provvedimenti amministrativi, per ogni espulsione, bisognerà adottare due procedimenti di convalida: uno che riguarda la sola espulsione e l'altro che riguarda il trattenimento oltre le 48 ore. Due procedimenti di convalida per ogni clandestino presente sul nostro territorio.
Noi crediamo che il provvedimento di espulsione sia un provvedimento di polizia ma, soprattutto, un provvedimento della pubblica amministrazione, affidato com'è al prefetto, che deve valutare i casi in cui esso può essere emanato con le formule dell'espulsione immediata. Riteniamo che tale provvedimento non abbia più questa natura per effetto dell'articolo 2 che il Parlamento si accinge ad approvare. Vorrei che i sostenitori dell'efficacia della lotta contro l'immigrazione clandestina riflettessero un attimo su questo punto e si rendessero conto della contraddizione colossale fra quello che dicono e quello che stanno facendo con questo disegno di legge di conversione. Non è neanche un provvedimento giusto, perché, se davvero volete creare un sistema di garanzie, allora non potete prevedere quello che avete previsto: che tutto avvenga all'insaputa dell'interessato. Ciò è fuori dalle norme e fuori dalle regole. Noi, coerentemente, riteniamo che tali misure costituiscano una battuta di arresto nell'efficacia del sistema di contrasto all'immigrazione clandestina nel nostro paese: si assisterà ad un arretramento della lotta contro l'illegalità; le nostre forze di polizia, ogniqualvolta dovranno eseguire un provvedimento, saranno in imbarazzo e, in molti casi, non lo eseguiranno nell'incertezza di quello che potrà accadere; i nostri uffici giudiziari non sapranno nemmeno dove poggiare questi fascicoli, non conoscendo la natura del provvedimento: se sia di volontaria giurisdizione, come l'avevamo pensato noi, o se sia un provvedimento da portare dinanzi al giudice penale, come, invece, sembra concepito dall'articolo 2. Quindi, si genera ulteriore confusione anche negli uffici giudiziari. E tutto questo mentre il nostro paese invoca rispetto delle regole e sicurezza per i cittadini.
C'è una grande differenza fra la sicurezza che invochiamo noi e la sicurezza di cui si parla da parte della destra, nelle piazze e quando si fa propaganda: la sicurezza che invochiamo noi è per tutti e viene garantita nel rispetto delle regole che qui vengono violate. È una sicurezza che guarda al rispetto delle regole e, soprattutto e profondamente, al rispetto delle persone. Qui non si distingue tra clandestini e persone che soggiornano regolarmente nel nostro paese, qui si distingue tra immigrati ed italiani, tra italiani e stranieri: si tratta di una formula discriminatoria che non ha nulla a che fare con il diritto e che non ha nulla a che fare con la sentenza della Corte costituzionale. Come ho spiegato, anzi, come ho detto - chiedo scusa -, la Corte costituzionale dice tutt'altro, non dice affatto ciò che state sostenendo in questo caso e in questa sede. Credo che aver fatto questa scelta rappresenti soltanto un atto di arroganza politica: siete certi - perché ne sono certo anch'io - che si tratta di una scelta


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sbagliata ma l'avete voluta sostenere con ostinazione, entrando in contraddizione con tutto ciò che avete dichiarato nelle trasmissioni televisive e dinanzi al popolo italiano.
Queste gravi contraddizioni tra ciò che si pensa, ciò che si dice e soprattutto ciò che si fa sono un prezzo che stiamo rischiando, state rischiando di far pagare al popolo italiano, che invoca una sicurezza diversa da quella che invece pretendete di affermare voi, che è una sicurezza che non sa distinguere tra criminali e onesti, ma distingue sulla base della nazionalità e del colore della pelle. Questa sicurezza non solo non ci piace, ma faremo di tutto perché torni presto un sistema di garanzie sulla base di diversità oggettive, non sulla base di diversità formali o addirittura sulla base di nazionalità e che, inoltre, si ripristini un sistema di diritto nel nostro paese che coniughi efficacia e solidarietà: qui non c'è efficacia e non c'è nemmeno solidarietà. Certamente, questo non ci consente non solo di non votare favorevolmente su questo provvedimento, ma di sostenerne convintamente il voto contrario e di denunciare, anche nelle piazze, la storica incongruenza tra quello che dite e quello che state consumando in queste ore, in questo Parlamento.
L'immigrazione clandestina e le organizzazioni criminali si avvantaggeranno di questo provvedimento e coloro che sono stranieri, legittimamente sul nostro territorio, avranno da questo provvedimento soltanto problemi. Si tratta di una distinzione che non ci convince, sulla base dei nostri principi (che certamente condividiamo con i molti di voi che ragionano su questi temi con fede cristiana e con spirito di coscienza). Sono certo che tutti quelli che condividono questi valori, oggi, se voteranno a favore di questo decreto-legge, lo faranno sicuramente con un grande scrupolo, del quale, spero presto, verranno in qualche modo a liberarsene attraverso modifiche a questo provvedimento ingiusto e sbagliato (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, collega relatrice, colleghi deputati, sarò molto breve, perché le questioni sono state già affrontate nel corso del dibattito. Credo che raramente come in questo caso sia emerso dalla discussione (mi riferisco alla discussione di merito) come sia stata una scelta sbagliata quella di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, che ha un inevitabile carattere emergenziale rispetto a una materia... Prego i colleghi di consentirmi di svolgere il mio discorso...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO BOATO. ...Rispetto a una materia che, come tutti sanno, è contestualmente e contemporaneamente all'attenzione del Parlamento anche con riferimento al disegno di legge ordinario del Governo già approvato dal Senato ed ora in discussione, proprio in questi giorni, qui alla Camera.
Sarebbe stato preferibile per tutti, maggioranza e opposizione, affrontare nel disegno di legge le due questioni che sono previste da questo decreto-legge con riferimento agli articoli che riguardano questa stessa materia. La relazione del Governo al decreto-legge e la stessa relazione della collega relatrice Bertolini al disegno di legge riprendono questa questione: all'articolo 1 del decreto-legge si fa riferimento in qualche modo al possibile e auspicato effetto dissuasivo rispetto alla moltiplicazione degli sbarchi clandestini e illegali nel nostro paese e alla possibilità che si intensifichino andando verso la stagione estiva. Credo che si possa riconoscere, obiettivamente, senza alcuna polemica politica, che essendo il decreto-legge in vigore dal 4 aprile 2002 e avendo un decreto-legge efficacia di legge - se non ne viene denegata entro 60 giorni la conversione da parte del Parlamento -, quindi essendo questo già una legge in vigore, non c'è stato nessun effetto dissuasivo. Giorno


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dopo giorno, con il Governo di centrosinistra prima e con il Governo di centrodestra oggi (visto che questi fenomeni - ahimè - non guardano al colore politico di chi governa), questi fenomeni illegali si stanno moltiplicando.
Diventa evidente il carattere demagogico e strumentale delle accuse che il centrodestra rivolgeva nei confronti dei governi di centrosinistra quando era all'opposizione. Non voglio ricambiare simmetricamente queste accuse, anche se il centrodestra lo meriterebbe. Questi fenomeni, anche nel loro carattere illegale, non guardano al colore di chi governa ma, ovviamente, sono collegati ad altre radici, ad altre cause e, chiunque governi, deve avere la capacità di combatterli attraverso una logica non emergenziale. Comunque questo decreto-legge, in vigore da un mese e mezzo, non ha avuto quell'impatto dissuasivo auspicato nella relazione del Governo e ripreso - devo dire correttamente dal suo punto di vista - nella relazione della relatrice Bertolini.
Per quanto concerne il secondo articolo, ho letto per ampi stralci in quest'aula la parte conclusiva della sentenza della Corte costituzionale; l'ho fatto aggiungendoci pochissimo di mio poiché volevo far risuonare in quest'aula la voce della Consulta. Questa sentenza del 2001 è recente, ma non recentissima, risale ad oltre un anno fa. Essendo una sentenza - lo chiedo ai colleghi ed al presidente della I Commissione, anche se adesso non mi risponderà - non di un mese fa, di due mesi fa, ma di poco più di un anno fa, aveva senso recepirne le indicazioni attraverso un decreto-legge, nel momento in cui il Parlamento è chiamato dal Governo stesso ad affrontare materie di questo tipo come il disegno di legge ordinario? Intendiamoci, è doveroso recepire le indicazioni della Corte costituzionale, anche se secondo me sono state recepite male. Potevamo discutere il disegno di legge prima in sede referente ed in seguito in aula, forse valutando con più equilibrio e meno emergenzialità gli aspetti che sono emersi nel dibattito e che hanno fatto emergere - guardate non mi vergogno di questo, anzi lo rivendico di fronte ad una maggioranza silente - anche delle valutazioni in parte diverse all'interno del centrosinistra. Noi questo lo facciamo alla luce del sole, in modo trasparente, in modo pubblico, ponendo alla maggioranza questioni che la stessa non affronta, perché in quest'aula non si è assistito ad un solo intervento di merito. L'unico intervento è stato quello del rappresentante del Governo e con lui abbiamo discusso. Signor Presidente, mi sono dilungato più del previsto solo perché ho voluto adottare un tono pacato, dialogico e discorsivo nella mia dichiarazione di voto. Forse l'unico emendamento che si potrebbe immaginare non ostruzionistico ma soppressivo è stato ritirato, non è stato neppure messo in votazione. Gli altri emendamenti erano esclusivamente di merito, ragionati e ragionevoli, anche se ciò non vuol dire che fossero tutti condivisibili: non ne è stato accolto neppure uno.
Se - sospendendo il giudizio sull'effettiva necessità di questo decreto-legge - si fosse cercata una convergenza tra maggioranza ed opposizione - possibile attraverso gli emendamenti - per migliorare quanto meno il contenuto normativo del primo e del secondo articolo, forse l'esito del voto finale avrebbe potuto essere diverso, ed io l'avrei auspicato come ho sempre fatto in quest'aula. Sono stati respinti tutti gli emendamenti, nessuno escluso, anche nella logica di un confronto parlamentare serrato e relativamente breve; trattandosi infatti di un decreto-legge, al di là delle difficoltà dell'ultima fase, l'abbiamo affrontato in poche ore. Non vi sono stati ostruzionismi, dilungamento dei tempi, abbiamo fatto tutto in pochissimo tempo. Da parte della maggioranza non vi è stato un atteggiamento di dialogo e confronto parlamentare e questo mi dispiace. Ed è per questa ragione che esprimo, da parte del gruppo dei Verdi, parere contrario nei confronti di questo provvedimento e non si tratta di un «no» scontato. Finora non mi ero pronunciato al riguardo, avevo aspettato che si svolgesse tutto il dibattito parlamentare per


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vedere se si sarebbe verificata la possibilità di correggere degli errori, di trovare delle convergenze.
Quando si afferma di voler dialogare e confrontarsi, lo si fa in televisione, ma nell'aula del Parlamento - ascolterò adesso con attenzione la dichiarazione di voto del collega Landi di Chiavenna - non vi è stata una sola occasione di confronto e di dialogo effettivo nel merito degli emendamenti presentati ed è un errore che la maggioranza continua a commettere (e prescindo dagli aspetti finali del seguente dibattito che hanno assunto contorni un po' forti)! Non vi è stata una sola occasione effettiva di possibile convergenza in ordine a problematiche che - come ho affermato - si sono verificate con il Governo del centrosinistra e che continuano a verificarsi con quello del centrodestra. Si tratta, infatti, di problemi che tutte le democrazie avanzate sono costrette ad affrontare ed è giusto che lo facciano; la nostra, tuttavia, potrebbe farlo in modo più efficace e credibile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, le sue parole rivolte all'onorevole Soda hanno riportato la serenità in quest'aula, ma non l'hanno rasserenata per quanto riguarda il merito della discussione in corso.
Il provvedimento che stiamo per porre in votazione, nonché le modalità con cui lo abbiamo discusso ci preoccupano e ciò anche con riferimento alla discussione, che avverrà fra qualche ora, del provvedimento sull'immigrazione (non mi riferisco naturalmente al clima, nel senso folkloristico del termine, agli insulti e via seguitando, ma al merito della questione).
Non condivido la cultura politica che ispira la legge Bossi-Fini, poiché la ritengo sbagliata sia dal punto di vista dei principi sia per i suoi effetti concreti. Penso, infatti, che le logiche repressive autoritarie ed anche sicuritarie - anche le logiche sicuritarie che ispirano colleghi del centrosinistra -, siano sbagliate e che non produrranno alcun risultato rispetto alle questioni che si afferma di voler affrontare; esse hanno, inoltre, la responsabilità di alimentare i fantasmi di coloro che si appellano alle questioni della sicurezza, rendendo, in ultima analisi, la vita difficile a persone, a donne e a uomini che subiscono le conseguenze delle logiche sicuritarie stesse.
In ogni caso, ritengo che questo Governo e questa maggioranza avranno modo, nei fatti, di dimostrare che la logica che ispira il provvedimento, come quello sull'immigrazione, sia, in ultima analisi, un imbroglio poiché non realizzerà alcuno degli obiettivi che si dichiara di voler conseguire.
Ciò che, tuttavia, mi preoccupa seriamente, relativamente alla discussione di oggi, è un altro aspetto (sulle questioni sollevate avremo modo di confrontarci ancora nei prossimi giorni). Mi ero, infatti, illusa che in quest'aula vi fossero ancora spazi di trasversalità; io non credo affatto alle trasversalità con riferimento a tante questioni, ma pensavo che, essendo presenti anche nello schieramento della maggioranza molti giuristi, garantisti o dichiarati tali ed anche molti liberali, si potesse proporre qualche modifica su tutta la partita delle garanzie che poi ritroveremo anche nel provvedimento Bossi-Fini (già in quel provvedimento è previsto un doppio binario, anche con riferimento alle garanzie fondamentali, ai diritti alla difesa giustappunto). Mi ero illusa che su tali aspetti si potesse avviare un confronto e, forse, risolvere qualche problema.
Il rischio - come emerge anche dalla discussione di oggi - è che anche il provvedimento Bossi-Fini inizi male il suo percorso, proprio perché questo confronto si renderà praticamente impossibile.
La preoccupazione è triplice; la prima è che quest'Assemblea rischia di diventare quasi inutile poiché non ci si vuole ascoltare nemmeno sugli elementi di fondo che dovrebbero attendere alle garanzie di tutti e che dovrebbero valere indipendentemente dai banchi in cui ci si siede (penso che si tratti di un problema enorme sul


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piano democratico oltre che con riferimento al ruolo di questo Parlamento).
La seconda questione riguarda naturalmente il fatto che non avremo la possibilità, nel merito, di risolvere altre questioni attinenti al diritto alla difesa, dal momento che, se abbiamo potuto risolvere così velocemente e respingendo le argomentazioni, non nostre, ma della Corte costituzionale, in ordine alle questioni attinenti alla libertà personale, vedo difficile la possibilità di riuscire ad intervenire nel merito su altre questioni di grande rilevanza contenute in quel provvedimento e che attengono al diritto alla difesa dei cittadini.
La terza questione, che è quella che mi preoccupa maggiormente, è che le conseguenze concrete delle scelte che operiamo in questa aula saranno pagate da una parte della popolazione, quella più debole perché ha la pelle diversa dalla nostra e che da domani mattina, prima ancora che questi provvedimenti entrino in vigore, ne pagherà le conseguenze perché il clima che si determinerà fra i cittadini e le cittadine in generale, e, in particolare, tra i pubblici ufficiali e le forze dell'ordine, sarà tale da rendere la loro vita particolarmente difficile, più di quella che hanno conosciuto prima di arrivare sulle nostre coste.
Il nostro voto sarà pertanto contrario sul provvedimento. (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ricorderò ai colleghi, oggi dell'opposizione, e nella scorsa legislatura della maggioranza, quante volte abbiamo cercato di chiedere invano un dialogo su molti provvedimenti. Dialogo che ci è stato, sempre, costantemente e pervicacemente negato sia in aula che in Commissione, e, nella scorsa legislatura, proprio sulla materia dell'immigrazione.
Invano abbiamo cercato di aprire un dibattito serio e costruttivo sul grande fenomeno dell'emigrazione, su quel tema e quei temi che esamineremo - ne siano certi e tranquilli i colleghi dell'opposizione - da qui a qualche ora o comunque nelle prossime settimane, quando affronteremo in modo articolato, serio, e spero costruttivo da parte di tutte le forze politiche rappresentate in questo Parlamento la riforma del testo unico sull'immigrazione, meglio nota come legge Turco-Napolitano.
Ciò che io non riesco a capire, e lo dico senza alcuna vena polemica alla collega Mascia, ai colleghi di Rifondazione comunista e agli altri colleghi dell'opposizione, sono le critiche da voi rivolte in ordine a questo provvedimento. Al collega Boato che è intervento in modo molto garbato e corretto e che dice che non esistono effetti dissuasivi in questo provvedimento, vorrei ricordare - lo ricordo anche a me stesso e a tutti - che da quando questo provvedimento è entrato in vigore abbiamo cominciato a distruggere i mezzi di trasporto. Probabilmente, ed è vero, non si è ancora arrestato il fenomeno dell'immigrazione clandestina, perché si tratta di un processo lento e complesso - lo abbiamo ribadito ieri in sede di discussione sulle linee generali -, ma certamente abbiamo cominciato a dare un colpo forte sulla questione dei mezzi di trasporto. Questo credo dovrebbe unire maggioranza ed opposizione: mi chiedo per quale motivo voi esponenti dell'opposizione abbiate una posizione di prevenzione ideologica su uno strumento, che è quello utile per sconfiggere il trasporto illegale ed il commercio illegale di carne umana, opponendovi ad un provvedimento che prevede di distruggere quei mezzi che sfruttano in modo violento ed illegale il fenomeno dell'immigrazione.
Noi abbiamo interpretato in modo etico e corretto questa necessità e questo sentimento. Attraverso la distruzione dei mezzi di trasporto vogliamo infliggere un colpo mortale anche al fenomeno della delinquenza e dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina.
Quando altri colleghi, segnatamente il collega Boato ed il collega Soda, fanno riferimento al provvedimento dell'espulsione


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con accompagnamento alla frontiera, mi chiedo e chiedo al collega Soda, in particolare: dove eravate nella scorsa legislatura quando avete approvato il testo unico n. 286, nel quale, all'articolo 13, si prevede che i questori eseguano i provvedimenti di espulsione con accompagnamento alla frontiera, senza neanche chiedere un provvedimento di convalida da parte dell'autorità giudiziaria?
Adesso venite a fare a noi queste critiche, a noi che oggi recepiamo una sentenza della Corte costituzionale che è stata emessa mentre era in carica il vostro Governo, governi del centrosinistra e che noi recepiamo in forma garantista, per dare in qualche modo una forma di tutela anche all'extracomunitario in fase di espulsione. E voi ci venite a criticare, quando avete votato una legge che all'articolo 13 prevede che il questore possa espellere con l'accompagnamento alla frontiera l'extracomunitario senza passare attraverso alcun tipo di vaglio dell'autorità giudiziaria!
A me pare, francamente, che la vostra posizione su questi aspetti sia assolutamente infondata, frutto di pregiudizi e prevenzioni di carattere ideologico. Credo che questo provvedimento vada nella giusta direzione, nel senso auspicato, che è quello - e avremo modo di ripeterlo ulteriormente - di condurre una forte battaglia, opporre un forte contrasto ad ogni forma di immigrazione clandestina e consentire un serio processo di integrazione a quegli extracomunitari che entreranno nel nostro territorio muniti di un regolare permesso di soggiorno legato ad un contratto di lavoro.
Non saranno, onorevole Giordano, merce, come voi sostenete; saranno persone, che saranno valorizzate sul territorio e non saranno lasciate ai margini della società con quel falso buonismo di cui voi vi siete sempre riempiti la bocca. Avete sempre fatto dichiarazioni di principio, ma non avete mai seriamente aiutato gli immigrati ad integrarsi realmente nel nostro tessuto sociale, economico e produttivo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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