Espulsione dei minori e diritti dei bambini?

 

In questi giorni il Governo italiano partecipa a New York, con una delegazione guidata dal Ministro Maroni, alla Sessione Speciale delle Nazioni Unite sull’Infanzia per stabilire degli obbiettivi per la concreta realizzazione dei diritti dei bambini. Quasi contemporaneamente, alcuni esponenti della maggioranza (Ccd-Cdu e Forza Italia) presentano alla Camera, dove è in discussione il disegno di legge sull’immigrazione, due emendamenti che prevedono la possibilità di espellere i minorenni al di sopra di una certa età, 16 o addirittura 14 anni (la legge attualmente in vigore stabilisce che i minori non possono essere espulsi, prevedendo invece l’istituto del “rimpatrio assistito”).

 

A seguito di questa norma,  se verrà approvata, a nostro avviso la maggior parte dei minori stranieri non accompagnati, che oggi vengono accolti in comunità e centri d’accoglienza e inseriti in percorsi d’integrazione (scuola, corsi di formazione professionale, ecc.), sceglieranno, per paura di essere espulsi, di restare nella totale clandestinità: non si presenteranno più ai servizi sociali, non frequenteranno più la scuola e i corsi di formazione, ma resteranno “nell’ombra”, gravemente esposti ai rischi di sfruttamento, abuso e coinvolgimento in percorsi devianti (prostituzione minorile, spaccio di stupefacenti, ecc.).

 

Questi emendamenti,  non solo potrebbero portare ad un grave peggioramento delle condizioni dei minori stranieri presenti in Italia, ma, con tutta probabilità,  anche ad un forte aumento dei fenomeni di  devianza minorile, con i conseguenti rilevanti costi – in termini sia sociali sia economici – per la società italiana.

 

Inoltre, questa norma violerebbe alcuni dei principi fondamentali sanciti dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989, che ha valore di legge nell’ordinamento italiano essendo stata ratificata dal nostro paese nel 1991. Sarebbe violato, infatti, il diritto alla protezione del minore in quanto l’espulsione – a differenza del rimpatrio assistito – viene eseguita senza che siano verificate le condizioni cui il ragazzo andrà incontro nel paese d’origine, anche nei casi in cui sia orfano o non abbia una famiglia disposta a riaccoglierlo, e anche nei casi in cui sia stato vittima dei trafficanti di esseri umani.

 

Infine, sarebbe violato il fondamentale principio secondo cui tutte le azioni riguardanti le persone al di sotto dei 18 anni devono fondarsi preminentemente sulla considerazione del “superiore interesse del minore”. L’espulsione, infatti, a differenza del rimpatrio assistito, è una misura finalizzata a “punire” l’individuo che ha violato le leggi sull’immigrazione. 

 

Save the Children auspica fortemente che le istituzioni italiane, così come dichiarano in questi giorni a New York, rispettino gli impegni di tutela e promozione dei diritti dell’infanzia assunti a livello internazionale, e che il Parlamento decida di non approvare questa norma che, oltre ad essere palesemente illegittima, avrebbe conseguenze estremamente negative sia per i minori stranieri sia per la società italiana.  

 

Angelo Simonazzi

Direttore Generale, Save the Children Italia