Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 149 del 29/5/2002
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(Lavoratori stagionali extracomunitari nel settore agricolo - n. 3-00988)

PRESIDENTE. L'onorevole Didonè ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cè n. 3-00988 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui e cofirmatario. Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

GIOVANNI DIDONÈ. Signor Presidente, continue sono le richieste provenienti dalle associazioni di categoria del mondo agricolo riguardanti la necessità di lavoratori stagionali extracomunitari; è altresì opportuna un'attenta verifica delle domande sopracitate, al fine di evitare fenomeni di immigrazione sproporzionati rispetto alle reali esigenze del settore. Chiedo al ministro quali provvedimenti intenda assumere per dare una risposta adeguata alle necessità del mondo agricolo.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il problema è stato affrontato già all'inizio del corrente anno con tutte le associazioni di categoria che occupano lavoratori stagionali (mi riferisco quindi


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al settore dell'agricoltura e del turismo principalmente). Abbiamo fatto una serie di incontri per determinare il numero di lavoratori che era richiesto dalle varie situazioni ed abbiamo proceduto all'emanazione di un primo provvedimento, in data 4 febbraio, che autorizzava una quota massima di 33 mila lavoratori stagionali, subordinati e non comunitari, ripartita tra le regioni e le province secondo uno schema allegato. Per evitare abusi, abbiamo voluto limitare l'ingresso di questi 33 mila lavoratori ai cittadini extracomunitari provenienti dai paesi candidati all'adesione all'Unione europea, cioè Slovenia, Polonia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria, e a quei paesi per i quali sono in vigore con l'Italia accordi bilaterali sul lavoro stagionale.
Si trattava di un primo provvedimento al quale ne è seguito uno successivo per altre regioni non comprese nel primo per 6.400 lavoratori, in data 12 marzo 2002. Su richiesta espressa delle regioni e delle associazioni abbiamo voluto estendere il permesso oltre che ai cittadini provenienti da quei paesi anche ai cittadini stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro stagionale nell'anno 2001.
Infine, pochi giorni fa, il 22 maggio, dopo aver discusso sempre con le associazioni di categoria e con le regioni delle necessità sopravvenute a questi due decreti ho adottato un terzo provvedimento che amplia queste quote di 6.600 unità, cioè il 20 per cento in più, con uno scambio tra regioni, concordato tra le regioni Puglia ed Abruzzo, per venire incontro alle richieste dell'Abruzzo su una quota eccedente della Puglia. In totale, quindi, ad oggi, la quota per lavoratori stagionali ammonta complessivamente a 46 mila lavoratori subordinati stagionali; a questa va aggiunta una quota di 3 mila ingressi per i lavoratori autonomi.
Con questo pensiamo di avere sin qui soddisfatto le esigenze delle imprese e delle regioni, sapendo che non appena la nuova legge sull'immigrazione entrerà in vigore si potrà procedere all'emanazione del decreto annuale di programmazione dei flussi, che potrà intervenire, se sarà necessario, anche per ampliare le quote già fissate.

PRESIDENTE. L'onorevole Didonè, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIOVANNI DIDONÈ. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatto, ovviamente, della sua risposta. Sappiamo che vi sono esigenze nel mondo agricolo, tuttavia, non possiamo dimenticare che vi sono decine di migliaia di lavoratori extracomunitari alla ricerca di un lavoro. Dunque, è fondamentale fare le opportune verifiche per capire quale sia il reale fabbisogno.
Da ex sindaco, signor ministro, le assicuro che c'è una grande preoccupazione da parte degli amministratori. Stando vicino alla gente, abbiamo capito che simili realtà, con extracomunitari senza lavoro, creano, sicuramente, tensioni sociali e preoccupazione per i nostri cittadini, soprattutto i più deboli, come gli anziani soli.
Concludo con l'auspicio che i nuovi ingressi siano in linea con le effettive esigenze.

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