Dopo i recenti sbarchi delle ultime
settimane, nel “centro di prima accoglienza e soccorso” di
Lampedusa sono trattenuti oltre trecento immigrati di diversa
nazionalità, la maggior parte dei quali alloggiati in tende da campo allestite
per l’occasione. Il centro infatti aveva una capienza massima di cento
persone. Tra loro, potenziali richiedenti asilo, e migranti per bisogno
economico costretti ad un ingresso clandestino dalla mancata adozione del
decreto flussi per il 2002 ( relativamente al lavoro subordinato non
stagionale) e dal blocco delle chiamate per sponsorizzazione.
La situazione di Lampedusa riflette quella
di altri centri siciliani tutti al limite della loro capienza. In particolare
Agrigento non riesce più ad assorbire i migranti irregolari che vengono
trasferiti da Lampedusa in Sicilia, e per molti rimane solo la prospettiva di
altri giorni di trattenimento, in strutture di transito o in viaggio verso i
centri di detenzione in Puglia ed in Calabria.
Le condizioni degli immigrati trattenuti a
Lampedusa sono pessime da un punto di vista igienico sanitario, come già
denunciato, anche con filmati della RAI, in precedenti occasioni.
Ma quello che preoccupa maggiormente
è la totale assenza di controllo da parte del magistrato sulle
modalità e sulla durata del trattenimento degli immigrati dopo lo
sbarco: per giorni e giorni rimangono rinchiusi nel centro sito nella zona
militare dell’isola, senza potere comunicare, senza potere contattare
organizzazioni umanitarie o associazioni indipendenti, senza interpreti, senza
potere nominare avvocati, senza lo straccio di un provvedimento scritto che sia
loro notificato come richiesto dalla legge. Tutte le pratiche amministrative e
gli eventuali ricorsi si possono svolgere soltanto ad Agrigento, dove gli
immigrati vengono trasferiti con il contagocce a seconda della capienza del
centro sito in contrada San benedetto, oppure nelle altre città dove,
anche con settimane di ritardo, viene loro trovato un posto in un centro di
detenzione amministrativa.
Questa situazione evidenzia la
impraticabilità della attuale disciplina delle espulsioni e rischia di
precludere a molti richiedenti asilo l’accesso alla procedura.
Appare anche evidente come le misure
ulteriormente repressive che saranno introdotte dalla legge Bossi Fini
aggraveranno questa situazione, in quanto l’accompagnamento forzato in
frontiera senza un effettivo controllo del magistrato ( a causa del mancato
effetto sospensivo dei ricorsi), renderà normale espellere con effetto
immediato persone magari non identificate con certezza, realizzando di fatto
quelle espulsioni collettive vietate da tutte le convenzioni internazionali a
salvaguardia dei diritti fondamentali della persona umana. Ma ormai i
“clandestini” non vengono più trattati come persone, ma come
numeri ( magari marcati sul polso) da ridurre anche in modo violento, come
è successo a molti cingalesi imbarcati con la forza su un aereo charter
che li ha ricondotti in patria dopo che la loro richiesta di asilo era stata respinta.
Per tutte queste ragioni rinnoviamo la
richiesta di dare piena attuazione all’art. 10.3 della nostra
Costituzione che prevede l’asilo politico per quanti fuggono da paesi nei
quali non vengano riconosciute le libertà democratiche fondamentali.
Occorre battersi ancora per uno stralcio delle norme che nel DDL 795 disciplinano l’istituto
dell’asilo e le espulsioni immediate, con disposizioni che saranno
dannose ed in molti casi neppure applicabili ( come conferma quanto sta
succedendo in questi giorni a Lampedusa). Soprattutto, chiediamo ancora una
volta alle organizzazioni indipendenti ed ai parlamentari di esercitare il loro
diritto di visita, per verificare le condizioni di trattenimento degli
immigrati trattenuti nel centro di prima “accoglienza” di Lampedusa,
e negli altri centri siciliani, soprattutto dal punto di vista del rispetto
della “Carta dei diritti e dei doveri” emanata nel 2000 con una
direttiva ministeriale di cui pare si sia persa traccia, almeno a giudicare da
quello che i mezzi di informazione riferiscono sul funzionamento della
struttura detentiva di Lampedusa.
Palermo 3 maggio 2002 –
Fulvio Vassallo Paleologo - ASGI (
Associazione studi giuridici sull’immigrazione)