Consiglio regionale della Toscana

Mozione n. 352

Prot. n. 1023/2.104.4 del 06.02.2002

 

         Firenze, 15 gennaio 2001

 

Al Presidente del

 

                                                                       Consiglio Regionale della Toscana

Mozione

 

Oggetto: “Sulle proposte di modifica della normativa sull’immigrazione,  per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza degli stranieri in Italia”

 

 

Premesso che

 

In data 02.11.2001 il Governo italiano ha presentato il D.d.L. 795 “Modifica alla normativa di immigrazione ed asilo, attualmente” in discussione in Parlamento;

 

Tale disegno di legge giunge a pochi anni dall’approvazione del Testo Unico 286/98, basato sulla L.40/98 ed altre normative ad esso collegate, proponendosi non il varo di una nuova ed organica legge, bensì l’approvazione di specifiche norme che paiono in netto contrasto con i principi affermati nella predetta legge;

 

La discussione sulle modifiche da apportare non può fare a meno di contributi in più direzioni  ed a più livelli, specialmente:

 

-     un confronto con gli esperti, le parti sociali, i gruppi di solidarietà che in questi anni hanno validamente contribuito non solo alla conoscenza del fenomeno migratorio, ma alla sua gestione complessiva,

-     una attenta verifica con le istituzioni ai vari livelli, Regioni e Comuni in particolare, dei risultati raggiunti con l’applicazione della legge in vigore,    

-     una puntuale ricognizione in sede europea della normativa comune già approvata  e del   poderoso corpo legislativo, in via di approvazione, in tema di ingressi per lavoro, ricongiungimenti familiari, contrasto all’immigrazione clandestina, standard minimo per le domande di asilo, status degli stranieri titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo ed altro, tanto che appare controproducente mettere mano oggi ad una normativa, perdipiù in senso restrittivo, quando il nostro come tutti gli altri paesi europei dovranno allinearsi ai nuovi indirizzi;

 

L’analisi fin qui svolta dagli operatori che in questi anni si sono adoperati per una positiva integrazione, dalle organizzazioni del volontariato, da quelle sindacali e da quelle rappresentanti il mondo dell’impresa, mette in risalto come nel disegno di legge emerga una “filosofia” volta a considerare l’immigrato un lavoratore ospite precario e non una persona dotata di diritti e di doveri, e come ci si proponga di introdurre misure di dubbia legittimità costituzionale, non in sintonia con il quadro normativo europeo in fieri, che renderanno, peraltro, più difficile la vita degli stranieri in regola, esponendoli pesantemente al rischio di divenire clandestini.

 

 

Il Consiglio Regionale della Toscana,

 

valutato il D.d.L. 795, 02.11.2001 nella sua interezza, alla luce anche della discussione avviata nazionalmente ed in ambito regionale,

 

formula le seguenti osservazioni di merito sui principiali punti del disegno di legge medesimo:

 

-     Programmazione dei flussi. Va salvaguardato il criterio fondamentale di regolazione dell’afflusso di immigrati attraverso una programmazione attenta, di valenza triennale, arricchita dall’apporto conoscitivo delle istituzioni decentrate, responsabili delle politiche del lavoro, di concerto con le associazioni dell’accoglienza e con le parti sociali. Positiva è la proposta di anticipare al 31 dicembre il decreto che determina le quote per l’anno successivo.

In questo senso non comprendiamo l’attuale volontà di non procedere con l’annuale decreto se non al completamento della discussione -che si annuncia non breve- in ciò bloccando una parte fondamentale della legge, incentivando fenomeni di ingressi di clandestini e provocando fortissimi disagi al mondo delle imprese.

 

-     Istituto dello sponsor. Riteniamo che questo peculiare modalità per l’inserimento nel mondo del lavoro debba rimanere in vigore, in quanto si tratta di un fondamentale strumento sia per la persona che entra in Italia, sia per favorire l’incontro tra domanda ed offerta. Con tale strumento nella fase di inserimento si garantisce anche qualsiasi costo (vitto, alloggio, salute) e si agevola un clima di fiducia, fondamentale quando si tratta di prestazioni lavorative relative alla cura degli anziani e dei bambini. Il lavoro domestico, in particolare, presenta una particolarità tale da rendere necessarie regole più rispondenti ai bisogni delle famiglie e, in tal senso, potrebbe essere prevista la possibilità di effettuare in modo continuativo la chiamata dall’estero, senza vincolarla alle quote o a periodi determinati.

 

-     Contratto di soggiorno. Questo nuovo istituto contrasta con la Convenzione Oil 143/1975 e con la nostra Costituzione, artt. 35/40, volti a garantire in pari modo tutti i lavoratori a prescindere dalla loro nazionalità e, soprattutto, con ogni processo di integrazione e di cittadinanza. Riteniamo che ci si debba uniformare alle direttive europee in via di definizione.

 

-     Permesso e carta di soggiorno. Con la nuova normativa verrebbe compromessa la stabilità di soggiorno degli stessi lavoratori regolari, in quanto si riduce la durata dei permessi di soggiorno e del loro rinnovo, il periodo che una persona ha per trovare un nuovo lavoro in caso di licenziamento, mentre si allunga il lasso di tempo necessario al rilascio della carta di soggiorno. Queste restrizioni e le accresciute difficoltà nel disporre di un titolo produrranno prevedibilmente una crescita del fenomeno della clandestinità. Pertanto, riteniamo giusto mantenere il regime attuale, il quale risulta in sintonia con tutte le proposte di direttiva dell’Ue. Per quanto riguarda la carta di soggiorno, si ritiene utile che il suo rilascio sia trasferito al costituendo sportello unico del quale apprezziamo l’introduzione, anche sulla scorta di positive esperienze avviate localmente.

 

-     Ricongiungimenti familiari. Va assicurato il diritto all’unità familiare garantito dalla Costituzione e dalla convenzioni internazionali. Per questo è necessario riconfermare le condizioni poste dall’attuale legge, anche perché l’esperienza compiuta da altre nazioni di più antica immigrazione attesta che la formazione di uno stabile e sereno nucleo familiare produce una migliore integrazione

 

-     Espulsioni. L’inasprimento delle pene previste, motivato da una pur giusta esigenza di prevenire ed arginare l’immigrazione clandestina, appare di dubbia legittimità costituzionale (viene meno l’effettiva possibilità del ricorso e la preventiva pronuncia del giudice), ed anche in questo caso vi è il rischio tangibile di un allargamento anziché di una restrizione dei fenomeni di irregolarità.

Parrebbe, piuttosto, di maggiore efficacia fare leva su altri strumenti: il controllo delle frontiere comuni con gli altri Stati dell’area Schengen, la stipula di accordi bilaterali o multilaterali di riammissione degli espellendi nei Paesi di origine o di provenienza, accordi con i Paesi di più forte migrazione verso l’Italia per collaborazioni economiche, di cooperazione allo sviluppo, di ingresso regolare di adeguate quote di lavoratori.

Inoltre, pare giusto incentivare ed attuare percorsi di emersione e di regolarizzazione per i lavoratori immigrati che lavorano irregolarmente. In questo senso il Consiglio Regionale della Toscana si è già pronunciato con la Mozione n.284, approvata il 31 ottobre 2001.

 

-     Diritto d’asilo. Il nostro Paese necessita urgentemente di una normativa organica su questa problematica, anche in attuazione dell’art 10 della Costituzione. Quanto al diritto comunitario, sono già approvate o in fase di approvazione una serie di Direttive nei confronti delle quali il Ddl non si mette in sintonia. Peraltro, pare incongrua la sua trattazione, perdipiù con soli due articoli, in calce alle norme sull’immigrazione.

L’importanza di questa problematica necessita di una risposta più ampia ed organica. In tal senso parrebbe opportuno rifarsi al Progetto di Legge 5381 “Norme in materia di protezione umanitaria e di diritto di asilo” (che ha assorbito i PdL 3439-5463-5480-6018) già approvato alla Camera il 7 marzo 2001 e trattato anche al Senato nella scorsa legislatura.

 

Per questi motivi,

 

Il Consiglio Regionale della Toscana:

 

-     Sollecita il Parlamento italiano ad accogliere le osservazioni sul Ddl n.795 in materia di immigrazione esposte nel presente testo e ad approvare quanto prima la Legge sulla protezione umanitaria e il diritto di asilo, partendo dal testo su cui, nella scorsa legislatura, si era registrata una larga intesa;

 

-     Impegna la Giunta Regionale a dare continuità all’azione di governo validamente espressa sulle tematiche dell’immigrazione al fine di garantire pienamente i diritti di cittadinanza, a sviluppare un più forte coordinamento tra le politiche regionali e tra queste e quelle locali, ad esprimere ulteriori azioni positive -in materia di lavoro, abitazione, scuola e formazione, integrazione sociale e culturale- integrate e concertate tra  istituzioni,  parti sociali,  organizzazioni del terzo settore.

 

 

Marisa Nicchi, Pieraldo Ciucchi, Luciano Ghelli, Varis Rossi, Erasmo D’Angelis, Fabio Roggiolani, Lucia Franchini, Bruna Giovannini, Alfonso Lippi