Forum Sociale Europeo

Assemblea europea dei migranti, Firenze, Fortezza da Basso, 8-9 novembre 2002

 

Documento finale

 

Il movimento europeo dei migranti è in costruzione

 

Una partecipazione straordinaria ha caratterizzato tutti gli appuntamenti in cui, all’interno del Forum Sociale Europeo, si è discusso del tema delle migrazioni internazionali e dei diritti dei migranti. Questa grande presenza di donne e di uomini provenienti da diversi paesi europei e dagli altri continenti è un evento di grande rilievo: a Firenze, il movimento dei movimenti ha finalmente dimostrato di voler assumere come centrale il tema delle migrazioni, una questione trasversale, connessa come è ai processi di ristrutturazione e destrutturazione del mercato del lavoro, alle politiche di abbattimento del welfare state, ai processi di esclusione sociale. Va affermandosi la consapevolezza che la lotta radicale contro la globalizzazione neoliberista è monca se non assume l’obiettivo del conseguimento della pienezza dei diritti dei migranti, quei 19 milioni di cittadini che l’Europa di Nizza, di Laeken, di Siviglia vuole mantenere in una condizione di invisibilità, di sfruttamento, di apartheid.

In molti interventi il protagonismo dei migranti ha avuto modo di esprimersi e di testimoniare come in tutta Europa stiano crescendo e moltiplicandosi forme di autorganizzazione, esperienze che vanno sostenute in quanto sono fondamentali per la crescita di tutto il movimento che si batte per i diritti dei migranti e contro il razzismo, ma non solo. La soggettività dei migranti arricchisce, e ne è elemento indispensabile, la forza di tutto il movimento che lotta contro la guerra, contro il neoliberismo, per i diritti sul lavoro, democratici, sociali e civili di tutti.

 

Nella gran parte dei paesi europei si è diffuso un uso politico e ideologico del tema del controllo e della limitazione dell’immigrazione:  i topoi razzisti  dell’ “invasione”, degli immigrati come fonte di insicurezza per i nazionali, della “clandestinità” come sinonimo di criminalità sono abitualmente adoperati come “moneta” da spendere sul mercato elettorale, utilizzata a piene mani dai partiti di destra, ma contesa anche da partiti di sinistra. La cittadinanza europea, proposta nella Carta europea dei diritti è una cittadinanza escludente, riconosciuta solo a chi ha la nazionalità degli stati-membri. I milioni di migranti che risiedono in Europa stabilmente e contribuiscono alla sua ricchezza economica e culturale sono destinati, secondo Aznar, Blair e Berlusconi, a rimanere privi di diritti.

 

All’approccio sicuritario delle politiche migratorie europee il movimento risponde con lo sgretolamento dal basso della Fortezza Europa. Il Forum Sociale Europeo ha ribaltato l’agenda dei governanti europei ponendo le basi per la costruzione di un movimento europeo dei migranti e per i diritti dei migranti che propone l’idea di un’Europa alternativa aperta, pluriculturale, “meticcia”, fondata su principi e finalità radicalmente diversi:

 

-      la garanzia del diritto a migrare e a entrare in Europa;

-      la libera circolazione per tutti, compresi i cittadini di “paesi terzi”;

-      la regolarizzazione a regime di tutti i sans-papiers

-      l’idea di una cittadinanza inclusiva, capace di garantire a tutti coloro che risiedono nel territorio europeo pieni diritti civili, politici, sociali, secondo il principio che è cittadino europeo chiunque nasca sul territorio europeo o vi risieda regolarmente;

-      la garanzia piena del diritto alla coesione familiare;

-      la garanzia di uguali diritti per tutti i lavoratori e l’introduzione di misure che tutelino dallo sfruttamento i lavoratori stranieri, compresi quelli precari e senza contratto di lavoro;

-      la lotta contro ogni forma di discriminazione, xenofobia  e razzismo;

-      la garanzia dei diritti dei rom;

-      la garanzia piena del diritto di asilo.

 

La discussione di Firenze si è concentrata su tre grandi temi: in primo luogo sul nuovo regime di frontiera che si è andato affermando in Europa nell’ultimo decennio, di cui sono state indagate le ripercussioni sia verso l’esterno (il cosiddetto effetto-domino, attraverso il quale esso si irradia verso est e verso sud, coinvolgendo in primo luogo i paesi candidati a entrare nell’Unione europea) sia verso l’interno (proliferazione dei centri di detenzione, sistemi di espulsione, ma anche tendenza a introdurre stratificazioni gerarchiche all’interno della cittadinanza nei singoli paesi europei); in secondo luogo sui movimenti dei migranti e per i diritti dei migranti che si esprimono in Europa, di cui sono stati censiti le caratteristiche, lo spettro d’azione e le forme di mobilitazione; infine sul lavoro migrante, di cui sono state evidenziate l’esemplarità e la rilevanza crescente all’interno della composizione della forza lavoro europea.

 

I migranti, i rom, le associazioni antirazziste, le realtà autorganizzate che si sono confrontate a Firenze nell’Assemblea dei migranti, hanno concordato per il prossimo anno la promozione di iniziative, mobilitazioni e campagne comuni perfezionando e approvando le proposte avanzate nel documento preparatorio elaborato dal Tavolo migranti dei Social Forum Italiani.

 

Il diritto a migrare

Nessuna ragione economica, politica o sociale può giustificare la privazione della libertà di emigrare, diritto riconosciuto a tutti gli uomini e le donne dagli artt. 13 e 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Va condotta su scala europea una campagna per l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione permanente di tutti coloro che di fatto sono inseriti nel tessuto lavorativo e sociale:  i diritti dei migranti non possono essere subordinati agli interessi dei datori di lavoro, le politiche di ingresso contingentate e la militarizzazione delle frontiere alimentano il traffico di esseri umani, l’immigrazione irregolare e il lavoro nero, anziché combatterli.

 

La cittadinanza europea di residenza

L’Assemblea propone una nuova idea di cittadinanza che assuma come fondamento teorico la saldatura tra il riconoscimento dei diritti umani universali - civili, politici e sociali - a tutti gli esseri umani e la consapevolezza della dimensione ormai concretamente pluriculturale delle società contemporanee. Una tale rivisitazione dell’idea di cittadinanza comporta la necessità di svincolare i diritti di cittadinanza dalla nazionalità e di modificare l’Art.17 del trattato dell’Unione. Ciò in sostanza significa sostituire al principio della nascita quello della residenza in un determinato territorio come principio fondativo di una cittadinanza non solo civile e politica (dunque comprensiva del diritto di voto), ma anche sociale.

 

No detention

I centri di detenzione sono il simbolo della politica neoliberista di criminalizzazione dei migranti: a Woomera (Australia) come a Ponte Galeria (Italia), a Malaga (Spagna) come a Manchester (Regno Unito) e a Zurigo (Svizzera), essi sono luoghi di sospensione del diritto e uno dei principali strumenti di attuazione delle politiche repressive nei confronti dei migranti. Donne e uomini, colpevoli solo di aver osato cercare una vita migliore, vengono trattenuti per mesi in vere e proprie prigioni, difese da militari armati e da reti di filo spinato. Verrà lanciata su scala europea una campagna per la loro chiusura e per bloccare la costruzione di nuove strutture. La campagna ha già un primo appuntamento: a Torino, il 30 novembre 2002 si svolgerà una manifestazione nazionale contro i centri di detenzione e contro la legge Bossi-Fini alla quale parteciperanno delegazioni europee.

 

Il diritto di asilo

Dalla guerra del Golfo in poi i governi mondiali hanno scelto di rilegittimare l’uso della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, con l’intervento in Kossovo hanno inventato la “guerra umanitaria”, dopo l’attacco dell’11 settembre hanno trovato nella “guerra permanente al terrorismo” un escamotage per giustificare una volta per tutte l’uso indiscriminato delle armi contro le popolazioni civili con  la cosiddetta “guerra preventiva”. Ma i profughi e i richiedenti asilo, che in buona parte rappresentano la diretta conseguenza di quelle e di molte altre guerre, vedono negato ogni giorno il diritto di asilo. Il Forum Sociale Europeo propone una campagna europea per l’effettiva garanzia del diritto di asilo a qualsiasi persona perseguitata, anche da soggetti non statali, per motivi politici o in ragione della sua appartenenza religiosa, culturale, di genere, e per chiedere all’Unione Europea l’adozione in tempi brevi di direttive che vincolino gli stati membri ad uniformare, al livello più alto, i propri sistemi di accoglienza e le politiche di integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

 

L’Assemblea Europea dei Migranti si è data un nuovo appuntamento a febbraio a Parigi: in un incontro di due giorni le campagne e le iniziative individuate a Firenze verranno ulteriormente discusse e tradotte in un percorso di lavoro coordinato in tutta Europa.

 

MOZIONI PRESENTATE NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA

 

MOZIONE PROPOSTA DAL TAVOLO MIGRANTI DEI SOCIAL FORUM ITALIANI

La cosiddetta sanatoria vede oggi 11 novembre chiudersi i termini per la richiesta di regolarizzazione per i migranti sprovvisti del permesso di soggiorno.

 

Il Tavolo Migranti dei Social Forum, riunitosi a Firenze in occasione del F.S.E., ribadendo la sua critica nei confronti di una regolarizzazione che ha escluso a priori ampi settori della popolazione migrante, dai lavoratori autonomi a quelli dediti ad attività saltuarie, flessibili e precarie, rileva come solo a pochi giorni dalla scadenza del termine il governo abbia preso atto dell’iniquità di una sanatoria, che demanda all’arbitrio del datore di lavoro la scelta tra regolarizzare o meno il suo dipendente.

 

La circolare ministeriale del 31 ottobre, che cerca di porre rimedio a quell’iniquità, consentendo di richiedere il permesso di soggiorno anche ai lavoratori migranti che aprono una vertenza contro i datori di lavoro che non li regolarizzano, è intervenuta tardivamente. Pochi giorni di tempo non possono essere sufficienti a informare le migliaia e migliaia di immigrati che in tutt’Italia si sono visti licenziare per la loro speranza di emergere dalla clandestinità, o sono stati semplicemente posti di fronte all’alternativa tra il licenziamento o la continuazione del lavoro “al nero”, né possono bastare per organizzare migliaia e migliaia di vertenze di lavoro.

 

Se il Governo ha inteso rimediare a un’evidente ingiustizia, contenuta nella legge di regolarizzazione, deve anche consentire di rimuovere gli effetti di quell’ingiustizia, concedendo ai migranti il tempo necessario per aprire le vertenze contro i datori di lavoro.

 

Il Tavolo Migranti dei Social Forum ritiene quindi assolutamente necessario che venga disposta una proroga dei termini per la regolarizzazione, perché non accada che da domani uomini e donne, che si sono visti negare il diritto ad esistere da una legge ingiusta, possano diventare vittime delle espulsioni o della segregazione nei centri di detenzione amministrativa, che sono assi portanti del sistema di repressione dell’immigrazione instaurato dalla legge Bossi-Fini.

 

MOZIONE PROPOSTA DALLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE DI CALAIS (FRANCIA):

IL FORUM SOCIALE EUROPEO CONDANNA LA REPRESSIONE A SANGATTE

Nella notte tra il 7 e l’8 novembre 2002, circa 50 stranieri hanno dovuto rifugiarsi dal Campo di Sangatte in una palestra di Calais, nel Nord della Francia. Due giorni prima, il Ministro degli Interni francese ha chiuso il campo, a dispetto del fatto che l’UNHCR ha stabilito lì un’antenna di monitoraggio. Il campo è stato aperto nel Settembre 1999 su richiesta delle organizzazioni locali: allora, i rifugiati stavano vivendo condizioni di vita durissime a Calais. Da quando i nuovi arrivati non vengono più accolti nel campo, la situazione umanitaria è tornata alla situazione di tre anni prima.

I rifugiati, in maggior parte Afgani, Kurdi provenienti dall’Iraq e Sudanesi, cercano ogni giorno di attraversare il canale, rischiando la propria vita per raggiungere il Regno Unito. Nel corso di 4 anni, il Governo francese non ha mai affrontato il problema, mentre ha reso sempre più difficile richiedere asilo; più di 50.000 rifugiati sono riusciti a raggiungere il Regno Unito. L’attuale governo, sotto pressione del governo Britannico e della compagnia Eurotunnel, ha deciso di chiudere Sangatte senza proporre nessuna soluzione alle richieste politiche e umanitarie dei rifugiati.

Negli ultimi due giorni, un impressionante numero di forze di polizia hanno impedito ai nuovi arrivati l’accesso al campo. L’intera zona di Calais è sotto il controllo della polizia per intimidire i rifugiati e disperderli lungo il canale e la costa del nord.

Le organizzazioni umanitarie di Calais così come le organizzazioni francesi e inglesi hanno condannato duramente questa operazione di polizia. Esse si sono collegate alle organizzazioni del Forum Sociale Europeo, riunite a Firenze, in Italia, esprimendo il loro sostegno alle organizzazioni di tutela dei diritti dei rifugiati e chiedendo il pieno rispetto dei diritti umani e la protezione dei rifugiati in Francia e in Europa.

 

MOZIONE PROPOSTA DAL LECCE SOCIAL FORUM

Il 13 novembre 2002, tredici paesi dell'area del mediterraneo si incontrano
a Lecce per mettere a punto "IL PIANO DI ALLERTA E REAZIONE RAPIDA CONTRO L'IMMIGRAZIONE ILLEGALE". Perché ora? Perché a Lecce?
Si insiste nell'affrontare la questione esclusivamente dal punto di vista repressivo. L'irregolarità è in realtà una costante di tutte le migrazioni e dipende dal carattere più o meno aperto della normativa in tema di ingresso e di soggiorno nei paesi di destinazione. Occorrerebbe, al contrario, assicurare l'imprescindibile tutela dei diritti fondamentali dei migranti. Le logiche del proibizionismo, dove vietare equivale ad impedire, non sono altro che ingenue illusioni. Ma è proprio questa, purtroppo, la logica che ispira la politica segregazionista e xenofoba della legge Bossi-Fini. Le misure di allontanamento che, con ogni probabilità, i ministri convenuti intendono adottare comporteranno rilevanti compressioni dei diritti fondamentali dei migranti. L'approccio in atto rivela, su scala non solo nazionale, la tendenza alla criminalizzazione, dietro cui nascondere una realtà che vede migliaia di esseri umani costretti a fuggire da situazioni intollerabili di guerra e miseria determinate dalle politiche neoliberiste. Non saranno certo politiche più repressive a fermarli. Ciò che è accaduto e continua ad accadere nel Canale d'Otranto e nel Canale di Sicilia sta a dimostrare che l'uso della forza militare è destinato soltanto ad aumentare il numero delle vittime. Un altro approccio è possibile! Emancipandosi dalla filosofia dell'ordine
pubblico e dal rifiuto razzista dell'immigrazione. Prevedere l'espulsione o il respingimento coatto come sanzione per qualsiasi forma di irregolarità significa consegnare i migranti alla gestione arbitraria delle autorità di polizia. Misure che si collocano persino al di fuori dalla prospettiva di gradualità della disciplina degli allontanamenti entro cui si muove il recente Libro Verde della Commissione europea. Ma ora, per i ministri, il problema è come fronteggiare il certo riversarsi sulle nostre coste dei profughi che fuggiranno dai paesi coinvolti nell'annunciato conflitto bellico.  Il LECCE SOCIAL FORUM, IL COORDINAMENTO LECCESE DELLE ASSOCIAZIONI ANTIRAZZISTE INVITANO TUTTE LE REALTA' DEMOCRATICHE ITALIANE (SOCIAL FORUM, ASSOCIAZIONI E CHIUNQUE SENTA DI DOVER MANIFESTARE IL PROPRIO DISSENSO) A MOBILITARSI E PARTECIPARE IN OCCASIONE DEL SUDDETTO SUMMIT ALLA MANIFESTAZIONE

 

FRANCIA: APPELLO PER LA REGOLARIZZAZIONE DI TUTTI I SANS-PAPIERS IN EUROPA


La situazione dei sans-papiers, problema ricorrente in Francia, non costituisce una particolarità nazionale. Dappertutto in Europa, le stesse persone in situazioni di miseria aspettano un destino migliore. E’ a questo livello che si pone la questione ed è l’Europa a dover rispondere.

Ai sans-papiers che, da molte settimane, fanno sentire, ancora una volta, la loro voce, il governo francese risponde con una istruzione ai prefetti che chiede di esaminare i dossiers caso per caso tenendo conto del " piano sociale ed umano ". Il ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, sostenendo di proporsi una politica " equilibrata " e " conforme agli interessi della Francia " in materia di immigrazione, promette una legge che darà al governo " i mezzi giuridici di bloccare i fenomeni che, a giusto titolo, esasperano i Francesi ". Si sa che l’espulsione dei sans-papier è irrealizzabile dal punto di vista materiale, economico e anche semplicemente umano. Che ne sarà di quelli che non saranno regolarizzati?

Nessuna allusione, in queste dichiarazioni, alla dimensione europea, che dovrebbe oramai guidare ogni iniziativa degli Stati membri dell’Unione europea in materia di politica di asilo e di immigrazione.
Nessuna attenzione, durante il Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002, una cui gran parte è stata dedicata alla futura politica di immigrazione e di asilo, ai diritti dei principali interessati, i cittadini degli Stati terzi.

Nessuna menzione di coloro che sono residenti di fatto e vengono chiamati sans-papiers o clandestini.
Ancora una volta, l’essenziale del dibattito si è svolto sulla sorveglianza delle frontiere, la possibilità di riammissione nei Paesi d’origine, la cooperazione poliziesca nella lotta all’immigrazione clandestina.
L’Europa, man mano che si costruisce, elabora delle regole che, secondo i suoi governanti, pretendono di " gestire i flussi migratori ".

Chiudere agli uni l’accesso al territorio europeo, organizzare l’entrata di altri – coloro dei quali le economia europee ed i sistemi pensionistici avrebbero bisogno – questa è la " gestione " che ci viene annunciata.

In attesa della grande armonizzazione annunciata delle politiche migratorie europee, in ciascuno degli Stati dell’Unione si inaspriscono gli atteggiamenti. Quanto alla gestione, le regolamentazioni come le pratiche amministrative sono il più delle volte un cocktail di repressione, sospetto di frode, diniego di diritto. Talvolta, quando i movimenti dei sans-papier suscitano importanti manifestazioni di solidarietà, i poteri pubblici procedono a grandi regolarizzazioni. Poi ricominciano a produrre situazioni di non diritto per coloro che assomigliano agli schiavi del terzo millennio.

Le istanze politiche dell’Unione europee lavorano ai testi sul diritto al ricongiungimento familiare o sulle norme minime d’accoglienza per i richiedenti asilo, per esempio, ma, se evocano la necessità di lottare contro il razzismo e la xenofobia, danno scarsa importanza ai diritti dei residenti stranieri, e soprattutto in alcun caso a quelli illegali, che sono tali per effetto di politiche discriminatorie.

Ora è tempo che si discuta, per l’appunto, a livello europeo, di un vero e proprio diritto dei migranti.

Poiché loro sono qui. Decine, forse centinaia di migliaia sul complesso del territorio europeo. Vale a dire una goccia d’acqua rispetto al disordine che regna sul pianeta. Una goccia d’acqua che viene presentata come una marea o un flusso insostenibile, alimentando in tal modo la xenofobia e il razzismo.

Questi cittadini di paesi poveri, instabili o in guerra hanno scelto l’Europa, per sempre o per qualche anno.

Quasi sempre vi lavorano, talvolta vi allevano i figli, alcuni partecipano alla vita del loro quartiere, agiscono nell'ambiente prossimo. Molti svolgono un ruolo importante nell’aiuto allo sviluppo del loro villaggio o della loro regione, o più semplicemente nella sopravvivenza di numerosi parenti rimasti in patria. Essi dunque contribuiscono alla ricchezza economica e culturale dell’Europa e allo sviluppo del resto del mondo.

Risulta intollerabile che tali persone, alcune delle quali vivono da noi oramai da anni, restino escluse del tutto dal quello che fonda la cittadinanza, vivano nella costante paura dell’espulsione, si vedano private di elementari diritti e siano preda di criminali di ogni genere : datori di lavoro illegali, locatari indegni, prosseneti, ecc.

L’argomento dell’ " irrealismo " opposto a coloro che si indignano del destino che è riservato a queste persone è stato da tempo dimostrato infondato : i sans-papier europei sono qui perché trovano lavoro e se avessero veri e propri diritti potrebbero pagare i loro contributi previdenziali e molti creerebbero attività e posti di lavoro. Non è stato mai dimostrato il rischio di attirare eccessivamente i migranti e la libera circolazione verso l’Europa favorirebbe anche movimenti in senso contrario, con la partenza spontanea di alcuni di coloro che vengono qui a cercare la loro fortuna.

E’ certo, invece, che il rispetto dei valori dello Stato di diritto implica la lotta contro ogni forma di diseguaglianza e non si può accettare che a taluni vengano conferiti degli status subalterni.

Per questi motivi riteniamo giusto chiedere

- che tutti i residenti di fatto sul territorio dell’Unione europea ottengano un permesso di soggiorno là dove essi vivono ;

·      che le istanze politiche europee obblighino gli Stati membri a tutelare queste persone contro coloro che cercano di sfruttarli ed a garantire loro l’accesso ai diritti che derivano dalla loro presenza e dal loro lavoro ;

·      che gli Stati dell’Unione europea decidano misure volte ad eliminare la situazione degli stranieri senza diritti, istituendo uno status di residente europeo ;

·      che l’Europa inserisca fra i suoi principi la libera circolazione per tutti, cittadini dell’Unione o di Stati terzi ;

·      che nell’immediato sia risolta la situazione degli attuali sans-papier, con una direttiva che obblighi gli Stati membri a procedere alla regolarizzazione di tutti.

·      13 settembre 2002

·      Primi firmatari

 

MOZIONE PROPOSTA DAL "WORKSHOP KURDISTAN" PER UNA CAMPAGNA SUI PROFUGHI DI GUERRA E PER UNA CANDIDATURA KURDA (LA CITTA' DI DIYARBAKIR) PER IL FORUM SOCIALE MONDIALE DEL 2004, DOPO PORTO ALEGRE 2003 (sottoscritta da molte associazioni e assunta dalla presidenza dell'assemblea dei/sui migranti per riproporla nell'assemblea generale dei SF, insieme però alla ferma richiesta di dimissioni di Valery Giscard d'Estaing dalla Presidenza della Convenzione europea per le motivazioni vergognosamente razziste della sua presa di posizione contro l'ingresso nella UE della Turchia e di altri paesi di religione e cultura islamica).L'Assemblea del Forum Sociale Europeo, raccogliendo la grande spinta di protagonismo e democrazia e la proposta di pace e convivenza che viene dalle organizzazioni e dal popolo kurdo, vittima di un terribile esodo e della guerra passata e imminente, e raccogliendo in particolare l'invito della Piattaforma per la Democrazia di Diyarbakir, rappresentativa di decine di municipalità e di 324 organizzazioni della società civile kurda in Turchia, decide: 1) di fare propria e riproporre a tutte le associazioni e gruppi italiani ed europei la campagna intitolata a Malli Gullù, giovane donna e militante kurda morta uccisa dagli stenti sulla nave dell'esodo verso l'Italia, in difesa del diritto all'asilo, ad un'accoglienza civile e non segregante e al ritorno in condizioni di sicurezza per i profughi kurdi e tutti i profughi di guerra; 2) di vincolare rigidamente la candidatura turca all'ingresso nella UE ad un'amnistia generale che liberi Abdullah Ocalan e tutti i prigionieri politici kurdi e turchi, all'abrogazione della legislazione d'emergenza e all'avvio di un reale pluralismo, all'abbandono del progetto devastante delle dighe sul Tigri e l'Eufrate, al libero ritorno dei profughi interni ed esterni e alla ricostruzione delle migliaia di villaggi distrutti dalla guerra; 3) di invitare tutte le organizzazioni europee a una presenza di massa a Diyarbakir nella Festa del Capodanno di Primavera, il Newroz del 21 marzo 2003, e di accogliere l'invito della Municipalità e della "Piattaforma per la Democrazia" per organizzare un grande incontro per la pace e la democrazia nel corso del 2003 e per candidare Diyarbakir ad ospitare nel 2004 l'assemblea del Forum Sociale Mondiale. Prime adesioni: ICS, Azad, Uiki, Aassociazione per la pace, Attac CT, Ciss-Cepir PA, Coordianmento di enti locali CISCASE, Comitati di solidarietà con il Kurdistan di Firenze, Alessandria e Sardegna, Naga MI, Rete No-Global NA, Dip.to Immigrazione Prc, Giuristi democratici, SinCobas, Ciac Parma.