Il segretario Panzeri: «È un caso che dimostra il fallimento della Bossi-Fini»

«Chiedono la sanatoria, licenziati»

La Cgil: settecento immigrati hanno perso il lavoro invece di essere regolarizzati

Eppure loro ci contavano, sulla «Bossi-Fini». Malgrado tutto. Malgrado i timori dei sindacati e persino della Caritas, che sin dall’inizio paventavano come la nuova legge-sanatoria sull’immigrazione potesse ritorcersi proprio contro gli immigrati. Ma no, dicevano loro: «Ormai lavoriamo qui da anni, ora potremo finalmente metterci in regola e avere il permesso di soggiorno...». Invece no: i loro datori di lavoro, anziché metterli in regola, li hanno semplicemente licenziati. Quanti? Settecento e passa, solo a Milano: quasi uno su dieci, rispetto alle migliaia che in tutta Italia hanno ricevuto lo stesso trattamento. E che adesso, anche sulla base di sentenze già emesse, potrebbero avere tutti i diritti di rivolgersi a un giudice che ordini d’ufficio la loro riassunzione. A rilanciare l’allarme sulla situazione degli immigrati colti in contropiede è stata la Cgil. Lo ha fatto ieri, e cioè nel primo dei tre giorni che - ricorda il sindacato - il governo ha appunto messo a disposizione di quanti, avendo avuto un lavoro in nero ed essendo stati licenziati, vogliano ora chiedere la propria regolarizzazione denunciando il torto subìto: «In un solo giorno - si legge in una nota - oltre 700 lavoratori immigrati si sono presentati agli sportelli della Camera del Lavoro per denunciare di essere stati licenziati, anziché regolarizzati, da coloro presso i quali prestavano la propria opera da anni».
Un comportamento che un giudice del lavoro di Milano, Piero Martello, aveva condannato giusto martedì scorso ordinando a una ditta non solo la riassunzione immediata di un dipendente extracomunitario appena licenziato ma anche l’avvio delle pratiche per fargli avere il permesso. E una circolare del Viminale, nello stesso giorno, ha predisposto la concessione di un permesso «provvisorio» di sei mesi a quanti dovessero aprire vertenze analoghe: diecimila in Italia, finora.
Già a metà ottobre, quando le domande di regolarizzazione presentate a Milano superavano le cinquantamila, anche la Caritas aveva segnalato che «con la nuova legge moltissimi, troppi imprenditori licenziano chi invece chiede di mettersi in regola». Imprenditori che «non sanno cosa sia l’etica», ha accusato lo stesso presidente di Federlombardia Mario Mazzoleni. E il segretario della Camera del Lavoro milanese, Antonio Panzeri, aggiunge: «Questa è solo la punta dell'iceberg, che dimostra l'intollerabilità di una situazione che la Bossi-Fini non è in grado di affrontare. Metteremo in campo tutte le iniziative necessarie a tutelare i lavoratori immigrati».

Paolo Foschini

http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=CRONACA_MILANO&doc=FAZ

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caos leghista sui migranti
Bossi annuncia il «ritiro della circolare» del Viminale sui permessi di soggiorno agli immigrati in vertenza con i padroni. An lo zittisce. Ultimi giorni frenetici
LUCA FAZIO
MILANO
Governo irresponsabile, immigrati ancora nel caos. E' bastata una circolare del ministero dell'interno per dimostrare quanto sia insensata la rigidità della legge Bossi-Fini sull'immigrazione. Quindici righe mal scritte per comunicare alle questure che a tutti gli immigrati che apriranno una vertenza contro i datori di lavoro non disposti ad assumerli sarà concesso un permesso di soggiorno di sei mesi. Un lasso di tempo che forse non sarà sufficiente per arrivare a una sentenza, ma che almeno permetterà a migliaia di persone di cercare un altro lavoro. Ma per rientrare tra i beneficiari del provvedimento, come sempre presentato quasi fuori tempo massimo, bisognerà aprire la vertenza entro lunedì prossimo. Un'assurdità. Basta andare agli sportelli della Camera del Lavoro di Milano, che forse resteranno aperti anche domani (02-550251), per rendersi conto di cosa stia succedendo. «Sono oltre 500 le vertenze che gli immigrati hanno aperto in un solo giorno alla Camera del Lavoro - spiega Antonio Panzeri, segretario della Cgil - e questa è la punta di un iceberg che dimostra l'intollerabilità di una situazione che la legge non è in grado di affrontare. E' assolutamente necessario riaprire i termini della questione e affrontare con serietà il tema dell'immigrazione per trovare risposte adeguate al problema dell'emersione e del lavoro».

Ieri, a creare ulteriore confusione ha pensato Umberto Bossi con l'ennesima sceneggiata. «Si è trattato di un errore, ritireremo il provvedimento che contrasta con la legge». Sulla stessa linea di «pensiero» anche il senatore della Lega Antonio Vanzo, che ha chiesto al «suo» governo di «ritirare presunte circolari che diano adito a confusioni». E' toccato a Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera, rimettere a cuccia il senatur, perché «non può essere messo in discussione il fatto che sia giusto che un cittadino extracomunitario che è nelle condizioni di essere regolarizzato debba essere regolarizzato».

Di situazione «clamorosa» e «governo in preda al caos e alla confusione» ha parlato Livia Turco (Ds), mentre a Giuseppe Fioroni (Margherita) è venuta in mente l'armata Brancaleone allo sbaraglio: «Dire che denunciare un datore di lavoro che si rifiuta di regolarizzare un lavoratore non è previsto dalla legge Bossi-Fini è una sciocchezza perché il lavoro nero resta un reato anche nell'era del governo Berlusconi...».

Del resto, cosa altro dovrebbero fare quei 30 lavoratori di una cooperativa milanese che dopo essersi pagati i contributi per la regolarizzazione ieri si sono accorti che la cooperativa era sparita? Storie come queste si raccolgono nelle file che stanno intasando le sedi sindacali, un flusso ininterrotto destinato a crescere, spiega Gabriele Messina, responsabile immigrazione della Cgil di Milano: «Chiederemo una proroga per depositare le vertenze soprattutto per gli stranieri licenziati perché la richiesta è enorme ed è impossibile chiudere gli occhi. Questa circolare ha permesso a molte persone di vincere la paura e denunciare il datore di lavoro, ma i tempi stretti e la schizofrenia del governo non permettono di affrontare seriamente il lavoro che resta da fare». La questura di Milano, intanto, è orientata ad interpretare in modo flessibile la circolare del governo, significa che basterà portare la fotocopia della vertenza per ottenere un permesso di 6 mesi. Fino ad ora sono stati 10mila gli stranieri che si sono rivolti ai sindacati per aprire una vertenza, una cifra destinata a crescere.

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art57.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rientra nel Governo il "caso immigrati"

 

Il ministro Giovanardi, al termine del consiglio dei ministri, calma le acque sui permessi "provvisori" agli immigrati che hanno avviato vertenze: "Ora anche Bossi è d'accordo con la circolare".

di Antonello Salerno

ROMA - Un'altra frattura si ricompone, all'interno della Casa delle libertà. Ieri Umberto Bossi aveva fatto fuoco e fiamme contro la circolare del Viminale che consentiva agli immigrati in contenzioso coi propri datori di lavoro di ottenere un permesso di soggiorno provvisorio di sei mesi in attesa dell'esito della loro vertenza, oggi il ministro Giovanardi spiega che dopo la riunione del Consiglio dei ministri la tensione è rientrata: "C'è stato un chiarimento con Pisanu - spiega il titolare dei Rapporti col parlamento - la circolare che è condivisa anche da Bossi, resta in vigore".
A calmare le acque contribuisce anche Ignazio La Russa, che ieri era stato critico verso le dichiarazioni del ministro delle Riforme istituzionali ("La circolare vuole l'espulsione dei clandestini - aveva detto l'esponente di An - ma la giusta tutela per chi lavora come tutti gli altri"). Oggi La Russa torna sull'argomento: "Avevamo ragione a dire che non c'è nessun conflitto con la Lega non ci sono conflitti - commenta al termine del Consiglio dei ministri - anche Bossi ha convenuto che si tratta di un mezzo per raggiungere due obiettivi: grande severità verso i clandestini e verso quanti sono qui senza arte né parte e grande accoglienza verso chi lavora".

Per considerare chiusa la questione manca ancora un elemento: una dichiarazione del Senatùr che metta definitivamente una pietra sopra alla polemica: il leader del Carroccio non ha detto una parola, anche se a questo punto è difficile attendersi sorprese. Le ultime parole pronunciate da Bossi, comunque, risalgono a ieri, a quando il ministro si era scagliato contro la circolare del Viminale: "Questa circolare non va bene, è in contrasto con la legge sull'immigrazione e fa il gioco della sinistra. La questione della lotta all'immigrazione clandestina - continuava il Senatùr - è una fatto politico, non deve passare nelle mani della magistratura, come vorrebbe la sinistra. La nostra legge punta a fare chiarezza tra chi può stare nel nostro paese e chi no. Siamo contrari a questa circolare perché è contro la legge".

A fare propria la posizione che sembrerebbe essere appena stata abbandonata dal Senatùr, però, intervengono alcune associazioni, come la Federcasalinghe ("quel provvedimento causerebbe l'insorgere di situazioni di grande disagio tra datore di lavoro e collaboratore") e la Domina (i datori di lavoro domestico), che si domanda: "Le cause di lavoro hanno attualmente una durata di due anni, quindi ci chiediamo che senso ha dare un permesso di soggiorno di sei mesi ai lavoratori extracomunitari che iniziano una vertenza".

(8 NOVEMBRE 2002; ORE 13:50; ultimo aggiornamento ore 16:59)

 

 

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,158825,00.html