Stranieri in assemblea con funzionari di Prefettura, Questura, Direzione provinciale del lavoro e Inps
I dubbi per diventare regolari
Greco della Cgil: «Denunceremo tutti i datori di lavoro che non vogliono regolarizzare»

 

Anna Della Moretta


 

«Tutti gli irregolari, esclusi ovviamente quelli che hanno condanne che non consentono di rimanere in Italia o che si trovano ancora qui pur essendo stati espulsi, devono presentare la domanda per ottenere il permesso di soggiorno. Tutti, anche quelli che non hanno i requisiti richiesti dalla legge per essere regolarizzati. Le domande con i requisiti richiesti, verranno esaminate nel minor tempo possibile e lo straniero insieme al datore di lavoro verrà convocato e avrà il permesso di soggiorno. Le pratiche che non rientrano in modo rigoroso nei parametri di legge, verranno esaminate in un secondo momento e si valuterà, caso per caso, se è possibile trovare una soluzione». Dunque, tutti dovrebbero presentare la domanda di regolarizzazione, secondo l’invito giunto ieri dai funzionari degli uffici che lavoreranno allo sportello polifunzionale in cui verranno esaminate le domande di regolarizzazione. All’incontro, che si è tenuto nell’aula magna del liceo sperimentale Calini e al quale hanno partecipato molti immigrati, è stato promosso dall’Ufficio territoriale dell’immigrazione della Prefettura, erano presenti funzionari della stessa Prefettura, della Questura, della Direzione provinciale del lavoro e dell’Inps. Sono intervenuti anche l’assessore ai Servizi sociali del Comune, Giovanna Giordani Bussolati e il segretario della Camera del Lavoro, Dino Greco. Le incertezze e le perplessità degli stranieri erano sostanzialmente contenute nella dozzina di domande rivolte ai funzionari dal presidente del Forum delle Associazioni degli immigrati che ha raccolto le istanze di molti lavoratori stranieri. Secco e deciso l’intervento di Dino Greco: «Siccome si tratta di un condono fiscale e non di una sanatoria, ed è dunque il datore di lavoro che, a sua discrezione, decide se procedere alla regolarizzazione oppure no, riteniamo che laddove esiste un rapporto di lavoro di fatto, esista un diritto oggettivo della persona a regolarizzarsi. Se il datore di lavoro che ha avuto alle sue «dipendenze» persone in nero non vuole regolarizzarle, noi come sindacato procederemo alla denuncia di massa mettendo in campo un collegio legale a livello nazionale. Finora abbiamo intercettato 1300 datori di lavoro che hanno personale in nero». Ancora: «Chiediamo allo Stato di favorire il processo di regolarizzazione. I kit ritirati nel Bresciano sono 50 mila; ebbene, se le domande effettive presentate saranno solo 3000, significa che su questo Paese si abbatterà un diluvio di clandestinità e le persone che hanno chiesto la regolarizzazione rischiano di finire direttamente in carcere perchè sono state individuate con la loro richiesta». Sul tema delle badanti - poche, ieri, all’incontro della Prefettura - l’assessore Giordani ha ribadito l’iniziativa del Comune che pagherà alle famiglie meno abbienti il costo della regolarizzazione. L’assessore ha anche invitato il Servizio sanitario a rilasciare una tessera sanitaria provvisoria a coloro che sono in attesa della regolarizzazione. Poi, il fiume delle domande e delle perplessità. Chi presenta la domanda alla Posta? «Il datore di lavoro o una persona da lui delegata». Ci si può regolarizzare se si è in Italia con un permesso di soggiorno per motivi diversi da quello per lavoro? «Sì, chiunque può farlo perchè la norma parla genericamente di regolarizzazione, purchè dimostri di avere un rapporto di lavoro risalente al 10 giugno scorso, tre mesi prima dell’entrata in vigore della norma stessa». Può avere il permesso chi è senza passaporto? «No, perchè il datore di lavoro per presentare la domanda deve anche produrre un documento di identificazione valido dello straniero. Il rilascio del permesso non può prescindere da un documento». Se sul passaporto dello straniero c’è l’entrata in Italia dopo giugno, ma lo stesso viveva qui da anni ed ha dovuto assentarsi proprio in quel periodo? «La domanda si fa, comunque. Lo straniero avrà comunque modo, se effettivamente era in Italia in un periodo precedente, di dimostrarlo con qualche documento o ricevuta». Se si è qui come rifugiati politici, si può lavorare? «In realtà, chi è rifugiato già ora può lavorare. Non potrebbe chi è in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato: a questo punto conviene presentare la domanda comunque, purchè si dimostri di essere in grado di trovare un lavoro». Se si perde il lavoro dopo aver ottenuto il permesso? «Il permesso dura un anno, e quel che conta è che, l’anno successivo, quando ci sarà la richiesta di rinnovo, lo straniero stia lavorando. Durante l’anno, anche se perde o cambia lavoro, può restare in Italia. Lo stesso per le badanti: se vengono regolarizzate come badanti, non è detto che lo debbano fare per tutta la vita. L’anno successivo possono anche aver cambiato lavoro, l’importante è che abbiano un contratto». E se il datore di lavoro fa una dichiarazione falsa poi non si presenta alla convocazione per il ritiro del permesso? «È evidente che in questo caso il permesso non viene rilasciato e il datore di lavoro incorre viene denunciato». E se una persona anziana, che aveva fatto la richiesta di regolarizzazione per la sua badante, nel frattempo muore? «Possono subentrare gli eredi, per regolarizzare la straniera. Anche questo, come molti altri, sarà uno dei casi che verranno vagliati di volta in volta».