Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 201 del 9/10/2002
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La seduta, sospesa alle 11,30 è ripresa alle 11,45.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3197)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di


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conversione (vedi l'allegato A - A.C. 3197 sezione 2), nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 3197 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 3197 sezione 4).
Avverto altresì che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la V Commissione (bilancio) ha espresso il prescritto parere sulle proposte emendative, distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3197 sezione 1).
Avverto che l'emendamento Zeller 2.6 è stato sottoscritto anche dagli onorevoli Boato e Bressa e che è stato ritirato l'emendamento Leoni 2.2.
Nessuno chiedendo di parlare sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. La Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro delle loro proposte emendative.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, entriamo direttamente nel merito della questione. La regolarizzazione o sanatoria vuole dare una regolarità a tutti i rapporti di lavoro che sono stati instaurati nei tre mesi antecedenti l'entrata in vigore della legge.
Il problema, signor Presidente e onorevoli colleghi, è che i rapporti di lavoro da dichiarare devono essere a tempo indeterminato od avere una durata non inferiore ad un anno. Vorrei far presente che molte attività nel nostro paese - non intendo entrare nella discussione relativa al lavoro autonomo, ma riferirmi espressamente al lavoro subordinato - possono essere discontinue o comunque non afferenti ad un rapporto di lavoro continuativo nei confronti del medesimo datore di lavoro. Mi riferisco segnatamente al settore agricolo, settore nel quale nessun datore di lavoro impiega i lavoratori per l'intero anno o persino a tempo indeterminato (per la natura stessa della tipologia speciale dei contratti di lavoro in agricoltura), mentre esso ha bisogno, nel nostro paese, di migliaia e migliaia di lavoratori extracomunitari. Il lavoro nero, inoltre, è una delle piaghe più gravi di questo settore.
State facendo la scelta, assolutamente capricciosa e non meditata, di escludere di fatto uno dei settori portanti dell'economia, e soprattutto dell'economia del Mezzogiorno, da questa regolarizzazione. Questo non è un dispetto che si fa soltanto ai lavoratori extracomunitari, ma è un dispetto rivolto al settore dell'agricoltura del nostro paese (Commenti del deputato Vascon). Anche altri lavori non hanno la continuità di un anno e possono essere riferiti ad attività prestate presso diversi datori di lavoro.
La scelta fatta di rimettere soltanto nelle mani del datore di lavoro la possibilità di regolarizzazione, per contratti a tempo indeterminato o comunque non inferiori ad un anno, esclude tutti i lavori discontinui. Ebbene, i lavori discontinui sono una delle questioni principali di carenza di manodopera che esiste nel nostro paese. Dagli studi fatti relativi alle job vacancy, proprio il riferimento alla difficoltà di reperire sul mercato del lavoro


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italiano lavoratori a tempo determinato ha provocato la richiesta di manodopera dall'estero.
Nel settore più rilevante - o comunque tra i più rilevanti - per l'economia del Mezzogiorno, l'agricoltura, e per una delle domande più consistenti presente nel nostro paese, quella per i lavori discontinui, viene rifiutata la regolarizzazione. Riteniamo che questa scelta sia sbagliata e chiediamo pertanto che sia approvato questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso della discussione sul fenomeno dell'immigrazione, quando si è fatto riferimento alla situazione concreta, abbiamo visto accogliere, pur con difficoltà, qualche elemento diverso rispetto all'impostazione originaria; abbiamo visto come si sia aperto un dibattito serio allorquando abbiamo discusso di fatti precisi e concreti. Invito l'Assemblea a riflettere partendo, ancora una volta, da analisi concrete, sapendo, almeno così è stato detto in questa sede anche da coloro che la pensano diversamente da me, che vi è un interesse riguardante tutti: legalizzare i lavoratori seri e fare in modo che coloro che non operano in maniera legale escano dal nostro territorio. Abbiamo però anche detto che la legalità è una questione che riguarda tutti.
Mi rivolgo allora alla relatrice ed al sottosegretario Mantovano ricordando situazioni concrete e molto precise. Mi riferisco, ad esempio, alla realtà dell'Emilia Romagna, dove in estate si riscontra una grande richiesta di lavoratori nel settore turistico alberghiero. Si tratta di una richiesta limitata ad alcuni mesi, seguita subito dopo da un'ampia richiesta di manodopera in agricoltura - la relatrice lo dovrebbe sapere - ad esempio nel settore delle fragole. Quei lavoratori che sono in Italia potrebbero pertanto transitare da un'occupazione nel settore alberghiero ad una nel settore agricolo. Si tratta, oppure no, di persone serie che si vogliono legalizzare? Le nostre imprese, relatrice Bartolini, ne hanno necessità, oppure no?
Con questo emendamento stiamo andando incontro ad una richiesta che proviene da coloro che, come impresa, hanno necessità di disporre di lavoratori con i quali instaurare non un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, bensì un rapporto di lavoro non continuativo. Che cosa osta alla possibilità di accedere a questo emendamento? Si tratta di una proposta che non contraddice alcune vostre impostazioni, ma che va incontro ad una esigenza forte del paese, delle imprese serie e di quei lavoratori che vogliono essere legalizzati. Lo dico a coloro che dietro le spalle hanno sempre bisogno di dire la loro battuta: certo, vi è il problema del pagamento delle tasse. Indubbiamente vi è questa esigenza, ma proprio la legalizzazione permette che, da questo punto di vista, vi sia un dato positivo per quei lavoratori ed anche per lo Stato. È per tali ragioni che invito l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole a questo emendamento, perché si tratta di un emendamento di giustizia, che serve a tutto il paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, se dovessimo seguire il ragionamento dei colleghi Sinisi e Bielli dovremmo concludere che non ha più ragione d'essere l'istituto del lavoro stagionale. Il lavoro stagionale, come tutti sanno, consente di accedere temporaneamente sul territorio nazionale e di svolgere le attività limitate e confinate a quel periodo di tempo (tre o sei mesi); tra l'altro, la legge Fini-Bossi ha introdotto un automatismo che consentirà anche ai permessi rilasciati per lavori stagionali di poter essere rinnovati quasi in forma automatica qualora ne sussistano le condizioni.
Se avessimo esteso la regolarizzazione anche alle attività di lavoro inferiori al


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periodo minimo dell'anno avremmo evidentemente in qualche modo negato il senso e la finalità di questa regolarizzazione, che mira a creare le condizioni per un processo di integrazione reale e seria nel tessuto culturale, sociale ed economico del paese. Questi emendamenti non hanno pertanto ragione d'essere, salvo voler affermare la necessità di passare da una regolamentazione seria e rigorosa ad una sanatoria, come ci hanno abituato, negli anni passati, i governi delle sinistre.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo ha richiesto la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
197
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che l'onorevole Leo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
196
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mascia 1.2 e Leoni 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, questa regolarizzazione fa riferimento a coloro che hanno esercitato un'attività di lavoro nei tre mesi antecedenti l'entrata in vigore del presente decreto. Signor Presidente, anche in questo caso, mi rivolgo sommessamente ai colleghi per dire che stanno commettendo un errore e li prego di valutarlo.
Vi sono soggetti il cui rapporto di lavoro è cessato nell'ambito di questi tre mesi ed è proseguito con un altro datore di lavoro e vi sono soggetti che hanno lasciato e non soltanto perso il lavoro. Non dobbiamo, infatti, pensare solo a coloro che svolgono lavori disagiati, ma anche a coloro che svolgono mansioni di alta professionalità. Il tecnico informatico che ha preferito andare a lavorare in un'altra azienda perché ha ottenuto un rapporto di lavoro a migliori condizioni nei tre mesi antecedenti all'entrata in vigore del presente provvedimento e che non era regolarmente collocato nel nostro ordinamento, non ha la possibilità di essere regolarizzato. Pertanto, tutti coloro che, pur continuando a lavorare nel nostro paese, magari a tempo indeterminato, hanno interrotto un rapporto di lavoro nei tre mesi antecedenti l'entrata in vigore del provvedimento per assumerne un altro, sono esclusi dalla regolarizzazione. Anche questo è un danno per le nostre imprese; infatti, come ho detto, la normativa non si riferisce soltanto ai lavori disagiati, ma può riguardare anche i lavori di altra professionalità.
Signor Presidente, vi è un secondo profilo concernente l'effetto «richiamo». Stiamo tenendo aperta da sei mesi la


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vicenda concernente questa sanatoria. Le sanatorie si effettuano con un termine certo e con date precise; allargare queste date significa semplicemente incentivare la falsificazione delle indicazioni relative ai rapporti sussistenti. Tra l'altro, non stiamo parlando di rapporti documentabili, bensì in nero; sono, quindi, rapporti nei quali le dichiarazioni varranno in sostituzione dell'effettiva documentazione del rapporto di lavoro. Anche questo, quindi, è un profilo da non sottovalutare. La scelta di non riferirsi ad una data certa, che sarebbe dovuta essere quella della legge, riguardando, invece, un periodo antecedente all'entrata in vigore della legge, significa dare una spinta propulsiva alla illegalità nel nostro paese. Per questo motivo, invitiamo a votare a favore di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottolineare ancora una volta l'importanza di questi emendamenti e per ribadire che non si comprende la ratio con cui è stato fissato il limite dei tre mesi in modo così rigoroso e rigido. L'unica motivazione che troviamo con riferimento a questa scelta è legata alle due anime che convivono in questa maggioranza e, come abbiamo cercato di spiegare, l'anima che ha prevalso è quella che contrasta con la scelta di accogliere questi cittadini lavoratori stranieri.
Se, infatti, l'obiettivo fosse quello a suo tempo dichiarato di accogliere soltanto coloro che hanno un contratto di lavoro, in questo caso vi sarebbero tutte le condizioni per superare la rigidità proposta nel decreto-legge, accettando il fatto che durante questi tre mesi vi possono essere situazioni non determinabili in presenza comunque di contratti di lavoro e con la possibilità di dimostrare l'esistenza dello stesso anche in fasi successive. Occorrerebbe, quindi, accettare questo dato e la regolarizzazione di lavoratori che si trovano in una situazione diversa da quella che viene prospettata. Peraltro, si sa che il ragionamento concernente la rigida fissazione dei tre mesi e la quota forfettaria che deve essere pagata per la regolarizzazione costituiscono elementi di ricatto per gli stessi lavoratori stranieri.
Gli imprenditori difficilmente pagano tale quota e sono gli stessi cittadini stranieri interessati a doverla versare. Penso che riconoscere la suddetta flessibilità rispetto ad una data di cui non si capisce la ragione, se l'obiettivo è quello di regolarizzare le persone che stanno lavorando, significhi anche risolvere situazioni all'interno della logica del ricatto. Si tratta di una richiesta venuta da diverse associazioni, ma anche da imprenditori. Vorremmo che nel voto degli emendamenti in esame prevalesse quella parte di buonsenso che più si è dichiarata sensibile ai richiami delle associazioni cattoliche che si occupano di queste materie e degli imprenditori. Ciò avrebbe una ricaduta positiva sulla vita di migliaia di persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Sulle questioni relative all'immigrazione l'onorevole Landi è sempre un interlocutore serio con cui ci si può confrontare, ma la serietà dimostrata in altre occasioni deve valere sempre, onorevole Landi. Stiamo parlando di rapporti di lavoro non continuativi in cui non è risolta positivamente nemmeno la questione della stagionalità. Gli emendamenti in esame fanno riferimento a rapporti di lavoro non continuativi, quindi parliamo di due situazioni diverse. Le cose da lei dette in precedenza non rispondono in alcun modo alla questione posta: lei parla d'altro rispetto alla situazione data.
Invito tutta la maggioranza a riflettere su questi emendamenti in ragione di un dato: essere sordi anche alle cose concrete in seguito dà risposte sbagliate. Qualora nella legge Bossi-Fini ci aveste ascoltato molte parti di questo provvedimento sarebbero superflue. Ci siete dovuti tornare su in ragione del fatto che non siete


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riusciti allora ad ascoltarci. Perché oggi commettete lo stesso errore? Se oggi ascoltaste le nostre osservazioni scoprireste qualcosa che dovrebbe guidare sempre l'azione di Governo: tenere conto di ciò che dicono coloro che sono interessati in prima persona al fenomeno. Onorevole Landi, sottosegretario Mantovano, vi sono associazioni di imprese o associazioni che fanno riferimento al mondo agricolo - e si tratta di associazioni che non hanno colore politico - che non vi hanno tempestato di lamentele a tale proposito? Se ve lo dicono quanti sono interessati alla regolarizzazione perché fate orecchie da mercante?
Ecco perché invito l'Assemblea a tenere conto di un dato: questi sono emendamenti dettati dal buon senso. Il fatto che non vogliate accoglierli rivela la non volontà di rispondere a questioni concrete. La propaganda facciamola in altri casi, non è questo il terreno della propaganda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mascia 1.2 e Leoni 1.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
198
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
193
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che l'onorevole Montecuollo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
203
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che gli onorevoli Ranieli e Santori non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, che non si faccia in tempo ad intervenire succede sempre e capisco anche la sua necessità di governare l'Assemblea con criteri che siano uguali per tutti. Si fa fatica anche a votare. Se potessimo andare con un po' più lentezza credo sarebbe giusto.
Detto questo, veniamo al merito dell'emendamento.
Qui siamo di fronte ad un fatto che si ricollega in qualche modo ai ragionamenti svolti poc'anzi, ma con un aspetto aggiuntivo, che vorrei fosse elemento di interlocuzione con i colleghi della Lega. Con questo emendamento vogliamo dire che sul territorio il punto di riferimento non può essere sempre e solo la prefettura. Al riguardo, ho già avuto modo in passato di dire ai colleghi della Lega che ho sempre presente il loro collega Fontan della precedente


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legislatura, il quale quando si parlava di prefettura - lui che era rosso di capelli - diventava nero. Ora, invece, per quanto vi riguarda, il punto di riferimento sul territorio è sempre e comunque la prefettura. Vorrei allora sapere: qual è la ragione di un tale cambiamento radicale rispetto all'impostazione che avevate in passato?
Allora, rispetto a questa situazione, sia nel merito sia con riferimento agli uffici che sono preposti ad intervenire su una questione simile, non vi sembra - voi che volete uno Stato federalista (ma lo volete soltanto a giorni alterni; solamente quando pensate che vi possa essere utile!) - che sarebbe bene ritornare a quella che voi dite essere una questione di principio? Credo che la serietà sia d'obbligo e che sarebbe bene che voi foste federalisti tutti i giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.

RICCARDO MARONE. Vorrei semplicemente sottolineare l'antistoricità di una suddivisione tra lavoro subordinato e lavoro autonomo e della non applicabilità di questa normativa anche al lavoro autonomo. Sono ormai trent'anni che queste distinzioni di categoria sono superate, così come sono trent'anni che ormai si sono costruite ben altre categorie, che appunto hanno individuato settori intermedi tra lavoro autonomo e lavoro subordinato. Pertanto, nel 2002 parlare ancora di questa distinzione ed escludere il lavoro autonomo dall'applicazione di questa sanatoria - quando invece la si consente per il lavoro subordinato - significa negare un'evoluzione del diritto degli ultimi trent'anni, in particolare del diritto del lavoro. Tutto ciò mi sembra certamente antistorico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Questo provvedimento consente esclusivamente la regolarizzazione per contratti di lavoro subordinato, a sola richiesta del datore di lavoro; viene quindi totalmente esclusa la categoria del lavoro autonomo.
Ora, signor Presidente, vi è una filosofia che ha ispirato le politiche industriali e le politiche del lavoro in questi ultimi anni, che viene da una parte evocata come mera flessibilità, mentre da parte delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori viene evocata come flessibilità contrattata. Ciò sta a significare che oggi non esiste soltanto un modello di rapporto di lavoro, configurato come rapporto di lavoro subordinato, bensì esiste una serie di modelli di relazione. Questi concorrono a far sì che le imprese siano competitive sul mercato. Fra questi modelli vi è sicuramente anche il contributo che possono fornire i lavoratori autonomi, sia in forma di consulenza sia in forma organizzata, nei confronti di quelle aziende del nostro paese che oggi sono in crisi di crescita.
Signor Presidente, ancora una volta vorrei evitare di parlare soltanto dei poveri disperati che bussano alle nostre porte. Vorrei allora citare il caso di un grande ingegnere informatico americano, il quale, richiesto da un'azienda italiana, si è visto nei giorni scorsi rifiutare il permesso di soggiorno per mancanza di opportunità nell'ambito delle cosiddette quote per il lavoro autonomo.
Vi chiedo - e mi chiedo - se questa sia una scelta saggia sotto il profilo delle politiche industriali e delle politiche del lavoro. Chiedo altresì se questa sia una scelta ragionevole sotto il profilo degli interessi delle nostre imprese e se serva al nostro paese escludere i lavoratori autonomi, così come chiedo se alla fine non ci si debba sentire un po' ridicoli di fronte a un ingegnere informatico americano, il quale si vede rifiutato l'ingresso per il permesso di soggiorno nel nostro paese per mancanza di disponibilità delle quote per il lavoro autonomo.
Signor Presidente, voglio citare le parole del ministro dell'interno Pisanu che ieri, in Commissione, ha pronunciato una frase che mi sono voluto trascrivere, tanto la condivido: il contrasto dell'immigrazione


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non si può fare senza la garanzia di flussi legali certi dai paesi di provenienza e di origine. Tanto condivido questa affermazione, tanto contesto le scelte effettuate da questo Governo nel chiudere questi canali di ingresso regolare. E le quote, che prevedono anche il lavoro autonomo, quest'anno, per quanto riguarda tutte le categorie di lavori - fatta eccezione per quelli stagionali - con un provvedimento totalmente illegittimo, non hanno previsto l'ingresso di lavoratori autonomi.
Quindi, non soltanto non si consente l'ingresso regolare di lavoratori autonomi, non soltanto non si consente la regolarizzazione di tali lavoratori ma, in tal modo, si produce l'unico effetto di incentivare l'immigrazione clandestina nel nostro paese.
Vi state assumendo la responsabilità di incentivare l'immigrazione clandestina nel nostro paese! E questa non è una preoccupazione, ma un dato; infatti, nell'ultimo anno, gli sbarchi clandestini sono aumentati in una percentuale rilevantissima e, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia (in Calabria ed in Sicilia), di oltre il 100-150 per cento rispetto all'anno scorso.
Queste sono le politiche dell'immigrazione che state realizzando, queste sono le responsabilità di Governo per una delle questioni più complicate e più serie che, in questo momento, si registrano in un paese occidentale.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non intendo parlare dei numeri relativi agli sbarchi, anche perché il Governo ha più volte risposto, in quest'aula o comunque in Parlamento, fornendo tutti i particolari, che evidenziano dati diversi da quelli ascoltati qualche istante fa.
Vorrei, invece, fornire una precisazione su un punto che ritengo importante senza, con questo, anticipare la risposta che il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, fornirà oggi ad un'interrogazione a risposta immediata riguardante, appunto, la vicenda del professore americano, che non c'entra assolutamente nulla con la legge sull'immigrazione attualmente in vigore. Si riferisce, esclusivamente, ad un'interpretazione restrittiva o, comunque, praeter legem, fornita da alcuni uffici, per superare la quale non ci sarebbe bisogno di alcun atto amministrativo. Tuttavia, l'atto amministrativo c'è stato; mi riferisco ad una circolare che il Ministero del lavoro ha immediatamente diramato proprio al fine di evitare casi di questo tipo.
Mi fermo qui perché sul punto, tra un paio d'ore, in quest'aula, il ministro Giovanardi fornirà tutti i dettagli, e sarebbe scorretto anticiparli.
Vorrei soltanto ricordare che l'articolo 27 del testo unico del 1998 è stato ulteriormente ampliato attraverso la previsione, tra i fuori quota, anche degli infermieri professionali. Quindi, non solo non abbiamo operato una restrizione ma anzi abbiamo previsto un ampliamento in considerazione delle esigenze del mondo del lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Voglio dire al sottosegretario Mantovano che desidererei avere con lui un confronto aperto, che si fondi su basi di verità e non sulla mistificazione sistematica dei dati.
Infatti, i dati sull'aumento degli arrivi non li ho inventati io, ma sono stati forniti dal Governo e su tali dati ho riferito. Se vi è qualcosa di indiscutibile è che gli sbarchi clandestini, quest'anno, sono aumentati; poi, possiamo discutere se siano aumentate anche le espulsioni oppure no. Ma il dato sull'aumento degli sbarchi clandestini lo ha fornito il Governo a questo Parlamento!
La seconda questione è la seguente: l'interpretazione confusa e la casistica citata


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non possono essere addebitate ad un funzionario del consolato italiano negli Stati Uniti troppo zelante. La lettera di risposta del funzionario del consolato italiano negli Stati Uniti dice: non possiamo consentire il permesso di soggiorno - che non è un rigetto - perché mancano le quote.
E che manchino le quote perché non sono stati adottati provvedimenti nel nostro paese nel 2002 è un dato, è una certezza inconfutabile sul piano documentale. Poi, possiamo tentare tutte le interpretazioni che vogliamo per consentire al professore americano di venire qui, anche ai sensi dell'articolo 27 del testo unico 25 luglio 1998, n. 286. Mi permetto di dare un suggerimento al Governo per consentire l'ingresso in Italia a questo professore. Ma, certamente, non possiamo dire che quella lettera non sia corretta alla luce della mancata predisposizione di quote regolari, ancorché lo stesso ministro dell'interno dica che quote di flussi regolari di ingresso nel nostro paese sono uno strumento fondamentale di contrasto dell'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
202
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che gli onorevoli Mereu e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bielli 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, ritorniamo alla questione del lavoro autonomo. Siccome, negli interventi precedenti, ho cercato di richiamare l'Assemblea ad un atteggiamento di attenzione partendo dalle situazioni concrete, voglio leggere alcune osservazioni pervenute a quasi tutti i parlamentari e inviate dall'associazione artigiani e piccola e media impresa di Mestre. E Mestre dovrebbe essere ben conosciuta da molti colleghi che sono dietro le mie spalle. Cosa dicono le osservazioni che ci vengono sottoposte? Ci si richiama, soprattutto, all'assenza nel decreto-legge in oggetto di qualsiasi accenno alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati autonomi. Dicono che si tratta di un'aporia, di una grave mancanza della legge. Poi dicono anche altro. Per non far perdere troppo tempo, dicono: vi forniamo alcuni dati rispetto all'entità di questo fenomeno; in termini assoluti siamo di fronte a 184 mila extracomunitari alla guida di aziende nel nostro paese, con una crescita del 2,4 per cento rispetto al 2000; il Friuli-Venezia Giulia è la regione in cui gli indici sono più rilevanti, essendo le imprese condotte da extracomunitari pari al 4,3 per cento rispetto al totale delle imprese attive, contro una media nazionale più bassa. Quanto detto sopra evidenzia l'entità di questo fenomeno e la sua assoluta rilevanza rispetto alla situazione economica del paese.
Allora, per una ragione di buon senso giuridico e per tener conto dei dati oggettivi, cosa volete fare rispetto alla questione? L'onorevole Dussin mi può rispondere che a lui non gliene può fregare di meno. Ma io non credo che questa possa essere la risposta. Vedo già il suo assenso. Ma, onorevole Tabacci, si può rispondere con: ce ne passiamo fregare? Oppure è una questione di tale rilevanza che, in qualche modo, avete cercato di porvi rimedio intervenendo su altre questioni e non ci siete riusciti perché la coperta impostavi dalla


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Lega nord è troppo stretta? Ma, a volte, quando la coperta è troppo stretta, si può provare anche a tirarla un po' di più. Vi invito a tener conto di un dato: in questo momento è necessario che abbiate un pochino più di coraggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, ritorno sul problema del lavoro autonomo perché mi sembra un nodo assolutamente essenziale che non viene preso in considerazione e che genera grandissime contraddizioni sul piano della risoluzione del problema e per il modo in cui vengono descritti e nominati i diritti delle persone.
Il lavoro autonomo svolto dagli immigrati, come veniva rilevato in precedenza, ha un grandissimo peso sia a livello di imprenditoria diffusa, sia a livello di diffusione del commercio ambulante, che coinvolge un numero rilevantissimo di persone soprattutto giovani e nelle regioni meridionali. Si tratta di una grande questione che ha rilievo economico, sociale e culturale, perché si tratta di un lavoro vivo, tra l'altro, spesso svolto da gruppi di giovani che hanno una grande vivacità e una grande capacità di interazione con il territorio e con i suoi abitanti.
Quindi, un grandissimo problema che ci impone di considerare vari aspetti. Da una parte, il criterio arcaico con cui questa maggioranza ci propone la visione della complessa realtà del lavoro oggi, un lavoro in evoluzione dove spesso i contorni e i versanti tra il lavoro subordinato e quello autonomo sono sempre più incerti e, ovviamente, devono valere per il complesso del lavoro, chiunque lo svolga. Invece, non si capisce come venga riproposta in maniera così rigida la necessità di fare i conti soltanto con il lavoro subordinato, inteso tra l'altro in maniera del tutto subalterna visto il primato che i datori di lavoro hanno nella operazione di emersione del lavoro medesimo. Dall'altra parte, si tratta di una insopportabile discriminazione e divisione sul piano dei diritti: in altre parole, l'applicazione di una categoria così rigida del lavoro subordinato per la sanatoria significa una odiosa discriminazione ai danni di una parte importante della popolazione immigrata che lavora nel nostro territorio e contribuisce allo sviluppo economico e alla ricchezza sociale e culturale, oltreché economica, del paese. Quindi, questo emendamento ha esattamente lo scopo di sanare una situazione che rischia di accumulare gli aspetti odiosi della vostra proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, l'onorevole Bielli e la collega Deiana hanno segnalato un aspetto. Tuttavia, vorrei fare due considerazioni. La prima è che le norme sullo svolgimento dell'attività di impresa in forma autonoma sono state scritte proprio nel decreto legislativo n. 286 del 1998, quindi dal Governo della scorsa legislatura nell'ambito della legge Turco-Napolitano. Pertanto, chi oggi esercita queste attività in Italia ha violato palesemente le norme di cui voi stessi vi siete dotati. Ma voglio aggiungere altre considerazioni onorevole Bielli. Lei ha citato un dato, quello delle 184 mila piccole aziende che operano in forma autonoma e sono rette da un datore di lavoro o, comunque, da un imprenditore extracomunitario, ebbene, queste sono imprese regolarmente costituite sul territorio nazionale: non stiamo parlando di 184 mila aziende irregolari, sarebbe un dato gravissimo. Evidentemente, è bene chiarire che stiamo parlando di piccole imprese, prevalentemente a carattere regionale, che operano, quindi, regolarmente, assoggettate a tutte le norme previste per poter svolgere attività in forma autonoma. Il dato a cui lei fa riferimento, la finalità e la ratio del suo emendamento a me pare che debbano essere letti in un'altra chiave. In altre parole, qui si tende, secondo lo spirito di questo emendamento a regolarizzare sostanzialmente


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quelle attività svolte in forma abusiva che vanno a ledere gli interessi anche della nostra economia nazionale.
Mi riferisco a tutte quelle microattività prevalentemente individuali; ad esempio, parliamo dei commercianti abusivi, dei cosiddetti «vu cumprà» gente che, sostanzialmente, svolge un'attività fortemente concorrenziale all'economia del tessuto nazionale. Rivolgendomi ai colleghi vorrei ricordare che esistono realtà - come, ad esempio, Prato - nell'ambito delle quali sono nate un'infinità di piccole aziende prevalentemente rette da cinesi che stanno sconvolgendo l'economia, il tessuto economico locale; stanno creando una fortissima concorrenza nei confronti dei nostri piccoli e medi imprenditori. Come prima ricordavo regolarizzare, sanare queste posizioni non avrebbe avuto alcuna logica. Noi vogliamo creare un percorso virtuoso di integrazione nel tessuto sociale e produttivo, ma ciò avrebbe, di fatto, sancito una frattura forte e violenta nei confronti dei nostri imprenditori che oggi vedono le loro attività fortemente minate da una concorrenza sleale portata avanti da chi utilizza forza lavoro in forma abusiva, da chi sfrutta il lavoro e crea un'illecita concorrenza alle nostre economie e ai nostri prodotti.
Questo è ragionamento - credo - serio che ha spinto il Governo e la maggioranza a evitare qualunque tipo di regolarizzazione o sanatoria nei confronti di chi oggi va a ledere gli interessi dell'economia nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
207
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, attraverso questo emendamento si vuole rimediare, ossia cercare di rimediare, ad un'altra delle questioni lacunose di questo provvedimento di legge. Come ho detto, affidare la regolarizzazione soltanto alla richiesta del datore di lavoro e prevedere un momento procedurale nel quale è obbligatoria la comparizione del datore di lavoro dinanzi all'ufficio dell'impiego per concedere il cosiddetto contratto di soggiorno, significa, di fatto, rimettere interamente la questione nelle sue mani.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo chiederci quale sia l'intento che si vuole perseguire con questa norma: in altri termini si vuole dare una possibilità ai lavoratori stranieri che operano nell'ambito dell'economia e delle imprese del nostro paese di trovare una regolarizzazione, oppure dare una chance a datori di lavoro spregiudicati per fare una scelta di convenienza tra la regolarizzazione o la sottoposizione dei lavoratori stranieri ad un ulteriore ricatto per la discrezionale prosecuzione del rapporto di lavoro in nero o legalmente? La scelta che voi state facendo è questa; di fatto, state rimettendo nelle mani del datore di lavoro una opzione tra le due convenienze, quella di proseguire nel lavoro nero, oppure quella di sottoporre il lavoratore ad una vessazione al fine di potergli regolarizzare la posizione.
Nell'ambito della discussione sulle linee generali ho citato un episodio terribile che è accaduto. Un lavoratore straniero si è gettato da una finestra perché il suo datore di lavoro gli ha rifiutato di presentare la domanda di regolarizzazione. Non voglio rendere troppo terribile l'argomento; vi chiedo se è corretto, se è


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normale e se segue le logiche che noi abbiamo, in qualche misura, discusso, prevedere che sia solo uno dei due contraenti a poter fare questa scelta.
Signor Presidente, dare la possibilità al lavoratore straniero nel nostro paese di chiedere la regolarizzazione significa favorire in concreto l'emersione del rapporto di lavoro, significa dare ossigeno ai nostri istituti previdenziali attraverso le contribuzioni conseguenzialmente dovute, significa aumentare le condizioni di sicurezza nel nostro paese arrivando a conoscere attraverso queste denunce quei datori di lavoro spregiudicati che rifiutano, avendone l'opportunità, di regolarizzare il rapporto di lavoro, significa far tornare questo paese nella normalità.
Evidentemente, non è questo che si intende fare e non abbiatene a male se affermiamo che, dietro a queste ipotesi legislative, si nasconde una filosofia che non ci convince e non ci piace. Mi riferisco a quella che considera i vari soggetti in posizione diversa rispetto ad altri e che non distingue le persone in base alle diversità oggettive, ma secondo quelle soggettive.
Di fronte a tale impostazione che rifiuta i diritti uguali delle persone dinanzi ad uno Stato democratico, crediamo che non vi possa essere alcun tipo di mediazione. Per tale motivo auspichiamo un supplemento di riflessione ed invitiamo ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, chiedo scusa se sono costretto ad intervenire molte volte ma questa è la logica del Parlamento. Nel corso della precedente legislatura ho ascoltato tante volte il capogruppo della Lega e spero quindi che, questa volta, ascoltiate anche me.
Con riferimento all'emendamento in esame è intervenuto il collega Sinisi sulle cui argomentazioni concordo. Vorrei aggiungere che, con la dicitura inserita nel decreto-legge, quando si parla di imprenditore si rischia di dare un'interpretazione che taglia fuori, ad esempio, anche i liberi professionisti o le associazioni culturali. Si tratta, infatti, di una norma che rischia di essere assai restrittiva: sarebbe bene, da questo punto di vista, anche attraverso la presentazione di ordini del giorno o la manifestazione di una certa volontà da parte del Governo e del Parlamento, chiarire cosa si intende con questa dicitura che sembra, in tal modo, limitare la possibilità dei soggetti di richiedere la regolarizzazione.
Vorrei, inoltre, interloquire con il collega Landi di Chiavenna. Lei ha affermato precedentemente una cosa che è il contrario della realtà: un mercato è libero quando i concorrenti si trovano tutti nella stessa situazione. La situazione attuale è quella che lei ha denunciato: 12, 20 o anche 30 cinesi convivono in 4 metri quadrati senza essere regolarizzati, e lavorano 20 ore al giorno. Si tratta di una concorrenza sleale all'impresa seria che, invece, presenta le sue denunce, ha appositi locali e tiene conto delle leggi di questo paese. Se non favoriamo l'emersione del lavoro illegale vi sarà concorrenza sleale. Quanto da lei affermato contrasta assolutamente con la necessità di avere una concorrenza che permetta alle nostre imprese di agire in maniera seria e rigorosa.
Voi state sbagliando perché non date aiuto all'impresa seria, permettendo che l'illegalità mini il lavoro di coloro che, invece, si muovono in sintonia con le nostre leggi. Questo è il motivo per cui mi pare che la sua osservazione sia veramente sbagliata, ma credo sia frutto della sua stanchezza.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Sinisi che ha ragione.


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La sua filosofia è completamente diversa da quella che ha ispirato la legge Bossi-Fini ed il suddetto provvedimento ed è proprio per tale motivo che questi emendamenti non sono accettabili. Se nel nostro paese vi sono situazioni di irregolarità non solo nei rapporti di lavoro con gli extracomunitari, ma anche con riferimento alle posizioni in cui si vengono a trovare quando arrivano nel nostro territorio, clandestini o meno, ciò dipende da una legislazione passata, evidentemente inadeguata, cui abbiamo messo mano.
Evidentemente, collega Bielli, quei cinesi di cui lei parla non dovevano giungere nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Lei ha ragione, non devono vivere in 4 metri quadrati, ma non avrebbero dovuto trovarsi nel nostro territorio in maniera irregolare.
Stiamo procedendo e con questo decreto-legge, che è sulla stessa linea della legge Bossi-Fini la quale, già all'articolo 33, prevedeva la regolarizzazione di alcune categorie di lavoratori, quelli domestici, noi estendiamo la possibilità di regolarizzazione dei rapporti di lavoro ai lavoratori dell'azienda: questo su sollecitazione unanime da parte di questo Parlamento. Lo facciamo dando questa opportunità al datore di lavoro, non all'extracomunitario e consentiamo un'emersione del rapporto di lavoro esistente. Non è quindi una sanatoria tout court, ma semplicemente un fare emergere posizioni di lavoro che sono in essere nel nostro paese e che oggi sono nascoste, irregolari e che, a mio avviso, vanno, onorevole Sinisi, proprio a garantire il lavoratore stesso. Responsabilizzano quindi il datore di lavoro e forniscono quelle garanzie al lavoratore extracomunitario che oggi invece è realmente vessato in una situazione di clandestinità e di irregolarità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per rispondere brevemente ad una serie di osservazioni formulate dall'onorevole Bielli. In primo luogo, vorrei ringraziarlo per avermi ricordato che, non più tardi di tre mesi fa, parlando di laboratori clandestini cinesi, ne sono stati chiusi 44 in sole tre province, quelle di Treviso, Vicenza e Padova, cosa mai accaduta durante la legislatura scorsa. Ancora: in ordine al ruolo delle prefetture, vorrei ricordare che l'ufficio unico per l'immigrazione presso la prefettura in provincia di Treviso può dirsi traslocato quasi interamente presso l'ufficio di collocamento provinciale della provincia stessa. E questo avviene anche a Vicenza e probabilmente anche in tante realtà che penso non siano province governate dal centrosinistra.
Vi è quindi la disponibilità a fare ragionamenti seri, vi sono politici seri e quindi rapporti di lavoro fra prefetture ed enti provinciali sono già in essere. Non c'è quindi un'assoluta prevalenza delle prefetture a tal riguardo. Per quanto attiene ai 184 mila lavoratori autonomi extracomunitari, ricordava giustamente prima l'onorevole Landi di Chiavenna, essi hanno ottenuto permessi durante la legislatura scorsa. Sono quasi tutti commercianti, alcuni sono venditori di tappeti, molti altri vendono cose contraffatte e sono lontani dal senso dei permessi per lavoro autonomo che erano stati concessi in quel tempo. Provengo da una provincia che ha un'attività registrata per ogni 10 abitanti e posso garantirle che non c'è un laboratorio autonomo che sia gestito da extracomunitari.
Se questo succede nel nord est, figurarsi in Lombardia e in Piemonte dove ci sono le grandi industrie! Questi lavoravano autonomamente soltanto grazie ad un pezzo di carta rilasciato velocemente, senza presupposti e requisiti, nonché senza controlli.
Concludo ricordando che secondo il sottoscritto quando si parla di lavoro vi è una contraddizione in essere. Lo ricordavo anche stamane: questo è un paese che ha il triste record della disoccupazione interna, soprattutto giovanile, a livello europeo con vaste aree meridionali del paese interessate. Continuare a chiedere lavoratori


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immigrati per sopperire alle mancanze di manodopera vuol dire abbandonare la giusta richiesta di chi è stanco di vivere con i sussidi che avete garantito negli anni scorsi, sussidi derivanti da salari dati con la parvenza di essere socialmente utili e che non garantiscono ad alcuno la possibilità di crearsi una famiglia, un posto di lavoro e una previsione futura e seria sulla propria vita. Vi è poco da imparare su queste cose (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non sarei intervenuto anche perché il collega Landi di Chiavenna ha svolto un intervento sul quale sono perfettamente d'accordo. Tuttavia, alcune osservazioni presentate dall'opposizione, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, mi spingono a svolgere questo intervento.
Un conto è parlare di lavoratori immigrati che operano in piccole imprese regolarizzate, come ricordava il collega Landi di Chiavenna e mi auguro che quanto prima il Governo possa adottare un provvedimento di regolarizzazione, altro conto è invece parlare di un altro tipo di lavoro autonomo.
Proprio in questi giorni - e credo non sia passato inosservato neanche da voi - su un giornale economico del nostro paese è stato messo in risalto come ogni anno vi siano 50 mila miliardi di contraffazione ed di mercato illegale, con un'evasione dell'8,25 per cento dell'IRPEF e di circa il 22 per cento dell'IVA. Questo mercato della contraffazione fa parte di un sistema, a livello nazionale e internazionale, collegato con bande criminali che, purtroppo, si servono di questi lavoratori autonomi immigrati, i quali non fanno altro che spacciare questa merce, non soltanto danneggiando fortemente - come diceva Landi di Chiavenna - l'economia di questo nostro paese, ma dando adito e spago a bande criminali che di questo smercio illegale si servono per finanziare altri tipi di merce, come la droga o altri mercati, come quello della prostituzione. Allora ha fatto bene il Governo a limitare questa regolarizzazione!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mazzocchi.

ANTONIO MAZZOCCHI. Ho concluso, signor Presidente. Io sono d'accordo con il collega dell'opposizione, tanto che presenterò sull'argomento un ordine del giorno affinché in futuro il Governo possa prendere in esame - speriamo benevolmente - tutti coloro che lavorano in piccole e medie imprese regolarmente iscritte all'albo degli artigiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, vorrei fare tre brevi osservazioni. In primo luogo, vorrei rivolgermi al collega Luciano Dussin: penso che non convenga più al Governo e alla maggioranza continuare a dire che è tutta colpa della legislatura precedente, dal momento che, dopo un anno e mezzo di governo, siete inevitabilmente chiamati - voi - a rispondere di quello che sta accadendo in Italia.
La seconda osservazione è che, a conclusione dell'intervento del collega della Lega, mi aspettavo una dichiarazione di voto contrario alla sanatoria! Lui ha detto: ci sono i disoccupati italiani perché dobbiamo aiutare gli stranieri. Voi, con il voto che - immagino - darete tra qualche ora, trasformerete in legge la prima grande sanatoria di questa legislatura! Può piacervi o meno, potete chiamarla regolarizzazione, ma significa che persone clandestine diventeranno regolari, quei clandestini che voi, invece, avevate detto dovevano essere buttati fuori dall'Italia: è la vostra condotta che rende inevitabile un provvedimento di sanatoria.
Infine, condivido quello che ha detto il collega Bielli a proposito del lavoro


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autonomo: continuando a mantenere in forma clandestina lavoratori autonomi stranieri si mantiene una concorrenza sleale nei confronti dei piccoli e piccolissimi imprenditori italiani. Regolarizzazione significa oneri e onori. Le proposte che noi avanziamo nei nostri emendamenti mirano a far venire alla luce ciò che è sommerso, oneri e onori (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. La ringrazio, signor Presidente. Vorrei insistere su questi aspetti di cui si è parlato fino ad ora. La collega Bertolini diceva che il problema riguarda la regolarità e cioè se vi sia o meno questa regolarità, dal momento che vi sono queste cittadine e questi cittadini non regolarizzati, clandestini, che lavorano in nero. Io penso che la vera ragione per cui esiste il lavoro nero risiede nel fatto che vi sono diverse persone che hanno interessi contrastanti con quelli di questi lavoratori. Una volta si chiamava sfruttamento di manodopera, ora si usano termini più moderni, ma la sostanza è rimasta la stessa: ci sono persone che arrivano da altri paesi alla ricerca di lavoro, si trovano in una condizione di ricatto, in quanto soggetti deboli, e noi vorremmo perpetrare questi ricatti mantenendoli in questa situazione di clandestinità; questo è l'effetto concreto di questo provvedimento.
Si tratta di un decreto-legge che non riconosce la soggettività del lavoratore straniero. Vi facciamo la proposta di prevedere, non soltanto la determinazione, la garanzia e la protezione del datore di lavoro che si reca agli sportelli per denunciare l'emersione dal lavoro nero, ma anche il riconoscimento della responsabilità del lavoratore che, fino a quel momento, è stato sfruttato nell'ambito del lavoro nero. Chiediamo che lo stesso, secondo le modalità stabilite nei comma 1 e 2, abbia la possibilità di dichiarare tale emersione, fornendo tutti dati e le verifiche necessarie che sono richieste. Negare questa possibilità significa, da una parte, perpetrare una situazione di lavoro nero che sostenete di voler combattere e, dall'altra, non riconoscere la dignità e l'autonomia di una persona.
Infatti, il contrasto che contraddistingue le filosofie che stiamo misurando in quest'aula anche questa mattina è esattamente il seguente: voi preferite mantenere una situazione di lavoro clandestino nell'ambito della quale alle persone non viene riconosciuta un'autonomia, perché è meglio avere persone ricattabili, precarie e, comunque, non riconosciute come cittadini a tutti gli effetti.
Vi sono, quindi, aspetti legati ad interessi economici e ad altri a principi più generali come l'idea di cittadinanza ed il riconoscimento della dignità della persona.
Respingendo un emendamento come questo, di fatto, mantenete una situazione che, a parole, sostenete di voler abolire (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.10, non accettato dalla


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Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
197
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, l'emendamento al nostro esame rappresenta una nuova chance per compiere un ripensamento sulla scelta di escludere tutto il settore dell'agricoltura ed i lavoratori discontinui da questa regolarizzazione.
Si vuole eliminare dal testo il riferimento ai lavori a tempo indeterminato ovvero con contratto di lavoro di durata non inferiore ad un anno. Come ho dichiarato, in agricoltura non esiste questo tipo di rapporto di lavoro o, almeno, è rarissimo, così come sono molti i soggetti che prestano continuativamente attività presso datori di lavoro diversi. Anche per questi lavoratori non sarà consentita la regolarizzazione.
Signor Presidente, vorrei invitare i presenti a compiere un'ulteriore riflessione su questo provvedimento, tenendo conto che stiamo dicendo «no» alla sicurezza nel nostro paese, che stiamo dicendo «sì» alla prosecuzione di contratti di lavoro irregolari, che stiamo dicendo «no» alle imprese agricole, ai lavoratori domestici - ancorché non si faccia riferimento a quella sanatoria realizzata per le colf e le badanti -, a tutti quei lavoratori che prestano la loro attività professionalizzata presso datori di lavoro diversi e a tutta una serie di categorie rilevanti per l'economia e lo sviluppo nel nostro paese. A questo supplemento di riflessione debbo necessariamente richiamare l'attenzione dei colleghi. Ritengo che non si tratti di una questione ideologica o politica. Si tratta di dare una spinta allo sviluppo nel nostro paese, a prescindere dalla nazionalità dei lavoratori.
Mi avvio alla conclusione, ricordando al collega intervenuto precedentemente che citare o evocare la disoccupazione nel nostro paese è un esercizio o un po' vecchio. Ci sono studi di settore assai profondi, non soltanto sulle job vacancies, ma anche sulla mobilità interna al nostro paese, così come vi sono studi di settore assai ricchi sulle professioni che mancano nel nostro paese a causa di un sistema formativo che ancora oggi stenta a decollare e a dare effettivamente un contributo allo sviluppo economico italiano.
A questo si intende dare risposta consentendo l'emersione del lavoro nero e non già alle spinte, più o meno demagogiche, per una frontiera aperta a tutti. Non è stata questa la politica del centrosinistra: noi abbiamo sempre voluto coniugare i diritti dei cittadini stranieri con quelli dei cittadini italiani; abbiamo fatto scelte di equilibrio, oltre che di buon senso, nell'interesse delle imprese, delle famiglie, dei cittadini italiani e di quelli stranieri.
Qui, invece, si fa una scelta di parte; e, come sempre, le scelte di parte non generano equilibri: degli squilibri che ne deriveranno vi chiederemo conto nel prossimo futuro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, continuo a non capire la posizione dell'onorevole Sinisi; eppure, ci siamo sempre confrontati su questi temi. Poiché stiamo parlando di attività a carattere stagionale, dovrebbe essere evidente che la stagionalità dell'attività lavorativa comporta un ingresso, un'uscita, un reingresso, una nuova uscita, e così via.


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Quindi, non riesco a capire perché si riproponga insistentemente questa polemica e si accusi il centrodestra di demagogia e di strumentalizzazione.
Ciò premesso, vorrei ricordare all'onorevole Sinisi che, nel corso del 2002, abbiamo autorizzato l'ingresso di 63 mila lavoratori stagionali. Perciò, mi pare francamente pretestuoso imputare al Governo l'assenza di una volontà di regolarizzazione quando nel solo anno 2002 abbiamo fatto entrare 63 mila lavoratori per svolgere attività di tipo stagionale. Alla collega Mascia, poi, vorrei far presente che, in un rapporto sinallagmatico qual è quello di lavoro, se il datore di lavoro ed il prestatore d'opera non trovano un punto di incontro per la prosecuzione del rapporto, non ha alcun senso obbligare il datore di lavoro ad un'assunzione che, comunque, creerebbe nei confronti del lavoratore soltanto una profonda ostilità che, prima o poi, sfocerebbe nell'espulsione dall'azienda.
Attraverso questa regolarizzazione vogliamo far capire ai datori di lavoro quale grande opportunità viene loro offerta: essi hanno la possibilità di archiviare definitivamente un percorso di clandestinità e di sfruttamento della manodopera e di accedere, attraverso l'emersione, ad un rapporto di lavoro virtuoso, coerente e legalizzato.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (Ore 12,53)

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Non sarà attraverso le imposizioni normative o gli interventi dei giudici o degli ispettorati del lavoro che riusciremo a costruire una solidarietà tra datori di lavoro e prestatori d'opera. Se c'è volontà, da parte del datore di lavoro ...

PRESIDENTE. Onorevole Landi di Chiavenna...

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. ...allora si utilizzerà lo strumento che viene offerto; se tale volontà non c'è, vuol dire, evidentemente, che non vi sono le condizioni affinché quel lavoro, così come era stato costituito nel sommerso, possa venire alla luce e diventare legale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla base delle esperienze fatte quest'anno, condivido il contenuto di questo emendamento.
Per quanto concerne gli ingressi per lavoro stagionale, siamo partiti nella maniera peggiore! All'inizio dell'anno, il ministro aveva affermato che non sarebbero stati emanati decreti per lavoro stagionale se non dopo l'approvazione della legge sull'immigrazione. A seguito di un ampio movimento di protesta, capeggiato dalle organizzazioni dei comparti agricolo e turistico, siamo riusciti ad ottenere un primo decreto, rivelatosi totalmente inadeguato. Successivamente, un altro decreto (l'ultimo per il lavoro stagionale) è stato emanato nel mese di luglio, quando l'esigenza di lavoro stagionale in agricoltura era, di fatto, già superata, soprattutto per quanto riguardava le primizie. È vero: le imprese agricole e quelle turistiche ce l'hanno comunque fatta ad affrontare l'emergenza; ma non escludiamo che ciò sia stato possibile proprio attraverso l'utilizzazione di manodopera non regolarizzata. Quindi, disattendere la richiesta di emanazione dei decreti ha prodotto l'effetto di far aumentare il lavoro irregolare!
Ora, siamo di fronte a quella che viene chiamata la sanatoria e vengono escluse proprio categorie che sono oggi impegnate in settori vitali. Il problema della manodopera in agricoltura è particolarmente sentito; non si trova manodopera e rischiamo di non poter raccogliere i frutti del lavoro dei nostri agricoltori.
Qui, invece, si insiste sul fatto di lasciare fuori il lavoro stagionale, definendo soltanto il lavoro a tempo indeterminato. Credo che accogliere questo emendamento non significhi accogliere la proposta di un deputato o di una parte di questo Parlamento, ma significa accogliere le richieste


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che vengono dal paese e che vengono soprattutto dal mondo imprenditoriale ed, in particolare, dal mondo agricolo e del turismo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, intervengo per sostenere la bontà di questo emendamento Mascia 1.12 e per aggiungere alcune considerazioni dopo le cose dette dall'onorevole Landi Di Chiavenna, il quale ha il grande pregio di esprimere sempre con rara schematicità e chiarezza il nucleo duro della cultura del centrodestra in rapporto ai valori sociali, alle gerarchie sociali e all'idea complessiva della società.
Quando il collega parla del ruolo del datore di lavoro evidentemente pensa ad un rapporto più generale che va oltre il rapporto con i lavoratori immigrati. C'è sostanzialmente un'idea del rapporto di lavoro che attribuisce un primato assoluto all'impresa; in altre parole, chi ha in mano il potere dell'impresa, per ordine gerarchico dall'alto verso il basso, ha in mano il potere di decidere tutto. Credo che ci sia una stretta connessione tra quello che viene detto sul lavoro immigrato e quello che viene preconizzato, per esempio, sulla flessibilizzazione estrema del mercato del lavoro e sul primato dell'impresa relativamente al destino lavorativo ed esistenziale di lavoratori e lavoratrici anche di origine italiana. Per questo noi ci teniamo moltissimo a difendere i diritti dei lavoratori immigrati, perché fanno parte di una tavola dei diritti generali nel mondo globalizzato. La violazione di questi diritti, nella maniera brutale e veramente xenofoba con cui i colleghi del centrodestra affrontano questa materia, preannuncia, in realtà, un'idea di deregolamentazione, di non protezione, di flessibilizzazione e subordinazione estrema di tutto il complesso dei lavoratori e delle lavoratrici al primato di chi ha il potere economico nelle mani. Quindi, per noi non è soltanto una questione di salvaguardia degli interessi delle aziende o dei padroni agricoli, che hanno bisogno di questi lavoratori perché il mercato del lavoro in questo momento va così e perché, evidentemente, a dispetto di quello che pensano esponenti della Lega nord Padania, una parte importante del mondo giovanile italiano non è disponibile a fare lavori che altrimenti non sarebbero fatti in mancanza di lavoratori immigrati. Non è soltanto per razionalizzare le esigenze del mercato del lavoro che noi ci opponiamo a questa impostazione, ma anche perché vediamo come questa impostazione faccia parte di un disegno, di un'idea della società e dei rapporti sociali, che viene avanti attraverso una serie di leggi e di proposte - come questa - radicalmente lesive dei diritti del mondo del lavoro, radicalmente inneggianti ad un primato dell'impresa e di chi ha il potere economico. Noi riteniamo ciò estremamente negativo proprio per i più complessivi rapporti sociali del nostro paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato
186
Hanno votato
no 242).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.11.
Onorevoli colleghi, nell'ambito di una discussione approfondita come richiede il decreto-legge al nostro esame, abbiamo un


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tempo limitato per cui vi chiedo di usare l'arte della sintesi che ha grandi tradizioni in questa aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Grazie Presidente, questo emendamento come altri successivi che affrontano lo stesso argomento con diverse modalità, consistono nel porre un problema di principio già affrontato.
Le imprese italiane hanno bisogno della manodopera straniera. Senza considerare l'accoglienza e i principi generali per cui sarebbe necessario accogliere cittadini stranieri nel nostro paese, ma rimanendo all'interno di una logica prettamente utilitaristica da voi privilegiata, è assodato anche da elementi portati all'interno del dibattito il bisogno della nostra economia e delle famiglie italiane di questi lavoratori e lavoratrici. Abbiamo bisogno di loro, ma allo stesso tempo non intendiamo ammetterlo, perché ciò permette di mantenerle un gradino al di sotto, in una condizione di totale mancanza di certezze e garanzie, la condizione migliore per poterle ricattare e costringerle in uno stato subalterno.
Questa è l'unica spiegazione che riusciamo a fornire al fatto che non si intenda modificare, anche attraverso questo emendamento, i contratti di lavoro a tempo indeterminato o di durata non inferiore ad un anno in contratti di lavoro a tre o sei mesi, che sono le condizioni concrete in cui lavorano settori del nostro paese, come l'edilizia o l'agricoltura.
Da una parte predicate la flessibilità e vorreste costringere tutti i cittadini ed i lavoratori italiani a stipulare contratti flessibili, mentre dall'altra negate questa stessa possibilità ai cittadini stranieri, perché anche il riconoscimento di un contratto a tempo determinato per un periodo inferiore ad un anno significherebbe offrire qualche garanzia in più rispetto a quelle che attualmente hanno questi cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
180
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato
187
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leoni 1.13 e Mascia 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Ci muoviamo all'interno di una logica di limitazione del danno. Siamo infatti intervenuti a più riprese cercando di evidenziare i problemi che pone una normativa come quella al nostro esame. Con questi emendamenti vi chiediamo di modificare il termine minimo considerato per i contratti a tempo determinato dal decreto-legge, da un anno a sei mesi.
Credo che con il semplice buon senso si potrebbe andare incontro ad alcune questioni da voi stessi poste. Nel dibattito si è


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evidenziato un tema che reputo importante e che è bene affrontare. È stato detto da parte di qualche collega che l'illegalità genera anche criminalità; sono d'accordo con quel collega che ha svolto un ragionamento di questo tipo. Ma se è vero ciò che ha detto il collega, perché non cerchiamo di legalizzare il maggior numero di persone? Facendole rientrare dall'illegalità, si combatterebbe anche la criminalità e si potrebbe farle entrare in un circuito virtuoso in modo che siano tenute a mantenersi all'interno delle leggi del nostro Stato. Ciò può essere valido sia per i lavoratori dipendenti sia per i lavoratori autonomi.
Collega Bertolini, cosa vuol dire che vi sono laboratori autonomi che operano nell'illegalità? Lo so bene che ve ne sono alcuni illegali, ma cosa ne facciamo di queste realtà? O creiamo le condizioni perché coloro che seriamente pensano vi sia un'opportunità possano inserirsi in un circuito virtuoso, iniziando anche a rispettare le nostre leggi, oppure li lasciamo al margine, proprio in quella condizione per la quale sono costretti ad operare illegalmente, rischiando anche di diventare criminali. Ecco perché voi favorite l'illegalità, nonché quella criminalità che tutti invece vorremmo combattere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leoni 1.13 e Mascia 1.14, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
191
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in molti settori la politica della maggioranza presenta tante contraddizioni. Le più clamorose si riscontrano quando si parla di immigrazione: si predica la flessibilità del mercato del lavoro ma poi, se si tratta di lavoratori stranieri, si pratica la rigidità; da molto tempo in Italia si va diffondendo - per fortuna - lo strumento dell'autocertificazione ma, come vedremo quando parleremo di altri emendamenti, tale strumento non dovrebbe andare bene per i cittadini stranieri; infine, mentre normalmente si danno incentivi per l'emersione delle imprese italiane, se si tratta della regolarizzazione di lavoratori stranieri, invece che incentivi si producono disincentivi, e cioè si chiede agli imprenditori di versare una cifra molto consistente per ciascun lavoratore ai fini della regolarizzazione.
Perché si compie una scelta del genere? Si attua una tale scelta sempre per fare la faccia feroce e cercare di nascondere la sostanza, che si chiama comunque sanatoria. L'effetto è quello che tutti possiamo immaginare: alzando in maniera così consistente le spese che l'imprenditore dovrà pagare per ciascun lavoratore ai fini della regolarizzazione, si scoraggerà, per ampie fasce di piccolissime imprese, la regolarizzazione medesima. Questa è l'ennesima prova di quanto andiamo denunciando fin da questa mattina, cioè che non solo la legge Bossi-Fini (o legge Fini-Bossi, come ama dire, per evidenti ragioni, il collega Landi Di Chiavenna), ma anche questo decreto-legge, sono viziati dalla stessa logica, nonché dallo stesso prodotto, quello di incentivare, non di contrastare, la presenza di clandestini nel nostro paese. Dico questo perché i due provvedimenti creano maggiori ostacoli ai lavoratori che vogliono regolarizzarsi ed alle imprese che vogliono questa regolarizzazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
191
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato
190
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 257).

Passiamo all'emendamento Boato 1.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vale la pena ricordare una distinzione che in questo provvedimento non viene in alcun modo presa in considerazione. Mi riferisco alla distinzione tra il titolo che legittima il soggiorno nel nostro paese ed il contratto-rapporto di lavoro che viene invece stipulato sulla base di quel permesso di soggiorno o, comunque, sulla base del titolo legittimo di soggiorno nel nostro paese. In tutta questa vicenda ci siamo dimenticati degli asilanti, dei rifugiati, coloro che sono nel nostro paese sulla base non di un permesso di soggiorno bensì perché, fuggiti dalle persecuzioni di tipo politico o razziale ed inseguiti dai propri connazionali, hanno trovato rifugio in Italia, che dà loro accoglienza sulla base di convenzioni internazionali, della Costituzione e di quel principio di legge varato di recente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, a costoro si chiede il passaporto o un documento di riconoscimento rilasciato dal paese d'origine. Io mi chiedo quale passaporto, quale documento di riconoscimento si può chiedere a coloro che fuggono dal paese di origine. Costoro non hanno il passaporto o perché è stato tolto loro proprio per impedirne la fuoriuscita dal loro paese o perché lo hanno distrutto volontariamente per impedire che potessero essere identificati da coloro che li hanno perseguitati.
Credo che, a prescindere ancora una volta da posizioni ideologiche e politiche, questo emendamento possa essere accolto. Mi risulta che la lacuna legislativa sia stata affrontata in sede interpretativa.
Possiamo anche accedere al ritiro di questo emendamento, qualora venga accolto un ordine del giorno che consenta di valutare la possibilità di presentare documenti equipollenti (ad esempio, le dichiarazioni consolari del nostro stesso paese o altre tipologie di documenti rilasciati dalle questure oppure i permessi concessi negli scorsi anni per l'accoglienza umanitaria) che potrebbero essere valutati favorevolmente


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ai fini delle condizioni di una legittima presenza nel nostro paese, per consentire a tali soggetti di ottenere un lavoro regolare.
Se vi è questa disponibilità, siamo disposti a ritirare l'emendamento Boato 1.38.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, da parte del Governo vi è la disponibilità ad accogliere un ordine del giorno, peraltro già presentato - mi riferisco all'ordine del giorno Bressa n. 9/3197/2 - contenente un'indicazione che credo sia opportuno mantenere generica. Si fa riferimento, infatti, a documenti prodotti anche da organizzazioni internazionali attestanti l'identità del soggetto. Credo che sia inutile e, anzi, per certi aspetti anche pericoloso parlare di autocertificazione e che sia altrettanto rischioso operare una distinzione. Si mantiene, quindi, una terminologia generica così che vi sia la possibilità di venire incontro anche a queste esigenze.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Boato 1.38 è ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.19 non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
192
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che l'onorevole Mondello non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
183
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mascia 1.21 e Leoni 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, in caso di accoglimento dell'istanza di regolarizzazione viene rilasciato un permesso di soggiorno della validità di un anno. Abbiamo contestato, già in occasione delle modifiche apportate alla legge Turco-Napolitano, la precarizzazione della permanenza degli stranieri sul territorio nazionale. Riteniamo che la precarizzazione di tale permanenza sia un'infausta scelta a favore del disagio sociale e crediamo che interrompa quel percorso di cittadinanza che porta non solo all'integrazione sociale ma anche a costruire maggiori condizioni di sicurezza nel nostro paese. Riteniamo, inoltre, che nuoccia anche a quel percorso evocato dall'onorevole Dussin, ovvero a quella condizione che porta un lavoro, che dà l'opportunità di avere una stabile residenza nel nostro paese, di mantenere una famiglia, di istruire i propri figli e anche di costruire migliori condizioni di convivenza civile.
Dopo una domanda di regolarizzazione - peraltro sottoposta ad una condizione che non condividiamo, quale quella di un'offerta di lavoro a tempo indeterminato


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o comunque non inferiore ad un anno - riteniamo sia del tutto incomprensibile, ingiusto e sbagliato che venga rilasciato un permesso di soggiorno valido solo un anno. Quantomeno avrebbe dovuto essere concesso un permesso di soggiorno valido due anni, suscettibile di essere rinnovato per un tempo anche maggiore. Si sarebbe dovuto aprire a quel percorso di cittadinanza che passa attraverso la carta di soggiorno.
Per sei anni - lo ripeto: sei anni - farete in modo che cittadini regolarizzati con una condizione di lavoro stabile nel nostro paese siano soggetti all'impedimento burocratico di rinnovare anno per anno un permesso di soggiorno, pur in presenza di un rapporto di lavoro che consente loro di stare stabilmente nel nostro paese.
Questa scelta, caro Dussin, contraddice la stessa posizione che hai annunciato, cioè che a tutti bisogna dare nel nostro paese una casa, un lavoro, una famiglia e condizioni di vita civile e democratica. Ciò contraddice profondamente questa tua ispirazione e nuoce a quei principi di sicurezza che vogliono stabilizzazione nei rapporti sociali. Soprattutto, non costruisce quel percorso di cittadinanza che attraverso l'integrazione sociale porta, in un futuro non remoto, a non distinguerci più tra italiani e stranieri, ma tra cittadini che contribuiscono tutti in maniera uguale a rendere migliore il nostro paese.
Per questo vi chiedo di votare a favore di questi emendamenti e di sostenere le ragioni di una maggiore integrazione sociale tra cittadini stranieri e cittadini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Qualora gli emendamenti venissero approvati nel comma 4 si leggerebbe qualcosa che tutti, senza distinzione politica, potremmo condividere: «la questura accerta se sussistono motivi ostativi all'eventuale rilascio del permesso di soggiorno». L'aggiunta «di validità pari ad un anno» è di ostacolo a quelle considerazioni che i colleghi della maggioranza hanno molte volte portato avanti. La maggioranza dice che c'è bisogno di integrazione e di avere la certezza che gli immigrati non vivano ai margini ma abbiano la possibilità di essere inseriti in un certo contesto.
Per accedere ai contributi sulla casa ci vuole un soggiorno di almeno due anni. In questo modo non solamente non favorite l'integrazione, ma create una situazione di difficoltà proprio in riferimento a quell'esigenza che ritenete prioritaria. Lo dico a tutti i colleghi: un cittadino extracomunitario che viene in Italia e vuole costruirsi una famiglia ed un percorso di vita di un certo tipo non ha bisogno di avere un minimo di certezza? Cosa si costruisce quando non si è certi, dopo un anno, di avere ancora il permesso di soggiorno (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)? Preferirei che non si urlasse contro, è un problema anche di buona educazione, cosa che vi manca (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mascia 1.21 e Leoni 1.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
179
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che gli onorevoli Perrotta, Santori e Giovanni Bianchi non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Ognuno voti per sé!

(Presenti 435
Votanti 433
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato
185
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, ancora una volta siamo sul tema della durata del rapporto di lavoro. Devo ribadire - e mi rivolgo all'onorevole Landi di Chiavenna che ha molto correttamente interloquito con noi - che non si tratta dei lavori stagionali, ma dei lavori discontinui, che sono una cosa diversa. La scelta compiuta significa mettere fuori dalla possibilità della regolarizzazione settori come l'agricoltura che hanno nella discontinuità proprio la tipicità del rapporto di lavoro ed intere altre categorie di lavoratori, anche professionalizzati, che prestano la propria attività presso diversi datori di lavoro contemporaneamente. La particolarità del loro rapporto di lavoro non significa che tali lavoratori non contribuiscano efficacemente ed effettivamente a dare fiato alla nostra economia nazionale e non significa che siano inutili. Anzi, probabilmente proprio nella loro flessibilità risiede la maggiore utilità per il nostro sistema delle imprese e per le nostre famiglie.
Per questo chiedo ancora una volta che si rifletta sull'erroneità della scelta di individuare come tipologia del rapporto di lavoro esclusivamente quello subordinato nei confronti di un solo datore di lavoro per un periodo non inferiore ad un anno. Lo dico non nell'interesse dell'opposizione, ma nell'interesse delle nostre imprese e della nostra economia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
178
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
180
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
185
Hanno votato
no 249).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
188
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo aspetto, che è tutt'altro che marginale. Vi pregherei peraltro anche di registrare che in questi miei interventi non c'è una volontà ostruzionistica, bensì una precisa volontà di porre delle questioni concrete, per le quali mi attendo delle risposte, che possono essere fornite oggi stesso in quest'aula, ma anche a partire da domani, attraverso il confronto che vi sarà nel paese su queste scelte che state compiendo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa regolarizzazione, fatta soltanto nell'interesse dei datori di lavoro (e soltanto a richiesta di costoro), si prevede, come è evidente, una condizione di non punibilità per i reati che siano stati commessi in relazione all'inosservanza di norme riguardanti la disciplina del lavoro, nonché l'annullamento di quelle sanzioni amministrative che siano state erogate. Non c'è invece un'analoga previsione per i lavoratori. Eppure le disposizioni che riguardano i rapporti di lavoro, non soltanto in materia penale ma anche in materia amministrativa, prevedono sanzioni che non vengono poste solo a carico del datore di lavoro, ma anche a carico dello stesso lavoratore: è il caso ad esempio della omessa denuncia previdenziale, qualora non vengano corrisposti i contributi per la parte riguardante i lavoratori .
Trovo allora, non soltanto singolare, ma persino iniquo - se non addirittura errato - che una previsione di questa natura, in caso di regolarizzazione, non venga estesa nei confronti dei lavoratori. Il giorno in cui si scoprirà, da parte degli Ispettorati del lavoro, che è stata omessa analoga copertura nei confronti del lavoratore, ci troveremo davanti a non so quante migliaia di contestazioni (certamente riguarderanno tutti i lavoratori che attraverso questa regolarizzazione saranno correttamente inquadrati nel nostro sistema).
Ritengo che questa vostra lacuna debba essere colmata attraverso l'accoglimento di questo emendamento. Temo peraltro, qualora questa scelta non dovesse essere effettuata, che la previsione legislativa in oggetto conterrebbe in sé una radice di incostituzionalità (che probabilmente non potrà essere invocata, perché dubito che il lavoratore potrà invocare questa incostituzionalità nella situazione di irregolarità nella quale probabilmente sarà costretto a rimanere).
Credo dunque che sarebbe non soltanto doveroso, ma davvero giusto, accogliere questa proposta emendativa proprio in relazione a questo aspetto dell'inammissibilità, oltreché su quello dell'incostituzionalità di una scelta che prevede l'esclusione della punibilità per una sola delle due parti regolarizzate (il datore di lavoro), laddove invece il rapporto di lavoro riguarda entrambi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato
187
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
191
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Trattandosi di un aspetto molto importante, vorrei brevemente dire che in questo caso la regolarizzazione, di fatto, non viene concessa a coloro che si trovano, come recita il testo del decreto-legge, in particolari situazioni.
Queste particolari situazioni riguardano anche i cittadini denunciati nonché sottoposti a procedimenti penali, eccetera. Riteniamo che questo principio rappresenti un fatto molto grave; infatti, non si comprende per quale ragione si debbano proporre restrizioni che, sostanzialmente, suonano come una condanna anticipata per i cittadini che ancora si trovano in una fase di verifica e che, quindi, godono del beneficio di un esito della verifica nel senso dell'innocenza. Si tratterebbe di un principio molto grave e pericoloso; d'altra parte, in questo decreto-legge, i cittadini stranieri vengono trattati come cittadini di serie B non solo nelle questioni di lavoro ma, in questo caso, anche in un campo molto più delicato.
Credo vi debba essere un ripensamento; dunque, proponiamo di sopprimere questo comma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Anche noi, signor Presidente, abbiamo presentato un emendamento soppressivo di questo comma, in quanto in esso si definisce una disparità di trattamento tra soggetti che, sostanzialmente, si trovano nella medesima situazione. Tale disposizione capovolge il principio di presunzione di innocenza e stabilisce criteri di arbitrarietà, in mano alla pubblica amministrazione, per il rilascio dei permessi di soggiorno.
Tra qualche ora affronteremo un tema in ordine al quale, dal centrodestra, sentiremo esaltare lo statuto della persona, dell'imputato, il sistema delle garanzie. In questo comma, invece, si introduce ciò che, ormai, è divenuta una prassi di questa maggioranza, vale a dire il principio del doppio binario: nei confronti di alcune persone nessuna garanzia, nei confronti di alcuni privilegiati il massimo della garanzia fino alla sottrazione dal processo.
Cosa si prevede in questo comma? Che è sufficiente la semplice denuncia - non importa se questa denuncia sarà ritenuta infondata con un proscioglimento per il quale, con i tempi del nostro processo, saranno necessari 7 o 8 anni - per impedire la regolarizzazione. Si capovolge, cioè, il principio di presunzione di innocenza che, per alcuni, deve valere fino al punto da esimerli da ogni processo mentre, per altri, deve produrre l'effetto anticipato di sottrarli alla fruizione di un diritto alla regolarizzazione, come sancita in questo provvedimento.
Vi è, poi, un'altra contraddizione che definisce la disparità di trattamento. Al


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comma 2, dell'articolo 2, del presente decreto-legge, si stabilisce che il rilascio del permesso di soggiorno per l'irregolare comporta automaticamente la revoca degli eventuali provvedimenti di espulsione. Tuttavia, nel comma in esame, si prevede che non si potrà ottenere il permesso di soggiorno se si è stati denunciati o se si è stati colpiti da un provvedimento di espulsione.
Quindi, il meccanismo contraddittorio che si è definito non funziona più. Per giunta, la disparità di trattamento emerge evidente di fronte a due soggetti, entrambi irregolari, entrambi clandestini, entrambi titolari di un rapporto di lavoro di fatto illegittimo, in quanto il datore di lavoro non ha mai inteso procedere ad una legalizzazione dello stesso. Dunque, il lavoratore extracomunitario che, per avventura, è incappato in un accertamento e ha subito il provvedimento di espulsione non potrà essere più regolarizzato. Mentre, l'altro lavoratore extracomunitario, anch'esso irregolare o clandestino, che non ha subito questa vicenda, potrà essere regolarizzato.
In sostanza, questo comma 3 rivela l'ideologia di fondo dei provvedimenti che si propongono in quest'aula. Come dicevo, fra qualche ora assisteremo ai canti infiniti sulle garanzie; però, per alcune persone, che non hanno protezioni, che non hanno tutela, che non hanno beni, che non hanno potenza, i principi costituzionali di eguaglianza e di presunzione di innocenza funzionano esattamente alla rovescia. Basta una denuncia, anche palesemente infondata, anche strumentale. Basta un proscioglimento anche per prescrizione, per esempio, che per alcuni significa non condanna: il vostro Presidente del Consiglio è stato prosciolto per intervenuta prescrizione, non perché il fatto non sussiste o perché egli non lo ha commesso; ma nessun effetto gli deriva dall'aver ottenuto la prescrizione su determinati reati.
Ebbene, voi qui scrivete che l'intervenuta prescrizione - per alcuni reati persino in caso di remissione di querela - a carico di un extracomunitario è sufficiente per vedersi negato il diritto alla regolarizzazione prevista da questo provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Soda, la invito a concludere.

ANTONIO SODA. Questa politica del doppio binario, che rivela la vostra ideologia, la vostra filosofia - tolleranza zero con gli umili e massimo dei privilegi per i potenti -, alla fine sarà di fronte agli occhi di tutto il paese e vi crocifiggerà. Altro che sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, vorrei porre soltanto due questioni.
La prima è di carattere meramente letterale. Vi chiedo di capire le mie perplessità dinanzi ad una formula di questa natura: «non può essere in ogni caso disposta» - l'espulsione - «nell'ipotesi in cui il lavoratore sia o sia stato sottoposto» - e qui comincia la delizia - «a procedimento penale per delitto non colposo che non si sia concluso con un provvedimento che abbia dichiarato che il fatto non sussiste o non costituisce reato». Credo che questa formula debba essere censurata già sotto il profilo letterale: di per sé, contiene tante negazioni da essere alla fine incomprensibile e, quindi, negare se stessa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là di ciò, in questo punto, diversamente dalla lettera c), non si cita il caso più clamoroso di infondatezza di una notizia di reato: è il caso dell'archiviazione che non viene citata alla lettera a) ma viene citata soltanto alla lettera c). Anche in questo caso, ne deriveranno problemi interpretativi e ordini del giorno. Ma gli ordini del giorno non possono sanare i vuoti e le lacune legislative. Questa è una lacuna che c'è. Manca la previsione dell'archiviazione come causa escludente la possibilità di espulsione; quindi, chi è stato denunciato, ha subito un procedimento


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penale e la notizia di reato è stata archiviata è in una condizione di sfavore rispetto a chi è stato assolto dalla Corte di Cassazione, dopo aver ricevuto due sentenze di condanna in primo e in secondo grado. È un'enorme incongruenza sotto il profilo della tecnica giuridica e credo che ciò sia difficilmente sanabile. Ovviamente, valuteremo l'ordine del giorno come una petizione di principio. Ma non credo che si risolva il problema.
Nel concludere, vi chiedo se è concepibile che il solo fatto di aver subito un procedimento penale possa costituire causa escludente da un diritto riconosciuto. Si dice: se sia o sia stato sottoposto a procedimento penale. Ciò significa che vale per chiunque sia sottoposto a procedimento penale, in qualsiasi fase esso si trovi, anche con la mera iscrizione della notizia di reato a carico di questo soggetto, magari destinatario di una denuncia calunniosa da parte di un cittadino italiano, per esempio di un datore di lavoro. Magari si tratta di colui che ha costretto la povera cittadina straniera ad andare sul marciapiede: noi, sulla base della denuncia del suo protettore, espelliamo la cittadina straniera, schiavizzata nel nostro paese, perché è stata o è sottoposta a procedimento penale.
Ma vi sembra una cosa normale? Vi sembra una previsione normale quella che avete scelto? Io vi chiedo di approvare questo emendamento che abroga questa lettera a), letteralmente incomprensibile, tecnicamente sbagliata e, sotto il profilo sociale e delle garanzie, assolutamente incostituzionale ed ingiusta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
186
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
182
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato
183
Hanno votato
no 247).

ANTONIO SODA. Pecorella, non basta non votare: bisogna avere il coraggio di parlare!

DANIELE FRANZ. Ed anche di non votare per due, buffone!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.36.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
Onorevole Soda, colleghi, vi prego di consentire di proseguire i lavori.

ANTONIO SODA. Presidente, in Commissione ha detto che questa norma non è garantista! È un buffone il presidente della Commissione giustizia!

PRESIDENTE. Onorevole Soda, faccia parlare il suo collega Siniscalchi.

VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio oggi potete dare un'occhiata al resoconto dei lavori della Commissione giustizia che sotto questo profilo rappresenta per tutti noi, in questo momento, un riferimento utile per poter impedire questo vero abuso legislativo rappresentato dall'introduzione nel nostro ordinamento di questo comma 8 dell'articolo 1 del provvedimento in esame e per poter impedire a tutti di commettere un grave errore ed un sostanziale tradimento, che proprio la maggioranza farebbe nei confronti di una sua ispirazione legislativa così incalzante e così tenace, non solo al garantismo, ma al perdonismo, con una legislazione fatta di cancellazioni continue nei confronti di alcune categorie di imputati, quando non di condannati.
Il dibattito che vi è stato è importante in quanto vi è stata la richiesta dell'onorevole Bonito, che ha proposto un parere alternativo, che tendeva ad impedire il parere favorevole della Commissione giustizia: questo è stato poi dato senza alcuna motivazione. Vi prego di leggere quanto è scritto nel resoconto. Su indicazione dell'onorevole Bonito, buona parte dei deputati - non voglio richiamare i nomi -, colleghi che sono particolarmente impegnati, dal presidente della Commissione giustizia ad altri deputati, hanno espresso il loro disaccordo profondo, che giustamente si vuole non sia un atto platonico o solamente estetico, privo di conseguenze sul piano legislativo. Infatti, nel nostro ordinamento non esiste un solo caso di anticipata esecuzione di una qualsiasi forma di penalizzazione nei confronti di chi venga raggiunto solamente da una denuncia. Questo rappresenta l'introduzione di una norma che stride in maniera completa con l'articolo 3 della Costituzione, con l'eguaglianza dei cittadini nei confronti della legge. Questa è una norma che sostanzialmente ispira, nemmeno una legislazione da Stato di polizia, ma una legislazione fatta da volontà di discriminazione, per cui la denunzia, anche anonima, strumentale a qualsiasi necessità particolare di determinati territori, diventa uno strumento di persecuzione e di condanna nei confronti di poveracci. Colleghi, tutto questo è enorme, non può sfuggire alla vostra sensibilità tanto zelante e tanto tesa. Mi meraviglia che di questa norma non sfugga il disvalore anche alla relatrice, che in altra sede porta avanti queste particolari lotte.
Quindi, noi vi scongiuriamo di evitare l'introduzione nel nostro ordinamento, con un chiaro intento persecutorio nei confronti degli immigrati, di una norma che un giorno poi potrà essere evocata in molte altre situazioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
193
Hanno votato
no 218).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Mascia 1.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Colleghi, ognuno voti per sé.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
184
Hanno votato
no 223).

Onorevoli colleghi, questa mattina terminiamo l'esame delle proposte emendative e alle 18 riprenderemo l'esame di questo provvedimento con le dichiarazioni di voto sul suo complesso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, la questione della denuncia ritorna con riferimento alla lettera c) di cui ci stiamo occupando. Anche in questo caso, per il solo fatto di essere stati destinatari di una denuncia vengono esclusi dei diritti ed espulsi dei cittadini stranieri che, magari, avevano titolo per restare nel nostro paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, già nella legge Bossi-Fini - la cito per la prima volta in questo dibattito perché sia chiara l'attribuzione del demerito di avere introdotto una norma di questa natura - con un apposito articolo è stato previsto che i prefetti debbano valutare l'effettiva convivenza fra i coniugi e che, in mancanza, possono espellere quello che non convive. Ciò sta a significare che un coniuge, il quale ha da poco un rapporto con una cittadina straniera e che non ha avuto figli, invece di chiedere al tribunale la separazione, può cacciarla fuori di casa e chiamare il prefetto che, ovviamente, provvederà all'espulsione. In questo caso, non paghi, evidentemente, di una aberrazione, di una cosa che reputo persino ridicola sul piano giuridico, se non fosse addirittura offensiva per la nostra cultura e per la nostra tradizione, si rincara la dose, e si afferma che i destinatari possono essere i soggetti che sono stati denunciati. Cittadini italiani, siete avvertiti; infatti, nel rapporto di coniugio se non basta l'alternativa dell'allontanamento dal domicilio per far cacciare il coniuge e quindi con questa persona non siete effettivamente coniugati ed avete un rapporto di mera convivenza, per farla cacciare è sufficiente che la denunciate per un reato previsto dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, quindi anche per furto aggravato. Sostenendo che vi ha rubato la macchina potrete denunciarla e come conseguenza la vostra compagna verrà espulsa.
Cari colleghi, quello che state facendo, se non fosse così terribilmente tragico, sarebbe scandalosamente ridicolo; non offende soltanto la cultura giuridica, ma offende il buonsenso una scelta di questa natura. Rimettere nelle mani di una sola persona, a prescindere da qualsiasi valutazione, una decisione che riguarda lo stato della libertà di un altro cittadino è una cosa che ci fa tornare indietro di secoli.

MAURA COSSUTTA. Dove sono finiti gli Stati liberali?

GIANNICOLA SINISI. Nemmeno nel medioevo e forse soltanto in quell'epoca si commettevano abusi di questa natura. La previsione di una valutazione, almeno di un giudice, non dico la sentenza passata in giudicato come pure abbiamo previsto in qualche emendamento; un'ordinanza di rinvio a giudizio significherebbe almeno che questa denuncia non è calunniosa; infatti, può esserci anche il caso di una denuncia calunniosa e credo sia interesse di tutti difenderci rispetto alle calunnie cose sulle quali, proprio per l'attività che svolgiamo, siamo chiamati spesso a rispondere. Dovremmo avere una speciale sensibilità nei confronti delle denunce calunniose e invece che facciamo? Ci accontentiamo di una semplice denuncia a prescindere


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da qualsiasi vaglio giurisdizionale per trarne delle conseguenze in ordine allo status giuridico e alla libertà di una persona. Questa è la scelta che voi state facendo e su questo potrei costruire mille aneddoti e mille maliziose interpretazioni di questa norma; lasciarla nel nostro ordinamento insieme a quella relativa alla legge Bossi-Fini, riguardante i prefetti che entrano in camera da letto, è una aberrazione.

EMILIO DELBONO. Legittimo sospetto!

GIANNICOLA SINISI. Vi invito a modificare questa norma e a riportarla nell'ambito delle regole del diritto e della libertà del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, le cose che sono state dichiarate, a mio avviso, non corrispondono assolutamente a verità. Secondo l'articolo 13, comma 1, della legge n. 286 del 1998, la legge Turco-Napolitano - vorrei ricordarlo - per motivi di pericolosità sociale il prefetto può ovviamente eseguire provvedimenti di espulsione.
Ci troviamo in quest'ambito, vale a dire nell'ambito di procedure in via amministrativa, valutata la pericolosità sociale. La denuncia, cui faceva riferimento il collega Sinisi, presuppone, comunque, un iniziale vaglio, l'esistenza di un fumus che può consentire di ottenere, come dovrebbe consentirlo al prefetto, elementi utili a considerare il soggetto pericoloso ai fini sociali e, quindi, giustificare la conferma del provvedimento di espulsione. Credo, quindi, che vada confinato in quest'ambito di carattere prettamente amministrativo, senza scomodare tutti i grandi ragionamenti che sono stati fatti dal collega Soda e via seguitando perché profili di incostituzionalità noi non li riscontriamo visto che abbiamo richiamato esattamente l'articolo 13, comma 1 della legge n 286.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, non interverrò utilizzando le mie parole, ma le dichiarazioni degli onorevoli Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini che forniscono una risposta anche all'onorevole Landi di Chiavenna sulle questioni che avrei sollevato.
Sentite cosa dichiara l'onorevole Pecorella sul comma ivi richiamato: «Il punto è vedere se si possa operare una discriminazione», che significa violazione del principio di uguaglianza, «all'interno della categoria degli extracomunitari», che non sono cittadini, ma sono persone (il principio di eguaglianza si applica a tutte le persone) «sulla base di una mera denuncia».
Rifletta su questo, collega ed anche il sottosegretario, che non voglio apostrofare in un modo già altre volte usato e che in quest'aula sarebbe censurato.
L'onorevole Niccolò Ghedini va più avanti e solleva la questione della ragionevolezza di questa norma, dicendo: «vi sono alcuni reati contemplati alla lettera c) di entità particolarmente modesta per i quali è stabilita una semplice pena pecuniaria» e aggiunge « per cui appare eccessivo far discendere l'esclusione dalla sanatoria dalla circostanza di una mera denuncia».
In sostanza, due autorevoli esponenti della maggioranza, l'uno, presidente della Commissione giustizia, l'altro, il docente di garanzia in quest'aula e nelle aule di giustizia, per i potenti però, di fronte a questa norma, sollevano due temi: il principio della sua ragionevolezza, che, come tutti sanno, è il principio cardine di interpretazione delle norme di legge di fronte alla Corte costituzionale, ed il principio di uguaglianza. L'uno teme che la norma violi il principio di uguaglianza,


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mentre l'altro teme che la norma sia irragionevole.
Al collega Landi di Chiavenna, perciò, la risposta ai suoi interrogativi l'hanno data i suoi colleghi autorevoli e mi auguro che avranno la stessa accortezza di usare il silenzio quando affronteremo le cosiddette garanzie del disegno di legge Cirami (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione...

ANTONIO BOCCIA. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, lo so che è stata avanzata una richiesta di votazione segreta, ma tale richiesta non è, a mio avviso, ammissibile. Infatti, l'emendamento riguarda l'individuazione dei soggetti ai quali può applicarsi la sanatoria. Lo sapevo, onorevole Boccia.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

MAURA COSSUTTA. Presidente, questo parere è assurdo!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 391
Astenuti 4
Maggioranza 196
Hanno votato
165
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leoni 1.34 e Mascia 1.37, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
182
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

NICHI VENDOLA. Ma, vi vergognate un po'!?

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 408
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato
176
Hanno votato
no 232).

MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, ovviamente non sto criticando il regolamento. Mi permetto di farle capire, signor Presidente, pur facendo riferimento alla sua storia, alla sua sensibilità, alla sua capacità di cogliere anche i problemi politici, come ha già dimostrato in questi mesi di mandato, che ritengo tuttavia


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inconcepibile che lei abbia considerato inammissibile la richiesta di voto segreto. Qui si tratta infatti di un diritto che non è riferito in questo caso soltanto ai beneficiari, anzi ai non beneficiari della sanatoria, ma di un vulnus che riguarda la cultura giuridica.
Credo che bene abbia fatto il collega Soda: non esistono più nè il pensiero liberale né quello democratico in quest'aula.
Le persone cosiddette libere che hanno espresso sui giornali quelle posizioni sono più ipocrite delle altre perché non vengono qui a denunciare in quest'aula come parlamentari le posizioni che hanno espresso sui giornali.
Vi è un vulnus profondo: domani voteremo una legge che considera che vi è qualcuno più uguale di un altro davanti ad una legge e state votando in quest'aula una legge che afferma che c'è chi è meno uguale davanti alla legge. Voterete una legge che parla di legittimo sospetto per i potenti e non considerate il legittimo sospetto di chi denuncia un immigrato perché per voi vale l'equazione immigrato uguale criminale.
Per questa cultura democratica che la dovrebbe riguardare, lei avrebbe dovuto dichiarare ammissibile la richiesta di voto segreto.

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, un conto è la cultura democratica, altro è l'osservanza del regolamento. Mi attengo al rispetto del regolamento: spero di avere anche una cultura democratica [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU)]! Applico il regolamento e la valutazione giuridica sul regolamento porta, tra parentesi, conformemente tutti i collaboratori del Presidente a dare lo stesso giudizio. Speriamo non difettano tutti di cultura democratica!
Il problema vero è che ci atteniamo rigorosamente al regolamento, come accadrà nella giornata di domani, considerato che a questa lei ha fatto riferimento. In alcuni casi sarà accolta la richiesta di votazione segreta, mentre non lo sarà in altri in cui, a nostro avviso, mancheranno i relativi presupposti. Naturalmente qualcuno avrà da scandalizzarsi quando accoglieremo la richiesta di votazione segreta, qualcun altro lo farà quando invece ciò non accadrà e si voterà a scrutinio palese. Tutto va bene: occorre essere indifferenti a critiche certamente legittime, dettate da fatti politici e non da fatti regolamentari.

GIANNICOLA SINISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lei mi permetterà un garbato e moderato dissenso nei confronti della sua decisione perché a nostro avviso sussistevano le condizioni regolamentari in quanto, se il titolo dell'articolo e del comma sono le condizioni di ammissibilità alla regolarizzazione, l'effetto è quello dell'espulsione.

PRESIDENTE. Onorevole Sinisi, sto cercando di garantire il silenzio mentre lei parla (Commenti del deputato Moretti).

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, la ringrazio. Lei sa che non sto affatto mettendo in dubbio la sua decisione né sto in alcun modo, mi auguro, offendendo le sue prerogative. Penso sia dovere di un parlamentare testimoniare il dissenso rispetto ad una scelta che rispetto.
Siccome questa scelta è una scelta che anche in futuro potrà essere oggetto di una discussione, credo che, sebbene possa essere ritenuta formalmente corretta, perché il titolo riguarda le condizioni per l'ammissione alla regolarizzazione, non si possa trascurare che l'effetto è l'espulsione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani). Se quindi l'effetto pratico è l'espulsione, incide sui diritti, le libertà dei cittadini, credo quindi che si potesse pienamente configurare la fattispecie di cui alla norma regolamentare riguardante il voto segreto.


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Lo dico perché ritengo sia doveroso per un parlamentare manifestare il proprio dissenso, anche se garbatamente e con pieno rispetto, così come dovuto, nei confronti del Presidente. Detto questo, nel merito, onorevoli colleghi, questa rappresenta l'ultima chance che viene fornita su questo argomento per cercare di dare almeno una parvenza di legittimità alle scelte che facciamo. Non si chiedono sentenze passate in giudicato, né condanne definitive, nè condanne almeno nei due gradi di giudizio. Si chiede semplicemente che la denuncia sia almeno valutata da un giudice e che quindi possa essere presa in considerazione, almeno se è intervenuta l'ordinanza di rinvio a giudizio.
Io credo sia il minimo che possiamo fare per restituire dignità a questa disposizione, per ritornare nell'alveo delle regole che contraddistinguono un paese civile e per tornare dentro quei binari del diritto che hanno fatto l'onore del nostro paese e che questo provvedimento, se mi permettete, disonora (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 399
Astenuti 3
Maggioranza 200
Hanno votato
162
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mascia 1.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 409
Maggioranza 205
Hanno votato
172
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
174
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
171
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mascia 2.4 e Leoni 2.5, non


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accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
176
Hanno votato
no 241).

Passiamo all'emendamento Zeller 2.6.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che il contenuto dell'emendamento Zeller 2.6, di cui sono cofirmatario, sia stato trasfuso in un ordine del giorno. Forse dovrebbe dirlo il collega Zeller, che è il primo firmatario. Rinuncio ad intervenire, perché vedo che il collega chiede la parola.

KARL ZELLER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. La ringrazio, signor Presidente. Volevo richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un problema di notevole importanza. Nel testo unico sull'immigrazione, recentemente novellato, si prevede che qualsiasi cittadino extracomunitario che chiede il permesso di soggiorno debba rilasciare le impronte digitali davanti alle autorità competenti. Nel decreto-legge in esame si prevede l'esclusione da questo onere per i richiedenti il permesso di soggiorno, per un periodo inferiore a tre mesi, per motivi turistici. Al contrario, i lavoratori stagionali, che soggiornano meno di tre mesi, non sono esonerati da questo obbligo.
Durante questo autunno, nella prima applicazione di queste norme, abbiamo rilevato che sono sorte grandissime difficoltà interpretative ed anche applicative, soprattutto per i lavoratori stagionali impegnati in agricoltura. Vorrei rammentare che, nelle due province autonome di Trento e di Bolzano, 11 mila lavoratori stagionali, impegnati nella raccolta delle mele, vengono in Italia per uno stesso brevissimo lasso di tempo. Non appare ragionevole, a nostro avviso, il fatto che questi lavoratori non siano anch'essi esonerati da questo obbligo, in quanto, come ho detto, i turisti che soggiornano meno di tre mesi non vi sono soggetti. L'emendamento in esame mira, pertanto, ad estendere questa facoltà di esonero anche ai lavoratori stagionali che soggiornano meno di tre mesi.
Tuttavia, prendo atto che in questa sede non è possibile risolvere il problema e, poiché il Governo ha annunciato la sua disponibilità ad accogliere un ordine del giorno in questo senso, ritiro il mio emendamento 2.6.

PRESIDENTE. L'emendamento Zeller 2.6 è dunque ritirato e il sottosegretario Mantovano ha dichiarato fin d'ora la disponibilità del Governo ad accogliere l'ordine del giorno a cui l'onorevole Zeller ha fatto riferimento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. La ringrazio, signor Presidente. Il mio emendamento 2.7 e il successivo 2.8 chiedono di sopprimere i commi 6 e 7. Anche questi commi hanno a che fare con la questione dei rilievi delle impronte. Penso che all'interno di questi commi sia racchiusa tutta l'espressione del significato di questa richiesta introdotta dalla legge Bossi-Fini e che oggi viene completata con la richiesta di impronte digitali anche per i cittadini italiani nella carta di identità elettronica.
Qui vi sono due problemi: in primo luogo, la gestione dei dati che vengono raccolti. Si tratta di questioni molto delicate su cui una volta abbiamo già discusso in quest'aula: a nostro avviso, mancano i


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criteri con cui questi dati possono essere raccolti e gestiti. Sono questioni di grande delicatezza per le quali abbiamo presentato un ordine del giorno che il Governo ha già accolto.
Quindi, in qualche modo, interveniamo su un aspetto molto rilevante, vale a dire quello riguardante la gestione, perché - come si sa - attraverso una carta d'identità elettronica o, in ogni caso, attraverso la gestione delle impronte si può ricostruire la vita quotidiana della persona (si tratta, dunque, di aspetti da valutare in modo articolato). Tale aspetto, in qualche modo, viene valutato in un ordine del giorno con il quale si impegna il Governo a discutere in Parlamento i criteri con cui affrontare questioni di così grande rilevanza.
La seconda questione è quella di principio che rimane confermata in tutti i suoi aspetti ed è la ragione per cui chiediamo la soppressione di questi due commi; la conferma della delicatezza di questo aspetto sta nel fatto che, mentre, per quanto riguarda i cittadini italiani, le impronte vengono conservate nei comuni, per quanto riguarda i cittadini stranieri, le impronte vanno a finire nel cervellone delle questure, ossia della polizia; il cervellone centrale. Ciò dimostra il trattamento differenziato tra i cittadini, il non riconoscimento della parità di diritti della dignità della persona e, in ultima analisi, conferma che il significato simbolico - in questo caso, più che simbolico - della richiesta di rilevare le impronte dei cittadini stranieri non era quello di verificare l'identità della persona ma di considerarla, da ogni punto di vista, comunque, un potenziale criminale. Pensiamo che questo sia un fatto molto vergognoso; chiediamo quindi l'abolizione di ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, condivido gli emendamenti Mascia 2.7 e 2.8, di cui sono cofirmatario. Condivido i rilievi puntuali che la collega Mascia ha, poco fa, evidenziato. Volevo attirare l'attenzione del Governo e dell'Assemblea sul fatto che le problematiche, sottese a questi emendamenti e poco fa illustrate, sono state poste ripetutamente all'attenzione anche dall'autorità di garanzia sulla privacy. Si tratta di problematiche di grandissima rilevanza che vanno ben al di là dell'assunzione dei rilievi fotodattiloscopici e riguardano soprattutto la questione degli archivi, della loro gestione e dell'utilizzazione dei dati. Credo sia stato assolutamente importante sottoporre all'attenzione sia gli emendamenti sia l'ordine del giorno.

VALTER BIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quella del collega Leoni agli emendamenti Mascia 2.7 e 2.8.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
171
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 416
Maggioranza 209
Hanno votato
174
Hanno votato
no 242).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mascia 2.9 e Leoni 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, con gli emendamenti al nostro esame si cerca di evitare che per il lavoratore immigrato si determini una situazione di un doppio laccio al collo, nel senso che vi è un problema di rapporto con il datore di lavoro ed uno riguardante anche la possibilità, da parte del datore di lavoro, di trattenere una somma pari ad un terzo dell'importo complessivo mensile riferita all'opportunità di accedere alla casa.
Credo sia una cifra enorme che, da questo punto di vista, crea problemi e difficoltà. Quindi, chiedo di soprassedere su quest'ultima indicazione.
L'emendamento che esamineremo successivamente cerca di attenuare questa richiesta, indicando «un quarto dell'importo mensile». Per questa ragione, spero che almeno l'emendamento successivo possa essere accolto.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non vado avanti per il gusto di farlo! Dal momento che è stato calorosamente richiesto alla Presidenza che, dopo questo disegno di legge di conversione, si esaminassero altri due provvedimenti, devo far presente che, se questa mattina non finiamo almeno l'esame delle proposte emendative rimanenti (ce ne sono ancora sei da votare), non riusciremo ad esaminare oggi gli ultimi due punti iscritti all'ordine del giorno. Se non fosse per questo, francamente, preferirei andare a mangiare adesso piuttosto che tra due ore!

ANTONIO BOCCIA. C'è il ministro Tremonti in Commissione!

PRESIDENTE. Ho capito, l'ho già detto mezz'ora fa: terminiamo l'esame degli emendamenti, poi sospenderemo la seduta. C'è stato un silenzio generale e pensavo, pertanto, si trattasse di un silenzio assenso.

RENZO INNOCENTI. Sono convocate le Commissioni bicamerali!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mascia 2.9 e Leoni 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati di Alleanza nazionale).

MAURA COSSUTTA. Ma che volete?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di stare tutti tranquilli perché è chiaro che chi vuole parlare ha diritto di poterlo fare.
Prego, onorevole Sinisi.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, mi rendo conto che l'orario non favorisce l'ascolto ed il dialogo.
Per la verità, il dialogo non c'è stato neanche in Commissione ed avere fissato l'inizio dell'esame di questo provvedimento per stamani ci ha ulteriormente tolto ogni possibilità di velocizzare i nostri lavori. Credo, comunque, che i nostri interventi non abbiano mai assunto carattere ostruzionistico.
Personalmente, ritengo che le questioni che stiamo esaminando, riguardando il nostro paese e centinaia di migliaia di esseri umani, siano tra le più importanti. Se, poi, vogliamo avvilire la discussione dedicandoci a questioni sull'ora di pranzo, facciamo pure, ma io non condivido!
Ciò detto, signor Presidente, questo provvedimento tenta di spacciare per norme transitorie e finali quelle che, in realtà, sono norme dirette a modificare la legge Bossi-Fini. Il costo dell'alloggio era stato posto a carico del datore di lavoro; adesso si vuole mutare quella scelta normativa addossandolo al lavoratore straniero.


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Come lo si fa? Espropriando coattivamente un terzo del salario complessivo mensile!
Signor Presidente, una cultura giuridica, anche se remota, io ce l'ho. Mi rivolgo, perciò, ai magistrati (pochi) ed agli avvocati (che, invece, sono tanti) presenti in quest'aula per chiedere loro se sia corretto prevedere un prelievo coattivo, ex lege, operato sullo stipendio direttamente dal datore di lavoro, senza il consenso dell'interessato e senza che una tale disposizione venga data da un giudice. Signor Presidente, per rendere costituzionalmente legittima tale norma o si introduce il consenso del lavoratore straniero o, altrimenti, si stabilisce che l'espropriazione sia disposta da un giudice e non dal datore di lavoro in base a una legge assurda! Pertanto, invito a votare a favore di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mascia 2.9 e Leoni 2.10, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 400
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
162
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
164
Hanno votato
no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato
165
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato
164
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
160
Hanno votato
no 240).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sinisi 2.01.


Pag. 67


Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, i tempi per la regolarizzazione, se verrà approvato in tempo utile questo decreto-legge, sono di circa 60 giorni. Ciò che è singolare - eppure sta accadendo! - è che, durante tale periodo, nel quale è ancora possibile presentare la domanda di regolarizzazione, vengano eseguite espulsioni nei confronti di chi, sulla base della regolarizzazione, avrebbe diritto a restare nel nostro paese.
La questione non è se si debba espellere il cittadino straniero che va espulso, cosa che condivido e che la mia parte politica ha sempre sostenuto con la legge Turco-Napolitano e con la sua applicazione; il quesito è un altro: il cittadino straniero per il quale il datore di lavoro non ha ancora presentato la domanda di regolarizzazione, pur avendone il termine e il diritto, può essere espulso fino alla data di scadenza del termine per la presentazione della regolarizzazione? Anche questa è una sbalorditiva assurdità di questo provvedimento - consentitemi di dire esattamente ciò che penso - che può essere rimediata con questo emendamento. Io mi auguro che questo Parlamento voglia, con uno scatto di generosa ragionevolezza, introdurre anche qui un principio di buon senso in una discussione nella quale, fino ad oggi, ho visto soltanto persone che non hanno potuto o voluto sentire.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sinisi 2.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 367
Astenuti 2
Maggioranza 184
Hanno votato
138
Hanno votato
no 229).

Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
Il seguito del dibattito è rinviato alle 18.

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