Signor J. L. DE BROUWER                                        Commissione Europea

                                                                       Direzione generale della Giustizia e degli Affari Interni

                                                                       Unità A2 : Immigrazione e Asilo

 

 

Signor Direttore,

 

Abbiamo ricevuto, con un po’ di ritardo dovuto al trasloco forzato della nostra sede sociale, la sua lettera dell’11 luglio relativa alla nuova proposta di direttiva sul ricongiungimento famigliare.

 

La ringraziamo delle spiegazioni che ci ha dato proposito delle circostanze che hanno portato la Commissione a presentare questa proposta modificata, dopo due anni di trattative infruttuose all’interno del Consiglio dei Ministri della Giustizia e degli Affari Interni, e su richiesta del Consiglio europeo di Laeken.

 

Comprendiamo che la Commissione non poteva ignorare questi due anni e che si trovava costretta a tenere conto dei “risultati” della trattativa. Ma comprenderà che, da parte loro, le associazioni di immigrati e gli organismi che le sostengono non possono considerare risultati (positivi) il rifiuto da parte di certi stati di rispettare quei diritti che considerano come fondamentali.

 

Sappiamo che le attuali istituzioni dell’Unione europea consentono a una minoranza di stati (per non dire a uno solo) di impedire l’adozione di una regolamentazione che imponga il rispetto dei principi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali o della Convenzione internazionale dei diritti del bambino. Possiamo capire che, in queste condizioni, la Commissione sia condannata a presentare delle proposte di direttiva « meno ambiziose » rispetto a quelle che avrebbe voluto vedere emergere. Ma resta evidente che non possiamo più sostenere queste nuove proposte come abbiamo fatto con le precedenti.

 

La proposta di direttiva sul diritto al Ricongiungimento famigliare del 1999 non rappresentava certo per noi l’immagine ideale di una politica che garantisse alle famiglie immigrate il rispetto di tutti i diritti che, in linea di principio, sono loro riconosciuti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione internazionale dei diritti del bambino, ma avrebbe consentito un importante progresso nelle pratiche di un gran numero di stati europei. Per questo motivo le associazioni membri del Coordinamento avevano deciso di sostenerla.

 

Purtroppo la nuova proposta modificata non garantisce più nessun progresso: si accontenta di invitare gli stati ad armonizzare le loro pratiche, senza nemmeno proibire l’adozione di misure regressive rispetto alle pratiche attuali (la clausola dello “stand still”, infatti,  può essere applicata esclusivamente alla data della promulgazione della direttiva). Al contrario, la proposta offre agli stati una sorta di giustificazione delle pratiche che violano apertamente i diritti degli immigrati e delle loro famiglie.

 

Non possiamo accettare che l’Europa serva a giustificare una politica di restrizione delle libertà e di regresso sociale. Risolutamente fedeli alla costruzione dell’Unione europea, di cui vogliamo essere cittadini attivi e responsabili, chiediamo che questa garantisca le libertà fondamentali degli uomini e delle donne che vi risiedono.

 

La ringraziamo del suo invito a incontrare i suoi collaboratori per approfondire i problemi che il ricongiungimento famigliare comporta. Non mancheremo di accettarlo, nella misura in cui questo possa contribuire al miglioramento delle regolamentazioni e delle pratiche; ma ciò non significherà il nostro sostegno a proposte suscettibili di giustificare pratiche contrarie ai diritti fondamentali delle famiglie straniere emigranti o già stabilite in Europa.

 

Il nostro Coordinamento non ha mai adottato, nei confronti delle iniziative della Commissione, un atteggiamento negativo a priori, poiché sappiamo che la sorte delle famiglie immigrate potrà essere migliorata solo dal susseguirsi di riforme progressive. Ci rammarichiamo del fatto che la nuova proposta di direttiva sul Ricongiungimento famigliare vada in senso opposto, autorizzando gli stati a fare marcia indietro su pratiche già acquisite.

 

Ma il ricongiungimento delle famiglie non è il solo ambito in cui si decide il destino degli immigrati. Il loro inserimento sociale e la loro integrazione, la socializzazione e l’educazione dei  figli, la partecipazione allo sviluppo delle istituzioni della società in cui sono venuti a vivere costituiscono ambiti di pari importanza rispetto al ricongiungimento famigliare, che rappresenta solo una delle prime tappe della loro vita in Europa. La Commissione ha preso alcune iniziative e deve prenderne altre in questi campi; sarà nostra particolare  preoccupazione quella di accompagnarle e sostenerle ogni volta che contribuiranno a migliorare le condizioni di vita delle famiglie immigrate.

 

Insieme all’espressione della nostra stima, le porgiamo, signor Direttore, i nostri più distinti saluti.

 

 

Per il Coordinamento, il Presidente

 

                                                                                   Germano GARATTO

 

 

Il 30.09.02