6 settembre 2002
Rimpatrio
in Afghanistan: rientrati oltre 2 milioni
Sono
complessivamente oltre 2 milioni le persone che, dalla caduta del regime
talebano, hanno fatto ritorno alle proprie case in Afghanistan. Di questi, quasi 1,6
milioni di rifugiati afghani che si trovavano nei paesi limitrofi - 1,4 milioni
dal Pakistan, 170mila dall'Iran e 10mila dalle repubbliche centroasiatiche ex
sovietiche - hanno beneficiato del programma di rimpatrio volontario avviato lo
scorso 1° marzo dal Governo afghano ad interim e dall'Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Riufgiati (UNHCR).
Inoltre,
grazie al programma dell'UNHCR, più di 200mila sfollati all'interno del
paese sono stati assistiti nel ritorno nelle proprie aree di origine. Molti
altri sfollati sono invece rientrati spontaneamente e con mezzi propri,
così come altri 200mila afghani rifugiati nei paesi limitrofi.
Il
ritmo dei rimpatri assititi dal Pakistan in base al programma dell'UNHCR ha
raggiunto il picco nel mese di maggio, quando 375mila persone sono rientrate in
Afghanistan, per poi diminuire progressivamente fino ai 277mila del mese di
luglio. I rimpatri dall'Iran sono invece recentemente aumentati - anche a
seguito dell'accordo siglato in aprile dall'Ufficio iraniano per gli stranieri e
gli immigrati (BAFIA) dalle autorità afghane e dall'UNHCR, che consente
ai rifugiati afghani in Iran di poter accedere all'assistenza dell'Alto
Commissariato per il rimpatrio. Secondo stime dell'UNHCR, altri 400mila
rifugiati dovrebbero rientrare dall'Iran entro la fine dell'anno. L'UNHCR
è tuttavia preoccupato per l'aumento dei rimpatri nelle ultime
settimane, che in alcuni casi non sembrano essere volontari, e per la presenza
in Iran di centri di detenzione da dove i rifugiati rischiano di essere
deportati.
La
velocità e il successo di tale programma hanno superato le aspettative
delle agenzie umanitarie: l'UNHCR aveva inizialmente pianificato di assistere
quest'anno complessivamente 1,2 milioni di rifugiati e sfollati afghani a far
ritorno nelle loro case, ma ha dovuto rivedere sostanzialmente la cifra.
Nonostante
le difficili condizioni all'interno del loro paese, il rimpatrio degli afghani
è il più massiccio e rapido verificatosi dal 1972, quando quasi
10 milioni di bengalesi rientrarono in Bangladesh, dopo essere fuggiti durante
la guerra di indipendenza del paese. Secondo stime dell'UNHCR, all'inizio
dell'anno c'erano oltre 4 milioni di rifugiati afghani in tutto il mondo e
attualmente 2,5 milioni si trovano ancora fuori del proprio paese.
A
causa della precaria situazione in Afghanistan, l'UNHCR, pur assistendo quanti
decidono di tornare nel paese, continua a non incoraggiare il rimpatrio - in
particolare dei rifugiati che si trovano nei paesi fuori della regione - e avverte gli afghani
sulle instabili condizioni di sicurezza, sulla mancanza di servizi essenziali e
sulla minaccia delle mine in molte aree. Inoltre le riserve di cibo sono scarse
a causa dei quattro anni di siccità, aggravata dal prolungato collasso
economico del paese.
Assistenza
per il rimpatrio e programma per gli alloggi
In
Afghanistan, l'Alto Commissariato è impegnato con oltre 600 operatori
locali e internazionali che operano attraverso quasi 30 uffici in tutto il
territorio.
24 organizzazioni non governative (ONG) sono attive nel paese per l'attuazione
dei programmi dell'UNHCR. Le principali attività dell'UNHCR nella
regione riguardano attualmente l'assistenza al rimpatrio e la riparazione/
ricostruzione degli alloggi.
Grazie
al programma di rimpatrio dell'UNHCR, i rifugiati che optano per il ritorno in
Afghanistan ricevono assistenza per il trasporto, una somma in denaro che varia
tra i 5 e i 30 dollari a persona e kit di aiuti per famiglie che contengono teloni di
plastica, sapone, altri articoli per l'igiene e farina, fornita dal Programma
Alimentare Mondiale (PAM-WFP). Dal 15 agosto, a causa della scarsità di
finanziamenti, è stata sospesa la distribuzione alle famiglie di
coperte, taniche per l'acqua e secchi. Tale riduzione dell'assistenza
permetterà ad un numero maggiore di persone di continuare a ricevere
almeno l'assistenza al trasporto e alcuni beni di prima necessità e
consentirà all'UNHCR di rafforzare le proprie scorte - nei depositi
situati in tutto il territorio dell'Afghanistan - per far fronte a un eventuale
aumento improvviso della richiesta, in previsione dell'inverno.
Con
l'avvicinarsi dell'inverno, si fa sempre più urgente il problema degli
alloggi.
Molte persone al loro ritorno nelle proprie aree di origine trovano la propria
casa gravemente danneggiata o distrutta e necessitano di ripararla prima
dell'arrivo del freddo. A tale proposito l'UNHCR ha avviato un programma di
assistenza finalizzato alla riparazione o ricostruzione degli alloggi del quale
beneficieranno circa 400mila persone. Anche questo programma tuttavia ha dovuto subire
una riduzione per ragioni finanziarie: dai 97mila kit per la riparazione degli
alloggi che inizialmente si prevedeva di distribuire, si è passati agli
attuali 41mila, per un costo pari a 38 milioni di dollari.
Con
la collaborazione di 15 ONG partner, vengono identificate le famiglie
più bisognose alle quali viene distribuito un kit che comprende 20-30
pali di legno, una porta e due finestre, oltre a chiodi e utensili. Le regioni
che beneficiano maggiormente di tale programma sono quelle di Kabul - dove aree
come le pianure di Shomali sono devastate da anni di guerra - l'Afghanistan
orientale, quello settentrionale, in particolare l'area di Mazar-i-Sharif, le
aree di Herat, Kandahar e Ghazni.
L'UNHCR
ha poi acquistato da fornitori fuori della regione 40mila metri cubi di legname
e da fornitori locali materiali come porte, finestre e tubature per latrine. Il
programma prevede anche il finanziamento di laboratori e officine nelle aree
interessate dalla ricostruzione. Sono inoltre in distribuzione 240 tonnellate
di chiodi, 240mila cardini per porte, decine di migliaia di utensili come
martelli, pale e picconi.
Le
famiglie che beneficiano del programma ricevono effettivamente il kit solo dopo
aver costruito le pareti - con mattoni di fango preparati da loro stessi - fino
al punto in cui è necessario inserire i telai per porte e finestre e
ricostruire il tetto. In alcune regioni come quella di Bamyan e delle pianure
di Shomali, alle famiglie è stata consegnata una tenda dove alloggiare durante
il periodo dei lavori di ricostruzione, mentre gli altri rifugiati di ritorno
ricevono nel loro kit di rimpatrio due teloni di plastica.
Finanziamenti:
a rischio i programmi di assistenza
L'entusiasmo
del rimpatrio ha superato di gran lunga le previsioni, mettendo sotto pressione
le risorse delle agenzie umanitarie e la fragile capacità di
assorbimento da parte dell'economia e delle infrastrutture agfhane. La
mancanza di fondi sufficienti rende quindi più difficile
l'attività dell'Alto Commissariato, che spesso è costretto a
ridurre e talvolta anche a sospendere alcuni programmi di assistenza. Per le operazioni in favore
degli sfollati in Afghanistan e dei rifugiati afghani nei paesi limitrofi, dal
mese di ottobre 2001 a dicembre 2002, l'UNHCR ha richiesto un totale di 271
milioni di dollari - circa 550 miliardi di vecchie lire - 243 dei quali sono
già stati contribuiti da governi e privati cittadini di tutto il mondo. Mancano
quindi ancora 28 milioni di dollari - oltre 55 miliardi di lire - pari a poco
più del 10% del totale.
Negli
ultimi due anni, Governo, aziende e privati cittadini italiani hanno donato
complessivamente oltre 20 milioni di dollari - pari a oltre 40 miliardi di lire
- a favore delle operazioni dell'Alto Commissariato in Afghanistan e nei paesi
limitrofi.
Di questi, quasi 18 milioni di dollari sono stati donati durante il 2001, dei
quali circa 13 milioni provenienti da contributi governativi e 5 milioni da
donazioni private - cifra quest'ultima che comprende anche i proventi del concerto
Pavarotti&Friends for Afghanistan e la donazione del neo Ambasciatore di
Pace dell'UNHCR, Giorgio Armani. Durante il 2002 l'Italia ha contribuito a
sostenere l'attività dell'UNHCR nella regione con oltre 2,6 milioni di
dollari dei quali 1,6 milioni provenienti da contributi governativi e oltre 1
milione da donazioni di privati cittadini e aziende. Il Governo italiano ha
inoltre inviato in Afghanistan - attraverso alcuni voli umanitari della
Direzione Generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli Esteri -
donazioni in natura di aiuti umanitari.
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Per ulteriori informazioni:
Laura Boldrini (Kabul)
tel. satellitare 00882 1651 101 283 e 00870 762 724 621