(a cura di Gaetano Volpe)
Siviglia, 21-22 giugno 2002
1.
- IL CONSIGLIO DECIDE RISORSE ORGANICHE DI SVILUPPO
-
Gli
orientamenti di politica economica
2.
- IL PROBLEMA DEI
CLANDESTINI
-
Le
risoluzioni del Consiglio
1. - IL CONSIGLIO EUROPEO DECIDE ORGANICHE
POLITICHE DI SVILUPPO
(Siviglia, 21-22 giugno)
Ha concluso il semestre di Presidenza spagnola il Consiglio
dellíUnione europea ospitato a Siviglia. Il nuovo semestre Ë della Danimarca.
Siamo, probabilmente, agli ultimi semestri, in quanto Ë noto che la Convenzione
Giscard ha, fra le sue proposte, la modifica sostanziale delle procedure, con
un presidente che il Consiglio dovrebbe nominare per cinque anni, per dare
maggiore continuitý e consistenza allíintero sistema comunitario. Il Consiglio
europeo verrebbe anche modificato nei suoi metodi di lavoro, e le riunioni
semestrali solenni perderebbero valore di fronte a continuitý e pi˜ assidui
impegni, come oggi avviene nei Governi dei quindici Stati membri: Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Svezia, Spagna.
La nuova struttura costituzionale, pur dovendosi approvare ñ si
prevede ñ nel 2004, con líingresso di altri Stati europei, ha fornito, giý a
Siviglia, uno sfondo pi˜ alto per i problemi in esame.
Giý dal 1ƒ marzo 2002 la fondamentale innovazione era in atto in
dodici paesi dellíUnione, con la moneta unica, Euro. Nei giorni di Siviglia
líEuro Ë salito a quota 0,9797 per dollaro, migliorando il rapporto del 10 per
cento (non fanno ancora parte della moneta unica la Gran Bretagna, la Svezia,
la Danimarca. Ma un complesso economico di tale entitý, indipendentemente dagli
andamenti, congiunturali, strutturali, internazionali, tende oggettivamente
alla riformulazione di tutti i rapporti. Proprio a sostegno del sistema
finanziario e economico, che Ë impegnato nel confronto mondiale, Ë stato
dedicato uno dei punti in discussione a Siviglia, il cosiddetto patto di
stabilitý e i grandi orientamenti di politica economica, di cui riferiamo a
parte. Da un lato detti obiettivi economico-finanziari tendono a dare pi˜
soliditý all'Unione, e dall'altro a realizzare, giý da oggi, quel sistema pi˜
elastico che, con la nuova costituzione, dovrý dare maggiore personalitý
autonoma agli Stati membri, fuori dai vincoli rigidi oggi centralizzati.
Il patto di stabilitý e i G.O.P.E. (Grandi Orientamenti di Politica
Economica), nel loro valore di fondo, avrebbero meritato maggiore attenzione
nei mass media (specie televisivi), pur essendo ovviamente pi˜ difficile una
loro esposizione. Ne Ë conseguito che quella parte dei problemi del lavoro e
dellíimmigrazione sono apparsi, cosÏ considerati solo a sÈ stanti, come
argomenti separati, quindi soggetti a interpretazioni riduttive, pro o contro i
ìlavoratori clandestiniî e i loro paesi.
In altra parte riferiamo i dettagli del problema e le decisioni di
Siviglia.
Qui si deve anzitutto notare che il problema non Ë del ìlavoratoreî
clandestino, pur dovendosi ancora ribadire che nÈ la FILEF nÈ il Governo hanno
mai preteso un ìdiritto di clandestinitýî per gli emigrati italiani. In
considerazione che la nuova Unione sarý di 25-27 Stati europei, diviene pi˜
assillante il tema costituzionale e giuridico della cittadinanza
multinazionale, embrione per un diritto delle genti, nellíambito del quale non
Ë prevedibile o ammissibile uníarea clandestina, quasi uno status di apolidia
tacitamente ammessa, un enorme ghetto
indistinto, senza diritti ma anche senza doveri. Di qui una valutazione
equanime e ragionata di tutto il Vertice di Siviglia, tenendo conto che la
stessa fine della guerra fredda crea nuovi oneri e non solo vantaggi.
* IL
PATTO DI STABILITAí E LA POLITICA ECONOMICA
Líaccordo di Siviglia non cambia il patto di stabilitý, ma introduce
alcuni elementi di flessibilitý nella sua applicazione.
Varato al Vertice Ue di Amsterdam del giugno 1997 il Patto mira a
garantire che anche dopo líintroduzione dellíeuro gli Stati membri mantengano
la disciplina di bilancio. I Paesi perseguono líobiettivo di medio termine di
bilanci in pareggio o in attivo e si impegnano a mettere in atto i correttivi
necessari quando rilevino uno scostamento significativo dallíobiettivo. Chi
sfonda il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil Ë soggetto a sanzioni; la
regola prevede eccezioni solo se il deficit eccessivo Ë dovuto a cause
straordinarie, come una calamitý naturale o una grave recessione (contrazione
del Pil di almeno il 2% annuo).
Gli ìstabilizzatori automaticiî sono la possibilitý data a un
Governo di discostarsi dagli obiettivi prefissati, senza tagliare la spesa o
imporre nuove tasse in una fase di rallentamento dellíeconomia. Il Patto
prevede che i Paesi con bilanci in equilibrio o in surplus possano fare pieno
uso degli stabilizzatori, mentre per gli altri (attualmente Germania,
Portogallo, Francia e Italia) Ë possibile ricorrervi solo parzialmente.
Alla Francia Ë stato consentito di puntare a un bilancio ìvicino al
pareggioî nel 2004, ammorbidendo il precedente impegno al pareggio, e una
flessibilitý analoga Ë stata concordata per líItalia (riferita al 2003) e per
il Portogallo, mentre non viene cambiata la tabella di marcia che la Germania
aveva fissato nel febbraio scorso per evitare líammonimento ufficiale della Ue
a causa del suo deficit eccessivo.
I principali punti economici del documento finale del vertice di
Siviglia.
La ripresa cíË, i rallentamenti sono dietro le spalle. ìLíeconomia
europea puÚ ora raccogliere i frutti di politiche macro-economiche sane e di
riforme economiche ambiziose che sosterranno la crescita e la creazione di
occupazione, permettendo di affrontare meglio le incertezze economicheî. Da
Siviglia i leader europei lanciano un messaggio di ottimismo sulle prospettive
economiche e ribadiscono il loro ìattaccamento al Patto di stabilitý e di
crescita e al risanamento delle finanze pubblicheî.
I Quindici hanno adottato i Grandi orientamenti di politica
economica (Gope) giý approvati dallíEcofin di Madrid, che introducono maggiore
flessibilitý nelle politiche di bilancio. Ora ci si accontenta di posizioni
vicine al pareggio.
Nel documento conclusivo, la data del 2004 non Ë esplicitamente
menzionata, come invece lo era nel testo del summit di Barcellona nel marzo
scorso. Per la Commissione Ue ciÚ non significa nulla; basta il richiamo al
Gope, dove quel limite e ribadito, spiegano i collaboratori del commissario Eu
agli affari monetari Pedro Solbes. Sullíonda della maggiore elasticitý
strappata a Madrid su iniziativa della Francia, sono in molti ora a sperare in
un nuovo ammorbidimento dei criteri di stabilitý, nei confronti dei quali
cresce líinsofferenza dei quattro Stati membri con pi˜ problemi di bilancio:
Germania, Francia, Italia e Portogallo, gli unici tra i partner europei che non
hanno ancora conti vicini allíequilibrio o in pareggio.
I grandi orientamenti di politica economica (GOPE) sono integrati da
programmi di politica del lavoro, che si basano su elaborazioni particolari e
autonome degli Stati, fra le quali quelle italo-britanniche decise su richiesta
di Blair. In particolare líaccordo Ë centrato su quattro pilastri:
1.
necessitý
di avere mercati del lavoro pi˜ flessibili ed efficienti;
2.
migliorare
la mobilitý e la circolazione dei lavoratori-cittadini nella Ue;
3.
rivedere
le politiche attive e gli incentivi per líoccupazione in uníottica di ìwelfare
to workî;
4.
affidare
la relazione dei mercati del lavoro a interventi legislativi leggeri (soft law)
e alla contrattazione collettiva.
Gli strumenti per questi obiettivi sono:
-
favorire
fortemente il part-time e tutte le misure di flessibilitý dellíorario di
lavoro;
-
prevedere
incentivi fiscali o ridurre gli oneri sociali sui salari pi˜ bassi;
-
rafforzare i
percorsi formativi svolti nelle imprese, líorientamento;
-
sviluppare un
sistema di ìwelfare to workî cioË le politiche di sostegno indirizzate alla
maggiore occupabilitý di chi Ë senza lavoro. A questo scopo Ë stato creato un
forum bilaterale tra Gran Bretagna e Italia, utile per creare una sorta di
ìarmonizzazioneî nelle politiche attive dei due Paesi.
* LE
INFRASTRUTTURE E GLI ORIENTAMENTI DI POLITICA ECONOMICA
Un posto importante nei Grandi orientamenti di politica economica
(G.O.P.E.) rivestono le reti di infrastrutture.
LíUe si trova al centro delle grandi direttrici ìEst-Ovestî e
ìNord-Sudî, sulle quali si sviluppa non solo un crescente interesse per gli
investimenti, ma anche il pi˜ duro scontro del periodo post-guerra fredda,
quanto alle strategie generali.
Lo sviluppo delle reti transeuropee di trasporto Ë uno dei temi pi˜
scottanti allíordine del giorno. Dopo un lungo silenzio, seguito alle polemiche
che avevano accompagnato la selezione e la realizzazione delle prime opere come
líaeroporto di Malpensa, il tema pare tornato alla ribalta. Líoccasione Ë stata
il voto in prima lettura del Parlamento europeo, nella seduta plenaria del 30
maggio scorso, riguardante la modifica della Decisione 1692/96/CE proposta
dalla Commissione europea nellíottobre scorso. Eí proprio su questi ultimi
punti che il dibattito sarý pi˜ acceso, dopo che la Commissione Ue ha deciso
díincludere in questa tappa della sua revisione ñ prima cioË della revisione
globale prevista per il 2004 ñ alcuni nuovi progetti rispetto a quelli adottati
negli ormai lontani Consigli di Essen e Dublino.
Due sono le grandi reti in esame: 1) Rotterdam-Berlino-Kiev; 2)
Lione-Trieste-Budapest-Kiev. Ma vi sono contrasti, e si osserva che la proposta
della Commissione limita líasse ìidealeî che da Barcellona va fino agli Urali
al tracciato Lione-Torino-Milano-Trieste. E si ferma lÏ. Questa scelta pare
incomprensibile, se si pensa che la ragione principale della revisione sulle ìReti
transeuropee di trasportoî Ë indicata proprio nellíimminenza dellíallargamento
e, quindi, nella necessitý di collegare pi˜ organicamente gli attuali Paesi Ue
con quelli candidati. Nella proposta redatta con la supervisione della
commissaria Loyola De Palacio, il collegamento verso Est Ë previsto invece
sulla direttrice Stoccarda-Vienna. Da qui la mobilitazione per difendere questo
asse che deve passare sotto le Alpi e costituire, in pratica, líunica
alternativa meridionale allíaltro asse Ovest-Est, cioË il Rotterdam-Kiev.
Gli assi, di cui si discute, concernono gli insediamenti economici e
ciÚ non Ë irrilevante per le componenti sociali e politiche europee oggi
chiamate a vedere le prospettive create dallíarea di sviluppo energetica
Canada-Usa-Europa-Russia.
Intanto líEuropa, come rileva la stampa, sta perdendo la sua corsa
contro il tempo e allíinseguimento degli Stati Uniti: sul fronte della
produttivitý, esibisce performances non adeguate a raggiungere líambizioso
obiettivo fissato a Lisbona di rendere entro il 2010 la propria economia la pi˜
competitiva del mondo. ìLe attuali prestazioni della produttivitý europea sono
insufficienti: ci vogliono pi˜ decise riforme strutturali, pi˜ impegno
nellíadozione di nuove tecnologie, pi˜ investimenti nel capitale umano e
nellíinnovazioneî, Ë stato il grido díallarme del commissario europeo alle
Imprese, Erkki Liikanen, presentando il Rapporto 2002 sulla competitivitý
europea.
Lo studio evidenzia che nel 2001 il gap tra Europa e Stati Uniti non
si Ë ridotto, ma anzi si Ë allargato dal momento che la crescita del rapporto
Pil per occupato Ë stata dellí1,2% in America e solo dello 0,5% in Europa, dopo
che nel periodo ë95-2001 il divario Ë stato tra un incremento dellí1,9% negli
States e solo dellí1,2%
nellíUnione.
* IL
PROGRAMMA DI LISBONA 2000
Il Consiglio europeo si riunÏ a Lisbona ñ marzo 2000 ñ durante il
semestre della presidenza portoghese e approvÚ un programma impegnativo per
líoccupazione.
Si fissarono anzitutto gli obiettivi di crescita, qualitativa e quantitativa,
stabilendo che líoccupazione dovesse passare dal 62 per cento del 1999 al 67%
nel 2005 e al 70% nel 2010, in tal modo compensando il ritardo, in parte, nei
confronti degli Stati Uniti.
Le forze di lavoro, pi˜ specificamente, devono anzi raggiungere il
71% per gli uomini e il 60% delle donne (contro il 52% del 1999).
Gli altri capisaldi del Piano di Lisbona, ai quali si riferisce, per
altro, il Libro bianco di Biagi (Italia, aprile 2002), sono la formazione
continua, la trasferibilitý delle contribuzioni su scala europea, con un ruolo
del Fondo sociale (60 miliardi di
euro fino al 2006), e la paritý uomo-donna.
La ìqualitýî del lavoro fu intesa come complesso di azioni
coordinate a sostegno ìdi una mobilitý non generica, ma verso occupazioni pi˜ qualificate.
Il programma di Lisbona, articolato nei 25 punti della Commissione,
Ë stato confermato anche a Siviglia nel quadro dei GOPE (i 25 punti sono
pubblicati in Emigrazione Notizie, 27/2/2002, N. 7).
2.
CONCORDATA
LíAZIONE CONTRO GLI INGRESSI CLANDESTINI
LíEuropa Ë riuscita a raggiungere a Siviglia un delicato punto di
equilibrio sulle politiche dellíimmigrazione.
Ma per arrivare al traguardo il premier spagnolo ha dovuto
ammorbidire la linea dura che aveva propugnato inizialmente, quando aveva messo
sul tavolo la possibilitý di imporre sanzioni economiche ai Paesi terzi che non
collaborassero nel controllo dei flussi migratori.
Si Ë raggiunto un accordo finale con cui Ë passata una linea
formalmente pi˜ morbida ñ invocata in primis da Francia, Svezia, ma anche da
Portogallo, Belgio, Grecia e Finlandia ñ che non fa riferimento esplicito a
ìsanzioniî, ma a un monitoraggio dellíatteggiamento dei Paesi di transito o di
origine di flussi migratori illegali. Nel caso di ìmancata cooperazione non
giustificataî del partner, il Consiglio europeo potrý prendere allíunanimitý
ìmisure o posizioniî adeguate nei confronti del partner, anche se nel quadro
delle attuali politiche comunitarie, ìrispettando gli impegni presi dallíUnione
e senza mettere in causa gli obiettivi di cooperazione allo sviluppoî.
In sostanza, líEuropa si riserva la possibilitý di esercitare líarma
delle pressioni diplomatiche in modo anche energico, ma senza evocare lo
spettro di sanzioni economiche.
Il Presidente della Commissione, Romano Prodi, ha dichiarato: ìSono
soddisfatto dellíaccordo che si Ë prospettato, Ë un ottimo equilibrio fra
politica attiva dellíimmigrazione e la necessitý di misure severe contro
líimmigrazione illegale. Non cíË alcuna condizione o condizionalitý, ma si
tiene conto che i Paesi che ci aiutano potranno trarne beneficiî.
Le dichiarazioni dei Quindici contengono varie ìsfumatureî di
interpretazione. Per il Governo spagnolo: ìSe un paese viola sistematicamente
le intese e non collabora ñ ha commentato il ministro degli Esteri spagnolo
JosÈ PiquÈ ñ líEuropa, come in altre circostanze, si riserva il diritto di
analizzare eventuali conseguenzeî.
Per quello italiano, senza menzionare le sanzioni, Silvio Berlusconi
ha fatto una distinzione, osservando che ìper le attivitý di minore controllo o
di controllo inesistente delle coste Ë possibile che non si adottino sanzioni,
ma si arrivi a una messa in moraî. Tuttavia la possibilitý di interventi pi˜
decisi esiste nel caso di violazione degli accordi di rimpatrio. ìSe questi
Paesi non riprendono i loro cittadini, la decisione deve essere di colpirli con
sanzioniî, azionando la leva dei trattati commerciali. Inoltre, Berlusconi ha
insistito sullíimportanza che sia líEuropa a stipulare efficaci accordi di
riammissione con i paesi di origine dellíimmigrazione.
A sua volta Chirac Ë stato molto fermo nel respingere ogni misura di
carattere punitivo: ìNoi dobbiamo incentivare, convincere e cooperare piuttosto
che punire. Non potremmo accettare il principio di una condizionalitý degli
aiuti e siamo contrari a ogni sanzioneî.
Le misure generali
per líimmigrazione sono ancora in gestazione, sono pi˜ articolate e si basano
su tre pilastri, oltre alle relazioni con i Paesi terzi: accelerazione delle iniziative
legislative giý in preparazione sul fronte dellíimmigrazione e dellíasilo;
rafforzamento delle misure a livello comunitario contro il traffico di essere
umani e gli illegali; avvio rapido di una gestione integrata dei confini
esterni dellíUnione. Precise tabelle di marcia sono state identificate per
avviare forme di collaborazione, entro periodi da uno a tre anni tra le guardie
di confine, anche se sono emerse le riserve di alcuni Paesi nordici
sullíobiettivo di arrivare a creare una vera e propria polizia di frontiera
europea.
Immigrazioni in
Europa
Il Commissario per
la giustizia e gli affari interni della Commissione Europea, Antonio Vitorino,
ha presentato, il 7 maggio 2002, al Consiglio dei ministri e al Parlamento
europeo, in vista del vertice di Siviglia, un rapporto sulla gestione comune
delle frontiere esterne. Bisogna, perÚ, tener conto che occorre una visione
generale e che non si tratta solo di immigrazioni a scopo di lavoro normale.
La proposta,
rinnovata a Roma il 30 maggio alla Conferenza interministeriale sulle frontiere
esterne, si articola in cinque punti:
1.
consolidamento
del corpus legale esistente introducendo alcune ìbuone praticheî;
2.
creazione di un
meccanismo comune di consultazione e cooperazione basato su due strumenti,
uníunitý comune di esperti delle frontiere esterne e lo scambio díinformazioni;
3.
analisi dei
rischi con la creazione díindicatori comuni e sinergie tra guardie di
frontiera, polizia, consolati ed Europol;
4.
addestramento
del personale a livello europeo con líuso di attrezzature interoperative;
5.
ripartizione dei
carichi, anche finanziari, tra tutti i Paesi membri.
Scopo finale dello
sforzo comune sarý creare un corpo di guardie di frontiera col compito
díintegrare, non sostituire, i servizi nazionali.
Secondo le stime
ufficiali gli stranieri (legali) presenti in Europa sono 19 milioni, il 5 per
cento della popolazione. Di essi, perÚ, circa sei milioni sono cittadini di
altri stati dellíUnione europea.
La quota pi˜ alta
si trova in Germania, nel 1999 circa sette milioni e 300 mila, pari allí8,9%
della popolazione. In Francia sono 3 milioni 300 mila (5,6%), in Gran Bretagna
2.200.000 (3,8%). Gli altri Paesi hanno percentuali pi˜ basse, tranne il
Lussemburgo, che raggiunge il 36% con 689.000 immigrati.
Le stime dei
clandestini sono poco attendibili e possono ritenersi solo indicative.
Nel solo anno 2001
le immigrazioni illegali sono state le seguenti: Spagna 93.306; Francia 8.804;
Gran Bretagna 46.645; Italia 2.900; Grecia 4.175; Germania 4.320.
Anche in Europa sui
clandestini esistono solo stime approssimate: nellíanno 2000 erano in Germania
1.500.000, in Grecia 1 milione, in Gran Bretagna 1 milione, in Francia 400.000,
in Italia 300.000, in Olanda 100.000.
In ciÚ vi sono, in
ogni caso, carenze dei Comuni, ai quali dovrebbero essere alquanto note le
presenze di immigrati. Anche gli organismi assistenziali, i quali godono di
contributi degli Enti locali e dello Stato, potrebbero meglio concorrere alle
statistiche.
Il programma di
Siviglia parte dallíentrata in vigore, il 1ƒ maggio 1999, del Trattato di
Amsterdam che chiedeva líapplicazione di una politica comune di asilo e
immigrazione entro un quinquennio. Essa fu confermata al Vertice di Tampere,
nellíottobre dello stesso anno, quando furono indicati metodo e strumenti: un
sistema comune di asilo e immigrazione, uníarea europea di giustizia, lotta
contro il crimine organizzato. Passo dopo passo, durante tutto il 2000 e líanno
successivo, fino al Vertice di Laeken nel dicembre 2001 che riaffermÚ líimpegno
agli obiettivi di giustizia e sicurezza stabiliti a Tampere, la Commissione
europea ha continuato a proporre iniziative specifiche quali la creazione di un
Fondo europeo per i rifugiati, il varo di Eurodac, la banca dati per il
confronto delle impronte digitali, standard minimi per assicurare una
protezione temporanea agli sfollati e ai richiedenti asilo, il coordinamento
della politica díasilo, la concessione del permesso di soggiorno alle vittime
di traffici di esseri umani che collaborano con la giustizia.
Le decisioni di
Siviglia dovrebbe riportare tutto alla luce del sole, cosa affatto semplice,
data la situazione di massa dei soli rifugiati in Europa.
Sotto líegida
dellíONU vi sono, in Europa, 4.856.326 rifugiati e richiedenti asilo: rifugiati
2.244.116, richiedenti asilo 320.188, rifugiati ritornati 146.377, altri con
posizioni varie 2.145.645.
Nel resto del
mondo, a titolo di paragone, i rifugiati sono 19.782.137. In complesso il
problema Ë vasto e va ben oltre le discussioni, alquanto provinciali, oggi
ancora in atto.
Di qui le attese
della vigilia del Vertice di Siviglia.
In vista del
Vertice, il Parlamento europeo ha chiesto espressamente alla Ue di ìraddoppiare
gli sforzi per giungere a una politica europea comune in conformitý con il
consiglio di Tampere del 1999î, il primo in cui affrontÚ il problema a livello
europeo per trovare una via comune per gestire i flussi migratori nei Paesi
dellíUnione, rispettando i diritti individuali ma rispondendo anche al bisogno
di sicurezza dei cittadini europei contro líimmigrazione illegale e il traffico
di esseri umani.
* LO SPAZIO SCHENGEN E IL
SISTEMA ANTICLANDESTINI (SIS)
líItalia ha
segnalato oltre 300 mila persone indesiderate. Eí il pi˜ alto numero
díidentikit di soggetti a rischio contenuto nel Sis, il Sistema informativo
dello spazio Schengen alimentato dai dati provenienti dai 15 Paesi che ne fanno
parte (sono in procinto di entrare anche Gran Bretagna e Irlanda, ma per gli
inglesi si tratterý di uníoperativitý parziale). Se si considerano non solo le
persone con identitý certa, ma anche gli alias, allora il maggior numero di
segnalazioni spetta alla Germania.
Italiani e
tedeschi, dunque, alimentano in buona parte gli oltre 1,2 milioni di dati
riferiti a ìindesideratiî che si trovano nel Sis. Uno strumento finora servito
al tentativo di evitare che i confini di Schengen diventassero un colabrodo. Il
meccanismo sulla carta Ë semplice: ogni Paese che fa parte dello ìspazio senza
frontiereî Ë dotato di un sistema informativo (in Italia Ë gestito dal ministro
dellíInterno, ma esiste una collaborazione interforze) nel quale riversa le informazioni interne relative a
diverse fattispecie di reato.
Dal sistema
informativo nazionale (chiamato N-Sis) i dati vengono trasferiti al cervellone
centrale (il C-Sis) che opera a Strasburgo. Il C-Sis riceve le informazioni e
le ritrasmette ai diversi Paesi. In questo modo, ogni N-Sis Ë la copia
dellíarchivio di Strasburgo.
Le persone
ricercate sono 1.244.715. Non si tratta di identificare tale cifra con il
complesso dei clandestini. Si tratta, ovviamente, di persone che si confondono
con i clandestini e con il lavoro nero illegale e ogni sottovalutazione del
problema opera come prezioso alleato della criminalitý, o quanto meno, con
quella parte pi˜ retriva del padronato che ha optato per il lavoro nero.
Lo sviluppo del Sis
II Ë previsto per il 2006 e verrý finanziato dalla Ue. Il Consiglio europeo ha
iniziato a valutare líampliamento dellíarchivio, cosÏ da potervi inserire altre
tipologie díinformazioni relative sia a nuovi corpi di reato, sia a persone. E
in questíultimo caso si tratterebbe di nuovi dati circa gli stranieri che
entrano in Schengen, in modo da rendere pi˜ incisiva la lotta ai clandestini.
Giý molto cospicui
sono i dati Sis: documenti in bianco in circolazione 275.120, armi 288.090,
documenti di identitý 7.342.135, veicoli 1.080.304 (in totale 11 milioni di
segnalazioni, compresi altri non riportati prima).
Altri dati
riguardano gli stranieri allontanati dallíItalia: 143.000 al 31 maggio e
130.000 intimati, mentre sono stati arrestati 520 trasportatori e 400 mezzi sequestrati.
Si Ë chiusa il 25
maggio la terza sessione di lavoro della convenzione europea, chiamata a
promuovere un progetto di convenzione. Il Presidente Giscard díEstaing ha cosÏ
sintetizzato le prime proposte: la necessitý che líUnione europea si doti di un
vero e proprio ministro degli Esteri e líimpegno a rafforzare le competenze
comunitarie nella lotta allíimmigrazione. CiÚ vuol dire che dette questioni
dovrebbero essere sancite in Costituzione. Giscard ha anche precisato meglio i
problemi della politica estera. Egli ha ammesso che ìnon puÚ continuare
líattuale sistemaî, fondato sulla rappresentanza congiunta da parte dellíalto
rappresentante Javier Solana e del commissario agli Affari esterni Chris
Patten, oltre che dal ministro degli Esteri del Paese reggente la Presidenza Ue
e, in alcuni casi, del presidente della Commissione. Restano troppi, insomma, i
numeri di telefono per chi voglia parlare con líEuropa, per dirla alla Henry
Kissinger. ìSulla scena internazionale ñ ha osservato Giscard díEstaing ñ
sappiamo che Colin Powell Ë il segretario di Stato americano e chi Ë il
ministro degli Esteri cinese, invece ciÚ non accade con líEuropaî. ìEí
necessario che líattuale rappresentante Ue per la politica estera sia dotato di
rango ministeriale ñ ha concluso Giscard ñ anche se non dico se debba restare
membro del consiglio o giocare un ruolo nella Commissioneî.
Circa
líimmigrazione (che Ë stata oggetto del Vertice di Siviglia), Chirac ha
dichiarato che direttrice chiara Ë la necessitý che líUnione europea allargata
aggiunga tra le sue competenze ìle misure da intraprendere per controllare
meglio le frontiere e la lotta contro líimmigrazione illegaleî.
I lavori di altre
sei Commissioni riprenderanno in agosto.
Il dibattito
generale si Ë anche svolto sul ruolo del Consiglio Europeo, con un Presidente
che dovrebbe essere in carica per 5 anni, e con il ridimensionamento, secondo
noi necessario, della Commissione.
CONSIGLIO EUROPEO
SIVIGLIA - CONCLUSIONI DELLA PRESIDENZA
(21 E 22 giugno
2002)
1. Il Consiglio
europeo si Ë riunito a Siviglia il 21 e 22 giugno 2002. La riunione Ë
stata preceduta da un intervento
del Presidente del Parlamento europeo, Sig. Pat Cox, seguito da uno scambio di
opinioni sui temi principali in discussione.
Il Consiglio
europeo si compiace del notevole impulso impresso al dialogo tra il Parlamento,
il Consiglio e la Commissione nell'ambito del nuovo partenariato cui fanno
riferimento le conclusioni del Consiglio europeo di Barcellona e accoglie
favorevolmente l'istituzione di un gruppo tecnico ad alto livello per la
cooperazione interistituzionale.
Relazione del
Presidente della Convenzione riguardo al futuro dell'Unione
2. Il Consiglio
europeo ha preso atto di una relazione del Presidente ValÈry Giscard d'Estaing
sull'andamento dei lavori in sede di Convenzione e nei vari ambiti in cui la
societý civile Ë chiamata ad esprimersi. Sulla scorta di questo intervento il
Consiglio europeo ha proceduto a uno scambio di vedute in merito all'evoluzione
dei dibattiti che, dopo una fase di ascolto, entrano ora in una fase di
discussioni dedicate all'esame approfondito delle questioni principali
individuate finora. Il Consiglio europeo appoggia l'impostazione generale
seguita dalla Convenzione. Auspica che quest'ultima prosegua in tale direzione
e giunga a un risultato positivo, entro le scadenze previste, nella prospettiva
della Conferenza intergovernativa per la revisione dei trattati, decisa a
Laeken.
Riforma del
Consiglio
3. Il Consiglio
europeo ha avviato un processo di riforma a Helsinki, nel dicembre del 1999,
allorchÈ ha adottato una serie di raccomandazioni, e lo ha portato avanti a
G–teborg e a Barcellona, allorchÈ ha preso atto delle relazioni del Segretario
Generale/Alto Rappresentante,
imperniate su quattro temi principali: il Consiglio europeo, il Consiglio
"Affari generali", la
Presidenza del
Consiglio nonchÈ l'attivitý legislativa del Consiglio e la trasparenza.
4. Sulla scorta
di una relazione di sintesi corredata di proposte particolareggiate presentata
a Siviglia dalla Presidenza, il Consiglio europeo ha avuto una discussione
approfondita sull'argomento e si Ë detto d'accordo su una serie di misure
concrete applicabili, senza modifica dei trattati, all'organizzazione e al funzionamento
del Consiglio europeo (cfr. Allegato I) nonchÈ del Consiglio (cfr. allegato
II). La riforma rappresenta una modifica sostanziale delle attuali prassi nel
senso di un rafforzamento dell'efficacia dell'istituzione alla vigilia di un
aumento senza precedenti del numero degli Stati membri dell'Unione.
5. Il Consiglio
europeo ha inoltre preso atto della relazione della Presidenza sul dibattito in
corso a proposito della Presidenza dell'Unione. Ha constatato che esiste una
disponibilitý generale ad approfondire la questione, fermo restando che
qualsiasi adeguamento del sistema attuale di rotazione semestrale dovrý,
comunque, continuare a rispettare il principio dell'uguaglianza tra gli Stati
membri. Il Consiglio europeo ha chiesto pertanto alla futura Presidenza danese
di prendere le opportune disposizioni per proseguire la riflessione in vista di
una prima relazione da presentare al Consiglio europeo del dicembre 2002.
6. Infine, il
Consiglio europeo rammenta l'importanza che annette all'attuazione effettiva
dell'insieme delle linee direttrici e delle raccomandazioni operative adottate
dal Consiglio europeo a Helsinki il 10 e 11 dicembre 1999. In particolare, il
Consiglio Ë invitato a esaminare la questione dell'uso delle lingue nella
prospettiva di un'Unione allargata e i mezzi pratici per migliorare la
situazione attuale senza porre in causa i principi fondamentali. In questo
contesto, occorrerebbe presentare una proposta in tempo utile e, in ogni caso,
sottoporre una
prima relazione al Consiglio europeo del dicembre 2002.
7. Le nuove
regole di cui al punto 3 entreranno in vigore, salvo se diversamente deciso,
sotto la prossima presidenza. Pertanto, le modifiche formali da apportare a tal
fine al regolamento interno del Consiglio saranno stabilite anteriormente al 31
luglio 2002. L'attuazione dell'insieme di tali disposizioni sarý valutata dal
Consiglio europeo nel dicembre 2003.
Trattato di
Nizza
8. Il Primo
Ministro dell'Irlanda ha annunciato che il suo governo intende indire un
referendum nell'autunno 2002 per permettere all'Irlanda di ratificare il
trattato di Nizza. Il Primo Ministro ha presentato la "Dichiarazione
nazionale dell'Irlanda", in cui si conferma che le disposizioni del
trattato sull'Unione europea relative alla politica estera e di sicurezza non
pregiudicano la politica tradizionale di neutralitý militare di questo paese e
che tale situazione resterý immutata dopo la ratifica del trattato di Nizza
(cfr. allegato III). Il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione in cui
prende atto della Dichiarazione nazionale dell'Irlanda (cfr. allegato IV). Il
Consiglio europeo si Ë compiaciuto del fatto che il Governo irlandese sia
determinato a far approvare il trattato di Nizza, presupposto necessario per la
realizzazione dell'allargamento entro i termini previsti.
Legiferare
meglio
9. Il Consiglio europeo ha preso atto con
soddisfazione delle comunicazioni della Commissione su come legiferare meglio e
in particolare del piano díazione volto a semplificare e a migliorare la
qualitý del contesto normativo. Invita le tre istituzioni interessate
(Parlamento, Consiglio e Commissione) a adottare, sulla base dei lavori del
gruppo tecnico ad alto livello, un accordo interistituzionale entro il 2002
onde migliorare la qualitý della legislazione comunitaria e le condizioni del
suo recepimento, compresi i termini, nelle legislazioni nazionali.
PESD
10. Il Consiglio europeo ha approvato la
relazione della Presidenza sulla politica di sicurezza e di difesa.
11. Il Consiglio
europeo, determinato a rafforzare il ruolo delolíUnione europea nella lotta al
terrorismo e riconoscendo líimportanza a tal fine del contributo del PESC,
inclusa la PESD, ha adottato una dichiarazione (cfr. allegato V) volta a meglio
inquadrare le capacitý necessarie per lottare contro il terrorismo.
12. Dopo la
dichiarazione di operativitý della PESD adottata a Laeken, sono stati compiuti
progressi sostanziali per quanto riguarda lo sviluppo delle capacitý civili e
militari, l'attuazione del piano d'azione destinato a colmare le lacune
esistenti e le prospettive della
cooperazione in
materia di armamenti. Il Consiglio europeo chiede ai Ministri della difesa, in
sede di Consiglio "Affari generali", di continuare a fornire
orientamenti per il proseguimento dei lavori riguardo alle capacitý.
13. L'Unione
europea ha confermato di essere in grado di svolgere operazioni di gestione
delle crisi, decidendo segnatamente di condurre la missione di polizia in
Bosnia-Erzegovina (EUPM) che subentrerý, a decorrere dal 1ƒ gennaio 2003,
all'attuale operazione dell'ONU.
14. Il Consiglio
europeo ha espresso la volontý dell'Unione europea di subentrare alla NATO
nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Ha incaricato Il Segretario
Generale/Alto Rappresentante e gli organi competenti dell'Unione europea di
prendere i contatti necessari con le autoritý dell'ex Repubblica jugoslava di
Macedonia e con i responsabili della NATO e di portare avanti e intensificare
le misure di pianificazione avviate, per essere in grado di subentrare
all'operazione della NATO al termine dell'attuale mandato di quest'ultima, con
l'intesa che gli accordi permanenti tra l'Unione europea e la NATO
("Berlin plus") siano operativi a tale data.
15.
Nell'accogliere con favore i progressi finora compiuti dalla Presidenza
spagnola in merito all'attuazione delle disposizioni di Nizza relative alla
partecipazione degli alleati europei non appartenenti all'Unione europea, il
Consiglio europeo incarica la prossima Presidenza,
unitamente al
Segretario Generale/Alto Rappresentante, di proseguire i lavori al riguardo.
16. Nel settore civile, sono stati portati
avanti i lavori sui quattro temi prioritari (polizia, Stato di diritto,
amministrazione civile e protezione civile), sotto il profilo sia qualitativo
che quantitativo delle capacitý. Le strutture e le procedure decisionali della
PESD hanno dimostrato la loro validitý in occasione del primo esercizio di
gestione delle crisi condotto dall'Unione.
17. Una relazione sull'insieme di questi temi sarý presentata al
Consiglio europeo di Copenaghen.
II. ALLARGAMENTO
18.
Nel corso del primo semestre dell'anno sono stati realizzati progressi decisivi
nei negoziati di adesione, che ora entrano quindi nella fase conclusiva.
19.
La tabella di marcia stabilita a Nizza Ë stata rispettata con l'adozione di posizioni
comuni sui capitoli "Agricoltura", "Politica regionale e
coordinamento degli strumenti strutturali", "Disposizioni finanziarie
e di bilancio" e "Istituzioni". Le questioni finanziarie e le
questioni di altro tipo che non sono state trattate in occasione della messa a
punto di posizioni comuni su tali capitoli dovranno essere definite al pi˜
presto sulla scorta delle conclusioni del Consiglio "Affari generali"
del 17 giugno.
20.
Quanto al rispetto dei criteri di adesione, il Consiglio europeo sottolinea che
Ë importante che i paesi candidati continuino a progredire nell'attuazione e
nell'applicazione effettiva dell'acquis. I paesi candidati devono adottare
tutte le misure necessarie per portare le loro capacitý in campo amministrativo
e giudiziario al livello richiesto. A questo proposito il Consiglio europeo si
compiace della relazione della Commissione sui piani d'azione specifici in
materia e sul seguito dato agli impegni assunti nel quadro dei negoziati,
ricordando in particolare le conclusioni del Consiglio del 10 giugno per quanto
riguarda il settore della giustizia e degli affari interni e l'acquis
veterinario e fitosanitario.
21.
Tenendo conto di tutti questi elementi, e al fine di consentire al Consiglio
europeo che si terrý nell'autunno prossimo di decidere con quali paesi
candidati i negoziati potranno essere conclusi alla fine del 2002,
a)
il Consiglio dovrý prendere le opportune decisioni per trasmettere ai paesi
candidati all'inizio del mese di novembre tutti gli elementi ancora mancanti riguardo
al pacchetto finanziario, e
b)
la Commissione dovrý formulare le raccomandazioni pertinenti sulla scorta delle
relazioni periodiche.
22. Il Consiglio
europeo conferma che, se il ritmo attuale dei negoziati e delle riforme sarý
mantenuto, l'Unione europea Ë determinata a concludere i negoziati con Cipro,
Malta, Ungheria, Polonia, Repubblica slovacca, Lituania, Lettonia, Estonia,
Repubblica ceca e Slovenia entro la fine del 2002, se tali paesi sono pronti.
Il principio di differenziazione deve essere pienamente rispettato fino al
termine dei negoziati. La stesura del trattato di adesione dovrebbe proseguire per essere ultimata non appena
possibile dopo la conclusione dei negoziati di adesione. Si puÚ
ragionevolmente prevedere che il trattato di adesione possa essere firmato
nella primavera del 2003. L'obiettivo resta quello di fare in modo che nel 2004
tali paesi partecipino alle elezioni del Parlamento europeo in quanto membri a
pieno titolo.
Tuttavia,
questo obiettivo comune potrý essere raggiunto entro i termini previsti solo se
ciascun paese candidato adotterý un approccio realistico e costruttivo.
23. La Bulgaria
e la Romania hanno compiuti notevoli progressi nel corso degli ultimi mesi. Il
Consiglio europeo incoraggia questi paesi a proseguire gli sforzi e riafferma
il suo impegno a sostenerli pienamente nella preparazione all'adesione. A
Copenaghen dovrebbe essere adottata una tabella di marcia aggiornata e una
strategia di preadesione riveduta e rafforzata per i paesi candidati ancora in
fase di negoziato. Si potrebbe anche prevedere un aumento dell'assistenza
finanziaria di preadesione. Inoltre, se il ritmo attuale sarý mantenuto,
potrebbe essere fissato un calendario pi˜ preciso per il processo di adesione
di questi paesi entro l'anno.
24. Per quanto concerne l'adesione di Cipro,
le conclusioni di Helsinki sono alla base della posizione dell'Unione europea.
L'Unione europea continua a dare la preferenza all'adesione di un'isola
riunificata. Il Consiglio europeo sostiene incondizionatamente gli sforzi
compiuti dal Segretario generale delle Nazioni Unite ed esorta i responsabili
delle comunitý cipriote, greca e turca, a intensificare e accelerare i contatti
per cogliere questa occasione unica che si presenta di giungere a una soluzione
globale, conformemente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite, nella speranza che si concretizzi prima della fine dei
negoziati. L'Unione europea prenderebbe in considerazione i termini di una
siffatta soluzione globale nel trattato di adesione, conformemente ai principi
che sottendono all'Unione europea: in qualitý di Stato membro, Cipro dovrý
esprimersi con una sola voce e vigilare affinchÈ il diritto dell'Unione europea
sia applicato in modo corretto. L'Unione europea apporterebbe un contributo
finanziario sostanziale per sostenere lo sviluppo della parte settentrionale
dell'isola riunificata.
25. Il Consiglio
europeo si compiace delle riforme recentemente approvate in Turchia. Incoraggia
e sostiene pienamente gli sforzi compiuti da tale paese per rispettare le
prioritý definite nel suo partenariato per l'adesione. L'attuazione delle
riforme politiche ed economiche necessarie migliorerý le prospettive di
adesione della Turchia, secondo gli stessi principi e criteri applicati agli altri
paesi candidati. Quanto alla fase successiva della candidatura della Turchia,
potrebbero essere prese nuove decisioni a Copenaghen tenendo conto
dell'evolversi della situazione nell'intervallo tra i Consigli europei di
Siviglia e di Copenaghen e sulla scorta della relazione periodica che la
Commissione presenterý in ottobre nonchÈ in conformitý delle conclusioni di
Helsinki e di Laeken.
III. ASILO E IMMIGRAZIONE
26. Il Consiglio europeo Ë deciso ad
accelerare l'attuazione, in tutti i suoi aspetti, del programma adottato a
Tampere ai fini della creazione di uno spazio di libertý, sicurezza e giustizia
nell'Unione europea. A questo proposito esso fa presente la necessitý di
sviluppare una politica comune dell'Unione europea sulle questioni, distinte ma
strettamente legate, dell'asilo e dell'immigrazione.
27. » di
capitale importanza per l'Unione europea e i suoi Stati membri che la gestione
dei flussi migratori avvenga nel rispetto del diritto, in cooperazione con i
paesi di origine e di transito di detti flussi. Il Consiglio europeo esprime
perciÚ soddisfazione per i risultati ottenuti nello scorso semestre, in
particolare il piano globale per la lotta all'immigrazione clandestina, il
piano per la gestione delle frontiere esterne e la direttiva che adotta norme
minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri, e
invita le prossime Presidenze a continuare a considerare prioritarie le
questioni della migrazione nella programmazione dei lavori.
28. Le misure
adottate a breve e medio termine per la gestione comune dei flussi migratori
devono rispettare un giusto equilibrio tra, da un lato, una politica
d'integrazione degli immigranti che soggiornano legalmente e una politica di
asilo che rispetti le convenzioni internazionali, in particolare la convenzione
di Ginevra del 1951, e, dall'altro, una lotta risoluta contro l'immigrazione
clandestina e la tratta degli esseri umani.
29. L'azione
dell'Unione in questo settore deve basarsi sui seguenti principi:
.
la legittima aspirazione a
una vita migliore deve essere conciliabile con la capacitý d'accoglienza
dell'Unione e dei suoi Stati membri e l'immigrazione deve essere incanalata
entro le forme legali previste a tal fine; l'integrazione degli immigranti
legali nell'Unione comporta al tempo stesso diritti ed obblighi rispetto ai
diritti fondamentali riconosciuti nell'Unione; a tale riguardo la lotta contro
il razzismo e la xenofobia assume un'importanza fondamentale;
.
conformemente alla
convenzione di Ginevra del 1951, occorre garantire ai rifugiati una protezione
rapida ed efficace facendo intervenire meccanismi atti ad impedire gli abusi e
facendo in modo che il rimpatrio nel paese d'origine delle persone la cui domanda
d'asilo Ë stata respinta avvenga pi˜ rapidamente.
Misure di lotta
all'immigrazione clandestina
30. Con il piano
globale per la lotta all'immigrazione clandestina l'Unione europea si Ë dotata
di uno strumento efficace per realizzare una gestione adeguata dei flussi
migratori e lottare contro l'immigrazione clandestina. Il Consiglio europeo
sollecita il Consiglio e la Commissione ad accordare, nell'ambito delle
rispettive competenze, prioritý assoluta alle seguenti misure previste dal
piano:
.
riesaminare entro l'anno
l'elenco degli Stati terzi i cui cittadini sono soggetti
all'obbligo del
visto o ne sono esonerati;
.
istituire al pi˜ presto un
sistema comune d'identificazione dei dati dei visti, sulla scorta di uno studio
di fattibilitý che sarý presentato nel marzo 2003 e sulla base degli
orientamenti del Consiglio; una relazione preliminare sarý presentata entro il
2002;
.
accelerare la conclusione
degli accordi di riammissione in fase di negoziazione ed approvare nuovi
mandati per negoziare accordi di riammissione con i paesi giý indicati dal
Consiglio;
.
per quanto riguarda le
politiche in materia di allontanamento e rimpatrio, adottare al pi˜ tardi entro
la fine dell'anno gli elementi su cui poggerý un programma di rimpatri sulla
scorta del Libro verde della Commissione, tra cui le condizioni migliori per un
rimpatrio rapido in Afghanistan;
.
approvare formalmente, in
occasione del prossimo Consiglio "Giustizia e affari
interni",
la decisione quadro sulla lotta contro la tratta degli esseri umani, la
decisione quadro intesa a rafforzare il quadro penale per la repressione del
favoreggiamento dell'ingresso e del soggiorno illegali nonchÈ la direttiva
volta a definire il favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno
illegali.
Attuazione progressiva di una gestione
coordinata e integrata delle frontiere esterne
31. Il Consiglio
europeo si compiace delle varie iniziative recentemente intraprese in questo
settore, in particolare della comunicazione della Commissione intitolata
"Verso una gestione integrata delle frontiere esterne degli Stati
membri", dello studio di fattibilitý eseguito sotto la direzione
dell'Italia concernente la creazione di una polizia europea delle frontiere,
tenendo conto della volontý manifestata dalla Commissione di proseguire l'esame
dell'opportunitý e della fattibilitý di tale polizia europea, nonchÈ dello
studio su "Polizia e sicurezza delle frontiere" realizzato da tre
Stati membri nel quadro del programma di cooperazione OISIN.
32. Il Consiglio
europeo si compiace della recente approvazione di un piano per la gestione
delle frontiere esterne degli Stati membri elaborato sulla base delle tre
iniziative citate, che dovrý contribuire tra l'altro a un migliore controllo
dei flussi migratori. Chiede che sia istituito al pi˜ presto, nell'ambito del
Consiglio, un organo comune di esperti delle frontiere esterne, composto dai
capi dei servizi di controllo alle frontiere degli Stati membri e incaricato di
coordinare le misure previste dal piano.
Chiede inoltre
al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri, ciascuno per quanto di
propria competenza, di attuare le misure seguenti:
-
entro il 2002
.
attuazione di operazioni
comuni alle frontiere esterne;
.
avvio immediato di
progetti pilota aperti a tutti gli Stati membri interessati;
.
creazione di una rete di
funzionari di collegamento incaricati dell'immigrazione degli Stati membri;
.entro giugno 2003,
.
elaborazione di un modello
comune di analisi dei rischi per giungere ad una valutazione comune e integrata
dei rischi;
.
definizione di una base
comune per la formazione delle guardie di frontiera nonchÈ consolidamento della
normativa europea in materia di frontiere;
.
attuazione di uno studio
ad opera della Commissione sulla suddivisione degli
incarichi fra
gli Stati membri e l'Unione circa la gestione delle frontiere esterne.
Integrazione della politica di immigrazione
nelle relazioni dell'Unione con i paesi terzi
33. Il Consiglio
europeo ritiene che la lotta contro l'immigrazione illegale richieda uno sforzo
maggiore da parte dell'Unione europea e un approccio mirato al fenomeno, con la
messa in campo di tutti gli strumenti adeguati nel quadro delle relazioni
esterne dell'Unione europea. A tale scopo, in ottemperanza alle conclusioni del
Consiglio di Tampere, un approccio integrato,
globale ed
equilibrato, inteso ad affrontare le cause profonde dell'immigrazione
clandestina deve restare l'obiettivo costante dell'Unione europea a lungo
termine. In tale ottica il Consiglio europeo ricorda che l'intensificazione della
cooperazione economica, lo sviluppo degli scambi commerciali, l'aiuto allo
sviluppo, nonchÈ la prevenzione dei conflitti sono altrettanti strumenti per
promuovere la prosperitý economica dei paesi interessati e per ridurre cosÏ le
cause all'origine dei movimenti migratori. Il Consiglio europeo insiste
affinchÈ in
qualsiasi futuro
accordo di cooperazione, accordo di associazione o accordo equivalente che
l'Unione europea o la Comunitý europea concluderý con qualsiasi paese sia
inserita una clausola sulla gestione comune dei flussi migratori, nonchÈ sulla
riammissione obbligatoria in caso di immigrazione clandestina.
34. Il Consiglio
europeo sottolinea che Ë importante assicurare la cooperazione dei paesi
d'origine e di transito in materia di gestione comune e di controllo delle
frontiere nonchÈ di riammissione. La riammissione da parte dei paesi terzi
comprenderý quella dei loro cittadini presenti illegalmente in uno Stato membro
nonchÈ, nelle stesse condizioni, la riammissione dei cittadini di paesi terzi
di cui possa essere verificato il transito nel paese in questione. La cooperazione mira a ottenere risultati a
breve e a medio termine. L'Unione Ë disposta a fornire l'aiuto tecnico e
finanziario necessario allo scopo, nel qual caso la Comunitý europea dovrý
disporre di risorse adeguate nel quadro delle prospettive finanziarie.
35. Il Consiglio
europeo reputa necessario procedere a una valutazione sistematica delle
relazioni con i paesi terzi che non cooperano nella lotta contro l'immigrazione
illegale. Di questa valutazione si terrý conto nelle relazioni fra l'Unione
europea e gli Stati membri e i paesi interessati, in tutti i settori
pertinenti. Una cooperazione insufficiente da parte di un paese potrebbe
rendere pi˜ difficile l'approfondimento delle relazioni tra il paese in
questione e l'Unione.
36. Se non si
sarý ottenuto alcun risultato ricorrendo ai meccanismi comunitari esistenti, il
Consiglio potrý prendere atto, all'unanimitý, della mancanza ingiustificata di
cooperazione da parte di un paese terzo nella gestione comune dei flussi
migratori. In tal caso il Consiglio, conformemente alle norme dei trattati,
potrý adottare misure o assumere posizioni nel quadro della politica estera e
di sicurezza comune e delle altre politiche dell'Unione europea, nel rispetto
degli impegni assunti dall'Unione e senza mettere in discussione gli obiettivi
della cooperazione allo sviluppo.
Accelerazione
dei lavori legislativi in corso sulla definizione di una politica comune in
materia di asilo e immigrazione.
37. Parallelamente
alla cooperazione rafforzata per lottare contro l'immigrazione clandestina,
occorre accelerare l'esame delle proposte in corso. Il Consiglio europeo chiede
senza indugio al Consiglio di approvare:
.
entro dicembre 2002 il
regolamento Dublino II;
.
entro giugno 2003 le norme
relative alle condizioni richieste per beneficiare dello status di rifugiato e
al contenuto di tale status; le disposizioni sul ricongiungimento familiare e
lo status dei residenti permanenti di lunga durata;
.
entro il 2003 le norme
comuni in materia di procedure d'asilo.
38. La
Commissione presenterý a fine ottobre al Consiglio una relazione sull'efficacia
delle risorse finanziarie disponibili a livello comunitario in materia di
rimpatrio degli immigranti e dei richiedenti asilo respinti, di gestione delle
frontiere esterne e di progetti di asilo e migrazione nei paesi terzi.
39. Il Consiglio europeo chiede al Consiglio
di presentargli, in collaborazione con la Commissione, per la sua riunione del
giugno 2003, una relazione sull'attuazione pratica degli orientamenti contenuti
nel presente capitolo.
IV. VERTICE DI
JOHANNESBURG
40. Il Consiglio
europeo ricorda le conclusioni del Consiglio in merito al vertice mondiale
sullo sviluppo sostenibile (WSSD), in particolare quelle del 4 marzo, del 30
maggio e del 4 e 17 giugno 2002 e si dichiara d'accordo con le posizioni
generali definite dall'Unione europea in tale contesto. Sottolinea l'impegno
dell'Unione europea al fine di assicurare il successo del WSSD e la sua volontý
di continuare a svolgere un ruolo rilevante nella preparazione del vertice,
allo scopo di giungere ad un accordo globale sulla base dei successi di
Monterrey e di Doha.
41. L'Unione
europea Ë determinata ad assicurare la realizzazione completa, entro i termini
previsti, dell'agenda di Doha per lo sviluppo per incrementare i benefici della
liberalizzazione commerciale in quanto motore dello sviluppo sostenibile dei
paesi in via di sviluppo e incoraggia gli sforzi volti a creare tra detti paesi
spazi regionali di libertý commerciale.
42. Il Consiglio
europeo accoglie favorevolmente l'impegno di aumentare il volume di APS assunto
dagli Stati membri e da altri donatori a Monterrey, che contribuirý in maniera
significativa a ridurre la povertý e a centrare gli obiettivi di sviluppo del
millennio. Sottolinea che occorre concretizzare tali impegni. Il Consiglio
europeo sottolinea inoltre l'esigenza di assicurare il potenziamento del Fondo
mondiale per l'ambiente, onde metterlo in condizione di soddisfare il
fabbisogno di finanziamento nei settori d'intervento attuali e futuri.
43. L'Unione
europea chiederý ad altri paesi sviluppati di partecipare al suo programma
sulla globalizzazione, il commercio e le finanze per aiutare i paesi in via di
sviluppo a beneficiare dell'accesso ai mercati dei paesi sviluppati, affinchÈ
tutti traggano vantaggio dalla globalizzazione. L'Unione europea si impegna a
potenziare concretamente la sua azione in tutti questi settori.
44. L'Unione
europea sottolinea che la buona governance a livello nazionale resta essenziale
per lo sviluppo sostenibile e che tutti gli Stati debbono rafforzare le loro
istituzioni di governo privilegiando la supremazia della legge, il
miglioramento delle strutture giuridiche e l'accesso all'informazione.
45. In uno
spirito di partenariato e di responsabilitý, l'Unione europea incoraggerý
iniziative, in particolare nei settori dell'acqua potabile e dell'igiene,
dell'energia, comprese le energie rinnovabili, e della salute. Nell'attuare
tali iniziative l'Unione europea presterý particolare attenzione all'Africa,
cooperando strettamente con i propri partner per dare impulso all'iniziativa
NEPAD. Il Consiglio europeo sottolinea la volontý dell'Unione europea di assumere a Johannesburg impegni politici
chiari e concreti con precise scadenze, la cui realizzazione dovrý basarsi su
un partenariato effettivo.
46. Il Consiglio
europeo sottolinea l'importanza, nel contesto dello sviluppo sostenibile, di
mantenere l'obiettivo della sicurezza alimentare quale elemento fondamentale
della lotta contro la povertý, come recentemente ricordato dal vertice mondiale
sull'alimentazione di Roma.
V. CRESCITA E
COMPETITIVIT¿ VERSO LA PIENA OCCUPAZIONE
Le prospettive
economiche e gli indirizzi di massima per le politiche economiche
47. Il recente
rallentamento congiunturale dell'attivitý economica Ë cessato. L'economia
europea potrý raccogliere i frutti di politiche macroeconomiche sane e di
riforme economiche ambiziose che sosterranno la ripresa della crescita giý
iniziata e la creazione di posti di lavoro e permetteranno di meglio affrontare
le incertezze economiche.
48. Il Consiglio
europeo approva gli indirizzi di massima per le politiche economiche,
incentrati sulla stabilitý macroeconomica e sulla crescita nonchÈ sulla riforma
dei mercati del lavoro, dei beni e dei servizi e raccomanda al Consiglio di
adottarli. Conferma il proprio impegno nei confronti del patto di stabilitý e
di crescita e del risanamento delle finanze pubbliche e chiede agli Stati
membri di seguire politiche di bilancio conformi alle raccomandazioni contenute
negli indirizzi
di massima per le politiche economiche. Gli Stati membri sono invitati ad
avvalersi di tutte le conseguenze della crescita connesse alla ripresa
economica per proseguire il risanamento delle finanze pubbliche.
Servizi
finanziari
49. Il Consiglio
europeo si compiace dell'adozione del regolamento relativo all'applicazione di
principi contabili internazionali e degli accordi politici raggiunti
recentemente sulle direttive relative ai conglomerati finanziari, agli abusi di
mercato e ai fondi pensione aziendali e ribadisce il suo fermo impegno ad
attuare rapidamente e integralmente il piano d'azione per i servizi finanziari.
Imposizione dei
prodotti energetici
50. Il Consiglio
europeo prende atto della relazione della Presidenza sullo stato dei lavori
della direttiva relativa all'imposizione dei prodotti energetici e riafferma il
calendario adottato a Barcellona per la sua adozione, parallelamente
all'accordo sull'apertura dei mercati dell'energia.
Pacchetto
fiscale
51. Il Consiglio
europeo:
- prende atto con soddisfazione della
relazione interinale del Consiglio sul pacchetto fiscale nonchÈ della sua
determinazione a fare in modo che questo sia definitivamente
adottato entro
la fine dell'anno;
- si aspetta che
i negoziati con la Svizzera sulla fiscalitý del risparmio, benchÈ iniziati solo
recentemente, possano svolgersi a un ritmo accelerato e concludersi quanto
prima nel secondo semestre 2002.
Cooperazione
amministrativa nel settore dell'imposizione fiscale
52. Il Consiglio
europeo si rallegra della relazione interinale del Consiglio relativa alla
cooperazione amministrativa nel settore dell'imposizione fiscale e approva le
iniziative ivi presentate ai fini
della prosecuzione dei lavori nel settore.
"Corporate
governance"
53. I recenti
avvenimenti hanno evidenziato l'importanza di una sana gestione delle imprese,
in particolare per le imprese che operano sui mercati dei capitali. In
ottemperanza alla decisione del Consiglio europeo di Barcellona, nell'aprile
2002, il mandato del Gruppo ad alto livello di esperti di diritto societario Ë
stato esteso alle questioni relative alle migliori pratiche in materia di
gestione e audit delle imprese, con particolare riguardo al ruolo dei membri
del consiglio d'amministrazione privi di responsabilitý esecutive e degli
organi di vigilanza, la
retribuzione dei
dirigenti, la responsabilitý della direzione aziendale in materia di
informazioni finanziarie e le pratiche di revisione. Nel giugno 2002 il
Consiglio ECOFIN ha preso atto di una relazione orale preliminare della
Presidenza del Gruppo ad alto livello. Il Consiglio europeo invita il Consiglio
ECOFIN e il Consiglio "Mercato interno" a tenere un dibattito
politico sulla relazione finale del Gruppo ad alto livello, affinchÈ la
Commissione presenti quanto prima proposte specifiche.
Riforme
economiche, innovazione e competitivitý
54. Il Consiglio
europeo di Barcellona ha sottolineato la necessitý di imboccare risolutamente
la strada delle riforme, mettendo in evidenza vari settori prioritari. Come
risulta dalla relazione della presidenza, sono giý stati compiuti importanti
progressi. Il programma di riforme economiche avviato dal vertice di Lisbona
deve essere proseguito con determinazione onde conseguire gli obiettivi
strategici che l'Unione si Ë prefissa. In questo contesto il Consiglio europeo:
-
chiede che siano adottate
al pi˜ presto le decisioni d'applicazione del sesto programma quadro di ricerca
(norme sulla partecipazione e programmi specifici);
-
conferma il calendario
concordato a Barcellona sull'apertura dei mercati dell'elettricitý e del gas;
-
chiede che si proseguano
attivamente i lavori in modo da consentire la revisione degli orientamenti
comunitari per le reti transeuropee dei trasporti e la realizzazione del cielo
unico europeo nei termini concordati;
-
approva gli obiettivi del
piano d'azione eEurope 2005 della Commissione che costituisce un importante
contributo agli sforzi compiuti dall'Unione per giungere a un'economia
competitiva fondata sulla conoscenza, chiede a tutte le istituzioni di
provvedere affinchÈ questo piano sia attuato pienamente entro la fine del 2005
e invita la Commissione a sottoporre, in tempo utile per il Consiglio europeo
che si terrý nella primavera del 2004, una valutazione intermedia dei progressi
e a presentare, se necessario, proposte di adeguamento del piano d'azione;
-
prende atto della
relazione della Commissione sui restanti ostacoli all'introduzione delle reti e
dei servizi di comunicazioni mobili di terza generazione e invita tutte le
amministrazioni pertinenti a adoperarsi per superare le difficoltý incontrate
nell'installazione fisica delle reti; invita inoltre la Commissione a riferire
al Consiglio europeo di Copenaghen su questo problema e sugli ostacoli che
ancora si frappongono all'apertura di piattaforme nel settore della televisione
digitale e delle comunicazioni mobili di terza generazione, sullo sviluppo del
commercio elettronico e dell'eGovernment nonchÈ sul ruolo che i sistemi
elettronici di identificazione e di autenticazione potrebbero svolgere in
questo contesto;
-
prende atto della
relazione della Commissione sulla metodologia di valutazione nel contesto dei
servizi di interesse economico generale e invita la Commissione a riferire al
Consiglio europeo di Copenaghen sull'avanzamento dei lavori riguardanti le
linee direttrici per gli aiuti di Stato e, se del caso, a adottare un
regolamento di esenzione di categoria in questo settore;
-
chiede al Consiglio di
attuare la strategia proposta dalla Commissione in materia di biotecnologia;
-
chiede al Consiglio di
ultimare entro l'anno l'adozione del pacchetto "appalti pubblici".
VI. RELAZIONI
ESTERNE
Kaliningrad
55. Il Consiglio
europeo invita la Commissione a presentare, in tempo utile prima della sua
riunione di Bruxelles, uno studio complementare sulle possibilitý che si
offrono per risolvere in modo efficace e flessibile la questione del transito
di persone e di merci verso e a partire dall'oblast di Kaliningrad, nel rispetto dell'acquis e
d'intesa con i paesi candidati interessati.
Medio Oriente
56. Il Consiglio
europeo ha adottato la dichiarazione sul Medio Oriente che figura in appresso
(allegato VI).
India/Pakistan
57. Il Consiglio
europeo ha adottato la dichiarazione relativa a India-Pakistan che figura in
appresso (allegato VII).
VII. VARIE
Regioni ultraperiferiche
58. Il Consiglio
europeo invita il Consiglio e la Commissione ad approfondire l'attuazione
dell'articolo 299, paragrafo 2 del trattato che riconosce la specificitý delle
regioni ultraperiferiche e a presentare proposte adeguate per tener conto delle
loro esigenze specifiche attraverso
le varie politiche comuni, in particolare quella dei trasporti, e in occasione
della riforma di alcune di dette politiche, in particolare della politica
regionale. Al riguardo, il Consiglio europeo prende atto dell'intenzione della
Commissione di presentare una nuova relazione su queste regioni, basata su un
approccio globale e coerente che tenga conto delle specificitý della loro
situazione e dei mezzi atti a farvi fronte.
59. Il Consiglio
europeo chiede al Consiglio e alla Commissione di portare a termine alcuni
lavori prioritari riguardanti in particolare il problema dei dazi di mare nei
DOM.