Una valutazione su questa sanatoria che pare candidarsi come la più
grande finora attuata.
Sì, potrebbe essere tra le più grandi. Le norme, tra
l'altro, possono sembrare alcune un poí restrittive, soprattutto perché
i giornali e la televisione fanno a gara a presentarle in modo restrittivo.
Ad esempio questa faccenda dei 3 mesi pregressi: il rapporto deve aver
avuto luogo nei 3 mesi precedenti l'entrata in vigore della legge, cioè
dal 9 giugno al 9 settembre, ma ciò che è importante è
la data d'ingresso in Italia, che non deve essere posteriore a questi tre
mesi.
Il decreto inoltre prevede che per l'estensione agli altri lavoratori subordinati, non colf e badanti, la valutazione sia possibile se c'è l'impegno o l'assunzione o a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata non inferiore ad un anno. Tuttavia è stabilito che il permesso che viene rilasciato in questi casi possa essere rinnovato a condizione che esista un rapporto di lavoro (sempre a tempo indeterminato o determinato ma non inferiore ad un anno), non necessariamente quello. Di fatto questo non è un grande impedimento, nel senso che nessuno impedisce di procedere alla regolarizzazione, anche quando il datore di lavoro non intenda di fatto tenere il lavoratore per un anno e poi procedere al licenziamento e il lavoratore si cercherà un'altra occupazione. Non è fondamentale per il lavoratore che mantenga quel rapporto di lavoro per poter rinnovare il permesso.
L'impressione è che le procedure siano semplicissime.
Mi sembra che questo governo finora abbia dato una solenne lezione
ai governi di centrosinistra su come si fa una sanatoriaÖ naturalmente
poi andrà visto il risultato finale. Però questa procedura
del ritiro dei plichi negli uffici postali - e quindi senza un contatto
diretto con le questure, uffici postali che sono numerosissimi in una provincia
mentre di questura ce n'è una sola - mi sembra una cosa intelligentissima.
Tra l'altro, mi sembra senza rischio sostanziale per lo straniero: non
si dovrà presentare in questura, ma si presenterà in prefettura
e quindi con una logica meno poliziesca; si presenterà solo quando
sarà chiesto che la regolarizzazione è andata in porto, cioè
ha avuto un buon fine. Novità nettamente positiva.
Sono in tanti a lavorare in nero: saranno tutti regolarizzati?.
L'imprenditore che non regolarizzi il rapporto di lavoro incorre in
sanzioni abbastanza pesanti. Dopodiché si sa che il lavoro nero
esiste in Italia. Queste sanzioni non hanno mai fatto paura a nessuno,
ma nel caso in cui il lavoratore clandestino riesca a sanarsi con un altro
rapporto qualsiasi, allora l'imprenditore rischia pesantemente, perché
potrebbe trovarsi a sostenere una vertenza con un lavoratore che a quel
punto è diventato un regolare.
Dalla sanatoria sono esclusi gli espulsi....
Questa è la norma più restrittiva, lascia scontenta una
parte della maggioranza e quindi è sperabile che venga rilassata,
escludendo dalla sanatoria solo quelli espulsi con accompagnamento immediato
alla frontiera, quindi che possa essere rivista, in sede di conversione
in legge del decreto. Così come è, attualmente, è
una norma che rischia di escludere un gran numero di persone. C'è
da dire che se vi fosse, come pare vi sia, da parte del Ministero dell'Interno
la volontà di sanare il più possibile, i singoli prefetti
potrebbero revocare i provvedimenti di espulsione, anche quelli che hanno
carattere preclusivo rispetto alla sanatoria. Tuttavia non può esserci
un'indicazione generale che costringa i prefetti a revocare un provvedimento
di espulsione, se questo non è previsto dalla legge. Si tratta di
una scelta affidata al prefetto, quindi bisognerà vedere se c'è
comunque una volontà di orientare il comportamento dei prefetti
in questo modo.
I richiedenti del diritto d'asilo come possono rientrare nella regolarizzazione?
Questo non è chiarissimo. Qualunque straniero che abbia un rapporto
di lavoro senza essere autorizzato a lavorare dovrebbe poterne usufruire,
per come è scritta la legge, e per come è scritto il decreto
di questa sanatoria, ottenendo quindi un permesso per lavoro. C'è
una difficoltà che riguarda gli stranieri che non siano in possesso
di un passaporto, di un documento di viaggio; questo perché sembra
del tutto improbabile che possa essere rilasciato un permesso di soggiorno
ad una persona priva di documento d'identità: rischia di essere
un impedimento insormontabile e quindi in questi casi la persona potrà
solo aspettare l'esito della procedura di riconoscimento per la firma.
Se sarà riconosciuto rifugiato, potrà lavorare, ovviamente,
ma a prescindere dalla sanatoria.