srm materiali materiali di lavoro e
rassegna stampa sull’immigrazione 2002 settembre |
Sommario -
Una esperienza nelle nostre chiese: il Pellegrino della Terra -
Tratta dal Tajikistan -
“La Regolarizzazione” -
Convegni -
Siti internet |
Supplemento
“RUTH”
n. 2
_________ a cura del:
SERVIZIO
RIFUGIATI E MIGRANTI
della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia Via Firenze 38, 00184 Roma tel. 06 48905101 Fax 06 48916959 E-mail: srm@fcei.it |
Come nasce l'attività
Nel 1995 Vivian Wiwoloku - nigeriano, laureando in
farmacologia, predicatore locale incaricato della cura della comunità
africana che fa capo alle chiese metodista e valdese della Noce, - nella sua
qualità di presidente della comunità nigeriana di Palermo, visita
di casa in casa i suoi connazionali, entra in contatto con diverse ragazze che
cominciano a frequentare la riunione di preghiera settimanale alla Noce. In
queste riunioni emerge il peso che queste "nuove schiave" sono
costrette a portare. Diverse di loro sono credenti, metodiste, presbiteriane,
pentecostali, e prima di andare in strada, con la morte nel cuore leggono il
Salmo 90, il 121, pregano, ma non possono uscire dalla rete in cui sono cadute.
Vivian le esorta a tornare, a
raccontare la loro storia; sono state raggirate in Nigeria con la promessa di
un lavoro in Italia; hanno firmato un impegno di riscatto a volte di diverse decine
di milioni; in Italia sono finite sul marciapiedi e ogni tentativo di ritirarsi
è stato bloccato da ricatti, minacce di ritorsione sui parenti in
Nigeria, pratiche di magia nera Vudu. Quelle che hanno finito di pagare il loro
riscatto sono "libere", ma non avendo altro mezzo di sostentamento
continuano nell'unico "lavoro" che hanno imparato.
Una rete di contatti e
collaborazioni viene stabilita per aiutare le ragazze "libere" che
sono disposte a cambiare vita: con le Suore di S. Vincenzo, del Buon Pastore,
con il Centro di accoglienza di S. Chiara all'Albergheria. Soprattutto è
attiva la comunità nigeriana con collaborazioni di volontariato e con il
negozietto di prodotti africani che i Nigeriani hanno aperto nel centro storico
di Palermo, gestito dalla moglie di Vivian, che diventa un punto di
riferimento e di appoggio di crescente importanza.
Nell'ambito di questa
collaborazione si concretizzano aiuti per le prime ragazze che decidono di
lasciare la strada. Una alla volta sono cooptate per aiutare nel negozietto
africano in attesa di un lavoro stabile (in genere come colf); vengono aiutate
per pagare l'affitto, per il vitto, per medicinali. Ma il grosso del problema
rimane l'irregolarità della loro posizione come clandestine.
Al tempo della
"sanatoria Dini", nel 1995, in un'assemblea dei Nigeriani di Palermo
si manifesta da una parte la disponibilità a lasciare la strada avendo
un permesso di soggiorno, dall'altra ad aiutare per il difficile periodo
iniziale della nuova vita.
In Questura inizialmente Vivian incontra ostilità e
diffidenza. La richiesta di revocare il decreto di espulsione che è
stato ingiunto ad alcune ragazze viene rifiutata. Insistendo, Vivian convince il funzionario
della Questura incaricato dei rapporti con gli extra comunitari a concedere il
permesso di soggiorno alle ragazze che decidono di cambiare vita. Il
funzionario è scettico ma si dice disponibile, chiedendo però che
interlocutore della Questura sia un'associazione anziché un individuo.
Con l'assistenza del CESE,
si costituisce così nel 1996 l'associazione "Il Pellegrino della
Terra" che operava già informalmente dall'anno precedente. Ad essa
aderiscono Africani della Nigeria, del Ghana, della Costa d'Avorio, dell'Africa
Occidentale. E' la prima volta che a Palermo si uniscono insieme Africani di
diversa nazionalità. Si costituisce così un portavoce autorevole
della comunità africana palermitana e l'importanza di questo
collegamento si riscontrerà nel 1999, quando gli extra comunitari
saranno chiamati ad eleggere la Consulta per gli immigrati, organo consultivo
del Comune: su 6 eletti, il rappresentante designato ed eletto dagli Africani
è senza concorrenti Vivian Wiwoloku.
Il rapporto con la Questura
si consolida con la costituzione dell'Associazione. Se prima della costituzione
una decina di ragazze ha lasciato la strada, in seguito e fino alla fine del
decennio il numero aumenta fino ad arrivare al totale di 45. In Questura sono
promossi ripetuti incontri da parte di rappresentanti della Curia, delle Suore
di S. Vincenzo, del Pellegrino della Terra. Il Questore assicura che le domande
di soggiorno presentate con la garanzia di questo "Comitato di
libertà" verranno accolte. Vengono anche cancellati provvedimenti
di espulsione già comminati.
La collaborazione si estende
anche per i casi in cui le ragazze intendono denunciare i loro sfruttatori
rifiutando di continuare a pagare il riscatto pattuito. In questo caso oltre al
permesso di soggiorno il magistrato ordina il programma di protezione. Si
impone l'allontanamento da una situazione di grave pericolo. il Pellegrino
della Terra segue 10 di questi casi accompagnando la maturazione della
decisione, fornendo informazione, appoggio, mediazione con la Questura. Una
ragazza viene trasferita altrove e seguita con l'appoggio di opere evangeliche
fino alla sua sistemazione con lavoro. Altre spariscono per paura. Il
Pellegrino della Terra collabora con la Questura per l'arresto di una banda di
5 sfruttatori che importano ragazze dalla Nigeria e che subirà il
processo quest'anno.
Intanto l'opera continua nei
confronti di nuove arrivate: contatti, incontri, esame delle situazioni caso
per caso. il Pellegrino della Terra si sta occupando attualmente di 10 ragazze
che stanno lasciando la strada ma è in contatto con 150 che sarebbero
disposte a uscire dal giro se avessero un'alternativa reale.
In tutti questi anni di
attività e di servizio nella città di Palermo “Pellegrino
della Terra”, ha ottenuto la fiducia e la simpatia di tutta la società civile
palermitana, impegnata nella valorizzazione culturale della città, ed ha
consolidato la collaborazione con le varie associazioni impegnate nel campo
dell'immigrazione al punto che giorno 23 maggio 2001, in occasione della
commemorazione del nono anniversario della strage di Capaci, l'Associazione
Scuola di Formazione etico-politica G. Falcone ha consegnato presso Villa
Niscemi a Palermo, contestualmente ad un incontro dal titolo "Mafie e
nuove schiavitù - Una riflessione sul traffico degli esseri umani",
la prima targa Giovanni Falcone a Vivian Wiwoloku, per il suo impegno a fianco delle
giovani donne immigrate rese schiave dal racket della prostituzione.
L'opera di assistenza
I problemi principali da
affrontare sono tre.
1. Un periodo di pura assistenza in cui è necessario
provvedere a tutto, dall'affitto al cibo, alle medicine, talvolta il vestiario.
Questo periodo, in cui si ricerca un lavoro per la ragazza che ha lasciato la
strada, e che spesso compie un periodo di apprendistato, è in media di
tre mesi.
2. Un periodo di apprendistato al lavoro, necessario per ragazze
che talvolta non sanno neppure come si fanno le pulizie in modo accettabile.
Continua a servire a questo scopo la preziosa collaborazione del negozietto di
prodotti africani. Oltre a questo, nel novembre del 99 il Pellegrino della Terra
ha aperto nel centro storico un Circolo culturale che oltre a svolgere un
programma di interscambio culturale tra Africani e Italiani, avendo la licenza
di spaccio interno dell'Associazione dà lavoro ad alcune ragazze che si
alternano imparando a fare le pulizie in modo accurato. Il Circolo culturale
è stato attrezzato in prevalenza con aiuti della Tavola valdese (fondi 8
per mille) e dall'Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia (OPCEMI)
oltre che dai soci. Due progetti sono stati presentati recentemente per
sostenere e potenziare questa particolare iniziativa. Uno al Comune per
finanziare l'attività culturale di aggregazione e intercambio e di
assistenza; uno alla Tavola valdese (8 per mille) per finanziare posti di
lavoro per il funzionamento del Circolo.
3.
Il
terzo problema è la ricerca di lavoro per le ragazze che lasciano la
strada. Gli apprendistati e la sosta nelle attuali strutture del Pellegrino
della Terra sono solo un passaggio. Il punto finale deve essere un'occupazione
stabile. Finora in massima parte le ragazze sono state collocate come
collaboratrici familiari, spesso con un impiego comprensivo di alloggio. Ma non
può essere questo il solo sbocco lavorativo, sia per il limite delle
offerte di lavoro, sia per la necessità di valorizzare maggiormente le
capacità delle persone liberate.
Prospettive e necessità
Se rispetto alle
potenzialità di 150 casi il Pellegrino della Terra riesce ad occuparsi
concretamente di poche unità, ciò è dovuto essenzialmente
a due fattori:
- la scarsità estrema dei mezzi con cui vanno
assistite le ragazze nel periodo iniziale;
- la limitatezza degli sbocchi lavorativi disponibili e
ipotizzabili.
Centro di ascolto
L'associazione ha istituito
un centro di ascolto in via delle Pergole 11, la cui conduzione è stata
resa possibile dalla collaborazione di una missionaria della chiesa metodista
dell'Ohio (U.S.A.).
Questo locale serve pure
come punto di incontro con queste ragazze. Esse hanno bisogno di incontrare
qualcuno del loro paese con cui parlare e sfogarsi.
Il primo periodo di circa
tre mesi, in cui queste ragazze cercano di venire fuori dalla loro condizione,
è una fase molto delicata da tenere in considerazione.
A
questo punto noi cerchiamo di proteggere le ragazze dai loro persecutori
mettendo a disposizione vitto e alloggio, prima di trovare un lavoro che
permetta loro di vivere.
La difficoltà di
sopperire ai bisogni di queste ragazze, in questa fase molto delicata, potrebbe
creare uno stato di ricaduta.
Dopo aver ascoltato la
storia di ognuna di loro cerchiamo di costituire un percorso individuale di
inserimento sociale, avvalendoci spesso della collaborazione del Centro di
Accoglienza delle “Suore del Buon Pastore” che accoglie anche
ragazze madri.
Le ragazze provenienti da
famiglie molto povere sono quelle che cadono più facilmente nella rete
di organizzazioni senza scrupoli che con le lusinghe di un redditizio lavoro in
Italia, iniziano ad esercitare una forte pressione psicologica sulle loro
vittime, praticando riti Vudu e stregoneria. Questo stato di paura,
continuamente alimentato con minacce di morte sia alle vittime che ai loro
familiari in patria, crea uno stato di totale sottomissione di queste giovani
sventurate che iniziano a pagare esorbitanti somme per riscattarsi da questa
condizione.
Questo problema persiste
anche per quelle che si sono rivolte a noi per ottenere aiuto; la paura di
ritorsioni, anche magiche, lega la vittima ad essere fedele agli sfruttatori e
impedisce loro di rivolgersi alla polizia anche dopo il pagamento del riscatto.
Per questa ragione non basta
soltanto un lavoro alternativo per risolvere il problema ma ci vuole anche un
aiuto psicologico e antropologico da parte di gente specializzata.
Alcuni successi li abbiamo
ottenuti grazie ad alcuni specialisti africani, che gratuitamente hanno
prestato la loro opera.
Il locale serve anche come
punto di distribuzione di viveri e beni di prima necessità.
Di volta in volta si
accompagnano le ragazze per visite mediche e ginecologiche, grazie anche alla
collaborazione di alcuni operatori dell' ASL 6 che si prendono cura dei casi.
Fino ad oggi
l’incomprensione dovuta alla lingua e alla tradizione
“dell’altro” ha reso difficile ad alcuni immigrati
l’accesso alle strutture ospedaliere. Sarebbe auspicabile che in tali
strutture sia prevista la presenza di un mediatore socio-sanitario che faciliti
il dialogo tra i pazienti immigrati e il medico curante. L’attivazione di
corsi di formazione professionale in tal senso, da parte dei Comuni o della
Comunità Europea, darebbe la possibilità a molte di queste
ragazze che sono già in possesso di un diploma di assistente sanitario
conseguito nel loro paese, di accedere più facilmente al mondo del
lavoro in questa società.
Attualmente la
collaborazione con C.R.I. rende questo servizio molto efficiente.
La carenza di lavoro,
soprattutto al Sud, dove non ci sono fabbriche, crea gran difficoltà. Se
si riesce a collocare queste ragazze come collaboratrici familiari, si devono
seguire per un certo periodo; qualche volta occorre fungere anche da mediatori
tra lavoratore e datore di lavoro.
Un altro problema è
legato alla difficoltà di ottenere in tempi rapidi il "permesso di
soggiorno", per cui rimangono relegate nei centri di accoglienza, non
potendo essere avviate al lavoro per mancanza di documenti.
Dai nostri dati risulta che
molte di queste ragazze hanno un buon grado di istruzione; alcune sono
insegnanti, infermiere, ecc. Pensiamo di poter creare delle situazioni di
lavoro che valorizzino la loro preparazione specifica.
Abbiamo già avviato
alcuni progetti ed altri sono in fase di elaborazione.
Grazie al sostegno della
Tavola Valdese e dell’OPCEMI è stato possibile realizzare nel
locale sito in via Candelai 12 a Palermo, un piccolo ristorante per la
conoscenza e diffusione di piatti e prodotti tipici della cucina africana; con
questa iniziativa siamo riusciti a collocare due ragazze che avevano già
acquisito una certa esperienza nel campo della ristorazione nel loro paese di
origine.
Una seconda iniziativa
consiste nel progetto finanziato dal Comune di Palermo riguardante una
iniziativa di scambio culturale dove hanno trovato collocazione due mediatrici
culturali africane e due italiani.
Altre due ragazze, che sono
riuscite ad uscire dal giro della prostituzione da oltre 3 anni, collaborano al
Centro di ascolto di cui abbiamo accennato prima, sito in via Delle Pergole 11
a Palermo. Questo fa funzionare al meglio il Centro, in quanto le utenti
possono parlare con delle persone che hanno vissuto in prima persona il
problema di cui sono vittime, che parlano la loro lingua, che conoscono a pieno
la loro cultura e sanno fornire i giusti consigli ottenendo la loro fiducia.
Fino ad oggi siamo riusciti
a togliere dalla strada 72 ragazze ed altre 10 stanno seguendo il percorso
sociale in alcuni istituti. In un territorio avviato alla
multirazzialità e alla multiculturalità, com’è
quello siciliano, si fa avanti in maniera sempre più urgente,
l’esigenza della conoscenza reciproca fra le culture coesistenti.
Da ciò nasce l'idea
di un progetto che favorisca lo scambio di informazioni ed il dialogo fra etnie
diverse e modi di vita differenti, e indichi come questi possono compenetrarsi
per creare una società nuova, in cui vengano abbattute tutte le
pregiudiziali e le diversità diventino una fonte di arricchimento
reciproco, piuttosto che barriere fra i popoli.
L'obiettivo è di
mettere a disposizione di istituzioni socioculturali e formative (scuole,
Università, Associazioni, ecc. ) un organismo permanente e qualificato,
che avvalendosi di una metodologia ispirata al dialogo, alla ricerca e al
confronto, superi le difficoltà di entrare in contatto con i portatori
della cultura “diversa”, ed utilizzando vari strumenti (audiovisivi,
fotografie, giochi di società, musiche e canti, ecc.) metta in relazione
esperienze varie, in quanto fondate su differenti tradizioni, usi e costumi.
I risultati finora
conseguiti sono stati resi possibili grazie alla cooperazione stretta ed
incondizionata di varie associazioni, al sostegno dell'O.P.C.E.M.I. e della
Tavola Valdese, della FCEI, delle chiese locali metodista e valdese e di tutti
coloro che in forma anche individuale ci hanno dato la loro solidarietà.
A tutti questi soggetti noi
rivolgiamo il più caloroso dei ringraziamenti per aver contribuito ad
essere un seme di speranza.
Pellegrino
della Terra
Tajik women remain at high risk
of trafficking
(informazioni da Teresa Albano -
OIM Roma)
DUSHANBE, - Travelling on a local bus in the northern Tajik city of Khujand,
13-year-old Lola was abducted by a woman who told onlooking passengers that she
was her mother. Despite her persistent cries for help, she was taken to a house
where 14 other girls, hooked on heroin, were kept and sold to men every night.
But Lola was fortunate. Before the traffickers could send her abroad, the
teenage girl was rescued by a local NGO called Modar. Sadly thousands more are
not so lucky and the trafficking of young girls and women in this impoverished
Central Asian nation remains rife.
While there are no real statistics on the scale of trafficking in Tajikistan,
according to a recent study carried out by the International Organisation for
Migration (IOM), as economic conditions worsen, the region remains fertile
ground for trafficking to increase.
Speaking to NGOs, youth groups, teachers, doctors, officials, as well as
victims, IOM found it particularly difficult to break down barriers with the
women themselves. Already deceived once, they were reluctant to divulge information
about their experiences. "The purpose of the study [Deceived Migrants from
Tajikistan] for us was to find out how it works, rather than the scale, as we
can never find accurate statistics," IOM country head, Igor Bosc, told
IRIN in the capital, Dushanbe.
Although the estimated number of women trafficked every year is 1,000, Bosc
believes this figure to be 10 times higher and one that is rapidly increasing.
The majority of the victims range in age from 21 and 25, with most coming from
the capital and Khujand in the north.
But it is way the women are initially deceived that is most revealing. Many
women surveyed said they had been trafficked after responding to adverts
promising lucrative shopping trips abroad to resell items back in Dushanbe and
Khujand, the report said.
"Our friend advised my beautiful daughter to go and work in Abu Dhabi as a
cleaner in the villa of a very rich person for a salary of US $4,000,"
said Irina, another respondent to the survey. But in a country where the
average wage is $50 per month, it is no wonder that women are becoming
increasingly desperate to find work elsewhere, not realising the consequences
they could face.
Most victims from Tajikistan end up in Muslim nations such as Dubai, Turkey,
Yemen, Syria, Saudi Arabia and Bahrain. Once there, the risk of catching
diseases is extremely high as 95 percent of respondents to the survey said they
had been forced into sexual acts without protection against venereal diseases.
But while the issue of trafficking remains largely a taboo subject, even in
this fairly liberal Muslim society, the authorities are toughening their
stance. "I think the government is doing a good job and deserves some
credit for this," Bosc said. They had at least recognised the problem when
countries such as the United Arab Emirates (UAE) and other Arab nations did not
acknowledge it, he added. Indeed, the government had ratified a convention to
combat crime in 2000 and was trying to increase the punishment for trafficking.
Furthermore, Dushanbe was raising the age of women able to visit Dubai. Those
aged between 15 and 35 are not permitted to travel there. "We believe that
our tough position on this matter is helping to curb the problem and we have
had very few cases over the past six months," press officer for the Tajik
Interior Ministry, Asoev Khudoynazar Fayziddinovich, told IRIN. In addition to
their support for a national media campaign to get the message out, he added
that they were still in need of technical resources to work effectively.
But with at least 200,000 Tajiks out of a population of six million known to be
seasonal migrants, the IOM has called for an even greater need for awareness.
Together with the Swiss Development Agency, the agency launched an information
campaign in April advising labour migrants, particularly women, of the dangers
they could face. Leaflets were distributed at major airports and train
stations. "Lack of education, especially in rural areas, exacerbates the
problem," Bosc said.
To date, the IOM has received hundreds of phone calls from people who were
thinking of migrating, asking how it could be done safely. Although women are
the main victims, Bosc also raised the issue of male migrants being forced into
intensive labour. "Many are forced to work in sweat shops, especially in
places such as Russia," he explained.
Bosc warned that traffickers were adopting more and more cruel methods, and the
harrowing case of two doctors and a nurse in Dushanbe found guilty of selling a
newborn boy for US $500 and a newborn girl for US $300 to be trafficked, bears
testament to this.
But according to the survey, the trafficking system is firmly established. In
one incident, a trafficker named Tursonoi maintained a network of apartments in
Khujand where up to 70 young women, ranging in age from 13 to 30 - including
ethnic Tajiks, Russians, Ukrainians and Kazakhs - were routinely exploited.
Operating since 1975, he was arrested in 2000 and sentenced to nine years in
prison.
Highlighting the problem, Modar, in conjunction with the United Nations
Development Fund for Women {UNIFEM}, held an international conference on
trafficking last year. "This was major progress as trafficking and
prostitution are taboo subjects," Modar chairwoman, Gulchehram Mirzoeva,
told IRIN.
Present at the conference was the Tajik deputy minister of interior, who
recalled a remark made by a taxi driver in Dubai over how beautiful Tajik women
were. Only later, after attending the conference, did he realise what the taxi
driver was talking about and felt saddened that women were being deceived in
such a way.
Modar carried out a country-wide survey in 2000 using a sample of 1,500 women.
It also found that most women were deceived into being trafficked. Again the
most popular destination was the United Arab Emirates (UAE), where according to
the interior ministry, there are reportedly 300 Tajik women. The real number,
however, is believed to be higher.
In an effort to raise awareness of trafficking among Tajik society, Modar is
distributing leaflets encouraging more women to come forward and tell their
stories. "Each story is horrible as they are all young women who have been
tricked," Mirzoeva lamented.
Citing one of the worst cases, she noted the horrific experiences of 35 women
returning from Moscow to Dushanbe in December 2000. Tricked into leaving the
train they were travelling in for taxis at a cheaper fare, the women were taken
to an isolated warehouse where they were sold and resold to men.
According to the NGO, there are two groups of women being trafficked. Those who
go willingly and those who are tricked into going. Females from rural areas are
at a higher risk of being deceived than those living in urban areas.
Mirzoeva spoke of one case where a mother of five in rural Tajikistan was ready
to sell herself for less than two dollars a night. "When those who are
willing to sell themselves hear they can earn a lot more abroad, they are
desperate to leave the country," she explained. "When I see women
being sold like this it makes my heart ache," she said.
However, unless greater efforts are taken, the pain and suffering of these
women looks set to continue. Meeting the challenge, Shurat Rajabov, acting head
of UNIFEM in Dushanbe said female empowerment is key. "We are proposing a
new economic project for women in rural areas to give them land rights so they
can earn a decent living," he said. The fact that over 65 percent of the
population works on the land highlights the importance of equal land ownership
- a major problem in Tajikistan.
"Many women are left in villages alone to fend for their families when
their husbands leave for Russia to find work there. It is vital for them to be
able to earn a living," he explained. Some one million people have already
left Tajikistan for Russia in search of a better life and until greater
opportunities arise for the women of Tajikistan and other Central Asian
countries, they will continue to fall pray to traffickers, he warned.
According to a US state department report on trafficking last month, the global
magnitude of this crime is staggering. Annual estimates range from 700,000 to
four million people bought, sold, transported and held in slavery-like
conditions for sex and labour exploitation. However, the nature of the crime -
underground, often under-acknowledged - contributes to the inability to
determine the number of victims each year.
La
"Regolarizzazione" della legge 189
Questa regolarizzazione è
anche una chance per le donne che riescono ad uscire dalla tratta. Per
informazioni rimandiamo a SRM Materiali Inform.Legge, che smista informazioni
in merito alla "Regolarizzazione".
Consigliamo inoltre di visitare il
sito di Sergio Briguglio: http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo
Il Servizio Rifugiati e Migranti
è a disposizione per tutte le informazioni in suo possesso.
CONVEGNI
European Conference on preventing
and combating trafficking in human beings
Global Challange for the 21st
century
18 - 20 Settembre 2002 a Bruxelles
Organizzato dalla Commissione
Europea e OIM
"Riparliamo di Tratta"
La tratta delle donne a scopo di
sfruttamento sessuale: il fenomeno, la cultura, gli interventi
4 Ottobre 2002 dalle ore 9.00 alle ore 17.00
Piazza Belgioioso n.1 - Milano
SITI INTERNET SU TEMI DI ASILO E
IMMIGRAZIONE
ASGI
(Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione): www.stranieri.it
digilander.libero.it/asgi.italia/ (sito curato da Silvia
Canciani dell'ASGI)
Sergio Briguglio per il Gruppo di Riflessione:
http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo
ACNUR
/Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati): www.unhcr.ch
ECRE (European Consultation on Refugees and Exiles): www.ecre.org
UNIONE EUROPEA: http://europa.eu.int.
GOVERNO: http://www.governo.it
Elena
Rozzi (sito di Save the Children sui minori stranieri non accompagnati): www.savethechildren.it/minori/minori_home.htm
Chiara
Favilli (sito di UCODEP sulla politica europea di immigrazione e asilo): www.ucodep.org/banca_dati/argomenti.asp
TRAFFICKING:
http://www.december18.net/traffickingconventions.htm