FATECI STUDIARE IN ITALIA, IN PUGLIA

Gazzetta del Mezzogiorno del 07/09/2002

 Di Iside Gjergji

 

Tirana – Sognavano una laurea in Italia, in Puglia. Chiedevano un visto d’espatrio per motivi di studio. Richiesta respinta perché “possibili clandestini”.

“Vogliamo solo studiare”. “Fateci studiare”: hanno scandito queste poche frasi centinaia di giovani studenti albanesi a Tirana davanti alle rappresentanze diplomatiche italiane in Albania. Hanno presentato anche i documenti dai quali risulta l’iscrizione all’università (molti gli iscritti a Lecce e a Bari). Hanno urlato, hanno pianto, si sono seduti per terra, minacciando di non alzarsi. Erano lì per ottenere un visto per l’Italia. Il motivo della spontanea manifestazione di protesta è nella decisione assunta dall’Ambasciata d’Italia che ha fatto sapere di non voler concedere più visti d’ingresso per motivi di studio. Secondo alcuni giornali albanesi, le domande di ammissione, rivolte agli atenei italiani, quest’anno erano circa 3000 e solo 1500 studenti sono riusciti a lasciare l’Albania in tempo utile per sostenere i test di ammissione che si svolgono in questi giorni.

I tremila studenti hanno ottenuto il nullaosta dalle università per potersi presentare ai test di ammissione. Inoltre, hanno dimostrato di avere tutti i requisiti richiesti dallo Stato italiano e le sue leggi: il diploma di scuola superiore, l’alloggio in Italia ed i mezzi di sostentamento. Ma non è bastato.

Qual è il motivo del “diniego” del visto? Per l’ambasciata italiana a Tirana, questi studenti sono da considerare “potenziali clandestini”. In poche parole, i funzionari dell’ambasciata temono che il vero motivo d’ingresso in Italia non sia quello dello studio, ma altro. Cioè, quello di lavorare, quindi di diventare “clandestini”.

Appare strana, agli studenti, questa decisione, ancora più difficile da digerire la motivazione. Soprattutto perché non è molto chiaro su che cosa venga fondato il giudizio dei funzionari. Nessuno dà spiegazioni. Gli studenti dicono di sentirsi traditi. E poi, tutti loro rischiano di perdere un anno di studio oltre ai soldi serviti per i documenti fatti: se non riescono ad iscriversi nelle università italiane, non potrebbero iscriversi neanche nelle facoltà albanesi. Doppia beffa. Il termine per la presentazione della domanda di iscrizione nelle università, in Albania, è già scaduto da tempo.

La protesta studentesca ha avuto grande eco nella stampa e televisione albanese creando notevole imbarazzo al nuovo governo in carica. Il ministro degli Esteri ed il vice premier, Ilir Meta, hanno promesso di intercedere presso la rappresentanza diplomatica italiana per una soluzione del problema. E, forse, potrebbero anche riuscirci, ma non si sa a cosa potrebbe servire se, in questi giorni, durante i test obbligatori di lingua italiana, nelle università italiane mancavano all’appello la metà degli studenti albanesi aventi diritto.